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La Venere di Milo di Alessandro di Antiochia: analisi completa dell’opera

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La Venere di Milo di Alessandro di Antiochia: analisi completa dell’opera
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In questo articolo, potrai leggere l’avvincente storia e tutto quello che bisogna sapere a proposito di una delle statue più importanti del mondo artistico greco. L’opera di cui ti parlerò oggi è la famosissima Venere di Milo.

Leggendo questo mio articolo, potrai conoscere l’intera vicenda legata alla controversa scoperta della statua ed i motivi che hanno reso quest’opera così importante nel mondo dell’arte classico e moderno.

Venere di Milo Alessandro di Antiochia analisi

“Venere di Milo” Alessandro di Antiochia

Data di realizzazione: 130-100 a.C.

Dimensioni: 203 cm

Dove si trova: Musée du Louvre, Parigi

Tra le innumerevoli statue Venere realizzate nei secoli, questa, proveniente direttamente dal mondo della statuaria greca, è una delle rappresentazioni più conosciute (come anche la Venere di Botticelli) in tutto il mondo.

In origine, gli studiosi hanno ritenuto che l’autore di questa statua della Venere greca, fosse Prassitele; in seguito, dopo aver effettuato delle analisi più approfondite, grazie alla scoperta di una scritta presente sul basamento della statua, la Venere di Milo è stata attribuita ad Alessandro di Antiochia.

La storia della scoperta della statua, (conosciuta, a livello internazionale anche con il nome di Venus de Milo) risale al 1820, quando il contadino Yorgos Kentrotas ritrovò questa statua, presso le rovine della città di Milos.

Ci sono innumerevoli punti nella storia del contadino che, purtroppo, sono troppo poco chiari riguardo il ritrovamento della statua; in ogni caso, l’opera dopo essere stata ritrovata, in seguito, grazie all’intervento di due ufficiali navali francesi, Olivier Voutier e Jules Dumont d’Urville, la Venere Milo venne riconosciuta, e la fecero acquistare dall’ambasciatore francese in Turchia.

Nonostante le storie sul ritrovamento delle Veneri di Milo non siano completamente veritiere e supportate da un numero sufficiente di fonti, si da per certo che il capolavoro, fu scoperto con le braccia completamente mancanti dal busto.

Venere di Milo ricostruzione Furtwängler

Ipotesi di restauro di Adolf Furtwängler

Dopo essere stata acquistata dal governo francese, la Venere statua giunse al Museo del Louvre, dove venne sottoposta a lavori di ricomposizione: durante questo delicato processo, alcune parti della mano sinistra e del relativo braccio furono eliminati a causa del loro pessimo stato in cui versavano.

Dopo i lavori di restauro, si è passato all’analisi della Venere di Milo significato; così sono nate diverse interpretazioni ed approfondimenti: proprio nel bel mezzo di queste accurate analisi, venne attentamente studiato il basamento dell’opera, grazie al quale si attribuì correttamente l’opera ad Alessandro di Antiochia.

Nel 1939, poco prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale, questo capolavoro, insieme alla Nike di Samotracia ed altre, fragili sculture, vennero trasferite temporaneamente al Castello di Valençay, al fine di evitare eventuali danni dovuti ai bombardamenti.

La statua, fin dal suo ritrovamento, fu largamente apprezzata sia da critici, che artisti (unicamente Pierre-Auguste Renoir, autore della celebre la colazione dei canottieri, la ritenne un’opera di poco conto); con il passare del tempo, la sua fama crebbe notevolmente, ed insieme a tanti altri lavori come la Venere di Milo Botticelli ed ulteriori lavori, costituisce uno dei simboli più popolari rappresentanti la dea della bellezza.

Guardando la statua, è possibile notare che il corpo della dea è costruito su uno schema a chiasmo; inoltre, grazie al bel gioco di chiaroscuro, viene messa in risalto la perfezione della pelle della divinità.

Nonostante i capelli siano legati, si nota la grande attenzione per quest’ultimi, leggermente ondulati; la capigliatura, unita al il panneggio della veste che copre le sue gambe, permette di ammirare l’eccezionale gioco di luci che ha contribuito a rendere eterna la bellezza di questa statua.

Non è ben chiaro quale fosse il momento preciso in cui Alessandro di Antiochia, abbia voluto rappresentare la dea: secondo un’ipotesi, potrebbe essere un’immagine della Venus Victrix, la quale sta donando la mela d’oro a Paride, il quale ha deciso che proprio Venere era la dea più bella, sconfiggendo Era ed Atena.

Questa curiosa ipotesi, potrebbe trovare qualche fondamento grazie ad un fortunato ritrovamento di alcuni frammenti di una mano che reggeva una mela, scovati proprio nei pressi della statua.

La Venere di Milo di Alessandro di Antiochia: analisi completa dell’opera
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