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Il Presepe di Greccio di Giotto: la storia di un miracolo a Natale

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Il Presepe di Greccio di Giotto: la storia di un miracolo a Natale
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Voglio farti conoscere un affresco che ha cambiato la storia. Non voglio esagerare, ma si tratta di uno dei più bei lavori in assoluto di tutta la storia dell’arte medievale, sopratutto per le sue novità stilistiche. A dirla tutta, la popolarità di questo lavoro è dovuta in parte anche alla fama dell’artista che l’ha realizzato. Si tratta di Giotto di Bondone (si, quello della leggenda del cerchio perfetto). Oggi voglio parlarti di questo suo bell’affresco, intitolato Presepe di Greccio.

Ci sono un sacco di cose da dire a proposito di quest’opera d’arte e così ho deciso di scrivere questo articolo per riassumerne gli aspetti più importanti.

In questo post ti parlerò:

  • Della storia del presepio di Greccio, il motivo per cui è stato realizzato e dove si trova
  • Del motivo per cui questo quadro di Giotto è considerato uno dei suoi lavori più importanti in assoluto
  • Dell’analisi iconologica dell’affresco, con una particolare attenzione ai suoi dettagli ed i personaggi che riempiono la scena

E molto altro ancora.

Quando avrai finito di leggere questo articolo, questo capolavoro non avrà più segreti per te.

Sei pronto per cominciare? Iniziamo allora!

Presepe di Greccio Giotto

“Presepe di Greccio” Giotto

Data di realizzazione: 1295-1299

Dimensioni: 230 x 270 cm

Dove si trova: Basilica superiore di San Francesco d’Assisi

STORIA

Mancano pochi anni alla fine del ‘200.

Negli ultimi decenni, l’ordine dei Francescani ha visto la propria popolarità schizzare alle stelle; ogni popolano parla di loro e tutti conoscono la loro storia.

E quale sarebbe?

Il creatore dell’ordine è stato san Francesco d’Assisi. Quest’uomo, decide di lasciarsi alle spalle una vita facile e stracolma di ricchezze a cui aveva contribuito suo padre Piero di Bernardone per dedicarsi a Dio.

La vita di san Francesco era semplice e così anche quella dei suoi seguaci: niente oro, gioielli e nemmeno maestose chiese in cui rinchiudersi per pregare.

I francescani, di solito, si appellavano alla pietà della povera gente per trovare un posto in cui passare la notte e pregare.

La vita di san Francesco è stata straordinaria: le sue azioni ed il suo carisma hanno contribuito a trasformarlo in un personaggio famoso, sia tra il popolo che il clero.

Passa poco tempo e dopo la sua morte, Francesco viene canonizzato: in questo modo l’ordine francescano diventa ancora più famoso e la Santa Sede decide di “sfruttare” questo fenomenale successo.

Dopo aver preso le redini dell’ordine, si comincia con la costruzione di innumerevoli ed enormi chiese in giro per l’Italia e che prendono evidenti distanze dagli insegnamenti di san Francesco.

Tra i tanti edifici che sorgono, quella ad Assisi è una delle strutture più interessanti; pensa che alla decorazione interna della basilica inferiore e di quella superiore, ci lavorano un sacco di artisti famosi: Arnolfo di Cambio, Cimabue, Giotto e tanti altri artisti.

Si tratta di un lavoro che passerà alla storia.

Il presepe di Greccio ritratto da Giotto in questo affresco, si trova nella basilica superiore di San Francesco d’Assisi.

Cosa c’è rappresentato in questo affresco?

Te lo dico subito.

Questo racconto si trova all’interno della Legenda Maior di San Bonaventura da Bagnoregio.

Cos’è la Legenda Maior?

È un’opera del 1263 e che narra tutta la vita di san Francesco d’Assisi.

Non voglio annoiarti, quindi vado dritto al punto.

In questo libro, Bonaventura racconta che 3 anni prima della morte di san Francesco (ovvero nel 1223), quest’ultimo desidera ricordare la natività di Gesù Bambino in un piccolo paese chiamato Greccio.

Questo piccolo centro si trova a circa 90 km da Assisi.

Dopo aver ricevuto l’approvazione dal Papa, il santo fa preparare una piccola stalla con del fieno, e, volendo ricostruire la scena secondo la tradizione, fa portare anche un piccolo bue ed un asino.

il presepe di san Francesco è bellissimo: tutto è illuminato, i frati cantano, la popolazione partecipa ed è felice, insomma, è tutto al posto giusto.

Conclusa la preparazione, Francesco celebra il rito della nascita di Gesù Bambino e poi ne racconta la storia.

Sai cosa c’è di fantastico in questa storia?

Che alla funzione partecipa anche un certo Giovanni di Greccio.

È un cavaliere che ha abbandonato l’esercito; decide di visitare questo presepe perché conosce san Francesco.

Ad un certo punto, guarda la mangiatoia dove c’è Francesco vicino al piccolo Bambino e non può credere ai suoi occhi.

Lì dentro è comparso un Bambino vero addormentato!

Non ci sono spiegazioni: si tratta di un miracolo e ci sono un sacco di testimoni.

Dopo questo evento, si narra che il fieno della mangiatoia sia stato conservato dalla gente del luogo e che poi sia stato utilizzato per curare gli animali malati.

Inoltre, si dice che in quel momento sia nata la tradizione del presepe.

DESCRIZIONE

Il presepe di Greccio Giotto è un capolavoro che non ha precedenti.

Presepe di Greccio Giotto

“Presepe di Greccio” Giotto

Prova a metterti, per un momento, nei panni degli uomini del ‘300.

Nessun artista ha mai dipinto una scena del genere con un’attenzione al dettaglio così maniacale.

Ecco cosa devi sapere del presepe di Greccio analisi.

Guarda per un momento i partecipanti alla funzione: sono veramente tanti, e sono tutti diversi tra loro.

Ognuno ha la sua espressione, i suoi tratti ed abiti diversi che donano una forte varietà alla scena.

Lo hai visto san Francesco?

Particolare san Francesco Presepe Greccio Giotto analisi

Particolare di san Francesco

Eccolo lì: sta inginocchiato in primo piano del dipinto Giotto. Si riconosce per via dell’aureola ed ha tra le braccia il Bambino (anche lui con l’aureola).

Particolare Bambino Presepe Greccio Giotto analisi

Particolare del Bambino

A sinistra c’è un gruppo di uomini abbastanza numeroso che sta assistendo incredulo all’apparizione del Bambino.

Un po’ più a destra ci sono 2 frati che guardano in alto e cantano accompagnando il rito.

Hai notato che non stanno guardando san Francesco ma verso l’alto?

Particolare frati leggio presepe Greccio Giotto analisi

Particolare dei frati e del leggio

Questo perché sono impegnati a guardare il reggilibro che sta sopra l’altare: lì ci sono le note e le parole che devono recitare.

Ma perché questi 2 frati sono più alti rispetto agli altri uomini?

C’è un trucchetto.

Dà un’occhiata a quella porta che sta al centro e concentrati sulla mano della donna che si vede in primo piano.

Hai visto quei piccoli stalli color legno?

Particolare stalli frati presepe Greccio Giotto analisi

Particolare degli stalli

I 2 frati sono appoggiati lì sopra e per questo motivo sono più in alto rispetto agli uomini davanti a loro.

Giotto non dimentica nessun dettaglio di quelli citati nel racconto della Legenda Maior ed infatti, ai piedi della piccola mangiatoia ci sono anche un piccolo bue ed un asinello.

Particolare bue asino presepe Greccio Giotto analisi

Particolare del bue e dell’asino

Alla destra di san Francesco ci sono degli altri frati che assistono il protagonista cantando, senza contare il sacerdote vestito di rosso.

Particolare sacerdote presepe Greccio Giotto analisi

Particolare del sacerdote

Ma Giotto come ha fatto a farceli entrare tutti? Perché non sono ammassati uno addosso all’altro?

La risposta è semplice: li ha disposti tutti su piani diversi; in questo modo, la scena di Giotto il presepe di Greccio ha acquistato una profondità ed uno spazio che non si erano mai visti in altre opere fino a quel momento.

In poche parole, Giotto è stato un rivoluzionario: proprio come farà Leonardo da Vinci con la sua MonnalisaCaravaggio con molte delle sue controverse opere (come la Morte della Vergine), Giotto ha elaborato delle tecniche completamente innovative per rendere il suo lavoro ineguagliabile.

Le hai viste le donne?

Particolare donne presepe Greccio Giotto analisi

Particolare delle donne

Sono altri tempi.

Le donne non entrare nel luogo dove si teneva il rito, e Giotto tiene a mente anche questo dettaglio: le inserisce nel suo affresco ma le tiene a distanza, lontane dal luogo dell’azione.

Infatti le ritrae mentre cercano curiosamente di sporgersi dalla porta, tentando di vedere cosa sta succedendo.

Vogliamo parlare dell’ambiente circostante?

Io lo trovo davvero spettacolare.

In quest’opera di Giotto presepe di Greccio, penso che sia bellissimo quel ciborio sulla destra.

Particolare ciborio presepe greccio Giotto analisi

Particolare del ciborio

È decorato nei minimi dettagli e sono più che sicuro che anche tu, se stai guardando per la prima volta questo affresco, sarà uno dei particolari che ti sarà saltato immediatamente all’occhio.

Poi c’è anche quel muro (ovvero il pulpito) che separa le donne dagli uomini, e serve a dare un senso di ordine a tutta la scena: in questo modo, i protagonisti non sembrano tutti accalcati, ma sono disposti in modo elegante ed innovativo.

Per concludere, hai visto quella grande croce rossa che sta al centro del presepe Giotto?

Giotto Bondone Presepe Greccio croce analisi

Particolare della croce

Si tratta di una croce sagomata che qui è vista da dietro. Quei pezzi di legno che sono davanti sono i suoi rinforzi.

Poi la vedi obliqua perché sta pendendo verso la navata interna, donando una forte tridimensionalità in tutta la scena.

Il Presepe di Greccio di Giotto: la storia di un miracolo a Natale
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Funerale a Ornans di Gustave Courbet: la morte di un famoso sconosciuto

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Funerale a Ornans di Gustave Courbet: la morte di un famoso sconosciuto
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Voglio parlarti di un quadro che è stato realizzato nell’800, ma il suo significato fa discutere ancora oggi. Non è una tela come altre, ma è un lavoro che ha lasciato un importante segno nella storia dell’arte moderna. L’autore di questo capolavoro è Gustave Courbet, uno dei più grandi pittori realisti, ed il quadro che sto per farti conoscere si intitola Funerale a Ornans.

Ci sono un sacco di particolari e dettagli da approfondire a proposito di quest’opera ed io ho intenzione di farti conoscere ogni centimetro di questa gigantesca tela, in modo tale che tu possa avere una visione completa di questo capolavoro.

Quando avrai finito di leggere questo articolo, ti assicuro che:

  • Conoscerai perfettamente il significato di questo funerale ad Ornans
  • Saprai l’intera storia del quadro ed il motivo per cui è così apprezzato ancora oggi
  • Leggerai l’analisi di un dipinto che ha suscitato un sacco di critiche
  • Troverai immagini dettagliate che ti aiuteranno a comprendere i fatti più importanti dell’opera
  • Scoprirai di chi è questo funerale e perché Courbet l’ha ritratto

E c’è tanto altro che conoscerai man mano che andrai avanti nella lettura.

Sei pronto per cominciare?

Funerale a Ornans Courbet

“Funerale a Ornans” Courbet

Data di realizzazione: 1849-1850

Dimensioni: 315 x 668 cm

Dove si trova: Musée d’Orsay, Parigi

STORIA 

Siamo nel 1850.

La Francia sta attraversando uno dei periodi più intensi di tutta la sua storia. In questi anni si sta plasmando il desino di un’intera nazione.

Luigi Filippo è stato deposto 2 anni prima e nello stesso anno, Luigi Napoleone Bonaparte (si, è parente di quel Napoleone Bonaparte sulle Alpi ritratto da Jacques-Louis David e che ha sconvolto l’intera Europa in passato) viene eletto presidente della repubblica.

Gli artisti di questo periodo stanno affrontando una situazione difficile che non li vede coesi, anzi, ognuno si schiera dove gli conviene.

Alcuni di loro, qualche anno dopo si schiereranno a favore di cittadini e lavoratori sottopagati e sfruttati; altri, invece, vogliono cercare una soluzione nuova e non vogliono piegarsi al potere della borghesia.

Per fartela breve: non sapendo quale sia la scelta migliore, gli artisti rimangono chiusi in sé stessi e rifiutano di mettere la propria arte al servizio dei potenti.

In questi anni di intensi contrasti, Courbet presenta la sua tela intitolata Funerale di Ornans, ma fa bene attenzione: non ha avuto la stessa calorosa accoglienza e rispetto che noi gli riserviamo oggi.

Alla sua esposizione, un sacco di critici colgono l’occasione e non ci pensano 2 volte a giudicare negativamente l’opera.

Molti di loro attaccano il lavoro di Courbet perché non capiscono il senso del suo lavoro: i colori sono scuri, i personaggi sono anonimi, semplici, inutili e soprattutto, non c’entrano nulla con una tela così grande.

Cosa c’entra la grandezza della tela?

Stiamo parlando di una tela grande 3 metri per 6 metri (quasi 7).

In passato, superfici pittoriche così grandi venivano utilizzate per la rappresentazione di opere di tema eroico e storico (per capire di cosa sto parlando, guarda la ronda di notte di Rembrandt).

A Courbet piace provocare ed utilizzare una tela così grande per “ospitare” il funerale di uno sconosciuto, con persone praticamente sconosciute, era un insulto bello e buono.

Ma c’è un altro motivo per cui il funerale Courbet non piace: la scena è davvero troppo reale.

Ti ricordo che siamo negli anni in cui il Romanticismo sta morendo lentamente, e la critica, appassionata da fantastici capolavori come il viandante sulla nebbia di Frederich non è ancora pronta per “digerire” un lavoro schietto come questo.

DESCRIZIONE

So cosa stai pensando: perché ambientare un funerale ad Ornans e non una città più famosa tipo Parigi?

La risposta è semplice.

Courbet sceglie questo piccolo centro urbano perché Ornans è la sua città natale. Si trova giusto a 25 km da Besançon.

Distanza Besancon Ornans Courbet analisi

Distanza tra Besançon ed Ornans

Ma guarda quant’è bello questo paesaggio: è identico a come è nella realtà.

Ci sono le scogliere rocciose che puoi vedere ai bordi del fiume Loue, (è un affluente del Doubs) che attraversa la città di Ornans.

Tieni bene a mente questo paesaggio, perché è davvero molto importante e ci torneremo su dopo.

Perché dipingere proprio un funerale?

Tempo prima c’è stata la Rivoluzione Francese e successivamente anche altri conflitti: i morti sono stati migliaia e migliaia ed i posti nei cimiteri non bastano più.

È necessario trovare una soluzione per i nuovi defunti. Costruire altri cimiteri è troppo costoso e così si decide di cominciare a seppellire le vittime attorno alla chiesa del villaggio.

Ornans non fa eccezione e segue le stesse indicazioni.

A dirla tutta, la popolazione di Ornans non è stata molto felice di questa decisione ed i lamenti si sono protratti per anni ed anni.

Pensa che soltanto nel 1848 viene inaugurato un nuovo cimitero fuori dal villaggio.

In questo nuovo spazio è ambientato il funerale a Ornans di Courbet.

Come lo faccio a sapere?

Semplice.

Dà un’occhiata alla folla che partecipa all’evento; attorno a loro non ci sono edifici (solo in alto a sinistra c’è qualche piccola abitazione) ma soltanto montagne.

Particolare villaggio edifici funerale Ornans Courbet analisi

Particolare degli edifici in lontananza

Ma non trovi che questo nuovo cimitero sia un po’ troppo spoglio?

In effetti, se stiamo parlando di un cimitero, dovrebbero esserci anche delle altre fosse, ma a quanto pare non è così.

Sembra soltanto un funerale a Ornans solitario e senza altri defunti nelle vicinanze.

In poche parole, la buca è stata scavata nel nulla.

Ma quale momento del rito è stato ritratto?

Courbet dipinge l’esatto istante in cui il corteo funebre arriva nei pressi della fossa dove verrà calata la bara.

Ora voglio farti conoscere i personaggi che partecipano a questa funzione.

Preparati, perché sono ben 27 i protagonisti del quadro. Hai letto bene: 27.

Sono davvero tanti e nonostante le grandi dimensioni della tela, Courbet ha deciso l’esatta posizione di ciascuno, in modo tale da farli sembrare tutti accalcati (più o meno come ha fatto Giotto con il Presepe di Greccio).

Guarda bene: sono disposti in 2 file diverse e poi, per renderli unici, pensa che Courbet li ha fatti posare uno alla volta, all’interno del suo studio.

Disposizione file personaggi funerale ornans Courbet analisi

Disposizione dei personaggi

Sai che tutta la folla è divisa in modo preciso?

Mi spiego meglio: a sinistra ci sono soltanto gli uomini, mentre a destra le donne.

Questa divisione si richiama a quella che si usava tempo fa nella chiesa.

Disposizione uomini donne funerale ornans Courbet analisi

Divisione degli uomini e delle donne

Gli uomini si distinguono grazie ai loro abiti neri ed i cappelli a cilindro, che in quegli anni erano molto popolari.

Particolare cilindri cappelli uomini funerale ornans Courbet analisi

Particolare degli uomini con i cilindri

Le donne, invece, indossano dei copricapi bianchi e dei cappucci dello stesso colore.

Particolare cappucci bianchi donne funerale Ornans Courbet analisi

Particolare dei cappucci bianchi delle donne

Dà un’occhiata alle espressioni dei partecipanti al funerale; si vede subito che le donne sono coinvolte maggiormente in questo evento.

Alcune di loro piangono ed hanno un fazzoletto bianco con cui asciugano le proprie lacrime.

Particolare donne fazzoletti funerale Ornans Courbet analisi

Particolare delle donne con i fazzoletti

Ma voglio andare più a fondo parlandoti del funerale ad Ornans analisi.

Voglio farti conoscere con chiarezza i personaggi più importanti.

Esattamente come tutti gli altri funerali a Ornans (e quelli cristiani, in generale), c’è un prete che sta celebrando il rito.

Eccolo lì, sta un po’ a sinistra, in primo piano; sta indossando un abito scuro per questo rito funebre e sta leggendo alcune frasi tratte dal suo breviario.

Particolare prete funerale Ornans Courbet analisi

Particolare del prete

E cos’è il breviario?

Particolare breviario prete funerale Ornans courbet analisi

Particolare del breviario

Si tratta di un libretto che hanno tutti i sacerdoti e che contiene tutte le preghiere che recitano quotidianamente.

Alla destra del prete puoi vedere un uomo che sta con un ginocchio a terra: si tratta del becchino.

Particolare becchino funerale Ornans Courbet analisi

Particolare del becchino

Di quest’uomo sappiamo un sacco di cose, soprattutto grazie alle informazioni che ci sono giunte dagli archivi comunali e dagli atti notarili redatti in quell’anno.

Si chiama Antonine Joseph Cassard: è figlio di un calzolaio, conduce una vita umile ed in questo lavoro di Courbet riveste uno dei ruoli più importanti di tutta la scena.

È pronto a porre la bara nella fossa che sta al centro del quadro; mentre sta aspettando seduto in ginocchio, mette la giacca ed il suo berretto a terra.

C’è altro che devo dirti a proposito della posizione di Antonine: la sua testa è girata verso sinistra, mentre il busto è verso destra.

E questo cosa c’entra?

C’è un motivo ben preciso per cui “va” in 2 direzioni diverse: il suo sguardo è rivolto a sinistra verso il sacerdote, gli impiegati della chiesa ed i portatori della bara; questi simboleggiano il mondo spirituale dopo la morte.

Il corpo è rivolto a destra verso il pozzo, simboleggiando l’aspetto più terreno e reale della morte, ovvero la sepoltura.

Adesso dà un’occhiata a quelli che stanno trasportando la bara; voglio farteli conoscere meglio.

Particolare portatori bara funerale Ornans Courbet analisi

Particolare dei portatori della bara

Indossano dei completi neri, dei cappelli grandi arrotondati e dei guanti bianchi e sono impegnati a reggere la bara coperta da un velo bianco.

Hai notato che nessuno di loro sta guardando la bara? Perché fanno una cosa del genere?

Probabilmente il corpo del defunto è stato all’aria aperta per diversi giorni ed ha prodotto un forte tanfo.

Il fatto che questi uomini si stiano voltando lontano dalla bara non fa altro che rendere ancora più realistica la morte ritratta da Courbet.

Aspetta un attimo: hai visto quell’uomo che sta sull’estrema sinistra della tela?

Si, mi riferisco a quello lì vestito di nero e che sta lontano da tutti in secondo piano.

Particolare nonno Courbet funerale Ornans analisi

Particolare dell’uomo solitario

Chi è quest’uomo?

Si tratta del nonno di Courbet.

La cosa curiosa è che è morto giusto un anno prima che Courbet completasse questa tela.

E cosa ci fa qui?

Probabilmente il pittore ha voluto ricordarlo includendolo in questo suo grande lavoro.

Ma andiamo avanti.

Guarda a destra di quelli che stanno portando la bara: ci sono 5 sacrestani vestiti di bianco.

Particolare sagrestani bianco funerale Ornans Courbet analisi

Particolare dei sacrestani

Si trovano dietro al prete.

Uno di loro sta reggendo l’alta asta con la croce che spicca nella parte superiore della tela.

Sai che questo che interpreta il sacrestano nella vita reale è proprietario di una vigna? Poi gli altri 2 sacrestani sono un musicista ed un calzolaio.

Ci sono anche 2 bambini.

Particolare chierichetti funerale Ornans Courbet analisi

Particolare dei bambini chierichetti

Si tratta di 2 chierichetti: uno sta guardando uno dei portatori della bara, perché con la candela che regge tra le mani, ha appena toccato il suo cappello rotondo.

L’altro sta portando un vaso di acqua santa e sta in primo piano.

E quei 2 vestiti di rosso chi sono?

Particolare sacrestani rossi funerale Ornans Courbet analisi

Particolare degli uomini in rosso

Sono altri 2 sacrestani che avevano il compito di verificare che la cerimonia si svolgesse tutto regolarmente.

Sono 2 tipi che risaltano rispetto al resto della folla; a vederli così sembra che siano molto più ricchi ed agiati rispetto agli altri protagonisti, ma non farti ingannare: non è del tutto vero.

Quello che sta a sinistra nella vita reale è un enologo molto ricco, ma l’altro è solo un calzolaio.

Non trovi che il rosso della loro veste sia davvero molto intenso?

Particolare colore rosso sacrestano funerale Ornans Courbet analisi

Particolare colore rosso

Sembra che tra i quadri di Caravaggio e quest’opera di Courbet non sia passato nemmeno un anno.

Non preoccuparti: Courbet è stato un pittore realista e non ha inventato niente di nuovo per questa scena; pensa che uno dei cappelli dei 2 sacrestani è stato ritrovato all’interno della sagrestia della chiesa di Ornans.

Guarda il grande gruppo centrale, proprio accanto ai sagrestani di cui ti ho appena parlato: sono tutti persone del popolo ed amici di Courbet.

Voglio parlarti un attimo dei 2 uomini che stanno a sinistra del cane in primo piano, ovvero quelli che indossano delle calze colorate vicino alla fossa.

Li hai visti?

Particolare uomini rivoluzione francese funerale Ornans Courbet analisi

Particolare degli uomini rivoluzionari

Non ci crederai, ma stanno indossando degli abiti dei rivoluzionari del 1792-93.

Come è possibile?

Siamo nel 1849! Sono passati più di 50 anni!

In realtà c’è un motivo preciso per cui questi 2 individui si trovano proprio di fronte al sacerdote, dando la sensazione che si stiano confrontando.

Confronto sacerdote rivoluzionari funerale Ornans Courbet analisi

Confronto tra prete e rivoluzionari

Questi 2 uomini rappresentano la Repubblica che “sfida” la Chiesa.

Courbet introduce questo dettaglio perché da lì a qualche anno sarebbe stato molto attivo nella vita politica, oltre che quella artistica.

Adesso guarda il grande gruppo di donne che sta sul lato destro dell’opera.

In testa ci sono 4 donne in particolare: la mamma di Courbet e 3 delle sue sorelle; la bambina che sta in fondo a destra è una sua piccola cugina.

Ecco, questi sono i personaggi principali del quadro.

Adesso voglio parlarti dei colori che ha utilizzato l’artista.

Per prima cosa, non trovi che sia tutto un po’ troppo scuro?

Proprio così. Pensa che le tonalità che utilizza sono soprattutto delle gradazioni di grigio e c’è soltanto una piccola variante di blu (senza contare il rosso dei sagrestani).

Prima di stendere il colore, Courbet ha utilizzato del piombo ed anche un po’ d’ambra.

Dopo che la vernice si è asciugata, i colori più freddi sono diventati più tenui, mentre le mani e le facce dei protagonisti sono state realizzate da Courbet con un pennello e poi le ha sottolineate con un colore fuliggine, un misto tra nero e marrone.

Voglio dirti un’ultima cosa.

Sai che tutti i personaggi sono disposti in un ordine ben preciso?

Guarda qui sotto.

Schema compositivo linee funerale Ornans Courbet analisi

Schema compositivo dell’opera

Non è un casino?

Ora ti spiego.

La zona centrale dell’opera è delimitata dalle scogliere alle spalle dei protagonisti e dai loro piedi; il crocifisso che reggono gli uomini di chiesa sembra quasi che si stagli in cielo, spazzando via tutte le nubi e così lascia penetrare la luce.

Adesso guarda la bara: se tendiamo una linea prolungata, questa forma una diagonale che cade proprio sui piedi del rivoluzionario, simboleggiando che la bara arriverà presto nella fossa.

Prova a “prolungare” i bracci della croce.

La sezione verticale cade direttamente sull’acqua santa che il bambino tiene tra le mani, mentre quella orizzontale fende il cielo e ricade sulla testa di alcune tra le donne.

Il significato cristiano è onnipresente in questo lavoro, quasi come se Courbet volesse dire che la vita continua anche dopo la morte.

Ma la domanda più importante a proposito del quadro è: di chi è il funerale?

Alcuni critici ritengono che si tratti di Clarisse, la sorella di Courbet.

Questa sarebbe morta a 15 anni e forse il pittore l’ha voluta ricordare in questo modo.

Per altri non si tratterebbe del suo vero funerale, ma forse è un evento simbolico.

C’è chi pensa che possa essere la “sepoltura” della Seconda Repubblica francese nel 1852, mentre per altri potrebbe simboleggiare l’imminente morte della corrente artistica del romanticismo.

Funerale a Ornans di Gustave Courbet: la morte di un famoso sconosciuto
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Gli spaccapietre di Gustave Courbet: la dura realtà dei poveri lavoratori

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Gli spaccapietre di Gustave Courbet: la dura realtà dei poveri lavoratori
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Voglio farti conoscere un quadro che non c’è più. Proprio così. Sono molti i lavori che non hanno avuto un destino felice, e quello che sto per farti scoprire è uno di questi. L’autore della tela è il pittore realista Gustave Courbet. Penso che si tratti di un pittore davvero interessante, dato che ha lavorato ad un sacco di tele che hanno fatto discutere parecchio. L’opera intitolata gli spaccapietre è fondamentale per conoscere davvero Courbet, ed ecco cosa devi sapere.

Ci sono un sacco di cose da dire su quest’opera: ad esempio per quale motivo non esiste più, chi ha compiuto questo gesto e perché.

Ma non voglio raccontarti solo la sua storia. Ho scritto questo articolo per farti conoscere gli spaccapietre di Courbet alla perfezione.

Quando avrai finito di leggere questo articolo, ti assicuro che:

  • Conoscerai l’intera storia di questo quadro
  • Scoprirai il motivo per cui Courbet ha deciso di ritrarre proprio lo spaccapietre e non un altro lavoratore
  • Capirai quali sono i particolari che rendono questa tela un perfetto esempio del realismo francese

E c’è molto altro da dire.

Allora, sei pronto per conoscere questo lavoro?

Cominciamo!

Courbet Spaccapietre

“Gli spaccapietre” Gustave Courbet

 

Data di realizzazione: 1849

Dimensioni: 165 x 257 cm

Dove si trova: Gemäldegalerie Alte Meister, Dresda (distrutto)

STORIA

Siamo nel 1849.

Courbet ha lavorato duro e si è messo di impegno per completare questa tela per esporla al Salon di Parigi del 1850-1851.

Per avere maggiori possibilità di successo, Gustave decide di partecipare all’importante mostra presentando non una, ma ben 3 opere:

  1. Funerale a Ornans
  2. Les Paysans De Flagey Revenant De La Foire
  3. Gli Spaccapietra
funerale ornans Peasants from Flagey back from the Fair spaccapietre Courbet analisi

Dall’alto in basso: “Funerale a Ornans”, Peasants from Flagey back from the Fair” e “gli spaccapietre”

Sono 3 lavori di alta qualità, non trovi?

Sono delle tele che hanno un unico filo conduttore: l’umiltà e la vita quotidiana.

Courbet è sempre stato affascinato dalla vita dura del popolo e dei lavoratori. Con i suoi quadri ha sempre cercato di mettere in risalto la loro misera condizione (più o meno come Van Gogh fa con i suoi mangiatori di patate).

Ma com’è nata l’idea per gli spaccapietre Courbet?

Eccoti la storia, raccontata dallo stesso artista:

Sono andato al castello di Saint-Denis per dipingere un paesaggio […], ma mi fermo ad osservare 2 uomini al lato della strada, ed è raro trovare un’espressione migliore della miseria, e lì mi è venuta voglia di dipingere un quadro”.

Courbet intuisce che la sua tela sarebbe stato qualcosa di rivoluzionario e non si fa scappare l’occasione. Così chiede ai 2 lavoratori di posare per lui, e loro accettano senza problemi.

Si tratta di una delle opere di Courbet più interessanti di tutta la sua carriera.

Ma cosa è accaduto dopo il Salon? 

Non ci sono molte informazioni, ma si sa soltanto che lo spaccapietre di Courbet fa nuovamente la sua comparsa nella Gemäldegalerie Alte Meister a Dresda.

È uno dei suoi ultimi istanti di “vita”.

Siamo nel bel mezzo della Seconda Guerra Mondiale ed in tutta Europa imperversano bombe, esplosioni e distruzione.

Hitler, a capo della Germania dichiara guerra ai suoi nemici, e quest’ultimi non hanno alcuna intenzione di arrendersi; così decidono di rispondere al fuoco.

Nel 1945 le cose precipitano e la Germania si ritrova a doversi proteggere da attacchi provenienti da ogni direzione.

Perché ti racconto tutto questo?

Perché è proprio nel febbraio di quell’anno che gli Alleati bombardano Dresda. Ci sono morte e distruzione in ogni angolo.

Nell’attacco viene distrutto anche il veicolo che stava portando 154 opere d’arte al castello di Königstein (vicino Dresda) per tenerle al riparo dal conflitto.

Purtroppo tutte le opere sono andate distrutte e in quella lunga lista rientra anche il lavoro di Courbet gli spaccapietre.

DESCRIZIONE

Guarda con attenzione questa tela.

Courbet Spaccapietre

“Gli spaccapietre” Gustave Courbet

Mentre Courbet conclude il suo capolavoro, Karl Marx e Friedrich Engels scrivono il Manifesto comunista.

Molto probabilmente Courbet viene influenzato dalle idee proposte dai 2 studiosi e così decide di dare maggiore spazio, nelle sue opere, ai poveri ed ai lavoratori sfruttati dalla società.

Come puoi vedere, nel quadro di Gustave Courbet gli spaccapietre sono rappresentati 2 uomini impegnati a lavorare.

Sono impegnati a rompere e rimuovere tutte le grandi pietre che occupavano la strada in via di completamento.

Dimentica i martelli pneumatici ed i grandi macchinari moderni.

Qui siamo in altri tempi: spaccare pietre è un lavoro degradante e spesso viene riservato a coloro che devono scontare una pena o devono essere puniti (più o meno come accade in alcuni carceri moderni).

Se stai cercando il realismo in arte, devi sapere che Courbet è uno dei più grandi maestri in assoluto.

Ci sono altri artisti, come ad esempio Millet con le sue spigolatrici che dipinge sempre umili e lavoratori, ma preferisce paragonarli a degli eroi dell’800.

le-spigolatrici-millet-analisi

Courbet prende tutta un’altra strada.

Qui ci mostra 2 uomini che non hanno nulla di eroico, anzi, indossano addirittura dei vestiti stracciati e fa di tutto affinché la nostra attenzione ricada subito su di loro e da nessuna altra parte.

Vestiti rotti spaccapietre Gustave Courbet analisi

Particolare dei vestiti rovinati

Se Millet nella sua opera si serve della prospettiva aerea per mostrarci contemporaneamente le protagoniste e la bella campagna francese che fa da sfondo, lo spaccapietre Courbet ha poco di bello, anzi non c’è nulla.

Guardando l’ambiente proposto da Gustave, puoi vedere che alle spalle dei protagonisti c’è solo una piccola collina che nella realtà si trova nei pressi di Ornans.

Ornans? E perché non i dintorni di Parigi?

Courbet sceglie l’anonimo borgo di Ornans perché è la sua città natale.

La collina che vedi, copre tutta la parte superiore della tela; in alto a destra, però, se fai attenzione, puoi intravedere un piccolo stralcio di cielo blu.

Particolare angolo cielo spaccapietre Courbet analisi

Particolare dell’angolo di cielo

Insomma, la collina forma un vero e proprio “muro”; in questo modo, l’artista vuol darci la sensazione che i 2 lavoratori siano intrappolati (sia in senso fisico che economico).

Mettendo a confronto questo lavoro con le spigolatrici di Millet, hai potuto vedere che ci sono un sacco di collegamenti e differenze.

Confronto Millet spigolatrici Courbet spaccapietre analisi

“Gli spaccapietre” Courbet (alto) “Le spigolatrici” Millet (sotto)

La tela di Courbet è sicuramente un grande esempio di realismo pittorico.

Dà un’occhiata alle 3 donne ritratte da Millet: attraverso i loro gesti si può tracciare una specie di catena che le collega l’una all’altra, dando un tono sereno alla composizione.

Dall’altra parte, Courbet fa in modo che la sua scena sia quanto di più reale e “brutto” ci sia: allontana i 2 protagonisti tra loro e non li mette in relazione, facendo l’esatto opposto di quanto proposto da Millet.

Particolare movimenti protagonisti spigolatrici Millet spaccapietre Courbet analisi

Confronto dei movimenti dei protagonisti di Millet e di Courbet

Tutte queste novità e la dura realtà dipinta da Courbet non viene molto apprezzata dai critici, i quali impiegano molto prima di poter apprezzare sul serio il talento dell’artista.

Ma quali sono gli elementi principali che rendono quest’opera realista?

Te lo dico subito: se guardi l’uomo a destra, puoi renderti conto che è troppo vecchio per fare un lavoro così logorante; l’altro protagonista è un ragazzo, che, al contrario, è troppo giovane per sostenere uno sforzo così grande.

Particolare spaccapietre Courbet analisi

Particolare dei protagonisti

Il tipo di protagonista di Courbet lo spaccapietre è reale al 100% e non ha nulla di eroico.

Perché dipingere una tela del genere?

Gustave realizza questo lavoro per evidenziare gli abusi fatti dalle classi più agiate nei confronti dei poveri lavoratori e dei contadini.

Per dare alla sua scena un tono critico ed aspro, Courbet utilizza una pennellata dura e colori spenti; sa bene che quando verrà esposta, la tela non piacerà a più di qualcuno.

In quegli anni, molti sono ancora ammaliati dalla bellezza dei quadri del Neoclassicismo e dei quadri romantici e non pensavano mai che si sarebbero trovati davanti ad un lavoro del genere.

Il lavoro di Courbet Spaccapietre riassume alla perfezione il suo stile.

Si rifiuta di dare maggiore risalto a quei dettagli dell’immagine che di solito ricevono più attenzione (come il volto, le mani e gli ambienti).

Courbet, infatti, in questa tela cerca di realizzare con la stessa cura le pietre, le mani, i volti e gli abiti; in questo modo, l’opera avrebbe avuto quel tocco realista che ha tanto cercato.

Gli spaccapietre di Gustave Courbet: la dura realtà dei poveri lavoratori
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Il Cristo morto di Andrea Mantegna: l’invenzione di uno scorcio mortale

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Il Cristo morto di Andrea Mantegna: l’invenzione di uno scorcio mortale
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Voglio farti conoscere un quadro davvero fuori dal comune. È un’opera che quando è stata realizzata, ha gettato delle basi completamente nuove per fare arte. L’artista che ha voluto fare questo “salto nel buio” è Andrea Mantegna: è un pittore vissuto nella metà del ‘400, il quale ha dedicato gran parte della propria carriera a studiare degli approcci nuovi da applicare nelle opere d’arte. L’opera di cui voglio parlarti oggi è intitolata il Cristo morto.

Mettiamo subito in chiaro una cosa. Molti critici e studiosi hanno parlato di questo quadro e spesso si riferiscono a quest’ultimo chiamandolo con titoli diversi.

Ecco quali sono i più utilizzati:

  • Il Cristo morto
  • Lamento sul Cristo morto
  • Cristo morto e 3 dolenti

Se stai leggendo un libro e trovi uno di questi nomi legati a Mantegna, allora non c’è dubbio, stanno parlando proprio del quadro che sto per farti scoprire.

Ho deciso di scrivere questo articolo per farti conoscere tutti i dettagli del Cristo di Mantegna, sopratutto perché si tratta di un lavoro che trovo molto interessante.

Quando avrai finito di leggere questo articolo, ti assicuro che:

  • Conoscerai l’intera storia del Cristo del Mantegna e del mistero dei suoi 2 quadri uguali
  • Scoprirai le ragioni per cui questo è considerato un capolavoro innovativo dell’arte del ‘400
  • Vedrai chi sono i personaggi che circondano il Cristo del Mantegna e perché sono così importanti

Ma non ti dirò soltanto queste 3 cose, te lo garantisco.

Allora, sei pronto a conoscere per bene questo capolavoro?

Cominciamo!

Cristo morto Andrea Mantegna analisi

“Cristo morto” Andrea Mantegna

Data di realizzazione: 1475-1478

Dimensioni: 68 x 81 cm

Dove si trova: Pinacoteca di Brera, Milano

STORIA

Siamo negli ultimi 30 anni del ‘400.

Andrea Mantegna è un pittore proiettato nel futuro.

Lui ama dare l’illusione dello spazio con le sue opere e stupire fa parte del suo mestiere. È così bravo con questi particolari che molti studiosi ritengono che questo quadro Cristo morto possa essere stato dipinto nell’ultimo periodo della sua vita; per essere precisi, l’ha fatto prima o dopo aver completato un altro suo capolavoro: la Camera degli Sposi.

Andrea Mantegna camera degli sposi oculo

“Camera degli Sposi” (particolare)

È davvero bellissimo, non trovi?

Io penso che siano 2 dei più grandi capolavori del ‘400.

E cosa avrebbero in comune?

Una cosa: lo scorcio.

Mi spiego meglio: in quest’opera con Cristo disteso, Andrea utilizza una particolare tecnica che ci dà un’illusione a proposito della visuale; nel quadro degli sposi, invece, sembra quasi che ci sia davvero un’apertura nella parte alta della stanza.

Confronto oculo camera sposi cristo morto mantegna analisi

“Cristo morto” (sopra) e “Camera degli sposi” (sotto)

Illusione. Ecco cosa unisce i 2 lavori.

Ma torniamo a parlare della storia.

Ti ho detto che il Cristo morto di Mantegna è da collocare nell’ultima fase della carriera di questo artista.

Come lo faccio a sapere?

Devi sapere che nel 1506, l’anno della sua morte, questo Cristo morto fa parte della serie di quadri ritrovati nella bottega di Andrea.

E dopo cos’è successo?

Ora te lo racconto.

Questo Gesu morto è totalmente diverso da quelli che vengono dipinti da altri suoi colleghi contemporanei e precedenti.

Le persone, davanti a quest’opera di Andrea potevano avere 2 reazioni diverse: o stupore o rifiuto.

Il cardinale Sigismondo Gonzaga è rimasto affascinato alla vista dell’intrigante tela e nel 1507 decide di acquistarlo.

