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La Trinità di Masaccio: la storia del sacro mistero

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Voglio farti conoscere un capolavoro senza tempo. Si tratta di un affresco che ha cambiato il mondo dell’arte moderna con le sue novità prospettiche e con il mistero che l’avvolge da secoli. L’autore di questa maestosa opera è Tommaso di ser Giovanni di Mone Cassai, meglio conosciuto come il Masaccio. Oggi voglio fartelo conoscere meglio parlandoti della Trinità.

Devo raccontarti un sacco di cose a proposito di questo affresco, e per non mandarti in confusione, ho deciso di scrivere questo semplice articolo. Quando avrai finito di leggerlo, ti assicuro che:

  • Conoscerai l’intera storia della Trinita di Masaccio, cominciando dalla sua realizzazione per arrivare alla metà del ‘900
  • Scoprirai chi sono i protagonisti di quest’opera e qual è il loro ruolo
  • Capirai per quale motivo questo affresco è considerato un rivoluzionario capolavoro della prospettica

E molto altro ancora.

Sei pronto per conoscere per bene la trinità di Masaccio?

Cominciamo.

Trinità Masaccio

“Trinità” Masaccio

Data di realizzazione: 1425-1427

Dimensioni: 667 x 317 cm

Dove si trova: Basilica di Santa Maria Novella, Firenze

STORIA

La storia della Trinità del Masaccio si svolge tra 1425 ed il 1427.

Questa è una delle ultime opere di questo famoso artista.

Morirà l’anno successivo, nel 1428.

Sai quanti anni aveva?

Soltanto 26 (o al massimo 27).

È morto giovanissimo, ma ti assicuro che nella sua breve vita ha dimostrato di essere uno dei più grandi artisti dell’era moderna.

Questo affresco è stata una vera e propria sfida.

Ma il risultato è una riprova della sua impareggiabile abilità.

Voglio farti una domanda.

Sai dov’è la Trinita Masaccio?

Si trova a Firenze, nella basilica di Santa Maria Novella: per essere precisi, sta proprio al centro del corridoio sinistro dell’edificio.

Santa Maria Novella Trinità Masaccio analisi

Basilica di Santa Maria Novella a Firenze

Ma oggi sono cambiate molte cose.

Devi sapere che nel corso dei secoli qui ci sono stati un sacco di lavori.

In origine, quest’affresco era stato posizionato in modo tale da garantire una visione perfetta a chiunque entrasse nella stanza originale.

Che significa?

Mi spiego meglio.

Di fronte all’affresco c’era sicuramente un’antica entrata; in questo modo, quando l’osservatore entrava nella stanza, aveva la sensazione di trovarsi davanti ad un’opera in tre dimensioni.

Negli anni successivi, poi, è stato inserito anche un altare che divideva (come una mensola) la parte superiore dell’affresco da quella inferiore, smascherando quest’effetto di tridimensionalità.

Non ti preoccupare, dopo ti parlerò meglio di quest’altare e del motivo per cui è stato costruito.

È il momento che ti racconti la storia dell’affresco del Masaccio Trinità.

Devo essere sincero: non c’è molto da dire sulla possibile identità del committente.

Questo vuol dire che non si sa chi o perché sia stata richiesta un’opera così imponente.

Non c’è nemmeno un documento che ci dica a chi fosse dedicato tale affresco all’interno della chiesa.

Se avessimo avuto tra le mani almeno quest’ultimo dato, sarebbe stato possibile risalire ad un eventuale committente o magari al suo ceto sociale.

Ma niente da fare.

Hai dato un’occhiata alla coppia che sta in ginocchio nella parte più bassa della composizione?

Particolare committenti in ginocchio Trinità Masaccio analisi

Particolare dei committenti

Ecco. Loro sono sicuramente i donatori/committenti dell’opera.

Come faccio a saperlo?

Nel ‘400 era una cosa usuale che il committente si facesse ritrarre all’interno del lavoro che aveva commissionato.

In questo modo, il suo ritratto sarebbe passato alla storia e tutti lo avrebbero ricordato negli anni a venire.

Non c’è alcuna possibilità di conoscere la loro identità?

Sicuramente sono cittadini di Firenze e contemporanei di Masaccio.

Ma c’è dell’altro: alcuni studiosi hanno sviluppato delle teorie riguardo i 2 misteriosi protagonisti della Trinità Santa Maria Novella.

Secondo loro, potrebbero appartenere alla famiglia Lenzi oppure – uno di loro – alla famiglia Berti.

