Trasfigurazione di Raffaello Sanzio: analisi completa dell’opera
ArteWorld.
Essendo giunti quasi al completamento del viaggio tra le moltissime opere di Raffaello Sanzio, ci accompagneranno in questi ultimi appuntamenti le opere più popolari e conosciute di questo artista del Cinquecento. Nell’articolo odierno, andremo a scoprire tutto ciò che riguarda l’olio su tavola intitolato “Trasfigurazione”.
All’interno di tale articolo troverete prima di tutto le informazioni fondamentali di questo lavoro, come la data di realizzazione, le dimensioni e la collocazione odierna, poi successivamente faremo un breve riassunto relativo alla commissione e la trasmissione del lavoro per poi passare infine all’analisi stilistica e la descrizione dell’olio su tavola.
Data di produzione: 1518-1520
Dimensioni: 405 x 278 cm
Dove si trova: Pinacoteca vaticana, Città del Vaticano
Questa è in assoluto l’ultima opera realizzata da Raffaello Sanzio prima della sua morte. L’opera non è stata nemmeno completata definitivamente dall’artista, a tal punto che nella parte inferiore è stato necessario l’intervento da parte del suo allievo Giulio Romano.
Sentiamo parlare per la prima volta dell’opera tra il 1516 ed il 1517, quando Giulio de’ Medici, ordinò ben due pale d’altare per la cattedrale per la sede di Narbonne (in Francia), di cui una fu realizzata da Sebastiano del Piombo, mentre l’altra fu proprio quella di Raffaello e di cui andremo a parlare oggi.
A metà lavoro, nel 1520, il Sanzio morì, e come accennato in precedenza, venne completata circa due anni dopo dal suo allievo. Il cardinale Giulio de’ Medici cambiò idea e piuttosto che mandarla in Francia preferì trasferirla alla chiesa di San Pietro in Montorio, dove rimase fino al 1797. Anni dopo, l’opera venne trasferita a Parigi a causa del Trattato di Tolentino, ma nel 1816, venne riportata in Italia, e lo stesso cardinale Giulio de’ Medici (ora Papa Pio VII), decise di donarla alla Pinacoteca vaticana.
Curiosamente, diverse fonti sono di parere contrastante riguardo l’intervento di Giulio Romano riguardo il completamento del lavoro: c’è chi pensa che Raffaello sia riuscito a portare a termine la pala proprio prima della sua morte e chi invece ritiene che il supporto del suo allievo sia stato necessario per poter completare definitivamente la pala.
Riassunta brevemente la storia dei vari spostamenti di questo olio su tavola, adesso passiamo alla descrizione ed analisi dell’opera: la scena è divisa in due parti, o meglio in due episodi; in alto troviamo l’episodio che dà il nome all’opera, ovvero la Trasfigurazione di Cristo, circondato da alcuni degli apostoli, ovvero Pietro, Giovanni e Giacomo, i quali sono atterriti davanti all’ascesa del Signore. Nella parte bassa della composizione si trovano gli altri apostoli che circondano un bambino ossesso, con lo sguardo allucinato, che indica Cristo e che sarà guarito proprio da quest’ultimo.
Ai lati di Gesù si trovano i profeti Mosé ed Elia, i quali avevano predetto questo evento. Sul lato sinistro della tavola, è possibile scorgere altre due figure, la cui identità è ancora discussa: alcuni studiosi pensano che si tratti dei santi Felicissimo ed Agapito, i quali venivano ricordati il 6 Agosto, lo stesso identico giorno in cui si celebrava anche la Trasfigurazione; altri studiosi invece riconoscono nelle due figure i santi Giusto e Pastore, protettori di Narbonne, destinazione originaria dell’opera.
Volgendo lo sguardo sull’estrema destra dell’opera, è possibile notare invece uno scorcio paesaggistico, dove la luce che illumina l’ambiente è nettamente differente rispetto alla scena principale in primo piano.
Il quadro, come già anticipato, è diviso in due scene differenti e che sembrano essere contrastanti tra loro: mentre in alto Cristo ascende in cielo, una grande luce circonda la sua figura, risaltando rispetto a tutte le altre figure presenti nella scena; nel contempo, mentre è in volo, Gesù sembra emanare anche una forte volata di vento, come si può intuire dalle sue vesti e di quelli che lo circondano, estremamente panneggiate.
Se in alto la composizione è simmetrica, chiara e semplice, in basso sembra dominare il caos e non c’è un ordine ben preciso. In una concatenazione di gesti, i personaggi attorno al fanciullo rimandano la propria attenzione al Cristo in Trasfigurazione, stabilendo un contatto tra i due episodi, i quali, quindi, non sono in contrasto.
I colori scuri e decisi, conferiscono grande drammaticità alla scena, e le poche tonalità chiare presenti nella composizione, le possiamo rintracciare soprattutto nelle vesti di Cristo e nelle illuminate vesti di alcuni dei personaggi in primo piano nella scena inferiore.
Trasfigurazione di Raffaello Sanzio: analisi completa dell’opera
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