Non si hanno notizie del quadro per un po’ fino a che, 30 anni dopo, riappare nel camerino di Margherita Paleologa, la futura sposa di Federico II Gonzaga.

Adesso fai molta attenzione perché la storia del Cristo morto Andrea Mantegna si fa molto complessa.

È il 17° secolo e l’opera passa tra le mani di tanti proprietari diversi.

Sono talmente tanti i passaggi di proprietà che ad un certo punto sembra che ci siano 2 quadri di Mantegna e non solo uno!

Non sto scherzando: ora ti spiego.

Ci sono diversi documenti che indicano che nel 1603 il lavoro di Andrea si trova nelle mani di Pietro Aldobrandini.

Pietro aveva prelevato diverse opere dalla collezione della prestigiosa famiglia Estense di Ferrara, dato che qualche anno prima (nel 1598), quella città era diventata un possedimento della famiglia Aldobrandini.

Fin qui tutto ok.

Ma nel 1627, salta fuori un secondo Cristo morto del Mantegna in un inventario del duca Ferdinando Gonzaga.

Ancora oggi non si riesce a dare una spiegazione a questo mistero.

Ma com’è arrivato alla Pinacoteca di Brera?

C’è un interessante ipotesi a proposito.

Nel 1628, un gran numero di quadri appartenenti alla famiglia Gonzaga vengono venduti a Carlo I d’Inghilterra.

Poco tempo dopo, il capolavoro di Andrea Mantegna e tante altre opere finiscono in vendita tra le merci dell’antiquario.

Fortunatamente, il cardinale Giulio Mazzarino riconosce il famoso quadro del ‘400 e lo acquista.

Da quel momento, si perdono nuovamente le notizie di questa tela; soltanto nel 1806 ci sono nuovi risvolti sulla faccenda.

In quell’anno, Giuseppe Bossi, il segretario dell’Accademia di Brera invia una lettera ad Antonio Canova (si, è proprio lui, il famoso scultore autore della Paolina Borghese), il quale è un consulente per l’acquisto di opere d’arte.

Bossi chiede a Canova di acquistare il Cristo di Mantegna, e lo scultore lo compra nel 1824, facendolo arrivare alla Pinacoteca.

So cosa ti stai domandando: quale dei 2 quadri è quello esposto a Milano? L’originale o quello apparso successivamente?

È una domanda da un milione di dollari.

Anche a questo proposito, le ipotesi si sprecano.

Molti studiosi pensano che si tratti del quadro originale, e dopo i dovuti approfondimenti, ecco che salta fuori una seconda versione del lavoro del Mantegna.

Questo “nuovo” lavoro si trova a New York, nella collezione privata di Glenn Head.

Cristo morto Mantegna Glenn Head analisi

“Cristo morto” Collezione Glenn Head

Molti critici hanno avuto la possibilità di analizzarlo con attenzione ed hanno ipotizzato quasi immediatamente che si tratta solo di una copia fatta alla fine del ‘500.

Confrontando i 2 lavori, puoi notare che, diversamente dal lavoro di Andrea Mantegna Cristo morto originale, nella versione americana mancano i 3 personaggi a lato che stanno piangendo la scomparsa di Gesù.

Confronto originale Cristo morto Mantegna copia Glenn Head analisi

Confronto tra l’opera originale e la copia americana

Altri hanno fatto un ragionamento più complesso e pensano che quei protagonisti presenti sul lato siano stati aggiunti in seguito da Mantegna; in questo modo il lavoro nella collezione Glenn Head acquisirebbe il ruolo di bozza preparatoria o addirittura di variante della celebre tela.

A rendere ancora più intricata la questione è un disegno (sempre di Mantegna) oggi conservato al British Museum.

Uomo sdraiato su pietra Mantegna disegno British Museum analisi

“Uomo giacente su una lastra di pietra” Mantegna (disegno conservato al British Museum)

Questo piccolo schizzo fa capire che prima di giungere alla versione definitiva, l’artista ha studiato a fondo ogni minimo dettaglio della scena.

Se confrontiamo questo disegno con il quadro originale, non trovi che la prospettiva di scorcio sia molto simile?

Confronto disegno British Museum Cristo morto Mantegna analisi

Confronto tra “Uomo giacente su una lastra di pietra” e “Cristo Morto”

DESCRIZIONE

Dà un’occhiata a questo lavoro di Andrea Mantegna il Cristo morto.

Cristo morto Andrea Mantegna analisi

“Cristo morto” Andrea Mantegna

Lascia senza parole, vero?

Io lo trovo davvero sensazionale.

Nella storia della vita di Cristo, questo è il momento successivo a quello in cui viene deposto dalla croce e preparato per la sepoltura.

Si tratta di momenti cruciali nella vita di Gesù, e tanti pittori, nel corso della storia hanno cercato di rappresentarli con il loro stile artistico.

Io penso che una delle opere più rappresentative di questo tema è la Deposizione Borghese di Raffaello Sanzio.

Ma ora non voglio parlarti di Raffaello, ma del compianto sul Cristo Morto Mantegna.

Prima ti dicevo che siamo nell’esatto istante in cui Gesù viene preparato per essere sepolto.

Bada bene: potrebbe sembrarti che sia steso su un letto, ma non è così.

Si tratta di una lastra di pietra utilizzata per l’unzione. Il suo corpo è avvolto in un sudario e grazie ad alcuni particolari, si capisce che siamo in una fase avanzata del processo preparatorio.

E quali sarebbero questi particolari?

Guarda in alto a destra: c’è un piccolo vaso con all’interno alcuni ungenti che venivano utilizzati per far sparire la “puzza” tipica dei cadaveri.

Particolare unguenti Cristo morto Mantegna analisi

Particolare degli unguenti

Mantegna vuol dare vita ad una composizione quanto più reale possibile, ma l’aspetto più interessante riguarda soprattutto la volontà di sperimentare dei nuovi approcci pittorici che ho citato continuamente in precedenza.

Te la faccio breve: il Cristo morto di Mantegna ha una composizione costruita in modo tale che se stiamo guardando questa scena per la prima volta, c’è un fortissimo impatto emotivo.

Chi si aspetterebbe di vedere Cristo con i piedi proiettati verso di noi?

Fai attenzione: se partiamo dal basso, possiamo tracciare delle “linee invisibili” che ci portano, inevitabilmente, a porre la nostra attenzione sul centro della scena, ovvero Cristo ed il dolore dei personaggi che lo circondano.

Schema linee cristo morto Mantegna analisi

Schema delle linee

Ma c’è qualcosa che non va.

Tieni bene a mente che si tratta di un’opera “sperimentale” e quindi ci sono alcune imperfezioni.

Ad esempio: i piedi di Cristo, messi così in primo piano, non ti sembrano un po’ troppo piccoli rispetto al resto del corpo?

Poi ci sono le gambe che sono più corte, mentre le braccia sono troppo lunghe ed il torace di Cristo è troppo largo.

particolare lunghezze braccia gambe torace Cristo morto Mantegna analisi

Particolare delle proporzioni del corpo di Cristo

Insomma, le proporzioni sono tutte sbagliate!

Concentrandosi sulla visione di scorcio con questo suo Cristo Mantegna non riesce a fare una resa corretta di questi dettagli fondamentali del protagonista.

Ma devo dirti qualcosa anche a proposito dei personaggi che vedi in alto a sinistra in questo dipinto Cristo morto.

Chi sono?

Particolare Maria Maddalena Vergine san Giovanni Mantegna Cristo Morto analisi

Dall’alto in basso: Maria Maddalena, la Vergine Maria e san Giovanni

In primo piano più vicino a noi c’è san Giovanni che sta piangendo con le mani giunte; al centro c’è la Vergine Maria, disperata anche lei e si asciuga le lacrime con un fazzoletto (dà un’occhiata alla resa delle lacrime che scendono sul suo volto, sono spettacolari!); in penombra, si distingue a malapena un’altra donna che sta piangendo: si tratta di Maria Maddalena.

particolare lacrime san Giovanni Vergine cristo morto Mantegna analisi

Particolare delle lacrime della Vergine e di san Giovanni

C’è qualcosa da dire a proposito dell’ambiente?

In realtà no, e ti dico anche il perché.

Come puoi notare, gran parte della scena è occupata da Cristo e dalla superficie su cui è steso.

Si alto a destra si intravede giusto un pezzettino di pavimento ed un corridoio che dà su un’altra stanza ma all’interno è tutto buio.

Particolare stanza buia pavimento cristo morto mantegna analisi

Particolare della stanza buia e del pavimento a destra

La fonte di luce si trova a destra ed in questo modo si crea un notevole gioco di ombre.

A rendere più evidenti i dettagli sono le linee dure con cui Andrea disegna tutta la scena; attraverso queste linee, infatti, il nostro sguardo cade, in modo inevitabile, sui particolari più cruenti e reali, come i muscoli irrigiditi del Cristo morto.

Mantegna però vuole strafare: non gli basta creare un’opera completamente nuova, vuole renderla reale in ogni suo minimo aspetto.

Se fai attenzione, puoi vedere che sulle mani e sui piedi di Cristo ci sono i fori causati dai chiodi con cui era attaccato alla croce in precedenza.

Particolare ferite fori corpo Cristo morto Mantegna analisi

Particolare delle ferite di Cristo

Ma hai visto quanto è realistico il drappo che ricopre il ventre di Gesù?

particolare panneggio sudario cristo morto mantegna analsi

Particolare del sudario

È arrotolato attorno alla sua vita in modo così stretto da mettere in risalto le forme del suo corpo. Poi, è impossibile non notare questo bellissimo panneggio che rende ancora più dettagliato questo lavoro.

C’è un’ultima cosa che voglio dirti, e che riguarda sempre la curiosa prospettiva utilizzata da Andrea.

Non hai la sensazione che la testa ed il collo di Cristo siano “staccati” dal resto del corpo?

Particolare testa Cristo morto Mantegna analisi

Particolare della testa di Cristo

Si tratta di un curioso effetto ottico ed alcuni studiosi ci hanno visto un significato “nascosto”: tale dettaglio potrebbe simboleggiare la doppia natura di Cristo, quella umana e quella divina.

In sostanza, in questo momento Cristo sarebbe contemporaneamente vivo e morto: vivo perché è Dio, ma morto perché la sua esistenza terrena si è conclusa.

Il Cristo morto di Andrea Mantegna: l’invenzione di uno scorcio mortale
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L’Incubo di Johann Heinrich Füssli: paura e terrore prendono forma in Svizzera

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L’Incubo di Johann Heinrich Füssli: paura e terrore prendono forma in Svizzera
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Voglio farti conoscere un quadro molto controverso. Nel corso dei secoli sono stati molti i lavori che hanno fatto discutere la critica per via dei soggetti rappresentati; molti di questi quadri non sono stati capiti (ed apprezzati) immediatamente, anzi, ci sono voluti anni, se non secoli, prima che venissero rivalutati ed apprezzati come meritavano davvero. La tela che sto per farti conoscere ha avuto una storia più o meno simile: il suo significato non è stato molto chiaro all’inizio, ma nonostante ciò, ha avuto un grande successo.

Il quadro è stato realizzato da Johann Heinrich Füssli, un famosissimo pittore svizzero vissuto tra ‘700 ed ‘800, ed è intitolato l’Incubo.

Io penso che si tratta di un quadro davvero molto interessante ed infatti, ha intrigato il pubblico fin dalla sua prima apparizione. Per farti conoscere la sua storia ed il suo vero significato, ho voluto scrivere questo articolo.

In questo modo, l’opera non avrà più segreti per te.

Quando avrai finito di leggere questo articolo, ti garantisco che conoscerai:

  • La storia dell’opera ed i motivi che hanno portato il pittore a dipingere un quadro del genere
  • Il motivo per cui l’incubo di Fussli ha destato così tanto stupore tra pubblico e critica fin dalla prima esposizione
  • Quali sono gli aspetti più interessanti dell’opera e quale è il significato dei vari particolari che compongono la scena
  • Le differenze che ci sono tra il quadro originale e le tante varianti dipinte in seguito

Ma c’è molto altro ancora, te lo garantisco.

Sei pronto per conoscere a fondo questo quadro?

Cominciamo!

Fussli incubo

“Incubo” Fussli

Data di realizzazione: 1781

Dimensioni: 75,5×64 cm

Dove si trova: Detroit Institute of Arts, U.S.A.

STORIA

The Nightmare (questo è il titolo in inglese dell’opera di Fussli) fa la sua prima, gloriosa entrata in scena alla Royal Accademy di Londra, davanti ad un pubblico che rimane senza parole davanti ad un lavoro del genere.

Fin dai primi istanti, questo nightmare Fussli destra reazioni di ogni genere: c’è chi è incuriosito davanti ad un gruppo di protagonisti così diversi (una donna, un cavallo ed un “demone”), mentre altri sono rimasti un po’ perplessi incontrando una scena mai vista in precedenza.

Alla fine però, tutti sembrano approvare il quadro di Fussli, ed in poco tempo viene consacrato come un capolavoro dell’arte moderna, destinato a far parlare di sé per molti anni ancora.

Cavalcando l’onda del successo, l’artista decide di vendere il quadro senza contrattare troppo; infatti lo cede soltanto per 20 guinee (questa era la moneta utilizzata al tempo), ad un prezzo veramente basso!

Il successo è veramente inaspettato: pensa che un solo lavoro non basta, ed infatti, decidendo di sfruttare ancora un po’ questa popolarità, Johann realizza un altro quadro l incubo nel 1790-91.

Fussli Incubo Francoforte analisi

“Incubo” Fussli (versione di Francoforte)

Oggi puoi vedere questa “variante” del quadro originale in Germania.

Ma non finisce qui; ha avuto un riscontro notevole anche l’incisione della stessa opera fatta da Thomas Burke nel 1783.

incubo copia Thomas Burke analisi

La copia di Thomas Burke

Insomma, l’opera di Johann Fussli è un vero portento, e se ne parla più o meno in tutti i campi, compreso quello della satira.

E cosa c’entra?

Ci sono artisti che hanno preso come modello la scena ideata dall’artista svizzero ed hanno sostituito ambiente e protagonisti, inserendo personaggi di spicco di quegli anni, come Napoleone Bonaparte.

E che fine ha fatto il quadro originale?

È sano e salvo; lo puoi ammirare con i tuoi occhi al Detroit Institute of Arts, negli Stati Uniti.

DESCRZIONE

Voglio svelarti un particolare molto interessante.

Lo sai che quando è stato esposto per la prima volta, il quadro di Fussli era accompagnato da una poesia?

Proprio così.

L’ha scritta Erasmus Darwin e l’ha intitolata “Night-Mare”:

Così nel suo Incubo attraverso la nebbia serale

Si scaglia il grassoccio Fied o’er fen, e il lago e la palude;
Cerca una ragazza da amare oppressa dal sonno,
Posandosi, e ghignando sopra il suo seno”

Perché ti ho parlato di questa poesia?

Anche se potrebbe sembrarti un po’ contorta, si tratta di una primissima interpretazione dell’incubo notturno Fussli.

Adesso guarda con attenzione questo quadro.

Fussli incubo

“Incubo” Fussli

Non lo trovi un po’ agghiacciante?

Secondo me esprime alla perfezione (in modo artistico) il significato della parola “incubo”.

Devi sapere che questo lavoro di Fussli è in realtà una “doppia” immagine:

  1. È l’immagine di un sogno, poiché rappresenta le conseguenze che l’incubo sta avendo sulla donna
  2. È un’immagine onirica che rappresenta simbolicamente il sonno

Se stai guardando per la prima volta questa tela di Fussli Incubo sono più che sicuro che la tua attenzione sia ricaduta sulla donna addormentata in primissimo piano; è appoggiata sul bordo di un letto, sopra alcune lenzuola e con la testa che pende fuori dal letto stesso.

Particolare protagonista donna incubo Fussli analisi

Particolare della protagonista

Ma perché non la ritrae in una posizione più tradizionale e ne adotta una così scomoda?

Rappresentandola in questo modo, puoi notare alcuni dettagli abbastanza interessanti, come il suo collo lungo ed abbastanza robusto.

Particolare collo donna protagonista incubo Fussli analisi

Particolare del collo robusto

Inoltre, le braccia stanno cadendo “a peso morto” a terra, dando quasi la sensazione che la ragazza in realtà sia morta a causa di questi demoni che hanno prosciugato la sua vita.

Particolare braccia morte protagonista incubo Fussli analisi

Particolare delle braccia a penzoloni

Hai dato un’occhiata ai colori che usa il pittore?

In effetti in questo quadro di Fussli l Incubo i colori sono fondamentali.

Salta subito all’occhio la veste chiara e brillante indossata dalla donna; attorno a lei invece l’oscurità fa da padrona a tutta la scena, lasciando spazio ad un rosso scuro, al giallo (e delle sue varianti) ed altri colori spenti.

Insomma, luce ed ombra sono in perenne contrasto su questa tela.

Devi sapere che il pittore ha un obiettivo ben chiaro: vuole dipingere una scena dettagliata e ricca di particolari.

Per esempio, hai visto quel tavolino che sta sul lato sinistro del quadro?

Particolare oggetti tavolino specchio fiala libro incubo Fussli analisi

Particolare degli oggetti sul tavolino

Ci sono alcuni oggetti: un piccolo specchio, una fialetta ed un libro.

A causa dell’oscurità che avvolge tutta la scena, non è facile distinguere molti dettagli della scena; se fai bene attenzione, puoi intravedere in secondo piano una grande tenda rossa in velluto da cui spunta fuori la testa di un cavallo con gli occhi sbarrati.

Particolare cavallo incubo Fussli analisi

Particolare del cavallo

Aspetta un attimo: cosa c’entra un cavallo qui?

Prova ad immaginare di essere tra i fortunati che hanno visto il quadro alla sua prima esposizione pubblica.

Penso che anche loro avranno cercato di dare una risposta all’enigmatica presenza di questo animale.

Molto probabilmente avranno ipotizzato che abbia avuto un qualche collegamento con il titolo dell’opera di Fussli Nightmare.

In realtà questo curioso animale non ha solo a che fare con il titolo, ma anche con la tradizione germanica.

Proprio così: Fussli ha scavato nelle storielle e nelle tradizioni popolari del popolo della Germania, scoprendo leggende di demoni e streghe che si diceva arrivassero a possedere coloro che dormivano da soli.

La leggenda racconta che gli uomini ricevono la visita di cavalli o di streghe, mentre le donne credono di avere un rapporto con il demonio.

La presenza del cavallo quindi è legata alla tradizione del popolo tedesco ed anche al titolo del quadro.

C’è un’altra cosa però: ricordi che in inglese questo lavoro è chiamato Nightmare?

Quando questo termine è stato coniato, molti lo pensano come ad una paurosa esperienza simile ad un “peso” sul petto, come una specie di paralisi del sonno o di terrore.

E questo cosa c’entra?

In realtà è molto importante, perché sul petto della protagonista c’è quello strano essere, un “demone” che rispecchia perfettamente (in immagine) la definizione di questo termine.

Particolare demone goblin incubo Fussli analisi

Particolare del demone

Per fartela breve, il lavoro di Fussli è una somma di tanti immagini differenti che hanno a che fare con la definizione di incubo.

Ma non si tratta di un quadro semplice; devi sapere che Johann ha studiato i lavori di molti altri colleghi prima di realizzare questo capolavoro.

Grazie alle sue conoscenze di arte antica, classica e rinascimentale, ha un sacco di modelli a cui può richiamarsi.

Vuoi qualche esempio?

Guarda la ragazza distesa sul letto: non pensi che assomigli all’Ariadne addormentata che si trova in Vaticano?

Confronto donna protagonista incubo Fussli Ariadne Vaticana analisi

Confronto tra il quadro di Fussli e l’Ariadne Vaticana

Ed il piccolo demonio invece assomiglia molto alle figure antiche rinvenute a Selinunte, un sito archeologico in Sicilia.

Ma la protagonista di Fussli assomiglia anche ad altre donne ritratte da artisti del passato.

Guarda “Il sogno di Ecuba” di Giulio Romano al Palazzo Tè.

Confronto donna incubo fussli Sogno Ecuba Giulio Romano analisi

Confronto tra il quadro di Fussli ed il “Sogno di Ecuba” di Giulio Romano

Secondo te la loro posizione è simile?

Ma c’è qualcosa da dire anche a proposito del cavallo. Forse l’artista si è ispirato alle incisioni di Hans Baldung o forse è andato a ritroso, cercando modelli ideali nella scultura antica.

Esiste anche un’altra possibilità: forse questo animale è stato aggiunto in seguito.

Infatti esistono alcuni disegni preparatori del quadro che non comprendono il curioso animale nella composizione.

INTERPRETAZIONE

Ma quale è il significato di quest’opera?

Questa è una domanda che ha attraversato i secoli e che i critici si sono posti ogni volta che si sono ritrovati davanti al quadro di Fussli.

Tra le varie interpretazioni salta fuori quella legata alla sfera sessuale.

E cosa c’entra?

Devi sapere che pochi anni prima della realizzazione di questo capolavoro, l’artista era innamorato di una donna chiamata Anna Landholdt.

Lei è la nipote del suo caro amico Johann Kaspar Lavater, ma nonostante questo, quando Fussli si fa avanti e propone ad Anna di sposarlo, lei è costretta a rifiutare perché il padre non è d’accordo.

Comunque, poco tempo dopo, la donna sposa un amico di famiglia.

Si tratta di un evento molto importante, perché ci fa vedere questa tela di Johann in modo completamente diverso: l’incubo non è altro che un ritratto simbolico dell’amore perduto.

Quali sono i dettagli che favoriscono questa lettura dell’opera?

La donna ovviamente è Anna, mentre quel piccolo demone (più precisamente un goblin) seduto sul suo seno potrebbe essere una rappresentazione dello stesso Fussli che non vuole abbandonarla.

Se le prove non ti bastano, sappi che c’è un altro dettaglio da tenere in considerazione: sul retro della tela originale c’è un ritratto incompiuto di una donna (molto probabilmente si tratta di Anna).

Qualunque sia il suo significato, l’opera ha riscosso un successo straordinario in tutta Europa; approfittando della fama ottenuta, Fussli realizza alcune varianti di questo lavoro, ma anche altri artisti si servono del lavoro per i propri scopi: creano delle caricature o delle opere molto simili.

Vuoi un esempio?

C’è il pittore danese Nicolai Abraham Abildgaard, il quale ha incontrato Fussli durante un viaggio a Roma.

Anche lui è rimasto affascinato dal capolavoro dello svizzero ed ha realizzato una versione tutta sua: al posto della donna addormentata introduce un paio di donne nude che stanno dormendo sul letto, e sul petto di quella più vicina a noi c’è sempre quel demone dipinto anche da Fussli.

Nicolai Abraham Abildgaard incubo Fussli analisi

“Incubo” Nicolai Abraham Abildgaard

E quante sono le repliche di Fussli?

Ce ne sono arrivate 3 in totale: la più importante è quella che si trova a Francoforte, all’interno del Goethe Museum ed è stata dipinta nel 1790.

E cos’ha di diverso dall’originale?

Confronto versioni incubo Fussli Detroit Francoforte analisi

“Incubo” originale (sinistra) “Incubo” di Francoforte (destra)

Per prima cosa è più piccola, poi la protagonista è sdraiata nella direzione opposta con la testa che pende a sinistra, mentre dall’altro lato c’è uno specchio; inoltre, il piccolo demone (che qui ha le orecchie da gatto) non guarda più verso di noi, me ha lo sguardo rivolto verso la donna.

L’Incubo di Johann Heinrich Füssli: paura e terrore prendono forma in Svizzera
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Il mangiafagioli di Annibale Carracci: la storia di una tradizione popolare

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Il mangiafagioli di Annibale Carracci: la storia di una tradizione popolare
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Voglio farti conoscere un quadro del ‘500 molto bello ed interessante. Devi sapere che l’autore di questa tela è vissuto negli stessi anni di un altro leggendario pittore, ovvero Caravaggio, e tutti e 2 sono passati alla storia con i loro straordinari lavori. Ma oggi non voglio parlarti di Michelangelo Merisi, ma di Annibale Carracci e di un quadro che riassume perfettamente un particolare periodo della sua carriera pittorica. Sto per farti scoprire il Mangiafagioli.

Quando avrai finito di leggere questo articolo, ti garantisco che questo quadro con il mangiatore di fagioli non avrà più alcun segreto per te. Conoscerai:

  • Tutta la storia del quadro il mangiafagioli Annibale Carracci
  • I dettagli più importanti presenti nella scena
  • Che cosa ha a che fare il quadro di Annibale Carracci Il mangiafagioli con i quadri di un altro importante artista come il Passarotti

E c’è molto altro ancora da dire, te lo garantisco.

Sei pronto per conoscere tutto a proposito di questa tela? Cominciamo!

Mangiafagioli Annibale Carracci analisi

“Mangiafagioli” Annibale Carracci

Data di realizzazione: 1584-1585

Dimensioni: 57 x 68 cm

Dove si trova: Galleria Colonna, Roma

STORIA

La prima data che le fonti citano quando si parla de il mangiatore di fagioli non è l’anno della sua creazione, il 1584, ma il 1679.

E perché?

Perché non si sa dei movimenti dell’opera subito dopo la sua creazione. Il 1679 è l’anno in cui il cardinale Lazzaro Pallavicini può vantare nella sua collezione il quadro di Annibale.

Come molti altri cardinali, anche Pallavicini è un grande appassionato d’arte: in quegli anni ha aggiunto da poco il quadro dei mangiafagioli Carracci, ma a rendere veramente interessante la sua collezione sono i lavori dei pittori bolognesi.

Ma, di preciso, quando ha acquistato il quadro di Annibale?

Probabilmente tra il 1670 ed il 1673. Si è abbastanza certi riguardo questo lasso di tempo perché in quel periodo Pallavicini aveva un ruolo di spicco a Bologna (datogli direttamente dalla Santa Sede), grazie al quale aveva una notevolissima influenza in molti ambiti, oltre a molto denaro.

Non c’è dubbio: in quegli anni le condizioni erano perfette per l’acquisto da parte del cardinale del quadro del mangia fagioli a Bologna.

E poi? Il quadro è rimasto per sempre nella collezione del cardinale?

No, assolutamente.

Ci sono altri documenti che attestano il passaggio del quadro nelle collezioni dei principi Colonna.

Ecco perché il quadro di Annibale, oggi, si trova nella Galleria Colonna.

Ma c’è un altro aspetto che devi conoscere a proposito di questo lavoro e che non riguarda la storia dell’opera, ma proprio Annibale Carracci.

Nel ‘900 moltissimi studiosi, avendo la possibilità di poter ammirare e studiare con calma questo lavoro, hanno cominciato a domandarsi: siamo certi che si tratti proprio di un quadro del Carracci?

Questo quadro mangiatore di fagioli, infatti, non ha tutte quelle caratteristiche tipiche dello stile di questo pittore, e quindi, non è stato possibile dire con certezza, fin dal primo momento, che si trattasse di un lavoro di Annibale.

Così cominciano a farsi spazio altri nomi riguardo l’identità di chi abbia potuto realizzare questo lavoro: prima salta fuori il nome di Gobbo del Carracci, poi anche quello di Bartolomeo Passarotti, ed infine, dopo tanti confronti con altre opere, nella metà del ‘900 comincia a farsi largo la teoria che possa essere stato proprio il Carracci pittore a dipingere questa tela.

Come hanno fatto a scoprire che è proprio un lavoro di Annibale?

È bastato confrontare la tela con altri lavori del Carracci realizzati negli ultimi 20 anni dell’800, e lì sono saltate fuori un sacco di somiglianze che non hanno lasciato spazio ad altri dubbi.

La prova del 9 per chiudere la questione riguardo il quadro mangiafagioli è uno studio preliminare (sempre realizzato da Annibale) dell’opera e che oggi si trova agli Uffizi.

Non trovi che si assomiglino molto?

Studio mangiafagioli Carracci Uffizi

Studio per i mangiafagioli

DESCRIZIONE

Secondo me questo è uno dei lavori migliori del Carracci.

Grazie a questo lavoro, è riuscito a ritagliarsi uno uno spazio di tutto rispetto tra i suoi concorrenti nel mondo dell’arte.

Se stai guardando il quadro per la prima volta, non ci vuole molto ad osservare i dettagli fondamentali della scena.

Al centro della scena di Annibale Carracci il mangiatore di fagioli, c’è un uomo del popolo.

Non si tratta di un aristocratico, né di un borghese: è un popolano come tanti altri.

La parte bassa della tela è occupato dal tavolo su cui ci sono appoggiati tanti piatti diversi che da lì a poco verranno mangiati dal protagonista.

Particolare tavola imbandita mangiafagioli Annibale Carracci analisi

Particolare della tavola imbandita

Aiutandoti con il titolo, avrai intuito che ciò che sta mangiando sono i fagioli; ma c’è dell’altro sulla tovaglia: cipolle, funghi, pane e vino bianco.

Ma si trova in casa o in una taverna?

Si tratta di una taverna qualsiasi: come puoi vedere, nell’ambiente circostante non c’è alcuna decorazione o dettagli che lascino pensare che si tratti di un locale esclusivo per gente ricca.

Sai che questo lavoro di Annibale Carracci mangiafagioli è detto “quadro di genere”?

Proprio così.

Un quadro di genere è un dipinto che rappresenta i costumi e le tradizioni del popolo.

Cosa c’entra con questa tela?

I fagioli sono un piatto tradizionalmente povero e che veniva consumato dalle persone che non potevano permettersi altro.

E perché realizza un quadro di genere?

Perché Annibale vuole dedicarsi ad una pittura semplice, priva di tutti quegli artifici e fronzoli che caratterizza la pittura manierista.

Con il mangiatore di fagioli quadro Annibale completa con successo il suo obiettivo.

In realtà, anche se crede di aver trovato una soluzione ai suoi “problemi” stilistici, Annibale ha ancora una lunga strada davanti a sé.

Percorrendo questo sentiero, giungerà ad una pittura che si distanzierà dalla realtà, portandolo a dipingere dei quadri diversissimi da questo.

Comunque, il suo desiderio di creare qualcosa di nuovo nel mondo della pittura italica verrà molto apprezzata anche dai suoi contemporanei, che dimostreranno di aver appreso i suoi insegnamenti, come si può vedere nei capolavori di Caravaggio.

Ma voglio dirti qualche altra cosa riguardo il mangiafagioli Carracci analisi.

Sai che per realizzare questa tela, Annibale si è ispirato ai suoi colleghi di Bologna?

Proprio così: dopo aver studiato con attenzione tutte le caratteristiche dello stile pittorico di questi pittori, decide di replicarne alcuni aspetti.

In particolare, lo colpisce lo stile di Bartolomeo Passarotti.

Che cosa c’entra ora il Passarotti?

Te lo spiego subito.

Ci sono un paio di opere di questo artista (la Bottega del macellaiol’Allegra compagnia), se confrontati con il lavoro di Annibale, mostrano qualche aspetto interessante.

Confronto mangiafagioli Allegra Compagnia Macelleria Carracci Passarotti analisi

Da sinistra a destra: “Il mangiafagioli”, “Allegra compagnia” e “Macelleria”

Non ti sembra che ci sia qualche somiglianza?

Già.

In tutte e 3 le opere c’è sempre un tavolo in primo piano e la struttura della scena è la stessa: in queste opere si ha sempre la sensazione che noi osservatori ci trovassimo dall’altro lato del tavolo per mangiare con i protagonisti o per interagire con loro.

A rendere certo il fatto che Annibale si sia ispirato al Passarotti è la presenza di un altro quadro: il Villano che suona il liuto.

Villano che suona il liuto Bartolomeo Passarotti analisi

“Villano che suona il liuto” Bartolomeo Passarotti

Cos’ha di speciale?

Confronta un attimo questa tela con quella di Annibale.

Confronto mangiafagioli Carracci suonatore liuto Passarotti analisi

Confronto tra il quadro “Mangiafagioli” di Carracci e “Villano che suona il liuto” del Passarotti

Non noti niente di strano?

Guarda l’orcio di vino.

Particolare orcio vino mangiafagioli Carracci villano suona liuto allegra compagnia Passarotti analisi

Particolare dell’orcio del vino nei 3 quadri

È sempre lo stesso, e come se non bastasse è uguale anche a quello che si vede nell’Allegra compagnia!

Sai cosa colpisce di più di questo lavoro del Carracci?

Il fatto che lui, pur scegliendo come protagonisti delle sue tele, dei personaggi del popolo, non tende a trasformarli o deformarli come se fossero delle maschere del teatro (come fa invece il Passarotti); e non tende nemmeno ad esaltarli a modi eroi, cosa che invece farà Millet con le spigolatrici.

Hai visto che faccia ha il protagonista del quadro?

Particolare espressione stupita mangiafagioli Annibale Carracci analisi

Particolare dell’espressione del protagonista

È sorpreso: di certo non si aspettava che saremmo arrivati proprio mentre stava per mangiare. L’espressione sorpresa è evidente dagli occhi spalancati e dal cucchiaio che ha lasciato a mezz’aria, lasciando cadere alcune gocce nella scodella che sta sul tavolo.

Il mangiafagioli di Annibale Carracci: la storia di una tradizione popolare
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L’Ultima Cena del Tintoretto: una ricerca infinita di novità

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L’Ultima Cena del Tintoretto: una ricerca infinita di novità
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Voglio farti conoscere una serie di capolavori senza precedenti. Si, hai capito bene: non parlo di un solo quadro, ma di 6 opere che hanno tutte lo stesso nome. Probabilmente alcune di loro le conoscerai già, mentre altre ti saranno completamente nuove, ma ti assicuro che ti lasceranno a bocca aperta. Questa serie di lavori hanno in comune un importante elemento, l’artista: il suo nome è Jacopo Robusti, ma forse tu lo avrai conosciuto con un altro nome, il Tintoretto. I capolavori che sto per farti conoscere sono tutti intitolati Ultima Cena.

Devo dirti la verità, è stata un’impresa difficile ma che mi ha dato parecchie soddisfazioni. Ho scritto questo articolo per farti conoscere ogni dettaglio dell’Ultima Cena del Tintoretto e le differenze che ci sono tra la innumerevoli versioni dei suoi lavori. così ho deciso di scrivere questo articolo.

Quando avrai finito di leggere questo articolo, ti assicuro che:

  • Conoscerai la storia, le novità ed i dettagli fondamentali di ciascuno dei lavori del Tintoretto pittore
  • Scoprirai quale tra le alternative riproduzioni di Jacopo Robusti, quale è la più importante di tutte
  • Quale è il significato dei tanti oggetti e dei personaggi aggiuntivi introdotti dal pittore nella classica scena della vita di Cristo

E molto altro ancora.

Allora, sei pronto per conoscere questi spettacolari lavori?

Cominciamo subito!

Ah, dimenticavo: puoi utilizzare il menù che trovi qui sotto per saltare direttamente alla versione dell’opera che ti interessa, o se preferisci, puoi leggere tutto l’articolo e scoprirle tutte.

ULTIMA CENA DI SAN GIORGIO MAGGIORE

Ulima Cena Jacopo Tintoretto San Giorgio Maggiore

“Ultima Cena” (San Giorgio Maggiore) Tintoretto

Data di realizzazione: 1592-1594

Dimensioni: 365 x 568 cm

Dove si trova: Chiesa di san Giorgio Maggiore, Venezia

STORIA

Ora ti racconto la storia di com’è nata l’Ultima Cena di Tintoretto che si trova nella Chiesa di san Giorgio Maggiore a Venezia.

Facciamo un passo indietro negli ultimi 20 anni della vita di Jacopo Robusti.

Siamo precisamente nel 1579: è un anno d’oro per questo artista. Ha un sacco di incarichi e la sua fama è alle stelle.

Tutti lo cercano ed i membri più ricchi della società vogliono una sua opera, compreso il duca Guglielmo Gonzaga.

Quest’ultimo, non si accontenta di un solo lavoro, anzi, gli commissiona una serie intera di tele da conservare all’interno del Palazzo Ducale di Mantova.

Giusto per darti un’idea, stiamo parlando di ben 8 quadri a tema bellico e con protagonista esclusiva la famiglia Gonzaga.

È stata un’impresa ardua, ma il Tintoretto non si spaventa per così poco e nel giro di un anno porta a compimento la richiesta del duca.

E questo cosa c’entra con l Ultima Cena di Tintoretto?

Ci sto arrivando.

Completata l’impresa per il duca, le commissioni per nuovi quadri arrivano da ogni parte, a tal punto da essere pieno di lavoro fino al 1592, rimanendo in attività fino a 70 anni.

Lavorare a quest’età è difficile, ma lui non demorde, ed infatti completa 2 grandi tele da collocare nella Basilica di san Giogio Maggiore: Ebrei nel Deserto e la caduta della manna e l’Ultima Cena dipinto.

Caduta della manna Tintoretto

“Caduta della manna” Tintoretto

Soltanto 2 anni dopo, il Tintoretto morirà a causa di una febbre devastante.

DESCRIZIONE

Scommetto che quando senti parlare dell’Ultima Cena, la prima opera d’arte a cui pensi è quella di Leonardo da Vinci e non quella del Tintoretto.

Ultima Cena Leonardo da Vinci Tintoretto

“Ultima Cena” Leonardo da Vinci

Ti capisco ed è una cosa normale dato che il capolavoro di Leonardo è 100 volte più famoso e conosciuto rispetto al quadro di Jacopo.

Ma non preoccuparti, ti assicuro che quando vedrai i dettagli di questa tela del Tintoretto, capirai perché penso che sia un capolavoro che merita parecchia attenzione.

Diversamente da tanti, altri tradizionali dipinti Ultima Cena, Jacopo decide di introdurre alcuni cambiamenti e reinterpreta completamente la scena.

Come puoi vedere, i protagonisti del quadro sono in un ambiente molto buio, molto difficile da riconoscere.

Devi sapere che si tratta di un’osteria veneziana del 15° secolo.

Un’osteria?

Esatto. Jacopo ha ambientato l’Ultima Cena di Cristo in un locale del suo tempo e non nell’edificio originale come voleva la tradizione.

L’oscurità regna sovrana in questa scena e c’è soltanto una luce che proviene da quella lampada ad olio appesa in alto a sinistra sul soffitto.

Particolare lampada olio ultima cena Tintoretto San Giorgio Maggiore analisi

Particolare della lampada ad olio

Il Tintoretto cambia completamente le carte in tavola: oltre a trasformare l’ambiente in un’osteria, aggiunge altri personaggi oltre a quelli previsti dalla tradizione.

Proprio così: l’Ultima Cena Tintoretto non è composta soltanto da Cristo e gli apostoli, ma anche da altri protagonisti.

L’uomo che sta in piedi e che sulla testa ha un’aureola molto luminosa e chiara è Gesù, il quale è impegnato a distribuire la comunione ai suoi discepoli.

Particolare Cristo Ultima Cena Tintoretto San Giorgio Maggiore

Particolare di Cristo

Il Signore è circondato sia a destra che a sinistra dai suoi discepoli, ma c’è un uomo che si distingue chiaramente da tutti gli altri.

Chi sarebbe?

È quello che sta dall’altra parte del tavolo ed è l’unico, tra gli apostoli, a non avere un aureola.

Si tratta di Giuda Iscariota, qui volutamente imbruttito dal Tintoretto e trasformato quasi in un animale, con una faccia poco raccomandabile e dei vestiti orrendi.

Particolare Giuda Ultima Cena Tintoretto San Giorgio Maggiore

Particolare di Giuda

Gli altri apostoli attorno a Cristo nel lavoro di Tintoretto Ultima Cena si comportano in modo strano.

Molti di loro si agitano in modo confuso e gesticolano in modo evidente, donando alla composizione un forte dinamismo.

Se ci trovassimo davanti ad un quadro come gli altri, questa tela di Tintoretto Venezia dovrebbe terminare così, con Cristo e gli apostoli, ma non è così.

Sul lato sinistro del quadro, infatti, proprio alle spalle del Signore e degli apostoli, ci sono 2 donne.

Particolare donne ultima cena Tintoretto San Giorgio Maggiore

Particolare delle donne

Sono delle cameriere?

Non proprio. So che stai pensando: siamo in una locanda, una di loro ha un vassoio e quindi devono essere per forza delle cameriere.

Ti assicuro che non è così. Guarda meglio.

