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La sposa che si spaventa nel vedere la vita aperta di Frida Kahlo: analisi completa dell’opera

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La sposa che si spaventa nel vedere la vita aperta di Frida Kahlo: analisi completa dell’opera
ArteWorld.

Andiamo a conoscere un importante lavoro di Frida Kahlo, fondamentale artista del Novecento, creatrice di tante opere, che al giorno d’oggi sono considerate dei veri e propri capolavori. Abbiamo già parlato di alcuni lavori di questa artista, come il Ritratto di Alejandro Gómez Arisìas, una composizione con soggetto, un compagno della stessa artista. Il quadro di Frida, di cui parleremo oggi è intitolato La sposa che si spaventa nel vedere la vita aperta.

Qui potrete leggere tutti i dettagli relativi a questo importante quadro di Frida Kahlo, studiando alcune informazioni come data di realizzazione, dimensioni, luogo di conservazione e descrizione della composizione.

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“La sposa che si spaventa nel vedere la vita aperta” Frida Kahlo

Data di realizzazione: 1943

Dimensioni: 81,5 x 63 cm

Dove si trova: Collezione di Jacques e Natasha Gelman, Città del Messico

Nonostante l’opera sia stata completata nel 1943, Frida cominciò a disegnare questa composizione nel 1939, mentre si trovava a Parigi.

Nel 1939, questo quadro era una semplice natura morta, ma durante il suo soggiorno francese, comprò una piccola bambola rappresentante una sposa, che in seguito, introdusse nella sua composizione.

Dopo l’aggiunta della sposa, Frida aggiunse anche il titolo dell’opera nella parte bassa della composizione ed altri elementi.

La scena è dominata da un gran numero di frutti: cocomeri, banane, ananas, papaia e tanti altri. Nell’angolo in alto a sinistra, si trova la bambola a forma di sposa già citata precedentemente, la quale, spaventata, guarda il gruppo di frutti presenti sulla tavola.

Le banane alludono all’organo riproduttivo maschile, mentre la papaia aperta nella zona centrale del quadro, ricorda l’organo riproduttivo femminile.

I frutti, disposti in questo modo, sembrano quasi suggerire un andamento circolare, che potrebbe simboleggiare il cerchio continuo dello yin e dello yang.

La sposa, spaventata, scruta l’intera scena nascondendosi dietro ad un cocomero; la bambola ha questa espressione poiché ha paura di perdere la propria verginità (in relazione ai simboli rappresentati dai vari frutti).

Nella grande composizione, trova spazio anche un gufo, il quale probabilmente era una civetta che viveva nel patio di Frida.

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“La sposa che si spaventa nel vedere la vita aperta” (1939) Frida Kahlo

Nel 1939, l’opera era priva di alcuni elementi: come già detto, la sposa non c’era; anche la papaia venne aperta in u secondo momento, mentre il gufo, era già presente nella composizione.

I colori utilizzati nella versione definitiva dell’opera, indicano l’influenza della pittura d’avanguardia europea nello stile di Frida.

La sposa che si spaventa nel vedere la vita aperta di Frida Kahlo: analisi completa dell’opera
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Natura morta con pappagallo e frutta di Frida Kahlo: analisi completa dell’opera

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Natura morta con pappagallo e frutta di Frida Kahlo: analisi completa dell’opera
ArteWorld.

Scopriamo un importante dipinto dell’artista Frida Kahlo, figura fondamentale dell’arte contemporanea. Frida, attraverso le sue opere, con il passare degli anni, è diventata una personalità sempre più centrale nel mondo dell’arte; tra i suoi lavori più importanti, abbiamo già visto la complessa opera intitolata La sposa che si spaventa nel vedere la vita aperta, ed oggi proseguiremo nello studio di questa artista, andando ad analizzare la Natura morta con pappagallo e frutta.

Qui potrete leggere tutto ciò che riguarda questa natura morta, come data di produzione, storia dell’opera, dimensioni, luogo di conservazione ed analisi stilistica dell’opera.

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“Natura morta con pappagallo e frutta” Frida Kahlo

Data di realizzazione: 1951

Dimensioni: 28,9 x 25,4 cm

Dove si trova: University of Texas, Austin, Texas, U.S.A.

Questo lavoro è stato realizzato da Frida Kahlo all’inizio degli anni Cinquanta, poco prima che le sue condizioni fisiche peggiorassero ulteriormente, portandola ad avere sempre maggiore bisogno di cure mediche.

Il suo compagno, Diego Rivera, cercava di fare del proprio meglio per pagare le spese mediche necessarie per curare Frida, e quest’ultima, per non essere di peso, cercava di realizzare quante più opere possibili, al fine di venderle successivamente e così da ricavare qualche soldo in più.

Terminato questo lavoro, Frida lo spedì immediatamente alla galleria per poter essere venduto, ma quando Nickolas Muray (un celebre fotografo di quegli anni) con la sua famiglia, andarono a trovarla, quest’ultima decise di riprendersi la natura morta dalla galleria e donarla a Muray.

Nell’ultimo periodo della carriera artistica di Frida, le nature morte divennero un tema sempre più costante, poiché secondo lei, erano molto più facili e rapide da realizzare rispetto agli autoritratti che aveva dipinto fino a qualche tempo prima.

La grande dipendenza da antidolorifici da parte di Frida si riversò sulle sue abilità pittoriche, portandola a dipingere innumerevoli opere (dopo questa natura morta di cui ci stiamo occupando) ricche di errori e con colori poco vividi.

Questa natura morta con pappagallo e frutta è stata dipinta da Frida Kahlo utilizzando dei colori molto accesi e decisi ed i frutti sono ricchi di dettagli e realistici.

Questa accuratezza per i dettagli ed il sapiente utilizzo dei colori, testimonia una grande abilità ed accortezza di Frida nella realizzazione dell’opera, in netto contrasto con le opere della successiva, che vedrà un rapido declino della qualità dei suoi quadri.

Natura morta con pappagallo e frutta di Frida Kahlo: analisi completa dell’opera
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Ritratto della donna in bianco di Frida Kahlo: analisi completa dell’opera

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Ritratto della donna in bianco di Frida Kahlo: analisi completa dell’opera
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Frida Kahlo è stata una grande pittrice del Novecento, autrice di innumerevoli quadri, tutti eccezionali esempi di arte naif. Tra i lavori più importanti di questa artista, abbiamo già analizzato Natura morta con pappagallo e frutta ed il Ritratto di Alejandro Arias. Oggi scopriremo tutto ciò che riguarda il Ritratto della donna in bianco.

Qui potrete leggere tutto quello che riguarda questo misterioso ritratto della donna in bianco di Frida Kahlo: data di produzione del quadro, le dimensioni, il luogo di conservazione attuale dell’opera e la sua analisi stilistica.

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“Ritratto della donna in bianco” Frida Kahlo

Data di realizzazione: 1930

Dimensioni: 81 x 119 cm

Dove si trova: Collezione privata, Berlino

Nel 1930, Frida Kahlo e Diiego Rivera, vivevano a San Francisco, e durante quel periodo, Frida si dedicò alla realizzazione di innumerevoli ritratti: questi lavori erano spesso destinati agli amici, o alle mogli dei collaboratori di Diego.

Nonostante il gran numero di studi effettuati, nel tentativo di dare un’identità al soggetto di questo lavoro di Frida, ancora oggi, non si sa chi sia questa donna vestita da sposa.

La donna in questo quadro, ha lo sguardo rivolto verso l’osservatore, l’espressione seria ed  indossa un abito completamente bianco.

Alle sue spalle, si trova un balcone: non è presente alcun tipo di dettaglio che permetta di identificare il paesaggio dietro la protagonista.

Ad entrambi i lati del quadro, si trovano due lembi di una tenda nera, raccolti da due grandi corde color oro.

La donna, nel suo candido vestito bianco, è in netto contrasto con l’ambiente scuro che la circonda, proponendosi come un simbolo di purezza ed innocenza.

Sulla testa della sposa, si nota un nastro privo di scritte: ciò suggerisce che il lavoro è stato abbandonato dalla pittrice prima del suo completamento.

Le cause che avrebbero portato all’abbandono della tela da parte di Frida sarebbero riconducibili all’interruzione del rapporto tra questa donna e la pittrice.

Secondo alcuni studiosi, questa donna misteriosa potrebbe essere stata la prima amante di Frida, mentre, secondo altri, potrebbe essere una conoscente della pittrice, il cui rapporto però, si sarebbe concluso inaspettatamente, portando all’abbandono dell’opera.