Berti? Lenzi? E chi sono?

Ora ti spiego tutto.

I Berti erano una famiglia appartenente alla classe operaia e viveva nel quartiere di Santa Maria Novella.

E che c’entra con le opere di Masaccio?

Semplice.

Nel 2012 sono venuti alla luce diversi documenti anagrafici di questa famiglia.

In uno di questo c’era scritto che nel ‘400 tale famiglia aveva un sepolcro ai piedi dell’affresco della Trinità.

Data la vicinanza, molti hanno pensato che ci fosse un legame tra la famiglia Berti e l’opera del Masaccio (ed inoltre è una grande testimonianza della loro devozione alla Santa Trinità).

E la famiglia Lenzi cosa c’entra?

Dei documenti testimoniano che anche i Lenzi (esattamente come i Berti) avevano un sepolcro nei pressi dell’altare vicino all’affresco.

Su questa tomba c’era scritto “Domenico di Lenzo, et Suorum 1426”.

Ma aspetta un momento.

L’opera di Masaccio la Trinità è stata completata nel 1426, quindi Domenico di Lenzo era già morto.

E se non era più vivo, come ha fatto a ritrarlo l’artista?

Un modo c’è.

Ipotizziamo che l’uomo in ginocchio a sinistra sia Domenico di Lenzo.

Molto probabilmente si tratta di un ritratto postumo (ovvero un dipinto realizzato dopo la sua morte).

E Masaccio come ha fatto a ritrarre i lineamenti ed il suo corpo senza vederlo?

Il pittore sicuramente si è servito di vecchi modelli di profilo che aveva già utilizzato in passato per altre sue opere e li ha adattati per questa scena.

Ma la questione della morte di Domenico di Lenzo non finisce qui.

Al momento della realizzazione di questo affresco, c’era ancora in vigore il calendario Gregoriano (noi oggi usiamo quello Giuliano).

Che c’entra?

Secondo il calendario Gregoriano, il nuovo anno iniziava il 25 marzo; facendo un paio di operazioni matematiche, salta fuori che Domenico in realtà sarebbe morto il 19 gennaio 1427 (e non nel 1426 come scritto sulla tomba).

Quindi?

Pensaci un momento.

Se la morte di Domenico fosse avvenuta nel 1427, significa che Masaccio potrebbe aver avuto la possibilità di ritrarlo dal vivo e quindi si spiegherebbe il perché questo protagonista in ginocchio sia così realistico e dettagliato in ogni sua parte.

Ma ora basta.

Non voglio confonderti ancora di più con questa storia, quindi andiamo avanti.

Voglio dirti una cosa.

Sai che forse Masaccio si è fatto aiutare per realizzare questo affresco?

Potrebbe sembrarti una cosa scontata: un sacco di artisti avevano degli assistenti per completare le proprie opere (guarda la storia della Trasfigurazione di Raffaello, per esempio).

Trasfigurazione Raffaello Sanzio analisi

“Trasfigurazione” Raffaello Sanzio

Cosa c’è di strano se Masaccio ha scelto di farsi aiutare in quest’incarico?

Una cosa in realtà c’è.

Quest’affresco è estremamente complesso e per far attenzione ad ogni singolo dettaglio, sicuramente l’artista ha chiesto il parere di altri colleghi.

L’aspetto interessante sono i nomi dei 2 possibili colleghi: Fra’ Alessio Strozzi e Filippo Brunelleschi.

Non è chiaro se i 2 nomi che ti ho appena detto abbiano avuto un ruolo fondamentale per la conclusione di questo lavoro di Masaccio Santa Maria Novella oppure gli abbiano fornito soltanto dei consigli.

E perché l’artista ha scelto proprio loro 2 e non altri pittori?

Semplice.

Devi sapere che Brunelleschi è stato uno dei più grandi architetti di tutti i tempi.

I suoi studi e progetti sulla prospettiva lineare sicuramente hanno avuto un ruolo fondamentale per la realizzazione di questo affresco (tra poco ti spiegherò tutto nel dettaglio).

E Fra’ Alessio invece? Cosa c’entra?

Lui invece ha aiutato Masaccio in un ambito più teorico.

Cioè?

Ha aiutato il pittore a decidere la migliore rappresentazione della Trinità nella Santa Maria Novella Masaccio, in conformità alle regole e la tradizione dell’ordine domenicano.

Bada bene però: il coinvolgimento di Fra’ Alessio e di Brunelleschi è soltanto un’ipotesi.

