Flagellazione di Cristo di Piero della Francesca: analisi completa dell’opera
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Scopriamo oggi un altro capolavoro di Piero della Francesca, pittore dall’indubbio talento, il quale ha letteralmente il mondo della storia dell’arte moderna attraverso le sue opere. Dopo aver analizzato il lavoro intitolato “Madonna del Parto”, oggi andremo a scoprire da vicino un altro importante lavoro di questo artista, intitolato “Flagellazione di Cristo”, che senza dubbio è uno dei suoi oli su tavola più conosciuti in assoluto.
All’interno di questo articolo troverete la storia, la descrizione e tutti i dettagli relativi alla “Flagellazione di Cristo” di Piero della Francesca, così da poter apprezzare questo importante capolavoro sotto ogni punto di vista.
Data di produzione: 1453
Dimensioni: 58,4 x 81,5 cm
Dove si trova: Galleria Nazionale delle Marche, Urbino
Proprio come accade anche con altri lavori di Piero della Francesca, anche in questo caso sappiamo relativamente poco, o meglio, nulla riguardo l’identità del committente di questo lavoro, ma la troviamo riportato all’interno della collezione del Duomo di Urbino nel Settecento. Secoli dopo, nonostante l’opera non venne acquistata da potenti collezionisti, questa venne trasferita al Palazzo Ducale di Urbino, dove risiede tutt’ora. Sfortunatamente, nel 1975, questo lavoro insieme alla “Madonna di Senigallia” sempre di Piero della Francesca, è stato rubato, ma molto velocemente, entrambe le opere vennero ritrovate in Svizzera e riportate in Italia.
Prima di procedere alla descrizione approfondita della “Flagellazione di Cristo”, è bene sapere che quest’ultima è stata danneggiata da tre tagli orizzontali, e con il passare del tempo i colori non si sono conservati perfettamente. Come può suggerire il titolo, nell’opera viene rappresentato un momento antecedente alla Crocifissione di Cristo, ovvero la sua fustigazione. La scelta di questo tema, non molto spesso utilizzato come soggetto di un quadro, ma più tradizionalmente per delle predelle, non è molto chiaro, tant’è che altre rappresentazioni di “Flagellazioni di Cristo” le ritroviamo solo nella produzione di Jacopo Bellini e tra le tavole di Luca Signorelli.
Differentemente dagli artisti appena citati, Piero della Francesca inserisce un elemento di indubbia novità: divide la scena in due parti; sulla destra troviamo persone che discutono, con alle spalle uno scorcio cittadino, mentre sulla sinistra, in secondo piano, c’è la flagellazione di Cristo, che avviene all’interno di un antico edificio, completamente differente dalla scena di destra.
A dividere le due scene, sono le colonne tipicamente classiche che limitano l’edificio all’interno del quale Gesù viene torturato; spostando l’attenzione sulle tre figure che dialogano in primo piano sulla destra, è possibile notare che il ragazzo al centro è vestito di rosso ed ha i piedi scalzi, quello di sinistra ha delle caratteristiche tipicamente orientali, così come suggerisce anche il suo cappello, che si rifà alla tradizione bizantina, o anche il mantello marrone e le scarpe utilizzate di solito per lunghi viaggi; quest’uomo appena descritto, viene rappresentato da Piero mentre sta accennando agli interlocutori di fare silenzio o quantomeno di abbassare la voce per poter proferire. L’altro uomo che Piero rappresenta, è abbigliato con un vestito decorato color azzurro ed oro ed i capelli corti.
Per quanto riguarda la scena di sinistra, è possibile notare che: il pavimento è decorato in maniera differente rispetto al resto della scena, poi è presente al centro dell’edificio Cristo che viene frustato da due uomini vestiti con degli abiti cronologicamente molto distanti rispetto a quelli appena descritti nel paragrafo precedente e che stanno dialogando in primo piano sulla destra dell’opera. Nello spazio dedicato all’effettiva flagellazione di Cristo, è possibile notare che, mentre l’uomo vestito con un abito blu muove solamente le braccia, l’altro, con il verde scuro, viene ritratto in una posa molto più dinamica, pronto a scoccare un colpo di frusta sul prigioniero.
Cristo, intanto è legato ad una colonna, al di sopra della quale, è presente una statua d’oro; gli altri personaggi presenti in questa scena di destra sono: un uomo di spalle e vestito con abiti tipicamente orientali, ed un altro seduto sul trono; quest’ultimo rimanda simbolicamente a Ponzio Pilato, ama i suoi abiti permettono un ulteriore riconoscimento: i calzari e la berretta rossa permettono di identificare in questa figura l’imperatore bizantino Giovanni VIII Paleologo, il quale giunse in Italia poco meno di vent’anni prima della realizzazione di quest’opera; l’uomo di spalle, invece dovrebbe rimandare al consigliere di Ponzio Pilato, ma ancora una volta, gli impeccabili dettagli delle sue vesti, lo rendono somigliante anche ad un turco ottomano.