 

Ritratto della donna in bianco di Frida Kahlo: analisi completa dell’opera
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Autoritratto con il ritratto del Dottor Farill di Frida Kahlo: analisi completa dell’opera

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Autoritratto con il ritratto del Dottor Farill di Frida Kahlo: analisi completa dell’opera
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Frida Kahlo è stata una grande artista del Novecento che nella sua lunga carriera artistica, ha realizzato tanti, interessantissimi capolavori. Tra i quadri più celebri di Frida Kahlo, abbiamo già studiato qualche elemento interessante del Ritratto della donna in bianco ed, ancor prima, abbiamo parlato anche della Natura morta con pappagallo e fruttaOggi, proseguiremo nella conoscenza di questa artista, studiando tutto quello che riguarda l’Autoritratto con il ritratto del Dottor Farill.

Qui potrai leggere tutto quello che c’è da sapere su quest’opera di Frida Kahlo: data di realizzazione, dimensioni, luogo di conservazione e l’analisi stilistica.

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“Autoritratto con il ritratto del Dottor Farill” Frida Kahlo

Data di realizzazione: 1951

Dimensioni: 50 x 41, 5 cm

Dove si trova: Galleria Arvil, Città del Messico

Il Dottor Farill, protagonista della composizione insieme a Frida Kahlo, è stato il chirurgo che ha operato l’artista alla spina dorsale nel 1951, dopo lo sconvolgente incidente che ha coinvolto l’artista ed il suo compagno Alejandro.

Il Dottor Farill ha eseguito ben sette operazioni alla spina dorsale di Frida, e nel mese di Novembre del 1951, quest’ultima ha cominciato a riprendersi e quindi, ha ricominciato a dipingere.

Nella lunga serie di opere realizzate da Frida durante la sua degenza, questo autoritratto con il dottore, è stato il primo in assoluto ad essere completato.

Frida ha dipinto questo lavoro per ringraziare il Dottor Farill per averle salvato la vita.

Nella composizione, Frida dipinge se stessa mentre si trova su una sedia a rotelle, e con una mano trattiene dei pennelli, nell’altra, la tavolozza con i colori.

La forma ed i dettagli della tavolozza, ricordano molto da vicino un cuore: ciò simboleggerebbe il fatto che Frida, ha dipinto il ritratto del dottore utilizzando il sangue del suo cuore.

L’attenzione ai dettagli da parte di Frida è eccezionale: la sedia a rotelle è resa in modo impeccabile, ed allo stesso modo anche la veste nera che indossa, coperta da un abito bianco ricco di panneggi.

I colori utilizzati nel quadro, ricordano le tonalità della terra (eccetto per l’azzurro usato per la parte inferiore del muro): c’è il marrone, il giallo ocra, il rosso scuro, e persino il bianco della veste di Frida sembra tendere al giallo.

Frida Kahlo, nella realizzazione di questo ritratto, probabilmente si è ispirata ad una celebre opera di Francisco Goya, intitolata “Goya curato dal Dottor Arrieta”: anche in quel caso, il pittore spagnolo, aveva realizzato un dipinto per ringraziare il dottore che lo aveva soccorso.

Autoritratto con il ritratto del Dottor Farill di Frida Kahlo: analisi completa dell’opera
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Ritratto di Luther Burbank di Frida Kahlo: analisi completa dell’opera

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Ritratto di Luther Burbank di Frida Kahlo: analisi completa dell’opera
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Frida Kahlo, popolare artista del Novecento, ha realizzato un gran numero di opere, che hanno contribuito a renderla una delle più importanti artiste di sempre. Tra i lavori più interessanti di Frida Kahlo, abbiamo già analizzato l’Autoritratto con il Dottor Farill ed il misterioso Ritratto della donna in biancoOggi, andremo a conoscere un altro fondamentale lavoro di Frida, intitolato Ritratto di Luther Burbank.

Qui potrai leggere tante importanti informazioni su quadro, tra cui data di realizzazione, dimensioni, luogo di conservazione ed analisi stilistica dell’opera d’arte.

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“Ritratto di Luther Burbank” Frida Kahlo

Data di realizzazione: 1931

Dimensioni: 62 x 87 cm

Dove si trova: Collezione di Dolores Olmedo, Città del Messico

Il soggetto dell’opera è Luther Burbank, importante orticultore vissuto a cavallo tra Ottocento e Novecento, molto conosciuto per aver coltivato e dato vita a delle piante particolari ed ibridi innovativi.

Frida decide di realizzare un ritratto molto particolare, con Burbank trasformato in una sorta di ibrido, metà uomo e metà albero.

Luther sta reggendo una pianta unica, la quale appartiene alla lunga collezione di ibridi da lui realizzata; le radici di questa pianta sono alimentati da un cadavere, che dovrebbe essere un ulteriore ritratto dello stesso orticultore.

Nella vita reale, Burbank venne seppellito, dopo la sua morte nel 1926, sotto un albero creato dai suoi stessi esperimenti. Questo ritratto da parte di Frida, non è altro che una metafora del suo seppellimento.

Frida, con questo ritratto, si allontana per la prima volta dalla rappresentazione diretta del soggetto esterno.

Negli anni in cui realizzò questo lavoro, Frida si trovava a San Francisco ed entrò in contatto con tanti altri artisti surrealisti, arrivando così ad assorbire molti elementi di questa corrente pittorica.

Frida Kahlo, in questo ritratto, oltre che introdurre alcuni elementi tipici del Surrealismo, aggiunge anche altre caratteristiche della cultura messicana: secondo le loro tradizioni, i corpi degli uomini, dopo la morte, si sarebbero trasformati (o trasferiti) in piante ed animali; questo, tra l’altro, è anche un motivo ricorrente nell’arte messicana.

Ritratto di Luther Burbank di Frida Kahlo: analisi completa dell’opera
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Quattro abitanti del Messico di Frida Kahlo: analisi completa dell’opera

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Quattro abitanti del Messico di Frida Kahlo: analisi completa dell’opera
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Prepariamoci a conoscere un importante lavoro di Frida Kahlo, popolare artista del Novecento, la quale, grazie alla sua straordinaria produzione pittorica, è diventata un’icona sempre più affermata e studiata nel mondo dell’arte contemporanea. Tra i vari quadri di questa artista, abbiamo già visto il Ritratto di Luther Burbank e l’Autoritratto con il Dottor Farill. Oggi, andremo a conoscere tutto quello che riguarda l’opera intitolata Quattro abitanti del Messico.

Qui potrai leggere tutti i dettagli di questo quadro di Frida Kahlo: data di realizzazione, dimensioni della tela, dove si trova ora l’opera, il significato generale della composizione e l’analisi stilistica.

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“Quattro abitanti del Messico” Frida Kahlo

Data di realizzazione: 1938

Dimensioni: 47,6 x 32,4 cm

Dove si trova: Collezione privata, Palo Alto, California, U.S.A.

Questo lavoro è stato realizzato da Frida Kahlo nel 1938, e presenta tanti, particolari elementi che necessitano una lettura approfondita per poter essere decodificati correttamente.

I protagonisti sono: un uomo sulla sinistra composto da tanti fili, che appartiene alla tradizione dei Nayarit, una civiltà precolombiana, una bambina, una donna incinta fatta tutta di fango, uno scheletro ed un uomo di paglia in secondo piano che sta cavalcando un asino.

I personaggi si trovano all’interno di una gigantesca piazza, mentre sullo sfondo si notano diverse abitazioni di colori differenti.

La bambina, grazie ad un’accurata analisi, è stata identificata come un autoritratto della stessa Frida all’età di quattro anni, mentre sta seduta a terra, sola, e si sta succhiando il dito, mentre con l’altra mano regge la gonna.

La bambina ha un’espressione spaesata, probabilmente perché sua madre l’ha lasciata seduta ignorando la sua incolumità; lo sguardo della piccola protagonista, è rivolto verso la donna incinta di fango.

Inoltre, la bambina è priva di piedi: questa mancanza probabilmente è da collegare alle innumerevoli operazioni che Frida ebbe nel 1934 ai piedi.

La testa della bambina, sembra essere stata riparata dopo un danneggiamento avvenuto in precedenza: questo elemento può essere identificato come una sorta di riferimento al difficile passato del Messico.

L’uomo più a sinistra, coperto da innumerevoli fili, sembra essere molto impacciato, quasi comico; la sua ombra si interseca con quella della donna incinta: i lineamenti ed il modo di vestire di questo “pupazzo” ricordano molto Diego Rivera.

Il pupazzo e la donna incinta, disposti in questo modo nella scena, sembrano quasi i genitori della piccola Frida, anche se non sono collegati a quest’ultima in nessun modo.

La gigantesca piazza ed i personaggi surreali lasciano intendere che questa scena, probabilmente è solo uno strano sogno della bambina.

 

Quattro abitanti del Messico di Frida Kahlo: analisi completa dell’opera
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San Giovanni Battista di Caravaggio: analisi completa dei quadri

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San Giovanni Battista di Caravaggio: analisi completa dei quadri
ArteWorld.

Andiamo a conoscere una serie di opere di Caravaggio, che, pur avendo tutti lo stesso titolo, in realtà presentano delle caratteristiche molto diverse. I dipinti di Caravaggio sono considerati tra i lavori più importanti e famosi della storia dell’arte moderna e di quella mondiale; oggi, studieremo la serie di opere intitolate San Giovanni Battista Caravaggio .

