Vocazione dei santi Pietro e Andrea di Caravaggio: il quadro della Regina d’Inghilterra
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Voglio parlarti di un quadro molto intrigante e, stranamente, poco conosciuto. L’autore della bellissima tela che sto per farti conoscere è Michelangelo Merisi da Caravaggio (più semplicemente noto come Caravaggio), un giovane ed irrequieto artista del ‘600, il quale nella sua breve vita non immaginava assolutamente che sarebbe diventato uno dei più grandi maestri d’arte di sempre. Il quadro che sto per farti scoprire è intitolato Vocazione dei santi Pietro e Andrea.
Ci sono un tantissime cose da dire riguardo questa tela, e soprattutto molte curiosità a proposito della sua storia. Ti posso assicurare che quando avrai finito di leggere questo articolo:
- Resterai stupefatto davanti alla bellezza dei particolari di questo capolavoro di Caravaggio poco conosciuto
- Conoscerai alla perfezione tutta la storia della tela
- Ti renderai conto di come questo lavoro sia arrivato da Roma a Londra
E tanto altro ancora.
Allora, sei pronto a conoscere questa tela di Caravaggio? Cominciamo!
Data di realizzazione: 1603-1606
Dimensioni: 132 x 163 cm
Dove si trova: Hampton Court, Royal Collection, Londra
STORIA
Siamo agli inizi del ‘600 a Roma.
Il Papa sta cercando di affrontare la minaccia dei Protestanti che acquisiscono sempre più potere, mettendo in atto le novità decise nell’ambito della Controriforma.
In questi anni, la città di Roma è in fermento, ed in ogni angolo della capitale ci sono situazioni differenti: da una parte puoi trovare dei quartieri malfamati ed abbandonati a sé stessi, mentre in altri spunta la bellezza e la maestosità di enormi opere d’arte che avrebbero cambiato per sempre la storia dell’arte.
È in questo contesto che Caravaggio raggiunge l’apice della sua carriera.
Saltando da un committente all’altro, ormai sono diversi anni che si è stabilito a Roma con un unico intento: diventare il migliore artista in circolazione.
Dopo essersi fatto le ossa (per sua sfortuna), lavorando per un periodo al servizio del Cavalier d’Arpino, il giovane Merisi ha finalmente trovato la sua strada ed è entrato in contatto con la gente importante di Roma.
Tra i suoi nuovi amici, quello che conta di più è il Cardinale Francesco Maria del Monte, il quale, da grande amante dell’arte, intuisce che Caravaggio ha un talento fuori dal comune, e così, si fa realizzare un sacco di quadri, ricompensandolo con fama e ricchezza.
È proprio grazie al suo protettore del Monte che Caravaggio ottiene la sua prima commissione pubblica in cui può dare prova della sua bravura, realizzando delle opere che Roma ammirerà per sempre.
Uno dei lavori che lascerà il segno è la chiamata di san Matteo nella cappella Contarelli di san Luigi dei Francesi.
Completato questo importante incarico, il nome di Caravaggio è sulla bocca di tutti e la sua vita è in discesa: i più ricchi della capitale lo cercano e lo vogliono.
I lavori sono all’ordine del giorno ed anche i pagamenti sono molto alti. Il pittore ha tutto quello che desidera: fama e denaro (che spende in prostitute e bevute nelle locande).
Perché ti ho raccontato tutta questa storia?
Il motivo è semplice: la Vocazione dei santi Pietro ed Andrea che voglio farti conoscere oggi fa parte di questa lunga sfilza di incarichi che Caravaggio riceve tra il 1603 ed il 1606.
Se invece vuoi sapere con precisione l’esatto istante in cui Michelangelo si è dedicato al completamento di questa tela, allora è tutta un’altra storia.
Ma la questione incuriosisce anche me, e quindi cerchiamo di scoprire qualcosa in più.
Dando un’occhiata all’elenco completo delle opere di Caravaggio è più che evidente che questo soggetto sia abbastanza raro nella sua carriera.
Infatti, trattandosi di un lavoro abbastanza “strano” per i “temi standard” di Caravaggio, i primi studiosi della vita di Caravaggio hanno avuto più di qualche problema nel definire con certezza questa tela.
Pensa che hanno chiamato questo quadro “Cristo che va alla cena in Emmaus”.
Come faccio a sapere che si tratta di un errore?
