Voglio farti conoscere un capolavoro del ‘400, frutto di una perfetta fusione tra la matematica e pittura che ha cambiato per sempre la storia dell’arte. lasciato un importante segno nella storia dell’arte. Protagonista di questo lavoro è una scena della vita di Cristo interpretata in modo completamente nuovo, con l’aggiunta di misteri (ancora oggi inspiegabili) e particolari di grande qualità. L’autore di questo capolavoro è Piero della Francesca, un artista innovatore e dotato di un talento straordinario. Adesso voglio farti scoprire ogni particolare di questo lavoro e del suo particolare stile, parlandoti della Flagellazione di Cristo.
Ho un sacco di cose da dirti riguardo questo capolavoro, molte delle quali potrebbero sembrarti un po’ complesse ad una prima lettura.
Ma non preoccuparti, ho deciso di scrivere questo articolo per farti conoscere il lavoro di Piero in modo facile e coinvolgente. Quando lo avrai finito di leggere, ti assicuro che:
- Conoscerai tutta la storia della Flagellazione di Cristo Piero della Francesca
- Capirai chi sono i 3 personaggi in primo piano a destra e perché sono così lontani dal gruppetto di sinistra
- Ti renderai conto dei tanti particolari che rendono questa rappresentazione così diversa da altre opere con lo stesso soggetto
E molto altro ancora.
Sei pronto per scoprire tutto sul capolavoro di Piero della Francesca?
Cominciamo!
Data di produzione: 1453
Dimensioni: 58,4 x 81,5 cm
Dove si trova: Galleria Nazionale delle Marche, Urbino
STORIA
Te lo dico fin da subito.
La storia di quest’opera è piena di buchi.
Gli studiosi, decisi più che mai a scoprire tutto sulla Flagellazione Piero della Francesca, hanno riversato tutte le proprie energie in quest’operazione.
Ma la sfida è molto difficile.
Purtroppo non ci sono documenti a sufficienza per conoscere l’identità del cliente che ha richiesto la realizzazione a Piero della Francesca Flagellazione di Cristo.
Nel ‘400, azzardarsi a fare un’interpretazione così “eccentrica” di una scena biblica, dipinta – fino a quel momento – sempre nello stesso modo, era una mossa coraggiosa.
Nessuno avrebbe capito chi il significato dell’opera, poiché erano abituati a vedere alcune scene riprodotte sempre allo stesso modo.
Se non ci sono abbastanza informazioni, cosa sappiamo della storia riguardo la Flagellazione Piero della Francesca?
Davvero molto poco, e le informazioni riguardano la proprietà dell’opera.
Nel ‘700, il capolavoro di Piero si trova nel Duomo di Urbino; nel 1857, poi, Sir Charles Lock Eastlake, incaricato dalla Regina Vittoria di recarsi in Italia per acquistare delle opere da porre nella collezione che aveva allestito da poco, si trova faccia a faccia con quest’opera di Piero della Francesca.
E poi? Cosa succede?
Niente.
Sir Charles guarda con attenzione la tavola e rimane inorridito dalle caviglie larghe e le espressioni poco reali dei protagonisti; così decide di lasciare l’opera lì dov’è e di andare avanti con il suo incarico.
Passano 20 anni e la Flagellazione di Cristo resta sempre ad Urbino.
Poi arriva Giovan Battista Cavalcaselle, il quale, venuto a conoscenza della tavola di Piero tramite il suo amico Charles Eastlake il lavoro di Piero rimane ad Urbino per altri anni, finché Giovan Battista Cavalcaselle, decide di andarla a vedere con i suoi occhi.
Diversamente da Charles, Cavalcaselle capisce che si tratta di un prodotto di altissima qualità, e per riportarlo al suo antico splendore, decide di farlo restaurare.
Ma non tutto va per il verso giusto.
Cioè?
I lavori di restauro non vengono fatti con la giusta attenzione e causano più danni che altro.
Dalla tavola vengono cancellati importanti dettagli come un’iscrizione latina “Convenerunt in unum” che c’era prima.
Passano molto altro tempo ed arriviamo al 1916, anno in cui la tavola viene portata a Palazzo Ducale, dove si trova tutt’ora.
Devo dirti un’ultima cosa a proposito della storia del lavoro di Piero.
