Vita
- Nasce a Roma l’8 luglio 1593, da Orazio Gentileschi, un pittore tardo-manierista e Prudenzia di Ottaviano Montoni
- Comincia a dedicarsi alla pittura fin da piccola, guardando il padre al lavoro, il quale sarà anche il suo maestro
- Nel 1609 comincia a collaborare con il padre e realizza le sue prime opere
- Nel 1611, spinta dal padre, va a studiare dal pittore Agostino Tassi, il quale la stupra
- Nel 1612 comincia il processo contro Agostino Tassi per la violenza sessuale. Il processo viene vinto da Artemisia, ma la condanna non viene rispettata
- Il 29 novembre 1612 sposa Pierantonio Stattesi, un pittore
- Nel 1612 si trasferisce a Firenze ed entra nella corte di Cosimo II de’ Medici, conosce Galileo Galilei ed il nipote di Michelangelo Buonarroti
- Nel 1620 ritorna a Roma per cercare altri incarichi
- Nel 1630 si trasferisce a Napoli con la famiglia dove ottiene diverse commissioni
- Nel 1638 va a Londra alla corte di Carlo I e collabora con il padre Orazio
- Nel 1642 riparte da Londra e torna a Napoli dove continua a lavorare
- Muore nel 1656 a Napoli a causa della peste
Opere più importanti
- Susanna e i vecchioni
- Giuditta che decapita Oloferne
- Autoritratto come allegoria della pittura
Vita
Artemisia Gentileschi nasce a Roma l’8 luglio 1593 ed è la prima di 6 figli.
I genitori sono Orazio Gentileschi, un buon pittore tardo-manierista e Prudenzia di Ottaviano Montoni.
Prudenzia muore nel 1605, quando Artemisia è ancora una ragazzina.
Fin da piccola si interessa alla pittura, guardando spesso il padre al lavoro.
Orazio nota che sua figlia ha del talento e decide di insegnargli tutto quello che sa.
Fa vedere ad Artemisia come preparare i materiali per i dipinti e le insegna a migliorare il proprio stile copiando delle opere che Orazio ha al lavoro.
Quando non studia la ragazza si occupa della casa e cresce i suoi fratelli più piccoli.
A Roma scopre con i suoi occhi la pittura di Caravaggio, osservando i dipinti che ha realizzato per la Cappella Contarelli: Il martirio di San Matteo, San Matteo e l’Angelo e la Vocazione di San Matteo.
Curiosità: si dice che Caravaggio sia andato spesso nello studio di Orazio Gentileschi per chiedergli delle travi da sostegno per le sue opere. Può darsi che in quelle occasioni Artemisia l’abbia potuto conoscere, ma è poco probabile perché al tempo si pensava che la pittura fosse un lavoro solo per uomini.
Tra il 1608 e 1609 l’Artemisia pittrice ha migliorato di molto il proprio talento e comincia a collaborare con il padre.
Fa delle piccole aggiunte ai suoi lavori ed inizia anche a produrre delle sue opere.
Forse il 1° lavoro della ragazza è Susanna e i vecchioni.
In questo lavoro è stata aiutata da Orazio (ci sono tracce del suo stile) e ci sono dei dettagli che ricordano lo stile di Caravaggio.
Il padre è molto orgoglioso di lei e la spinge sempre a migliorarsi.
Così nel 1611 la affida alla guida di Agostino Tassi, un pittore di talento ma con un carattere “vivace”:
- Ha avuto già problemi con la legge
- Spende sempre un sacco di soldi
- È stato il mandante di diversi omicidi
Agostino accetta Artemisia come allieva ma appena Orazio si assenta, ne approfitta e violenta la ragazza.
Qui la sua vita cambia.
Curiosità: per rimediare al disonore fatto ad Artemisia, Agostino promette di sposarla. Al tempo era possibile “cancellare” il reato di violenza se ci fosse stato in seguito un matrimonio riparatore.
Ma questo matrimonio non ci sarà mai, perché Agostino in realtà è già sposato.
Quando Orazio Gentileschi scopre tutto, denuncia il collega nel 1612 e comincia il processo.
Ma è una situazione assurda:
- Al processo si presentano falsi testimoni e complici di Agostino che fanno di tutto per screditare la famiglia Gentileschi
- Le autorità – per assicurarsi che Artemisia dica la verità – decidono di farle un interrogatorio sotto tortura, legandole i pollici con delle corde e, con l’aiuto di un randello le stringono le falangi sempre con più forza
Ed alla fine vince Artemisia.
