L’Ultima Cena del Tintoretto: una ricerca infinita di novità
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Voglio farti conoscere una serie di capolavori senza precedenti. Si, hai capito bene: non parlo di un solo quadro, ma di 6 opere che hanno tutte lo stesso nome. Probabilmente alcune di loro le conoscerai già, mentre altre ti saranno completamente nuove, ma ti assicuro che ti lasceranno a bocca aperta. Questa serie di lavori hanno in comune un importante elemento, l’artista: il suo nome è Jacopo Robusti, ma forse tu lo avrai conosciuto con un altro nome, il Tintoretto. I capolavori che sto per farti conoscere sono tutti intitolati Ultima Cena.
Devo dirti la verità, è stata un’impresa difficile ma che mi ha dato parecchie soddisfazioni. Ho scritto questo articolo per farti conoscere ogni dettaglio dell’Ultima Cena del Tintoretto e le differenze che ci sono tra la innumerevoli versioni dei suoi lavori. così ho deciso di scrivere questo articolo.
Quando avrai finito di leggere questo articolo, ti assicuro che:
- Conoscerai la storia, le novità ed i dettagli fondamentali di ciascuno dei lavori del Tintoretto pittore
- Scoprirai quale tra le alternative riproduzioni di Jacopo Robusti, quale è la più importante di tutte
- Quale è il significato dei tanti oggetti e dei personaggi aggiuntivi introdotti dal pittore nella classica scena della vita di Cristo
E molto altro ancora.
Allora, sei pronto per conoscere questi spettacolari lavori?
Cominciamo subito!
Ah, dimenticavo: puoi utilizzare il menù che trovi qui sotto per saltare direttamente alla versione dell’opera che ti interessa, o se preferisci, puoi leggere tutto l’articolo e scoprirle tutte.
ULTIMA CENA DI SAN GIORGIO MAGGIORE
Data di realizzazione: 1592-1594
Dimensioni: 365 x 568 cm
Dove si trova: Chiesa di san Giorgio Maggiore, Venezia
STORIA
Ora ti racconto la storia di com’è nata l’Ultima Cena di Tintoretto che si trova nella Chiesa di san Giorgio Maggiore a Venezia.
Facciamo un passo indietro negli ultimi 20 anni della vita di Jacopo Robusti.
Siamo precisamente nel 1579: è un anno d’oro per questo artista. Ha un sacco di incarichi e la sua fama è alle stelle.
Tutti lo cercano ed i membri più ricchi della società vogliono una sua opera, compreso il duca Guglielmo Gonzaga.
Quest’ultimo, non si accontenta di un solo lavoro, anzi, gli commissiona una serie intera di tele da conservare all’interno del Palazzo Ducale di Mantova.
Giusto per darti un’idea, stiamo parlando di ben 8 quadri a tema bellico e con protagonista esclusiva la famiglia Gonzaga.
È stata un’impresa ardua, ma il Tintoretto non si spaventa per così poco e nel giro di un anno porta a compimento la richiesta del duca.
E questo cosa c’entra con l Ultima Cena di Tintoretto?
Ci sto arrivando.
Completata l’impresa per il duca, le commissioni per nuovi quadri arrivano da ogni parte, a tal punto da essere pieno di lavoro fino al 1592, rimanendo in attività fino a 70 anni.
Lavorare a quest’età è difficile, ma lui non demorde, ed infatti completa 2 grandi tele da collocare nella Basilica di san Giogio Maggiore: Ebrei nel Deserto e la caduta della manna e l’Ultima Cena dipinto.
Soltanto 2 anni dopo, il Tintoretto morirà a causa di una febbre devastante.
DESCRIZIONE
Scommetto che quando senti parlare dell’Ultima Cena, la prima opera d’arte a cui pensi è quella di Leonardo da Vinci e non quella del Tintoretto.
