Voglio farti conoscere un fantastico capolavoro realizzato nel ‘400. Si tratta di una famosa tavola realizzata da uno dei più grandi pittori della storia dell’arte moderna: Piero della Francesca. Sono certo che avrai già sentito parlare di molte sue opere, ma oggi voglio farti conoscere un lavoro che riassume molti aspetti della sua abilità pittorica e del suo stile. Oggi voglio parlarti della Pala di Brera.
Ci sono un po’ di cose che devo dirti su questo capolavoro.
E per spiegarti tutto per bene ho deciso di scrivere questo articolo.
Una volta che avrai finito di leggerlo, posso assicurarti che:
- Conoscerai l’intera storia della Pala di Brera Piero della Francesca
- Capirai l’importanza di molti particolari e dettagli presenti nella composizione
- Scoprirai il motivo per cui c’è un uovo sospeso per aria nella parte superiore dell’opera
E molto altro ancora.
Sei pronto per conoscere per bene questa tavola? Cominciamo.
Data di realizzazione: 1472
Dimensioni: 248 x 170 cm
Dove si trova: Pinacoteca di Brera, Milano
STORIA
Prima di cominciare a raccontarti tutta la storia di questa tavola, devo dirti una cosa molto importante.
Cioè?
Questo lavoro ha più di un titolo.
Infatti molti si riferiscono all’opera di Piero della Francesca chiamandola:
- Pala Brera
- Pala Montefeltro
- Sacra Conversazione con la Madonna col Bambino, sei santi, quattro angeli e il donatore Federico da Montefeltro
Sai perché ha così tanti nomi diversi?
Perché ciascuno di essi ha a che fare con un aspetto importante della composizione.
Non preoccuparti.
Tra poco capirai tutto.
Chi ha commissionato quest’opera?
Probabilmente è stato Federico da Montefeltro.
Hai mai sentito parlare di lui?
Si tratta di uno dei più celebri condottieri vissuti nel ‘400.
Nel corso della sua vita ha governato ad Urbino e si è dimostrato un’ottima guida militare.
E non solo.
È stato un grande amante dell’arte.
Infatti ha investito molto denaro in questo campo, finanziando la realizzazione di moltissime opere.
E forse non lo sai, ma è stato un grande amico di Piero della Francesca.
Conoscendo quest’ultimo (ed il suo talento) non si è fatto sfuggire l’occasione di commissionargli diverse opere.
Una delle più celebri è proprio la Sacra Conversazione di cui ti sto parlando ora.
Per quale motivo ha chiesto una tavola del genere?
Bella domanda.
Oggi molti studiosi stanno cercando ancora una delle risposte.
Anche se – a dire la verità – una delle ipotesi più accreditate potrebbe riguardare la celebrazione della nascita di Guidobaldo da Montefeltro, figlio di Federico.
In effetti il piccolo è nato nel 1472, lo stesso anno in cui il lavoro di Piero della Francesca pala di Brera è terminato.
Ma diamo per scontato che sia così per un momento.
Se questa ipotesi fosse vera, il Bambino addormentato al centro di questa complessa scena potrebbe richiamare al piccolo Guidobaldo.
Ma se così fosse, anche la Vergine Maria qui presente potrebbe avere un legame con una persona reale.
Ah sì? E chi sarebbe?
Battista Sforza, la moglie di Federico da Montefeltro.
Il committente potrebbe aver pensato di “inserire” la donna perché è morta proprio nel 1472.
Ed è stata sepolta a San Bernardino ad Urbino.
E questo cosa c’entra?
È un dettaglio molto importante.
La destinazione originale di questo lavoro infatti era l’altare maggiore della chiesa di San Bernardino.
E come ha fatto ad arrivare alla Pinacoteca di Brera?
Ora te lo spiego.
La pala Montefeltro Piero della Francesca (l’opera ha anche questo titolo per via del legame con il committente) è stata portata a Milano nel 1811.
Per quale motivo?
Perché in quell’anno Napoleone Bonaparte ha dato il via ai furti d’arte in Italia.
Furti d’arte?
Proprio così.
Devi sapere che nel corso delle sue campagne militari, il condottiero francese ha invaso molti territori europei con il uso esercito.
E non perdeva mai occasione per sottrarre i capolavori nelle città in cui passava per portarli in Francia come bottino di guerra.
Nella lunga lista delle opere rubate da Napoleone c’è anche la famosa Adorazione dei Magi di Gentile da Fabriano.
E la pala realizzata da Piero che fine ha fatto?
