Scuola di Atene di Raffaello Sanzio: analisi completa dell’affresco
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Eccoci all’ultimo appuntamento con l’opera che senza dubbio è la più popolare in assoluto di tutta la produzione di Raffaello Sanzio. Dopo l’analisi di quest’ultimo lavoro, procederemo con un articolo riassuntivo su tutta l’attività di questo artista del Cinquecento, e poi passeremo a scoprire le opere principali di un altro artista. L’opera protagonista di questo articolo è l’affresco “Scuola di Atene”.
All’interno di questo articolo troverete prima di tutto la storia della commissione dell’opera, poi successivamente la descrizione ed analisi di tutta la composizione, in modo da avere una panoramica completa di questo importantissimo capolavoro. Per qualsiasi informazione aggiuntiva, potete lasciare un commento in fondo a questo articolo e noi provvederemo ad aggiungere il vostro contenuto nel minor tempo possibile.
Data di produzione: 1509-1511
Dimensioni: 500 x 770 cm
Dove si trova: Stanza della Segnatura, Musei Vaticani, Città del Vaticano
La storia di questo lavoro risale al momento in cui a capo della Chiesa c’era il papa Giulio II, il quale, a differenza dei propri predecessori, scelse di insediarsi nelle stanze superiori dei Palazzi Apostolici. Data la novità, tali ambienti non erano adatti ad ospitare un pontefice e necessitavano di un vistoso restauro: a tal proposito, lo stesso Giulio II convocò un gruppo di artisti, e nel 1508 tra questi c’era anche Raffaello Sanzio.
Rimasto affascinato dallo stile dei lavori del Sanzio, il papa ordinò immediatamente di distruggere tutto il lavoro fatto fino a quel momento, e ciò significava eliminare completamente l’opera di un altro importante artista, ovvero Piero della Francesca (riguardo tale lavoro non abbiamo ulteriori informazioni).
La Stanza della Segnatura, dove poi Raffaello andò a realizzare proprio la “Scuola di Atene”, probabilmente era destinata a diventare una biblioteca oppure uno studio privato di Giulio II. Nel 1527, l’anno in cui ci fu il Sacco di Roma ad opera dei lanzichenecchi, questo bellissimo affresco rimase irrimediabilmente danneggiato, insieme ad altri lavori, ma ancora dopo, questi danni vennero ricoperti da successive pitture del Seicento.
Riassunta molto brevemente la storia dell’opera, adesso passiamo scoprire qualcosa di più riguardo il significato della composizione. Riguardo il tema rappresentato, non sappiamo se sia stato scelto volontariamente da Raffaello oppure sia stato frutto delle direttive di Giulio II, ma una cosa è certa: ci fu un intenso ed accurato studio prima della realizzazione effettiva dell’affresco, infatti sono rimasti diversi cartoni che testimoniano l’evoluzione di questo lavoro, come ad esempio quello conservato all’Ambrosiana.
I soggetti rappresentati all’interno della composizione sono i filosofi più conosciuti e popolari della storia, impegnati a discutere tra loro, davanti ad un edificio appartenente al mondo classico (proprio come nello “Sposalizio della Vergine”).
Il grande numero di protagonisti può essere suddiviso in gruppi ancora più piccoli, sparsi all’interno dell’ambiente grazie alla presenza della grande scalinata in primo piano. La divisione è la seguente:
- La maggior parte dei filosofi e studiosi si trovano alla sinistra ed alla destra dei protagonisti centrali.
- Un gruppo si trova in primo piano sulle scale di sinistra, e probabilmente sono gli studiosi e pensatori legati al mondo della natura e dei fenomeni relativi.
- Altro gruppo si trova sulle scalinate in primo piano a destra, il cui campo di studi è ancora fonte di discussione attualmente, ma si pensa che sia legato al mondo della geometria.
Il senso di tutto il dipinto è conoscibile solo ponendolo in relazione a tutti gli altri lavori presenti all’interno della stanza, ed in particolare mettendolo a confronto con la “Disputa del Sacramento” che si trova proprio sulla parete di fronte; se da una parte la “Scuola di Atene” mette in risalto la facoltà dell’animo umano di poter conoscere il Vero grazie agli studi di scienza e filosofia (prima dell’avvento del Cristianesimo), dall’altra parte la “Disputa del Sacramento” non fa altro che dare primaria importanza alla fede e alla teologia, dove il Vero è raggiungibile solo attraverso Dio.
La presenza di così tanti pensatori del mondo classico non fa altro che dimostrare di come l’uomo avesse “conquistato” la realtà che lo circondava attraverso la cultura ed i suoi studi, diventando un punto fondamentale e di congiunzione tra l’antichità ed il successivo avvento del Cristianesimo. In sintesi, il quadro rappresenta il complesso ed inscindibile rapporto tra la cultura e la religione.
L’architettura ha un ruolo fondamentale all’interno della composizione: alle spalle del folto gruppo di studiosi si erge un antico tempio che ricorda il progetto della Basilica di San Pietro del Bramante, dimostrando ancora una volta il forte interesse da parte di Raffaello anche in altri campi artistici.
Ai lati del grande tempio sono presenti due grandi colonne, di cui quella a sinistra ha le fattezze di Apollo con in mano una lira, e quella a destra invece raffigura Minerva con un elmo, lancia e scudo. Sotto a ciascuna divinità sono riportate alcuni bassorilievi a loro collegati: sotto Apollo ritroviamo due scene, ovvero una “Lotta di ignudi” e “Tritone che rapisce una nereide”, che rispettivamente stanno ad indicare la violenza ed il desiderio sensuale; i bassorilievi presenti sotto alla figura di Minerva, purtroppo, non sono molto chiari.
