Crocifissione di sant’Andrea di Caravaggio: il teatrale martirio dell’apostolo
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Voglio parlarti di un quadro di Caravaggio un po’ particolare e lontano dalle luci della ribalta. Con questo non voglio dire che è un lavoro di bassa qualità, anzi, penso che sia una tela che mette in mostra gli aspetti migliori dello stile di Caravaggio; comunque, per un motivo o per un altro, questo lavoro non ha ottenuto lo stesso successo di altri prodotti dello stesso artista, come ad esempio il dipinto dei bari. Il lavoro che sto per farti scoprire è intitolato Crocifissione di sant’Andrea.
Quando avrai finito di leggere questo articolo, posso assicurarti che concorderai con me a proposito della bellezza di questa tela e rimarrai stupito davanti agli eccezionali particolari della scena del giovane Michelangelo Merisi. Oltre a questo, leggendo questo mio articolo, ti assicuro che:
- Conoscerai ogni piccolo dettaglio della crocifissione di sant’Andrea Caravaggio
- Scoprirai come ha fatto un quadro del genere ad arrivare in America
- Ti renderai conto dell’ammirazione degli altri pittori nei confronti di Caravaggio che hanno cercato di imitarlo
E la storia non finisce qui, te lo assicuro.
Allora, sei pronto per scoprire questa nuova opera?
Cominciamo subito!
Data di realizzazione: 1607
Dimensioni: 202,5 x 152,7 cm
Dove si trova: Cleveland Museum of Art, Cleveland
STORIA
La nostra storia comincia a Napoli, nel 1607.
Il giovane Caravaggio ha dovuto abbandonare in fretta e furia Roma subito dopo un violento omicidio di cui si è macchiato, che lo ha trasformato in un volgare criminale come tanti altri.
A Roma ha lasciato un incredibile segno del suo passaggio, grazie ai bellissimi capolavori che tappezzano alcune delle chiese più importanti della capitale.
Questo però non basta a convincere alcuni dei suoi vecchi committenti (e protettori) a rischiare la propria posizione per trarlo fuori da una situazione così scomoda.
Accanto a Caravaggio rimane soltanto la famiglia Colonna (che da sempre veglia in segreto sulla vita dell’artista) che gli tende una mano e lo aiuta a fuggire sano e salvo da una Roma che ormai è sua nemica e dal Papa che vuole la sua testa.
Arrivato in segreto a Napoli, Caravaggio teme di dover ricominciare tutto daccapo: secondo lui, la sua fama d’artista non si è espansa fino in Campania, ma si sbaglia.
In poco tempo la notizia del suo arrivo si diffonde a macchia d’olio: nella capitale campana tutti conoscono i bellissimi affreschi con san Matteo che il Merisi ha dipinto a Roma; così, le personalità più importanti del luogo fanno a gara per assicurarsi un suo lavoro.
Ed eccoci ritornati al punto di partenza: Napoli, 1607.
Il viceré di Napoli e conte di Benavente, don Juan Piementel y Herrera, venuto a conoscenza dell’arrivo di Michelangelo Merisi a Napoli, decide di commissionargli un quadro che ritrae la crocifissione di sant’Andrea.
Perché sceglie proprio sant’Andrea? In effetti, per un quadro non è tra i soggetti più utilizzati nella religione cristiana.
Don Juan sceglie questo importante protagonista perché in quell’anno è impegnato nella ristrutturazione della cripta di sant’Andrea nella Cattedrale di Amalfi, e forse aveva intenzione di porre la tela nella struttura.
Ma nel 1610 il conte torna in Spagna, portando con sé questo bellissimo capolavoro e lo mette in bella mostra nel suo palazzo di Valldolid.
Pensa che si tratta del pezzo più importante della collezione del nobile spagnolo: secondo una valutazione fatta nel 1653, il valore della tela doveva aggirarsi attorno ai 1500 ducati (una cifra altissima, al tempo).
Negli anni successivi vengono stilati diversi inventari che dimostrano che per più di 40 anni questo quadro di Caravaggio è rimasto nel palazzo del conte di Benavente, ma riguardo la sua storia successiva, non abbiamo molto.
Infatti non conosciamo i movimenti specifici dell’opera, ma una cosa è certa: in un anno imprecisato, questa tela è stata trasportata dal palazzo dell’ex-viceré, in un convento a Castiglia.
Negli ultimi 30 anni del ‘900, il lavoro spunta nuovamente fuori nella raccolta Arnaiz a Madrid; infine, nel 1976 l’opera viene acquistata dal museo di Cleveland, che ancora oggi può vantare nella sua collezione uno straordinario Caravaggio originale.
DESCRIZIONE
Cerchiamo di conoscere meglio questo capolavoro.
Una delle domande più interessanti che potresti pormi sarebbe: Caravaggio conosce la storia di sant’Andrea?
Ti rispondo subito: non è il primo quadro con protagonisti i santi e proprio come ha fatto in precedenza, Caravaggio si è informato sulla loro storia, consultando i libri che parlavano di loro.
In questo caso, per conoscere a fondo la vita di sant’Andrea, Caravaggio si ispira alla Legenda Aurea.
E cos’è? È un testo del 1298 che raccoglie al suo interno moltissime biografie di santi e martiri.
Dato che non voglio annoiarti, ti racconto giusto gli ultimi istanti della vita di sant’Andrea.
Il martire è stato crocifisso a Patrasso, in Grecia, e diversamente da Cristo, questo apostolo è stato inchiodato su una Croce decussata (a forma di X): da quel momento in poi, questa particolare croce sarebbe stata conosciuta come “Croce di Sant’Andrea”.