San Giovanni è un personaggio ricorrente nella produzione artistica di Caravaggio, come abbiamo già potuto vedere all’interno della decollazione di san Giovanni Battista Caravaggio , ed oggi scopriremo tutte le opere di Caravaggio avente per protagonista il celebre santo.

SAN GIOVANNI BATTISTA TOLEDO

Qui potrete leggere tutte le informazioni riguardanti il quadro di San Giovanni Battista di Caravaggio conservato a Toledo.

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“San Giovanni Battista” (Giovanni nel deserto) Caravaggio

Data di realizzazione: 1598

Dimensioni: 169 x 112 cm

Dove si trova: Museo Tesoro Catedralicio, Toledo

Questa versione del Caravaggio San Giovanni Battista conservata in Spagna, è ancora oggetto di discussione tra studiosi e critici, i quali, non riescono a confermare pienamente l’attribuzione di questo quadro a Caravaggio.

Molti studiosi pensano che l’opera possa essere stata realizzata da un allievo di Caravaggio, ovvero Bartolomeo Cavarozzi; altri, invece, pensano che si possa trattare di un’opera giovanile del Merisi.

L’opera, secondo le fonti, sarebbe stata realizzata per il priore dell’Ospedale della Consolazione, il quale, in seguito, portò con se l’opera in Spagna.

Neanche quest’ultima affermazione è completamente certificata. Secondo altri studiosi, questo olio su tela potrebbe essere stato realizzato da Caravaggio, mentre si trovava dal Cardinale Francesco Maria del Monte.

In ogni caso, il pittore, rappresenta San giovanni seduto su un mantello rosso: mentre con una mano regge una lunga croce composta essenzialmente da canne, rivolge lo sguardo verso l’agnello seduto al suo fianco.

A circondare il protagonista, sulla sinistra, si trovano delle viti e vari steli pieni di spine: le piante sono dipinte con eccezionale cura ed attenzione, dimostrando la grandissima abilità pittorica dell’artista.

La presenza di foglie di vite, alludono all’uva che è stata utilizzata per realizzare il vino dell’Ultima Cena, ed allo stesso modo, le spine simboleggiano invece l’omonima Corona di spine posta sulla testa di Gesù prima della sua Crocifissione.

Caravaggio, infine, sceglie di andare contro la tradizione pittorica riguardante san Giovanni, rappresentandolo, non come un semplice bambino in compagnia della Vergine e Gesù Bambino, e neanche nell’atto di battezzare lo stesso Gesù, ma semplicemente, come un pastore pensieroso.

SAN GIOVANNI BATTISTA ROMA

Qui potrete leggere tutte le informazioni riguardanti i San Giovanni Caravaggio conservati a Roma: una versione è conservata ai Musei Capitolini, mentre l’altra alla Galleria Doria Pamphilj, e sono perfettamente identiche.

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Data di realizzazione: 1602

Dimensioni: 129 x 94 cm

Dove si trovano: Musei Capitolini e Galleria Doria Pamphilj, Roma

Questo lavoro, che non ha per soggetto la decollazione del Battista , è stata commissionata dal banchiere Ciriaco Mattei, insieme alla celebre Cena in Emmaus.

L’opera, negli anni successivi al suo completamento, giunge nelle collezioni del cardinale Francesco Maria del Monte, per poi essere venduta a papa Benedetto XIV, ed infine, arriva ai Musei Capitolini.

Da quel momento si perdono le tracce di questo importante lavoro di Caravaggio, ma nel 1950 viene ritrovato, e torna definitivamente ai Musei Capitolini.

In questo Caravaggio Musei Capitolini, San Giovanni non è rappresentato ne come un bambino ne tantomeno nell’atto di battezzare Gesù; il pittore sceglie di dipingerlo come un ragazzo con un braccio attorno al collo di un ariete e con lo sguardo rivolto verso lo spettatore.

Caravaggio, per la posizione del soggetto di questo S Giovanni Battista Roma si ispira alla Sibilla Eritrea realizzata da Michelangelo Buonarroti nella Cappella Sistina, migliorandola sotto ogni aspetto, attraverso il giusto utilizzo di colori e giochi di luce.

Il ragazzo protagonista di questo quadro è molto simile a Cecco, protagonista già in precedenza di Amor vincit omnia di Caravaggio.

Nella composizione non sono presenti sufficienti elementi che permettano di identificare nel ragazzo la figura di San Giovanni Battista, se non il piccolo mantello rosso e la pelle di cammello, la quale è posta sotto il protagonista.

L’animale, secondo vari studiosi, più che un ariete, dovrebbe rappresentare un agnello: se fosse così, allora, simboleggerebbe Cristo come agnello giunto tra gli uomini per redimere i loro peccati.

Spostando l’attenzione sul movimento del piccolo San Giovanni ovvero l’abbraccio fraterno verso l’ariete, indicherebbe la fondamentale importanza di San Giovanni per Gesù, elevandolo a vero e proprio fratello e non un semplice cugino.

Secondo un’altra interpretazione, l’agnello potrebbe rappresentare anche la dissolutezza del sacrificio:ed in questo caso, alcuni elementi potrebbero supportare questa ipotesi, come la nudità del protagonista che ricorda quella delle vittime sacrificali, la presenza dell’ariete (spesso utilizzato come animale sacrificale) ed il fatto che sono seduti entrambi su un supporto di legno, che ricorda la pira su cui venivano effettuati in antichità i sacrifici.

La nudità del protagonista e l’utilizzo da parte di Caravaggio, della stessa posizione della Sibilla realizzata da Michelangelo, suggerirebbe una rappresentazione ironica da parte di Caravaggio.

Quest’opera, ebbe grandissimo successo fin da subito; per questo motivo, venne commissionata a Caravaggio una copia del lavoro, oggi conservata alla Galleria Doria Pamhilj.

SAN GIOVANNI BATTISTA KANSAS CITY

Qui potrete leggere tutte le informazioni riguardanti il quadro su San Giovanni Battista realizzato da Caravaggio e conservato a Kansas City.

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“San Giovanni Battista” Caravaggio

Data di realizzazione: 1604

Dimensioni: 173 x 133 cm

Dove si trova: Museo Nelson-Atkins, Kansas City

Questo lavoro venne commissionato a Caravaggio dal banchiere Ottavio Costa.

La destinazione privata dell’opera, permise al pittore di avere maggiore libertà di rappresentazione: in questo modo, scelse di andare contro i tradizionali ritratti del santo, introducendo delle caratteristiche innovative.

Questo quadro conservato a Kansas City è uno tra i più conosciuti tra tutte le opere del Caravaggio, e per molti aspetti, ricorda molto quello di Toledo.

Il forte chiaroscuro mette in risalto San Giovanni, il quale è appoggiato su un supporto, coperto in gran parte da un mantello rosso;  sul braccio e sulla gamba si scorge una parte di pelle di cammello.

Con una mano regge la semplice croce fatta di canne ed intorno a lui, ci sono alberi e piante.

L’espressione del protagonista è pensierosa, ed inoltre, ha lo sguardo rivolto verso l’esterno della composizione.

In questo lavoro, non è presente alcun animale allegorico, ma solo il santo.

SAN GIOVANNI BATTISTA ROMA (GALLERIA NAZIONALE D’ARTE ANTICA, GALLERIA BORGHESE E COLLEZIONE PRIVATA)

Qui potrete leggere tutte le informazioni su altre tre ulteriori versioni di San Giovanni Battista realizzate da Caravaggio e conservate a Roma, rispettivamente in: Galleria Nazionale d’Arte Antica, la Galleria Borghese ed in una collezione privata.

SAN GIOVANNI BATTISTA GALLERIA NAZIONALE D’ARTE ANTICA

Qui parleremo del quadro di Caravaggio conservato nella Galleria Nazionale d’Arte Antica a Roma.

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“San Giovanni Battista” Caravaggio

Data di realizzazione: 1604

Dimensioni: 94 x 131 cm

Dove si trova: Galleria nazionale d’arte antica, Roma

Questo lavoro è stato realizzato nel 1604, e presenta un San Giovanni Battista sempre giovane, seduto e circondato da un paesaggio naturale, appena visibile.

Il busto del protagonista è leggermente sbilanciato verso destra, mentre lo sguardo è rivolto verso sinistra, all’esterno della tela.

Non è presente alcun elemento che permetta di identificare il ragazzo come San Giovanni Battista, se non la croce di canne appoggiata sul tavolo, a cui il protagonista tende con una mano.

Non è presente la pelle di cammello già vista in altre rappresentazioni, ma solo il mantello rosso che copre una gamba ed un braccio del protagonista.

In questa versione sono da tenere in considerazione diversi dettagli: le mani del santo sono rovinate e rugose; il volto ed il busto sono molto chiari, se non addirittura pallidi ed estremamente realistici.