Non è arrivata in Francia ma è stata spostata a Milano.
Ed è rimasta sempre lì, entrando a far parte della collezione della Pinacoteca di Brera.
Ma c’è dell’altro che devi sapere.
Che cosa?
Anche se Piero della Francesca ha terminato l’opera nel 1472, sembrerebbe che un altro artista ci abbia “messo le mani” successivamente, modificando alcuni dettagli.
Per esempio?
Le mani del duca (presente nella composizione) pare che siano state realizzate da un pittore spagnolo di nome Pedro Berruguete.
Si tratta di un’artista presente nella corte di Federico.
Più tardi – quando ti parlerò della descrizione dell’opera – ti dirò di più.
Adesso voglio spiegarti un’altra cosa molto importante.
Devi sapere che il critico d’arte Carlo Ludovico Ragghianti ha avanzato l’ipotesi che questa Sacra Conversazione Piero della Francesca in origine doveva essere più grande di com’è ora.
Quindi? Cosa le è successo?
Forse nel corso del tempo la tavola è stata tagliata su tutti i lati.
Perché? Come fa ad esserne sicuro?
Gli è bastato guardare con attenzione un dettaglio fondamentale.
Quale?
Pensaci un momento.
Su entrambi i lati in primo piano si vedono appena una coppia di pilastri laterali, i quali però paiono “tagliati”.
E poi non è la prima volta che il Ragghianti nota una cosa del genere in un lavoro di Piero della Francesca.
Davvero?
Certo che sì.
Anche nel caso dell’Annunciazione di Perugia si è reso conto che c’è stata la stessa modifica.
Nel caso della Pala di Brera ha visto che l’armonia generale dell’opera non era perfetta.
E poi c’era qualcosa di strano tra il folto gruppo di personaggi nella sezione inferiore ed il grande vuoto della parte superiore.
Gli studiosi sono d’accordo con le affermazioni del Ragghianti?
Pare proprio di sì.
Incuriositi dalle sue affermazioni gli esperti hanno fatto dei nuovi esami.
E pare che la composizione sia stata effettivamente “ridotta”.
Lungo i bordi della tavola – infatti – mancano quelle tradizionali sbavature di colore che si trovano in qualsiasi opera finita.
Così hanno concluso che questa Pala di Brera è stata tagliata sui 4 lati e poi è stata piallata ai bordi.
Ma perché ha subito questi tagli?
La ragione è ignota.
DESCRIZIONE
Guarda con attenzione questo lavoro.
Nella Sacra Conversazione di Piero della Francesca riassume tutto ciò che l’artista ha imparato nel corso degli anni.
Per esempio?
La prospettiva.
Devi sapere che il ‘400 è un periodo fondamentale per la storia dell’arte.
Piero (e molti altri artisti) stanno sperimentando dei nuovi approcci a proposito della visualizzazione nelle opere d’arte.
E questa pala cosa ha di tanto speciale?
È davvero innovativa.
Pensa che in quegli anni i polittici erano estremamente richiesti.
Polittici?
Sì.
Sono delle opere d’arte che comprendono un dipinto principale corredato da alcuni scomparti laterali ritraenti delle scenette secondarie.
La tavola di Piero invece è uno dei primi esempi in assoluto con protagonista la Sacra Conversazione in verticale e soprattutto da sola.
Quando questo lavoro sarà pronto, molti artisti rimarranno affascinati dalla novità e seguiranno l’esempio di questo celebre artista.
PERSONAGGI
Lascia che ti presenti i protagonisti di questa composizione.
Cominciamo con il guardare la donna al centro.
Lei è la Madonna.
Sta seduta su un trono ed ha le mani giunte in preghiera verso Gesù Bambino.
Il piccolo sta dormendo mentre intorno a lui si stringono diverse persone.
Ma concentriamoci un attimo sul Bambino.
C’è un piccolo dettaglio di cui voglio parlarti.
Quale sarebbe?
Quel ciondolo di corallo che porta al collo.
Piero della Francesca lo ha reso con un rosso molto intenso, tipo color sangue.
Quindi?
Questo oggetto ha un ruolo simbolico.
Rimanda alla vita, alla morte e alla futura resurrezione di Cristo.
E a questo proposito c’è anche un altro aspetto da considerare.
Quale?
La posizione in cui il Bambino sta dormendo assomiglia molto a quella di quando il suo corpo sarà senza vita dopo essere stato crocifisso.
Ma vogliamo parlare di dove è appoggiato il trono?
È un dettaglio fantastico.
Questo è un raro tappeto che proviene dall’Anatolia, una lontana regione dell’Asia.