Particolare vassoio donna Ultima Cena Tintoretto San Giorgio Maggiore

Particolare di una donna e del vassoio

Sapresti dirmi che cosa stanno portando ai clienti?

Assolutamente niente!

La donna che sta più a sinistra della scena ha tra le mani un vassoio vuoto, l’altra invece è coperta addirittura da alcuni uomini, rendendo impossibile vedere quale è il suo incarico.

E allora chi sono?

Sono 2 figure allegoriche. Proprio così: rappresentano la chiesa degli Ebrei e la chiesa dei Gentili; dall’unione di queste 2 nasce la nuova chiesa cristiana.

Ma non finisce qui.

Dà un’occhiata sul lato sinistro dell’opera, a quell’uomo in primo piano che si sta avvicinando ad uno degli apostoli.

È un mendicante impegnato a chiedere la carità, ma uno degli apostoli gli fa capire che non è il momento giusto perché sta guardando ed ascoltando Cristo e non può distrarsi.

Particolare mendicante apostolo Ultima Cena Tintoretto San Giorgio Maggiore

Particolare del mendicante e dell’apostolo

Bada bene: non è una cattiveria, ma si tratta di un gesto molto importante che simboleggia che la carità materiale (rappresentata dal dare del denaro o cibo al mendicante) in questo istante è meno importante di quella spirituale.

Adesso guarda la parte superiore della tela del Tintoretto l Ultima Cena.

Particolare angeli parte superiore tela Ultima Cena Tintoretto San Giorgio Maggiore

Particolare della sezione superiore dell’opera

Si tratta di un dettaglio molto importante perché rappresentano la distinzione tra il mondo terreno e quello spirituale.

E sul lato destro della scena c’è qualcosa di importante?

Si. Ci sono tutti i servi ed i lavoratori della locanda, impegnatissimi a soddisfare le richieste dei clienti.

In fondo a destra ci sono 2 inservienti che stanno togliendo un paiolo (una pentola) dal fuoco, in primo piano c’è una domestica con un carico di stoviglie e nell’altra mano sta consegnando dei confetti all’oste.

Particolare inservienti locanda ultima cena Tintoretto San Giorgio maggiore analisi

Particolare degli inservienti

Quest’ultimo sta per prendere della frutta dal tavolo che sta sull’estrema destra della scena.

Particolare oste frutta Ultima Cena Tintoretto San Giorgio Maggiore

Particolare dell’oste

Ma questo al Tintoretto non basta: vuole realizzare un’opera realistica fino al più piccolo dettaglio.

E così aggiunge alle spalle di Giuda una cesta con una spugna a terra ed un telo.

Particolare cesta spugna lavanda piedi Ultima Cena Tintoretto San Giorgio Maggiore

Particolare della cesta con la spugna

Quale è il suo ruolo?

È un dettaglio che simboleggia la lavanda dei piedi fatta da Cristo ai suoi apostoli durante l’Ultima Cena.

Sai che ci sono anche degli animali in questa scena?

Proprio così: c’è un gatto in primo piano che sta curiosando nella cesta di una domestica alla ricerca di cibo, e un po’ più in ombra è presente un cagnolino accucciato sotto al tavolo degli apostoli.

Particolare cane gatto Ultima Cena Tintoretto San Giorgio Maggiore

Particolare degli animali

Insomma, questa tela è stracolma di personaggi interessanti e di oggetti simbolici, ma c’è un altro dettaglio molto più importante: la prospettiva.

Hai dato un’occhiata a com’è disposto il tavolo?

Particolare tavolo profondità prospettiva Ultima Cena Tintoretto San Giorgio Maggiore

Particolare del tavolo

Tintoretto con questo lavoro prende una strada completamente diversa da quella imboccata dai suoi predecessori e colleghi; non mette il tavolo frontalmente (cosa che invece fa Leonardo da Vinci nella sua rappresentazione dell’Ultima Cena), ma lo dispone “di sbieco” e di traverso.

Con questo curioso artificio, il pittore ha molta più libertà di azione per la sua scena, ed infatti ne approfitta calando la sacra scena in una tranquilla e caratteristica taverna veneziana.

Una delle domande più interessanti a proposito di questa tela è: perché è tutto così buio?

Come abbiamo già detto prima, qui la luce è abbastanza fioca e l’oscurità fa da padrona all’intera scena, dando quasi la sensazione di trovarsi davanti ad uno dei capolavori di Caravaggio.

Oltre alla già citata lampada nella parte alta della scena, voglio che concentri la tua attenzione sull’aureola di Cristo.

Particolare confronto aureola Cristo apostoli Ultima Cena Tintoretto San Giorgio Maggiore

Particolare dell’aureola di Cristo e degli apostoli

Hai notato che è completamente differente da quella che sta sulla testa degli apostoli?

Questo importante dettaglio mette in risalto il Signore ed inoltre contribuisce a rendere decisamente più luminosa la scena.

A proposito, voglio dirti una cosa a proposito del contrasto luminoso.

Sai che l Ultima Cena Tintoretto è caratterizzata da 3 livelli di luminosità?

Proprio così.

Ecco quali sono i 3 livelli:

  • Luminosità profana (è quella emanata dalla lampada a soffitto e che avvolge tutta la scena)
  • Luminosità religiosa (è quella che divampa dall’aureola di Gesù e degli apostoli)
  • Luminosità spirituale (ovvero quella che proviene dagli angeli formati dal fumo e che simboleggiano la spiritualità del dipinto)

Ma alla fine, perché ha ambientato l’Ultima Cena in una taverna veneziana?

Potrebbe stupirti, ma devi sapere che non il Tintoretto non è stato il primo ad utilizzare questo artificio.

Nel 1574, Pomponio Amalteo si era servito dello stesso metodo ambientando la sua rappresentazione dell’Ultima Cena in un ambiente mai visto prima.

Ultima Cena Pomponio Amalteo Tintoretto

“Ultima Cena” Pomponio Amalteo

ULTIMA CENA DI SAN TROVASO

Ultima Cena Tintoretto San Trovaso analisi

“Ultima Cena” (San Trovaso) Tintoretto

Data di realizzazione: 1560

Dimensioni: 221 x 413 cm

Dove si trova: Chiesa di San Trovaso, Venezia

STORIA

Per quanto riguarda la storia di questa tela, a dirti la verità, non c’è molto da dire.

La tela non ha una vicenda esaltante alle sue spalle, ed infatti pare che al momento del completamento del quadro, quest’ultimo sia stato spostato all’interno della cappella del sacramento della Chiesa di San Trovaso.

Tutto qui.

Quasi sicuramente, questo capolavoro fa parte della lunga serie di opere prodotte da Jacopo nel periodo di massimo successo, proprio come la copia della Lavanda dei piedi (si tratta di una copia perché l’originale si trova nella National Gallery di Londra) che è esposta sempre all’interno della chiesa di San Trovaso.

DESCRIZIONE

Ma cos’ha di così particolare questa versione dell’Ultima Cena?

Si, so che non sarà così innovativa e particolare come quella che si trova nella chiesa di San Giorgio Maggiore, ma anche questa ha degli elementi molto intriganti.

Se è la prima volta che ti trovi davanti a quest’opera, sono sicurissimo che avrai notato il forte dinamismo che collega tutti i protagonisti della scena.

Schema dinamico personaggi movimenti protagonisti ultima cena Tintoretto san Trovaso analisi

Schema dinamico dei movimenti dei protagonisti

Sono gli apostoli in particolare che con i loro movimenti rendono molto attiva questa scena, senza contare poi gli innumerevoli oggetti simbolici di cui voglio assolutamente parlarti.

Una piccola precisazione: devi sapere che questa tela è stata realizzata prima rispetto a quella conservata a San Giorgio Maggiore.

E cos’hanno di diverso tra loro?

Confrtonto Ultima Cena Tintoretto San Trovaso San Giorgio Maggiore analisi

Ultima Cena di San Trovaso (sopra) e di San Giorgio Maggiore (sotto)

Per prima cosa, questa tela all’interno di San Trovaso rappresenta un istante differente dell’Ultima Cena.

Infatti, se nel quadro di San Giorgio Maggiore c’è Gesù in piedi e che risalta immediatamente, qui Tintoretto dipinge il momento in cui Cristo rivela ai suoi apostoli che quella stessa sera uno di loro lo tradirà.

Nessuno si aspettava una notizia del genere e le reazioni sono diverse: molti sono senza parole, altri hanno delle facce allucinate, altri sono sorpresi e queste espressioni sono visibilissime soprattutto negli apostoli più vicini al Signore.

reazioni tradimento apostoli Ultima Cena San Trovaso Tintoretto analisi

Particolare delle reazioni degli apostoli

Tintoretto con questo lavoro parla chiaro: non vuole più saperne di regole tradizionali della pittura e scene viste e riviste; ora vuole donare all’arte qualcosa di nuovo ed inaspettato.

Con questo obiettivo ben chiaro in testa, decide di donare alla scena un impianto completamente diverso rispetto a quelli visti in passato.

Da quali elementi si nota la novità?

In realtà il dettaglio è uno solo ed è più che sufficiente.

Sto parlando della posizione del tavolo, il quale viene dipinto leggermente di sbieco e che punta verso di noi, aggiungendo un evidente senso di profondità a tutta la scena.

Particolare tavolo prospettiva Ultima Cena San Trovaso Tintoretto analisi

Particolare del tavolo

Dimentica l’Ultima Cena del Da Vinci, la tradizione e la geometria. Il Tintoretto è “avanguardia”, è audace e non ha paura di osare nella pittura.

Jacopo però sa benissimo che deve fare attenzione ai dettagli, perché sono quest’ultimi a rendere eccezionali le opere, e qui, di particolari ce ne sono un sacco.

Nella parte alta dell’opera si vede una donna intenta a filare, in basso a sinistra c’è un gatto affamato alla ricerca di cibo, poi la sedia di uno degli apostoli cade rovesciata a terra dopo che quello che c’era seduto si è alzato di scatto dopo la notizia data da Cristo.

Particolare donna che fila sedia ribaltata Ultima Cena Tintoretto San Trovaso analisi

Particolare della donna e della sedia rovesciata

Ma non sono solo questi i particolari del quadro: ci sono anche i libri, i mantelli ed i bastoni da viaggio che sono stati appoggiati in un angolo della stanza così da non dare intralcio durante la cena.

Particolare bastoni vestiti protagonisti Ultima Cena San Trovaso Tintoretto analisi

Particolare dei bastoni da viaggio e dei vestiti accatastati

Quest’Ultima Cena ha più di un elemento in comune con la Pasqua ebraica, lo sapevi?

Esattamente.

Nell’elaborazione della scena, il Tintoretto pianifica i movimenti di ciascun protagonista e l’inserimento di alcuni dettagli in modo tale che si notasse un legame con la tradizione ebraica.

E quali sarebbero questi dettagli?

Devi sapere che la Pasqua ebraica di solito viene consumata in modo rapido ed in piedi; tenendo conto di questo particolare, il pittore pone la maggior parte dei protagonisti in questa posizione.

Il misticismo ed il realismo sono gli elementi fondamentali di questa rappresentazione dell’Ultima Cena.

Ti ho detto che le reazioni degli apostoli davanti all’annuncio di Cristo sono molto varie, ma una delle più comuni è quella di diversi discepoli che chiedono “Sono forse io, Signore?” con un’espressione stralunata, incapaci di credere che uno degli uomini seduti al tavolo abbia potuto fare una cosa del genere.

A proposito del traditore, hai visto dov’è Giuda?

È l’uomo che si trova in primo piano ed è ritratto di spalle, con una grande veste rossa.

Particolare Giuda Ultima Cena Tintoretto San Trovaso analisi

Particolare di Giuda

Come faccio a sapere che è proprio lui e non un altro?

Se fai attenzione puoi notare che è l’unico tra i discepoli che non ha un aureola e poi è impegnato con entrambe le mani al vino.

E cosa c’entra ora il vino?

Si tratta di un elemento simbolico molto interessante, su cui tanti studiosi hanno cercato di dare una spiegazione.

Con una mano trattiene il bicchiere pieno di vino mentre con l’altra si avvicina ad una damigiana per versarsene dell’altro.

Cosa significa?

Potrebbe essere un’allusione all’Eucarestia ed il bicchiere pieno di vino simboleggerebbe il sangue di Cristo di cui Giuda si è macchiato con il tradimento.

Hai visto quelle 2 strane figure che si vedono all’esterno della stanza, sotto il portico?

Particolare profeta sibilla Ultima Cena Tintoretto San Trovaso analisi

Particolare dei 2 fantasmi

È difficile dire con certezza di chi si tratti dato che sono quasi del tutto trasparenti come dei fantasmi!

Molto probabilmente sono un profeta ed una sibilla, 2 personaggi che rappresentano l’Antico Testamento e le profezie legate alla vita di Cristo.

Adesso torna a guardare all’interno della stanza: hai visto quel ragazzo sul lato sinistro della tela?

Particolare paggio Ultima Cena Tintoretto San Trovaso analisi

Particolare del paggio

Si tratta di un paggio e ci sono 2 misteri che lo riguardano:

  1. Perché si trova qui? Nei Vangeli non si fa mai accenno alla presenza di un paggio durante l’Ultima Cena
  2. Perché indossa una tunica del ‘500? Tutti gli altri protagonisti hanno delle vesti antiche.

Anche questo è un personaggio simbolico che ricorda che la storia di Cristo è una vicenda che non verrà mai dimenticata e la lega al presente.

ULTIMA CENA DI SAN POLO

Ultima Cena San Polo Tintoretto

“Ultima Cena” (San Polo) Tintoretto

Data di realizzazione: 1575

Dimensioni: 228 x 535 cm

Dove si trova: Chiesa di San Polo, Venezia

DESCRIZIONE

Questa versione conservata nella chiesa di San Polo la trovo molto interessante, e se la dovessi descrivere soltanto con una parola, direi: condivisione.

Come nelle altre versioni dell’Ultima Cena, anche in questa tela il Tintoretto pone i suoi personaggi in un ambiente familiare, caratterizzato da una grande apertura sul lato destro della scena.

Su questo lato si intravede una grande valle dove il sole sta per sorgere e si vedono anche diversi edifici sul lato destro.

Particolare apertura edifici sole splendente Ultima Cena Tintoretto San Polo analisi

Particolare dell’apertura sul lato destro e degli edifici

Essendo una tela molto lunga, il pittore dispone i suoi personaggi in modo intelligente e non li arrocca tutti in un piccolo spazio della sua scena; infatti, non sono tutti seduti attorno alla tavola.

Se guardi sul lato sinistro della tela, puoi vedere che c’è un uomo di spalle: si tratta di un lavoratore del locale, riconoscibile per via del grembiule che indossa ed anche perché è impegnato a lavare alcune delle stoviglie che sono state utilizzate da Gesù e gli apostoli.

Particolare oste Ultima Cena Tintoretto San Polo analisi

Particolare dell’inserviente

Cristo è al centro della composizione, ritratto nel momento dell’Eucarestia.

Particolare Cristo Ultima Cena San Polo Tintoretto analisi

Particolare di Cristo

Aspetta un momento: perché Gesù sta dando del pane agli Apostoli?

Particolare pane Ultima Cena Tintoretto San Polo analisi

Particolare del pane

Te lo spiego subito.

Come puoi vedere, Jacopo sceglie di ritrarre non l’istante in cui Gesù annuncia l’imminente tradimento da parte di Giuda, ma preferisce rappresentare la condivisione del pane con gli apostoli.

Viene scelto proprio il pane perché dopo le disposizioni del Concilio di Trento, è stato deciso che in questo alimento è contenuto completamente il corpo di Cristo.

Gesù si sta alzando improvvisamente dal tavolo spalancando le braccia per consegnare il pane a 2 discepoli accanto a lui, prefigurando la sua prossima crocifissione.

Particolare Cristo Ultima Cena simbolo croce Tintoretto San Polo analisi

Particolare della croce

Alcuni dei discepoli cercano di avvicinarsi al Signore, altri invece si distendono sul lato destro dove ci sono i mendicanti ed alcuni di loro invece si voltano in basso per dare da mangiare alla bambina qui presente, rispettando i desideri altruistici di Cristo.

Particolare apostoli carità mendicanti Ultima Cena Tintoretto San Polo analisi

Particolare della carità degli apostoli

Anche qui Giuda si distingue dagli altri personaggi perché ha una bisaccia (una borsa) al cui interno sono contenuti i denari che ha ricevuto per aver tradito Cristo ed ha l’altra mano appoggiata sul tavolo.

Voglio dirti un’ultima cosa a proposito dei colori utilizzati dal Tintoretto. Sono toni abbastanza scuri, dove risalta quasi immediatamente il bianco ed il grigio del pavimento a scacchi e subito dopo anche il rosso ed il blu della veste di Cristo.

Particolare colori Ultima Cena Tintoretto San Polo analisi

Particolare dei colori dominanti

 ULTIMA CENA DI SAN MARCUOLA

Ultima Cena Tintoretto San Marcuola

“Ultima Cena” (San Marcuola) Tintoretto

Data di realizzazione: 1547

Dimensioni: 157 x 443 cm

Dove si trova: Chiesa di San Marcuola, Sestriere Levante

STORIA

Cominciamo dall’inizio.

Sapevi che il nome originale della chiesa in cui è conservata quest’opera è dei Santi Ermagora e Fortunato?

Proprio così.

Oggi tutti la conoscono con il nome di San Marcuola.

La data in cui è stata completata l’opera è la seguente: il 27 agosto 1547.

Come faccio a saperlo?

Per via di un’iscrizione ritrovata proprio sotto a questo dipinto di Jacopo.

Inoltre, devi sapere che questa versione dell’Ultima Cena si trova di fronte ad un altro eccezionale quadro, sempre opera del Tintoretto ed è intitolato la lavanda dei piedi.

La loro posizione ravvicinata potrebbe trarti in inganno, ma non cascarci! Le 2 opere non sono state realizzate nello stesso momento.

La tela dell’Ultima Cena è stata commissionata dalla Scuola del SS. Sacramento (ma è conosciuta anche come Scuola del Santissimo o Scuola del Corpo di Cristo).

Il primo luogo in cui è stata messa la tela non è lo stesso in cui la puoi ammirare oggi, ma probabilmente era sopra all’antico banco della confraternita del Sacramento.

E cos’è questo banco?

Si tratta di una panchina riservata ai membri più importanti della Scuola del SS. Sacramento durante la celebrazione della messa o altri riti.

Come faccio a sapere che doveva trovarsi proprio sopra al banco?

Semplice.

Questa ipotesi è emersa dopo che sono stati fatti diversi confronti tra le misure del banco e quelle del lavoro di Jacopo, ed è saltato fuori che sono praticamente identiche!

E perché il quadro del Tintoretto oggi sta in un altro posto?

Devi sapere che tra il 1728 ed il 1735 la chiesa dei Santi Ermagora e Fortunato è stata sottoposta ad un importante restauro e per mantenere al sicuro le varie opere, quest’ultime sono state trasportate altrove.

È così che il quadro del Tintoretto è andato a finire nel presbiterio.

DESCRIZIONE

Ora voglio farti conoscere tutti i dettagli di questa tela.

In questa versione dell’Ultima Cena, Gesù ed i suoi apostoli sono riuniti attorno al tavolo: Cristo è impegnato a benedire l’agnello, il pasto sacrificale per eccellenza.

Se fai attenzione, puoi notare che il gruppo composto da Cristo e gli apostoli si può dividere in 3 parti:

  • Cristo con gli apostoli Giovanni e Pietro al centro
  • Un gruppo di 5 apostoli a sinistra
  • Un altro gruppo di 5 apostoli a destra
Divisione gruppi Ultima Cena Tintoretto San Marcuola analisi

Divisione dei protagonisti

E cosa c’è di strano?

Si tratta di una divisione scenica abbastanza tradizionale, facendo emergere un attaccamento alle vecchie regole artistiche da parte del Tintoretto (ti ricordo che qui siamo più di 30 anni prima rispetto alla versione di San Giorgio Maggiore!), ma anche un’attenzione per il dettaglio eccezionale.

Guarda cosa c’è sulla tavola: pane e vino, i 2 simboli tradizionali dell’Eucarestia.

Particolare pane vino Ultima Cena Tintoretto San Marcuola analisi

Particolare del pane e del vino

Un forte senso dinamico anima tutta la scena: ci sono gli apostoli che chiacchierano tra loro, alcuni di loro si girano, altri sono spaventati ed altri ancora sono increduli e sorpresi.

Tintoretto in questa versione sceglie di ritrarre il momento in cui Gesù rivela ai suoi discepoli che tra loro c’è un traditore.

Ovviamente si tratta di Giuda, che qui puoi riconoscere facilmente per via della sua tunica scura, ritratto di spalle ed impegnato a nascondere la borsa con i 30 denari che ha ricevuto per aver consegnato Cristo alle guardie.

Particolare Giuda borsa denari Ultima Cena Tintoretto San Marcuola analisi

Particolare di Giuda e della borsa con i 30 denari

In questa scena, oltre a Cristo e gli apostoli ci sono anche altre figure.

Sto parlando delle 2 donne che si vedono ai lati della scena e dei bambini, ma anche del gatto in basso a destra che si ripropone spesso anche nelle versioni successive della scena.

Particolare donne bambini gatto Ultima Cena San Marcuola Tintoretto analisi

Particolare delle donne, i bambini e del gatto

Confrontando questa prima versione dell’Ultima Cena del Tintoretto con le future (e più audaci) sono sicuro che non diresti mai che si tratta di 2 opere dello stesso artista!

Confronto Ultima Cena San Marcuola San Polo Tintoretto analisi

Ultima Cena di San Polo (sopra) e quella di San Marcuola (sotto)

L’innovazione che caratterizza gli altri dipinti qui è ancora sconosciuta ed è soltanto un progetto che diventerà realtà negli anni successivi.

La simmetria è alla base di questa rappresentazione: tutti i personaggi sono uniti tra loro tramite i movimenti, e sono tutti “contenuti” all’interno di un’invisibile cornice formata dalle 2 donne ai lati della tela.

Particolare donne cornice Ultima Cena Tintoretto San Marcuola analisi

Particolare della “cornice” formata dalle 2 donne

Ma questo lavoro del Tintoretto mostra già qualcosa di differente rispetto ai lavori dei suoi colleghi contemporanei.

E cosa sarebbe?

Il fatto che tutti gli apostoli sono seduti su degli sgabelli e non su delle normali sedie.

Particolare sgabelli Ultima Cena San Marcuola Tintoretto

Particolare degli sgabelli

E cosa c’è di strano?

Si tratta di un particolare molto importante, perché dona alla scena un’atmosfera molto più umana ed umile; inoltre, devi sapere che i modelli che hanno posato per il ruolo dei discepoli di Cristo in questo lavoro erano delle comuni persone del popolo.

Realismo e semplicità sono alla base di questa composizione.

Ma al Tintoretto tutto questo non basta e va oltre.

Così in questo lavoro rappresenta ben 2 momenti diversi: la rivelazione del tradimento di uno degli apostoli e la celebrazione della comunione.

Aspetta un momento.

Alla fine, chi sono quelle 2 donne?

Sono delle serve.

Particolare donne bambini gatto Ultima Cena San Marcuola Tintoretto analisi

Particolare delle 2 donne

Lo puoi capire dal fatto che quella di destra ha i capelli tutti arruffati e scombinati a causa della frenesia del suo lavoro.

Ma si tratta pur sempre di una scena sacra, e quindi Tintoretto ha delle regole che deve rispettare, ed infatti, le 2 donne non sono delle semplici serve, ma hanno un ulteriore ruolo.

Una è la personificazione della Carità (quella di destra) e l’altra della Fede (quella a sinistra).

ULTIMA CENA DI LUCCA

Ultima Cena Tintoretto San Martino Lucca

“Ultima Cena” (San Martino) Tintoretto

Data di realizzazione: 1594

Dimensioni: 350 x 235 cm

Dove si trova: Cattedrale di San Martino, Lucca

STORIA

Siamo nell’ultimo periodo della vita di Jacopo Robusti.

Ormai è troppo vecchio ma non vuole assolutamente abbandonare la pittura, e così si fa aiutare da suo figlio Domenico.

DESCRIZIONE

Questa versione del quadro è semplicemente spettacolare ed è lontana anni luce dalle precedenti versioni dell’Ultima Cena che il Tintoretto ha dipinto nel corso della sua carriera.

Per prima cosa, si serve di una tela abbastanza grande, perché ha già ben chiaro in mente come verrà la sua scena.

Utilizza una prospettiva completamente nuova e lontana dai canoni tradizionali; i discepoli sono seduti attorno a questa tavola messa in obliquo, su cui sono appoggiati diversi oggetti per la cena, tra cui spicca il vino ed il pane, gli elementi fondamentali dell’Eucarestia.

Particolare pane vino tavola Ultima Cena Tintoretto San Martino Lucca analisi

Particolare della tavola con pane e vino

Quale è l’aspetto più interessante di questa tela?

Quella misteriosa donna che sta in primo piano, sul lato sinistro della scena, intenta ad allattare un bambino al seno.

Particolare donna allatta bambino Ultima Cena Tintoretto Lucca San Martino analisi

Particolare della donna che allatta il bambino

Di chi si tratta? E cosa c’entra con l’Ultima Cena?

È un’aggiunta interessante da parte del Tintoretto.

È un personaggio simbolico che collega 2 tipi di nutrimento: quello materiale e quello spirituale, ovvero i 2 livelli che si uniscono nell’Ultima Cena di Cristo.

Quale è il momento dipinto dal Tintoretto?

Ci troviamo durante la Comunione degli Apostoli con Gesù intento a distribuirla a coloro che partecipano all’evento.

Particolare Cristo comunione eucarestia Ultima Cena Tintoretto Lucca San Martino analisi

Particolare di Cristo

Ma, come è già accaduto anche con le altre versioni dell’opera, Tintoretto ritrae anche il momento in cui Cristo annuncia la presenza di un traditore tra gli apostoli.

Si capisce benissimo dalle svariate reazioni dei discepoli: c’è chi sta discutendo in primo piano, domandandosi chi possa fare una cosa così atroce, chi si mette le mani sul petto domandandosi “Sono forse io?”, increduli della notizia data da Cristo.

Particolare apostolo reazione tradimento Giuda ultima Cena Tintoretto Lucca San Martino analisi

Particolare di un apostolo

A proposito del traditore, se non l’hai ancora riconosciuto, non preoccuparti, (anche io ci ho messo un po’!) ti aiuto io.

Giuda è quell’uomo che sta in primo piano, proprio al bordo del tavolo messo di profilo con una veste porpora e rossa e che stringe – cercando di nascondere – la piccola sacca con i 30 denari sul tavolo.

Particolare Giuda Ultima Cena Tintoretto Lucca San Martino analisi

Particolare di Giuda e della bisaccia con il denaro

Il Tintoretto mette Cristo al centro della scena, donandogli un’aureola così luminosa e forte che sembra quasi che stia per aprire un varco dimensionale tra il mondo degli uomini e quello celeste.

Particolare varco celeste Ultima Cena Tintoretto Lucca San Martino analisi

Particolare del varco

Questo confine è reso ancora più sottile dalla presenza degli angeli che stanno planando dall’alto e che circondano la scena e dalla coltre di nubi che si dirada attorno all’aura di Cristo.

Particolare angeli Ultima Cena Tintoretto Lucca San Martino analisi

Particolare degli angeli

I colori densi e l’uso di un rosso così vivace fa emergere Cristo ed alcuni degli apostoli e gli angeli.

ULTIMA CENA DELLA SCUOLA GRANDE DI SAN ROCCO

Ultima Cena Tintoretto Scuola Grande San Rocco analisi

“Ultima Cena” (Scuola Grande di San Rocco) Tintoretto

Data di realizzazione: 1579-1581

Dimensioni: 538 x 487 cm

Dove si trova: Scuola Grande di San Rocco, Venezia

DESCRIZIONE

È una tela veramente gigantesca.

E come se non bastasse, il pittore mette la tavola dell’Ultima Cena in diagonale, aumentando il senso di profondità di tutta la scena.

Particolare tavola diagonale Ultima Cena Tintoretto Scuola Grande San Rocco analisi

Particolare della tavola diagonale

Siamo nel momento in cui Cristo sta distribuendo l’Eucarestia a San Pietro, portandogliela alla bocca.

Particolare Cristo San Pietro comunione Scuola Grande San Rocco Ultima Cena Tintoretto analisi

Particolare di Cristo e San Pietro

Qualche istante prima, Gesù ha rivelato che tra di loro c’è un traditore e le reazioni degli apostoli sono tante: c’è un San Giovanni visibilmente sconsolato ed incredulo e poi c’è Giuda seduto a destra di Cristo e che ha attaccato alla sua cinta una borsa con dentro il denaro.

Particolare Giuda apostolo scoperta tradimento Ultima Cena Tintoretto Scuola Grande San Rocco analisi

Particolare di Giuda e dell’apostolo

Di fronte al traditore c’è un apostolo che comincia a nutrire qualche dubbio e si alza e vede la bisaccia di Giuda.

Ma hai visto queste figure in primo piano? Chi sono?

Particolare cane mendicanti Ultima Cena Tintoretto Scuola Grande San Rocco analisi

Particolare del cane e dei mendicanti

Sono un paio di mendicanti che hanno ricevuto la carità da parte degli apostoli e quindi mangiano felicemente pane e bevono del vino.

Ci sono alcuni elementi che si ripetono nei quadri dell’Ultima Cena del Tintoretto come il cagnolino che con il suo movimento unisce la zona inferiore e quella superiore dell’aopera.

Un intenso chiaroscuro domina tutta la scena, dando particolare rilievo alle vesti dei protagonisti.

Le fonti di luce in questo lavoro sono 2: una arriva dal primo piano e l’altra proviene da un’entrata che sta in lontananza, vicino la cucina della locanda, sulla destra.

L’Ultima Cena del Tintoretto: una ricerca infinita di novità
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La rotonda dei bagni Palmieri di Giovanni Fattori: la divisione dei colori nella bell’Italia

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La rotonda dei bagni Palmieri di Giovanni Fattori: la divisione dei colori nella bell’Italia
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Voglio farti conoscere una bella tela dell’800 dipinta da un celebre pittore italiano, il quale è passato alla storia per aver dipinto un sacco di tele nel corso della sua carriera. Sto parlando di Giovanni Fattori, un importante esponente del movimento artistico dei Macchiaioli. Io sono convinto che la tela che sto per farti scoprire sia fondamentale per comprendere appieno lo stile di Fattori ed anche per capire quali sono le ragioni che hanno spinto la critica a considerarlo uno dei pittori più caratteristici del suo periodo. L’opera che sto per descriverti è intitolata la rotonda dei bagni Palmieri.

Ti assicuro che quando avrai finito di leggere questo articolo che ho scritto, il quadro di Giovanni non avrà più alcun segreto per te, garantito. Ho intenzione di parlarti delle seguenti cose:

  • Di come è stata utilizzata ed adattata la tecnica dei macchiaioli per la realizzazione di questa tela
  • Quali sono i motivi che hanno reso proprio questa scena una delle più celebri opere di Giovanni Fattori

Ma non è solo questo. Ti fornirò molte altre informazioni a proposito di quest’opera.

Allora, sei pronto per conoscere per bene il quadro di Giovanni Fattori? Cominciamo allora!

Rotonda bagni Palmieri Giovanni Fattori

“Rotonda dei bagni Palmieri” Giovanni Fattori

Data di realizzazione: 1866

Dimensioni: 12 x 35 cm

Dove si trova: Galleria d’Arte moderna, Firenze

STORIA

Scavando nel passato della rotonda di Palmieri, sono rimasto un po’ sorpreso: non c’è molto da dire in proposito.

Si tratta di una tela che questo artista ha dipinto nella seconda metà dell’800, quando il Fattori pittore sta vivendo il suo periodo di maturità artistica.

In effetti, negli anni trascorsi ha avuto già tentato più e più volte il suo approccio nel mondo artistico, soprattutto nel periodo successivo alla conclusione della sua vita scolastica (che ha concluso, tra l’altro, con dei voti a malapena sufficienti per via del suo carattere molto vivace).

Nonostante i suoi voti bassi, sapevi che Giovanni Fattori è diventato il capo del gruppo dei pittori macchiaioli? Sai chi sono?

Se non li hai mai sentiti nominare, non preoccuparti. Ti racconto brevemente chi sono.

Si tratta di un piccolo gruppo di pittori toscani che nato nella seconda metà dell’800, i quali mirano a rendere la pittura della loro regione talmente famosa da confermarla come stile artistico di tutta l’Italia.

Un obiettivo ambizioso, non credi?

In effetti potrebbe essere abbastanza difficile raggiungere un traguardo del genere.

Ma Giovanni non deve affrontare questa sfida da solo: molti altri pittori lo seguono e si uniscono a lui, tutti affascinati ed esaltati dalla possibilità di poter lasciare il proprio segno nella storia dell’arte dell’Italia.

Nel piccolo gruppo di Macchiaioli oltre allo stesso Fattori ci sono altri artisti che sono diventati molto famosi: sto parlando di Telemaco Signorini, Stefano Bruzzi e Silvestro Lega.

Ma alla fine, perché si chiamano così?

La ragione è semplice: loro considerano l’opera d’arte una combinazione e sovrapposizione di tante macchie di colori diverse, le quali, se disposte in un certo modo, garantiscono dei risultati straordinari come il quadro di cui ti sto parlando oggi.

La tela di Giovanni Fattori la rotonda di Palmieri, infatti, è un esempio perfetto che ti permette di capire quanto fosse studiata ed adatta la tecnica dei macchiaioli per la realizzazione di quadri del genere.

Nel 1866 Giovanni ha 41 anni e quando si trova davanti ad una tela non è uno sprovveduto. Riflette con attenzione su quale possa essere l’approccio migliore per realizzare un quadro di alta qualità e che avrebbe conferito al gruppo dei macchiaioli la fama che merita.

DESCRIZIONE

Dì un po’: nella scheda che sta sotto all’immagine (dove c’è scritta la data di realizzazione, dimensioni e luogo di conservazione dell’opera), all’inizio di questo articolo, hai notato qualcosa di strano?

Mi riferisco alle dimensioni di questo lavoro: è alto solo 12 centimetri ed è lungo 35 centimetri. È piccolissimo!

Ma fa bene attenzione: nonostante le sue ridotte misure, questa tela della rotonda Palmieri costituisce un capolavoro della storia dell’arte italiana di fine ‘800.

Sai cos’è una rotonda?

In poche parole, è una struttura che assomiglia un po’ ad un moderno gazebo, il quale si affaccia sul mare.

Permette alle persone di riposare all’ombra ed osservare il panorama del mare e della sabbia.

In questo caso, il Giovanni Fattori pittore sceglie di ritrarre su questa piccola tela, la rotonda dei Bagni Palmieri.

È una rotonda che si affaccia proprio sul lungomare di Livorno, un luogo molto celebre al tempo e frequentato.

È un punto di ritrovo per le donne e per i pittori macchiaioli, i quali, in questo luogo hanno trovato molto spesso l’ispirazione per dare vita a dei bellissimi capolavori.

Ma chi sono le protagoniste di questa tela?

Particolare donne protagoniste Rotonda Bagni Palmieri Giovanni Fattori analisi

Particolare delle protagoniste

Si tratta di 7 donne: sono tutte diverse tra loro e che sono connesse per mezzo di gesti e discorsi che stanno intraprendendo.

particolare connessione unione donne prtotagoniste Rotonda bagni Palmieri Giovanni Fattori analisi

Schema di connessione tra le protagoniste

L’hai vista la firma di Giovanni Fattori su questa tela?

Particolare firma Giovanni Fattori Rotonda bagni Palmieri analisi

Firma dell’artista

Sta proprio lì, in basso a destra.

C’è scritto “Gio. Fattori 1866”; grazie a questo piccolo dettaglio, è stato facile capire chi fosse, tra i vari macchiaioli, l’autore di questa tela e l’anno in cui è stata dipinta.

Ma la scena è ambientata in estate?

No.

Non farti ingannare: è vero, ci troviamo al mare, ma probabilmente potrebbe essere primavera o una mezza stagione.

Da cosa lo si capisce?

Dà un’occhiata a come sono vestite le protagoniste: hanno dei grandi cappelli che andavano di moda in quegli anni e che servivano a ripararsi dal sole e dal vento; poi le loro vesti sono coperte da delle evidenti mantelline.

Particolare abbigliamento pesante protagonista rotonda bagno Palmieri Giovanni Fattori analisi

Particolare dell’abbigliamento di una donna

Per via di quest’ultimo dettaglio, è abbastanza facile capire che non facesse molto caldo, e con molta probabilità non siamo in estate.

Ma aspetta un momento.

Hai dato un’occhiata alle loro facce? Non le trovi strane?

Particolare volto protagoniste rotonda bagno Palmieri Giovanni Fattori analisi

Particolare del volto di due donne

Non ci sono occhi, bocca e tutto il resto: sono prive di dettagli ed impossibili da riconoscere.

A guardarle così, se devo dirti la mia, penso che assomiglino molto ai manichini protagonisti Domenica pomeriggio sull’isola della Grande Jatte di Seurat. Tu che ne pensi?

Confronto volto protagoniste rotonda bagno Palmieri Giovanni Fattori Domenica pomeriggio grande Jatte Seurat analisi

Il volto delle donne della rotonda Palmieri (sinistra) e nella domenica pomeriggio sull’isola della Grande Jatte (destra)

Fattori Giovanni, per questo suo lavoro seleziona una serie di colori precisi e li distanzia in modo netto l’uno dall’altro: c’è il bianco per le vesti di alcune delle donne, l’azzurro per il mare, il nero per i cappelli ed anche il rosso per la mantellina di una signora che sta sulla destra della scena.

Non ci crederai, ma sono proprio i colori il segreto che rende spettacolare quest’opera: le tonalità sono stese con grande cura sulla tela e ricoprono tutti gli spazi senza lasciare nulla al caso.

Ed inoltre non sono mescolati tra loro: in questo modo ogni tono ha un ruolo ben preciso e nessuno prevale sugli altri.

Giovanni ha dipinto questa tela dal vivo?

Se stai guardando la scena per la prima volta, sono più che sicuro che la tua risposta sia “Si!”.

In realtà non è così.

L’artista non ha preso il cavalletto per la tela ed i suoi colori e si è messo sotto la rotonda a ritrarre le donne che parlano tra loro (questa è una tecnica che invece caratterizza i quadri dei pittori impressionisti).

Il Fattori, prima di poter completare questo capolavoro, ci ha lavorato molto all’interno del suo studio, analizzando ogni dettagli della scena e cercando l’equilibrio perfetto tra le protagoniste, le ombre, la luce ed il paesaggio che si scorge in secondo piano della costa di Livorno.

Voglio dirti un’ultima cosa per quanto riguarda i colori.

Immagina di dividere il quadro in tante piccole sezioni dal basso verso l’alto: non noti nulla?

Divisione colori rotonda bagni Palmieri Giovanni Fattori analisi

Divisione coloristica della scena

I colori sono divisi in modo eccellente: nella zona più inferiore c’è il giallo ocra con cui è stata resa l’ombra della rotonda, poi c’è un giallo più intenso per le zone colpite dai raggi del sole; più in alto c’è un azzurro per il mare, alternato al bianco della schiuma per le onde, fino ad arrivare al marrone bruno utilizzato per i monti che stanno a ridosso del mare, ed infine un azzurro più chiaro per il cielo e l’arancione per il tendone che mantiene al riparo le protagoniste.

La rotonda dei bagni Palmieri di Giovanni Fattori: la divisione dei colori nella bell’Italia
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La Pubertà di Edvard Munch: la donna e l’oscuro futuro dell’800

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La Pubertà di Edvard Munch: la donna e l’oscuro futuro dell’800
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Voglio farti conoscere un particolare quadro di fine ‘800. Sicuramente avrai già sentito parlare dell’artista che lo ha realizzato, dato che è lo stesso autore di un altro famoso capolavoro intitolato l’urlo. Sto parlando di Edvard Munch, un pittore norvegese caratterizzato da uno stile senza precedenti in tutta la storia dell’arte. La sua opera che voglio farti scoprire oggi è intitolata La Pubertà.

Ho voluto scrivere questo articolo apposta per te, in modo tale da farti conoscere gli elementi più importanti di questa tela. Voglio approfondire la conoscenza di questa tela così che non abbia più alcun segreto per te.

