Data di Realizzazione | 230-220 a.C. |
Altezza | 73 x 185 cm |
Materiale | Marmo |
Dove si Trova | Musei Capitolini, Roma |
Caratteristiche chiave
- Non si sa chi l’ha realizzata con certezza, forse è stato Epigono, lo scultore di corte di Pergamo
- La scultura rappresenta un Galata (uno dei Galli) sconfitto da re Attalo I di Pergamo
- L’opera originale è andata perduta ed oggi ci sono tante copie conservate in tutto il mondo e la più importante è quella dei Musei Capitolini a Roma
- Il protagonista è curato nei minimi dettagli, compresa una ferita sull’addome da cui fuoriesce il sangue
- L’autore della scultura vuole mostrare l’onore dello sconfitto, il quale usa tutte le sue forze per cercare di rialzarsi e combattere
Storia
Questa scultura è stata richiesta dal re Attalo I di Pergamo per celebrare la sua vittoria contro il popolo dei Galati.
Non sappiamo con certezza chi sia stato lo scultore a cui è stato affidato il lavoro, ma – con molta probabilità – doveva trattarsi di Epigono, lo scultore di corte che c’era in quel periodo.
L’opera viene completata ed è un grandissimo successo.
Poi, non abbiamo più sue notizie.
Nel 17° secolo, poi, durante gli scavi di Villa Ludovisi a Roma, salta fuori una statua che è tale e quale a quella di Epigono.
Ma è in marmo.
Quindi si tratta di una copia.
L’originale è andata perduta.
La copia in marmo la ritroviamo nel 1623 nella collezione di una ricca famiglia di Roma.
Molti scoprono questo capolavoro e decidono di far realizzare delle copie.
Ed è così che oggi ci sono un sacco di copie del Galata Morente, di cui le più importanti sono conservate nei seguenti luoghi:
- Museo dell’Arte Classica di Roma all’Università La Sapienza
- Museo di Archeologia Classica dell’Università di Cambridge
- Galleria Courtauld di Londra
- Pushkin Museum di Mosca
- Berlino
- Praga
- Stoccolma
- Venezia
- Carrara
Curiosità: quando è stata scoperta questa scultura nessuno sapeva che si trattasse di un Galata. Guardandolo hanno pensato invece che fosse un gladiatore morente. Ed è così che sono nati un sacco di fraintendimenti sul suo nome. Negli anni la statua è stata chiamata Gladiatore morente, Gladiatore ferito o Mirmillone morente.
Ma la storia della copia trovata a Villa Ludovisi non finisce qui.
Nel 1797, quando Napoleone invade l’Italia con il suo esercito, ruba questa scultura (e molte altre) e le porta a Parigi.
Per fortuna nel 1815 il Galata viene riportato a Roma, ed oggi è conservato nei Musei Capitolini.
Nel 1815 l’opera viene riportata a Roma e si trova ai Musei Capitolini.
Descrizione
Questa scultura rappresenta un Galata Morente quasi del tutto sdraiato.
Sta soffrendo molto a causa di una ferita sull’addome, quasi sul fianco, da cui fuoriesce del sangue.
Il dolore è fortissimo e si vede dalla sua espressione e dalla testa inclinata un po’ in avanti.
A ferirlo di certo è stato uno dei soldati del re di Pergamo Attalo I.
A terra le armi con cui ha combattuto: uno scudo ed una spada.
Al collo invece porta un gioiello in metallo del Nord Europa, chiamato torques.
Sappiamo che si tratta di un Galata perché ha i baffi tipici del popolo dei Galli, così come i capelli riuniti in ciocche rigide. I Galati (o Galli) combattevano con capelli bagnati con acqua e gesso.
Con questa scultura, l’autore mette in risalto l’onore dello sconfitto, il quale, nonostante non ci sia più nulla da fare, stringe i denti ed usa le sue ultime forze per cercare di resistere e tornare in piedi combattendo il dolore della ferita.
Anche se l’opera ha particolari da ogni lato, è stata realizzata per essere ammirata di fronte.
Parliamo un attimo della composizione:
- Il busto è inclinato verso sinistra e sorretto dal braccio destro
- Le gambe sono parallele alla base e creano 2 triangoli compositivi
- La testa inclinata in avanti crea un 3° blocco compositivo poco stabile
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