Non ci sono prove o documenti che possano dimostrare la collaborazione, o quantomeno la presenza di questi 2 colleghi nel procedimento di realizzazione del lavoro di Masaccio.

Per quanto ne sappiamo, questo affresco potrebbe essere merito esclusivamente di Masaccio.

Ha tutte le carte in regola per realizzare un capolavoro senza precedenti.

Ma la storia di questo affresco non finisce qui.

C’è dell’altro.

Facciamo un passo in avanti e spostiamoci ad un secolo dopo rispetto la conclusione dell’affresco.

Siamo nel 1568: in quest’anno, Cosimo I de’ Medici ordina a Giorgio Vasari di iniziare dei lavori di restauro all’interno di Santa Maria Novella per adattarla alle mode politiche e religiose di quel periodo.

E questo cosa c’entra con Masaccio e la sua opera?

In realtà questi restauri e l’affresco hanno un legame molto importante.

L’incarico del Vasari consiste anche nel ridecorare e modificare la zona in cui si c’è la Trinità di Masaccio.

Ma perché Cosimo I sceglie Giorgio Vasari?

Perché è un grande esperto d’arte e conosce molti pittori di persona.

Possiamo considerarlo il primo storico dell’arte in assoluto.

Devi sapere che quest’uomo ha scritto un’importante opera, intitolata Le Vite.

In questo leggendario testo, Vasari ha riportato la biografia, i capolavori e l’importanza dei più grandi artisti nel corso dei secoli, partendo dall’antichità e concludendo la storia raccontando dei propri contemporanei.

Nelle Vite c’è spazio anche per Masaccio e il Vasari parla proprio di questo leggendario affresco. Ecco cosa dice:

In Santa Maria Novella ancora dipinse a fresco sotto il tramezzo della chiesa una Trinità che è posta sopra l’altar di S. Ignazio, e la Nostra Donna e S. Giovanni Evangelista, che la mettono in mezzo contemplando Cristo crucifisso. Dalle bande sono ginocchioni due figure, che per quanto si può giudicare, sono ritratti di coloro che la feciono dipignere; ma si scorgono poco, essendo ricoperti da un ornamento messo d’oro. Ma quello che vi è bellissimo oltre alle figure, è una volta a mezza botte tirata in prospettiva, e spartita in quadri pieni di rosoni, che diminuiscono e scortano così bene, che pare che sia bucato quel muro.”

Lo studioso ci fornisce una descrizione perfetta di questo misterioso capolavoro.

Comunque, nel 1570 i lavori di restauro hanno inizio e Vasari decide di lasciare l’affresco così com’è.

In compenso fa costruire un nuovo altare e lo posiziona davanti alla Trinità del giovane pittore.

Il suo obiettivo è preservare questo capolavoro e vuole evitare danni accidentali: per questo fa posizionare l’altare a distanza dall’affresco.

E quest’altare a cosa serve?

Per rinnovare l’ambiente: Giorgio, infatti, lo decora dipingendo (sopra di lui) una Madonna del Rosario.

Madonna del Rosario Vasari Masaccio Trinità

“Madonna del Rosario” Vasari

Ed ora dov’è quest’opera?

È intatta, ma è stata spostata sul fondo della Cappella Bardi, un altro ambiente all’interno di Santa Maria Novella.

La vicenda dei restauri del Vasari si conclude qui, ma la storia del capolavoro di Masaccio Holy Trinity (questo è il suo nome in inglese) continua.

Spostiamoci nel 1860.

Questo è l’anno in cui cominciano altri lavori all’interno di Santa Maria Novella, e in tale occasione, l’altare del Vasari viene smantellato.

Così facendo, l’affresco del Masaccio torna alla luce.

Cosa si può fare per conservare questo magnifico affresco?

Ecco la soluzione che hanno adottato.

La sezione superiore dell’affresco (quello ritraente la Crocifissione) viene trasferito su tela e viene portata in un’altra zona della chiesa.

E quella inferiore?

Molto probabilmente, nel corso dei lavori è stata ricoperta con dell’intonaco.

Poi cosa è successo?

La parte superiore è stata restaurata e tutti i lavoratori si sono adoperati per cercare di sistemare tutte le parti dell’affresco che il tempo ha danneggiato.

Stiamo parlando soprattutto di dettagli architettonici nella parte più esterna dell’affresco.

È stata un’ottima iniziativa, ma durante il processo ci sono stati diversi problemi.

Devi sapere che per trasferire la scena della Crocifissione sulla tela è necessaria molta cautela ed attenzione.