Ti capisco ed è una cosa normale dato che il capolavoro di Leonardo è 100 volte più famoso e conosciuto rispetto al quadro di Jacopo.
Ma non preoccuparti, ti assicuro che quando vedrai i dettagli di questa tela del Tintoretto, capirai perché penso che sia un capolavoro che merita parecchia attenzione.
Diversamente da tanti, altri tradizionali dipinti Ultima Cena, Jacopo decide di introdurre alcuni cambiamenti e reinterpreta completamente la scena.
Come puoi vedere, i protagonisti del quadro sono in un ambiente molto buio, molto difficile da riconoscere.
Devi sapere che si tratta di un’osteria veneziana del 15° secolo.
Un’osteria?
Esatto. Jacopo ha ambientato l’Ultima Cena di Cristo in un locale del suo tempo e non nell’edificio originale come voleva la tradizione.
L’oscurità regna sovrana in questa scena e c’è soltanto una luce che proviene da quella lampada ad olio appesa in alto a sinistra sul soffitto.
Il Tintoretto cambia completamente le carte in tavola: oltre a trasformare l’ambiente in un’osteria, aggiunge altri personaggi oltre a quelli previsti dalla tradizione.
Proprio così: l’Ultima Cena Tintoretto non è composta soltanto da Cristo e gli apostoli, ma anche da altri protagonisti.
L’uomo che sta in piedi e che sulla testa ha un’aureola molto luminosa e chiara è Gesù, il quale è impegnato a distribuire la comunione ai suoi discepoli.
Il Signore è circondato sia a destra che a sinistra dai suoi discepoli, ma c’è un uomo che si distingue chiaramente da tutti gli altri.
Chi sarebbe?
È quello che sta dall’altra parte del tavolo ed è l’unico, tra gli apostoli, a non avere un aureola.
Si tratta di Giuda Iscariota, qui volutamente imbruttito dal Tintoretto e trasformato quasi in un animale, con una faccia poco raccomandabile e dei vestiti orrendi.
Gli altri apostoli attorno a Cristo nel lavoro di Tintoretto Ultima Cena si comportano in modo strano.
Molti di loro si agitano in modo confuso e gesticolano in modo evidente, donando alla composizione un forte dinamismo.
Se ci trovassimo davanti ad un quadro come gli altri, questa tela di Tintoretto Venezia dovrebbe terminare così, con Cristo e gli apostoli, ma non è così.
Sul lato sinistro del quadro, infatti, proprio alle spalle del Signore e degli apostoli, ci sono 2 donne.
Sono delle cameriere?
Non proprio. So che stai pensando: siamo in una locanda, una di loro ha un vassoio e quindi devono essere per forza delle cameriere.
Ti assicuro che non è così. Guarda meglio.
Sapresti dirmi che cosa stanno portando ai clienti?
Assolutamente niente!
La donna che sta più a sinistra della scena ha tra le mani un vassoio vuoto, l’altra invece è coperta addirittura da alcuni uomini, rendendo impossibile vedere quale è il suo incarico.
E allora chi sono?
Sono 2 figure allegoriche. Proprio così: rappresentano la chiesa degli Ebrei e la chiesa dei Gentili; dall’unione di queste 2 nasce la nuova chiesa cristiana.
Ma non finisce qui.
Dà un’occhiata sul lato sinistro dell’opera, a quell’uomo in primo piano che si sta avvicinando ad uno degli apostoli.
È un mendicante impegnato a chiedere la carità, ma uno degli apostoli gli fa capire che non è il momento giusto perché sta guardando ed ascoltando Cristo e non può distrarsi.
Bada bene: non è una cattiveria, ma si tratta di un gesto molto importante che simboleggia che la carità materiale (rappresentata dal dare del denaro o cibo al mendicante) in questo istante è meno importante di quella spirituale.
Adesso guarda la parte superiore della tela del Tintoretto l Ultima Cena.
Si tratta di un dettaglio molto importante perché rappresentano la distinzione tra il mondo terreno e quello spirituale.
