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Sposalizio della Vergine di Raffaello Sanzio: analisi completa dell’opera

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Sposalizio della Vergine di Raffaello Sanzio: analisi completa dell’opera
ArteWorld.

Essendo giunti quasi a conclusione del nostro viaggio in compagnia degli importanti lavori di Raffaello Sanzio, oggi ci apprestiamo ad analizzare una delle sue tele più importanti, ovvero lo “Sposalizio della Vergine”. Questo è uno dei lavori in assoluto più conosciuti e popolari del leggendario artista del Cinquecento, ed oggi ne parleremo ampiamente.

In questo articolo troverete prima di tutto la storia dell’opera, partendo dalla commissione per poi passare alla trasmissione e scoprire infine com’è giunta all’attuale luogo di conservazione. Successivamente andremo ad occuparci dell’analisi stilistica del lavoro ed effettueremo una breve descrizione dell’opera.

Sposalizio della Vergine Raffaello Sanzio analisi

“Sposalizio della Vergine” Raffaello Sanzio

Data di produzione: 1504

Dimensioni: 174 x 121 cm

Dove si trova: Pinacoteca di Brera, Milano

Partiamo dal fatto che si tratta senza dubbio di un’opera di Raffaello, poiché la tavola (proprio sopra all’architrave al centro del portico sullo sfondo) riporta la firma dell’artista, ovvero “Raphael Vrbinas” e per di più è presente anche la data, riportata nel seguente modo: “MDIIII”.

Fatta tale precisazione, passiamo alla storia della tavola: l’opera è stata commissionata dalla famiglia Albizzini per essere collocata all’interno della cappella di San Giuseppe nella Chiesa di San Francesco, nella Città di Castello. Nel 1798, a causa dei furti da parte di Napoleone Bonaparte, la città fu costretta a privarsi di questa importantissima opera del Sanzio, e successivamente dalle mani francesi, andò a finire in vendita ad un mercante italico. Ritornata in Italia nel 1804 presso l’Ospedale Maggiore di Milano, infine venne acquistata da Wugenio di Beauharnais per donarla all’Accademia delle Belle Arti di Milano (che aveva un forte legame con il fiorente regno francese), ed infine, la grande collezione dell’Accademia è giunta alla Pinacoteca di Brera, dove si trova tutt’ora.

Riassunta brevemente la storia, passiamo adesso alla descrizione ed analisi del lavoro: ai più esperti non sarà sfuggito che l’ambiente in cui è settata la scena è senza dubbio la stessa dello “Sposalizio della Vergine” del Perugino, il quale, proprio durante quegli anni stava lavorando per completarla. Seppur molto simili, già in un rapido confronto tra questi due lavori, è possibile notare il “guizzo” di genialità che porterà Raffaello a distaccarsi dalla pittura di bottega per creare uno stile del tutto nuovo e che lo porterà ad essere uno dei migliori pittori del Cinquecento.

Confronto Sposalizio della Vergine Raffaello Perugino

Confronto “Sposalizio della Vergine” Raffaello Sanzio (a sinistra) Perugino (a destra)

Nella scena ci sono tanti personaggi, ma in primo piano emergono la Vergine Maria e Giuseppe, i quali si stanno sposando, mentre un sacerdote tiene le mani di entrambi per concludere il rito. Rifacendosi alla tradizione riportata all’interno dei testi, sulla sinistra, ad accompagnare Maria ci sono solo donne, mentre dall’altro lato, accanto a Giuseppe, vi sono solo uomini. Sull’estrema destra, in rilievo, si trova un uomo che sta spezzando un bastone: secondo i testi, per effettuare la scelta del marito di maria, venne dato a ciascuno dei pretendenti un ramo secco, e al primo che sarebbe fiorito sarebbe andata in moglie Maria; ovviamente il vincitore fu Giuseppe, e l’iracondo pretendente, arrabbiato per la sconfitta, sta spezzando il ramo.

Raffaello riporta su tavola il grande gruppo di figure in modo leggiadro e morbido, a differenza del Perugino, il quale ha imposto nella sua scena rigide pose geometriche, al fine di dare un equilibrio a tutto il dipinto.

I colori che dominano la scena sono molto caldi e non stonano, dimostrando ancora una volta di come la selezione cromatica adoperata dal Sanzio sarebbe stata una delle tante caratteristiche positive che lo avrebbero reso uno dei pittori più studiati ed ammirati del Cinquecento. Unico elemento in contrasto risiede nelle espressioni dei personaggi, i quali, differentemente da tanti altri lavori di Raffaello, sembrano essere privi di emozioni ed hanno più o meno tutti lo stesso sguardo, seguendo la tradizione artistica.

Mettendo un attimo da parte i personaggi, concentriamoci sullo sfondo: alle spalle dei protagonisti, si trova una grande piazza a grandi riquadri, dove passeggiano dei personaggi non ben identificati, i quali sono stati realizzati unicamente per dare un senso di realismo alla scena e per non lasciarla spoglia.

In fondo alla piazza, al centro, si trova un tempio con sedici lati,con colonne di ordine ionico ed archi. Guardando bene, è possibile notare che dall’entrata centrale del tempio si scorge un’ulteriore entrata dall’altro lato, che permette una continuazione dello sfondo alle spalle della città. Questo edificio è proprio il centro di tutta la scena e crea perfetta armonia tra il mondo urbano e quello naturale (sembra infatti che le colline si adattino per creare un perfetto equilibrio in tutta la composizione), e tutto quello che circonda tale tempio si sviluppa in modo circolare.

Il grande realismo e la centralità che Raffaello dona a questo elemento rappresenta il forte interesse da parte dell’artista verso l’architettura del Cinquecento, dimostrando la sua conoscenza di artisti ed architetti come Leonardo da Vinci e del Bramante.

Sposalizio della Vergine di Raffaello Sanzio: analisi completa dell’opera
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