Quest’ultimo elemento è molto interessante, poiché indica che, per tale ritratto, ha posato un ragazzo in carne ed ossa; questa è una critica ai pittori antichi, i quali idealizzavano le figure dei santi, allontanandosi dal loro reale aspetto.

SAN GIOVANNI BATTISTA GALLERIA BORGHESE

Qui potrete leggere tutte le informazioni e dettagli sul San Giovanni Battista Caravaggio conservato alla Galleria Borghese di Roma.

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“San Giovanni Battista” Caravaggio

Data di realizzazione: 1610

Dimensioni: 159 x 124 cm

Dove si trova: Galleria Borghese, Roma

Questo olio su tela è stato realizzato come dono per il Cardinale Scipione Borghese, al fine di eliminare la precedente condanna a morte di Caravaggio, firmata dallo stesso cardinale in precedenza.

Questo San Giovanni Battista è molto differente dai precedenti, poiché, piuttosto che contenere elementi biblici, presenta invece tanti riferimenti alla pericolosa situazione in cui versava Caravaggio.

Secondo molti studiosi, il protagonista, si presenterebbe come un Buon Pastore che sta chiedendo al Cardinale di essere perdonato, il quale, dopo aver sbagliato, è tornato sul sentiero della rettitudine.

Caravaggio, dipinge il protagonista in una posizione specifica che possa ricordare al Cardinale di firmare per la sua salvezza.

Con una mano ferma quella sinistra, la quale tradizionalmente è negativa, e che, inoltre, avrebbe firmato simbolicamente in precedenza la condanna a morte di Caravaggio; ora, grazie all’aiuto della mano destra, simbolo della pietà, stringe il polso, cancellando tale supplizio.

Sulla sinistra della composizione c’è un animale: si tratta di una pecora degli Appennini, (e non un ariete) di solito presente in diversi quadri con San Giovanni Battista.

Quest’opera risulterà fatale per Caravaggio, poiché gli verrà sottratta mentre si dirige verso Roma per donarlo al cardinale Scipione, e nel tentativo di recuperarlo, morirà.

SAN GIOVANNI BATTISTA COLLEZIONE PRIVATA ROMA

Qui potrete leggere tutto ciò che riguarda il misterioso quadro di San Giovanni Battista realizzato da Caravaggio e conservato a Roma.

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“San Giovanni Battista che nutre l’agnello” Caravaggio

Data di realizzazione: XVII secolo

Dimensioni: 78 x 122 cm

Dove si trova: Collezione privata

Si hanno le prime informazioni su quest’opera nel 1951, quando una società di trasporti lo porta a Roma, con il titolo di San Giovanni Battista con canna ed Agnello.

Viene valutato ed attribuito a Caravaggio; poi viene conservato fino al 1958 nella Galleria d’Arte antica a Roma, ma qualche tempo dopo, l’originario proprietario dell’opera, Franco Russo, scoperta l’attribuzione dell’opera a Caravaggio, rivuole indietro la rivuole indietro, e la giustizia gli permette di rientrare in possesso del capolavoro.

Da quel momento, questo misterioso quadro scompare e non si hanno più informazioni fino al 1998, quando, in occasione del centenario della Galleria Russo, l’opera viene esposta al grande pubblico, dando la possibilità agli studiosi, di studiare dal vivo questo misterioso lavoro.

Dopo innumerevoli analisi da parte di esperti del settore, il quadro viene catalogato come originale di Caravaggio e non una copia.

In questa composizione appaiono i tipici attributi di San Giovanni Battista: dietro il busto si nota la pelliccia di cammello, inoltre, il suo corpo è avvolto da un lungo mantello rosso, e poi, mentre con una mano offre da mangiare ad un agnello (simbolo di Cristo); con l’altra, regge la tradizionale croce fatta di canne.

L’inconfondibile chiaroscuro e la similarità con altri lavori di Caravaggio, sono state caratteristiche fondamentali che hanno permesso di identificare questo capolavoro come un ulteriore prodotto del Merisi.

SAN GIOVANNI BATTISTA MALTA

Qui potrete leggere tutte le informazioni sul quadro di Caravaggio Malta, quali data di realizzazione, dimensioni, luogo di conservazione, storia e descrizione.

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“San Giovanni Battista alla sorgente” Caravaggio

Data di realizzazione: 1607-1608

Dimensioni: 100 x 73 cm

Dove si trova: Collezione privata, La Valletta

Questo è uno dei più importanti lavori che Caravaggio a Malta realizza, ma l’attribuzione di questo quadro al Merisi è ancora oggetto di discussioni.

A Malta Caravaggio realizzò questo importante quadro nel periodo in cui entrò a far parte dell’ordine dei Cavalieri di Malta, diventando il loro pittore ufficiale.

Caravaggio, a causa di un crimine ignoto, venne costretto a fuggire dai Cavalieri di Malta: il Gran Maestro dell’Ordine di Malta aveva ordinato l’uccisione di Caravaggio, ma purtroppo, non si hanno sufficienti elementi per capire quale fosse il crimine di cui si era macchiato il pittore.

Il quadro, ha subito innumerevoli danni negli ultimi anni, ma nonostante ciò, diversi critici hanno avuto la possibilità di studiare questo lavoro maltese di Caravaggio, attribuendo a quest’ultimo la paternità dell’opera.

Gli elementi che hanno permesso di identificare in quest’opera la mano di Caravaggio sono: la somiglianza del corpo del protagonista con quello dell’Amorino dormiente (altra opera di Caravaggio) e l’eccezionale chiaroscuro che contraddistingue tutti i quadri di questo artista.

San Giovanni che beve alla fonte, si riferisce ad una tradizione iconografica prettamente evangelica, secondo cui, il santo, durante il periodo in cui si trovava nel deserto, bevve unicamente acqua.

Nella parte alta dell’opera, si scorge un cielo scuro e denso di nuvole.

SAN GIOVANNI BATTISTA MONACO

Qui potrete leggere tutte le informazioni sul San Giovanni Battista disteso conservato a Monaco.

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“San Giovanni Battista” Caravaggio

Data di realizzazione: 1610

Dimensioni: 106 x 180 cm

Dove si trova: Collezione privata, Monaco di Baviera

Questo lavoro è stato commissionato dal cardinale Scipione Borghese, insieme al San Giovanni Battista oggi conservato nella collezione Borghese ed un quadro avente per soggetto Maria Maddalena.

I tre quadri sarebbero dovuti giungere insieme al pittore, da Napoli a Roma, ma il viaggio risultò fatale per Caravaggio.

Il cardinale, riuscì a riprendere unicamente il San Giovanni Battista della Galleria Borghese, mentre l’altro venne preso da Pedro Fernàndez de Castro, viceré di Napoli.

Successivamente, dalle mani di Pedro de Castro, arrivò a Madrid, e da lì in America Latina, per poi essere ripreso, poco prima della seconda guerra mondiale, da una donna argentina e portato a Monaco di Baviera.

In quest’opera, San Giovanni viene ritratto sdraiato, ricordando la stessa posizione della Venere d’Urbino di Tiziano.

Gli elementi che hanno permesso di identificare nel giovane la figura di San Giovanni, sono il tradizionale mantello rosso e la croce di canne appoggiata in primo piano.

Il protagonista si trova dietro una montagna, dove si scorge qualche fiore e delle piante; San Giovanni rivolge il proprio sguardo all’esterno della tela, con un atteggiamento pensieroso.

Il colore pallido della pelle di San Giovanni è in netto contrasto con l’oscurità dell’ambiente circostante.

San Giovanni Battista di Caravaggio: analisi completa dei quadri
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Ritratto di Cristina, mia sorella di Frida Kahlo: analisi completa dell’opera

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Ritratto di Cristina, mia sorella di Frida Kahlo: analisi completa dell’opera
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Apprestiamoci a conoscere un lavoro molto importante della pittrice del Novecento Frida Kahlo, la quale è stata una delle personalità più influenti del suo tempo, grazie al gran numero di opere da lei realizzate, strettamente legate alle sue vicende. Nella grande produzione artistica di Frida, abbiamo già analizzato Quattro abitanti del Messico ed il Ritratto di Luther Burbank, ed oggi proseguiremo nello studio di questa pittrice, attraverso l’analisi del Ritratto di Cristina, mia sorella.

Qui potrai leggere tutti i dettagli inerenti a questo ritratto realizzato da Frida Kahlo, quali data di realizzazione, dimensioni, luogo di conservazione e l’analisi stilistica dell’opera.

ritratto-di-cristina-mia-sorella-frida-kahlo-analisi

“Ritratto di Cristina, mia sorella” Frida Kahlo

Data di realizzazione: 1928

Dimensioni: 81,5 x 99 cm

Dove si trova: Collezione privata, Messico

La protagonista di questo quadro è Cristina, la sorella più piccola di Frida Kahlo, la quale è stata la seconda della sua famiglia ad essere ritratta in uno dei suoi quadri: la prima infatti fu Adriana, la sorella più grande di Frida.