Quando avrai finito di leggere questo testo, ti assicuro che:

  • Conoscerai tutta la storia della pubertà di Munch e capirai com’è nata
  • Scoprirai i motivi per cui viene considerata una delle opere più importanti del ‘900 e di tutta l’arte contemporanea
  • Capirai il perché la tela di Munch ha a che fare con un altro pittore tedesco, Ludwig Kirchner

E tanto altro ancora, garantito.

Sei pronto per scoprire tutto a proposito di questo capolavoro? Cominciamo!

Pubertà Edvard Munch Analisi

“Pubertà” Edvard Munch

Data di realizzazione: 1894-1895

Dimensioni: 151,5×110 cm

Dove si trova: Galleria Nazionale, Oslo

STORIA

Siamo agli sgoccioli dell’800, precisamente nell’ultimo ventennio.

È un periodo di grande fermento e di cambiamenti nella storia dell’arte europea.

Sono anni di innovazioni e di scoperte scientifiche, molte delle quali portano ad un abbandono graduale dell’arte tradizionale; per questo motivo, i pittori di fine ‘800 ed inizio ‘900 intraprendono dei sentieri inesplorati che li avrebbero portati a dare vita a delle correnti artistiche senza precedenti.

Edvard Munch fa parte di questo rivoluzionario “gruppo” di artisti.

Tra il 1880 ed il 1890 Edvard ha soltanto 25 anni: nonostante la sua giovane età, il suo talento per la pittura è conosciuto da moltissimi nella città di Berlino.

È un periodo in cui il pittore norvegese ha tutto quello che si potrebbe desiderare: fama, denaro e molti amici.

Munch, però, non è un artista come tutti gli altri.

Lui non vuole né fama né soldi né gloria; in poco tempo si rende conto che le persone che lo circondano per via della sua popolarità non gli danno la felicità che sta cercando.

E così, con il passare del tempo, comincia a chiudersi dentro sé stesso.

La situazione prende una brutta piega ed Edvard cerca di sfogarsi con l’unico mezzo che ha a disposizione: la pittura.

E così nasce la pubertà di Munch.

La sua condizione peggiora e si ritrova ad affrontare una brutta depressione sessuale che si riversa direttamente sui quadri che realizza, portandolo a dipingere esclusivamente soggetti a tema sessuale, dove spiccano più di una volta il tema della pubertà e dell’adolescenza.

Ma quanto dura questo brutto periodo per Munch?

10 anni.

Il pittore norvegese non ha vita facile e non riesce a vincere contro questa forte depressione, la quale si impossessa di lui a tal punto da diventare la sua musa ispiratrice nel corso della sua carriera.

Ecco perché gran parte delle opere di Edvard sono caratterizzate da colori scuri, soggetti tristi ed atmosfere angoscianti.

DESCRIZIONE

Cos’ha di tanto speciale la tela di Munch la pubertà?

Ora te lo spiego, ma prima, guarda con attenzione questo lavoro.

Pubertà Edvard Munch Analisi

“Pubertà” Edvard Munch

Come puoi vedere, la protagonista dell’opera è un’adolescente, seduta su un grande letto che occupa la zona inferiore dell’opera.

Non ha alcun vestito addosso e cerca di coprirsi come meglio può mettendo le sue braccia sul basso ventre, mentre i suoi occhi sono fissi su di noi.

Ma non ti sembra che sia un po’ troppo statica? Assomiglia ad una statua, non trovi?

Se la stai guardando per la prima volta, potresti avere la sensazione che la protagonista dell’adolescenza Munch sembra un po’ troppo tesa in effetti.

Sta seduta sul letto, immobile e che sembra non avere intenzione di muoversi, proprio come se fosse un’antica statua.

Ma non farti ingannare: guarda meglio.

In effetti ci sono un paio di particolari che rendono questa ragazza un po’ meno statica ed attiva.

E quali sarebbero questi dettagli?

Per prima cosa, Munch non ritrae questa ragazza in modo perfettamente frontale, anzi, è leggermente inclinata verso destra.

Particolare direzione corpo protagonista Pubertà Munch analisi

Particolare della protagonista rivolta verso destra

Inoltre, se guardi con attenzione le sue mani, puoi vedere che non sono appoggiate in modo perfettamente simmetrico sulle sue gambe, proprio come accadrebbe nella realtà.

Ma dov’è ambientata questa scena?

L’unico elemento presente nella scena è il letto, quindi ci troviamo sicuramente all’interno di una camera.

Non trovi un po’ strano che non ci siano altri oggetti?

In effetti il resto dell’ambiente è completamente vuoto.

La pubertà Munch è un quadro caratterizzato dall’assenza di dettagli e dalla presenza di questo muro dipinto con un marrone chiaro ed un pavimento sempre dello stesso colore, soltanto molto più scuro.

La mancanza di dettagli secondari e l’utilizzo di tonalità così pesanti e marcate danno la sensazione che la protagonista si trovi all’interno di una stanza di prigione piuttosto che in una camera da letto.

A spezzare la monotonia di questi colori scuri e pesanti è quel grande letto bianco su cui è seduta la ragazza.

Particolare letto bianco pubertà Munch analisi

Particolare del letto bianco

Ma a dirla tutta, c’è anche un altro colore che risalta in modo evidente in più parti della scena: il rosso.

Guarda con attenzione la struttura del letto: Munch la colora con un marrone mescolato al rosso; poi si nota qualche richiamo anche sul contorno della pelle e sui riflessi dei capelli della ragazza.

Particolare colore rosso pubertà Munch analisi

Particolare del colore rosso

Ma cosa c’entra il rosso in mezzo a tutti questi colori spenti?

È un colore molto importante per Edvard.

Il rosso è il colore del sangue e gli ricorda il dolore che ha provato dopo la perdita di sua madre e di sua sorella, entrambe causate dalla tubercolosi.

La paura e l’oppressione sono 2 sensazioni che potresti avere guardando la scena di Edvard Munch Pubertà.

Devi sapere che sono 2 temi fondamentali dell’opera del pittore norvegese.

Munch rinuncia alla presenza di dettagli, oggetti e particolari che possano distogliere la nostra attenzione dallo sguardo timido (ma anche ipnotico) della protagonista seduta sul letto.

Così ottiene questo grande vuoto, il quale, sommato all’uso di colori pesanti e marcati, non fanno altro che amplificare il senso di disagio e solitudine provate dalla protagonista.

Cosa c’entra la pubertà con tutto ciò?

La risposta ha a che fare sempre con la giovane protagonista dell’opera.

Se la guardi attentamente, puoi notare che ha il volto giovane di una ragazzina, ma il suo corpo sta attraversando la pubertà e presto diventerà adulta.

In questo difficile periodo il suo fisico subisce dei cambiamenti, ma la sua mente è ancora legata ai giochi e alla sua infanzia.

La ragazza percepisce che il suo fisico sta gradualmente cambiando, ma non riesce a capire le ragioni di questa “trasformazione”.

Adesso concentrati sul suo volto.

Particolare volto protagonista Pubertà Munch analisi

Particolare del volto

La sua espressione non nasconde un certo imbarazzo misto alla paura, mentre si trova seduta completamente spogliata all’interno della sua camera da letto.

Ma perché Munch sceglie proprio la camera da letto e non un altro ambiente?

In effetti avrebbe potuto scegliere un luogo diverso dalla stanza da letto, come accade nella colazione sull’erba di Manet.

Il motivo della sua scelta è semplice.

Pensaci un attimo: la camera da letto è il luogo più privato che una persona ha all’interno della propria casa.

Per rendere ancora più evidente l’atmosfera riflessiva che domina in questa tela, non c’era luogo migliore, non trovi?

Adesso guarda con attenzione la sua ombra.

Non la trovi un po’ strana con quella forma minacciosa sul lato destro del quadro?

Particolare ombra pubertà Munch analisi

Particolare dell’ombra

Il fatto che sia orientata proprio in quella direzione ci fa capire che la debole luce che illumina abbastanza l’opera, proviene da sinistra.

Ma questo inquietante dettaglio non è stato aggiunto solo per dare un tocco più reale all’opera.

Ah si?

Per prima cosa, è colorata con un tono davvero molto scuro in modo tale da contrastare con la pelle pallida della protagonista.

Poi, non parliamo della sua forma: è davvero inquietante e non corrisponde minimamente al profilo della ragazza!

Per via di queste caratteristiche, più che un’ombra sembra un vero e proprio fantasma.

Munch potrebbe aver sbagliato nel disegnare l’ombra?

Assolutamente no.

Il pittore norvegese ha studiato la scena nei minimi dettagli e c’è un motivo ben preciso per cui l’ombra ha questa forma inquietante.

Cioé?

Questo particolare simboleggia l’angoscia e la confusione che la ragazza sta provando nel corso della pubertà.

Non capisce cosa sta accadendo al suo corpo e non riesce a spiegarsi questi cambiamenti; ma c’è una paura che domina sopra tutte: quella per il futuro e per la morte.

Cosa significa?

Facciamo un passo indietro.

Siamo negli ultimi anni dell’800 e le donne non godono degli stessi diritti e la libertà sociale degli uomini.

In quel tempo, le donne sono condannate a rimanere dentro casa ed hanno solo 2 priorità: generare dei figli ed occuparsi della casa.

Non hanno possibilità di sfuggire a questo triste destino scritto fin dalla loro nascita.

Questa brutta condizione viene ignorata dalle bambine, le quali non hanno idea del futuro che le aspetta, ma quando queste crescono ed affrontano la pubertà, cominciano a confrontarsi con la terribile realtà che le circonda.

Ed è così che quell’ombra che prima era innocente ed inerme ora diventa un mostro che le opprime.

Le giornate spensierate passate a giocare ora appartengono al suo passato infantile: davanti alla protagonista ora c’è solo un futuro oscuro al quale non si può sfuggire, e dopo aver svolto il suo compito, dovrà affrontare la morte.

Questo è uno dei più importanti lavori di Edvard Munch, ed oggi è considerato un capolavoro in tutto il mondo.

Ma devi sapere che non c’è voluto molto prima che suoi colleghi si rendessero conto di quanto fosse interessante questa tela.

Sto parlando di Ludwig Kirchner, un pittore tedesco che ha fatto parte della corrente artistica “Il ponte”, vissuto nella prima metà del ‘900.

Cosa c’entra Kirchner con Munch?

Il pittore tedesco ha dipinto un quadro intitolato Marcella e che si richiama, in modo molto evidente, al quadro di Munch.

Pubertà Munch Marcella Kirchner analisi

Confronto tra “La Pubertà” di Munch e “Marcella” di Kirchner

Non trovi che si assomiglino?

Si, lo so che ad una prima occhiata le ragazze potrebbero sembrarti totalmente diverse, ma ti assicuro che non è così.

Ad esempio, l’imbarazzo e la paura per il periodo che stanno affrontando sono dei particolari che le accomunano; poi, entrambe cercano di coprire la loro nudità come meglio possono.

Se la ragazza ritratta da Munch usa solo le mani per coprirsi il pube, quella di Kirchner si chiude su sé stessa incrociando sia braccia che gambe.

Particolare copertura pube Marcella Kirchner Pubertà Munch analisi

Confronto dei movimenti delle 2 protagoniste

Adesso voglio parlarti un momento dei colori.

Munch si serve di toni scuri, pesanti ed angoscianti; Kirchner invece preferisce dare vita ad una scena con contorni forti, decisi ma non troppo spigolosi.

Dà un’occhiata a quel grande fiocco bianco che Marcella ha tra i capelli.

Particolare fiocco bianco Marcella Kirchner analisi

Particolare del fiocco bianco tra i capelli di Marcella

Sono più che sicuro che quando hai guardato il quadro, quello sia stato uno dei primissimi dettagli che è saltato alla tua attenzione; dopo di ciò, avrai notato anche tutti i colori dell’ambiente circostante e quel trucco pesante che invecchia notevolmente la ragazza.

In pratica, la scena che Kirchner realizza non è altro che un perfezionamento della scena originale ideata da Munch.

La Pubertà di Edvard Munch: la donna e l’oscuro futuro dell’800
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La Pubertà di Edvard Munch: la donna e l’oscuro futuro dell’800

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Voglio farti conoscere un particolare quadro di fine ‘800. Sicuramente avrai già sentito parlare dell’artista che lo ha realizzato, dato che è lo stesso autore di un altro famoso capolavoro intitolato l’urlo. Sto parlando di Edvard Munch, un pittore norvegese caratterizzato da uno stile senza precedenti in tutta la storia dell’arte. La sua opera che voglio farti scoprire oggi è intitolata La Pubertà.

Ho voluto scrivere questo articolo apposta per te, in modo tale da farti conoscere gli elementi più importanti di questa tela. Voglio approfondire la conoscenza di questa tela così che non abbia più alcun segreto per te.

Quando avrai finito di leggere questo testo, ti assicuro che:

  • Conoscerai tutta la storia della pubertà di Munch e capirai com’è nata
  • Scoprirai i motivi per cui viene considerata una delle opere più importanti del ‘900 e di tutta l’arte contemporanea
  • Capirai il perché la tela di Munch ha a che fare con un altro pittore tedesco, Ludwig Kirchner

E tanto altro ancora, garantito.

Sei pronto per scoprire tutto a proposito di questo capolavoro? Cominciamo!

Pubertà Edvard Munch Analisi

“Pubertà” Edvard Munch

Data di realizzazione: 1894-1895

Dimensioni: 151,5×110 cm

Dove si trova: Galleria Nazionale, Oslo

STORIA

Siamo agli sgoccioli dell’800, precisamente nell’ultimo ventennio.

È un periodo di grande fermento e di cambiamenti nella storia dell’arte europea.

Sono anni di innovazioni e di scoperte scientifiche, molte delle quali portano ad un abbandono graduale dell’arte tradizionale; per questo motivo, i pittori di fine ‘800 ed inizio ‘900 intraprendono dei sentieri inesplorati che li avrebbero portati a dare vita a delle correnti artistiche senza precedenti.

Edvard Munch fa parte di questo rivoluzionario “gruppo” di artisti.

Tra il 1880 ed il 1890 Edvard ha soltanto 25 anni: nonostante la sua giovane età, il suo talento per la pittura è conosciuto da moltissimi nella città di Berlino.

È un periodo in cui il pittore norvegese ha tutto quello che si potrebbe desiderare: fama, denaro e molti amici.

Munch, però, non è un artista come tutti gli altri.

Lui non vuole né fama né soldi né gloria; in poco tempo si rende conto che le persone che lo circondano per via della sua popolarità non gli danno la felicità che sta cercando.

E così, con il passare del tempo, comincia a chiudersi dentro sé stesso.

La situazione prende una brutta piega ed Edvard cerca di sfogarsi con l’unico mezzo che ha a disposizione: la pittura.

E così nasce la pubertà di Munch.

La sua condizione peggiora e si ritrova ad affrontare una brutta depressione sessuale che si riversa direttamente sui quadri che realizza, portandolo a dipingere esclusivamente soggetti a tema sessuale, dove spiccano più di una volta il tema della pubertà e dell’adolescenza.

Ma quanto dura questo brutto periodo per Munch?

10 anni.

Il pittore norvegese non ha vita facile e non riesce a vincere contro questa forte depressione, la quale si impossessa di lui a tal punto da diventare la sua musa ispiratrice nel corso della sua carriera.

Ecco perché gran parte delle opere di Edvard sono caratterizzate da colori scuri, soggetti tristi ed atmosfere angoscianti.

DESCRIZIONE

Cos’ha di tanto speciale la tela di Munch la pubertà?

Ora te lo spiego, ma prima, guarda con attenzione questo lavoro.

Pubertà Edvard Munch Analisi

“Pubertà” Edvard Munch

Come puoi vedere, la protagonista dell’opera è un’adolescente, seduta su un grande letto che occupa la zona inferiore dell’opera.

Non ha alcun vestito addosso e cerca di coprirsi come meglio può mettendo le sue braccia sul basso ventre, mentre i suoi occhi sono fissi su di noi.

Ma non ti sembra che sia un po’ troppo statica? Assomiglia ad una statua, non trovi?

Se la stai guardando per la prima volta, potresti avere la sensazione che la protagonista dell’adolescenza Munch sembra un po’ troppo tesa in effetti.

Sta seduta sul letto, immobile e che sembra non avere intenzione di muoversi, proprio come se fosse un’antica statua.

Ma non farti ingannare: guarda meglio.

In effetti ci sono un paio di particolari che rendono questa ragazza un po’ meno statica ed attiva.

E quali sarebbero questi dettagli?

Per prima cosa, Munch non ritrae questa ragazza in modo perfettamente frontale, anzi, è leggermente inclinata verso destra.

Particolare direzione corpo protagonista Pubertà Munch analisi

Particolare della protagonista rivolta verso destra

Inoltre, se guardi con attenzione le sue mani, puoi vedere che non sono appoggiate in modo perfettamente simmetrico sulle sue gambe, proprio come accadrebbe nella realtà.

Ma dov’è ambientata questa scena?

L’unico elemento presente nella scena è il letto, quindi ci troviamo sicuramente all’interno di una camera.

Non trovi un po’ strano che non ci siano altri oggetti?

In effetti il resto dell’ambiente è completamente vuoto.

La pubertà Munch è un quadro caratterizzato dall’assenza di dettagli e dalla presenza di questo muro dipinto con un marrone chiaro ed un pavimento sempre dello stesso colore, soltanto molto più scuro.

La mancanza di dettagli secondari e l’utilizzo di tonalità così pesanti e marcate danno la sensazione che la protagonista si trovi all’interno di una stanza di prigione piuttosto che in una camera da letto.

A spezzare la monotonia di questi colori scuri e pesanti è quel grande letto bianco su cui è seduta la ragazza.

Particolare letto bianco pubertà Munch analisi

Particolare del letto bianco

Ma a dirla tutta, c’è anche un altro colore che risalta in modo evidente in più parti della scena: il rosso.

Guarda con attenzione la struttura del letto: Munch la colora con un marrone mescolato al rosso; poi si nota qualche richiamo anche sul contorno della pelle e sui riflessi dei capelli della ragazza.

Particolare colore rosso pubertà Munch analisi

Particolare del colore rosso

Ma cosa c’entra il rosso in mezzo a tutti questi colori spenti?

È un colore molto importante per Edvard.

Il rosso è il colore del sangue e gli ricorda il dolore che ha provato dopo la perdita di sua madre e di sua sorella, entrambe causate dalla tubercolosi.

La paura e l’oppressione sono 2 sensazioni che potresti avere guardando la scena di Edvard Munch Pubertà.

Devi sapere che sono 2 temi fondamentali dell’opera del pittore norvegese.

Munch rinuncia alla presenza di dettagli, oggetti e particolari che possano distogliere la nostra attenzione dallo sguardo timido (ma anche ipnotico) della protagonista seduta sul letto.

Così ottiene questo grande vuoto, il quale, sommato all’uso di colori pesanti e marcati, non fanno altro che amplificare il senso di disagio e solitudine provate dalla protagonista.

Cosa c’entra la pubertà con tutto ciò?

La risposta ha a che fare sempre con la giovane protagonista dell’opera.

Se la guardi attentamente, puoi notare che ha il volto giovane di una ragazzina, ma il suo corpo sta attraversando la pubertà e presto diventerà adulta.

In questo difficile periodo il suo fisico subisce dei cambiamenti, ma la sua mente è ancora legata ai giochi e alla sua infanzia.

La ragazza percepisce che il suo fisico sta gradualmente cambiando, ma non riesce a capire le ragioni di questa “trasformazione”.

Adesso concentrati sul suo volto.

Particolare volto protagonista Pubertà Munch analisi

Particolare del volto

La sua espressione non nasconde un certo imbarazzo misto alla paura, mentre si trova seduta completamente spogliata all’interno della sua camera da letto.

Ma perché Munch sceglie proprio la camera da letto e non un altro ambiente?

In effetti avrebbe potuto scegliere un luogo diverso dalla stanza da letto, come accade nella colazione sull’erba di Manet.

Il motivo della sua scelta è semplice.

Pensaci un attimo: la camera da letto è il luogo più privato che una persona ha all’interno della propria casa.

Per rendere ancora più evidente l’atmosfera riflessiva che domina in questa tela, non c’era luogo migliore, non trovi?

Adesso guarda con attenzione la sua ombra.

Non la trovi un po’ strana con quella forma minacciosa sul lato destro del quadro?

Particolare ombra pubertà Munch analisi

Particolare dell’ombra

Il fatto che sia orientata proprio in quella direzione ci fa capire che la debole luce che illumina abbastanza l’opera, proviene da sinistra.

Ma questo inquietante dettaglio non è stato aggiunto solo per dare un tocco più reale all’opera.

Ah si?

Per prima cosa, è colorata con un tono davvero molto scuro in modo tale da contrastare con la pelle pallida della protagonista.

Poi, non parliamo della sua forma: è davvero inquietante e non corrisponde minimamente al profilo della ragazza!

Per via di queste caratteristiche, più che un’ombra sembra un vero e proprio fantasma.

Munch potrebbe aver sbagliato nel disegnare l’ombra?

Assolutamente no.

Il pittore norvegese ha studiato la scena nei minimi dettagli e c’è un motivo ben preciso per cui l’ombra ha questa forma inquietante.

Cioé?

Questo particolare simboleggia l’angoscia e la confusione che la ragazza sta provando nel corso della pubertà.

Non capisce cosa sta accadendo al suo corpo e non riesce a spiegarsi questi cambiamenti; ma c’è una paura che domina sopra tutte: quella per il futuro e per la morte.

Cosa significa?

Facciamo un passo indietro.

Siamo negli ultimi anni dell’800 e le donne non godono degli stessi diritti e la libertà sociale degli uomini.

In quel tempo, le donne sono condannate a rimanere dentro casa ed hanno solo 2 priorità: generare dei figli ed occuparsi della casa.

Non hanno possibilità di sfuggire a questo triste destino scritto fin dalla loro nascita.

Questa brutta condizione viene ignorata dalle bambine, le quali non hanno idea del futuro che le aspetta, ma quando queste crescono ed affrontano la pubertà, cominciano a confrontarsi con la terribile realtà che le circonda.

Ed è così che quell’ombra che prima era innocente ed inerme ora diventa un mostro che le opprime.

Le giornate spensierate passate a giocare ora appartengono al suo passato infantile: davanti alla protagonista ora c’è solo un futuro oscuro al quale non si può sfuggire, e dopo aver svolto il suo compito, dovrà affrontare la morte.

Questo è uno dei più importanti lavori di Edvard Munch, ed oggi è considerato un capolavoro in tutto il mondo.

Ma devi sapere che non c’è voluto molto prima che suoi colleghi si rendessero conto di quanto fosse interessante questa tela.

Sto parlando di Ludwig Kirchner, un pittore tedesco che ha fatto parte della corrente artistica “Il ponte”, vissuto nella prima metà del ‘900.

Cosa c’entra Kirchner con Munch?

Il pittore tedesco ha dipinto un quadro intitolato Marcella e che si richiama, in modo molto evidente, al quadro di Munch.

Pubertà Munch Marcella Kirchner analisi

Confronto tra “La Pubertà” di Munch e “Marcella” di Kirchner

Non trovi che si assomiglino?

Si, lo so che ad una prima occhiata le ragazze potrebbero sembrarti totalmente diverse, ma ti assicuro che non è così.

Ad esempio, l’imbarazzo e la paura per il periodo che stanno affrontando sono dei particolari che le accomunano; poi, entrambe cercano di coprire la loro nudità come meglio possono.

Se la ragazza ritratta da Munch usa solo le mani per coprirsi il pube, quella di Kirchner si chiude su sé stessa incrociando sia braccia che gambe.

Particolare copertura pube Marcella Kirchner Pubertà Munch analisi

Confronto dei movimenti delle 2 protagoniste

Adesso voglio parlarti un momento dei colori.

Munch si serve di toni scuri, pesanti ed angoscianti; Kirchner invece preferisce dare vita ad una scena con contorni forti, decisi ma non troppo spigolosi.

Dà un’occhiata a quel grande fiocco bianco che Marcella ha tra i capelli.

Particolare fiocco bianco Marcella Kirchner analisi

Particolare del fiocco bianco tra i capelli di Marcella

Sono più che sicuro che quando hai guardato il quadro, quello sia stato uno dei primissimi dettagli che è saltato alla tua attenzione; dopo di ciò, avrai notato anche tutti i colori dell’ambiente circostante e quel trucco pesante che invecchia notevolmente la ragazza.

In pratica, la scena che Kirchner realizza non è altro che un perfezionamento della scena originale ideata da Munch.

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La dama con l’ermellino di Leonardo da Vinci: la misteriosa donna della Polonia

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Voglio farti conoscere un quadro leggendario e che ha cambiato completamente la storia dell’arte. Non c’è bisogno che io ti presenti l’artista che ha ideato e realizzato questo capolavoro, perché la sua fama lo precede ed è famoso in tutto il mondo. Ha dato vita ad invenzioni, opere d’arte, progetti e molto altro ancora. Sto parlando di Leonardo da Vinci e voglio farti conoscere i suoi segreti raccontandoti qualcosa della Dama con ermellino.

Sono davvero molte le cose da dire a proposito di questo ermellino e la dama che sono protagonisti di questo lavoro, e per farti conoscere per bene ogni piccolo dettaglio della tela, ho deciso di scrivere questo articolo per te.

Quando avrai finito di leggere questo testo, ti assicuro che:

  • Capirai il perché questa donna ha in braccio un ermellino
  • Scoprirai come la dama con ermellino sia giunta in Polonia e cosa ci fa lontano dall’Italia e dalla Francia, i 2 paesi dove Leonardo è vissuto
  • Ti renderai conto del grande talento del da Vinci nel disegno anatomico attraverso l’analisi di alcuni straordinari dettagli

E molto altro ancora.

Allora, sei pronto per conoscere al 100% questo quadro? Cominciamo!

Dama con ermellino Leonardo da Vinci analisi

“Dama con ermellino” Leonardo da Vinci

Data di realizzazione: 1489-1490

Dimensioni: 54 x 39 cm

Dove si trova: Museo Nazionale di Cracovia

STORIA

Quale è la storia di questa dama con ermellino? Ma la domanda più importante è: cosa ci fa in Polonia? 

Ora ti racconto tutto.

Siamo sul finire del ‘400, e Leonardo da Vinci è uno degli artisti più famosi e conosciuti sulla piazza.

In questi anni si trova a Milano e questo è soltanto uno dei tanti soggiorni nella grande città; qui ha trovato sempre l’ispirazione (ed i committenti) per realizzare alcuni dei suoi più grandi capolavori.

La dama con l’ermellino è sicuramente uno dei progetti che completa con successo durante questi anni.

E chi avrebbe ordinato a Leonardo di realizzare questa curiosa opera?

È una bella domanda e la risposta non è così scontata.

Sono stati fatti un sacco di studi sulla vita di Leonardo, sulla sua splendida carriera, i suoi clienti e le persone che ha conosciuto; le indagini a questo proposito hanno fatto emergere un nome: Ludovico il Moro.

E chi sarebbe?

È uno degli uomini più potenti di Milano; l’arte è uno dei suoi interessi principali e quando vede la maestria di Leonardo da Vinci, capisce che è un uomo che non deve farsi sfuggire per nessuna ragione al mondo.

Un importante evento che lega Ludovico a quest’opera avviene nel 1488, anno in cui il nobile il titolo di cavaliere dell’Ordine dell’Ermellino dal re di Napoli.

Hai mai sentito parlare di quest’Ordine?

Se la tua risposta è no, non preoccuparti. Ora ti dico brevemente di che si tratta.

Dobbiamo fare un passo indietro e giungere nell’Inghilterra di fine ‘300.

Qui si trova il duca bretone Giovanni V, il quale, a causa di un esilio non può avvicinarsi alla corte inglese.

Giovanni V duca Bretagna ordine ermellino Leonardo da Vinci analisi

Giovanni V duca di Bretagna

Nonostante il suo stato, sente parlare di un cosiddetto Ordine della Giarrettiera, e dopo essersi informato in proposito, ne rimane affascinato.

Tempo dopo fa ritorno in Bretagna (una zona che si trova nel nord della Francia) con un’idea ben precisa in testa: creare un nuovo ordine tutto suo e che assomigliasse al famoso Ordine della Giarrettiera.

Così, nel 1381 Giovanni V dà vita all’Ordine dell’Ermellino.

decide di replicare un ordine tutto suo nel 1381 e decide di chiamarlo Ordine dell’Ermellino.

Perché gli dà un nome del genere?

Perché il simbolo della Bretagna è uno scudo con sopra un ermellino; decide di dare questo nome all’ordine in onore alla sua terra.

Ma se l’Ordine si trova in Bretagna, cosa c’entra con l’Italia e Ludovico il Moro?

Devi sapere che la popolarità di questo gruppo è andata via via crescendo nel corso degli anni, tant’è che nel 1465, Ferrante d’Aragona lo riporta in vita in Italia, reclutando persone famose e potenti, come lo stesso Ludovico.

Quest’ultimo, rimasto affascinato dall’Ordine e dal suo simbolo, comincia ad utilizzare l’ermellino come simbolo personale.

Ecco spiegata la relazione tra il quadro, il committente e la dama dell’ermellino di Leonardo da Vinci.

Ci sono un altro paio di cose che ti spiegherò più tardi, come il motivo che ha portato all’esecuzione di questo lavoro e l’identità della protagonista.

Adesso voglio concludere la storia di dama ermellino.

Sai che quando il quadro è stato completato e mostrato al pubblico, ha avuto subito un grande successo in tutta Milano?

Proprio così.

Pensa che ai nobili piace talmente tanto il lavoro di Leonardo che cominciano ad assoldare altri pittori che possano dipingere dei lavori simili.

E poi cosa è successo?

C’è stato l’arrivo della dama con ermellino Cracovia.

Cosa ci fa lì? E soprattutto, come ci è arrivato?

Purtroppo non c’è molto da dire in proposito.

Gli indizi sui movimenti dell’opera sono molto confusi e contraddittori, ma sembra che questa sia una caratteristica dei lavori di Leonardo. Pensa alla storia della Gioconda che ancora oggi nasconde un sacco di misteri.

Comunque, nei secoli successivi al ‘400, quest’opera cade nel dimenticatoio.

Pensa che molti dimenticano che sia proprio Leonardo da Vinci l’autore di questo capolavoro; soltanto nel 18° secolo si ritorna a parlare della coppia Leonardo da Vinci dama con ermellino e la fama della tela comincia a risalire.

Per anni ci si è chiesti che fine avesse fatto questo lavoro e dove fosse stato conservato.

Sappiamo soltanto che durante la seconda guerra mondiale, quando i tedeschi hanno invaso la Polonia, la Madonna con l ermellino si trovava nel castello di Wawel.

Fortunatamente il quadro di Leonardo riesce a resistere ai bombardamenti effettuati durante la guerra e, tempo dopo viene portato nel Museo Czartoryski.

L’ultimo movimento risale al 19 maggio 2017: quel giorno la dama con l’ermellino è stata trasferita al Museo Nazionale di Cracovia.

DESCRIZIONE

Guarda con attenzione questa dama con ermellino foto.

Dama con ermellino Leonardo da Vinci analisi

“Dama con ermellino” Leonardo da Vinci

È bellissima, non trovi? Vuoi sapere chi è questa misteriosa donna?

La sua identità è stata oggetto di un sacco di studi e, alla fine, sono spuntati diverse possibilità.

Il nome più quotato è Cecilia Gallerani, amante di Ludovico il Moro (lui è l’uomo che ha commissionato la dama con ermellino di Leonardo da Vinci).

Come si è giunti a questa conclusione?

Non è stato facile in realtà.

Molti studiosi prima del nome di Cecilia ritenevano che questa donna potesse essere Madame Ferron, la quale era l’amante di Francesco I di Francia.

E cosa c’entra con questa tela?

È un’ipotesi dovuta alla scritta che puoi puoi vedere in alto a sinistra del quadro. C’è scritto “LA BELE FERONIERE LEONARD D’AWINCI”.

Particolare scritta la belle Ferroniere Leonard D AWINCI Leonardo da Vinci dama ermellino analisi

Particolare della scritta “La belle Ferroniere Leonard D’AWINCI”

L’ha aggiunta il pittore questa scritta?

Assolutamente no, si tratta di un’aggiunta fatta secoli dopo; più tardi ti dirò tutto.

A rendere più veritiera l’ipotesi che si tratti, invece, di Cecilia Gallerani è la presenza dell’ermellino.

Particolare ermellino dama con ermellino Leonardo da Vinci analisi

Particolare dell’ermellino

Proprio così: la relazione dama ermellino in quest’opera è fondamentale.

Ora ti faccio capire.

Per prima cosa, quest’animale non è stato messo lì per caso; come potrai ricordare, l’ermellino è il simbolo che Ludovico il Moro ha scelto per sé.

Ma ci sono anche altri motivi: questo animale in greco è detto “galè” e la sua pronuncia ricorda molto il cognome della protagonista, ovvero Gallerani.

In realtà non è la prima volta che Leonardo utilizza questo “trucchetto” dell’assonanza.

Guarda il ritratto di Ginevra Benci; alle sue spalle c’è una grande pianta di ginepro.

Particolare Ginevra Benci pianta ginepro dama ermellino Leonardo da Vinci analisi

Particolare della pianta di ginepro nel “Ritratto di Ginevra Benci”

Il nome della pianta è molto simile al cognome della protagonista, non trovi?

La scelta dell’ermellino è dovuta anche al suo significato simbolico: nel Medioevo si credeva che quest’ultimo rappresentasse la purezza e l’incorruttibilità.

Si diceva che questo animale preferisse morire piuttosto che sporcare la sua pregiata pelliccia per ripararsi in qualche sporca tana.

E anche Leonardo è d’accordo con le leggende che ruotano attorno all’ermellino. Pensa che oltre ad essere un eccellente pittore ed inventore, ha scritto anche un bestiario (una specie di enciclopedia sugli animali), e, per quanto riguarda l’ermellino, scrive:

L’ermellino per moderazione mangia soltanto una volta al giorno, e preferirebbe di gran lunga essere catturato dai cacciatori piuttosto che rifugiarsi in una sporca tana, soprattutto per non rovinare la sua purezza”.

Un’ultima cosa: sapevi che questo animale può essere anche il simbolo di una gravidanza? E cosa c’entra ora?

Per scoprirlo, devo dirti qualcosa di più sulla protagonista ritratta nella Madonna con ermellino.

Cecilia Gallerani era una giovane ragazza come tante, e, cosa più importante, non apparteneva ad una famiglia nobile.

Gli unici contatti che la sua famiglia ha avuto con le famiglie più prestigiose sono dovuti a suo padre, il quale, per un certo periodo ha lavorato alla corte del duca.

Guardandola così, quanti anni daresti a Cecilia nel momento in cui ha posato per la dama dell ermellino?

Te lo dico io: 16 anni.

A quell’età la ragazza era apprezzata da molti: era molto bella, a scuola aveva degli ottimi risultati ed era umilissima.

Questi pregi attirano l’attenzione di molti uomini in poco tempo.

Pensa che già a 6 anni era stata promessa in sposa ad un giovane nobile appartenente alla casata dei Visconti.

Aspetta un momento: non aveva una relazione con Ludovico il Moro?

Tra poco capirai tutto.

Quando diventa più grande Cecilia è costretta a sposare questo Visconti, ma la sua tenacia alla fine ha la meglio: nel 1487 riesce a far annullare il matrimonio.

Ludovico, invece, in quel periodo ha alle spalle un matrimonio lungo 11 anni con Beatrice d’Este.

Beatrice d'este Leonardo da Vinci dama ermellino analisi

Beatrice d’Este

Dopo aver conosciuto Cecilia, però, non riesce a resisterle e così diventano amanti.

Dalla loro relazione nasce un bambino (e questo spiegherebbe la presenza dell’ermellino, che prima ti dicevo era anche simbolo della gravidanza), ma in poco tempo Beatrice scopre la loro tresca e per far tornare suo marito da lei, costringe quest’ultimo a dare in sposa Cecilia al conte di nome Bergamino.

Questa è la storia della misteriosa donna con ermellino.

Ma non tutti i critici sono d’accordo nel riconoscere nella protagonista il volto di Cecilia Gallerani.

Alcuni pensano che possa trattarsi di Caterina Sforza.

Caterina Sforza dama Ermellino Leonardo da Vinci analisi

Caterina Sforza

Cosa c’entra ora la dama con ermellino Leonardo con questa donna?

Per capirlo dobbiamo tornare indietro al 1476.

In quell’anno alcuni nemici della famiglia Sforza si organizzano per uccidere Galeazzo Maria Sforza, il quale è il padre di Caterina.

L’attentato a Galeazzo riesce e così viene ucciso.

Ci sono diversi elementi che indicherebbero una relazione tra Caterina e questo lavoro.

Per prima cosa, c’è la collana di perle nere indossata dalla protagonista; è risaputo che il nero è simbolo del lutto.

Particolare collana nera dama ermellino Leonardo da Vinci analisi

Particolare della collana nera

L’ermellino, poi, è il simbolo araldico di Giovanni Andrea Lampugnani, l’assassino di Galeazzo.

Sicuramente sono delle prove meno evidenti rispetto a quelle relative all’identificazione di Cecilia, ma devono essere tenute comunque in considerazione.

Voglio dirti un’altra cosa: mentre cercavo informazioni su quest’opera, mi sono imbattuto nell’interessante il libro di Alberto Angela intitolato Gli occhi della Gioconda.

Gran parte del libro riguarda il quadro più celebre di Leonardo, ma nelle fasi iniziali del testo c’è un capitolo intitolato Nobildonne e favorite, in posa dove l’autore rivela diversi particolari e le storie delle donne che hanno posato per Leonardo, tra cui c’è anche Cecilia.

Ho trovato questo libro molto interessante e se cerchi una lettura che ti racconti qualcosa in più su questo lavoro e sul suo creatore, te lo consiglio. Puoi trovarlo qui.

Ma adesso andiamo avanti con la dama con l’ermellino analisi.

Si tratta di un ritratto abbastanza particolare: la donna è ritratta soltanto a mezzo busto e poi la protagonista è girata di tre quarti verso destra, mentre la testa è rivolta dall’altro lato.

Particolare movimenti dama Ermellino Leonardo da Vinci analisi

Particolare dei movimenti della protagonista

Non lo trovi un po’ strano? Ma soprattutto, chi sta guardando?

Di solito i protagonisti dei quadri rivolgono la loro attenzione verso lo spettatore, ma qui la storia è diversa.

Forse c’era qualcun altro presente nel momento in cui Leonardo stava dipingendo questa tela.

Adesso guarda con attenzione il vestito indossato dalla dama con ermellino Leonardo.

Particolare vestito dama ermellino protagonista Leonardo da Vinci analisi

Particolare del vestito

Nonostante fosse l’amante di un importante nobile, devi sapere che è abbastanza semplice e con pochi fronzoli: rispecchia perfettamente l’umiltà che caratterizza la giovane protagonista.

Se guardi attentamente, la sua pettinatura è abbastanza particolare: il tutto è tenuto in ordine grazie ad un coazone che le permette di essere elegante; questo effetto è garantito anche dalla fascia sulla sua fronte; e per concludere, da una lunga treccia cade alle sue spalle.

Particolare acconciatura protagonista dama ermellino Leonardo da Vinci analisi

Particolare dell’acconciatura di Cecilia

Il velo che avvolge la sua testa è stretto sotto il mento ed è fatto di lana con alcuni puntini in oro ricamati.

Devo dirti un’altra cosa: sapevi che potrebbe esserci stato un fraintendimento nell’identificare l’animale e ciò cambierebbe completamente la dama dell’ermellino?

Proprio così.

Alcuni pensano che quello che Cecilia abbia tra le mani non sia un ermellino ma un furetto bianco.

Confronto ermellino furetto bianco Leonardo da Vinci analisi

Confronto tra l’ermellino ed il furetto bianco

Si tratta di un animale considerato benevolo, soprattutto per il fatto che si riconosce facilmente nel sottobosco per via della sua pelliccia molto chiara.

Ma la storia di questo lavoro non finisce qui. Per concludere la dama con l’ermellino analisi c’è altro che devi sapere.

Proprio come altre opere di Leonardo da Vinci, anche questo è un lavoro davvero fuori dal comune.