Per quanto riguarda l’identificazione dello sfondo, sono state avanzate diverse teorie riguardo questo tema: alcuni studiosi pensano che si tratti di un normale edificio italico del Trecento o Quattrocento, mentre altri pensano che si possa trattare di una versione originale del Duomo di Ferrara di Leon Battista Alberti. Spostando lo sguardo dietro la testa del ragazzo scalzo vestito di rosso, è possibile notare un albero, (molto probabilmente un lauro), che lascia pensare alla presenza di un giardino recintato in un luogo adiacente a dove sta avvenendo l’azione.
IMPORTANZA DELLA LUCE
Sono stati effettuati anche numerosi studi riguardo l’illuminazione presente all’interno di quest’opera: per quanto riguarda la scena di destra e tutto il resto dell’ambiente esterno, la luce proviene da sinistra a destra; il luogo dove sta avvenendo la flagellazione è illuminato invece dalle aperture dell’edificio, ovvero da davanti e successivamente da destra a sinistra nella zona più interna dell’edificio. Altra fonte di luce sembrerebbe anche il Cristo stesso, il quale emettendo un forte bagliore, sembra però non coinvolgere coloro che lo stanno torturando, ma solo (ed in parte), l’uomo con il turbante; anche l’imperatore sembra non essere illuminato, e questo potrebbe significare un suo distaccamento dalla flagellazione di Cristo, e lo avvicinerebbe invece (anche come suggeriscono i vestiti più moderni) ai tre personaggi che dialogano in primo piano sulla destra.
INTERPRETAZIONI PERSONAGGI
Cerchiamo di scoprire qualcosa in più sui tre personaggi presenti in primo piano sulla destra dell’opera: molti studiosi sono d’accordo nel riconoscere nei tre astanti dei personaggi fondamentali della dinastia dei Montefeltro e dei relativi alleati in politica; un’altra corrente di pensiero, identificherebbe i tre personaggi come dei protagonisti biblici. Avvalorando la tesi della vicinanza dei personaggi alla dinastia dei Montefeltro, la figura centrale e scalza allora sarebbe identificabile come Oddantonio Montefeltro, fratellastro di Federico da Montefeltro, ucciso appena a diciassette anni a causa di una congiura nel 1444.
A livello stilistico, è molto interessante la posizione nella quale viene ritratto il possibile Oddantonio: egli assume una posizione molto simile a quella di Cristo fustigato sulla sinistra, quasi come se Piero della Francesca volesse paragonarli e così dipingere Oddantonio come una vittima. Se il ragazzo biondo fosse effettivamente Oddantonio, allora i due personaggi potrebbero essere:
- Federico da Montefeltro (a destra) e il figlio Guidobaldo
- I consiglieri Mandfredo del Pio da Cesena e Tommaso di Guido dell’Agnello, che portarono alla morte di Oddantonio a causa della loro scellerata politica
- I contabili delle famiglie Serafini e Ricciarelli, responsabili dell’uccisione del giovane
- Il padre di Federico e Oddantonio, ovvero Guidantonio da Montefeltro (a destra) e Giovanni VIII Paleologo o anche un suo inviato dell’impero bizantino (a sinistra)
Come detto in precedenza, esiste un altro filone interpretativo riguardante l’identità del trittico di personaggi in primo piano sulla destra, legandoli al mondo biblico. Seguendo questa ipotesi, tali personaggi potrebbero essere identificati come dei semplici sacerdoti che hanno deciso di non voler avere sulle proprie mani il sangue di Cristo e allora si sono tenuti in disparte; tra le altre identificazioni, possiamo riconoscere i tre personaggi come:
- Il biondo scalzo potrebbe essere il doppio del Cristo, o lo Spirito Santo
- Il ragazzo biondo potrebbe essere un angelo, posto in mezzo tra la Chiesa latina e quella Ortodossa
- I tre personaggi potrebbero rappresentare l’ebraismo, il paganesimo ed il neoplatonismo
DESCRIZIONE STILISTICA
Tralasciando le, seppur importanti, questioni matematiche presenti nella “Flagellazione di Cristo”, passiamo all’analisi stilistica dell’opera. I colori utilizzati sono decisi, lontani dalla tradizione fiamminga che prediligeva delle tonalità chiare e semplici; a fare da padrona all’interno di questa complessa scena sono l’illuminazione e l’architettura che compone tutto il quadro.
Osservando le espressioni dei personaggi, sembra quasi che nessuno di questi (né i torturatori, né gli astanti) sia minimamente turbato dalla flagellazione di Cristo: l’assenza di emozioni da parte dei personaggi sembra quasi collocare la scena “fuori dal tempo”.
Flagellazione di Cristo di Piero della Francesca: analisi completa dell’opera
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