Il 27 novembre 1612 Agostino Tassi viene condannato a 5 anni di carcere più una multa in denaro.
Oppure può scegliere di andarsene da Roma per sempre in esilio.
Agostino accetta quest’ultima opzione, ma non sconta mai la pena perché i committenti delle sue opere a Roma richiedono sempre la sua presenza.
Tutta questa brutta situazione si conclude con la distruzione della reputazione della ragazza.
Il 29 novembre 1612 Artemisia sposa Pierantonio Stiattesi, un pittore.
Si tratta di un matrimonio organizzato dal padre Orazio per aiutarla a ricostruire la sua immagine.
Ma la situazione è intollerabile.
Così gli sposi vanno a Firenze.
Qui le cose vanno meglio.
Artemisia entra nella corte di Cosimo II de’ Medici e conosce Galileo Galilei ed anche il nipote di Michelangelo Buonarroti.
Ed è grazie a quest’ultimo che fa la conoscenza di diversi clienti che gli commissionano delle opere, tra cui l’Allegoria dell’Inclinazione.
Nel 1616 va a studiare all’Accademia delle arti del disegno di Firenze e rimane qui fino al 1620.
Nel frattempo la sua relazione con il marito non è un granché.
Lui è freddo e distaccato, senza contare che gestisce male i soldi ed accumula un sacco di debiti.
Comunque, dal loro matrimonio nascono più figli:
- Giovanni Battista
- Cristofano
- Prudenzia
- Lisabella
Ma la situazione non migliora.
Pierantonio ha troppi debiti e gira voce che lei abbia un amante.
Artemisia vuole tornare a Roma.
Così chiede l’autorizzazione al graduca e riparte nel 1620.
Si stabilisce di nuovo a Roma e si rimette al lavoro.
Una delle opere più importanti di questo periodo è Ritratto di gonfaloniere, un lavoro con cui dimostra che non è più una giovane pittrice con poca esperienza.
Ma molti l’hanno identificata come la pittrice brava a fare soltanto ritratti, eroine delle storie bibliche e nient’altro.
Così decide di cambiare aria un’altra volta.
Va prima a Venezia nel 1627 (qui le cose vanno un po’ meglio) e poi nel 1630 va a Napoli.
Rimarrà qui il resto della sua vita.
A Napoli si sposano le sue 2 figlie ed ottiene diversi lavori grazie alla conoscenza del viceré Duca d’Alcalá.
In questo periodo dipinge per la 1° volta 3 tele per una chiesa (è la cattedrale di Pozzuoli al Rione Terra):
- San Gennaro nell’anfiteatro di Pozzuoli
- Adorazione dei Magi
- Santi Proclo e Nicea
Non smette mai di imparare e con questo incarico dimostra che è bravissima anche a dipingere soggetti non biblici.
Nel 1638 va a Londra alla corte di Carlo I.
Nota: di questo periodo trascorso a Londra ci sono pochi documenti ed informazioni. Forse Artemisia ha deciso di venire qui per guadagnare più soldi anche se le cose le stavano andando bene a Napoli.
In Inghilterra arriva anche suo padre Orazio, il quale è diventato pittore di corte.
Collaborano ancora insieme e durante questi anni Artemisia dipinge Autoritratto come allegoria della pittura, quadro che Carlo I conserva nella sua collezione reale.
Orazio Gentileschi muore nel 1639 e nel 1642 – quando la guerra civile è alle porte – Artemisia decide di tornare a Napoli.
Durante questo periodo lavora moltissimo, ma ora ha bisogno di aiuto.
Nel 1654 riceve ancora diversi incarichi ma si fa aiutare dal suo assistente Onofrio Palumbo.
Muore a Napoli nel 1656, durante l’epidemia di peste che ha colpito la città.
Viene seppellita nella chiesa di San Giovanni Battista dei Fiorentini di Napoli.
Purtroppo a causa di una ricollocazione dell’edificio, la tomba è andata perduta.
Migliori Libri su Artemisia Gentileschi
- Artemisia Gentileschi di Tiziana Agnati
- Artemisia Gentileschi e il suo tempo di Nicola Spinosa
- Artemisia di Alexandra Lapierre
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