Frida Kahlo, sceglie di ritrarre sua sorella in una posa che ricorda quella dei soggetti rinascimentali, come si può notare nella famosissima Gioconda di Leonardo da Vinci.

Questa “usanza”, che consiste nell’utilizzo di pose proprie dei soggetti rinascimentali, era molto comune tra i pittori messicani del diciannovesimo secolo.

Frida, differentemente dagli artisti messicani, suoi contemporanei, aggiunge degli elementi appartenenti allo stile di Diego Rivera.

Alle spalle della ragazza, si nota un albero stilizzato, in netto contrasto con lo sfondo molto chiaro; la presenza dei due alberi, sono propedeutici per dare un senso di profondità alla scena.

In precedenza, Frida, quando dipingeva soggetti di questo genere in pose rinascimentali, utilizzava unicamente dei colori scuri, mentre questo ritratto, dipinto un anno dopo al termine del suo “periodo rinascimentale”, è diverso da tutti gli altri, dove prevalgono colori chiari.

Per aumentare le dimensioni del ritratto, Frida, sceglie di dipingere oltre che sulla tela, anche sulla cornice dell’opera.

Sessant’anni dopo il completamento dell’opera, nel 1988, questo ritratto di Cristina realizzato da Frida Kahlo, è stato venduto ad un’asta di Sotheby’s alla cifra di circa 200.000 dollari, e successivamente nel 2001, è stato venduto nuovamente per più di un milione di dollari.

Ritratto di Cristina, mia sorella di Frida Kahlo: analisi completa dell’opera
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Donne in giardino di Claude Monet: analisi completa dell’opera

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Donne in giardino di Claude Monet: analisi completa dell’opera
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Andiamo a conoscere uno dei quadri più importanti realizzati da Claude Monet, uno dei più celebri pittori appartenenti al mondo dell’Impressionismo. In precedenza, abbiamo già conosciuto molti dei lavori di arte monet ed oggi andremo ad occuparci dell’opera intitolata Donne in giardino Monet .

Qui potrete leggere tutto quello che c’è da sapere su donne in di Monet, come: data di realizzazione, dimensioni, luogo di conservazione ed infine, la descrizione dell’opera.

Donne in giardino Monet analisi

“Donne in giardino” Claude Monet

Data di realizzazione: 1866

Dimensioni: 255 x 205 cm

Dove si trova: Musée d’Orsay, Parigi

Questo quadro con le donne in giardino è tra i più famosi di tutta la produzione artistica di Monet, e lo dipinse quando aveva solo ventisei anni.

Si tratta di un lavoro in giardino dove il pittore è ancora alla ricerca del proprio stile e sta sperimentando varie possibilità, introducendo  molte delle caratteristiche che successivamente diventeranno i cardini dell’impressionismo.

Infatti, questo Monet giardino è una tela molto grande, dipinta essenzialmente utilizzando la tecnica en plein air: si tratta di una tecnica che consisteva nel dipingere all’aria aperta, al’esterno dello studio, cogliendo i soggetti in modo rapido e senza troppi accorgimenti.

In questo caso, date le grandi dimensioni della tela, per mantenere sempre lo stesso punto di vista in questo Monet il giardino , egli, dovette dipingere la metà superiore della tela, con quest’ultima calata in una piccola fossa scavata in precedenza.

La scena con queste Monet donne è ambientata all’interno di un giardino, appartenente ad una proprietà che affittò in precedenza; per quanto riguarda le figure, il pittore, utilizzò unicamente la sua compagna Camille per dipingerla in posizioni diverse.

Dopo aver realizzato tutti i protagonisti, il pittore proseguì all’interno del proprio studio, aggiungendo ai personaggi dei vestiti alla moda, copiati di sana pianta da alcune riviste di moda del tempo.

Essendo proprio agli inizi della sua carriera, lo stile di Monet necessitava ancora di innumerevoli miglioramenti: secondo diversi critici, le figure in questo quadro sembrano poco integrate nella scena, come si può notare guardando la donna sulla destra, la quale sembra quasi che stia scivolando, e non si stia muovendo naturalmente.

D’altro canto, i grandi dettagli e la cura riservata al gioco di luci ed ombre, già lasciavano presupporre il grande talento di Monet.

Donne in giardino di Claude Monet: analisi completa dell’opera
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Ospedale Henry Ford (il letto volante) di Frida Kahlo: analisi completa dell’opera

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Ospedale Henry Ford (il letto volante) di Frida Kahlo: analisi completa dell’opera
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Andiamo a conoscere un importante lavoro del Novecento, realizzato da Frida Kahlo, popolare artista contemporanea, la quale ha dipinto innumerevoli quadri annessi a degli eventi della sua vita. Abbiamo già analizzato il Ritratto di Cristina, mia sorella che mostra alcune influenze dello stile pittorico rinascimentale, ed oggi studieremo, invece, un altro lavoro, intitolato Ospedale Henry Ford o anche il letto volante.

Qui potrai leggere tutto ciò che riguarda questo Ospedale Henry Ford di Frida Kahlo, quali data di realizzazione, dimensioni, storia, logo di conservazione dell’opera ed analisi della composizione.

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“Ospedale Henry Ford (il letto volante)” Frida Kahlo

Data di realizzazione: 1932

Dimensioni: 38 x 30,5 cm

Dove si trova: Collezione di Dolores Olmedo, Città del Messico, Messico

Frida realizzò questo quadro dopo il 1930: in quell’anno, l’artista dovette interrompere una gravidanza a causa di alcuni problemi di salute.

Successivamente, rimase nuovamente incinta, ma molti dottori consigliarono a Frida di non tentare di avere un bambino, a causa della tripla frattura delle ossa del bacino che aveva; questo avrebbe reso impossibile un normale parto.

Unicamente il dottor Eloesser era propenso, e Frida divenne grande amica di quest’ultimo, scrivendogli spesso e chiedendo consigli a tal merito.

Nonostante molti dubbi ed incertezze, Frida decise di continuare questa seconda gravidanza, ma purtroppo il 4 luglio, a causa di un aborto spontaneo, perse anche questo bambino.

Rimase i successivi tredici giorni in ospedale, e da lì cominciò a disegnare a matita uno schizzo su questo funesto evento, ed in un secondo momento lo ripropose come dipinto ad olio.

La protagonista è la stessa Frida, sdraiata nuda su un letto molto più grande di lei: il suo corpo è circondato dal sangue; dalla pancia, ancora ingrossata per la gestazione del bambino, escono tre vene, che conducono a vari elementi differenti.

Una vena conduce ad un feto di un bambino, fin troppo grande per essere reale, e che rappresenta il bambino che avrebbe voluto avere.

La vena che si distende a destra, conduce ad una lumaca che simboleggia la terribile lentezza dell’aborto, anche se nella tradizione indiana, il guscio della lumaca alluderebbe alla nascita ed al concepimento; secondo un’altra lettura, il tipico movimento della lumaca, rappresenterebbe il ciclo mestruale, e quindi la sessualità femminile.

La vena a sinistra, conduce alla parte inferiore del tronco umano, ed allo stesso modo, anche l’altra parte dello scheletro che si trova in basso a destra nella tela; questi due elementi devono essere letti insieme, poiché indicano che le ferite presenti sulla colonna e sul bacino sono state la causa che hanno reso impossibile per Frida avere un bambino.

In basso, si può notare anche uno oggetto meccanico: è una parte dello sterilizzatore a vapore, oggetto presente usualmente negli ospedali del tempo; probabilmente, la forma di questo macchinario ha ricordato a Frida il “malfunzionamento” del suo corpo.

Infine, l’orchidea viola che si trova in basso, al centro della tela, è un fiore che Diego le portò mentre lei era ricoverata, e per l’artista, simboleggerebbe la sessualità ed i sentimenti.

Sul volto di Frida è presente una lacrima, e ciò indica la grande tristezza e dolore legati a quel terribile evento.

Il letto, sembra quasi volare, circondato da un ambiente aperto; sullo sfondo si scorgono alcuni edifici tipici della zona industriale di Detroit, che Frida e Diego avevano visto tempo dietro per alcuni studi.

La grande tecnologia dell’ambiente urbano è in contrasto con l’umano dolore di Frida.

Ospedale Henry Ford (il letto volante) di Frida Kahlo: analisi completa dell’opera
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Lacrime di noci di cocco di Frida Kahlo: analisi completa dell’opera

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Lacrime di noci di cocco di Frida Kahlo: analisi completa dell’opera
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Apprestiamoci a conoscere un quadro realizzato negli anni Cinquanta del Novecento da Frida Kahlo, popolare artista contemporanea, autrice di alcuni dei più importanti lavori conosciuti della storia dell’arte degli ultimi decenni. Abbiamo già conosciuto Ospedale Henry Ford (o il letto volante)un’opera legata al doloroso aborto avuto da Frida, ed oggi parleremo ancora di quest’artista con un altro lavoro, intitolato Lacrime di noci di cocco.