Guarda l’immagine qui sotto: nell’opera c’è una composizione piramidale dove Cecilia è alla punta di tale struttura e la donna è rivolta verso sinistra ed il corpo accompagna il suo movimento.

Composizione piramidale dama ermellino Leonardo da Vinci analisi

Particolare della composizione piramidale

La donna ermellino qui ritratta ha cambiato davvero la storia. Pensa che fino a quel momento fare un ritratto di una donna girata di tre quarti non era mai stato fatto.

Inutile dirti che è questo lavoro è stato un successo fin da subito.

Bernardo Bellincioni, il poeta di corte di Ludovico il Moro, guardando il capolavoro di da Vinci pensava che la protagonista stesse guardando qualcuno mentre Leonardo la ritraeva.

Devi sapere che quest’ultimo ha passato un sacco di tempo a studiare il corpo umano, imparando a conoscere tutti i suoi dettagli e sforzandosi di dipingerlo nel modo più realistico possibile.

A questo proposito, devi sapere che la dama con l ermellino nasconde alcuni particolari che ti faranno capire che Leonardo era veramente un genio.

Guarda la mano di Ceclia: è abbastanza lunga e guardandola con attenzione puoi vedere che Leonardo ha inserito qui ogni minimo dettaglio.

Ci sono i contorni di tutte le unghie, delle rughe attorno alle nocche della mano e poi sull’indice piegato si vede benissimo il tendine che si flette.

Particolare dettagli mano dama ermellino Leonardo da Vinci analisi

Particolare della mano di Cecilia

Lascia senza parole, vero?

CONSERVAZIONE

Dal 1489 ad oggi sono passati secoli, ma nonostante ciò la dama con l ermellino è in ottimo stato.

Nel corso degli anni ci sono stati dei lavori di restauro?

Si, ci sono stati.

Nonostante le varie operazioni, però, ci sono stati alcuni danni impossibili da riparare, come quelle fratture che si vedono nella zona in alto a sinistra dell’opera.

Particolare danni crepe dama ermellino Leonardo da Vinci analisi

Particolare dei danni

Anche il colore della tela è stato ritoccato?

Si, anche quello.

È stato steso un altro strato di nero per lo sfondo, forse tra il 1830 ed il 1870, in concomitanza con le opere di restauro della zona in alto a sinistra.

Alcuni studiosi pensano che ad occuparsi del colore nero sia stato Eugène Delacorix, quello che ha dipinto la libertà che guida il popolo.

La Libertà che guida il popolo Delacroix

“La Libertà che guida il popolo” Eugène Delacroix

Ma lo sfondo prima di che colore era?

Di certo non nero. Probabilmente era grigio che tende al blu.

Ricordi quella scritta che sta in alto a sinistra “LEONARD D’AWINCI” di cui ti parlavo prima?

Particolare scritta la belle Ferroniere Leonard D AWINCI Leonardo da Vinci dama ermellino analisi

Particolare della scritta “La belle Ferroniere Leonard D’AWINCI”

Abbiamo già detto che non l’ha fatta Leonardo, anche perché “D’AWINCI” è una trascrizione polacca per pronunciare correttamente “da Vinci”.

Leonardo, poi, non è mai stato in Polonia nella sua vita e quindi, tale scritta è stata un’aggiunta fatta in seguito.

Il 99% dell’opera di Leonardo dama con ermellino è opera sua. Mettendo da parte le opere di pulizia, restauro e simili, quello che rimane è tutta farina del suo sacco.

Pensa che recenti analisi hanno messo in evidenza le impronte digitali di Leonardo sulla tela: questo significa che il pittore ha usato le sue dita per ottenere questo particolare effetto della pennellata.

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La tempesta di Giorgione: la storia di un mistero secolare

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Voglio parlarti di uno dei quadri più misteriosi di tutta la storia dell’arte. Molti studiosi, critici ed esperti d’arte hanno discusso a lungo (e lo fanno tutt’ora) cercando di capire quale sia il vero significato di questa tela, analizzandone tutti i dettagli presenti nella scena. L’autore di questo celebre enigma è il pittore veneziano Giorgione e l’opera che sto per farti conoscere è intitolata la Tempesta.

Ho deciso di scrivere questo articolo per fare un po’ di chiarezza su questo famoso lavoro e per farti scoprire la storia e tutto quello che c’è da sapere riguardo la tempesta di Giorgione. Quando avrai finito di leggere questo articolo, ti assicuro che:

  • Conoscerai l’identità di colui che ha richiesto la realizzazione di questo dipinto la tempesta
  • Capirai il perché questa tela di Giorgione è considerata una delle opere più enigmatiche di sempre
  • Leggerai le interpretazioni che sono state fornite dai maggiori critici e storici dell’arte che hanno tentato di svelare questo leggendario mistero

E tanto altro ancora.

Sei pronto per conoscere meglio questo lavoro di Giorgione? Cominciamo!

La tempesta Giorgione analisi

“La tempesta” GIorgione

Data di realizzazione: 1502-1503

Dimensioni: 83×73 cm

Dove si trova: Gallerie dell’Accademia, Venezia

STORIA

Te lo dico subito, anche la storia di come l’opera sia arrivata oggi alle Gallerie di Venezia presenta alcuni problemi.

Cominciamo dall’inizio.

Siamo a Venezia nel 1530.

La prima volta che la tempesta di Giorgione fa la sua comparsa è proprio durante quest’anno, quando Marcantonio Michiel scrive tra i suoi appunti di aver visto in casa di Gabriele Vendramin, un quadro che corrisponde alla perfezione alla descrizione di una tempesta identica a quella fatta da Giorgione.

Questa è l’unica testimonianza?

Purtroppo si. L’appunto fatto da Michiel è prova che ci è giunta e che ci ha permesso di dare un’ipotetica data al quadro di Giorgione.

Chi sono i Vendramin?

Si tratta di una prestigiosa famiglia veneziana ed hanno un potere talmente alto che nel ‘400 uno di loro, Andrea Vendramin, è stato Doge di Venezia.

Il fatto che il lavoro di Giorgione la tempesta si trovasse nella casa di Gabriele Vendramin ha spinto gli storici a pensare che fosse sempre lui il committente dell’opera.

Poi cosa succede?

Qualche tempo dopo il Vendramin muore e nel suo testamento raccomanda ai suoi eredi di non vendere (o dividere) assolutamente la sua collezione privata di quadri.

La sua passione per le opere d’arte è un altro dato che dà forza all’ipotesi che potesse essere proprio lui il committente del quadro la tempesta.

Ma nei secoli successivi questa tela sembra sparire del tutto.

Soltanto 4 secoli dopo, precisamente nel 1932, fa nuovamente la sua comparsa tra le proprietà del principe Giovannelli, il quale, poi vende il capolavoro di Giorgione al comune di Venezia.

Da quel momento l’opera è stata trasferita nelle Gallerie dell’Accademia di Venezia, dove oggi lo puoi ammirare.

DESCRIZIONE

Dà un’occhiata a la tempesta di Giorgione.

La tempesta Giorgione analisi

“La tempesta” GIorgione

A guardarlo così sembra un quadro normalissimo, vero?

Tra poco capirai cosa c’è che non va in questa tela.

Cominciamo dai protagonisti.

Come puoi vedere, sul lato destro c’è una donna quasi del tutto spogliata e seduta tra gli alberi, impegnata ad allattare un bambino.

Particolare donna protagonista allatta bambino zingara carità Eva Giorgione Tempesta analisi

Particolare della protagonista

Si trovano vicino ad un piccolo ruscello.

Adesso, giustamente, potresti chiedermi: che ci fa lì in mezzo ad un prato?

Se fai attenzione, puoi notare che rivolge il suo sguardo direttamente a noi, ignorando del tutto il bambino che stringe tra le braccia; il fatto che ci stia guardando potrebbe far pensare di sapere di essere osservata.

Ma chi sono? Si tratta della Madonna e Gesù Bambino?

Potrebbe essere una possibilità, ma ritengo improbabile che Giorgione dipinga una figura sacra mezza spogliata e in queste condizioni.

A guardarla così, più che la Vergine, assomiglia ad una zingara.

Questo è un soggetto abbastanza popolare nella storia dell’arte: pensa alla Buona Ventura di Caravaggio oppure alla zingara di Franz Hals; sono 2 occasioni in cui la zingara ha un ruolo fondamentale.

Confronto zingara Giorgione Frans Hals Caravaggio analisi

Confronto (da sinistra a destra) della zingara di Giorgione, di Frans Hals e di Caravaggio

L’hai visto l’uomo che sta sulla destra?

Si sto parlando dell’altro protagonista della tempesta Giorgione, quello appoggiato alla lancia.

Particolare uomo protagonista soldato Adamo compagnia della calza Giorgione Tempesta analisi

Particolare del protagonista

Per via della sua arma potresti pensare che si tratta di un comune soldato, ma ci sono alcuni studiosi che, riconoscendo nella donna la figura di Maria, hanno giustamente pensato che lui potesse essere un giovane san Giuseppe.

Ma hai dato un’occhiata al suo vestito? Non li trovi molto variopinti?

Alcuni studiosi pensano che possa essere un membro della Compagnia della Calza, una confraternita molto popolare al tempo e che era solita organizzare eventi musicali e teatrali a Venezia.

Confrontiamo un momento la divisa di quest’uomo con quella di un membro della Compagnia della Calza.

Confronto vestiti protagonista tempesta giorgione compagnia calza Venezia analisi

Confronto tra il protagonista ed un membro della Compagnia della Calza

Si assomigliano un po’, non pensi?

Poi voglio farti notare un’altra cosa.

Ti sei reso conto che i 2 protagonisti non interagiscono tra loro?

Si, lo so che il giovane pare che sia rivolto verso la donna, ma se guardi con attenzione vedrai che non sta parlando.

Particolare sguardo protagonista uomo tempesta Giorgione analisi

Particolare dello sguardo dell’uomo rivolto verso la donna

Sono troppo lontani tra loro per poter discutere, ma se anche così fosse, non pensi che la donna dovrebbe essere girata verso di lui per rispondergli?

Adesso voglio che tu guardi con attenzione quelle rovine che stanno dietro al ragazzo.

So che non ci crederai, ma quelle 2 piccole colonne spezzate sono una parte fondamentale che rende la tempesta di Giorgione uno dei quadri enigmatici più famosi di tutta la storia dell’arte.

Particolare muro colonna spezzata Giorgione tempesta analisi

Particolare delle colonne spezzate

Non trovi abbastanza strano il fatto che siano piantate lì, senza alcun edificio attorno? 

Metti da parte quel muro che sta sulla sinistra più in lontananza: è troppo diverso (e distante) per essere connesso a queste 2 colonnine; senza contare il fatto che sono di 2 colori che non c’entrano niente tra loro.

Allora quale è il suo ruolo?

Come ti ho già detto prima, è molto importante, ma il suo significato è ancora oggetto di discussione tutt’ora.

Tra le tante ipotesi, queste colonne potrebbero rappresentare:

  • La morte, perché le colonne sono un elemento fondamentale dell’architettura degli edifici funerari
  • Le colonne d’Ercole, che in età si pensava segnalassero il confine del mondo conosciuto
  • La famiglia degli Asburgo, dove la colonna è il simbolo di tale famiglia

Ma c’è dell’altro a proposito della città che si vede dietro la tempesta del Giorgione.

Particolare città sfondo Giorgione Tempesta Padova analisi

Particolare della città sullo sfondo

Di che città si tratta?

Facciamo un piccolo ragionamento: Giorgione è un pittore veneziano ed il suo possibile committente (il Vendramin) è sempre di Venezia.

La cosa più logica da pensare è che quegli edifici siano un angolo di Venezia.

Ma non è così semplice.

Quella misteriosa città potrebbe essere Padova.

Cosa c’entra ora Padova?

Per capirlo, devi prima guardare il muro dell’edificio della prima porta sulla destra in questo misterioso lavoro di Giorgione tempesta.

Notato niente di strano?

C’è disegnato sopra una stanga di legno con sotto 4 ruote.

Particolare stemma famiglia Carrara Giogione tempesta analisi

Particolare dello stemma della famiglia Carrara

Quello è il simbolo della famiglia Carrara, un’importante dinastia che abitava proprio a Padova.

Devi sapere che nel 1404-1405 c’è stata la cosiddetta Guerra di Padova, combattuta dalla stessa città e Venezia.

Te la faccio breve: la guerra scoppia perché la famiglia Carrara, molto influente a Padova, approfitta di un temporaneo vuoto di potere a Milano (a causa della morte del Duca di Milano Gian Galeazzo Visconti) per ampliare la propria influenza.

Venezia si rende conto di ciò e comincia a temere che i Carrara possano diventare una minaccia anche per loro prossimamente.

Inoltre, la duchessa Caterina Visconti, che nel frattempo aveva il compito di reggere la città di Milano in attesa che suo figlio raggiungesse la maggiore età per salire al potere, chiede aiuto a Venezia per respingere le aggressioni della famiglia Carrara.

Così scoppia la guerra che nel giro di un anno si conclude con la vittoria da parte di Venezia e la scomparsa della famiglia Carrara.

Nel 1406 Venezia ha annesso ai propri domini la città di Padova, e la famiglia Carrara è sparita nel 1435; nel frattempo, questa politica di conquista da parte di Venezia non è stata molto apprezzata dal Papa, il quale comincia a manifestare un atteggiamento aggressivo nei confronti della Serenissima.

Ma se questa guerra c’è stata un secolo prima della realizzazione di quest’opera, quale è la loro relazione?

Ora ti spiego.

Nel 1508 scoppia la Guerra della Lega di Cambrai (e si concluderà nel 1516), che vede partecipare innumerevoli stati, tutti con un solo obiettivo: arrestare l’espansione di Venezia, ormai diventata una terribile potenza.

Tra gli avversari di Venezia c’è anche lo Stato Pontificio ed il quadro di Giorgione funge, in un certo senso, da avviso: non bisogna esagerare e conquistare terre senza sosta, altrimenti c’è il rischio di finire come i Carrara.

Pensaci un attimo: quando Giorgione dipinse la tempesta era il 1503-1507, e la Guerra della Lega di Cambrai scoppia ufficialmente nel 1508, ma le prime avvisaglie del conflitto ci sono state già tempo prima.

Vuoi un esempio?

La Romagna è un territorio conquistato dalle forze del Papa, ma per una serie di circostanze, i nobili presenti in questa terra hanno deciso di concedersi spontaneamente alla Repubblica di Venezia.

Questo gesto non ha fatto altro che peggiorare i rapporti tra i 2 futuri nemici, portando, in seguito, allo scoppio del grande conflitto.

Questa è soltanto una possibile interpretazione “politica” riguardo la tempesta dipinto, basata sulla data di realizzazione dell’opera ed il simbolo della famiglia Carrara presente sul muro.

Ma andiamo avanti.

Ti sei chiesto perché la tempesta quadro abbia proprio questo nome?

Dà un’occhiata in alto, alle spalle della città dipinta da Giorgione.

Particolare fulmine tempesta Giorgione analisi

Particolare della tempesta

Sta per scoppiare un temporale: il cielo è cupo e si intravedono già alcuni lampi che presto si abbatteranno a terra.

La grande abilità pittorica di Giorgione si vede nel modo in cui dipinge il fulmine: è straordinario e molto realistico.

Se questo quadro fosse davvero una possibile allegoria della Guerra della Lega di Cambrai, allora questo  temporale potrebbe alludere al fatto che presto sarebbe cominciato il conflitto.

Hai notato che i protagonisti non sono preoccupati per l’arrivo di questa tempesta?

Pensandoci un attimo, è una cosa abbastanza strana.

Sembra quasi che Giorgione abbia dipinto 2 scene differenti e che poi le abbia collegate tra loro: nella parte bassa ci sono i personaggi impegnati nelle loro attività, mentre in lontananza si prepara una brutta tempesta; il ponte che sta al centro del quadro funge da parete.

Particolare ponte tempesta Giorgione analisi

Particolare del ponte

Ora fa molta attenzione, sto per mostrarti un dettaglio molto difficile da vedere ad occhio nudo.

Guarda sul tetto dell’edificio più alto che sta sul lato destro del quadro: riesci a vedere l’uccellino bianco che sta lì sopra?

Particolare uccello tempesta Giorgione analisi

Particolare dell’uccello

Per realizzare un particolare così piccolo, Giorgione sicuramente ha usato soltanto un paio di pennellate, come se fosse soltanto uno schizzo; ma questo non vuol dire che sia poco importante.

Capire di che uccello si tratta è abbastanza difficile, ma alcuni studiosi hanno cercato di dare una risposta a questo enigma. Potrebbe trattarsi di:

  • Una cicogna, un tradizionale simbolo della famiglia
  • Un airone, che di solito è un simbolo di buon presagio, ma anche di malinconia
  • Una colomba, la quale alluderebbe alla pace che verrà spazzata via dalla tempesta della guerra

Ma andiamo avanti.

Dà un’occhiata a che straordinario lavoro che Giorgione pittore la tempesta ha realizzato.

La tempesta Giorgione analisi

“La tempesta” GIorgione

Ogni dettaglio è al posto giusto e la scena è stracolma di particolari.

Devi sapere che Giorgione era molto famoso per le sue capacità: in questo lavoro ha mischiato diverse tonalità di verde al blu, ma anche all’argento.

Utilizzando in modo intelligente questi colori, è riuscito a rendere alla perfezione l’atmosfera che si respira prima di una tempesta.

Allo stesso tempo, però, è riuscito anche a rendere sereno e tranquillo tutta la scena che si vede in primo piano, lì dove ci sono la donna, il bambino ed il soldato.

Devi sapere che la tela di Giorgione è stata oggetto di molte analisi ai raggi X.

E sai cos’è saltato fuori?

Analisi raggi X Giorgione tempesta

“La tempesta” Giorgione (analisi ai raggi X)

Che prima di ottenere questo risultato, Giorgione ha fatto un sacco di cambiamenti, modifiche e pentimenti.

Vuoi un esempio?

Nel ruscello che si vede sul lato destro c’era una donna impegnata a lavarsi, ma poi è stata cancellata.

Particolare donna cancellata raggi X tempesta Giorgione

Particolare della donna cancellata

Poi il soldato non doveva proprio esserci: lui è stato un aggiunta successiva.

Che fine ha fatto questa misteriosa donna?

Confronto versione finale analisi raggi X tempesta Giorgione analisi

Confronto tra il quadro finito e l’analisi ai raggi X

Purtroppo non c’è una risposta.

INTERPRETAZIONE

Le ipotesi significato relative a questa tela di Giorgione sono veramente tante.

Ormai è diventata una sorta di sfida cercare di capire chi siano in realtà i 2 protagonisti del quadro e riconoscere la città ritratta sullo sfondo.

Qui sotto ho raccolto le ipotesi più popolari e condivise dagli studiosi a proposito.

Edgar Wind ritiene che i personaggi ritratti sulla tela non siano altro che dei simboli.

Mi spiego meglio: la donna rappresenterebbe la Carità, la quale di solito, in tempi antichi veniva ritratta come una donna impegnata ad allattare.

Il soldato, secondo questa lettura, dovrebbe simboleggiare la forza.

Sono 2 facce della stessa medaglia: forza e carità devono convivere con i pericoli presenti nella realtà e nella natura, qui rappresentati dal fulmine.

Un’altra interessante ipotesi è stata avanzata da Gustav Hartlaub, il quale ha visto nel quadro di Giorgione dei significati alchemici.

Lo studioso pensa che in questa scena siano stati ritratti tutti e 4 gli elementi che compongono la realtà: terra, aria, fuoco ed acqua.

Il critico Maurizio Calvesi, invece ritiene che nel quadro di Giorgione possano esserci dei riferimenti alla filosofia neoplatonica, una scuola di pensiero molto popolare al tempo e che ha influenzato molti altri capolavori, come ad esempio la nascita di Venere del Botticelli.

C’è un’altra spiegazione di cui voglio parlarti, ideata da Salvatore Settis.

Quest’ultimo pensa che i protagonisti del quadro possano essere in realtà Adamo ed Eva.

Il bambino tra le braccia della donna così diventerebbe Caino e la famiglia non si trova più nell’Eden ma sulla terra.

Ed il fulmine?

Secondo questa lettura il fulmine diventerebbe la spada dell’angelo e la luce che si vede tra le nuvole simboleggerebbe Dio che, arrabbiato ha allontanato Adamo ed Eva poiché non hanno rispettato il suo divieto riguardo il mangiare il frutto proibito.

E la colonna che c’entra?

Anche questo dettaglio ha il suo perché.

Se fai attenzione puoi renderti conto che la colonna è spezzata: simboleggia la mortalità dell’uomo e la durata limitata dei beni terreni.

In sintesi, questo lavoro rappresenterebbe la vita dell’uomo dopo la cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso Terrestre.

Ci sono un altro paio di interpretazioni che voglio farti conoscere: quella di Morenghi e quella di Soragni.

Il primo pensa che la donna sia la Sibilla Tiburtina impegnata ad allattare il futuro imperatore Carlo V, mentre l’uomo sarebbe Massimiliano I d’Asburgo; il quadro così acquisirebbe una valenza politica.

Ugo Soragni ha preferito basare la sua interpretazione sui dettagli della città retrostante.

Lui ritiene che si tratti di una veduta di Padova, sia per via dello stemma della famiglia Carrara, ma anche perché il ponte assomiglia molto a quello di San Tommaso, senza contare la grande somiglianza anche della torre in secondo piano con quella dell’Ezzellino.

Confronto torre ezzellino tempesta Giorgione analisi

Confronto del dettaglio del quadro con la torre di Ezzellino.

Il fatto che quella città potrebbe essere Padova darebbe valore all’ipotesi al fatto che Giorgione abbia rappresentato in questo lavoro la conquista della città da parte di Venezia.

I personaggi, così, acquisirebbero i seguenti ruoli: la donna rappresenta Padova che sta allattando (ovvero sta mantenendo “economicamente) la città di Venezia, ed il soldato sarebbe soltanto uno Stradioto, ovvero un mercenario albanese utilizzato spesso nell’esercito veneziano.

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La colazione sull’erba di Édouard Manet: la straordinaria storia di uno scandalo

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Voglio farti conoscere un quadro scandaloso. Nel corso della storia, sono state parecchie le tele che hanno fatto discutere pubblico e critica, ma ti assicuro che quello che sto per farti conoscere oggi è uno dei più famosi in assoluto. Il pittore che ha realizzato questo lavoro è Édouard Manet, un artista dell’800, dotato di un grande talento ed intuito. Grazie a queste 2 caratteristiche, Manet ha gettato le basi per lo stile che caratterizzerà i futuri impressionisti. Oggi voglio farti scoprire uno dei suoi quadri più celebri, intitolato Colazione sull’erba.

Ci sono tantissime cose che devo dirti per farti conoscere perfettamente la colazione sull’erba e per questo motivo, ho deciso di scrivere questo articolo.

Quando avrai finito di leggere tutto, ti assicuro che:

  • Scoprirai perché questo quadro di Manet è stato considerato come uno dei lavori più scandalosi ed osceni di sempre
  • Conoscerai la storia e l’idea che sta alla base della realizzazione della colazione sul prato
  • Ti renderai conto che c’è un collegamento tra questa tela dell’800 ed il concerto campestre Tiziano (o di Giorgione)

E ti dirò molto di più, garantito.

Sei pronto per conoscere davvero questo capolavoro?

Colazione sull'erba Manet analisi

“La colazione sull’erba” Manet

Data di realizzazione: 1862-1863

Dimensioni: 208 x 264 cm

Dove si trova: Musée d’Orsay, Parigi

STORIA

Siamo a Parigi, nel pieno dell’800.

Manet è un pittore che piano piano sta trovando la propria strada: ha già qualche incarico tra le mani ed è sempre pronto a sperimentare qualcosa di nuovo per mettersi alla prova.

Gli piace studiare i grandi maestri del passato e dare vita a dei quadri completamente innovativi.

Ha un interesse così grande per gli artisti che l’hanno preceduto che è addirittura andato nei Paesi Bassi per studiare da vicino i capolavori di Rembrandt, così da scoprire tutti i segreti del suo talento.

Mentre si trova qui, gli viene l’idea per il lavoro che ti farò conoscere oggi: la colazione sull erba.

Passa un po’ di tempo e nell’agosto del 1862 Manet si trova ad Argentuil,in Francia.

Un giorno vede delle ragazze che nuotano nella Senna, e dopo averci pensato un po’ su, decide che sarà quello sarà il luogo perfetto dove ambientare la sua opera.

Per essere precisi, Manet si è servito di una visione di scorcio dell’ile Saint-Denis, ma per rendere il paesaggio perfetto, ha aggiunto anche le caratteristiche di altri ambienti già ritratti da artisti prima di lui.

Il quadro déjeuner sur lherbe stava prendendo forma: Édouard sapeva che quello sarebbe diventato il quadro che lo avrebbe reso famoso o che lo avrebbe condannato all’insuccesso.

Così riversa tutte le sue energie in quest’opera per un anno intero, ma in corso d’opera ha il presentimento che alcuni particolari del quadro non verranno capiti dal pubblico (come la donna nuda in primo piano), e si prepara al peggio.

È troppo tardi per tirarsi indietro e così tenta il tutto per tutto candidando il dipinto colazione sull’erba al Salon del 1863.

Devi sapere che prima dell’ammissione al Salon, una commissione doveva giudicare l’idoneità di ogni singola opera.

Quando i giudici si trovano davanti al quadro di Manet, sono scandalizzati e non ci pensano 2 volte a scartare il suo lavoro.

La stessa sorte tocca a molti altri partecipanti. Tutti quelli che sono stati eliminati (compreso Manet) decidono di partecipare ad un’altra mostra, quella del Salon des Refusés (Salone dei rifiutati).

Ma qui la situazione precipita.

Quando la gente si trova davanti al dipinto di Manet non sa se rimanere indignata o scandalizzata.

Perché?

A causa di Victorine-Louise Meurent, ovvero la donna nuda ritratta in primo piano nell’opera.

Particolare Victorine Meurent donna nuda protagonista Colazione sull'erba Manet analisi

Particolare di Victorine

Ma le donne nude non erano già state ritratte in passato in altri quadri?

Certo, ma qui la storia è diversa.

In passato una donna veniva ritratta nuda con un fine simbolico o allegorico (dà un’occhiata alla Fornarina di Raffaello o alla Venere di Botticelli).

Manet ritrae Victorine completamente nuda senza una ragione; per giunta è l’unica ad essere spogliata, mentre gli uomini accanto a lei sono vestiti.

Come se non bastasse, Victorine non è una donna vissuta secoli prima, ma è una contemporanea del pittore ed è molto conosciuta tra i parigini.

DESCRIZIONE

Guarda con attenzione la colazione sull erba Manet.

Colazione sull'erba Manet analisi

“La colazione sull’erba” Manet

Voglio fare un po’ di chiarezza e farti capire cosa sta succedendo.

Allora, in primo piano puoi vedere 3 persone: 2 uomini seduti e la già citata Victorine, completamente nuda.

Particolare protagonisti colazione sull erba Manet analisi

Particolare dei protagonisti

Hai notato che la protagonista sta guardando proprio nella nostra direzione?

Particolare volto sguardo Victorine Meurent donna nuda protagonista colazione sull erba Manet analisi

Particolare dello sguardo di Victorine

Ha un’espressione molto provocante e per niente imbarazzata, nonostante sappia bene di non avere niente addosso.

Ma il dipinto colazione sull’erba non è solo Victorine: ci sono tanti altri dettagli che devo farti conoscere.

Hai visto la natura morta ritratta in basso a sinistra?

Particolare natura morta vestiti Victorine Meurent Colazione sull erba Manet analisi

Particolare della natura morta

C’è un cestino con della frutta dentro, e poi ci sono anche i vestiti della donna buttati a terra.
Il pittore dipinge con talmente tanta attenzione questi dettagli a tal punto che questa piccola natura morta potrebbe essere un quadro Manet indipendente dalla scena principale.

Torniamo a parlare un attimo dei protagonisti.

Prima ti ho parlato soltanto dei 3 che sono seduti in primo piano, ma non ti ho detto nulla della donna nel fiume alle loro spalle.

Hai notato qualcosa di strano?

A prima vista è abbastanza difficile rendersene conto.

Sto parlando delle dimensioni di questa donna: nonostante si trovi in lontananza è grande quasi quanto i protagonisti in primo piano.

Confronto dimensioni protagonisti primo piano secondo piano colazione sull erba Manet analisi

Dettaglio delle dimensioni dei protagonisti

È tutto sbagliato.

Per via della distanza, la donna nel fiume dovrebbe essere molto più piccola rispetto agli altri personaggi.

Ma c’è dell’altro.

Vai oltre la donna in secondo piano e guarda lo sfondo che si intravede tra gli alberi.

Particolare sfondo bassa qualità Manet colazione sull erba analisi

Particolare dello sfondo

Un sacco di critici lo hanno definito di bassa qualità ed un lavoro da dilettante.

Tu che ne pensi? Trovi che lo sfondo della Manet colazione sia stato dipinto con attenzione o no?

Guardando con attenzione, più che uno scorcio naturale, sembra uno sfondo fotografico utilizzato all’interno degli studi.

Questo vuol dire che Manet ha dipinto il suo capolavoro all’interno di uno studio fotografico.

C’è altro che può dimostrare questa ipotesi?

Si. Se guardi attentamente, puoi renderti conto che nessuno dei protagonisti è dotato della propria ombra.

Particolare assenza ombra protagonisti colazione sull erba Manet analisi

Particolare delle ombre assenti

È un effetto dovuto alla presenza delle luci utilizzate di solito in questi studi fotografici.

Poi, l’uomo sulla destra indossa un cappello con una nappina.

Particolare uomo cappello nappina colazione sull erba Manet analisi

Particolare dell’uomo con il cappello con la nappina

Questo accessorio di solito veniva utilizzato in luoghi chiusi piuttosto che all’aperto.

Ma andiamo avanti.

Ricordi che prima ti ho detto che questa tela di Manet ha fatto gridare allo scandalo?

Il motivo che ha fatto storcere il naso a molti non è stata solo l’ingiustificata presenza della donna nuda, ma anche le dimensioni della tela utilizzata.

Cioè?

Prima del lavoro di Manet colazione sull erba, superfici del genere (parliamo di 2 metri x 2 metri e mezzo) erano utilizzate esclusivamente per soggetti storici o mitologici.

Un esempio perfetto è il ratto delle Sabine di David.

Ratto delle Sabine Jacques-Louis David

“Ratto delle Sabine” Jacques-Louis David

Manet non era uno sprovveduto e sapeva bene che se avesse utilizzato una tela così grande per ritrarre un soggetto del genere, molti non avrebbero capito e lo avrebbero snobbato.

Il pittore vuole che il suo quadro faccia scalpore e così fa delle scelte azzardate: donna nuda in primo piano, la tela grande e poca attenzione per alcune parti del quadro (come lo sfondo di cui ti parlavo prima).

Direi che il quadro di Manet dejeuner sur l herbe ha lasciato un segno indelebile nella storia dell’arte contemporanea.

Concludo con una piccola curiosità.

Sai quanto vale questo capolavoro?

Nel 1871, lo stesso Manet ha dichiarato che il suo lavoro valeva 25000 franchi. Per via delle critiche, però, nel giro di 7 anni, il suo costo è sceso notevolmente, tant’è che il cantante Jean-Baptiste Faure alla fine l’ha acquistato spendendo solo 2600 franchi.

PERSONAGGI

Voglio farti conoscere meglio i protagonisti della dejeuner sur l herbe Manet.

Credo che Victorine Meurent non abbia bisogno di altre presentazioni.

Particolare volto sguardo Victorine Meurent donna nuda protagonista colazione sull erba Manet analisi

Particolare dello sguardo di Victorine

Lei è la causa dello scandalo che circonda quest’opera, ma forse non sai che è anche la modella preferita di Manet.

Dà un’occhiata all’Olympia, l’altro controverso capolavoro di questo pittore.

Olympia Manet analisi

“Olympia” Manet

Se confrontiamo le 2 protagoniste, direi che la somiglianza è molto evidente.

Confronto protagoniste Victorine Laurent Colazione sull erba Olympia Manet analisi

Confronto tra Victorine ritratta nella Colazione sull’erba e nell’Olympia

Ma adesso voglio parlarti dei 2 uomini.

Cominciamo con quello sulla destra; per prima cosa, devi sapere che quest’uomo non esiste.

Che significa?

Voglio dire che per dare vita a questo protagonista, Manet ha fuso i lineamenti dei suoi 2 fratelli Eugène e Gustave.

Particolare uomo destra sdraiato cappello nappina colazione sull erba Manet analisi

Particolare dell’uomo a destra

Chi è l’altro uomo?

Il suo nome è Ferdinand Leenhoff, ed è il cognato dell’artista.

Particolare uomo Ferdinand Leenhoff colazione sull erba Manet analisi

Particolare di Ferdinand Leenhoff

C’è dell’altro che devo dirti.

Hai notato che non c’è interazione tra i protagonisti?

Particolare assenza interazione protagonisti colazione sull erba Manet analisi

Schema comportamentale dei protagonisti

Potrebbe sembrarti che l’uomo a destra stia parlando con l’altro, ma se guardi attentamente, puoi notare che quest’ultimo ha lo sguardo perso nel vuoto.

Victorine, poi guarda dritto verso di noi, e l’altra donna in secondo piano invece si sta lavando e non si cura degli altri personaggi.

Non è chiaro il motivo di questa scelta, ma i colori potrebbero esserci d’aiuto.

Se guardi bene, puoi notare che uomini e donne sono perfettamente separati con tonalità differenti: gli uomini sono ritratti con abiti scuri, mentre le donne hanno una elle chiara ed i vestiti (parlo di quelli della donna in secondo piano), sono altrettanto luminosi.

Particolare colori chiari donne colori scuri uomini colazione sull erba Manet analisi

Particolare delle donne con colori chiari e di uomini con colori scuri

È inutile che questa differenza sia stata interpretata come un’ulteriore accanimento da parte di Manet nel voler rimarcare la disuguaglianza tra uomo e donna.

ISPIRAZIONI

Manet amava i leggendari artisti del passato e quest’opera ne è la prova.

Ora ti spiego.

Facciamo un passo indietro e guardiamo Il giudizio di Paride.

Giudizio di Paride Raffaello Sanzio Marcantonio Raimondi colazione sull'erba Manet

“Giudizio di Paride” Raffaello (incisione di Marcantonio Raimondi)

Questo è un disegno di Raffaello Sanzio, che noi conosciamo soltanto grazie ad un’incisione fatta da Marcantonio Raimondi.

Raffaello è un pittore leggendario e la sua fama era già nota ai tempi di Manet; ispirarsi ad una sua opera sarebbe stato un ottimo inizio per realizzare un capolavoro.

E, a dirla tutta, qualche somiglianza c’è.

So che i personaggi dell’incisione fatta dal Raimondi sono molti di più rispetto all’opera di Manet le dejeuner sur l herbe, ma ti assicuro che se guardi attentamente, puoi scoprire qualche dettaglio in comune.

Guarda quel piccolo gruppetto che sta sulla destra nell’incisione e confrontalo con i protagonisti di Manet.

Confronto protagonisti Giudizio di Paride Raffaello Marcantonio Raimondi Colazione sull erba Manet analisi

Confronto dei protagonisti del Giudizio di Paride e della colazione sull’erba

Non trovi che siano identici?

Ma Édouard non si è ispirato solo a Raffaello.

Ha fatto una ricerca minuziosa ed è andato a ripescare le migliori opere del pittore veneziano Giorgione e del suo famoso allievo Tiziano.

Per farti capire di cosa sto parlando, dobbiamo confrontare la Tempesta di Giorgione con il quadro di Manet.

La tempesta Giorgione analisi

“La tempesta” GIorgione

Hai notato qualcosa?

Le posizioni dei personaggi sono completamente diverse, ma sicuramente ti sarai reso conto che sia nella tela di Giorgione che in quella di Manet c’è una donna nuda ed uno scenario naturale.

Confronto donna nuda Giorgione la tempesta manet colazione sull erba analisi

Confronto della donna ritratta da Manet e quella dipinta da Giorgione

Tra le varie opere di Tiziano a cui ispirarsi, Manet ha scelto il Concerto pastorale.

Concerto campestre Tiziano Giorgione analisi

“Concerto campestre” Giorgione/Tiziano

Diversi critici ritengono che Manet abbia studiato a fondo questa tela e che ne abbia tratto ispirazione.
L’unico elemento in comune tra il lavoro di Manet e quello del pittore veneziano riguarda sempre i protagonisti: in entrambe le opere ci sono esattamente 2 uomini vestiti e 2 donne spogliate.

Confronto protagonisti colazione sull erba Concerto campestre Tiziano analisi

Confronto tra i protagonisti della colazione sull’erba e nel concerto campestre di Tiziano

LA COLAZIONE SULL’ERBA DI ALTRI ARTISTI

È vero.

I critici non ci hanno pensato due volte a recensire negativamente il quadro di Manet, ma devi sapere che la tela ha riscosso un grande successo tra gli artisti (contemporanei e non), i quali hanno deciso di omaggiarlo realizzando una propria versione di questa tela.

Ad esempio, nel 1865 nasce la colazione sull erba Monet.

Colazione sull erba Monet studio preparatorio Museo Puškin analisi

“Colazione sull’erba” Monet (studio conservato al Museo Puškin)

Pensa che il lavoro del celebre pittore impressionista è ancora più grande di quello di Manet!

Parliamo di 4,6 x 6 metri.

Sai cosa c’è di diverso tra la colazione sull erba di Monet e quella di Édouard?

Nel quadro di Monet la luce è molto più intensa e la scena è molto più realistica.

Dà un’occhiata alle ombre, sono molto reali e ben fatte (al contrario di quelle inesistenti all’interno dell’opera originale di Manet), e poi i colori sono vividi e si vede bene la pennellata veloce tipica dello stile impressionista.

Confronto colazione sull erba Manet Monet analisi

Confronto tra la colazione sull’erba di Manet e quella di Monet

Ma anche Monet ha avuto i suoi problemi con quest’opera.

La gigantesca tela è rimasta per molto tempo all’interno dello studio dell’artista, ed a causa dell’umidità, rischiava di essere completamente distrutta.

L’unica soluzione era dividerla in 3 parti.

Colazione sull erba Manet divisione 3 tele analisi

Divisione in 3 tele della colazione sull’erba di Monet

Oggi, la parte sinistra e quella centrale della tela sono esposte al Musée d’Orsay, mentre quella di destra è andata perduta (ma fortunatamente esiste uno studio del dipinto completo, conservato al Museo Puškin delle belle arti).

Colazione sull erba Monet studio preparatorio Museo Puškin analisi

“Colazione sull’erba” Monet (studio conservato al Museo Puškin)

Nel 1961 Pablo Picasso è letteralmente ossessionato da questa tela: ne realizza 26 versioni diverse, senza contare le 6 incisioni e 140 disegni in proposito.

Colazione sull'erba Picasso

“Colazione sull’erba” Pablo Picasso

Tre anni dopo, l’artista pop Alain Jacquet, mescola fotografia e serigrafia, realizzando un’opera intitolata Lunch on the grass, ispirata al quadro di Manet.

Luncheon on the grass Alain Jacquet

“Luncheon on the grass” Alain Jacquet

Nel 1975, il Albinet, Cazal e Snyers, membri del gruppo So-and-so realizzato un loro personale aggiornamento dell’opera.

Albinet Cazal Snyers Colazione sull'erba

“Colazione sull’erba” Albinet, Cazal e Snyers

Nel 1983 Daniel Spoerri dà il via ad una performance intitolata proprio come il quadro di Manet; nel corso di questo evento, venivano seppelliti gli avanzi di un pranzo per poi essere riesumati durante uno scavo archeologico fatto nel 2010.

Daniel Spoerri colazione sull'erba Manet

“Colazione sull’erba” Daniel Spoerri

Nel 1994 John Seward Johnson II lavora ad una scultura che si richiama alla tela di Manet in tre dimensioni, chiamandolo Déjeuner déjà vu.

John Seward Johnson II Déjeuner déjà vu Manet

“Déjeuner déjà vu” John Seward Johnson II

Un ulteriore omaggio a questo lavoro proviene dai pittori russi Vinogradov e Dubossarsky nel 2002.