Ma perché non crocifiggerlo su una croce normale? Secondo la tradizione, è stato lo stesso Andrea a chiedere di essere inchiodato su una croce diversa da quella di Gesù, poiché non voleva peccare di superbia e mettersi sullo stesso piano del Signore (per questo stesso motivo, san Pietro si è fatto inchiodare ad una croce capovolta).
Questa è la parte della storia che ci interessa.
Nella scena dipinta da Caravaggio la figura che salta immediatamente all’occhio è quella del santo crocifisso.
In basso ci sono diverse figure che lo circondano: c’è un uomo vestito di nero e che indossa un’armatura scura con lo sguardo rivolto verso il santo e che gli sta parlando; poi ci sono altri 3 individui che sono disposti attorno al protagonista.
Oltre a queste persone c’è anche un altro aguzzino sulla sinistra, proprio accanto al santo che è impegnato a stringere con tutta la forza che ha, la corda attorno al polso del protagonista, causandogli un forte dolore.
Concentrati per un momento sull’uomo con l’armatura: si tratta del proconsole Egeas (il quale è ritratto anche nella Incoronazione di spine, un altro quadro di Caravaggio), che, secondo il racconto, sta offrendo l’ultima possibilità di salvezza a sant’Andrea.
In poche parole, per avere salva la vita, il discepolo avrebbe dovuto rinunciare alla sua fede cristiana.
Davanti alla scelta offerta da Egeas, il protagonista rifiuta assolutamente di abbandonare Cristo e così, sceglie di morire nel dolore.
Guarda il volto di sant’Andrea: è molto provato dalla tortura e la sua testa è molto più arrossata a causa degli sforzi, in netto contrasto con il fisico magro, pallido e distrutto dalla situazione.
Caravaggio dipinge l’ultimo istante di vita del protagonista e la chiave della scena sta tutta nel suo volto: sant’Andrea ha gli occhi sbarrati, la bocca sta esalando l’ultimo respiro e tutto il suo corpo effettua un’ultima contrazione prima di rilassarsi definitivamente.
Il giovane Merisi in passato si è contraddistinto per la sua grande provocazione e per uno stile innovativo e rivoluzionario, ma non questa volta. Per questo lavoro, infatti, attinge a piene mani dalle opere di alcuni maestri del passato.
Dove sono questi richiami al passato?
Uno di questi è l’aguzzino che sta stringendo le corde di sant’Andrea, il quale nei suoi movimenti ricalca la struttura delle opere degli Schiavi di Michelangelo.
L’altro indizio è rappresentato dalla donna in secondo piano, quella dietro il protagonista. Questo personaggio è identico alla “Vecchia ubriaca”, una scultura romana di un autore sconosciuto del 300-280 a.C.
Infine, dà un’occhiata allo sfondo di tutta l’opera. È del tutto buio e non è la prima volta che lo si vede in un lavoro di Caravaggio: si tratta della tecnica della “pittura a risparmio”, a cui ricorre spesso per dare maggiore risalto ai protagonisti piuttosto che all’ambiente circostante.
In realtà c’è un altro motivo per cui Caravaggio si serve della “pittura a risparmio”: avendo passato gran parte della sua vita fuggendo e nascondendosi qua e là, l’artista non ha avuto spesso la tranquillità per potersi dedicare completamente alle sue opere, essendo costretto così a dover lavorare sulle caratteristiche fondamentali dell’opera e lasciando lo sfondo praticamente vuoto.
LE COPIE
La fama che circonda la figura di Caravaggio ha spinto molti studiosi in tutto il mondo a cercare delle sue opere ovunque, tant’è che dopo l’arrivo della Crocifissione di sant’Andrea a Cleveland, vengono scoperte 3 copie dell’opera.
La versione di Vienna
La prima si trova nella collezione Back-Vega di Vienna e più che una copia, gli studiosi la considerano una seconda versione, realizzata sempre dalla mano di Caravaggio.
Data di realizzazione: ?
Dimensioni: 198 x 147,5 cm
Dove si trova: collezione Back-Vega, Vienna (ora si trova in collezione Spier, Londra)
La versione di Toledo
La seconda versione si trova a Toledo, in Spagna, al Museo Provincial de Santa Cruz.
Data di realizzazione: ?
Dimensioni: 232,5 x 160 cm
Dove si trova: Museo Provincial de Santa Cruz, Toledo
Questo lavoro è stato scoperto nel 1920 dallo storico dell’arte Roberto Longhi (il quale ha concentrato gran parte dei suoi studi sulle opere di Caravaggio).
Sfortunatamente, questa copia spagnola di Toledo ha subito gravi danni durante la Seconda Guerra Mondiale.
Comunque gli studi fatti sulla tela hanno confermato che l’autore non è assolutamente Caravaggio, ma qualche altro artista ancora non identificato.
La versione di Digione
L’altra copia della Crocifissione di sant’Andrea si trova in Francia, al Musé des Beaux-Arts.
Data di realizzazione: ?
Dimensioni: 209 x 151,5 cm
Dove si trova: Musée des Beaux-Arts, Digione
Gli innumerevoli studi condotti su questa tela hanno portato alla luce dei risultati interessanti: è più che certo che l’autore della tela non è Caravaggio, ma si tratta di un altro artista che ha copiato il lavoro del giovane pittore.
Tra i nomi più quotati spunta quello di Abraham Vinck e poi Louis Finson (quest’ultimo ha fatto anche la copia della Maddalena in estasi, un altro quadro di Caravaggio).
Crocifissione di sant’Andrea di Caravaggio: il teatrale martirio dell’apostolo
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