E sul lato destro della scena c’è qualcosa di importante?
Si. Ci sono tutti i servi ed i lavoratori della locanda, impegnatissimi a soddisfare le richieste dei clienti.
In fondo a destra ci sono 2 inservienti che stanno togliendo un paiolo (una pentola) dal fuoco, in primo piano c’è una domestica con un carico di stoviglie e nell’altra mano sta consegnando dei confetti all’oste.
Quest’ultimo sta per prendere della frutta dal tavolo che sta sull’estrema destra della scena.
Ma questo al Tintoretto non basta: vuole realizzare un’opera realistica fino al più piccolo dettaglio.
E così aggiunge alle spalle di Giuda una cesta con una spugna a terra ed un telo.
Quale è il suo ruolo?
È un dettaglio che simboleggia la lavanda dei piedi fatta da Cristo ai suoi apostoli durante l’Ultima Cena.
Sai che ci sono anche degli animali in questa scena?
Proprio così: c’è un gatto in primo piano che sta curiosando nella cesta di una domestica alla ricerca di cibo, e un po’ più in ombra è presente un cagnolino accucciato sotto al tavolo degli apostoli.
Insomma, questa tela è stracolma di personaggi interessanti e di oggetti simbolici, ma c’è un altro dettaglio molto più importante: la prospettiva.
Hai dato un’occhiata a com’è disposto il tavolo?
Tintoretto con questo lavoro prende una strada completamente diversa da quella imboccata dai suoi predecessori e colleghi; non mette il tavolo frontalmente (cosa che invece fa Leonardo da Vinci nella sua rappresentazione dell’Ultima Cena), ma lo dispone “di sbieco” e di traverso.
Con questo curioso artificio, il pittore ha molta più libertà di azione per la sua scena, ed infatti ne approfitta calando la sacra scena in una tranquilla e caratteristica taverna veneziana.
Una delle domande più interessanti a proposito di questa tela è: perché è tutto così buio?
Come abbiamo già detto prima, qui la luce è abbastanza fioca e l’oscurità fa da padrona all’intera scena, dando quasi la sensazione di trovarsi davanti ad uno dei capolavori di Caravaggio.
Oltre alla già citata lampada nella parte alta della scena, voglio che concentri la tua attenzione sull’aureola di Cristo.
Hai notato che è completamente differente da quella che sta sulla testa degli apostoli?
Questo importante dettaglio mette in risalto il Signore ed inoltre contribuisce a rendere decisamente più luminosa la scena.
A proposito, voglio dirti una cosa a proposito del contrasto luminoso.
Sai che l Ultima Cena Tintoretto è caratterizzata da 3 livelli di luminosità?
Proprio così.
Ecco quali sono i 3 livelli:
- Luminosità profana (è quella emanata dalla lampada a soffitto e che avvolge tutta la scena)
- Luminosità religiosa (è quella che divampa dall’aureola di Gesù e degli apostoli)
- Luminosità spirituale (ovvero quella che proviene dagli angeli formati dal fumo e che simboleggiano la spiritualità del dipinto)
Ma alla fine, perché ha ambientato l’Ultima Cena in una taverna veneziana?
Potrebbe stupirti, ma devi sapere che non il Tintoretto non è stato il primo ad utilizzare questo artificio.
Nel 1574, Pomponio Amalteo si era servito dello stesso metodo ambientando la sua rappresentazione dell’Ultima Cena in un ambiente mai visto prima.
ULTIMA CENA DI SAN TROVASO
Data di realizzazione: 1560
Dimensioni: 221 x 413 cm
Dove si trova: Chiesa di San Trovaso, Venezia
STORIA
Per quanto riguarda la storia di questa tela, a dirti la verità, non c’è molto da dire.
La tela non ha una vicenda esaltante alle sue spalle, ed infatti pare che al momento del completamento del quadro, quest’ultimo sia stato spostato all’interno della cappella del sacramento della Chiesa di San Trovaso.