Qui potrai leggere tutte le informazioni su questo olio su masonite di Frida; troverai: data di realizzazione, dimensioni, luogo di conservazione, la descrizione e l’analisi dell’opera.

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“Lacrime di noci di cocco” Frida Kahlo

Data di realizzazione: 1951

Dimensioni: 23,2 x 30,5 cm

Dove si trova: Proprietà di Bernard ed Edith Lewin, Palm Springs, California

Nell’ultima fase della sua vita, Frida, a causa del gran numero di medicine di cui faceva utilizzo per sopportare il dolore, si dedicò sulla realizzazione di nature morte di piccole dimensioni, abbandonando completamente gli autoritratti.

Un’altra ragione per cui gli autoritratti non vennero più eseguiti da Frida nell’ultima fase della sua carriera, è perché le medicine di cui faceva uso, la portarono ad un grande degrado fisico, che preferì non utilizzare più se stessa come soggetto dei lavori.

Frida scelse di ripiegare su delle nature morte di piccole dimensioni, poiché questo genere di quadri non richiedeva molta precisione (la quale era sempre più bassa a causa degli effetti collaterali delle medicine che prendeva, mescolate all’alcool).

In origine, questa natura morta, intitolata Lacrime di noci di cocco, era un dono per Elena Boder, un’amica ed un medico di Frida; sulla bandiera che troneggia al centro della composizione, in origine, era presente una dedica per Elena Boder, ma a quest’ultima non piacque molto il quadro e lo ridiede a Frida.

La pittrice, vedendo il suo dono restituito, eliminò la scritta per la Boder e lo vendette.

Due grandi noci di cocco, occupano la parte principale della composizione e quello di destra sta versando delle lacrime: probabilmente è un simbolo dello stato emotivo di Frida durante quegli anni.

I colori sono molto accesi ed il quadro è composto prevalentemente dai colori: giallo, verde, arancione ed il marrone; inoltre, quest’ultimo colore è utilizzato anche per colorare il tavolo su cui è appoggiata la frutta.

 

Lacrime di noci di cocco di Frida Kahlo: analisi completa dell’opera
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Autoritratto con Bonito di Frida Kahlo: analisi completa dell’opera

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Autoritratto con Bonito di Frida Kahlo: analisi completa dell’opera
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Andiamo a studiare un popolare quadro di Frida Kahlo, realizzato nel 1941 e che vede proprio la stessa artista, protagonista della tela. Non è certo il primo autoritratto di Frida Kahlo che vediamo: abbiamo già analizzato l’Autoritratto con il ritratto del dottor Farill e l’Autoritratto con Stalin, i quali sono due quadri fondamentali nella carriera di Frida. Oggi continueremo a parlare di questa artista con l’Autoritratto con Bonito.

Qui potrai leggere tutte le informazioni su questo Autoritratto con Bonito di Frida Kahlo: data di realizzazione, dimensioni della tela, dove si trova, storia e descrizione dell’opera.

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“Autoritratto con Bonito” Frida Kahlo

Data di realizzazione: 1941

Dimensioni: 55 x 43,4 cm

Dove si trova: Collezione privata, U.S.A.

Proprio nel Dicembre del 1940, prima della realizzazione di questa tela, Frida Kahlo e Diego Rivera si sposarono nuovamente a San Francisco, a seguito della loro precedente separazione, avvenuta a causa del gran numero di tradimenti da parte di Diego, e soprattutto, dopo l’ultima relazione extraconiugale avuta con Cristina, la sorella di Frida.

Dopo essersi riuniti, Frida ricevette la notizia che suo padre, Guillermo Kahlo, era morto; venuta a conoscenza di questo terribile evento, Frida decise di ritornare a vivere nella casa di famiglia, a Coyoacán, in Messico.

Poco dopo il suo ritorno in Messico, Frida cominciò a lavorare a questo olio su tela.

Frida si ritrasse con uno sguardo triste e l’espressione malinconica, poiché era in lutto per la scomparsa del padre; a sottolineare maggiormente questo aspetto, c’è l’abbigliamento scuro, il mancato utilizzo di gioielli, ed infine, l’assenza di fiori tra i capelli di Frida.

Sulla spalla della donna, si trova Bonito, il suo pappagallo, il quale, era venuto a mancare poco tempo prima.

Nonostante si tratti di una tela con soggetto triste e malinconico, lo sfondo su cui si staglia la protagonista sembra essere ricco di vita e fiorente: probabilmente, questo dipinto rappresenta il tema della vita e morte, un elemento ricorrente in molti lavori di Frida Kahlo.

Autoritratto con Bonito di Frida Kahlo: analisi completa dell’opera
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Ritratto di Alicia Galant di Frida Kahlo: analisi completa dell’opera

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Ritratto di Alicia Galant di Frida Kahlo: analisi completa dell’opera
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Oggi conosceremo uno dei primi lavori realizzati da Frida Kahlo, popolare artista appartenente al mondo dell’arte contemporaneo. Frida Kahlo è stata una delle più prolifiche ed importanti artiste del Novecento, e tra i suoi lavori più importanti, abbiamo già analizzato l’Autoritratto con Bonito Lacrime di noci di cocco. Nelle prime fasi della sua carriera artistica, Frida realizzò anche il Ritratto di Alicia Galant, ed oggi ti parlerò proprio di questo lavoro.

Qui potrai leggere tutte le informazioni sul Ritratto di Alicia Galant, come data di realizzazione, dimensioni, luogo di conservazione ed analisi dell’olio su tela.

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“Ritratto di Alicia Galant” Frida Kahlo

Data di realizzazione: 1927

Dimensioni: 107 x 93 cm

Dove si trova: Dolores Olmedo Patiño Museum, Città del Messico, Messico

Questo è uno dei primissimi quadri realizzati da Frida Kahlo; quest’ultima, quando cominciò a dipingere, si dedicò alla realizzazione di ritratti, con protagonisti soprattutto, amici e membri della famiglia.

Alicia Galant era un’amica di Frida, e così quest’ultima si diede immediatamente da fare per realizzare un ritratto della donna.

Si tratta di un ritratto stilizzato della donna, con delle forme molto allungate e con uno stile pittorico che ricorda molto, quello degli artisti del Rinascimento, come il Bronzino, il Parmigianino e Sandro Botticelli, i quali erano artisti molto ammirati da Frida.

La posa del soggetto in quest’opera, ricorda molto quelle delle donne aristocratiche dei secoli scorsi, e probabilmente era ispirata ad un importante ritratto realizzato proprio dal Bronzino ed intitolato Eleonora di Toledo.

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“Ritratto di Eleonora di Toledo” Agnolo Bronzino

Il chiarore della pelle di Alicia è in netto contrasto con lo scuro ambiente circostante, che lascia presupporre l’influenza dell’Art Nouveau nello stile di Frida.

In quegli anni, l’Art Nouveau era molto in voga, e Frida non fu assolutamente esente dal suo fascino, a tal punto che decise di riproporre alcune delle sue caratteristiche all’interno di quest’opera.

Alicia indossa un vestito viola con una scollatura ad U rossa, che mette in risalto la sua pelle molto chiara; inoltre, è seduta su una sorta di poltrona blu, che si evidenzia in primo piano rispetto a tutto il resto della composizione.

 

Ritratto di Alicia Galant di Frida Kahlo: analisi completa dell’opera
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Pensando alla morte di Frida Kahlo: analisi completa dell’opera

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Pensando alla morte di Frida Kahlo: analisi completa dell’opera
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Andiamo a scoprire tutto quello che riguarda un importante lavoro di Frida Kahlo, la quale è stata una delle più importanti artiste del Novecento. Frida, nella sua lunga carriera ha realizzato un gran numero di capolavori, e tra i più importanti, abbiamo già studiato il Ritratto di Alicia Galant e lAutoritratto con Bonito. Oggi, proseguiremo nello studio dei quadri di Frida attraverso l’analisi del lavoro intitolato Pensando alla morte.

Qui potrete leggere tutte le informazioni riguardanti questo Pensando alla morte di Frida Kahlo: storia dell’opera, analisi, data di realizzazione, dimensioni e luogo di conservazione.

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“Pensando alla morte” Frida Kahlo

Data di realizzazione: 1943

Dimensioni: 44,5 x 37 cm

Dove si trova: Collezione di Dolores Olmedo Patiño, Città del Messico

Frida realizzò quest’olio su tela nel periodo in cui si trovava costretta a rimanere a letto a causa delle sue precarie condizioni di salute.

La sua triste condizione la portò ad avere non solo conseguenze piano fisico, ma anche su anche quello mentale, inducendola a vedere la morte come un concetto irremovibile e sempre presente nella sua mente.