Nel 1975, infatti, questa tavola e la Madonna di Senigallia (un altro suo importante lavoro), sono stati rubati dal Palazzo Ducale.
Il furto è avvenuto il 6 febbraio 1975. Quel giorno un ladro ha trafugato le 2 opere senza destare sospetti.
Fortunatamente, il 22 marzo dello stesso anno, i lavori di Piero sono stati ritrovati a Locarno (in Svizzera) e sono stati riportati al Palazzo Ducale.
DESCRIZIONE
Voglio farti conoscere per bene questa tavola. Guardala con attenzione.
Quest’opera ne ha viste di tutti i colori: restauri fatti male, furti e soprattutto danni molto gravi.
Quali danni?
Sono stati fatti 3 grandi tagli orizzontali che hanno compromesso l’intera opera; il tempo, poi, ha contribuito a far sbiadire i colori, rendendoli scuri e non più splendenti come in origine.
Ma quale è il soggetto dell’opera?
Come avrai potuto intuire dal titolo, si tratta del momento in cui Cristo viene torturato a colpi di frusta; di lì a poco, Gesù verrà costretto a portare la croce sulle spalle fino al monte Golgota, dove poi verrà crocifisso.
Non noti niente di strano?
Sto parlando della scelta del soggetto.
I colleghi di Piero che hanno scelto di ritrarre lo stesso soggetto – prima di lui -, hanno sempre preferito dipingere Cristo sulla croce, lasciando poco spazio alla precedente tortura.
Ma la storia presto cambierà: altri importanti pittori seguiranno la strada creata da Piero, come ad esempio Caravaggio Flagellazione di Cristo.
Sai quale è il fatto più curioso?
Il tema di Cristo fustigato, nel ‘400 era riservato esclusivamente alle predelle e non a delle tavole così grandi.
Sai cos’è una predella?
Te lo dico io.
Si tratta di una tavoletta rettangolare e che di solito fa parte di più opere e che puoi trovare sotto le pale d’altare conservate nelle chiese.
Ma Piero non è stato il primo a scegliere un soggetto fuori dagli schemi.
Prima di lui ci sono stati i lavori di Jacopo Bellini e Luca Signorelli.
E la versione di Piero cos’ha di così speciale?
Guardala con attenzione.
Ti renderai conto che la tavola è divisibile in 2 scene completamente staccate tra loro:
- A sinistra all’interno di un antico edificio c’è Cristo legato ad una colonna circondato da aguzzini che lo colpiscono mentre un uomo seduto sta osservando – impassibile – la terribile scena
- A destra ci sono 3 persone impegnate a discutere e che ignorano ciò che accade alle loro spalle
Cosa significa tutto questo?
Ora ti spiego tutto.
Come puoi vedere, c’è una colonna di epoca classica con tutte le scanalature ed un capitello tutto decorato che divide le 2 scene.
Fin qui niente di strano, ma guardando più da vicino puoi vedere che qualcosa non va.
Guarda i piedi dei 3 uomini sulla destra.
Quello al centro vestito di rosso è scalzo!
Perché non indossa delle calzature?
C’è un motivo ben preciso che ti spiegherò tra poco.
Dà un’occhiata all’uomo a sinistra del giovane scalzo.
I suoi vestiti sono molto diversi da quelli degli altri protagonisti, vero?
La tunica scura di colore rosso e lo strano cappello fanno parte dei tipici abiti orientali, sicuramente appartengono al mondo bizantino.
Si tratta di vestiti che venivano indossati di solito dagli uomini che dovevano intraprendere dei lunghi viaggi.
Ma c’è dell’altro.
Guarda con attenzione le mani di quest’uomo misterioso.
Cosa sta facendo?
Sembra che stia dicendo agli altri 2 uomini di fare silenzio così che lui possa parlare senza problemi.
Quindi c’è il giovane scalzo e l’uomo orientale.
Chi è l’anziano sulla destra?
Se guardi bene, puoi notare che indossa un vestito finemente decorato color oro ed azzurro, e poi ha i capelli molto corti.
Adesso guarda la scena di sinistra, quella con Cristo che viene torturato.
Qui ci sono un sacco di dettagli importanti e di cui voglio parlarti.