Perché se quest’opera ritraesse effettivamente la cena in Emmaus, allora quei pesci che ha tra le mani Pietro sono un dettaglio sbagliatissimo; leggendo la storia della vita di Cristo, infatti, non c’è alcun riferimento tra i pesci e tale cena.
Comunque si tratta di un errore tollerabile, considerando che i 2 studiosi che hanno avanzato questa ipotesi sono Giovanni Baglione e Giulio Mancini, i quali sono stati contemporanei di Caravaggio.
Giovanni e Giulio, con molta probabilità, quando parlando di Cristo che va all’Emmaus si riferiscono ad un altro famosissimo capolavoro del Merisi, ovvero la Cena in Emmaus del 1601.
Prima di andare avanti, devo raccontarti un importante particolare della vita di Caravaggio: il 28 Maggio 1606, il pittore ha ucciso un uomo chiamato Ranuccio Tomassoni.
I motivi di questo omicidio sono ancora un mistero, anche se è più che certo che tra i 2 non c’erano ottimi rapporti, considerando che erano rivali per avere una donna di nome Fillide.
Cosa c’entra questo?
Ti ho raccontato questo piccolo dettaglio perché questa Vocazione dei santi Pietro ed Andrea potrebbe essere stata dipinta poco prima o poco dopo l’assassino di Tomassoni.
Perché dico ciò?
Guarda con i tuoi occhi.
Se confrontiamo la Cena in Emmaus conservata alla Pinacoteca di Brera con questa tela, saltano fuori degli interessanti particolari: in entrambe le tele, Cristo indossa una strana veste blu/verde, ed inoltre, in tutte e 2 le occasioni è evidente l’utilizzo della caratteristica “pittura a risparmio” di Caravaggio, riconoscibile per via dell’ambiente praticamente vuoto ed una grande attenzione per personaggi ed i loro dettagli.
Devi sapere che questa Cena in Emmaus è stata realizzata nel 1606: nel momento in cui lavora a questa tela, Caravaggio ha già ucciso Ranuccio e per evitare di essere arrestato e condannato, deve nascondersi e scappare da Roma, dedicando, di conseguenza, pochissimo tempo alle sue tele.
Ma ci sono un altro paio di lavori del Merisi che possono aiutarci a porre un paio di paletti per definire in che periodo è stata realizzata questa Vocazione: sto parlando dell’incredulità di san Tommaso e della cattura di Cristo.
Cosa c’entrano questi altri 2 lavori?
Se confrontiamo le 2 tele con il quadro della vocazione di Andrea a Pietro, c’è un particolare ricorrente: in tutte e 3 le scene viene rappresentato sempre un piccolo gruppo di mezze figure che interagiscono tra loro.
Quindi per tutti e 3 i quadri è stata utilizzata sempre la stessa tecnica.
Per concludere questa storia, devo parlarti di una copia del lavoro di Caravaggio, fatto dall’artista Bernardo Strozzi.
Confrontando i 2 lavori, ti puoi rendere conto immediatamente di 3 importanti differenze: nel lavoro di Bernardo il trio di protagonisti sta andando verso sinistra (mentre nella scena di Caravaggio vanno a destra), i colori sono molto più chiari rispetto al lavoro originale e tra le mani di Simone Pietro, oltre alla coppia di pesci c’e anche un’aragosta.
Questa curiosa copia dello Strozzi oggi si trova in una collezione privata. Devi sapere che questo artista ha lavorato per gran parte della sua vita a Genova e soltanto nel 1630 è approdato a Venezia.
Probabilmente ha scoperto il lavoro del Merisi durante un viaggio rapido a Roma, nella collezione dell’uomo che ha commissionato il quadro.
A questo proposito: ma chi ha richiesto l’esecuzione di questa tela?
È davvero una bella domanda a cui purtroppo non c’è una risposta precisa.
Tra i nomi più papabili spunta fuori quello di Vincenzo Giustiniani, il quale ha già avuto a che fare con Caravaggio per il quadro dell’amore vincitore; ma potrebbe essere stato anche Ottavio Costa, un altro importante committente che ha già ordinato a Caravaggio un quadro con Giuditta ed Oloferne, o ancora Marcantonio Doria, un banchiere genovese che, rimasto senza parole davanti al talento del giovane pittore, gli aveva richiesto una tela con il martirio di sant’Orsola.