E cosa ci fa in questa scena?
È un particolare che serve ad impreziosire tutta la composizione, proprio come i migliori capolavori dell’arte fiamminga.
Per capire di cosa sto parlando, ti basta osservare il ritratto dei coniugi Arnolfini.
In quel caso dettagli del genere abbondano in tutta la composizione.
Ma andiamo avanti.
Lascia che ti parli degli altri protagonisti.
Alle spalle di Maria ci sono 4 angeli: 2 a sinistra ed altri 2 a destra.
Prima di svelarti l’identità di tutti gli altri personaggi, voglio farti notare una cosa.
Hai visto che tutti i protagonisti sono disposti a semicerchio?
Si tratta di un’impostazione abbastanza strana per un’opera del ‘400.
Perché Piero della Francesca li ha disposti in questo modo?
A dire la verità, forse l’idea non è stata dell’artista, ma del committente Federico da Montefeltro.
E perché lo avrebbe fatto?
Sempre per una questione simbolica.
Tutte le persone che si stringono attorno alla Vergine ed il Bambino potrebbero rappresentare la pietà filiale.
Pietà filiale? Cosa sarebbe?
È una virtù che riguarda il prendersi cura – da parte dei figli – dei genitori e degli anziani.
Quindi questa è la prima opera d’arte in assoluto nella storia dell’arte italica i cui protagonisti sono a semicerchio?
Forse no.
Le fonti indicano che forse c’è forse ci sono dei precedenti in alcune opere del Vivarini e in un polittico di Antonio da Ferrara conservato nella chiesa di San Donato ad Urbino del 1439.
Ora è il momento che ti faccia conoscere gli altri personaggi di questa scena.
Per esempio hai visto l’uomo inginocchiato con indosso l’armatura che si trova in basso a destra?
Lui è il duca Federico da Montefeltro, il committente dell’opera.
Piero lo inserisce in questa composizione con addosso l’armatura, spada ed un piccolo mantello.
In segno di rispetto per le figure celesti che ha davanti a sé ha messo a terra l’elmo.
Hai notato che l’elmo è un po’ ammaccato?
È sempre per una questione simbolica.
La protezione danneggiata allude al dolore che caratterizza la vita umana.
L’altra parte di armatura che ha rimosso invece serviva a proteggere le mani.
In questo modo può unire le mani in preghiera.
In segno di rispetto per le figure davanti a sé ha posto a terra l’elmo (questo è un po’ ammaccato e simboleggia il dolore della vita umana) e parte dell’armatura che protegge le braccia ed ha le mani in preghiera.
Ma non è tutto.
Piero è un perfezionista.
Così ha dipinto tutti i riflessi metallici che l’impatto della luce provoca sull’armatura di Federico da Montefeltro.
Ed anche la spada che porta legata in cintola è decorata nei minimi dettagli.
Dà un’occhiata all’elsa.
È meravigliosa.
Ma aspetta un momento.
Le mani del Montefeltro hanno qualcosa che non va.
Cioè?
Sembrano un po’ “diverse” dal resto della composizione.
Sono troppo morbide e tondeggianti.
E si sa, lo stile di Piero della Francesca è celebre per la sua perfezione geometrica e finezza.
I critici si sono resi conto immediatamente di questo particolare ed hanno scoperto che è stato un altro pittore a realizzarle.
Chi?
Pedro Berruguete, il pittore spagnolo che si trovava nella corte del Montefeltro a cui ho accennato prima mentre ti raccontavo la storia di questa tavola.
A proposito del duca, devo dirti un’altra cosa.
Sai il perché è stato ritratto con il lato sinistro della faccia rivolta verso di noi?
Accade lo stesso nel Doppio ritratto dei duchi d’Urbino (sempre di Piero della Francesca).
La spiegazione è molto semplice.
Durante un torneo di combattimento Federico è stato colpito sul lato destro del volto ed è stato sfregiato.
Così nelle opere d’arte fa ritrarre la parte del volto non ferita.
E non è tutto.
Nelle antiche opere d’arte a tema cristiano, i mortali che comparivano nelle scene in compagnia di esseri celesti venivano ritratti con dimensioni molto ridotte rispetto a quest’ultimi.
Ma non in questo caso.
Se guardi con attenzione puoi renderti conto che Federico da Montefeltro è grande tanto quanto uno dei santi – o angeli – presenti.
E poi non viene posto nemmeno a distanza da queste figure celesti, anzi, partecipa attivamente alla scena.
Ma adesso andiamo avanti.