Tutto qui.
Quasi sicuramente, questo capolavoro fa parte della lunga serie di opere prodotte da Jacopo nel periodo di massimo successo, proprio come la copia della Lavanda dei piedi (si tratta di una copia perché l’originale si trova nella National Gallery di Londra) che è esposta sempre all’interno della chiesa di San Trovaso.
DESCRIZIONE
Ma cos’ha di così particolare questa versione dell’Ultima Cena?
Si, so che non sarà così innovativa e particolare come quella che si trova nella chiesa di San Giorgio Maggiore, ma anche questa ha degli elementi molto intriganti.
Se è la prima volta che ti trovi davanti a quest’opera, sono sicurissimo che avrai notato il forte dinamismo che collega tutti i protagonisti della scena.
Sono gli apostoli in particolare che con i loro movimenti rendono molto attiva questa scena, senza contare poi gli innumerevoli oggetti simbolici di cui voglio assolutamente parlarti.
Una piccola precisazione: devi sapere che questa tela è stata realizzata prima rispetto a quella conservata a San Giorgio Maggiore.
E cos’hanno di diverso tra loro?
Per prima cosa, questa tela all’interno di San Trovaso rappresenta un istante differente dell’Ultima Cena.
Infatti, se nel quadro di San Giorgio Maggiore c’è Gesù in piedi e che risalta immediatamente, qui Tintoretto dipinge il momento in cui Cristo rivela ai suoi apostoli che quella stessa sera uno di loro lo tradirà.
Nessuno si aspettava una notizia del genere e le reazioni sono diverse: molti sono senza parole, altri hanno delle facce allucinate, altri sono sorpresi e queste espressioni sono visibilissime soprattutto negli apostoli più vicini al Signore.
Tintoretto con questo lavoro parla chiaro: non vuole più saperne di regole tradizionali della pittura e scene viste e riviste; ora vuole donare all’arte qualcosa di nuovo ed inaspettato.
Con questo obiettivo ben chiaro in testa, decide di donare alla scena un impianto completamente diverso rispetto a quelli visti in passato.
Da quali elementi si nota la novità?
In realtà il dettaglio è uno solo ed è più che sufficiente.
Sto parlando della posizione del tavolo, il quale viene dipinto leggermente di sbieco e che punta verso di noi, aggiungendo un evidente senso di profondità a tutta la scena.
Dimentica l’Ultima Cena del Da Vinci, la tradizione e la geometria. Il Tintoretto è “avanguardia”, è audace e non ha paura di osare nella pittura.
Jacopo però sa benissimo che deve fare attenzione ai dettagli, perché sono quest’ultimi a rendere eccezionali le opere, e qui, di particolari ce ne sono un sacco.
Nella parte alta dell’opera si vede una donna intenta a filare, in basso a sinistra c’è un gatto affamato alla ricerca di cibo, poi la sedia di uno degli apostoli cade rovesciata a terra dopo che quello che c’era seduto si è alzato di scatto dopo la notizia data da Cristo.
Ma non sono solo questi i particolari del quadro: ci sono anche i libri, i mantelli ed i bastoni da viaggio che sono stati appoggiati in un angolo della stanza così da non dare intralcio durante la cena.
Quest’Ultima Cena ha più di un elemento in comune con la Pasqua ebraica, lo sapevi?
Esattamente.
Nell’elaborazione della scena, il Tintoretto pianifica i movimenti di ciascun protagonista e l’inserimento di alcuni dettagli in modo tale che si notasse un legame con la tradizione ebraica.
E quali sarebbero questi dettagli?
Devi sapere che la Pasqua ebraica di solito viene consumata in modo rapido ed in piedi; tenendo conto di questo particolare, il pittore pone la maggior parte dei protagonisti in questa posizione.
Il misticismo ed il realismo sono gli elementi fondamentali di questa rappresentazione dell’Ultima Cena.