Si tratta di 3 uomini che sono accomunati da un dato: ciascuno di loro ha avuto già a che fare con Michelangelo Merisi.
Anche se non è possibile determinare con precisione chi di loro 3 abbia richiesto questo quadro, sappiamo con certezza che nel 1637, William Frizell, l’agente di Carlo I d’Inghilterra, scopre questa tela ed avverte il suo padrone.
Carlo I è un avaro collezionista di opere d’arte, disposto a tutto pur di ampliare il numero di capolavori di sua proprietà; di certo non si sarebbe mai fatto sfuggire un Caravaggio, il cui nome, al tempo, era abbastanza noto.
Tra il 1653 ed il 1659 con l’istituzione del Commonwealth d’Inghilterra, si perdono le tracce del quadro; più tardi, Carlo II d’Inghilterra rimette la situazione a posto e così, anche il quadro del Merisi ritorna nelle collezioni imperiali.
Ancora oggi la tela si trova nelle collezioni reali a Londra ed è proprietà della Regina Elisabetta II.
Nel corso degli anni, c’è sempre stata una certa curiosità attorno a questo lavoro che ha portato ad effettuare degli attenti studi.
I risultati di queste analisi, in un primo momento hanno fatto pensare che questo lavoro potesse essere soltanto una copia di un Caravaggio originale andato perduto, ma poi, nel 2006, invece la situazione si ribalta e viene affermato che quello conservato a Londra è un autentico quadro di Michelangelo.
DESCRIZIONE
I 3 protagonisti (da destra a sinistra) sono Cristo, Simon Pietro ed Andrea.
Non hai notato qualcosa di strano?
In effetti, guardando i volti dei personaggi, c’è qualcosa che non va. I 2 apostoli sono molto più vecchi di Gesù e quest’ultimo poi, contrariamente alla tradizione, non ha la barba ed è giovanissimo.
Secondo il testo originale, Pietro ed Andrea sono appena tornati dalla loro giornata di pesca ed incontrano Cristo che gli dice:
Venite con me e diventerete pescatori di uomini”.
Caravaggio rende alla perfezione questo istante, accompagnando le sue parole con un semplice gesto: sta indicando con le mani verso destra, come a dire “Seguitemi”.
I 2 futuri apostoli hanno una faccia stupita ed un’espressione confusa, proprio come accadrebbe in realtà: non hanno mai visto quest’uomo, non sanno chi sia e cosa voglia da loro.
Guarda in primo piano la mano di Pietro: ha un paio di pesci, il risultato di quella giornata di lavoro; Andrea, invece, indica sé stesso con una mano, come a dire “Stai parlando proprio di me? Non è che ti stai confondendo con qualcun altro?”.
Aspetta un attimo: non hai già visto da qualche parte questo gesto fatto da Andrea?
Certo: è lo stesso movimento che fa san Matteo nel celebre lavoro di Caravaggio, la vocazione di san Matteo!
Vedi? Si assomigliano molto.
Grazie alle innumerevoli analisi condotte su questa tela, è saltato fuori che quella faccia un po’ aggrottata di Cristo non faceva parte del progetto originale che aveva in mente Caravaggio: piuttosto si tratta di una conseguenza dovuta ai danni pervenuti sulla superficie pittorica nel corso degli anni.
A dire la verità, anche il braccio destro di Pietro, che in origine doveva essere abbassato, ora si trova in risalto in primissimo piano della scena, dando spazio ai pesci tra le mani del futuro apostolo.
Ma adesso guarda con attenzione le mani dei protagonisti.
Hai notato che quelle dei pescatori sono dure e robuste, mentre quelle di Cristo sono giovani, pulite e prive di calli?
Questa attenzione al più piccolo dettaglio è una importante caratteristica che ha reso Caravaggio uno dei più grandi artisti di sempre.
Voglio dirti un altro paio di cose su questo lavoro: come puoi vedere l’illuminazione di tutta la scena si concentra soprattutto sul volto di Cristo e sulle sue mani, lasciando leggermente in ombra Andrea e Pietro.
Infine, questo bel gioco di colori sulla tela è stato possibile soltanto grazie ad un’applicazione molto rapida della vernice sulla superficie pittorica e poi, di pari passo, ha modificato la scena gradualmente aggiungendo ed eliminando diversi elementi del quadro.
Vocazione dei santi Pietro e Andrea di Caravaggio: il quadro della Regina d’Inghilterra
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