Lascia che ti presenti gli altri protagonisti.
Cominciamo da sinistra e poi andiamo progressivamente verso destra.
Il primo uomo che incontriamo ha capelli lunghi ed una barba incolta.
Lui è San giovanni Battista.
È il cugino di Gesù ed è stato colui che lo ha battezzato.
Cosa ci fa in questa scena?
Devi sapere che nella città di Gubbio c’è una chiesa dedicata a lui.
E questo cosa c’entra?
Questa è la città in cui è morta Battista Sforza, la moglie di Federico da Montefeltro.
Subito dopo il Battista c’è un altro uomo.
Lui è San Bernardino da Siena, un religioso e teologo vissuto nel 4° secolo dopo Cristo.
Il motivo della sua presenza è semplice.
Bernardino e Federico da Montefeltro sono vissuti negli stessi anni.
Si conoscono e poi Bernardino è diventato anche il confessore del duca (e sono anche amici).
Accanto a lui c’è San Girolamo.
Nel corso della sua vita ha tradotto in latino molti testi dell’Antico Testamento e successivamente anche la Bibbia.
Questo è un personaggio molto amato ed apprezzato dai pittori.
Alcune delle opere più famose che lo riguardano sono i tre ritratti di San Girolamo di Caravaggio.
Il santo – oltre ad essere un eccezionale studioso – è stato un eremita.
Per tale motivo in questa scena indossa delle vesti molto semplici.
Ma cosa sta facendo?
Si sta battendo il petto con l’aiuto di un sasso (un simbolo con cui viene ritratto molto spesso).
Questo era il gruppo di santi sul lato destro della scena.
Ora ti parlerò dell’altro trio.
Il primo che si vede alla destra della Vergine è San Francesco d’Assisi.
Lui è passato alla storia per la sua celebre vita condotta in povertà, per la sua bontà e per la leggendaria armonia con la natura.
Le stimmate che mostra sono una prova schiacciante che si tratta proprio di lui.
Perché è stato scelto proprio lui e non un altro Santo per essere ritratto in questo lavoro?
Forse perché la chiesa di San Donato degli osservanti apparteneva all’ordine francescano.
San Donato degli osservanti? Cosa c’entra?
Questa chiesa ha ospitato per un periodo la tomba di Federico da Montefeltro.
Alle spalle di San Francesco c’è un uomo con un taglio in testa.
Lui è Pietro da Verona (o San Pietro Martire).
Perché ha un enorme taglio sulla testa?
Quello è il simbolo del martirio.
La storia racconta che sia stato accoltellato con un falcastro (una sorta di spada) da dei sicari nella foresta di Seveso.
Il frate è stato attaccato mentre si stava dirigendo a piedi a Milano.
Pietro nel corso della sua vita ha avuto un obiettivo: debellare le eresie.
Ed ha dato un grande aiuto in quest’ambito.
L’ultimo santo di cui devo parlarti è San Giovanni Evangelista.
Lui è uno dei 12 apostoli.
E poi e l’autore del Vangelo di Giovanni.
Qui viene ritratto con un libro tra le mani e con un mantello rosa su una spalla.
Loro sono i protagonisti della Pala di Brera.
Ma prima di andare avanti voglio farti notare degli altri piccoli dettagli.
Per esempio?
La croce che San Francesco regge con una mano.
È caratterizzata da un sacco di riflessi per via della luce che la colpisce.
Si tratta sicuramente di un dettaglio influenzato dalla pittura fiamminga.
CONCHIGLIA ED UOVO
Sono sicuro che li hai notati anche tu.
Di cosa sto parlando?
Della conchiglia e dell’uovo che si vedono nella parte superiore della scena.
Lascia che ti spieghi qual è il loro ruolo.
Per prima cosa, quella conchiglia non sta fluttuando per aria.
È stata scolpita nella calotta della piccola cupola.
Al centro di questa strana formazione in marmo c’è appeso un uovo.
E quello è un uovo di struzzo.
Un uovo di struzzo?
Proprio così.
E non è un caso che sia posto precisamente sopra la testa di Maria.
E Piero della Francesca lo ha fatto apposta.
Ha messo questo piccolo dettaglio in risalto con tutta la luce possibile.
Ma cosa c’entrano una conchiglia ed un uovo in questa tavola?
Ora ti spiego tutto.
La conchiglia è un tipico simbolo di Venere (o Afrodite), la dea greco-romana della bellezza.
In più di qualche opera questo elemento ha un ruolo fondamentale, come si vede nella Nascita di Venere di Botticelli per esempio.