Ti ho detto che le reazioni degli apostoli davanti all’annuncio di Cristo sono molto varie, ma una delle più comuni è quella di diversi discepoli che chiedono “Sono forse io, Signore?” con un’espressione stralunata, incapaci di credere che uno degli uomini seduti al tavolo abbia potuto fare una cosa del genere.
A proposito del traditore, hai visto dov’è Giuda?
È l’uomo che si trova in primo piano ed è ritratto di spalle, con una grande veste rossa.
Come faccio a sapere che è proprio lui e non un altro?
Se fai attenzione puoi notare che è l’unico tra i discepoli che non ha un aureola e poi è impegnato con entrambe le mani al vino.
E cosa c’entra ora il vino?
Si tratta di un elemento simbolico molto interessante, su cui tanti studiosi hanno cercato di dare una spiegazione.
Con una mano trattiene il bicchiere pieno di vino mentre con l’altra si avvicina ad una damigiana per versarsene dell’altro.
Cosa significa?
Potrebbe essere un’allusione all’Eucarestia ed il bicchiere pieno di vino simboleggerebbe il sangue di Cristo di cui Giuda si è macchiato con il tradimento.
Hai visto quelle 2 strane figure che si vedono all’esterno della stanza, sotto il portico?
È difficile dire con certezza di chi si tratti dato che sono quasi del tutto trasparenti come dei fantasmi!
Molto probabilmente sono un profeta ed una sibilla, 2 personaggi che rappresentano l’Antico Testamento e le profezie legate alla vita di Cristo.
Adesso torna a guardare all’interno della stanza: hai visto quel ragazzo sul lato sinistro della tela?
Si tratta di un paggio e ci sono 2 misteri che lo riguardano:
- Perché si trova qui? Nei Vangeli non si fa mai accenno alla presenza di un paggio durante l’Ultima Cena
- Perché indossa una tunica del ‘500? Tutti gli altri protagonisti hanno delle vesti antiche.
Anche questo è un personaggio simbolico che ricorda che la storia di Cristo è una vicenda che non verrà mai dimenticata e la lega al presente.
ULTIMA CENA DI SAN POLO
Data di realizzazione: 1575
Dimensioni: 228 x 535 cm
Dove si trova: Chiesa di San Polo, Venezia
DESCRIZIONE
Questa versione conservata nella chiesa di San Polo la trovo molto interessante, e se la dovessi descrivere soltanto con una parola, direi: condivisione.
Come nelle altre versioni dell’Ultima Cena, anche in questa tela il Tintoretto pone i suoi personaggi in un ambiente familiare, caratterizzato da una grande apertura sul lato destro della scena.
Su questo lato si intravede una grande valle dove il sole sta per sorgere e si vedono anche diversi edifici sul lato destro.
Essendo una tela molto lunga, il pittore dispone i suoi personaggi in modo intelligente e non li arrocca tutti in un piccolo spazio della sua scena; infatti, non sono tutti seduti attorno alla tavola.
Se guardi sul lato sinistro della tela, puoi vedere che c’è un uomo di spalle: si tratta di un lavoratore del locale, riconoscibile per via del grembiule che indossa ed anche perché è impegnato a lavare alcune delle stoviglie che sono state utilizzate da Gesù e gli apostoli.
Cristo è al centro della composizione, ritratto nel momento dell’Eucarestia.
Aspetta un momento: perché Gesù sta dando del pane agli Apostoli?
Te lo spiego subito.
Come puoi vedere, Jacopo sceglie di ritrarre non l’istante in cui Gesù annuncia l’imminente tradimento da parte di Giuda, ma preferisce rappresentare la condivisione del pane con gli apostoli.
Viene scelto proprio il pane perché dopo le disposizioni del Concilio di Trento, è stato deciso che in questo alimento è contenuto completamente il corpo di Cristo.