Queste piccole scenette presenti sotto le colonne sono molto interessanti, poiché quelle presenti sotto Apollo rappresentano quei vizi legati all’istinto animale dell’uomo che possono essere facilmente domati attraverso la ragione; per quanto riguarda il significato delle scenette sotto Minerva, la questione è ancora oggetto di discussione, ma probabilmente hanno un significato similare ai bassorilievi indicati in precedenza.
Mettendo da parte un momento l’importante architettura che domina la scena, passiamo un momento ai personaggi presenti nella composizione: sono ben cinquantotto studiosi e filosofi, i quali hanno però le fattezze di artisti ed intellettuali contemporanei di Raffaello, esaltando un legame tra la classicità e i colleghi di Raffaello (compreso egli stesso).
Ecco l’elenco dei principali personaggi presenti nella scena:
- Platone (con l’effigie di Leonardo da Vinci)
- Aristotele (con l’effigie di Bastiano da Sangallo)
- Socrate
- Senofonte
- Eschine
- Alcibiade
- Zenone
- Epicuro (con l’effigie di Fedra Inghirami)
- Federico Gonzaga
- Averroé
- Pitagora
- “Bellezza e bontà” (con l’effigie Francesco Maria della Rovere)
- Eraclito (con l’effigie di Michelangelo Buonarroti)
- Diogene
- Euclide (con l’effigie di Bramante)
- Zoroastro (con l’effigie di Baldassarre Castiglione)
- Tolomeo
- Apelle (con l’effigie di Raffaello Sanzio)
- Protogene (con l’effigie del Sodoma o di Perugino)
Oltre a quelli presentati nell’elenco, ci sono anche altre figure ancora oggetti di studio e le cui identità contemporanee sono in discussione. Tra questi ricordiamo:
- Zenone di Cizio
- Telauge
- Alessandro Magno
- Antistene o Senofonte
- Parmenide o Senocrate o Aristosseno
- Diogene di Sinope
- Pllotino
- Claudio Tolomeo
Al centro si riescono a distinguere due figure che discutono tra loro, uno con una veste rossa e l’altro con la veste blu: sono rispettivamente Platone ed Aristotele. Il primo, come riportato nell’elenco precedente, viene rappresentato con le fattezze di Leonardo da Vinci, mentre ha in mano il “Timeo” e con l’altra mano indica verso l’alto, verso la sfera celeste, dove risiede il Bene. Aristotele, rappresentato da Bastiano da Sangallo, ha in mano un altro libro intitolato “Etica Nicomachea”, mentre l’altro braccio è disteso, completando il pensiero e la filosofia di Platone, indicando il ritorno dal mondo del pensiero e per cercare di trasformare la realtà in cui viviamo nella realtà ideale, per quanto possibile.
Le due filosofie sono prossime alla fusione, proprio come veniva enunciato negli studi di tale materia ai tempi di Raffaello; l’artista riesce a mostrare tale unione mediante la gestualità dei protagonisti, donando a tutta la scena una forte naturalezza.
Sono presenti anche altri personaggi di forte interesse all’interno di questa composizione, come ad esempio la figura di Zenone di Cizio, che si trova all’estrema sinistra dell’affresco, mentre sta reggendo, insieme ad un bambino, un libro ad un altro uomo che poggia proprio il documento sulla base di una colonna; numerosi studiosi hanno identificato il lettore come Epicuro, fondatore della filosofia dell’epicureismo, appartenente al mondo classico.
Proprio sotto la base della colonna, è possibile notare la presenza di un uomo che sta leggendo un libro, ed affianco a questa figura si trova un ragazzo che regge una lavagnetta con sopra dei simboli: l’uomo è Pitagora, mentre il ragazzo è Teleauge; sulla stessa tavoletta retta da Teleauge sono stati identificati dei segni che rimandano alla suddivisione pitagorica dell’ottava musicale e la forma della tetrattide.
Sopra questa coppia si trova una figura vestita di bianco (numero 12), rappresentante probabilmente la “bellezza e bontà” greca, impersonato da Francesco Maria della Rovere, nipote del papa Giulio II, il committente dell’affresco.
Passando al gruppo di destra, degni di interesse sono la figura di Euclide, il quale è riconoscibile poiché sta tracciando su una tavoletta a terra delle figure geometriche, circondato da studiosi che ascoltano interessati.
Dietro a questo gruppo di studiosi, si nota un uomo con la barba e la veste chiara, identificato come Zoroastro, che regge un globo di acqua, mentre discute con altre figure. Le figure che stanno colloquiando con Zoroastro non sono altro che Apelle, in un autoritratto dell’artista (è colui che guarda lo spettatore), e al suo fianco si trova un uomo anziano, identificato o come il Sodoma (ma pare improbabile per l’età, dato che tra il 1509 ed il 1511 doveva avere poco più di trenta anni) oppure come il Perugino (poco probabile anche questa identificazione poiché differisce troppo dagli autoritratti dello stesso artista).
Con questa analisi si conclude il nostro viaggio in compagnia di Raffaello Sanzio. Restate con noi per scoprire le opere di tanti altri artisti che hanno rivoluzionato la storia dell’arte.
Scuola di Atene di Raffaello Sanzio: analisi completa dell’affresco
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