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San Matteo di Michelangelo Buonarroti: analisi completa della scultura

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San Matteo di Michelangelo Buonarroti: analisi completa della scultura
ArteWorld.

Andiamo a conoscere un importante lavoro scultoreo realizzato da Michelangelo Buonarroti, famosissimo artista vissuto nel Seicento, le cui opere hanno lasciato un’impronta fondamentale nel mondo dell’arte moderna, andando ad influenzare molti suoi contemporanei ed anche molti altri artisti che vennero dopo di lui. Tra le opere più famose di Michelangelo, abbiamo conosciuto già la celebre Pietà Rondanini, un lavoro realizzato in due tempi dal Buonarroti. Oggi andremo invece a scoprire tutto quello che riguarda il San Matteo.

In questo articolo potrete leggere la storia, la data di realizzazione, le dimensioni, il luogo di conservazione attuale e la descrizione del San Matteo di Michelangelo.

San Matteo Michelangelo Buonarroti analisi

“San Matteo” Michelangelo Buonarroti

Data di realizzazione: 1505-1506

Dimensioni: 216 cm

Dove si trova: Galleria dell’Accademia, Firenze

Il San Matteo venne commissionato al Buonarroti dall’Opera del Duomo di Firenze, proprio mentre il celebre scultore stava per terminare il David. L’incarico prevedeva la realizzazione dei dodici apostoli da inserire all’interno delle nicchie nei pilastri proprio sotto la cupola del Duomo di Firenze.

Iniziati i lavori per questa statua, Michelangelo continuò a ricevere ulteriori incarichi da altri committenti, arrivando così a realizzare solo una parte del San Matteo, che poi nel 1505 lasciò non completato, poiché dovette partire per Roma. L’Opera del Duomo fiorentina allora decise di scogliere il contratto con Michelangelo per assoldare altri artisti che completarono tale incarico ad altri artisti, come Baccio Bandinelli e Andrea e Jacopo Sansovino.

Nonostante il contratto fosse stato sciolto, Michelangelo quando tornò a Firenze nel 1506 (poiché c’erano state delle complicazioni per il progetto della Tomba di Giulio II), riprese a lavorare sul blocco iniziale del San Matteo, arrivando così a migliorare il blocco iniziale.

Il San Matteo Michelangelo è rimasto fino alla fine dell’Ottocento negli spazi di proprietà dell’Opera del Duomo, fino a che, proprio ad inizio del Novecento, con la realizzazione della Galleria dell’Accademia fiorentina, la statua venne trasferita lì, ed oggi è visibile al grande pubblico.

Analizzando questa scultura, è possibile notare una forte somiglianza con i Prigioni realizzati sempre da Michelangelo, poiché entrambi sono caratterizzati dal celebre non finito del Buonarroti, che simboleggiano una sorta di forte lotta da parte dei protagonisti per liberarsi dal blocco di marmo originario. In questo caso, il tentativo di liberarsi del San Matteo è accentuato dalla testa ruotata e dal divincolarsi del corpo.

Schematicamente, è possibile notare che la gamba sinistra della statua è piegata, come se fosse appoggiata su un gradino più alto, mentre la destra è distesa, formando una sorta di contrapposizione (e si nota lo stesso schema anche nella riproduzione delle braccia); allo stesso modo, tutto il corpo, nel tentativo di liberarsi, sembra muoversi in direzioni diverse, accentuando ancor di più la forte energia del protagonista.

San Matteo di Michelangelo Buonarroti: analisi completa della scultura
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