La morte era simboleggiata da un tradizionale teschio, con alle spalle, delle ossa disposte ad incrocio; si può notare il piccolo disegno del teschio sulla fronte della protagonista, all’interno di una piccola finestra rotonda.

Secondo la tradizione messicana, la morte ha due significati nello stesso tempo: vuol dire sia rinascita che vita.

In questo autoritratto, la protagonista ed il piccolo simbolo della morte, si trovano stagliatati su un piccolo ambiente, con diversi rami spinosi: questa disposizione non è casuale, anzi; l’ambiente alle loro spalle si rifà all’antica mitologia delle culture pre-ispaniche, indicando la rinascita subito dopo la morte.

In sintesi, per Frida, la morte, vista come un elemento sempre presente, indica una sorta di transizione, o di trasformazione della vita stessa in qualcosa di differente e soprattutto non come la fine di tutto.

I colori utilizzati sulla tela sono molto accesi e decisi: lo sfondo naturale alle spalle di Frida, pieno di ramoscelli e foglie (oltre ad avere ad avere un significato mitologico indicato in precedenza) simboleggia anche la vita, in netto contrasto con il tema principale dell’opera.

Frida non indossa orecchini o collane, proprio come accade anche nell’Autoritratto con Bonito, lasciando intendere che il tema dell’opera è funesto.

Pensando alla morte di Frida Kahlo: analisi completa dell’opera
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Autoritratto con scimmia e pappagallo di Frida Kahlo: analisi completa dell’opera

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Autoritratto con scimmia e pappagallo di Frida Kahlo: analisi completa dell’opera
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Studiamo un lavoro fondamentale di Frida Kahlo, popolare artista del Novecento, autrice di innumerevoli lavori di grande importanza nella storia dell’arte contemporanea. Tra i quadri più popolari di questa artista, abbiamo già studiato Pensando alla morte ed il Ritratto di Alicia Galant, ed oggi, proseguiremo nell’indagine che vede protagonista Frida, studiando l’Autoritratto con scimmia e pappagallo.

Qui potrai leggere tutte le informazioni su questo Autoritratto di Frida Kahlo, come: data di realizzazione, dimensioni, luogo di conservazione ed analisi del quadro.

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“Autoritratto con scimmia e pappagallo” Frida Kahlo

Data di realizzazione: 1942

Dimensioni: 43,2 x 54,6 cm

Dove si trova: Collezione di Constantini, Buenos Aires, Argentina

Questo autoritratto è molto interessante per diversi aspetti. Frida decide di ritrarsi mentre è girata di tre quarti verso lo spettatore, ricordando i soggetti dei ritratti rinascimentali tipici di Botticelli ed altri artisti del tempo.

L’artista ripone grande attenzione nel resa perfetta soprattutto le sue sopracciglia unite, il segno distintivo della suo aspetto.

I capelli sono raccolti e mescolati con un accessorio tipico della tradizione messicana; grazie a questo artificio, Frida mostra il suo lungo collo.

Alle spalle, si nota un gran numero di foglie ricche di vita e di colore diverso: questo elemento simboleggia il grande amore che lei aveva per il giardino della Casa Blu (che era il luogo dove era nata e cresciuta), curato da lei stessa.

La presenza dei due animali, ovvero la scimmia ed il pappagallo, indicano invece il suo grande interesse per questo mondo, come si può notare in un altro lavoro dell’artista, l’Autoritratto con Bonito.

La composizione è ricca di vita, come si può notare dai colori accesi rintracciabile nelle gote della protagonista, nelle foglie, nell’abbigliamento di Frida e negli animali.

Le principali tonalità utilizzate in questo autoritratto sono: il giallo, il marrone, il rosso, il verde ed il nero.

Mentre Frida ed il pappagallo rivolgono il proprio sguardo verso lo spettatore, la scimmia, arrampicata sul petto dell’artista, sta guardando il pappagallo.

Autoritratto con scimmia e pappagallo di Frida Kahlo: analisi completa dell’opera
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Il Marxismo darà salute agli ammalati di Frida Kahlo: analisi completa dell’opera

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Il Marxismo darà salute agli ammalati di Frida Kahlo: analisi completa dell’opera
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Oggi parleremo di un quadro realizzato da Frida Kahlo, fondamentale artista del Novecento, autrice di un gran numero di tele di grande importanza, come Autoritratto con scimmia e pappagallo Pensando alla morte. Oggi, parleremo ancora di questa artista con uno dei suoi ultimissimi lavori, intitolato Il Marxismo darà salute agli ammalati.

Qui potrai leggere tutto ciò che riguarda questo olio su masonite di Frida Kahlo: data di realizzazione, dimensioni, luogo di conservazione ed il significato dell’opera dell’artista.

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“Il Marxismo darà salute agli ammalati” Frida Kahlo

Data di realizzazione: 1954

Dimensioni: 76 x 61 cm

Dove si trova: Museo Frida Kahlo, Coyoacán, Messico

Il titolo originale dell’opera doveva essere “Pace sulla Terra così che la Scienza Marxista possa Salvare i Malati e Coloro che sono oppressi dal Criminale Capitalismo Yankee”.

Si tratta di uno degli ultimi lavori che Frida Kahlo realizzò prima di morire, e fa parte di quella serie di lavori che presentano anche un significato politico, proprio come l’Autoritratto con Stalin.

In quest’opera, Frida, inserisce tutti gli elementi della propaganda marxista: infatti, tale movimento avrebbe curato e liberato, l’intera umanità dal dolore e la sofferenza.

Frida dipinge una confusa scena, dove al centro si erge la stessa Frida, con un corpetto ed una lunga gonna verde; l’ambiente alle sue spalle è diviso in due parti: a sinistra c’è pace, rigogliosità e vita, mentre sulla destra, la terra è arida, colma di distruzione e morente.

Ai lati della protagonista, si notano due stampelle che stanno cadendo e che simboleggiano la precedente cura alla quale era sottoposta Frida; oltre a questi due strumenti, ci sono due grandi mani che stanno abbracciando l’artista, e non sono altro che il simbolo del Marxismo.

Su una delle mani si trova un occhio, o meglio, il cosiddetto “occhio della saggezza”, che permette a Frida di godere della cura definitiva e quindi, di abbandonare definitivamente le stampelle.

Alle spalle dell’artista, si vedono: il pianeta Terra, una colomba (simbolo di pace), il volto di Karl Marx, che con una mano sta strangolando un tacchino con il volto umano (che potrebbe essere il simbolo del capitalismo americano).

Stilisticamente, nonostante la composizione sia stracolma di elementi, i dettagli sono resi con poca attenzione, lasciando intuire che il dolore fisico che caratterizzava la fase finale della vita di Frida, non le abbia permesso di completare l’opera alla perfezione.

 

Il Marxismo darà salute agli ammalati di Frida Kahlo: analisi completa dell’opera
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Ritratto di Eva Frederick di Frida Kahlo: analisi completa dell’opera

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Ritratto di Eva Frederick di Frida Kahlo: analisi completa dell’opera
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Andiamo a conoscere un lavoro che Frida Kahlo realizzò nel periodo in cui si trovava a San Francisco. Frida, è stata una delle più importanti personalità del Novecento ed è stata autrice di importantissime opere d’arte, come Il Marxismo darà salute agli ammalati e di molti celebri autoritratti, come Autoritratto con scimmia e pappagalloOggi, ci concentreremo ancora su Frida Kahlo, andando a studiare il Ritratto di Eva Frederick.

Qui potrai leggere tutte le informazioni sul Ritratto di Eva Frederick di Frida Kahlo, come data di realizzazione, dimensioni, luogo di conservazione, descrizione dell’opera e la relativa analisi stilistica.

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“Ritratto di Eva Frederick” Frida Kahlo

Data di realizzazione: 1931

Dimensioni: 87 x 44 cm

Dove si trova: Museo Dolores Olmedo Patiño, Città del Messico, Messico

Tra il Novembre del 1930 ed il Giugno del 1931, Frida abbandonò il Messico per trasferirsi a San Francisco, e qui, continuò a dedicarsi alla pittura, scegliendo come soggetti, alcuni dei suoi amici e conoscenti.

Questa donna, Eva Frederick rimane un mistero: non si hanno molte informazioni su di lei; alcuni studiosi pensano che si tratti unicamente di una modella che posò per Frida, ma non si hanno ulteriori dettagli sulla loro relazione.

Secondo altri studiosi, Eva Frederick era una modella di colore che in precedenza aveva già lavorato con Diego Rivera, fotografi ed altri artisti mentre si trovava in  Messico.

In ogni caso, Frida ritrae la donna con un abbigliamento quotidiano, indossa una semplice collana e non ha alcun tipo di orecchini. I capelli sono corti, e lo sguardo è rivolto direttamente allo spettatore.