In questo caso però la conchiglia ha a che fare con la Vergine Maria.
Per quale motivo?
Questo oggetto indica che lei è la nuova Venere.
Lei è il simbolo della bellezza eterna.
E non solo.
La conchiglia allude anche al ruolo della natura che dà la vita.
E l’uovo di struzzo invece?
Nella tradizione è il simbolo della perfezione divina.
Ma voglio farti notare un’altra cosa.
Se tracciamo una linea dall’alto (detta asse mediano) che attraversa esattamente il centro della composizione, ti renderai conto che l’uovo non viene “diviso” esattamente a metà.
E perché? Si tratta di un errore?
Assolutamente no.
Essendo il simbolo della perfezione divina non ha bisogno di sottostare alle regole della ragione (come in questo caso quelle geometriche), ma si pone al di sopra di esse.
Poi alcune fonti antiche indicano quest’uovo come un simbolo della verginità di Maria.
Qual è il nesso?
Tutto ha che fare con l’antico mito greco di Leda ed il Cigno.
Ti racconto la storia molto brevemente.
Zeus, il padre degli dei dell’Olimpo si innamora di una mortale di nome Leda.
Così si trasforma in un cigno e la seduce sulle rive del fiume Eurota.
Quella stessa notte la donna giace anche con il marito Tindaro.
Così Leda rimane incinta e tempo dopo nascono 4 figli.
Ma non si tratta di un parto normale.
Cioè?
I figli vengono alla luce in delle uova e sono:
- Castore
- Polluce
- Elena
- Clitennestra
Sono tutti figli di Zeus? O alcuni sono di Tindaro?
Difficile dirlo.
Alcuni affermano che tutti e 4 siano figli di Zeus, mentre altri dicono che lo siano soltanto Polluce ed Elena.
Castore e Clitennestra, invece, sarebbero figli di Tindaro.
Quindi cosa ha che fare l’uovo con tutta questa storia?
Non ho ancora finito.
Secondo la tradizione il re di Sparta Tindaro aveva nel tempio un uovo appeso simile a quello che si vede nell’opera di Piero.
Nella leggenda quell’uovo allude al legame di Leda con Zeus.
E tutto ciò cosa c’entra con la Vergine Maria?
Ti ricordo che Maria è rimasta incinta per mezzo dei raggi divini dello Spirito Santo, mentre Leda è stata ingravidata da un cigno.
In entrambi i casi c’è stato l’intervento di forze sovrannaturali.
Ma c’è dell’altro.
L’uovo è anche simbolo di vita.
Tenendo in considerazione ciò i critici hanno pensato che quest’opera potesse avere un qualche legame con la nascita del figlio di Federico da Montefeltro.
E perché è stato scelto proprio un uovo di struzzo?
Perché questo animali (assieme al ciondolo di corallo) è uno dei simboli di questa famiglia.
Infine l’uovo è illuminato in ogni suo angolo.
Dà quasi la sensazione che sia lui il vero protagonista di tutta la composizione, come se fosse il centro dell’Universo.
AMBIENTE
La scena è ambientata in una chiesa.
Quella che si vede alle spalle dei protagonisti è l’abside.
L’abside?
Sì.
È la struttura circolare che si trova sul fondo della chiesa.
In questo caso è davvero molto grande ed è abbastanza distante dai personaggi.
L’artista per realizzare questo spazio si è ispirato a qualche ambiente esistente?
Sì, probabilmente alla chiesa di San Bernardino.
Nel dettaglio dietro si vede un grande arco di trionfo sorretto da delle paraste e con una fascia di marmo rosso.
Nella parte superiore invece si apre una volta a botte e con dei cassettoni scolpiti con delle rosette.
E voglio svelarti una piccola curiosità.
Le regole dell’architettura classica prevedevano che il numero dei cassettoni fosse dispari.
E qui è proprio così.
A destra e sinistra si intravedono altri 2 archi.
Dopo averti parlato dello spazio, voglio dirti un paio di cose sulla geometria dell’opera.
Cioè?
Il punto di fuga (il punto dove convergono tutte le linee prospettiche si riuniscono) si trova all’altezza degli occhi della Vergine.
E poi la forma geometrica dell’uovo ricorda quella del volto di Maria.
Infine il cerchio ha un ruolo fondamentale in quest’opera.
Il cerchio?
Pensa che in questa composizione l’armonia è data dalla ripetizione di questa forma.
La volta a botte in alto infatti segue un arco che viene ricalcato dai personaggi nella parte inferiore.
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