Vinogradov Dubossarsky Colazione sull erba Manet

“Colazione sull’erba” Vinogradov Dubossarsky

Infine, nel 2009 Ripo Hopkins e l’anno dopo Mickalene Thomas omaggiano ancora una volta il quadro di Manet.

Mickalene Thomas colazione sull'erba Manet

“Colazione sull’erba” Mickalene Thomas

L'articolo La colazione sull’erba di Édouard Manet: la straordinaria storia di uno scandalo proviene da .

David di Michelangelo Buonarroti: il simbolo della potente Repubblica fiorentina

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Voglio farti conoscere un capolavoro che tutto il mondo conosce. Si tratta di una delle statue più famose di tutta la storia, ed anche il suo creatore ha una fama immortale. Sto parlando di Michelangelo Buonarroti, un artista ed uno scultore di grande talento. Oggi voglio farti conoscere tutto a proposito del suo leggendario David.

Ci sono tante cose che devi sapere a proposito di questa statua; alcune di queste le avrai già sentite, ma molte altre ti suoneranno nuove. Quando avrai finito di leggere questo articolo, ti assicuro che:

  • Conoscerai l’intera storia del David Michelangelo, di come è stato creato e chi sono stati i committenti
  • Capirai cos’ha di differente questa statua rispetto alle omonime statue realizzate da Donatello ed altri importanti scultori
  • Scoprirai il perché il David è considerato uno dei più grandi capolavori di Michelangelo e di tutta la storia dell’arte

E molto altro ancora.

Sei pronto per conoscere per davvero il David di Michelangelo?

Cominciamo!

David Michelangelo Buonarroti analisi Galleria dell'Accademia

“David” Michelangelo Buonarroti

Data di realizzazione: 1501-1504

Dimensioni: 517×199 cm

Dove si trova: Galleria dell’Accademia, Firenze

STORIA

È il 16 agosto del 1501.

Ci troviamo a Firenze: il governo tirannico dei Medici è terminato ed in città si è affermata la Repubblica.

La voglia di ricominciare è tanta e questa tendenza si manifesta soprattutto attraverso l’arte.

Michelangelo Buonarroti ha poco più di 25 anni all’epoca, ma il suo nome già sta facendo il giro di tutta la città, per via del suo grande talento di scultore.

Non passa molto tempo prima che i consoli dell’Arte della Lana (si tratta di un’importante corporazione di lavoratori) e gli Operai del Duomo di Firenze (è un’istituzione creata nel 1296 che ha lo scopo di occuparsi della costruzione della Cattedrale di Santa Maria del Fiore) gli affidino un lavoro.

E questo incarico gli cambierà la vita.

I 2 importanti committenti vogliono che Michelangelo realizzi una David scultura che rispecchi la gioventù ed il vigore della nuova repubblica fiorentina.

Dove verrà messa questa statua?

Al momento dell’incarico, i committenti hanno già le idee molto chiare: hanno intenzione di mettere il lavoro di Michelangelo su uno dei contrafforti esterni della zona absidale della cattedrale di Santa Maria del Fiore.

Sai che cos’è un contrafforte?

Se la tua risposta è no, non preoccuparti. Te lo spiego io.

Si tratta di un elemento architettonico inserito in determinate parti dell’edificio per rendere l’intera struttura più resistente.

L’abside cos’è invece?

Non voglio essere troppo tecnico, quindi, per farti capire, si tratta della zona posteriore della chiesa (di solito semicircolare) dove si trova l’altare.

Porre la statua di Michelangelo sul contrafforte sarebbe stato perfetto: tutti i cittadini avrebbero potuto ammirare questo capolavoro alzando la testa ed in poco tempo sarebbe diventato il simbolo del rinnovato prestigio di Firenze.

Dopo aver definito tutti i dettagli dell’incarico, è il momento di mettersi al lavoro.

La prima cosa che lo scultore deve fare, è trovare un enorme pezzo di marmo da scolpire per dare vita al Davide di Michelangelo.

Parliamo di una statua alta quasi 6 metri, quindi il blocco deve essere davvero molto grande.

Ma, fortunatamente, il giovane può trovare tutto quello che gli serve in un magazzino che sta proprio a Firenze.

Lì dentro c’è un grande blocco di marmo che lo attende da più di 40 anni.

Che cosa significa?

Per capire di cosa sto parlando, dobbiamo fare un passo indietro e conoscere Agostino di Duccio e Antonio Rossellino.

Sono 2 scultori vissuti nel ‘400, i quali, 40 anni prima del giovane Buonarroti, hanno tentato la sua stessa impresa.

Alla fine, a causa della fragilità e della scarsa qualità del marmo, hanno dovuto desistere ed hanno abbandonato l’incarico.

Potrebbe sembrarti una patetica scusa, ma il problema del marmo c’è davvero e presto se ne renderà conto anche Michelangelo.

Quando il giovane si trova davanti a questo enorme blocco marmoreo, nota subito tanti fori e fenditure; poi, è un blocco molto alto e stretto, e ciò significa che se avesse scolpito un David statua con questo materiale, avrebbe ottenuto un risultato molto allungato e poco proporzionato.

I problemi, però, non finiscono qui.

Devi sapere che c’è una zona specifica del blocco molto fragile: sto parlando della parte che si trova sotto all’attuale braccio sinistro dell’eroe.

Molti erano scettici in merito al risultato che avrebbe potuto ottenere Michelangelo, ed infatti si aspettavano che le gambe che avrebbe scolpito in seguito, non sarebbero state sufficientemente resistenti per sorreggere l’intero peso della statua.

Tutto gioca a sfavore del giovane scultore, ma quest’ultimo, nonostante sapesse tutto questo, accetta la sfida.

È il 9 settembre 1501 quando Michelangelo si mette all’opera: armato di martello e scalpello, comincia a levigare il marmo con dei piccoli colpi per capire effettivamente quale fosse la condizione del materiale e quale approccio avrebbe dovuto adottare.

Trattandosi di un incarico pubblico, quasi tutta Firenze sa che Michelangelo sta lavorando ad un nuovo David, ed è inevitabile che tutti i curiosi si accalchino nel luogo dove sta lavorando per vedere come procedono i lavori.

Ma per far si che la scultura di Michelangelo venga completata senza intoppi, l’artista ha bisogno di concentrarsi e di certo, tutte quelle persone che lo guardano non l’aiutano affatto.

Così fa chiudere tutta l’area di lavoro con un recinto di tavole, e finalmente può cercare l’approccio migliore per il suo progetto.

Dopo tutte le analisi del caso, Michelangelo fa il punto della situazione e capisce che il suo David sarebbe dovuto essere:

  • Nudo, esattamente come tutte le altre sculture religiose che aveva già completato tempo prima
  • Privo della testa mozzata di Golia ai suoi piedi
  • Immortalato nell’istante che precede la battaglia, e non al termine di quest’ultima come avevano fatto altri scultori del calibro di Donatello e del Verrocchio
David Donatello David Verrocchio analisi

David di Donatello (sinistra) e del Verrocchio (destra)

Messe in chiaro tali questioni, il lavoro di Michelangelo David procede per 2 anni senza sosta, ma continua ad essere un’operazione “segreta”.

Nessuno sa quale sia stato l’esito dello scontro tra Michelangelo ed il marmo grezzo, e di conseguenza, non si sa chi sia stato il vincitore.

Il 23 giugno 1503, il giorno della vigilia della festa di San Giovanni, patrono di Firenze, tutte le domande trovano una risposta.

In occasione di questa importante festa, vengono tolte tutte le tavole di legno che circondano la grande statua di Michelangelo, e tutti i curiosi possono ammirare con i propri occhi a che punto è il lavoro del giovane scultore.

Michelangelo sta riuscendo dove Agostino di Duccio ed Antonio Rossellino hanno fallito; finalmente, nel 1504, il David Michelangelo è completo.

Il Buonarroti ce l’ha fatta: ha avuto la meglio sul fragile materiale e sulle difficoltà che ha incontrato nel suo percorso ed ha dato vita ad un capolavoro eterno.

Come deciso in origine, la grande statua, ormai completa, viene posta sul contrafforte di Santa Maria Novella.

Finisce così la storia?

No.

Sia i clienti che i cittadini rimangono senza parole davanti alla bellezza del lavoro del Buonarroti, ed in molti cominciano a pensare che sarebbe un vero peccato lasciarla così lontano dagli occhi di tutti.

Bisogna trovare una collocazione migliore per il David, un posto che lo valorizzi e che permetta a tutti di poter ammirare i particolari ed i dettagli su cui Michelangelo ha lavorato così duramente.

Ed allora, dove bisogna mettere questa statua?

Il Gonfaloniere di Giustizia Pier Soderini propone di metterla al centro della piazza dei Priori (oggi chiamata Piazza della Signoria).

Secondo lui, se avessero messo il lavoro di Michelangelo lì, tutti avrebbero potuto girare attorno alla statua e meravigliarsi della perfezione di questo capolavoro in marmo.

Ma la questione dello spostamento non è una questione prettamente logistica, ma ha un significato tutto suo.

Pensaci un attimo.

La chiesa è il simbolo per eccellenza dell’ambito religioso, mentre la piazza lo è del mondo civile; tra l’altro, ricordati che questo David è stato realizzato per simboleggiare la potenza e la grandezza della Repubblica di Firenze.

E quale altro eroe, se non il David Michelangelo avrebbe potuto rappresentare un giovane e forte governo?

Facciamo un passo indietro.

Secondo la tradizione, David ha avuto la meglio contro il gigante Golia servendosi di una fionda e della sua grande fede in Dio.

Di conseguenza, David rappresenta il bene supportato dall’aiuto divino.

Allo stesso modo, la Repubblica deve amministrare la città perseguendo il bene comune, supportata dall’aiuto di Dio.

Fatta questa premessa, l’idea di Pier Soderini non fa una piega, ma nonostante ciò, non può essere messa in atto immediatamente.

Perché?

È necessario che anche altri abbiano la possibilità di dire la propria opinione in merito a tale questione.

Così viene istituita una commissione per scegliere il luogo ideale dove porre il David di Michelangelo.

Ma non si tratta di una commissione come tante altre; al suo interno sono presenti nomi prestigiosi.

Te ne presento qualcuno, giusto per darti un’idea:

  • L’artista/inventore Leonardo da Vinci, autore della famosissima Monnalisa
  • Il pittore Sandro Botticelli, colui che ha dipinto la più celebre Nascita di Venere
  • Pietro Perugino, eccellente artista e maestro di Raffaello Sanzio (per capire meglio il loro rapporto ti consiglio di leggere il mio commento allo sposalizio della Vergine)
  • Piero di Cosimo, pittore di grande talento ed autore di vari quadri misteriosi
  • Giuliano da Sangallo, ingegnere militare e architetto di grande esperienza

Ciascuno di loro ha una risposta diversa a tale questione.

Per esempio Botticelli ritiene che sia ideale porre il lavoro di Michelangelo vicino al Duomo, Giuliano da Sangallo preferisce Palazzo Vecchio ed un altro ancora propone invece di collocarlo sotto la Loggia della Signoria.

Tra le varie proposte, alla fine vince quella avanzata da Filippino Lippi: secondo lui, mettere il David all’aperto, proprio davanti Palazzo Vecchio sarebbe stata la soluzione migliore.

Quel posto, però, era attualmente occupato dalla Giuditta di Donatello.

Giuditta Donatello David Michelangelo

“Giuditta” Donatello

Ma non c’è nessun problema, ed infatti la Giuditta viene tolta di mezzo.

Il 18 maggio 1504, il possente David Michelangelo Buonarroti viene trasportato al centro della piazza fiorentina.

Ma non tutti sono contenti della presenza di questa statua.

Cioè?

Prima dell’avvento della Repubblica, la città di Firenze era sotto lo scacco della famiglia Medici; dopo la loro cacciata, è stato istituito questo nuovo governo e questa statua ne è il simbolo.

Nella capitale toscana, però, ci sono ancora diversi sostenitori della famiglia Medici, e di notte, approfittando dell’assenza delle guardie della statua, cominciano a lanciare dei sassi su quest’ultima.

I danni, per fortuna, non sono stati gravi e la statua arriva integra a destinazione.

Per concludere l’opera, Michelangelo aggiunge degli ultimi ritocchi: colora d’oro il tronco d’albero che sorregge la statua (si trova dietro la gamba destra) e poi aggiunge delle ghirlande di ottone con foglie di rame sulla testa e sulla fionda del David.

Il lavoro di Michelangelo è finito, ma manca ancora qualcosa.

Serve una base adatta su cui poggiare il suo capolavoro per dargli l’importanza che merita.

Simone del Pollaiolo ed Antonio da Sangallo hanno il compito di realizzare questa piattaforma.

Ci mettono davvero poco: pensa che l’8 settembre hanno finito tutto.

Ora sì che il Michelangelo il David è completo.

Voglio svelarti un piccolo segreto.

Hai mai notato che la statua è rivolta verso sud-ovest?

La scelta di questa direzione non è un caso. L’eroe guarda proprio in quella direzione come se fosse pronto a sfidare e scagliarsi contro gli avversari in arrivo da quella parte.

Ma per completare la storia del Davide Michelangelo, devo raccontarti delle altre cose.

Dopo che Michelangelo completa il suo incarico, la statua troneggia davanti Palazzo Vecchio per molti anni, rendendo orgogliosi i fiorentini per la presenza di un tale capolavoro.

Ma il pericolo è dietro l’angolo.

Nel 1512 un fulmine colpisce la base della statua, arrecando – per fortuna – pochi danni.

Il 26 aprile 1527, invece, nel corso di una battaglia scoppiata durante la terza cacciata dei Medici, il David viene coinvolto nel combattimento e viene colpito da pietre ed altri oggetti.

Il risultato è preoccupante: il braccio sinistro viene rotto in 3 pezzi e la fionda è leggermente scheggiata.

Per fortuna i pezzi originali vengono tutti recuperati e tutto viene rimesso a posto, ma i danni sono visibili tutt’oggi.

Un altro incidente avviene nel 1813, quando il dito medio della mano destra della statua si rompe.

Gli specialisti cercando di restaurare le parti rotte, ma l’operazione viene condotta in modo pessimo, causando più danni che altro.

Dopo tutti questi eventi, è necessario che il lavoro di Michelangelo Buonarroti David venga trasportato in un luogo più sicuro.

Così, nel 1872 il gigantesco eroe viene trasportato nella Galleria dell’Accademia, in uno spazio costruito appositamente per lui.

Per 9 anni questo capolavoro rimane chiuso all’interno di una cassa, in attesa che vengano terminati i lavori all’interno della galleria.

Finalmente, il 22 luglio 1882 c’è l’inaugurazione del museo e tutti possono ammirare il David.

Il suo posto in piazza della Signoria è rimasto vacante?

Non proprio.

Se la tua domanda è: il David di Michelangelo dove si trova? Eccoti la risposta.

L’originale è conservato nella Galleria dell’Accademia, mentre in piazza della Signoria c’è una copia realizzata dallo scultore Luigi Arrighetti in occasione di un concorso.

David Luigi Arrighetti copia Michelangelo analisi

“David” copia di Luigi Arrighetti

Per chiudere la storia di questa statua, devo solo raccontarti di un terribile evento accaduto nel 1991.

In quell’anno, un uomo di nome Piero Cannata ha colpito la statua con un martello, scheggiando l’alluce e 2 dita del piede sinistro del lavoro di Michelangelo.

Grazie ad un tempestivo intervento, la statua è stata rimessa in sesto.

DESCRIZIONE

Dà un’occhiata al David Michelangelo Firenze.

David Michelangelo Buonarroti analisi Galleria dell'Accademia

“David” Michelangelo Buonarroti

Stupendo, vero?

Dopo averti parlato della storia di questa statua, ora voglio farti conoscere tutti i suoi spettacolari dettagli.

Michelangelo sceglie di rappresentare il leggendario eroe qualche istante prima di lanciarsi nel combattimento con il suo acerrimo avversario Golia.

Guarda attentamente: tutti i suoi muscoli sono definiti ed ogni fibra del suo corpo è pronta per dare il massimo e lanciarsi nel combattimento ed avere la meglio.

Particolare muscoli tesi David Michelangelo analisi

Particolare dei muscoli tesi

Per conoscere tutta la storia del David Michelangelo descrizione, devi dare un’occhiata al volto del protagonista.

Particolare sguardo David Michelangelo

Particolare dello sguardo di David

Hai visto com’è serio e concentrato il suo sguardo?

Non si tratta di una semplice statua.

Ogni dettaglio ha una funzione ben precisa: il corpo muscoloso allude alla forza fisica, mentre la sua espressione concentrata simboleggia la forza dell’intelletto.

Unendo questi 2 mezzi, il giovane eroe avrà la meglio sul suo gigantesco nemico.

Oltre a questo, David ha bisogno di un’arma per vincere il combattimento.

Ed è qui che entra in gioco la frombola: si tratta di un’antica fionda che Michelangelo pone sulla spalla vicino al volto del protagonista.

Particolare frombola fionda David Michelangelo Buonarroti

Particolare della frombola

Nell’altra mano (quella appoggiata sulla gamba), trattiene un sasso che tra pochi istante porrà all’interno della fionda per attaccare Golia.

Particolare sasso mano destra David Michelangelo Buonarroti

Particolare del sasso nella mano

C’è dell’altro che devi sapere del David Firenze.

Guarda con attenzione i suoi occhi.

Particolare pupille perforate David Michelangelo Buonarroti

Particolare delle pupille forate

Hai notato che ha le pupille perforate?

Non è un errore, ma è un “trucchetto” di cui si è servito Michelangelo per dare vita ad un gioco di luci ed ombre.

In questo modo il suo sguardo è ancora più penetrante e l’espressione dell’eroe è ancora più minacciosa.

Devo dirti qualcos’altro per concludere il discorso del David Michelangelo analisi, ovvero devo parlarti del motivo per cui il Buonarroti ha deciso di scolpire un tradizionale eroe biblico in modo completamente nuovo.

Facciamo un passo indietro: guarda il David di Donatello e quello del Verrocchio.

Tutti e 2 sono immortalati nell’istante in cui hanno già sconfitto l’avversario, la cui testa è ai loro piedi, mentre Michelangelo va contro questa tendenza e lo rappresenta prima di lanciarsi in battaglia.

Confronto David Donatello Verrocchio Michelangelo Buonarroti

Confronto del David di Donatello (sinistra), del Verrocchio (centro) e di Michelangelo (destra)

Perché ha fatto questa scelta?

Un motivo è il fatto che il marmo era molto fragile, ma c’è dell’altro.

Mentre ti parlavo della storia di questa scultura, ti ho detto che il David doveva simboleggiare il vigore della neonata Repubblica di Firenze, e di conseguenza doveva tagliare anche i ponti con i vecchi governi (in particolare con quello tirannico dei Medici, rappresentato dal David di Donatello).

Confronto David Donatello Michelangelo analisi

David di Donatello (sinistra) e di Michelangelo (destra)

Adottando questa nuova scelta formale, in un certo senso, Michelangelo soddisfa la richiesta di novità da parte die committenti.

Andiamo avanti; voglio parlarti ancora del David di Michelangelo analisi.

Immagina di stare di fronte alla statua.

Hai notato che il tutto il peso del corpo è posto sulla gamba destra?

Particolare peso gamba destra statua David Michelangelo Buonarroti analisi

Particolare della distribuzione del peso

Caricare tutta la massa della statua su quel punto avrebbe – inevitabilmente – causato la rottura dell’opera.

Michelangelo sapeva tutto ciò, e per questo ha aggiunto un piccolo tronco dietro la gamba destra.

Particolare tronco dietro gamba destra David Michelangelo Buonarroti

Particolare del tronco

A dirla tutta, però, questo stratagemma non è un’idea originale di Michelangelo.

Sono stati gli antichi greci a pensare a questa soluzione, e la stessa cosa vale anche per la posizione a chiasmo (a forma di X) in cui è stata posta la statua del David è un altro evidente richiamo alle statue greche.

Chiasmo David Michelangelo Buonarroti particolare

Particolare del chiasmo

Adesso guarda le mani e la testa del David.

Non trovi che siano un po’ troppo grandi rispetto al resto del corpo?

Particolare mani testa ingranditi David Michelangelo Buonarrotti

Particolare delle mani e della testa ingrandite

Fa attenzione: non è un errore.

Questi particolari sono stati “ingranditi” di proposito da Michelangelo: in questo modo tutti avrebbero potuto ammirare questi dettagli anatomici, che tra l’altro, hanno anche un’importanza simbolica.

La mente è ciò che contraddistingue l’uomo dagli animali, mentre le mani sono gli strumenti che la testa utilizza per dare forma alle idee.

David by Michelangelo by jerryfisher on Sketchfab

 

Qui sopra puoi dare un’occhiata ad una ricostruzione virtuale del David a 360°. In questo modo potrai studiare comodamente ogni dettaglio dell’opera comodamente dal tuo PC o smartphone.

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La zattera della Medusa di Géricault: la storia di una catastrofe in mare

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Voglio parlarti di un quadro che ha cambiato la storia dell’arte francese (e poi quella internazionale). Il soggetto ritratto nella tela è un triste evento di cronaca che, dopo essere diventato protagonista di questo lavoro, è rimasto impresso nelle menti di tutti. L’autore del quadro è il francese Théodore Géricault, che, servendosi della sua abilità e della sua straordinaria tecnica, si è confermato come uno dei più grandi artisti dell’800. Oggi ho intenzione di farti scoprire il suo più grande capolavoro intitolato la Zattera della Medusa.

Ho intenzione di dirti tutto a proposito di questa tela, spiegandoti il motivo per cui è così importante la storia di questa zattera, quali sono gli aspetti più importanti dell’opera e molto altro ancora. Ho scritto questo articolo per farti conoscere:

  • Il perché la Zattera della medusa di Gericault ha diviso la critica ed ha coinvolto la politica
  • Quale era la missione di questa nave e quale è stata la causa che ha portato ad il naufragio della Medusa
  • Il perché questo lavoro viene considerato un dipinto romanticismo molto importante

E molto altro ancora.

Sei pronto per conoscere per bene il quadro di Gericault? Cominciamo!

La-zattera-della-medusa-géricault-analisi

“Zattera della medusa” Theodore Gericault

Data di realizzazione: 1818-1819

Dimensioni: 419 x 716 cm

Dove si trova: Musée du Louvre, Parigi

STORIA

Siamo nella Francia del 1815.

Luigi XVIII è salito al trono e sta avendo inizio la Seconda Restaurazione.

Nel giugno del 1816 la fregata (è un tipo di nave) francese Medusa è in viaggio.

La sua direzione è il porto di Saint-Louis, che si trova sulle coste del Senegal.

Trattandosi di un viaggio abbastanza lungo, la Medusa non può affrontare questa tratta da sola, ed infatti ad accompagnarla ci sono altre 3 navi: Loire, Argus ed Echo.

Il capitano della Medusa è Hugues Duroy de Chaumareys: tutto l’equipaggio sa che la sua abilità di navigazione non è il massimo, ma nonostante questo, devono eseguire – per forza – i suoi ordini.

Aspetta un momento: quale è l’obiettivo di questo viaggio?

Ti dico tutto subito.

Devi sapere che nel 1814 Napoleone Bonaparte è stato sconfitto dai suoi avversari ed è stato esiliato sull’Isola d’Elba.

La battaglia si è conclusa con la firma del trattato di Parigi: questo documento delinea i nuovi confini della Francia dopo la disfatta di Napoleone.

Tra le tante modifiche, ce ne è una che ci interessa particolarmente: l’Inghilterra cede la propria colonia del Senegal alla Francia.

Si tratta di una mossa strategica e la Francia lo sa bene.

Non fidandosi della sua avversaria, la Francia invia una piccola flotta in Senegal per vedere con i propri occhi se l’Inghilterra avesse effettivamente abbandonato la colonia.

Ed è proprio questa la missione della Medusa.

È un viaggio che ha una certa priorità, ma dato che lo stato francese si sta ancora riprendendo dopo la sconfitta, deve fare in modo di spendere meno denaro (e tempo) possibile.

E cosa si può fare?

Pensandoci bene, una soluzione c’è: la fregata Medusa può accelerare e distaccare – temporaneamente – le navi che la scortano.

In questo modo il viaggio durerà meno giorni e ci vorranno meno risorse per completare la missione.

Sembra un’ottima strategia, ed infatti la Medusa segue questo piano.

Avendo aumentato la velocità l’equipaggio non può fare attenzione a tutti gli ostacoli (come degli scogli) presenti sulla rotta.

Il 2 luglio, infatti, la Medusa si imbatte in un banco di sabbia nei pressi della Mauritania (in Africa Occidentale).

All’inizio la squadra non si perde d’animo, ma dopo giorni di tentativi, la nave rimane ancora incagliata.

I 400 uomini presenti sulla nave non vedono altre soluzioni se non abbandonare la nave; così si dividono in piccoli gruppi tali da poter salire sulle 6 scialuppe d’emergenza per dirigersi verso la terra più vicina.

La situazione peggiora ed anche se alcuni degli ufficiali decidono di restare sulla Medusa, non ci sono abbastanza posti liberi per mettere in salvo tutti.

Sono 147 persone ormai condannate a morte certa.

Non c’è niente da fare?

C’è un’ultima soluzione: costruire una zattera.

Unendo le proprie forze, gli uomini rimasti sulla nave costruiscono una zattera lunga 20 metri e larga 7 metri.

Pianta zattera Medusa Gericault analisi

Disegno della zattera

Appena pronta, tutti salgono sopra e sono pronti a partire.

Ma come può muoversi questa zattera?

L’imbarcazione di fortuna viene legata alle scialuppe e con molti sforzi riescono a farla muovere.

Ma questo non basta: la zattera di Medusa è troppo pesante ed infatti dopo poco si rompe e le funi con cui è legata alle scialuppe si spezzano.

È finita.

Soltanto un miracolo potrebbe salvarli.

Passa il tempo e la situazione non fa che peggiorare: pensa che soltanto dopo la prima notte muoiono 20 persone.

Il 17 luglio, circa 2 settimane dopo, incredibilmente, il battello Argus (una delle navi di scorta della Medusa) trova i naufraghi e li riporta in patria.

Ma l’incubo non è ancora finito: altre 5 persone muoiono la notte stessa; lo stress e le difficoltà che hanno dovuto affrontare sono state troppo elevate e alla fine, non sono riusciti a sopravvivere.

La zattera della Medusa si è rivelata come un vero e proprio inferno.

Questa storia arriva sui giornali francesi soltanto 2 mesi dopo grazie alla testimonianza di uno dei sopravvissuti.

Quando i lettori scoprono questa terribile vicenda, sono disgustati riguardo la pietosa organizzazione della missione.

Non ci vuole molto che prima questa vicenda abbia delle ripercussioni politiche, arrivando a danneggiare l’attuale monarchia.

Con il passare del tempo le acque si calmano e tutti se ne dimenticano.

Ma la storia non è ancora finita: tutti devono conoscere questa catastrofe, e Théodore Géricault ha intenzione di fare luce sull’intera faccenda.

Sai quale è stata la reazione del pubblico quando ha visto il quadro per la prima volta?

Ora ti racconto tutto.

Il quadro viene esposto per la prima volta al Salon di Parigi nel 1819; in quell’occasione le reazioni di critica e pubblico sono state varie.

C’è chi pensa che il lavoro di Gericault sia orribile e che non abbia nulla a che fare con i capolavori di quel tempo.

Cosa significa?

All’inizio del 1800 il neoclassicismo è famosissimo e qualsiasi opera non rispecchiasse i canoni di questa corrente artistica (come il quadro di Gericault), veniva giudicato negativamente.

Un’altra porzione di pubblico invece è affascinata dall’audace tentativo del pittore francese ed ammirano soprattutto l’atmosfera e la drammaticità dell’opera.

Ma la storia non finisce qui.

Il lavoro si ispira ad un evento di cronaca e con il tempo diventa inevitabile che la politica cominci a discutere su chi potesse essere il responsabile di una catastrofe in cui hanno perso la vita molte persone.

Tutto questo trambusto rende l’opera di Gericault molto popolare a tal punto da vincere una medaglia d’oro da parte del Louvre.

Nel 1820 l’opera viene esposta a Londra ed il suo successo è straordinario; l’anno dopo fa tappa a Dublino dove l’accoglienza è minore, ma comunque buona.

4 anni dopo Gericault muore e l’opera finisce nel museo del Louvre, dove si trova ancora oggi.

DESCRIZIONE

Dare vita ad un quadro del genere non è un’impresa facile, ma Gericault non è l’ultimo arrivato ed ha intenzione di fare tutto alla perfezione.

La zattera della Medusa Gericault sarà la tela che cambierà definitivamente la sua vita: ogni dettaglio deve essere al posto giusto e deve stupire critica e pubblico, rendendolo uno dei pittori più popolari del suo tempo.

Da dove si può cominciare?

Dai sopravvissuti. Gericault deve assolutamente sapere come sono andate le cose.

Così nel 1818 incontra un paio dei naufraghi e si fa raccontare tutto: il loro stato d’animo, la paura e le soluzioni che hanno dovuto adottare per resistere fino all’arrivo della nave Argus.

Il secondo passo è conoscere la nave: per questo l’artista va a parlare con il falegname che ha costruito la fregata Medusa e, con il suo aiuto, costruisce un modellino della nave rifinito nei minimi dettagli.

Per conoscere alla perfezione la storia della zattera Medusa manca soltanto una cosa: ripercorrere la stessa rotta della nave.

Gericault è deciso più che mai a realizzare un capolavoro, così si imbarca e parte per il Senegal.

Durante il viaggio ha la possibilità di scoprire da vicino la forza delle onde che hanno circondato i naufraghi ed il luogo dell’incidente.

Ora ha tutto: testimoni, ambientazione, mezzi e quant’altro.

Anzi no, manca ancora qualcosa.

La testimonianza dei naufraghi che non ce l’hanno fatta.

Ma per questo non c’è una soluzione. O forse si.

Per dipingere alla perfezione i cadaveri di coloro che sono morti durante il naufragio, Gericault visita l’obitorio dell’ospedale Beaujon di Parigi.

Qui ha tutto il tempo di studiare i muscoli ed i particolari anatomici di tutti i cadaveri, sviluppando un talento ed un’attenzione senza pari.

Sudio zattera medusa Gericault cadavere analisi

Studio di un protagonista del quadro

Ora c’è davvero tutto.

Deve soltanto scegliere quale momento della storia diventerà protagonista del suo quadro.

Sicuramente questa è stata la parte più difficile del lavoro del pittore Gericault la zattera della Medusa.

Dopo averci pensato e ripensato su, rimangono soltanto 3 possibilità:

  1. Dipingere il momento in cui l’equipaggio si ribella agli ufficiali il secondo giorno sulla zattera
  2. Ritrarre la disperazione generale ed i tentativi di cannibalismo tra i sopravvissuti
  3. Dipingere l’instante in cui i naufraghi vengono salvati

Tutte e 3 le alternative hanno i loro pro e contro, ma alla fine, il pittore sceglie di basare il suo quadro sul salvataggio dei naufraghi.

Cannibalismo studio zattera medusa Gericault analisi

Studio di una versione della scena sul cannibalismo

Adesso non resta che mettersi al lavoro.

Per evitare perdite di concentrazione e qualsiasi tipo di distrazione, Gericault si chiude nel proprio studio e segue delle rigide regole che gli permettono di lavorare ad un ritmo molto elevato.

Tutto questo era soltanto per darti un’idea dell’impegno che il pittore ha riversato nella realizzazione di questa tela.

Dà un’occhiata al lavoro di Gericault zattera della Medusa: è un quadro stracolmo di personaggi.

Particolare protagonisti zattera medusa Gericault

Particolare dei protagonisti

Secondo te l’autore ha riprodotto tutti i protagonisti come sono nella realtà?

La risposta è no ed il motivo è semplice.

Molti dei naufraghi sono morti prima di poter essere salvati e sono davvero pochi quelli che sono tornati sani e salvi in Francia.

Allora di chi sono le facce degli uomini ritratti in questo lavoro?

Gericualt ha usato dei piccoli stratagemmi.

Vedi quell’uomo in primo piano con il volto rivolto verso il basso?

Particolare delacroix naufrago zattera medusa gericault analisi

Particolare del naufrago con il volto verso il basso

Quello è Eugène Delacroix (un famoso pittore francese, autore della libertà che guida il popolo).

Particolare Delacroix naufrago protagonista zattera medusa Gericault analisi

Particolare di Delacroix

Hai visto il giovane cadavere che sta per scivolare in mare, nella parte bassa della scena?

Particolare Louis-Alexis Jamar naufrago zattera Medusa Gericault analisi

Particolare di uno dei cadaveri

Le fattezze di questo personaggio sono ispirate a quelle di Louis-Alexis Jamar, l’assistente del pittore ( a dire la verità ha riutilizzato più di una volta i lineamenti fisici di Jamar anche per un altro paio di naufraghi).

È impossibile realizzare quadro fedele alla realtà al 100%, quindi è stato necessario dover utilizzare qualche stratagemma.

E come ha giustificato questa assenza di fedeltà?

Semplice. Ha detto che si è servito di una “licenza artistica” ed ha alterato alcuni dettagli.

Non mi riferisco soltanto alle facce dei naufraghi, ma ci sono un altro paio di differenze:

  • Il numero di passeggeri sulla zattera nel quadro è più alto rispetto a quanti erano in realtà al momento del ritrovamento
  • Il giorno del salvataggio dei superstiti il cielo era soleggiato e non c’era una tempesta in arrivo come si vede nella tela

Comunque, devi sapere che si tratta di un lavoro davvero complesso: pensa che Gericault ci ha messo ben 3 anni per completarlo.

Ma il tempo impiegato per il completamento non è l’unica cosa che devi sapere riguardo la zattera della Medusa analisi.

Hai dato un’occhiata alle sue dimensioni?

È una tela veramente gigantesca! Parliamo di 491 cm x 176 cm!

dimensioni tela zattera medusa Gericault analisi

Particolare delle dimensioni della tela

C’è un motivo per cui il quadro è così grande: grazie a queste generose dimensioni, Gericault ha potuto dipingere le figure grandi esattamente come sono nella realtà.

Particolare due naufraghi zattera medusa Gericault analisi

Particolare di due naufraghi

Inoltre – come se non bastasse – le dimensioni dei personaggi in primo piano sono circa il doppio rispetto alle altre presenti nella composizione; questa soluzione accentua il la spinta verso l’esterno e verso di noi, coinvolgendoci direttamente nella scena.

Guarda da più vicino i protagonisti.

Sulla zattera c’è una manciata di sopravvissuti ed un sacco di cadaveri che riempiono tutto lo spazio, in attesa che il mare li trascini giù con sé.

Hai visto il vecchio in primo piano sulla sinistra con gli occhi sbarrati? 

Particolare vecchio occhi sbarrati naufrago zattera medusa Gericault analisi

Particolare del vecchio

Ha quest’espressione scioccata perché non riesce ancora a capacitarsi della morte del figlio che cerca di trattenere a sé con le mani, evitando che il mare lo porti via.

Tutt’intorno ci sono morti, ma qualcuno resiste ancora.

Sposta il tuo sguardo a destra.

Hai visto l’uomo seduto sulla botte e con un mano un fazzoletto?

Particolare uomo fazzoletto Jean Charles zattera medusa Gericault analisi

Particolare dell’uomo con il fazzoletto

Lui è Jean Charles, un africano che sta cercando di segnalare presenza della zattera alla nave Argus che sta in lontananza.

Voglio farti notare una cosa.

Con un po’ di attenzione è possibile tracciare 2 grandi piramidi formate dai protagonisti dell’opera.

Particolare composizione piramidale zattera medusa protagonisti Gericault analisi

Particolare delle composizioni piramidali

La prima piramide si trova a sinistra, la cui base corrisponde alla parte inferiore della zattera mentre la punta dall’albero maestro.

La base dell’altra piramide invece è formata dai cadaveri in basso, mentre la punta è rappresentata da Jean Charles.

Se stai guardando questa tela per la prima volta, sono sicuro che sarai rimasto un po’ spaesato.

Fare il punto della situazione – in questo caos – è abbastanza difficile.

Sicuramente ti sarai concentrato sul centro della scena e poi ti sarai spostato verso destra, come se ci fosse stata una spinta che ti ha portato a concentrarti su Jean Charles ed il gruppo di sopravvissuti.

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Particolare della lettura dell’opera

Ma c’è dell’altro: sai che ci sono 2 diagonali all’interno della composizione?

Sono molto importanti: una segue la stessa direzione dell’albero maestro e dei tiranti (così la tua attenzione ricade anche sulle onde circostanti) e l’altra invece è costituita dai naufraghi della nave e che si conclude con Jean Charles.

particolare diagonali composizione zattera medusa Gericault analisi

Particolare delle diagonali

Ora voglio dirti qualcosa a proposito dei colori che Gericault ha utilizzato.

È una tela con soggetto drammatico, quindi i colori per quest’occasione sono freddi e decisi. I colori più utilizzati in questo caso sono: vermiglione, bianco, giallo, ocra, terra di Siena, blu di Prussia, carminio, pesca-arancio, terra di Cassel e bitume.

Rimanendo in tema di colori, devi sapere che le onde marittime, invece di essere blu scure, sono colorate con un verde intenso poco chiaro; in questo modo è più evidente il contrasto tra mare ed imbarcazione.

Particolare colore verde scuro onde mare zattera Gericault analisi

Particolare del colore del mare

Bello, vero? A proposito, hai notato la piccola nave Argus che da lì a poco salverà i superstiti?

Particolare nave Argus zattera medusa Gericault analisi

Particolare dell’Argus

Si trova all’orizzonte verso destra.

Mi rendo conto che è abbastanza difficile da vedere, ma c’è qualcosa di strano; il cielo alle sue spalle è sereno.

Questo vuol dire soltanto una cosa: simboleggia la speranza di salvezza.

ISPIRAZIONE

Gericault, per realizzare questo capolavoro – oltre che conoscere la scena alla perfezione – ha fatto ricorso a tutte le proprie conoscenze artistiche.

Ha studiato gli artisti passati il cui stile si avvicinava al proprio.

Ti faccio qualche esempio.

Guarda il Giudizio Universale di Michelangelo: questo è considerato uno dei più grandi capolavori di sempre,  ed è conservato all’interno della Cappella Sistina.

Giudizio Universale Michelangelo Buonarroti analisi

“Giudizio Universale” Michelangelo Buonarroti

In basso a destra di quest’opera si trova un particolare con Caronte impegnato a traghettare le anime con la propria barca.

Giudizio Universale Inferno Michelangelo Buonarroti

“Giudizio Universale” (Inferno) Michelangelo Buonarroti

Non trovi che la massa di dannati ritratti da Michelangelo ricordi la calca presente nella zattera della Medusa?

Confronto protagonisti zattera Medusa Gericault Caronte inferno Giudizio Universale Michelangelo analisi

Confronto tra i protagonisti della zattera di Gericault e della nave di Caronte di Michelangelo

Parlando di contrasti e luminosità, invece, Gericault si ispira al leggendario Caravaggio.

Confrontiamo la Vocazione di san Matteo e la zattera della Medusa di Gericault.

Confronto zattera medusa Gericault chiamata san Matteo Caravaggio analisi

Confronto tra la zattera della Medusa e la Chiamata di San Matteo di Caravaggio

Noti qualcosa di insolito?

Colori scuri ed oscurità dominano entrambe le tele e la luce si concentra soltanto nella zona d’azione.

Nel quadro di Caravaggio sono illuminati san Matteo, Cristo e Pietro mentre nel quadro di Gericault sono messi in risalto alcuni superstiti.

Ma Gericault non si ispira soltanto alla tecnica dei suoi colleghi, ma anche ai soggetti dipinti.

Cosa significa?

Ora ti faccio capire.

Nel 1793, Jacques-Louis David ha dipinto la morte di Marat.

Morte di Marat Jacques-Louis David analisi

“Morte di Marat” Jacques-Louis David

È un evento di cronaca contemporanea che ha avuto un successo immediato. Anche Gericault ne ha sentito parlare e così ha deciso di ritrarre un naufragio avvenuto poco tempo prima, sperando di avere la stessa fortuna di David.