Gesù si sta alzando improvvisamente dal tavolo spalancando le braccia per consegnare il pane a 2 discepoli accanto a lui, prefigurando la sua prossima crocifissione.
Alcuni dei discepoli cercano di avvicinarsi al Signore, altri invece si distendono sul lato destro dove ci sono i mendicanti ed alcuni di loro invece si voltano in basso per dare da mangiare alla bambina qui presente, rispettando i desideri altruistici di Cristo.
Anche qui Giuda si distingue dagli altri personaggi perché ha una bisaccia (una borsa) al cui interno sono contenuti i denari che ha ricevuto per aver tradito Cristo ed ha l’altra mano appoggiata sul tavolo.
Voglio dirti un’ultima cosa a proposito dei colori utilizzati dal Tintoretto. Sono toni abbastanza scuri, dove risalta quasi immediatamente il bianco ed il grigio del pavimento a scacchi e subito dopo anche il rosso ed il blu della veste di Cristo.
ULTIMA CENA DI SAN MARCUOLA
Data di realizzazione: 1547
Dimensioni: 157 x 443 cm
Dove si trova: Chiesa di San Marcuola, Sestriere Levante
STORIA
Cominciamo dall’inizio.
Sapevi che il nome originale della chiesa in cui è conservata quest’opera è dei Santi Ermagora e Fortunato?
Proprio così.
Oggi tutti la conoscono con il nome di San Marcuola.
La data in cui è stata completata l’opera è la seguente: il 27 agosto 1547.
Come faccio a saperlo?
Per via di un’iscrizione ritrovata proprio sotto a questo dipinto di Jacopo.
Inoltre, devi sapere che questa versione dell’Ultima Cena si trova di fronte ad un altro eccezionale quadro, sempre opera del Tintoretto ed è intitolato la lavanda dei piedi.
La loro posizione ravvicinata potrebbe trarti in inganno, ma non cascarci! Le 2 opere non sono state realizzate nello stesso momento.
La tela dell’Ultima Cena è stata commissionata dalla Scuola del SS. Sacramento (ma è conosciuta anche come Scuola del Santissimo o Scuola del Corpo di Cristo).
Il primo luogo in cui è stata messa la tela non è lo stesso in cui la puoi ammirare oggi, ma probabilmente era sopra all’antico banco della confraternita del Sacramento.
E cos’è questo banco?
Si tratta di una panchina riservata ai membri più importanti della Scuola del SS. Sacramento durante la celebrazione della messa o altri riti.
Come faccio a sapere che doveva trovarsi proprio sopra al banco?
Semplice.
Questa ipotesi è emersa dopo che sono stati fatti diversi confronti tra le misure del banco e quelle del lavoro di Jacopo, ed è saltato fuori che sono praticamente identiche!
E perché il quadro del Tintoretto oggi sta in un altro posto?
Devi sapere che tra il 1728 ed il 1735 la chiesa dei Santi Ermagora e Fortunato è stata sottoposta ad un importante restauro e per mantenere al sicuro le varie opere, quest’ultime sono state trasportate altrove.
È così che il quadro del Tintoretto è andato a finire nel presbiterio.
DESCRIZIONE
Ora voglio farti conoscere tutti i dettagli di questa tela.
In questa versione dell’Ultima Cena, Gesù ed i suoi apostoli sono riuniti attorno al tavolo: Cristo è impegnato a benedire l’agnello, il pasto sacrificale per eccellenza.
Se fai attenzione, puoi notare che il gruppo composto da Cristo e gli apostoli si può dividere in 3 parti:
- Cristo con gli apostoli Giovanni e Pietro al centro
- Un gruppo di 5 apostoli a sinistra
- Un altro gruppo di 5 apostoli a destra
E cosa c’è di strano?
Si tratta di una divisione scenica abbastanza tradizionale, facendo emergere un attaccamento alle vecchie regole artistiche da parte del Tintoretto (ti ricordo che qui siamo più di 30 anni prima rispetto alla versione di San Giorgio Maggiore!), ma anche un’attenzione per il dettaglio eccezionale.