Sulla testa di Eva, c’è un nastro, che ricorda moltissimo quello del Ritratto della donna in bianco, un altro lavoro di Frida Kahlo; in questo caso, sul nastro color oro (che quasi si confonde con lo sfondo), c’è una scritta rossa che recita “Ritratto di Eva Frederick, nata a New York, dipinto da Frida Kahlo”

Le tonalità che compongono il quadro sono molto calde: c’è il rosso, il giallo, il marrone scuro ed il nero; inoltre, non è presente alcun elemento simbolico.

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“Schizzo a matita di Eva Frederick” Frida Kahlo

Eva Frederick, nello stesso anno, è stata soggetto di un altro piccolo schizzo a matita di Frida Kahlo.

Ritratto di Eva Frederick di Frida Kahlo: analisi completa dell’opera
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Autoritratto con treccia di Frida Kahlo: analisi completa dell’opera

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Autoritratto con treccia di Frida Kahlo: analisi completa dell’opera
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Frida Kahlo, famosissima artista del Novecento, è stata autrice di un gran numero di tele durante la sua carriera, molte delle quali erano degli autoritratti. Abbiamo già studiato alcuni di questi lavori, come ad esempio l’Autoritratto con scimmia e pappagallo ed inoltre l’Autoritratto con Bonito. Oggi, conosceremo un altro lavoro appartenente a questa serie di ritratti, intitolato Autoritratto con treccia.

Qui potrai leggere tutte le informazioni che stai cercando, riguardo l’Autoritratto con treccia di Frida Kahlo, come: data di realizzazione, dimensioni, luogo di conservazione attuale, storia dell’opera ed analisi stilistica del ritratto.

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“Autoritratto con treccia” Frida Kahlo

Data di realizzazione: 1941

Dimensioni: 51 x 38,7 cm

Dove si trova: Collezione di Jacques & Natasha Gelman, Città del Messico, Messico

Nel 1939, Frida aveva divorziato da Diego Rivera, a causa dei suoi ripetuti tradimenti. Poco dopo la separazione, l’artista scelse di tagliarsi i capelli: attraverso questo gesto, oltre che, indicare il forte dolore che provava dopo la fine della relazione, voleva eliminare ogni traccia di femminilità in se.

Nel Dicembre del 1940, Frida Kahlo perdonò Diego Rivera e così si sposarono nuovamente; qualche mese dopo, Frida, cominciò a lavorare su questo autoritratto con treccia.

Dopo essersi rimessa con Diego, Frida scelse di utilizzare (ancora una volta) i propri capelli come simbolo del suo stato d’animo: in questo autoritratto, i capelli sono nuovamente lunghi e sistemati all’interno di una treccia; questa scelta simboleggia il tentativo da parte di Frida di recuperare la propria femminilità persa in precedenza.

I capelli, posti all’interno della treccia, formano una sorta di circuito infinito, che potrebbe alludere all’eterno circolo del tempo.

Se fosse così, a rendere ancor più concreta questa ipotesi, ci sono le foglie intrecciate che coprono il corpo di Frida.

La protagonista, non indossa alcun tipo di orecchini, se non una grande collana color grigio scuro.

Lo sfondo è privo di qualsiasi dettaglio, inducendo lo spettatore a concentrare il proprio sguardo sulla protagonista e gli elementi che la circondano.

 

Autoritratto con treccia di Frida Kahlo: analisi completa dell’opera
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Autoritratto – Il tempo vola di Frida Kahlo: analisi completa dell’opera

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Autoritratto – Il tempo vola di Frida Kahlo: analisi completa dell’opera
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Prepariamoci a conoscere un lavoro realizzato da Frida Kahlo, storica pittrice ed artista del Novecento, la quale ha realizzato tanti, famosi quadri durante la sua vita. Abbiamo già studiato qualche altra opera d’arte realizzata da questa artista come l’Autoritratto con treccia ed il misterioso Ritratto di Eva Frederick. Nell’articolo di oggi, conosceremo tutto, riguardo il quadro di Frida Kahlo intitolato Autoritratto – Il tempo vola.

Qui potrai apprendere tutte le informazioni di questo Autoritratto di Frida Kahlo: data di realizzazione, dimensioni, luogo di conservazione, descrizione ed analisi dell’opera.

Self Portrait Time Flies Frida Kahlo descrizione

“Autoritratto – Il tempo vola” Frida Kahlo

Data di produzione: 1929

Dimensioni: 77,5 x 61 cm

Dove si trova: Collezione di Antony Bryan

Si tratta di un olio su masonite realizzato nel 1929, l’anno in cui Frida Kahlo si sposò con Diego Rivera.

Questo autoritratto rappresenta l’evoluzione degli autoritratti di Frida Kahlo: in precedenza, l’artista, prendeva ispirazione in gran modo dai pittori rinascimentali (soprattutto Botticelli), utilizzando uno stile molto tradizionale; con questo lavoro, Frida cambia radicalmente, avvicinandosi al mondo messicano ed alla pittura parietale praticata da Diego.

Negli autoritratti precedenti, dominavano soprattutto delle tonalità scure e colori malinconici, mentre in questo lavoro, ogni aspetto viene ribaltato: Frida utilizza dei colori molto chiari, come si può notare dal suo vestito e dal cielo alle sue spalle, in netto contrasto con le tende nere, raccolte con dei cordoni rossi che si trovano ai lati della composizione.

Questo autoritratto costituisce un punto fondamentale negli autoritratti di Frida: lo stile che adottò in questo lavoro del 1929, lo avrebbe utilizzato fino alla fine della sua carriera artistica.

In questo lavoro, Frida ha i capelli raccolti e molto corti, che lasciano intravedere i lunghi orecchini che indossa, abbinati alla sua vistosa collana, posta in contrasto con il suo abito bianco.

Sulla destra si nota un orologio ed, alle spalle di Frida, si vede chiaramente un piccolo aereo; questi due elementi, visti insieme, alludono alla fugacità del tempo, che funge anche da titolo dell’opera.

Autoritratto – Il tempo vola di Frida Kahlo: analisi completa dell’opera
ArteWorld.

Il mio vestito è appeso lì di Frida Kahlo: analisi completa dell’opera

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Il mio vestito è appeso lì di Frida Kahlo: analisi completa dell’opera
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Apprestiamoci a conoscere uno tra i più importanti lavori realizzati da Frida Kahlo, grande artista del Novecento ed autrice di innumerevoli opere. Abbiamo già parlato di alcuni lavori di questa artista, come l’Autoritratto – Il tempo vola e l’Autoritratto con treccia; oggi proseguiremo con la conoscenza di Frida attraverso lo studio dell’opera intitolata Il mio vestito è appeso lì.

Qui potrai leggere tutte le informazioni su questo lavoro di Frida Kahlo: data di realizzazione dell’opera, dimensioni, luogo di conservazione attuale, analisi e descrizione del quadro.

My Dress Hangs There Frida Kahlo descrizione

“Il mio vestito è appeso lì” Frida Kahlo

Data di realizzazione: 1933

Dimensioni: 46 x 50 cm

Dove si trova: Hoover Gallery, San Francisco, California, U.S.A.

L’opera, prima di giungere alla Hoover Gallery, venne originariamente donata dalla stessa Frida al dottor Leo Eloesser, il medico di fiducia dell’artista; alla morte del dottore, l’opera venne ereditata dalla sua compagna, la quale, nel 1993 la vendette.

Questo lavoro è l’unico collage che Frida Kahlo realizzò nella sua intera carriera; Frida lo iniziò nel 1933, mentre suo marito, Diego Rivera, stava dipingendo un’opera d’arte presso il Rockefeller Center.

A Frida non piaceva l’America, e voleva assolutamente tornare in Messico; suo marito, affascinato dal progresso tecnologico e dalla popolarità dello stesso paese, era contrario all’opinione di Frida, e così da quel litigio, nacque questo collage.

Nella confusa composizione, emergono tutti quegli elementi che rappresentano la superficialità del capitalismo americano, testimoni del crollo della società umana e della relativa distruzione dei valori vitali per gli uomini.

In tanti altri capolavori di Frida, è molto facile riconoscere il protagonista, ma in questo caso, è praticamente impossibile rintracciare un punto focale, a causa della grande confusione.

Nel grande fermento, al centro, si nota solo il tradizionale vestito proveniente da Tehuantepec: un abito che Frida indossava molto spesso.

Quest’abito, posto al centro dell’opera, è vuoto ed è circondato unicamente da un grande caos, quasi ad indicare che Frida si trova solo fisicamente in America, mentre la sua vera vita è in Messico.

L’artista comincia questo lavoro mentre si trova a New York e lo completa solo quando ritorna in Messico con Diego.

Al termine della realizzazione, Frida aggiunge una scritta sulla parte posteriore dell’opera, che recita “Ho dipinto questo a New York, mentre Diego stava dipingendo il murales al Rockefeller Center”.

 

Il mio vestito è appeso lì di Frida Kahlo: analisi completa dell’opera
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