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“3 maggio 1808” Francisco Goya

Infine, anche in ambito politico ci sono delle assonanze: da una parte il quadro di Gericault ha messo in contrasto diverse fazioni politiche, e lo stesso effetto ha sortito il lavoro di Francisco Goya la Fucilazione (o 3 maggio 1808).

L'articolo La zattera della Medusa di Géricault: la storia di una catastrofe in mare proviene da .


Flagellazione di Cristo di Piero della Francesca: la perfezione geometrica nel ‘400

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Voglio farti conoscere un capolavoro del ‘400, frutto di una perfetta fusione tra la matematica e pittura che ha cambiato per sempre la storia dell’arte. lasciato un importante segno nella storia dell’arte. Protagonista di questo lavoro è una scena della vita di Cristo interpretata in modo completamente nuovo, con l’aggiunta di misteri (ancora oggi inspiegabili) e particolari di grande qualità. L’autore di questo capolavoro è Piero della Francesca, un artista innovatore e dotato di un talento straordinario. Adesso voglio farti scoprire ogni particolare di questo lavoro e del suo particolare stile, parlandoti della Flagellazione di Cristo.

Ho un sacco di cose da dirti riguardo questo capolavoro, molte delle quali potrebbero sembrarti un po’ complesse ad una prima lettura.

Ma non preoccuparti, ho deciso di scrivere questo articolo per farti conoscere il lavoro di Piero in modo facile e coinvolgente. Quando lo avrai finito di leggere, ti assicuro che:

  • Conoscerai tutta la storia della Flagellazione di Cristo Piero della Francesca
  • Capirai chi sono i 3 personaggi in primo piano a destra e perché sono così lontani dal gruppetto di sinistra
  • Ti renderai conto dei tanti particolari che rendono questa rappresentazione così diversa da altre opere con lo stesso soggetto

E molto altro ancora.

Sei pronto per scoprire tutto sul capolavoro di Piero della Francesca?

Cominciamo!

Flagellazione di Cristo Piero della Francesca

“Flagellazione di Cristo” Piero della Francesca

Data di produzione: 1453

Dimensioni: 58,4 x 81,5 cm

Dove si trova: Galleria Nazionale delle Marche, Urbino

STORIA

Te lo dico fin da subito.

La storia di quest’opera è piena di buchi.

Gli studiosi, decisi più che mai a scoprire tutto sulla Flagellazione Piero della Francesca, hanno riversato tutte le proprie energie in quest’operazione.

Ma la sfida è molto difficile.

Purtroppo non ci sono documenti a sufficienza per conoscere l’identità del cliente che ha richiesto la realizzazione a Piero della Francesca Flagellazione di Cristo.

Nel ‘400, azzardarsi a fare un’interpretazione così “eccentrica” di una scena biblica, dipinta – fino a quel momento – sempre nello stesso modo, era una mossa coraggiosa.

Nessuno avrebbe capito chi il significato dell’opera, poiché erano abituati a vedere alcune scene riprodotte sempre allo stesso modo.

Se non ci sono abbastanza informazioni, cosa sappiamo della storia riguardo la Flagellazione Piero della Francesca?

Davvero molto poco, e le informazioni riguardano la proprietà dell’opera.

Nel ‘700, il capolavoro di Piero si trova nel Duomo di Urbino; nel 1857, poi, Sir Charles Lock Eastlake, incaricato dalla Regina Vittoria di recarsi in Italia per acquistare delle opere da porre nella collezione che aveva allestito da poco, si trova faccia a faccia con quest’opera di Piero della Francesca.

E poi? Cosa succede?

Niente.

Sir Charles guarda con attenzione la tavola e rimane inorridito dalle caviglie larghe e le espressioni poco reali dei protagonisti; così decide di lasciare l’opera lì dov’è e di andare avanti con il suo incarico.

Passano 20 anni e la Flagellazione di Cristo resta sempre ad Urbino.

Poi arriva Giovan Battista Cavalcaselle, il quale, venuto a conoscenza della tavola di Piero tramite il suo amico Charles Eastlake il lavoro di Piero rimane ad Urbino per altri anni, finché Giovan Battista Cavalcaselle, decide di andarla a vedere con i suoi occhi.

Diversamente da Charles, Cavalcaselle capisce che si tratta di un prodotto di altissima qualità, e per riportarlo al suo antico splendore, decide di farlo restaurare.

Ma non tutto va per il verso giusto.

Cioè?

I lavori di restauro non vengono fatti con la giusta attenzione e causano più danni che altro.

Dalla tavola vengono cancellati importanti dettagli come un’iscrizione latina “Convenerunt in unum” che c’era prima.

Passano molto altro tempo ed arriviamo al 1916, anno in cui la tavola viene portata a Palazzo Ducale, dove si trova tutt’ora.

Devo dirti un’ultima cosa a proposito della storia del lavoro di Piero.

Nel 1975, infatti, questa tavola e la Madonna di Senigallia (un altro suo importante lavoro), sono stati rubati dal Palazzo Ducale.

Il furto è avvenuto il 6 febbraio 1975. Quel giorno un ladro ha trafugato le 2 opere senza destare sospetti.

Fortunatamente, il 22 marzo dello stesso anno, i lavori di Piero sono stati ritrovati a Locarno (in Svizzera) e sono stati riportati al Palazzo Ducale.

DESCRIZIONE

Voglio farti conoscere per bene questa tavola. Guardala con attenzione.

Flagellazione di Cristo Piero della Francesca

“Flagellazione di Cristo” Piero della Francesca

Quest’opera ne ha viste di tutti i colori: restauri fatti male, furti e soprattutto danni molto gravi.

Quali danni?

Sono stati fatti 3 grandi tagli orizzontali che hanno compromesso l’intera opera; il tempo, poi, ha contribuito a far sbiadire i colori, rendendoli scuri e non più splendenti come in origine.

Ma quale è il soggetto dell’opera?

Come avrai potuto intuire dal titolo, si tratta del momento in cui Cristo viene torturato a colpi di frusta; di lì a poco, Gesù verrà costretto a portare la croce sulle spalle fino al monte Golgota, dove poi verrà crocifisso.

Non noti niente di strano?

Sto parlando della scelta del soggetto.

I colleghi di Piero che hanno scelto di ritrarre lo stesso soggetto – prima di lui -, hanno sempre preferito dipingere Cristo sulla croce, lasciando poco spazio alla precedente tortura.

Ma la storia presto cambierà: altri importanti pittori seguiranno la strada creata da Piero, come ad esempio Caravaggio Flagellazione di Cristo.

Flagellazione di Cristo Caravaggio Napoli Rouen analisi

Flagellazione di Cristo a Napoli (a sinistra)/Flagellazione di Cristo a Rouen (a destra)

Sai quale è il fatto più curioso?

Il tema di Cristo fustigato, nel ‘400 era riservato esclusivamente alle predelle e non a delle tavole così grandi.

Sai cos’è una predella?

Te lo dico io.

Si tratta di una tavoletta rettangolare e che di solito fa parte di più opere e che puoi trovare sotto le pale d’altare conservate nelle chiese.

Predella Flagellazione Cristo Piero della Francesca

Esempio di una predella

Ma Piero non è stato il primo a scegliere un soggetto fuori dagli schemi.

Prima di lui ci sono stati i lavori di Jacopo Bellini e Luca Signorelli.

E la versione di Piero cos’ha di così speciale?

Guardala con attenzione.

Ti renderai conto che la tavola è divisibile in 2 scene completamente staccate tra loro:

  • A sinistra all’interno di un antico edificio c’è Cristo legato ad una colonna circondato da aguzzini che lo colpiscono mentre un uomo seduto sta osservando – impassibile – la terribile scena
  • A destra ci sono 3 persone impegnate a discutere e che ignorano ciò che accade alle loro spalle
Flagellazione Cristo Piero della Francesca divisione scene analisi

Divisione delle scene

Cosa significa tutto questo?

Ora ti spiego tutto.

Come puoi vedere, c’è una colonna di epoca classica con tutte le scanalature ed un capitello tutto decorato che divide le 2 scene.

Flagellazione Cristo Piero della Francesca particolare colonna classica analisi

Particolare della colonna classica

Fin qui niente di strano, ma guardando più da vicino puoi vedere che qualcosa non va.
Guarda i piedi dei 3 uomini sulla destra.

Flagellazione Cristo Piero della Francesca particolare piedi protagonisti gruppo destra analisi

Particolare dei piedi dei protagonisti di destra

Quello al centro vestito di rosso è scalzo!

Perché non indossa delle calzature?

C’è un motivo ben preciso che ti spiegherò tra poco.

Dà un’occhiata all’uomo a sinistra del giovane scalzo.

Flagellazione Cristo Piero della Francesca particolare uomo vestiti orientali primo piano destra analisi

Particolare dell’uomo con gli abiti orientali

I suoi vestiti sono molto diversi da quelli degli altri protagonisti, vero?

La tunica scura di colore rosso e lo strano cappello fanno parte dei tipici abiti orientali, sicuramente appartengono al mondo bizantino.

Si tratta di vestiti che venivano indossati di solito dagli uomini che dovevano intraprendere dei lunghi viaggi.

Ma c’è dell’altro.

Guarda con attenzione le mani di quest’uomo misterioso.

Flagellazione Cristo Piero della Francesca particolare gesto mani uomo orientale gruppo destra primo piano analisi

Particolare delle mani

Cosa sta facendo?

Sembra che stia dicendo agli altri 2 uomini di fare silenzio così che lui possa parlare senza problemi.

Quindi c’è il giovane scalzo e l’uomo orientale.

Chi è l’anziano sulla destra?

Flagellazione Cristo Piero della Francesca particolare uomo anziano gruppo destra primo piano analisi

Particolare dell’uomo anziano

Se guardi bene, puoi notare che indossa un vestito finemente decorato color oro ed azzurro, e poi ha i capelli molto corti.

Adesso guarda la scena di sinistra, quella con Cristo che viene torturato.

Particolare scena Flagellazione Cristo lato sinistro Piero della Francesca analisi

Particolare della scena sinistra

Qui ci sono un sacco di dettagli importanti e di cui voglio parlarti.

Cominciamo dal piccolo pavimento alla base dell’edificio sulla sinistra.

Immagino che tu abbia notato che è totalmente diverso dal pavimento del resto del quadro.

Flagellazione Cristo Piero della Francesca particolare pavimento scacchi edificio sinistra analisi

Particolare del pavimento a scacchi

Infatti è bianco e nero a scacchi. Tutt’intorno, invece, è marrone e bianco ed ha una trama differente.

Oltre al pavimento, devo parlarti dei 3 uomini che sono attorno a Cristo e lo stanno colpendo.

Se guardi bene, puoi renderti conto che il loro abbigliamento appartiene ad un altro periodo storico rispetto a quello indossato dai protagonisti a destra!

Flagellazione Cristo Piero della Francesca confronto abbigliamento aguzzini uomini destra analisi

Confronto dell’abbigliamento dei protagonisti

I vestiti non sono l’unica cosa strana.

Guarda i loro movimenti, ad esempio: quello sulla sinistra è impegnato a frustare Cristo con tutta la sua forza, ma sta muovendo soltanto le braccia.

Le gambe sono immobili.

Flagellazione Cristo Piero della Francesca particolare aguzzino gambe immobili gruppo sinistra analisi

Particolare dell’aguzzino con le gambe immobili

L’uomo al centro, invece, ha un vestito grigio chiaro ed un turbante e non partecipa alla violenza.

Flagellazione Cristo Piero della Francesca particolare uomo turbante grigio spalle analisi

Particolare dell’uomo di spalle

Sta soltanto guardando impassibile la scena, mentre con la mano sinistra accenna ad un movimento simile a all’uomo orientale (di cui ti parlavo prima e che sta nel gruppo di destra in primo piano), come se volesse dire “Calma” o cose del genere.

L’ultimo aguzzino – a destra – dimostra invece la grande abilità nel saper dipingere personaggi dinamici da parte di Piero della Francesca.

Flagellazione Cristo Piero della Francesca particolare aguzzino destra frusta analisi

Particolare dell’aguzzino di destra

Sta per scoccare un potentissimo colpo di frusta alla sua vittima, e per usare tutta la sua forza, scarica il peso del proprio corpo sulla gamba posteriore, lasciando l’altra tesa e pronta per lo slancio.

Ora voglio parlarti della colonna a cui è incatenato Cristo.

Flagellazione Cristo Piero della Francesca particolare colonna statua oro analisi

Particolare della colonna

Guardandola così ti sembrerà un oggetto come tanti altri, ma ti assicuro che nasconde degli interessanti dettagli.

Dà un’occhiata alla sommità della colonna: l’hai vista la statua d’oro?

È una piccola decorazione che risale a tempi antichi e che si richiama alle grandi statue di Costantino, del dio greco Apollo o Heliòs, il dio del sole.

Cosa c’entrano questi riferimenti antichi con un’opera cristiana?

In realtà è un particolare molto importante, infatti mette in evidenza un ulteriore legame con il mondo bizantino.

Quest’ipotesi è ulteriormente rinforzata anche dalla presenza del misterioso uomo seduto sul trono a sinistra di Cristo.

Flagellazione Cristo Piero della Francesca particolare uomo trono analisi

Particolare dell’uomo sul trono

Chi è?

Se facciamo affidamento ai Vangeli, dovrebbe trattarsi – quasi sicuramente – di Ponzio Pilato, ovvero l’uomo che ha detto al popolo di scegliere di liberare Cristo o Barabba, condannando di fatto l’altro alla morte.

Ma qualcosa non va.

Ancora una volta, sono i vestiti a rivelare importanti informazioni sui protagonisti di quest’opera.

L’abbigliamento indossato da questo possibile Ponzio Pilato non hanno nulla a che fare con il periodo in cui è vissuto Cristo, anzi, guardandoli bene si vede che appartengono alla tradizione orientale.

Ed allora tutto cambia.

In questo caso, quest’uomo non è più Ponzio Pilato, bensì Giovanni VIII Paleologo, importante esponente del mondo bizantino e che è giunto in Italia soltanto 20 anni prima che Piero realizzasse questa tavola.

Ed allora l’uomo di spalle con il turbante chi è?

Se quello sul trono è Giovanni VIII Paleologo, questo potrebbe essere un turco ottomano.

Poi hai visto che sui gradoni sotto al trono c’è un’iscrizione?

Flagellazione Cristo Piero della Francesca particolare iscrizione firma analisi

Particolare della firma

Si tratta di una scritta romana che dice che è stato Piero a realizzare quest’opera. C’è scritto “OPUS PETRI DE BVRGO S(AN)C(T) SEPVLCRI”, ovvero “Opera di Pietro dal Borgo di San Sepolcro”.

San Sepolcro è la città natale di Piero della Francesca.

Ma adesso basta parlare dei personaggi.

Concentrati per un momento sull’ambiente circostante, ed in particolare nell’edificio in cui Cristo è tenuto prigioniero.

Flagellazione Cristo Piero della Francesca particolare edificio trecento analisi

Particolare dell’edificio del ‘300

Che posto è?

Ci sono un paio di risposte a questa domanda, ed entrambe sono molto valide:

  • Potrebbe essere un qualsiasi edificio italico del ‘300/’400
  • Potrebbe essere una riproduzione del Duomo di Ferrara, il cui campanile è stato realizzato dal leggendario architetto Leon Battista Alberti

Cosa c’entra Leon Battista Alberti ora?

Dà un’occhiata all’immagine qui sotto.

Flagellazione Cristo Piero della Francesca confronto edificio campanile duomo Ferrara analisi

Edificio trecentesco (sinistra) campanile del duomo di Ferrara (destra)

Secondo te si assomigliano?

Ma c’è un altro particolare di cui ti voglio parlare.

Guarda dietro alla testa del ragazzo scalzo sul lato destro dell’opera.

Flagellazione Cristo Piero della Francesca particolare albero lauro analisi

Particolare dell’albero

L’hai vista la chioma di quell’albero?

È un albero di lauro, ed il fatto che si trovi nascosto in questa struttura, vuol dire che lì dietro potrebbe esserci un piccolo giardino recintato.

C’è qualcosa da dire a proposito dei colori usati da Piero?

In realtà si.

Il pittore ha usato dei toni precisi e forti, ma il passare del tempo ha soltanto peggiorato le cose, rendendoli molto più chiari e rovinati.

Ma dopo aver visto i personaggi, i luoghi ed i colori, non hai notato niente di strano?

Guarda le espressioni dei protagonisti.

Flagellazione Cristo Piero della Francesca particolare espressioni protagonisti analisi

Particolare dell’espressione dei protagonisti

Non trovi che siano un po’ troppo tranquilli?

Assistere ad una scena così violenta non è una cosa da tutti i giorni, e nonostante ciò, non provano alcuna emozione.

E lo stesso discorso vale anche per il trio di personaggi a destra, i quali ignorano completamente la sofferenza di Cristo e continuano a farsi gli affari propri.

Una scena di indifferenza simile mi ricorda molto quella del San Sebastiano di Dresda di Antonello da Messina. In quel caso i passanti ignoravano completamente la sofferenza del protagonista in primo piano.

ILLUMINAZIONE

La luce in questa scena è importantissima, quindi, fa attenzione a ciò che sto per dirti.

Prima ti ho spiegato che la tavola è divisa in 2 parti: a sinistra c’è chi flagella Cristo e a destra ci sono quelli che chiacchierano tra loro.

Flagellazione Cristo Piero della Francesca divisione scene analisi

Divisione delle scene

La luce che colpisce il terzetto di destra proviene da sinistra ed illumina tutta la scena eccetto l’edificio in cui c’è Gesù con gli aguzzini.

La storia cambia se parliamo di questo piccolo spazio chiuso: qui ci sono più fonti di luce.

Cosa significa?

Te lo spiego subito.

La “stanza” è illuminata soprattutto grazie alle grandi aperture frontali dell’edificio, ma poi c’è un’altra fonte di luce che va da destra a sinistra nella parte centrale (coinvolgendo Cristo, la colonna a cui è bloccato, la statua dorata, l’imperatore, i gradini del trono ed il primo portale).

La terza fonte di luce, infine, proviene da Cristo stesso.

Flagellazione Cristo Piero della Francesca particolare Cristo analisi

Particolare di Cristo

Cioè?

È come se emanasse un forte bagliore che illumina ancora di più l’ambiente circostante, lasciando in ombra i suoi aggressori e l’uomo sul trono.

Ma fa attenzione: l’imperatore sul trono è totalmente differente da quelli che stanno frustando Gesù

E la differenza si intuisce soprattutto per via dei suoi vestiti e dal fatto che sia così distante da loro.

PERSONAGGI

Voglio svelarti tutto a proposito dei protagonisti di questa tavola di Piero della Francesca.

Guarda i 3 uomini che parlano in primo piano a destra.

Particolare protagonisti destra Flagellazione Cristo Piero della Francesca

Particolare dei protagonisti di destra

Ti ho parlato a lungo di loro, ma non ti ho detto chi sono.

A questo proposito, gli studiosi hanno cercato in tutti i modi di scoprire la loro identità: hanno analizzato i loro lineamenti, cercato corrispondenze nei vestiti e studiato con attenzione ogni genere di dettaglio (come i piedi scalzi del ragazzo al centro del trio).

Questo ragazzo biondo, per molti, potrebbe appartenere alla famosa famiglia da Montefeltro, e gli altri 2 diventerebbero – di conseguenza – i loro alleati politici.

Chi sono di preciso?
Il ragazzo scalzo potrebbe essere Oddantonio Montefeltro, fratellastro del più famoso Federico da Montefeltro.

E cos’ha di speciale?

Te lo spiego subito.

Oddantonio è caduto vittima di una congiura nel 1444, ed è morto all’età di 17 anni.

Dà un’occhiata ai suoi movimenti.

Non trovi che la sua posizione assomigli molto a quella di Cristo sul lato sinistro della scena?

Flagellazione Cristo Piero della Francesca confronto Cristo Oddantonio Montefeltro posizione analisi

Confronto tra i movimenti di Cristo ed Oddantonio Montefeltro

In effetti, qualche somiglianza c’è.

E con questo?

La loro somiglianza non farebbe altro che mettere in risalto il ruolo di vittima di Oddantonio.

Se così fosse, chi sarebbero i 2 uomini che lo affiancano?

Proseguendo con questa identificazione, ci sono ulteriori ipotesi a proposito dell’identità dei 2 uomini.

Potrebbero essere:

  • Federico da Montefeltro (a destra) e suo figlio Guidobaldo da Montefeltro (sinistra)
  • Manfredo del Pio da Cesena e Tommaso di Guido dell’Agnello, 2 consiglieri che hanno causato l’assassinio del giovane Oddantonio per via della loro pessima politica
  • I contabili delle famiglie Serafini e Ricciarelli, responsabili della morte del giovane Montefeltro
  • Guidantonio da Montefeltro (destra), cioè il padre di Federico ed Oddantonio da Montefeltro; l’uomo a sinistra, invece, potrebbe essere Giovanni VIII Paleologo, oppure un suo messaggero dell’impero bizantino

Ma c’è dell’altro.

Scartiamo – per un momento – la storia dei Montefeltro, l’impero bizantino e tutto il resto e pensiamo a questo lavoro di Piero come una semplice rappresentazione religiosa.

Cosa cambia?

In questo modo i 3 uomini potrebbero essere riconosciuti come dei sacerdoti, i quali non hanno avuto la forza di controbattere alla decisione di Ponzio Pilato a proposito della condanna di Cristo.

Non volendo essere riconosciuti come responsabili di questa terribile vicenda e non volendo avere il sangue di Gesù sulle loro mani, decidono di tenersi a distanza dal luogo di tortura.

Ma ci sono un sacco di altre interpretazioni di questa misteriosa tavola di Piero della Francesca.

Eccotene un altro paio:

  • Il giovane biondo e scalzo potrebbe simboleggiare la parte complementare di Cristo, ovvero lo Spirito Santo; potrebbe anche trattarsi di un angelo (i quali di solito venivano rappresentati biondi e con occhi chiari), che si trova al centro tra la Chiesa latina (rappresentata dall’uomo di destra) e quella ortodossa (simboleggiata dall’uomo con abiti esotici a sinistra)
  • Il terzetto potrebbe simboleggiare anche l’ebraismo, il paganesimo ed il neoplatonismo, 3 scuole di pensiero differenti

COMPOSIZIONE

La matematica riveste un ruolo fondamentale nel lavoro di Piero della Francesca.

Cioè?

Ora ti faccio capire.

I personaggi, l’ambiente ed ogni singolo dettaglio è stato studiato con grande attenzione.

Vuoi una prova?

Per far si che le 2 parti del dipinto fossero perfettamente proporzionate, Piero si è servito della legge della sezione aurea (è la parte di una linea divisa in 2 parti diverse e la sua lunghezza ha una proporzione matematica particolare alla parte di linea restante), molto evidente sia in primo piano sia nel luogo della tortura.

Poi c’è anche la linea di fuga della trave che copre il luogo della flagellazione di Cristo. Se proviamo a prolungarla accade una cosa molto interessante.

Hai notato come “tagli” perfettamente la testa di Cristo e si evidenzi nuovamente nella fuga della fascia del pavimento che sotto i piedi del ragazzo a sinistra?

C’è dell’altro.

La linea di fuga del cornicione del palazzo color rossa “taglia” la testa del giovane biondo e tracciandola, finisce parallela alla gamba dell’aguzzino che sta alla destra di Cristo.

Ma perché tutta questa attenzione per la matematica?

Devi sapere che Piero era affascinato dalla filosofia platonica e cercava di inserire i valori questa scuola di pensiero nelle sue opere.

Voglio dirti un’altra cosa.

Alcuni studiosi hanno voluto riproporre, come se disegnassero una pianta, il pavimento della scena e con un paio di calcoli inerenti alla possibile distanza dello spettatore, è saltato fuori che quel misterioso uomo orientale ritratto di spalle e che assiste alla flagellazione di Cristo, combacia perfettamente ad un quarto possibile interlocutore al terzetto che sta a destra.

Flagellazione Cristo Piero della Francesca aggiunta uomo turbante grigio analisi

Ipotesi dell’aggiunta dell’uomo con il turbante al terzetto di destra

Non trovi che sia straordinario?

Sono dettagli che non si individuano facilmente, soprattutto se guardi il quadro velocemente e con poca attenzione.

Sapevi che sia il gruppo dei protagonisti di destra che quelli di sinistra sono appoggiati su quadrati del pavimento delle stesse identiche dimensioni?

In questo modo la composizione risulta bilanciata e geometricamente perfetta.

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Lezione di danza di Edgar Degas: una moderna fotografia delle ballerine

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Voglio farti conoscere un quadro impressionista un po’ particolare ed è conosciuto in tutto il mondo. Devi sapere che i pittori legati a questo importante gruppo sono passati alla storia per la loro costante ricerca dell’immediatezza e per la scelta (nella gran parte dei casi) di scorci naturali per le loro opere. La tela che sto per farti conoscere oggi è molto interessante, soprattutto perché la natura non c’entra nulla e le protagoniste indiscusse sono delle ballerine. L’autore di questo capolavoro è Edgar Degas ed è intitolato la lezione di danza.

Voglio dirti un sacco di cose a proposito di questo capolavoro francese, e per fartele conoscere tutte ho deciso di scrivere questo articolo. Quando lo avrai finito di leggere, ti assicuro che:

  • Conoscerai le ragioni che rendono la classe di danza Degas uno dei più grandi capolavori di questo pittore
  • Capirai cos’ha di speciale questa tela e perché è così diversa da tanti altri quadri impressionisti
  • Scoprirai perché il lavoro di Degas può essere considerata una moderna fotografia

E molto altro ancora.

Sei pronto per conoscere per bene questo lavoro? Cominciamo!

Edgar Degas classe di danza analisi

Edgar Degas “La classe di danza”

Data di realizzazione: 1873-1875

Dimensioni: 85×75 cm

Dove si trova: Musée d’Orsay, Parigi

STORIA

Prima che ti racconti la storia di questa tela di Degas, devo chiarire una cosa.

Il titolo ufficiale del quadro è la lezione di danza, ma molti studiosi e critici la chiamano anche la classe di danza.

Quindi, se all’interno di questo articolo leggerai entrambi i nomi, sappi che sto parlando sempre della stessa tela.

Detto questo, cominciamo pure con la storia del quadro.

Devi sapere che la realizzazione di questa tela costituisce una tappa molto importante nella carriera del pittore Edgar Degas.

Lui ha sempre amato e studiato il mondo parigino ed i suoi protagonisti, e la classe di danza Degas è uno dei suoi esperimenti migliori, poiché riguarda uno dei temi che si porterà dietro per tutta la vita: le ballerine.

Perché? Cos’hanno di tanto speciale?

C’è un motivo per questa passione: Degas ha sempre amato il corpo umano ed i suoi movimenti.

Ama scoprire come questo cambia quando viene a sottoposto a degli sforzi durante un allenamento o un particolare esercizio.

Le ballerine, quindi, sono le “cavie” ideali per il suo lavoro.

Ma Degas non è come i suoi colleghi: lui ama essere preciso e studiare le sue opere nei minimi dettagli.

Per fare un lavoro di qualità come questo, impiega ben 3 anni e di volta in volta corregge o elimina tutti i dettagli che non lo convincono.

È il 1875 quando la lezione di ballo Degas vede la luce e diventa uno dei suoi più grandi capolavori.

Come faccio a sapere che ha speso tempo ed energie dietro questa tela?

Lo so perché – oltre all’opera finita – sono giunti a noi anche un sacco di bozzetti e schizzi preparatori sui personaggi appartenenti a questa composizione.

Studio ballerina gratta schiena classe danza Degas analisi

Studio per la ballerina sul pianoforte

E sulla storia della scuola di danza Degas? C’è qualcos’altro da sapere?

Ad essere sincero, no.

Oggi la tela si trova al Musée d’Orsay, ma prima di arrivare qui, la tela è passata nelle mani di un sacco di collezionisti.

Qui sotto ho riassunto brevemente tutta la storia di questi passaggi:

  • Nel 1876, è Degas stesso a consegnare il suo capolavoro al collezionista W. Deschamps, a Londra
  • Sempre nel 1876, la tela si trova nella collezione del capitano Henri Hill, a Brighton, dove rimarrà fino al 1889.
  • Il quadro viene messo all’asta e finisce a Parigi, all’interno della collezione di Michel Manzi fino al 1911
  • Infine, il lavoro di Degas viene lasciato in eredità al Musée du Louvre da parte del conte Isaac de Camondo
  • Soltanto nel 1986, il quadro di Degas la classe di danza arriva al Musée d’Orsay

DESCRIZIONE

Guarda con attenzione il capolavoro di Degas classe di danza.

Edgar Degas classe di danza analisi

Edgar Degas “La classe di danza”

All’inizio di questo articolo ti ho fatto una piccola, ma importante anticipazione.

Degas era un pittore impressionista.

Ma non fraintendermi, lui non è come tutti i suoi colleghi Monet, Renoir, Sisley, Pissarro e gli altri.

Perché?

Diciamo che Degas non era il tipo che si metteva in mezzo ad una campagna francese e cominciava a dipingere tutto quello che gli proponeva la natura (tutto il contrario accade invece con l’opera di Monet Impressione sole nascente).

Impressione levar del sole monet analisi

“Impressione, levar del sole” Claude Monet

Edgar amava la città di Parigi e le storie dei suoi cittadini.

Basta guardare l’assenzio, un altro suo capolavoro per capire di cosa sto parlando.

L'Assenzio Edgar Degas analisi descrizione

“L’assenzio” Edgar Degas

Ma c’è dell’altro.

Gli impressionisti accettavano tutto quello che la natura gli proponeva ed inserivano le modifiche necessarie soltanto all’interno dell’atelier, cercando di preservare sempre la massima naturalezza sulla tela.

Degas no.

Il suo modo di fare arte è tutto tranne che spontaneo, e la tela di Degas lezione di danza ne è la prova.

Prima di giungere a questo splendido risultato, Degas lavora fino allo sfinimento nel tentativo di realizzare con la massima cura tutte le protagoniste di questa scena.

Sacrifica la spontaneità tipicamente impressionista per mettere in evidenza i dettagli ed i minimi particolari di questa composizione.

Lo so che guardando rapidamente queste ballerine di Degas potrebbe sembrare tutto il contrario di quello che ti ho detto, ma fidati, non è così.

Tutto quello che vedi qui è stato pianificato alla perfezione al fine di ottenere un risultato senza precedenti.

Sai dove ci troviamo di preciso?

Siamo all’interno di una scuola di danza.

Ad essere precisi, questo è l’interno dell’Opéra di Parigi, in rue Le Peletier.

Sai perché Degas sceglie proprio questa scuola?

Il motivo è semplice.

Edgar era amico del direttore di orchestra, ed infatti, grazie a quest’ultimo, ha avuto la possibilità di assistere alle prove delle ballerine.

Portandosi dietro tutto quello di cui aveva bisogno, poteva dipingere la scena che aveva in mente senza essere disturbato.

Le danzatrici sono le protagoniste indiscusse della composizione, ma sono sicuro che ti sarai accorto della presenza di quell’uomo anziano.

particolare coreografo Jules Perrot Classe di danza Edgar Degas analisi

Particolare dell’uomo anziano

Chi è?

Lui è il famoso coreografo francese Jules Perrot, al tempo una vera e propria leggenda.

Degas lo ritrae mentre guarda una ballerina e si appoggia ad una grande bacchetta.

In quale parte della lezione ci troviamo? Le ragazze si stanno riscaldando o si stanno riposando dopo aver finito l’allenamento?

Per capirlo, devi soltanto guardare la ragazza in alto a sinistra che si sta grattando la schiena o anche quella con l’espressione stralunata alle spalle di Perrot.

Particolare ballerine stanche classe danza Edgar Degas analisi

Particolare delle ballerine stanche

Le ballerine di Degas sono stanchissime.

Hanno lavorato duramente seguendo tutte le istruzioni del loro maestro ed ora non hanno più le forze.

Cosa sta facendo Jules Perrot?

Sta guardando una sua allieva che sta dritta davanti a lui.

La ragazza sta eseguendo una posizione con i piedi incrociati, pronta a seguire i suggerimenti del suo maestro.

Particolare sguardo maestro Jules Perrot ballerina classe danza Edgar Degas analisi

Particolare dello sguardo tra maestro e ballerina

Perrot la sta mettendo alla prova per vedere se la sua allieva ha capito tutto quello che deve fare.

Tutte le altre ragazze che stanno intorno al maestro e la ballerina, approfittano del momento di pausa per riposare.

Ma hai notato come sono disposte le altre ballerine Degas?

Sono in semicerchio tutte attorno a Perrot e l’allieva che sta svolgendo l’esercizio.

Ora voglio farti vedere da vicino altri personaggi.

Ad esempio c’è la ballerina di spalle in primo piano con il fiocco rosso tra i capelli.

Particolare ballerina primo piano spalle ventaglio fiocco rosso classe danza Edgar Degas analisi

Particolare della ballerina in primo piano con il fiocco rosso tra i capelli

Degas cerca di catturare sulla tela i suoi personaggi nel modo più naturale possibile: questa ragazza, ad esempio, si sta rinfrescando con un ventaglio.

Poi c’è quel piccolo cane.

Lo hai visto?

Particolare cane piedi ballerina classe danza Edgar Degas analisi

Particolare del cane

Eccolo lì, anche lui è presente nelle lezioni di danza Degas, accanto ad un piede di questa ragazza con il ventaglio.

Ha il pelo scuro ed è abbastanza difficile da distinguere dal grande pavimento in legno, ma con un po’ di attenzione, lo puoi riconoscere.

Un’altra protagonista interessante è la ragazza che sta seduta sul pianoforte, a sinistra della ragazza con il fiocco rosso.

Particolare ragazza ballerina gratta schiena classe di danza Edgar Degas analisi

Particolare della ragazza sul pianoforte

Te l’ho mostrata rapidamente prima, ed ora voglio fartela conoscere meglio.

Guarda la sua espressione.

Particolare espressione smorfia ballerina schiena pianoforte classe danza Edgar Degas analisi

Particolare della smorfia di una ballerina

Degas ritrae la giovane ballerina mentre sta facendo una smorfia.

Diversamente dai seri protagonisti di molte altre opere d’arte, sono questi dettagli a rendere i quadri di Degas dei veri e propri spaccati di vita quotidiana.

Poi ci sono un sacco di altri personaggi interessanti nel lavoro di Degas lezione di ballo.

Tutte le ballerine sono stanche e cercano di riposarsi senza farsi richiamare dal vecchio maestro.

C’è chi si aggiusta i capelli, chi il costume, chi l’orecchino, chi il nastro e poi c’è chi ride e chiacchiera.

Particolare ballerine orecchino vestito collare chiacchiera classe danza Degas analisi

Particolare delle ballerine che riposano

Per fartela breve, la tela di Degas la lezione di ballo è una rappresentazione fedele della realtà.

Ma c’è dell’altro che devi sapere.

Faciamo un passo indietro: Degas è un pittore impressionista ma totalmente diverso dai suoi colleghi.

E sai il perché?

Oltre alla rappresentazione di temi differenti, gli altri pittori impressionisti si servono del reticolo prospettico per realizzare delle opere squadrate, eleganti e soprattutto reali.

La tela  di Degas scuola di danza non presenta assolutamente questa caratteristica.

Ora ti mostro la differenza.

Con un po’ di attenzione puoi vedere che le figure in primo piano sono molto grandi e le altre tendono a rimpicciolirsi man mano che la distanza aumenta.

E le particolarità non finiscono qui.

Il punto di fuga (ovvero il punto dove le linee parallele dell’opera convergono) non si trova all’interno della scena, ma si trovano fuori dal quadro!

Proprio così. Il punto di fuga si trova sul lato destro, abbastanza distante dalle spalle del maestro.

Prospettiva linee di fuga punto di fuga classe di danza Edgar Degas analisi

Dettaglio delle linee prospettiche e del punto di fuga

Guardando l’opera non hai avuto la sensazione che il tuo sguardo venisse trascinato verso destra come se ci fosse una specie di calamita?

A rendere ancora più verosimile questa attrazione è un piccolo dettaglio abbastanza difficile da notare se è la prima volta che stai guardando il lavoro di Degas le ballerine.

Sto parlando del pavimento: il parquet.

Cosa c’entra?

Particolare parquet pavimento classe danza Degas analisi

Particolare del parquet

Guardalo più da vicino.

Le assi di legno sono indirizzati verso destra (senza contare che il pavimento in quest’opera occupa uno spazio notevole).

Particolare assi direzioni parquet pavimento classe danza Degas analisi

Particolare della direzioni delle assi di legno

Dare così tanta importanza al pavimento non è una scelta legata soltanto alla prospettiva, ma c’è anche un altro motivo.

Il parquet è essenziale per le danzatrici, ed infatti quando viene lucidato permette alle atlete di avere più equilibrio e fare meglio gli esercizi.

Voglio dirti un’altra cosa a proposito dei colori.

E qui si vede ancora una volta come Degas sia differente dai suoi colleghi impressionisti.

Pensaci un momento: hai mai visto in un tradizionale quadro impressionista la presenza del colore bianco o nero?

La risposta è no.

E sai perché?

Loro le reputavano dei non-colori.

Ma a Degas tutto questo non importa ed in questo lavoro si serve molto di questi 2 toni.

Sai dove si vede?

La stoffa dei tutù delle ballerine è bianca, mentre i nastri al loro collo sono neri.

Particolare ballerina primo piano spalle ventaglio fiocco rosso classe danza Edgar Degas analisi

Particolare della ballerina in primo piano con il fiocco rosso tra i capelli

Ma questi non sono gli unici colori: c’è il marrone chiaro per il parquet, il verde per le pareti ed altre tonalità molto accese (pensa al fiocco rosso della ragazza in primo piano).

Voglio dirti un’ultima cosa a proposito di questo lavoro che viene considerato uno dei quadri ballerine più famosi di tutti i tempi.

Voglio parlarti della luce.

Gran parte della luminosità in questa scena arriva dalla finestra che sta in fondo a sinistra, ma poi c’è un’altra fonte sul lato destro alle spalle del maestro, fuori dalla tela.

Particolare fonti di luci classe danza Edgar Degas analisi

Particolare delle fonti di luce

Tutti gli artifici di cui Degas si è servito, i colori, la collocazione del punto di fuga all’esterno della tela, sono tutti dettagli che rendono questo lavoro molto movimentato, come una moderna fotografia.

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Il mulino di Flatford di John Constable: una gigantesca fotografia della natura

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Voglio farti scoprire un quadro fondamentale per la storia dell’arte inglese ed internazionale. Fin dall’800 è stato considerato un vero e proprio capolavoro ed oggi voglio spiegarti il perché di tutta questa fama. L’ideatore e creatore di questa grandissima tela è il pittore inglese John Constable, vissuto nell’800 ed autore di tanti, straordinari capolavori. Oggi voglio farti conoscere meglio la sua storia e le caratteristiche del suo stile parlandoti dell’opera intitolata il mulino di Flatford.

Ci sono un sacco di cose che devi sapere a proposito di questa tela e così ho deciso di scrivere questo articolo per fartene conoscere ogni singolo particolare. Quando avrai finito di leggere questo mio testo, ti assicuro che:

  • Conoscerai l’intera storia del lavoro di John Constable il mulino di Flatford
  • Capirai cos’ha di tanto speciale questa tela paesaggistica e cosa la differenzia dalle opere di molti altri artisti contemporanei di Constable
  • Scoprirai gli straordinari dettagli nascosti in questa grandissima tela

E molto altro ancora.

Sei pronto per conoscere tutto di questo capolavoro della storia dell’arte inglese? Cominciamo!

Mulino di Flatford John Constable analisi

“Mulino di Flatford” John Constable

Data di realizzazione: 1816

Dimensioni: 101,7 x 127 cm

Dove si trova: Tate Gallery, Londra

STORIA

Prima di tutto, devi sapere che questa è una delle tele più grandi (con protagonista un paesaggio naturale) che John Constable abbia mai dipinto nella sua carriera.

Vuoi conoscere la storia del quadro di John Constable Flatford Mill?

Ora te la racconto.

Siamo nel primo decennio dell’800.

John vive durante l’inverno a Londra e l’estate si trasferisce ad East Bergholt, la sua città natale: questo è un piccolo villaggio a nord del confine con l’Essex.

Mulino di Flatford East Bergholt mappa John Constable analisi

Mappa di East Bergholt e del mulino di Flatford

Facendo avanti ed indietro tra Londra ed East Bergholt, John ha la possibilità di poter variare continuamente i protagonisti delle proprie opere.