Guarda cosa c’è sulla tavola: pane e vino, i 2 simboli tradizionali dell’Eucarestia.
Un forte senso dinamico anima tutta la scena: ci sono gli apostoli che chiacchierano tra loro, alcuni di loro si girano, altri sono spaventati ed altri ancora sono increduli e sorpresi.
Tintoretto in questa versione sceglie di ritrarre il momento in cui Gesù rivela ai suoi discepoli che tra loro c’è un traditore.
Ovviamente si tratta di Giuda, che qui puoi riconoscere facilmente per via della sua tunica scura, ritratto di spalle ed impegnato a nascondere la borsa con i 30 denari che ha ricevuto per aver consegnato Cristo alle guardie.
In questa scena, oltre a Cristo e gli apostoli ci sono anche altre figure.
Sto parlando delle 2 donne che si vedono ai lati della scena e dei bambini, ma anche del gatto in basso a destra che si ripropone spesso anche nelle versioni successive della scena.
Confrontando questa prima versione dell’Ultima Cena del Tintoretto con le future (e più audaci) sono sicuro che non diresti mai che si tratta di 2 opere dello stesso artista!
L’innovazione che caratterizza gli altri dipinti qui è ancora sconosciuta ed è soltanto un progetto che diventerà realtà negli anni successivi.
La simmetria è alla base di questa rappresentazione: tutti i personaggi sono uniti tra loro tramite i movimenti, e sono tutti “contenuti” all’interno di un’invisibile cornice formata dalle 2 donne ai lati della tela.
Ma questo lavoro del Tintoretto mostra già qualcosa di differente rispetto ai lavori dei suoi colleghi contemporanei.
E cosa sarebbe?
Il fatto che tutti gli apostoli sono seduti su degli sgabelli e non su delle normali sedie.
E cosa c’è di strano?
Si tratta di un particolare molto importante, perché dona alla scena un’atmosfera molto più umana ed umile; inoltre, devi sapere che i modelli che hanno posato per il ruolo dei discepoli di Cristo in questo lavoro erano delle comuni persone del popolo.
Realismo e semplicità sono alla base di questa composizione.
Ma al Tintoretto tutto questo non basta e va oltre.
Così in questo lavoro rappresenta ben 2 momenti diversi: la rivelazione del tradimento di uno degli apostoli e la celebrazione della comunione.
Aspetta un momento.
Alla fine, chi sono quelle 2 donne?
Sono delle serve.
Lo puoi capire dal fatto che quella di destra ha i capelli tutti arruffati e scombinati a causa della frenesia del suo lavoro.
Ma si tratta pur sempre di una scena sacra, e quindi Tintoretto ha delle regole che deve rispettare, ed infatti, le 2 donne non sono delle semplici serve, ma hanno un ulteriore ruolo.
Una è la personificazione della Carità (quella di destra) e l’altra della Fede (quella a sinistra).
ULTIMA CENA DI LUCCA
Data di realizzazione: 1594
Dimensioni: 350 x 235 cm
Dove si trova: Cattedrale di San Martino, Lucca
STORIA
Siamo nell’ultimo periodo della vita di Jacopo Robusti.
Ormai è troppo vecchio ma non vuole assolutamente abbandonare la pittura, e così si fa aiutare da suo figlio Domenico.
DESCRIZIONE
Questa versione del quadro è semplicemente spettacolare ed è lontana anni luce dalle precedenti versioni dell’Ultima Cena che il Tintoretto ha dipinto nel corso della sua carriera.
Per prima cosa, si serve di una tela abbastanza grande, perché ha già ben chiaro in mente come verrà la sua scena.