Cominciamo dal piccolo pavimento alla base dell’edificio sulla sinistra.
Immagino che tu abbia notato che è totalmente diverso dal pavimento del resto del quadro.
Infatti è bianco e nero a scacchi. Tutt’intorno, invece, è marrone e bianco ed ha una trama differente.
Oltre al pavimento, devo parlarti dei 3 uomini che sono attorno a Cristo e lo stanno colpendo.
Se guardi bene, puoi renderti conto che il loro abbigliamento appartiene ad un altro periodo storico rispetto a quello indossato dai protagonisti a destra!
I vestiti non sono l’unica cosa strana.
Guarda i loro movimenti, ad esempio: quello sulla sinistra è impegnato a frustare Cristo con tutta la sua forza, ma sta muovendo soltanto le braccia.
Le gambe sono immobili.
L’uomo al centro, invece, ha un vestito grigio chiaro ed un turbante e non partecipa alla violenza.
Sta soltanto guardando impassibile la scena, mentre con la mano sinistra accenna ad un movimento simile a all’uomo orientale (di cui ti parlavo prima e che sta nel gruppo di destra in primo piano), come se volesse dire “Calma” o cose del genere.
L’ultimo aguzzino – a destra – dimostra invece la grande abilità nel saper dipingere personaggi dinamici da parte di Piero della Francesca.
Sta per scoccare un potentissimo colpo di frusta alla sua vittima, e per usare tutta la sua forza, scarica il peso del proprio corpo sulla gamba posteriore, lasciando l’altra tesa e pronta per lo slancio.
Ora voglio parlarti della colonna a cui è incatenato Cristo.
Guardandola così ti sembrerà un oggetto come tanti altri, ma ti assicuro che nasconde degli interessanti dettagli.
Dà un’occhiata alla sommità della colonna: l’hai vista la statua d’oro?
È una piccola decorazione che risale a tempi antichi e che si richiama alle grandi statue di Costantino, del dio greco Apollo o Heliòs, il dio del sole.
Cosa c’entrano questi riferimenti antichi con un’opera cristiana?
In realtà è un particolare molto importante, infatti mette in evidenza un ulteriore legame con il mondo bizantino.
Quest’ipotesi è ulteriormente rinforzata anche dalla presenza del misterioso uomo seduto sul trono a sinistra di Cristo.
Chi è?
Se facciamo affidamento ai Vangeli, dovrebbe trattarsi – quasi sicuramente – di Ponzio Pilato, ovvero l’uomo che ha detto al popolo di scegliere di liberare Cristo o Barabba, condannando di fatto l’altro alla morte.
Ma qualcosa non va.
Ancora una volta, sono i vestiti a rivelare importanti informazioni sui protagonisti di quest’opera.
L’abbigliamento indossato da questo possibile Ponzio Pilato non hanno nulla a che fare con il periodo in cui è vissuto Cristo, anzi, guardandoli bene si vede che appartengono alla tradizione orientale.
Ed allora tutto cambia.
In questo caso, quest’uomo non è più Ponzio Pilato, bensì Giovanni VIII Paleologo, importante esponente del mondo bizantino e che è giunto in Italia soltanto 20 anni prima che Piero realizzasse questa tavola.
Ed allora l’uomo di spalle con il turbante chi è?
Se quello sul trono è Giovanni VIII Paleologo, questo potrebbe essere un turco ottomano.
Poi hai visto che sui gradoni sotto al trono c’è un’iscrizione?
Si tratta di una scritta romana che dice che è stato Piero a realizzare quest’opera. C’è scritto “OPUS PETRI DE BVRGO S(AN)C(T) SEPVLCRI”, ovvero “Opera di Pietro dal Borgo di San Sepolcro”.
San Sepolcro è la città natale di Piero della Francesca.
Ma adesso basta parlare dei personaggi.
Concentrati per un momento sull’ambiente circostante, ed in particolare nell’edificio in cui Cristo è tenuto prigioniero.
Che posto è?
Ci sono un paio di risposte a questa domanda, ed entrambe sono molto valide:
- Potrebbe essere un qualsiasi edificio italico del ‘300/’400
- Potrebbe essere una riproduzione del Duomo di Ferrara, il cui campanile è stato realizzato dal leggendario architetto Leon Battista Alberti
Cosa c’entra Leon Battista Alberti ora?