Ma è proprio mentre si trova nel piccolo villaggio che rincontra Maria Bicknell, una sua amica d’infanzia.

La loro amicizia tramuta in amore ed i due decidono di fidanzarsi nel 1816.

Ma la loro storia viene ripetutamente ostacolata dalla famiglia di Maria, la quale non vuole assolutamente che John diventi suo marito.

Perché no?

La famiglia Bicknell pensa che i Constable appartengano ad un ceto inferiore ed la loro reputazione sarebbe stata infangata se ci fosse stata un’unione tra le 2 “casate”.

Sai come obbligato Maria a non vedere più John?

Molto semplice.

Il nonno di Maria ha ricattato quest’ultima dicendole che le avrebbe tolto la sua parte d’eredità se avesse continuato a frequentare il Constable.

A rincarare la dose ci ha pensato anche il padre di Maria.

Quest’ultimo gli ha detto che se avesse sposato John, lei avrebbe avuto una vita infelice e molto difficile perché il futuro marito non avrebbe potuto far carriera (dato che gli mancavano i soldi).

Sembra che non ci sia speranza per i 2 giovani, ma le cose cambiano.

Tempo dopo i genitori di John muoiono e quest’ultimo riceve in eredità una porzione dell’azienda di famiglia.

Adesso ha a disposizione del denaro e finalmente John e Maria possono sposarsi.

Tutto ciò accade nel 1816.

Dopo il matrimonio, la coppia va in viaggio di nozze e si dirige verso la costa meridionale dell’Inghilterra, alla scoperta del mare di Weymouth e Brighton.

In questi luoghi John ha l’opportunità di scoprire dei paesaggi straordinari e mette a punto delle nuove tecniche di pittura con colori brillanti e vivaci.

Cosa c’entra tutto questo con il Mulino di Flatford?

Ora ti faccio capire.

Un paio d’anni prima del matrimonio con Maria, John non ha assolutamente abbandonato la propria attività, anzi, ha continuato a lavorare senza sosta all’interno del proprio studio.

Aiutandosi con fotografie, ha fatto un sacco di disegni, schizzi ed altre bozze cercando di realizzare dei bellissimi dipinti naturalistici.

È il 1816 l’ultimo anno in cui il Constable pittore dipinge i paesaggi e le vedute di East Bergholt.

Come faccio a sapere tutte queste cose?

Grazie a delle lettere scritte dallo stesso John alla sua futura moglie Maria, nelle quali la manteneva sempre aggiornata sulle sue ultime imprese (un po’ come Van Gogh con suo fratello Theo per la notte stellata).

Ecco cosa ha scritto a Maria a proposito di quest’opera:

Adesso sono nel bel mezzo del lavoro per una grande immagine che avevo visto per la prossima mostra – mi avrebbe reso tutto più facile se fossi stato più avanti nel lavoro – ma non posso farci niente – non possiamo aspettarci di avere tutti i nostri desideri realizzati”.

John in questa lettera si riferisce quasi sicuramente al mulino di Flatford; in quel periodo aveva un sacco di lavoro tra le mani e stava lavorando a molte tele contemporaneamente.

Ma c’è qualcosa in questo scorcio che lo intriga in modo particolare.

Ha talmente tanto interesse per questo paesaggio che ha deciso di ritrarlo da più angolazioni.

Cos’ha di tanto speciale quest’opera?

Devi sapere che il processo di creazione del mulino di Flatford è lo stesso usato degli esponenti dell’impressionismo.

Cioè?

In poche parole John si è armato di cavalletto, colori, tela e tutto il necessario per mettersi a dipingere all’esterno (e dal vivo) la scena che gli interessava.

Ma a differenza dei pittori impressionisti, Constable non ha dipinto tutto in un momento.

Ci sono alcuni dettagli, come il ragazzo a cavallo, gli attrezzi per il lavoro in primo piano e l’ormeggio per le barche sulla sinistra, che sono stati aggiunti in un secondo momento.

Particolare ragazzo cavallo attrezzi ragazzi barca mulino Flatford John Constable analisi

Particolare del ragazzo a cavallo, degli attrezzi a terra in primo piano e dei ragazzi all’ormeggio

Come faccio a saperlo?

Merito delle radiografie.

Su questa tela sono stati condotti un sacco di esami che hanno messo permesso di scoprire il progetto che John aveva in mente di realizzare in origine.

Infatti, al posto dei 2 ragazzi che stanno sciogliendo le funi dall’ormeggio sul lato sinistro, voleva metterci un altro cavallo.

Mulino di Flatford John constable particolare ragazzi barca analisi

Particolare dei ragazzi che sciolgono le funi

Probabilmente, durante il lavoro il pittore ha cambiato idea ed ha preferito realizzarlo così come lo vedi ora.

Proprio così.

Nel 1817, John ha esposto la tela alla Royal Academy chiamandola Scena su un fiume navigabile ed era leggermente differente da come la vedi ora.

Nel gennaio 1818, propone nuovamente il suo lavoro all’Istituto Britannico, chiamandolo però, il Mulino di Flatford.

Poi cosa è successo?

Il pittore non ha mai venduto questa tela e l’ha lasciata in eredità alla figlia Isabel.

La ragazza, nel 1888 l’ha donata a sua volta alla sorella Maria Louise ed al fratello Lionel Bicknell; loro 2, infine, hanno donato il lavoro alla Tate Gallery di Londra, dove si trova tutt’ora.

DESCRIZIONE

Guarda con attenzione questo quadro.

Mulino di Flatford John Constable analisi

“Mulino di Flatford” John Constable

Trovo questo scorcio molto rilassante.

Tu che ne pensi?

Devi sapere che questa tela costituisce uno dei primi tentativi con cui John si è confrontato con la pittura di paesaggio.

Il risultato è comunque eccezionale.

Ogni aspetto è curato nei minimi dettagli.

Constable non trascura niente: la natura è rigogliosa e realistica e lo stesso vale anche per gli uomini e gli animali presenti nella scena.

Hai dato un’occhiata al fiume che scorre nella parte sinistra dell’opera?

Questo corso d’acqua ha un ruolo fondamentale.

Prova a seguire con lo sguardo il suo percorso: percorre parte della scena fino a quel terreno che si vede in lontananza.

Mulino di Flatford John Constable particolare percorso fiume analisi

Particolare del percorso del fiume

Quella è una zona di proprietà della famiglia Constable e proprio lì c’è il famoso mulino di Flatford.

Adesso guarda il ragazzo a cavallo in primo piano.

Mulino di Flatford John Constable particolare ragazzo cavallo analisi

Particolare del ragazzo a cavallo

Cosa sta facendo?

Si sta girando e rivolge lo sguardo verso il fiume, mentre una corda è attaccata alla sella del cavallo.

Sfruttando la forza dell’animale, sta cercando di far spostare la barca che sta a sinistra per farla passare sotto la passerella che attraversa il fiume.

La passerella? E dove si trova?

In realtà questo approdo non si vede completamente, ma ti puoi rendere conto della sua presenza per via delle travi in basso a sinistra.

Mulino di Flatford John Constable particolare travi passerella analisi

Particolare delle travi

Ma adesso basta parlare dei ragazzi in primo piano e guarda a destra.

In lontananza – anche se molto piccolo – c’è un uomo che sta falciando il prato.

Mulino di Flatford John Constable particolare uomo falcia prato analisi

Particolare dell’uomo che falcia il prato

Dietro di lui c’è una serie di alberi che lo separa da un branco di animali al pascolo.

Mulino di Flatford John Constable particolare animali pascolo analisi

Particolare degli animali al pascolo

Sei pronto?

Non devi fare altro che tracciare una linea a zig-zag che assomiglia all’andamento del sentiero al centro e del fiume.

Mulino di Flatford John Constable particolare della composizione zig-zag analisi

Particolare della composizione zig-zag

Costeggiando il loro movimento ritroverai tutti i dettagli di cui ti ho appena parlato.

C’è una cosa che devi sapere a proposito dei colori che John ha usato per questa scena.

Al fine di rendere la scena estremamente realistica, il pittore ha usato il colore locale.

Cosa sarebbe?

È una tecnica con cui ha reso ogni particolare della scena con i colori che mostrano quando sono colpiti dalla luce naturale.

Utilizzare questo stratagemma per un’opera così grande ha richiesto molti sforzi.

Voglio dirti un’ultima cosa molto importante.

Dà un’occhiata alle nuvole.

Mulino di Flatford John Constable particolare nuvole analisi

Particolare delle nuvole

John le ha rese in modo realistico ed ognuna è diversa dall’altra.

L’attenzione che mostra per il cielo è straordinaria ed evidenzia la grande cura che John Constable ha per i dettagli della natura che ha sempre considerato mutevole ed importante.

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Il bagno turco di Jean-Auguste-Dominique Ingres: l’avvolgente sensualità orientale

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Voglio farti conoscere un quadro scandaloso, ma che diversamente da molti altri, non ha destato scalpore tra il pubblico. È una tela che appartiene al mondo dell’arte francese, negli anni in cui gli artisti hanno fatto molto parlare di sé per delle opere controverse (pensa all’Olympia di Manet) e quella di oggi è un caso molto particolare. L’artista che l’ha dipinta è Jean-Auguste-Dominique Ingres ed oggi voglio fartelo conoscere meglio parlandoti del Bagno turco dipinto.

Ci sono un sacco di cose che voglio dirti a proposito di questo lavoro, così ho deciso di scrivere un articolo in proposito. Quando avrai finito di leggerlo, ti assicuro che:

  • Capirai in che periodo della propria vita Ingres dipinse il bagno turco e perché è importante
  • Scoprirai il motivo per cui davanti a questa tela “oscena”, pubblico e critica non abbiano detto nulla
  • Conoscerai i dettagli e gli straordinari particolari di questa composizione ed i legami che ha con altre opere di Ingres

E tanto altro ancora.

Sei pronto per scoprire tutti i segreti di questo capolavoro? Cominciamo!

Il bagno turco Ingres

“Il bagno turco” Jean-Auguste-Dominique Ingres

Data di realizzazione: 1862

Dimensioni: 108×108 cm

Dove si trova: Musée du Louvre, Parigi

STORIA

Per nostra fortuna, ci sono giunte un sacco di informazioni e fonti che ci hanno permesso di ricostruire tutta la storia del Bagno turco di Ingres.

Tutto comincia nel 1862.

Perché proprio in quell’anno?

È lo stesso Ingres che ce lo dice firmando la tela e datandola (la scritta si trova a sinistra del tappeto rosso in basso a sinistra).

Bagno turco Ingres particolare firma autore data analisi

Particolare della firma e della data

Fin da ora devi sapere una cosa molto importante: nel 1862 Ingres aveva ben 82 anni!

Pur essendo molto anziano non ha smesso di essere un pittore.

Servendosi di tutte le proprie energie ha realizzato questo straordinario lavoro.

Un anno dopo decide di trasformare il Bagno turco quadro, dandole una forma circolare e non una quadrata o rettangolare come qualsiasi altro quadro.

Come faccio a sapere ciò?

Merito delle fotografie.

Ci sono giunte delle importanti istantanee che ritraggono la tela di Ingres prima di essere resa circolare.

A questo punto potresti – giustamente – chiedermi: ma ad 82 anni come gli è venuto in mente di dipingere un quadro pieno di donne nude?

Grazie a Lady Mary Wortley Montagu.

E chi sarebbe?

Mary è una scrittrice vissuta a cavallo tra ‘600 e ‘700, ed è diventata famosa per via delle sue lettere che ha scritto durante un viaggio in Oriente in compagnia di suo marito Edward Wortley Montagu.

Cos’hanno di tanto speciale queste lettere?

In questi importanti testi, Mary racconta con grande minuziosità gli usi, i costumi e gli ambienti tradizionali del mondo turco.

Sicuramente anche Ingres ha letto queste famose lettere.

C’è ne è una dell’aprile 1717 – in particolare – dove l’autrice descrive un’harem turco in cui aveva visto più di 200 donne nude insieme.

La descrizione delle donne al bagno turco di Lady Mary assomigliano molto a quelle ritratte da Ingres.

Ma queste avvenenti protagoniste ricordano anche le donne che lo stesso Ingres ha ritratto in altre sue opere, come la Grande Odalisca e la bagnante di Valpinçon.

Più tardi ti mostrerò con precisione dove sono queste somiglianze.

Guardando quest’opera, potresti farmi la seguente domanda.

Perché nessuno ha criticato quest’opera nonostante l’evidentissima nudità delle protagoniste?

La risposta è molto semplice: il quadro di Ingres è sempre rimasto all’interno di collezioni private e soltanto negli ultimi anni è arrivato al Louvre.

Vuoi qualche altro dettaglio sulla storia della tela?

Ti accontento subito.

Il committente del Bagno turco Ingres è stato il famoso Napoleone III, il quale, nel momento in cui l’opera è stata completata, l’ha presa e l’ha portata all’interno della propria dimora.

Ma il quadro non è rimasto a lungo a casa del cliente.

Pochissimi giorni dopo il quadro ritorna tra le mani di Ingres perché la moglie di Napoleone III lo trovava “inadatto” (sicuramente a causa del nudo integrale delle protagoniste).

Nel 1865, però il diplomatico turco Khalil Bey rimane ammaliato dalla bellezza dell’opera del pittore francese e decide di acquistarla per inserirla nella propria collezione di dipinti erotici.

C’è altro che devi sapere riguardo il bagno turco Ingres.

Khalil non è stato l’unico ad apprezzare questa controversa tela di Ingres; altri pittori sono rimasti stupiti davanti al talento ed alla attenzione per i dettagli da parte del pittore francese.

Per farti capire, ti faccio giusto un nome: Edgar Degas.

Pensa che il celebre pittore della Scuola di danza voleva assolutamente che l’opera di Ingres venisse mostrata al pubblico durante l’Esposizione Universale di quegli anni.

La richiesta avanzata da Degas ha diviso la critica, facendo emergere anche diversi commenti negativi riguardo la tela di Ingres.

Ma i problemi non sono stati soltanto i critici, ma anche i musei.

Cosa significa?

All’inizio del 20° secolo i proprietari di quest’opera si erano generosamente offerti di cederla al Louvre, ma il consiglio che gestiva quest’ultimo ha rifiutato il dono per ben 2 volte.

Nel 1911, infine, quando il quadro è giunto tra le opere di Monaco, il consiglio del Louvre ha rivalutato l’offerta ed ha deciso di includere la tela nelle proprie collezioni.

DESCRIZIONE

Guarda con attenzione l’opera.

Il bagno turco Ingres

“Il bagno turco” Jean-Auguste-Dominique Ingres

Per prima cosa, voglio parlarti della sua forma: è una tela rotonda.

Ma non pensare che sia un caso unico nella storia dell’arte: in passato ci sono state un sacco di opere dipinte su delle tele rotonde.

Per esempio, dà un’occhiata al Tondo Doni di Michelangelo e la Madonna della Seggiola di Raffaello.

Tondo Doni Michelangelo Madonna Seggiola Raffaello analisi

“Tondo Doni” Michelangelo (sinistra) e “Madonna della Seggiola” Raffaello

Sono due opere che hanno scritto la storia nel ‘500 e la loro particolare forma non ha fatto altro che renderle ancora più popolari.

Ma torniamo all’opera di Ingres.

Tutte le protagoniste che occupano la scena sono completamente nude: la loro pelle è chiara e soffice.

Bagno turco Ingres particolare donna pelle chiara analisi

Particolare di una donna in primo piano

L’artista riesce a rendere – con grande abilità – la delicatezza e la sensualità delle donne, servendosi di colori chiari in netto contrasto con l’oscurità che domina l’intera opera.

Ora guarda con attenzione la donna qui sotto.

Bagno turco Ingres particolare donna sinuosa analisi

Particolare di una donna sinuosa

Non trovi che sia molto sinuosa ed ondeggiante?

In effetti Ingres esagera un pochino con questo effetto, dando la sensazione che le donne dell’opera siano addirittura prive di una struttura scheletrica.

Ma c’è dell’altro che voglio mostrarti.

Utilizzare una tela rotonda come base è abbastanza inconsueto e strutturare una scena in uno spazio del genere è molto difficile.

L’esperienza e l’abilità del pittore sono state fondamentali per risolvere questo problema, poiché tutte le donne sono disposte con armonia in modo tale da rendere erotica e sensuale l’atmosfera di tutta l’opera.

Hai notato che ci sono diversi oggetti sparsi nella scena?

Ci sono delle boccette di profumo, alcuni vasi in secondo piano, l’acqua che scorre, frutta e gioielli qua e là.

Bagno turco Ingres particolare donne gioielli tavolino frutta profumi analisi

Particolare dei gioielli (sopra) e del tavolino con frutta e profumi (sotto)

Questi piccoli dettagli, combinati con una scelta attenta di colori (un bianco avorio, uno più chiaro, diverse tonalità di grigio chiaro e svariati marroni) hanno contribuito a ricostruire – con grande efficacia – la tipica atmosfera orientaleggiante dei bagni turchi.

Voglio svelarti una piccola curiosità a proposito di Ingres.

Aveva un grande senso dell’umorismo.

Proprio così.

Ricordi che prima, mentre ti raccontavo la storia di quest’opera, ti accennavo al fatto che nel 1862 aveva più di 80 anni?

C’è un’iscrizione su quest’opera che recita “AETATIS LXXXII” che vuol dire “All’età di 82 anni”. 

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Particolare della firma e della data

Questa breve frase è una presa in giro, come a dire che ad un’età così avanzata, Ingres si è messo a dipingere delle opere erotiche e non con dei soggetti più seri ed impegnati.

C’è anche un’altra prova che testimonia lo spirito divertente di Ingres; si dice che ai suoi amici ripeteva continuamente di non sentirsi assolutamente vecchio, ma – al contrario – aveva tutto “il fuoco di un’uomo di 30 anni”.

Ma torniamo un momento sull’opera.

Voglio farti una domanda.

Per realizzare quest’opera, pensi che tutte le donne che vedi abbiano posato per Ingres?

La risposta è no, ma devo darti delle spiegazioni.

Tutte queste donne non hanno assolutamente posato dal vivo per la realizzazione di quest’opera, ma Ingres ha scavato tra i suoi quadri ed ha riutilizzato le pose e le figure delle protagoniste dei suoi vecchi capolavori, aggiornandole ed adattandole a questo nuovo contesto.

Voglio farti capire con precisione dove sono tutte queste somiglianze.

Ci sono alcune bagnanti e la famosa odalisca di Ingres che sono state reintrodotte in questa scena, ma con degli atteggiamenti un po’ diversi.

C’è anche una variante della Bagnante di Valpinçon al centro della composizione, diversa dall’originale anche perché qui ha tra le mani un mandolino.

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Particolare della donna con il mandolino (sinistra) “Bagnante di Valpinçon” (destra)

La vedi quella donna che sta in secondo piano con un braccio steso e che regge una coppa di caffè?

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Particolare della donna con la tazza di caffè

Quella è una rievocazione della sorella che nel 1856 ha posato per il ritratto di Marie-Clotilde-Inès Moitessier.

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Confronto tra la donna con la tazza di caffè e la sorella di Ingres nel “Ritratto di Marie-Clotilde-Inès Moitessier”.

Ma ci sono anche altre somiglianze.

Dà un’occhiata al volto della donna con le braccia alzate in primo piano sulla destra.

Questa assomiglia molto alla moglie di Ingres, Delphine Ramel.

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Confronto tra la donna in primo piano (sinistra) e la moglie del pittore nel “Ritratto di Delphine Ramel”.

Oltre a tutti questi “copia ed incolla”, però, ci sono anche dei piccoli errori.

Ritorna a guardare l’ultima donna che ti ho descritto, quella con le braccia alzate.

C’è qualcosa che non va: la sua spalla destra è abbassata, mentre il braccio è alzato.

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Particolare della spalla abbassata ed il braccio alzato

È una cosa – anatomicamente – impossibile.

Ma non è una novità.

In effetti, non è la prima volta che Ingres “gioca” con il corpo umano e lo rimodella a suo piacimento.

Che significa?

Guarda un attimo l’altra sua opera: la Grande Odalisca.

La grande odalisca Ingres analisi

“La grande odalisca” Ingres

Non trovi che la sua schiena sia un po’ troppo lunga?

Ingres ha aggiunto 3 vertebre alla schiena della donna, rendendola molto più allungata rispetto alla realtà.

Particolare vertebre aggiunte Odalisca Ingres bagno turco analisi

Particolare delle vertebre aggiunte della Grande Odalisca

Per quanto riguarda le protagoniste più in lontananza del Bagno Turco, non c’è molto da dire, se non che sono disposte in posizioni contrapposte nelle zone meno illuminate dell’opera.

Tutto sommato, l’opera di Ingres è veramente straordinaria.

Per dar vita a questa scena il pittore francese coglie a piene mani dai capolavori di altri artisti del passato e suoi contemporanei.

In particolare si ispira ai colleghi del Neoclassicismo e del Manierismo.

Sai dove si nota molto tutto ciò?

Nelle protagoniste e nell’atmosfera dell’opera.

In un primo momento, potrebbe sembrarti che tutte le donne, con i loro movimenti sinuosi, si stiano abbandonando all’avvolgente oscurità del luogo circostante, ma in realtà, tutti i loro movimenti e la composizione generale è studiata alla perfezione (proprio come farebbe un’artista neoclassico).

Voglio dirti una cosa a proposito dei colori.

I toni che Ingres sceglie per il Bagno turco servono ad eliminare la “freddezza” della scena, mettendo invece in risalto ogni singola protagonista e la loro sensualità e dimostrando la grande abilità pittorica di Ingres, il quale sfida la prospettiva tradizionale dando vita a questa scena immaginaria.

INFLUENZA

Ingres non si è inventato niente di nuovo.

Che vuol dire?

Per realizzare quest’opera, Ingres si è largamente ispirato al mondo e alle tradizioni orientali.

Perché ha scelto questo scenario e non un’altro?

Semplice.

Ingres vive in un periodo in cui il mito di Napoleone è molto apprezzato e la sua fama di conquistatore l’ha reso una leggenda.

Nel corso delle sue molteplici campagne militari, il Bonaparte ha invaso un sacco di paesi, tra cui anche l’Egitto.

Dopo aver conquistato questa terra, usi, costumi, tradizioni e prodotti locali sono stati importati nel mondo francese.

Anche Ingres è stato influenzato dal fascino del mondo orientale.

Lui c’era negli anni in cui Napoleone combatteva in Egitto e non si sarebbe mai fatto sfuggire un’occasione del genere.

Infatti prendeva un sacco di appunti su questo fantastico mondo orientale, che prima o poi avrebbe introdotto nelle sue opere.

Poi, tra il 1763 ed il 1857 sono state pubblicate (per ben 8 volte!) le lettere di Lady Mary Montagu (la donna di cui ti parlavo prima).

Questi testi hanno contribuito a rendere ancora più viva la passione per il mondo turco ed orientale.

Voglio farti leggere uno spezzone di una lettera di Lady Mary Montagu che Ingres ha ricopiato.

Questo testo è intitolato “Descrizione del bagno delle donne ad Adrianopoli“:

Credo che ci fossero 200 donne in tutto. Bellissime donne nude in varie pose…alcune discutevano, altre erano impegnate nel loro lavoro, altre ancora che bevevano caffè o che assaggiavano un sorbetto, ed altre ancora che si stiracchiavano in modo gentile mentre le loro schiave (solitamente incantevoli ragazze di 17 o 18 anni) intrecciavano i loro capelli in acconciature fantastiche”.

Credi che Ingres abbia mai visto dal vivo un bagno turco come quello ritratto nell’opera?

Assolutamente no.

Il pittore non è mai stato in Africa, né tanto meno in Medio Oriente, ed è proprio quest’opera a dimostrarcelo.

Cioè?

Bagno turco Ingres particolare donna pelle chiara analisi

Particolare di una donna in primo piano

Dà un’occhiata alla pelle delle ragazze: alcune di queste sono colorate con dei toni molto chiari e che le rendono in realtà molto più simili a delle donne caucasiche piuttosto che africane o orientali.

L'articolo Il bagno turco di Jean-Auguste-Dominique Ingres: l’avvolgente sensualità orientale proviene da .

Parnaso di Andrea Mantegna: Isabella d’Este, le Muse e la Grecia

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Voglio farti conoscere un’opera davvero straordinaria. Si tratta di una bellissima tela di fine ‘400 e che al proprio interno, raccoglie un sacco di storie e leggende. L’autore di questa tela è Andrea Mantegna, un talentuoso pittore che oggi voglio farti scoprire parlandoti della sua opera chiamata Parnaso.

So già che appena la guarderai sarai molto confuso, ma non preoccuparti. Ho intenzione di spiegarti ogni singolo dettaglio di questa grande composizione e vedrai che dividendo tutto, sarà un gioco da ragazzi capire il ruolo di ogni protagonista.

Ho deciso di scrivere quest’articolo per spiegarti in modo facile questo capolavoro del Mantegna e quando avrai finito di leggerlo, ti assicuro che:

  • Conoscerai tutta la storia alle spalle di questa tela e capirai perché è così famosa la versione del Mantegna Parnaso
  • Scoprirai in che luogo si trovava in origine il lavoro e cosa ci faceva lì
  • Cosa c’entra questo capolavoro con la nobile famiglia d’Este

E molto altro ancora.

Sei pronto per conoscere a fondo il lavoro del Mantegna? Cominciamo!

Parnaso Andrea Mantegna analisi

“Parnaso” Andrea Mantegna

Data di realizzazione: 1497

Dimensioni: 54,6 x 70,7 cm

Dove si trova: Musée du Louvre, Parigi

STORIA

Cominciamo dall’inizio.

Ci troviamo a Mantova. È il 1525.

Questa è una città straricca di cultura e nei decenni successivi (nel 1525) ospiterà la bellissima Sala dei Giganti di Giulio Romano.

Tutte scene sala giganti Giulio Romano Palazzo Tè analisi

Le scene della sala dei Giganti

A governare questa città è la famiglia d’Este.

Al suo interno ci sono un sacco di personalità molto importanti, ma a noi interessa una in particolare: Isabella d’Este.

Isabella d'Este Tiziano

“Ritratto di Isabella d’Este” Tiziano

E chi sarebbe?

È una donna di Ferrara, le sue origini sono nobili e secondo la tradizione, è necessario che si dedichi allo studio e al miglioramento delle proprie conoscenze in più materie.

La passione per la cultura la travolge ed in pochissimo tempo si dimostra come una delle ragazze più brillanti del suo tempo.

Ma devi sempre ricordare che si tratta di una donna nobile, e per migliorare il prestigio della famiglia d’Este, viene data in sposa a Federico II Gonzaga.

Isabella si sposa quand’è ancora una ragazza: aveva soltanto 16 anni.

In seguito al matrimonio, la giovane si trasferisce a Mantova il 12 febbraio 1490.

La sua nuova casa è il castello di San Giorgio, all’interno del piano nobile accanto alla Camera degli Sposi.

Non ci vuole molto prima che Isabella si metta a proprio agio nella nuova abitazione, ed infatti poco tempo dopo ordina ai sottoposti di trasformare 2 ambienti del suo appartamento in delle stanze riservate soltanto a lei: lo studiolo di Isabella d’Este e la grotta.

Grotta appartamento Isabella d'Este Parnaso Mantegna analisi

La Grotta (sinistra) e la ricostruzione dello Studiolo di Isabella d’Este (destra)

Per darti un’idea, devi sapere che lo studiolo si trova nella torretta di San Niccolò del Castello, mentre la grotta sta al piano inferiore ed è raggiungibile per mezzo di una scala.

Ma perché ha deciso di realizzare queste 2 stanze?

Merito dello zio e della cognata.

Proprio così: Lionello d’Este (lo zio di Isabella) parlava spesso dello studiolo di Belfiore; la cognata Elisabetta Gonzaga (moglie di Guidobaldo da Montefeltro) poi, aveva mostrato ad Isabella lo studiolo di Urbino e quello di Gubbio.

Studiolo Federico Montefeltro Urbino Guidobaldo Montefeltro Gubbio Parnaso Mantegna analisi

Studiolo di Federico da Montefeltro ad Urbino (sinistra) e Studiolo di Guidobaldo da Montefeltro a Gubbio (destra)

Ma a cosa serve questo studiolo Isabella d’Este?

Per fartela breve, Isabella qui dentro si dedicava a tutti i suoi passatempi: legge, studia e scrive delle lettere ad altri intellettuali, discutendo di vari argomenti.

Ma lo studiolo è molto di più che un semplice luogo dove poteva ritirarsi a studiare: qui dentro Isabella conserva i pezzi più rari della sua collezione d’arte.

Cosa c’è in questa collezione?

Sono dei reperti molto antichi e prestigiosi.

Ma con il passare del tempo le opere d’arte sono diventate sempre di più, inglobando anche degli straordinari capolavori contemporanei.

Ed Isabella – secondo la moda del tempo – ama confrontare le opere antiche e quelle moderne, studiandone tutte le differenze.

Ti ricordo che lei è sempre stata una donna con una cultura eccezionale: pensa che – per via di questa passione – Isabella era conosciuta come la “decima Musa”.

Se guardi con attenzione il suo studio, ti renderai conto che è stracolmo di rappresentazioni di Muse ed anche il lavoro del Mantegna di cui ti parlo oggi è pieno di queste figure mitologiche.

Sai quando la tela del Mantegna Louvre è stata realizzata con precisione?

Te lo dico io.

Devi sapere che ci sono diversi documenti del 1497 dimostranti il fatto che il Mantegna in quell’anno ha ottenuto la vernice che gli serviva per realizzare questa tela.

Quello stesso anno, Ariberto da Bologna ha scritto una lettera ad Isabella d’Este (che in quel periodo era in viaggio a Ferrara) in cui la rassicura dicendole che al suo ritorno l’opera di Andrea sarebbe stata completata.

Il 1497 è l’anno d’esecuzione di questo capolavoro.

Soltanto 6 anni dopo, nel 1506, Andrea muore.

Ma la storia dell’opera prosegue.

Nel 1523 Isabella decide di far trasferire il suo studiolo in dei nuovi appartamenti.

In quell’occasione il Parnaso del Mantegna viene rimesso a nuovo ed i colori vengono rinfrescati.

Chi si occupa di questa operazione?

Probabilmente Lorenzo Leonbruno.

E cos’ha “aggiustato” di preciso?

Qualche dettaglio qua e là: le teste delle Muse, quella di Apollo, poi quella di Venere ed ha rinfrescato anche il paesaggio che puoi vedere dietro le rocce al centro.

Particolare volto Apollo Venere Muse paesaggio rocce restaurazione Lorenzo Leonbruno Parnaso Mantegna analisi

Particolare dei volti di Apollo, Venere, delle Muse e del paesaggio dietro le rocce

Aspetta un momento: ma se questa tela si trovava dentro lo studiolo di Isabella, ora che ci fa al Louvre?

Ti spiego subito.

Nel 1627, questo straordinario lavoro del Mantegna è stato donato – insieme a tutte le altre opere presenti nello studio – al cardinale Richelieu, a Parigi.

Da lì, il Parnaso è entrato a far parte delle collezioni reali di Luigi XIV, ed infine, dopo la rivoluzione francese è stato trasferito al Louvre, dove si trova tutt’ora.

DESCRIZIONE

Guarda attentamente questa tela.

Parnaso Andrea Mantegna analisi

“Parnaso” Andrea Mantegna

Per capire il senso di questo complesso spettacolo, dobbiamo ricorrere ad un poemetto del 15° secolo scritto da Battista Fiera.

Cosa c’entra con Mantegna?

Nel suo scritto, Battista Fiera parla proprio del Parnaso di Andrea, identificandone i protagonisti principali.

Ci sono un sacco di annotazioni interessanti e – secondo me – la prima che dovresti sapere è la seguente.

La vedi la donna che sta in alto al centro?

Particolare Venere Parnaso Mantegna analisi

Particolare di Venere

Quella è Afrodite (o Venere), la dea della bellezza e protagonista di altri immensi capolavori, come la scena della nascita di Venere del Botticelli.

La nascita di Venere Sandro Botticelli analisi

“La nascita di Venere” Sandro Botticelli

Secondo Battista Fiera, la Venere ritratta da Mantegna è l’allegoria di Isabella d’Este.

Guarda l’uomo accanto a lei.

Particolare Marte Parnaso Mantegna analisi

Particolare di Marte

Sai chi è?

Lui è Marte (o Ares), il dio della guerra.

Secondo la tradizione greca (e poi quella romana), lui sarebbe l’amante di Venere.

L’autore del poemetto, poi, aggiunge che il dio della guerra non sarebbe altro che l’allegoria di Francesco Gonzaga, il marito di Isabella.

Adesso guarda sotto la coppia di dei.

C’è una festa e molte donne stanno ballando.

Particolare Muse ballano ballerine Parnaso Mantegna analisi

Particolare delle Muse che ballano

Loro sono le Muse.

A destra, l’uomo con l’elmo alato è Mercurio, simbolo dell’arte ed accanto a lui c’è un cavallo alato: lui è Pegaso.

Particolare Pegaso Mercurio Parnaso Mantegna analisi

Particolare di Mercurio e Pegaso

Quale è il senso di tutta questa scena?

Per capirlo, dobbiamo fare un passo indietro e riscoprire i miti e le leggende del mondo greco.

Stando alla tradizione, Venere era sposata con Vulcano (o Efesto). La dea, però, aveva una relazione clandestina con Marte.

Mantegna rappresenta i 2 amanti sopra un arco roccioso e con alle loro spalle un letto (simbolo della loro unione).

Particolare letto Parnaso Mantegna analisi

Particolare del letto

E quei frutti che sono alle spalle della coppia di dei? Cosa c’entrano?

Guarda con più attenzione: alle spalle di Marte il cespuglio è stracolmo di frutti, mentre dietro Venere solo uno è maturo.

Particolare frutti cespuglio Parnaso Mantegna analisi

Particolare dei frutti sul cespuglio

Non è un caso: il numero differente di frutti simboleggia la fecondazione.

Per dare un senso ancor più epico ai protagonisti, Andrea ritrae Venere in una posizione classica tipica delle statue antiche.

Il pittore si rifà ai leggendari modelli del passato per evidenziare la bellezza della dea e per mettere in risalto la sua sensualità, servendosi anche di toni candidi e chiari.

Guarda meglio: si vede benissimo il chiarore della pelle di Venere in confronto a quella di Marte alla sua sinistra.

Particolare chiarore pelle Venere Parnaso Mantegna analisi

Confronto della pelle chiara di Venere con quella di Marte

Ora spostati un po’ a sinistra.

L’hai visto quell’angioletto?

Anteros Parnaso Mantegna analisi

Particolare di Anteros

Lui è Anteros, il complementare di Eros (o Cupido), simbolo dell’Amore Celeste.

Cosa sta facendo?

Particolare cerbottana arco Anteros Parnaso Mantegna analisi

Particolare della cerbottana (sinistra) e dell’arco (destra)

In una mano ha l’arco di Cupido (le cui frecce simboleggiano l’amore carnale) mentre con l’altra ha una cerbottana con cui sta per lanciare un dardo indirizzato ai genitali dell’uomo che sta nella caverna di sinistra.

E chi sarebbe?

Efesto Parnaso Andrea Mantegna analisi

Particolare di Efesto

Lui è Vulcano, il marito di Venere.

Avendo scoperto i 2 amanti, per la rabbia li sta maledicendo e nel frattempo sta fabbricando delle frecce per Cupido.

Particolare frecce fabbricate Efesto Anteros Parnaso Mantegna analisi

Particolare delle frecce

Dà un’occhiata alle spalle di Vulcano: c’è dell’uva.

Particolare uva Efesto Parnaso Mantegna analisi

Particolare dell’uva

Anche questo frutto ha un valore simbolico, ed infatti simboleggia il carattere molesto degli ubriachi.

Adesso voglio parlarti della festa che si sta svolgendo in primo piano.

Particolare Muse ballano ballerine Parnaso Mantegna analisi

Particolare delle Muse che ballano

Voglio parlarti di nuovo dell’uomo a destra.

Lui è Mercurio, il messaggero degli dei: si tratta sicuramente di lui per via del classico cappello con le ali e per il suo bastone con 2 serpenti attorcigliati, il Caduceo.

Particolare caduceo bastone Mecurio Parnaso Mantegna analisi

Particolare del caduceo

Mantegna lo ritrae mentre ha tra le mani il flauto di Pan.

Particolare flauto di Pan Mercurio Parnaso Mantegna analisi

Particolare del flauto di Pan

Ora guarda l’uomo a sinistra, quello che sta suonando da seduto.

Particolare orfeo Apollo uomo cetra Parnaso Mantegna analisi

Particolare dell’uomo con la cetra

Lui è Apollo.

Sai che nelle prime interpretazioni di quest’opera (parliamo del 1542), Apollo era stato confuso con Orfeo? Hai mai sentito parlare di lui?

È un altro personaggio appartenente alla mitologia greca, divenuto famoso per il suo potere di affascinare chiunque ascoltasse il suono della sua cetra.

Un giorno, però, la sua amata Euridice muore e deciso a non abbandonarla, Orfeo entra nel regno dei morti e stringe un patto con Ade: potrà riavere indietro la donna soltanto se riuscirà a ricondurla nel regno dei vivi senza mai guardarla durante il viaggio di ritorno.

Orfeo non riesce a resistere alla voce di Euridice, ed, alla fine, si volta verso Euridice, facendola svanire per sempre.

E perché i critici del tempo hanno confuso Apollo con Orfeo?

Secondo me, gli studiosi sono entrati in confusione per via dello strumento musicale che quest’uomo ha tra le mani.

Particolare cetra Apollo Orfeo Parnaso Mantegna analisi

Particolare dello strumento musicale

Si tratta di una cetra.

È vero, sia Apollo che Orfeo sono celebri suonatori di cetra, ma in un contesto pieno di divinità come questo, difficilmente il Mantegna avrebbe inserito un mortale come Orfeo.

Tu che ne pensi? Si tratta di Apollo o di Orfeo?

Ma adesso guarda le donne al centro dell’opera: loro sono le Muse che ballano in grande armonia (che a me le Muse stanno ballando e sono in piena armonia (che Le Muse ballano al centro dell’opera e sono armoniose (mi ricordano molto le donne ritratte da Poussin nel Ballo della vita humana).

Ballo della vita humana

“Ballo della vita humana” Poussin

Guarda i loro abiti: sono fluenti e dipinti in modo veramente eccezionale.

Particolare abito bianco panneggio musa Parnaso Mantegna analisi

Particolare di un abito

Ma per andare avanti, devo parlarti di un altro mito.

Si dice che quando le 9 muse ballavano insieme, quest’ultime erano capaci di generare cataclismi e distruzioni.

Mantegna conosceva sicuramente questa tradizione ed infatti ha inserito un riferimento a questo mito per mezzo delle montagne che stanno crollando in alto a sinistra.

Particolare montagna distrutta Parnaso Mantegna analisi

Particolare della montagna distrutta

E chi poteva risolvere la situazione?

Pegaso.

Particolare Pegaso Parnaso Mantegna analisi

Particolare di Pegaso

Il cavallo alato accanto a Mercurio: si dice che lui fosse in grado di fermare questa distruzione battendo uno dei suoi zoccoli a terra.

Guarda le sue zampe: quella alla tua destra è alzata e la sta per sbattere a terra, pronto a rimettere le cose in ordine.

Particolare zoccolo Pegaso Parnaso Mantegna analisi

Particolare degli zoccoli di Pegaso

Ma adesso guarda alle spalle di Pegaso e Mercurio: c’è un monte ed un corso d’acqua che scorre.

Particolare Ippocreneche fiume Parnaso Andrea Mantegna analisi

Particolare del fiume Ippocreneche

La fonte d’acqua è chiamata Ippocreneche, che secondo la tradizione è una sorgente nata grazie alla forza degli zoccoli di Pegaso.

E la montagna?

Quella è il monte Elicona: Ippocreneche si trovava lì e questo è anche il monte sacro alle Muse.

Infine, stando ancora alla tradizione greca, si dice che le Muse ballassero in un boschetto nei pressi del monte Elicona.

Se così fosse, allora il titolo di quest’opera non dovrebbe essere Parnaso ma Il boschetto del monte Elicona.

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