Utilizza una prospettiva completamente nuova e lontana dai canoni tradizionali; i discepoli sono seduti attorno a questa tavola messa in obliquo, su cui sono appoggiati diversi oggetti per la cena, tra cui spicca il vino ed il pane, gli elementi fondamentali dell’Eucarestia.
Quale è l’aspetto più interessante di questa tela?
Quella misteriosa donna che sta in primo piano, sul lato sinistro della scena, intenta ad allattare un bambino al seno.
Di chi si tratta? E cosa c’entra con l’Ultima Cena?
È un’aggiunta interessante da parte del Tintoretto.
È un personaggio simbolico che collega 2 tipi di nutrimento: quello materiale e quello spirituale, ovvero i 2 livelli che si uniscono nell’Ultima Cena di Cristo.
Quale è il momento dipinto dal Tintoretto?
Ci troviamo durante la Comunione degli Apostoli con Gesù intento a distribuirla a coloro che partecipano all’evento.
Ma, come è già accaduto anche con le altre versioni dell’opera, Tintoretto ritrae anche il momento in cui Cristo annuncia la presenza di un traditore tra gli apostoli.
Si capisce benissimo dalle svariate reazioni dei discepoli: c’è chi sta discutendo in primo piano, domandandosi chi possa fare una cosa così atroce, chi si mette le mani sul petto domandandosi “Sono forse io?”, increduli della notizia data da Cristo.
A proposito del traditore, se non l’hai ancora riconosciuto, non preoccuparti, (anche io ci ho messo un po’!) ti aiuto io.
Giuda è quell’uomo che sta in primo piano, proprio al bordo del tavolo messo di profilo con una veste porpora e rossa e che stringe – cercando di nascondere – la piccola sacca con i 30 denari sul tavolo.
Il Tintoretto mette Cristo al centro della scena, donandogli un’aureola così luminosa e forte che sembra quasi che stia per aprire un varco dimensionale tra il mondo degli uomini e quello celeste.
Questo confine è reso ancora più sottile dalla presenza degli angeli che stanno planando dall’alto e che circondano la scena e dalla coltre di nubi che si dirada attorno all’aura di Cristo.
I colori densi e l’uso di un rosso così vivace fa emergere Cristo ed alcuni degli apostoli e gli angeli.
ULTIMA CENA DELLA SCUOLA GRANDE DI SAN ROCCO
Data di realizzazione: 1579-1581
Dimensioni: 538 x 487 cm
Dove si trova: Scuola Grande di San Rocco, Venezia
DESCRIZIONE
È una tela veramente gigantesca.
E come se non bastasse, il pittore mette la tavola dell’Ultima Cena in diagonale, aumentando il senso di profondità di tutta la scena.
Siamo nel momento in cui Cristo sta distribuendo l’Eucarestia a San Pietro, portandogliela alla bocca.
Qualche istante prima, Gesù ha rivelato che tra di loro c’è un traditore e le reazioni degli apostoli sono tante: c’è un San Giovanni visibilmente sconsolato ed incredulo e poi c’è Giuda seduto a destra di Cristo e che ha attaccato alla sua cinta una borsa con dentro il denaro.
Di fronte al traditore c’è un apostolo che comincia a nutrire qualche dubbio e si alza e vede la bisaccia di Giuda.
Ma hai visto queste figure in primo piano? Chi sono?
Sono un paio di mendicanti che hanno ricevuto la carità da parte degli apostoli e quindi mangiano felicemente pane e bevono del vino.
Ci sono alcuni elementi che si ripetono nei quadri dell’Ultima Cena del Tintoretto come il cagnolino che con il suo movimento unisce la zona inferiore e quella superiore dell’aopera.
Un intenso chiaroscuro domina tutta la scena, dando particolare rilievo alle vesti dei protagonisti.
Le fonti di luce in questo lavoro sono 2: una arriva dal primo piano e l’altra proviene da un’entrata che sta in lontananza, vicino la cucina della locanda, sulla destra.
L’Ultima Cena del Tintoretto: una ricerca infinita di novità
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