Dà un’occhiata all’immagine qui sotto.
Secondo te si assomigliano?
Ma c’è un altro particolare di cui ti voglio parlare.
Guarda dietro alla testa del ragazzo scalzo sul lato destro dell’opera.
L’hai vista la chioma di quell’albero?
È un albero di lauro, ed il fatto che si trovi nascosto in questa struttura, vuol dire che lì dietro potrebbe esserci un piccolo giardino recintato.
C’è qualcosa da dire a proposito dei colori usati da Piero?
In realtà si.
Il pittore ha usato dei toni precisi e forti, ma il passare del tempo ha soltanto peggiorato le cose, rendendoli molto più chiari e rovinati.
Ma dopo aver visto i personaggi, i luoghi ed i colori, non hai notato niente di strano?
Guarda le espressioni dei protagonisti.
Non trovi che siano un po’ troppo tranquilli?
Assistere ad una scena così violenta non è una cosa da tutti i giorni, e nonostante ciò, non provano alcuna emozione.
E lo stesso discorso vale anche per il trio di personaggi a destra, i quali ignorano completamente la sofferenza di Cristo e continuano a farsi gli affari propri.
Una scena di indifferenza simile mi ricorda molto quella del San Sebastiano di Dresda di Antonello da Messina. In quel caso i passanti ignoravano completamente la sofferenza del protagonista in primo piano.
ILLUMINAZIONE
La luce in questa scena è importantissima, quindi, fa attenzione a ciò che sto per dirti.
Prima ti ho spiegato che la tavola è divisa in 2 parti: a sinistra c’è chi flagella Cristo e a destra ci sono quelli che chiacchierano tra loro.
La luce che colpisce il terzetto di destra proviene da sinistra ed illumina tutta la scena eccetto l’edificio in cui c’è Gesù con gli aguzzini.
La storia cambia se parliamo di questo piccolo spazio chiuso: qui ci sono più fonti di luce.
Cosa significa?
Te lo spiego subito.
La “stanza” è illuminata soprattutto grazie alle grandi aperture frontali dell’edificio, ma poi c’è un’altra fonte di luce che va da destra a sinistra nella parte centrale (coinvolgendo Cristo, la colonna a cui è bloccato, la statua dorata, l’imperatore, i gradini del trono ed il primo portale).
La terza fonte di luce, infine, proviene da Cristo stesso.
Cioè?
È come se emanasse un forte bagliore che illumina ancora di più l’ambiente circostante, lasciando in ombra i suoi aggressori e l’uomo sul trono.
Ma fa attenzione: l’imperatore sul trono è totalmente differente da quelli che stanno frustando Gesù
E la differenza si intuisce soprattutto per via dei suoi vestiti e dal fatto che sia così distante da loro.
PERSONAGGI
Voglio svelarti tutto a proposito dei protagonisti di questa tavola di Piero della Francesca.
Guarda i 3 uomini che parlano in primo piano a destra.
Ti ho parlato a lungo di loro, ma non ti ho detto chi sono.
A questo proposito, gli studiosi hanno cercato in tutti i modi di scoprire la loro identità: hanno analizzato i loro lineamenti, cercato corrispondenze nei vestiti e studiato con attenzione ogni genere di dettaglio (come i piedi scalzi del ragazzo al centro del trio).
Questo ragazzo biondo, per molti, potrebbe appartenere alla famosa famiglia da Montefeltro, e gli altri 2 diventerebbero – di conseguenza – i loro alleati politici.
Chi sono di preciso?
Il ragazzo scalzo potrebbe essere Oddantonio Montefeltro, fratellastro del più famoso Federico da Montefeltro.
E cos’ha di speciale?
Te lo spiego subito.
Oddantonio è caduto vittima di una congiura nel 1444, ed è morto all’età di 17 anni.
Dà un’occhiata ai suoi movimenti.
Non trovi che la sua posizione assomigli molto a quella di Cristo sul lato sinistro della scena?
In effetti, qualche somiglianza c’è.
E con questo?
La loro somiglianza non farebbe altro che mettere in risalto il ruolo di vittima di Oddantonio.
Se così fosse, chi sarebbero i 2 uomini che lo affiancano?
Proseguendo con questa identificazione, ci sono ulteriori ipotesi a proposito dell’identità dei 2 uomini.
Potrebbero essere:
- Federico da Montefeltro (a destra) e suo figlio Guidobaldo da Montefeltro (sinistra)
- Manfredo del Pio da Cesena e Tommaso di Guido dell’Agnello, 2 consiglieri che hanno causato l’assassinio del giovane Oddantonio per via della loro pessima politica
- I contabili delle famiglie Serafini e Ricciarelli, responsabili della morte del giovane Montefeltro
- Guidantonio da Montefeltro (destra), cioè il padre di Federico ed Oddantonio da Montefeltro; l’uomo a sinistra, invece, potrebbe essere Giovanni VIII Paleologo, oppure un suo messaggero dell’impero bizantino
Ma c’è dell’altro.
Scartiamo – per un momento – la storia dei Montefeltro, l’impero bizantino e tutto il resto e pensiamo a questo lavoro di Piero come una semplice rappresentazione religiosa.
Cosa cambia?
In questo modo i 3 uomini potrebbero essere riconosciuti come dei sacerdoti, i quali non hanno avuto la forza di controbattere alla decisione di Ponzio Pilato a proposito della condanna di Cristo.
Non volendo essere riconosciuti come responsabili di questa terribile vicenda e non volendo avere il sangue di Gesù sulle loro mani, decidono di tenersi a distanza dal luogo di tortura.
Ma ci sono un sacco di altre interpretazioni di questa misteriosa tavola di Piero della Francesca.
Eccotene un altro paio:
- Il giovane biondo e scalzo potrebbe simboleggiare la parte complementare di Cristo, ovvero lo Spirito Santo; potrebbe anche trattarsi di un angelo (i quali di solito venivano rappresentati biondi e con occhi chiari), che si trova al centro tra la Chiesa latina (rappresentata dall’uomo di destra) e quella ortodossa (simboleggiata dall’uomo con abiti esotici a sinistra)
- Il terzetto potrebbe simboleggiare anche l’ebraismo, il paganesimo ed il neoplatonismo, 3 scuole di pensiero differenti
COMPOSIZIONE
La matematica riveste un ruolo fondamentale nel lavoro di Piero della Francesca.
Cioè?
Ora ti faccio capire.
I personaggi, l’ambiente ed ogni singolo dettaglio è stato studiato con grande attenzione.
Vuoi una prova?
Per far si che le 2 parti del dipinto fossero perfettamente proporzionate, Piero si è servito della legge della sezione aurea (è la parte di una linea divisa in 2 parti diverse e la sua lunghezza ha una proporzione matematica particolare alla parte di linea restante), molto evidente sia in primo piano sia nel luogo della tortura.
Poi c’è anche la linea di fuga della trave che copre il luogo della flagellazione di Cristo. Se proviamo a prolungarla accade una cosa molto interessante.
Hai notato come “tagli” perfettamente la testa di Cristo e si evidenzi nuovamente nella fuga della fascia del pavimento che sotto i piedi del ragazzo a sinistra?
C’è dell’altro.
La linea di fuga del cornicione del palazzo color rossa “taglia” la testa del giovane biondo e tracciandola, finisce parallela alla gamba dell’aguzzino che sta alla destra di Cristo.
Ma perché tutta questa attenzione per la matematica?
Devi sapere che Piero era affascinato dalla filosofia platonica e cercava di inserire i valori questa scuola di pensiero nelle sue opere.
Voglio dirti un’altra cosa.
Alcuni studiosi hanno voluto riproporre, come se disegnassero una pianta, il pavimento della scena e con un paio di calcoli inerenti alla possibile distanza dello spettatore, è saltato fuori che quel misterioso uomo orientale ritratto di spalle e che assiste alla flagellazione di Cristo, combacia perfettamente ad un quarto possibile interlocutore al terzetto che sta a destra.
Non trovi che sia straordinario?
Sono dettagli che non si individuano facilmente, soprattutto se guardi il quadro velocemente e con poca attenzione.
Sapevi che sia il gruppo dei protagonisti di destra che quelli di sinistra sono appoggiati su quadrati del pavimento delle stesse identiche dimensioni?
In questo modo la composizione risulta bilanciata e geometricamente perfetta.
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