Durante questo processo, è quasi certo che il capolavoro di Masaccio abbia subito ulteriori danni.

Per concludere la lunga storia della Trinità, devi sapere che nel 1952, l’altare che nascondeva alla vista lo scheletro ed il sarcofago presenti nella parte inferiore della composizione, è stato rimosso.

L’affresco poi è stato riportato nella sua collocazione originale.

DESCRIZIONE

Guarda con attenzione questo affresco.

Trinità Masaccio

“Trinità” Masaccio

Voglio fartelo conoscere nei minimi dettagli.

Hai mai sentito parlare del Trono di Grazia?

È un modello iconografico appartenente al mondo cristiano.

Per fartela semplice, si tratta di uno schema ricorrente nell’arte.

In cosa consiste questo Trono di Grazia?

L’elemento più importante è la presenza di Dio Padre che sorregge la croce del Figlio.

Masaccio ha seguito la moda del tempo, dato che il modello del Trono di Grazia ha avuto il massimo successo nell’arte fiorentina alla fine del 14° secolo.

Ah si? Qual è la fonte di questa tradizione artistica?

La Lettera agli Ebrei del profeta Isaia.

E la rappresentazione di Masaccio è come quella di tutti gli altri artisti oppure ha qualcosa di particolare?

In effetti, questo affresco è totalmente diverso dal medesimo soggetto dipinto dai colleghi del Masaccio.

Per prima cosa, le dimensioni.

L’affresco è davvero gigantesco; poi è estremamente realistico e la prospettiva ha un ruolo del tutto innovativo.

Ma Masaccio vuol fare di più.

L’audacia fa parte del suo carattere e gli piace sperimentare dei nuovi approcci audace e gli piace sperimentare (un po’ come farà da lì a poco Andrea Mantegna con il suo Cristo morto).

E cosa inventa?

In poche parole, Masaccio fonde il modello del Trono di Grazia con elementi appartenenti ad altre tradizioni; in questo caso, aggiunge al gruppo dell’affresco Maria, san Giovanni ed il sepolcro nella parte inferiore.

Particolare Maria Vergine San Giovanni Trinità Masaccio analisi

Particolare della Vergine (sinistra) di san Giovanni (destra) e del sepolcro (sotto)

Poi, il modello del Trono di Grazia tradizionale include la presenza di Dio Padre seduto su un trono (si richiama al Giudizio Universale che segue la Resurrezione).

Qui l’artista invece sceglie di rappresentare Dio in piedi e che sorregge il figlio crocifisso.

Particolare Dio Padre Trinità Masaccio

Particolare di Dio Padre

C’è un motivo per questa scelta?

Alcuni studiosi hanno evidenziato una certa somiglianza tra Dio in piedi ed il sacerdote – nel corso della messa – solleva l’eucarestia (questo è il tradizionale simbolo del sacrificio).

Confronto movimento Dio Trinità Masaccio prete Eucarestia analisi

Confronto tra il movimento di Dio Padre e del prete al momento dell’Eucarestia

Ora voglio chiederti una cosa.

Non hai la sensazione che la figura di Dio Padre sia molto più grande di quella del Figlio?

In realtà non è così, te lo garantisco.

È soltanto un’illusione ottica dovuta alla prospettiva che il Massaccio ha utilizzato nell’affresco.

Le 2 figure sono della stessa dimensione.

Confronto altezza Dio Padre Gesù Trinità Masaccio analisi

Confronto altezza Dio Padre e Gesù

Ma c’è dell’altro di cui devo parlarti.

Dà un’occhiata all’ambiente alle spalle di Gesù e del Padre.

Particolare ambiente volta dipinta Trinità Masaccio analisi

Particolare della volta dipinta

È una grande volta dipinta e decorata, ma qualcosa non va.

Di solito l’ambiente che fa da sfondo alla Trinità è un cielo con le nuvole oppure è tutto decorato con dell’oro.

Ma non questa volta.

Masaccio cambia direzione rispetto ai suoi colleghi: lui sceglie di posizionare la propria Trinità sotto un arco in pietra.

Questo è un luogo frutto della mano dell’uomo e non della natura.

Non c’è bisogno che ti racconti dello stupore che questa scelta ha suscitato nei contemporanei di Masaccio ed anche nei secoli successivi.

Poi la prospettiva è qualcosa di inspiegabile.

Basta mettersi a 4 metri dall’affresco e si ha l’illusione della profondità dell’ambiente alle spalle del gruppo e sembra che ci sia una cappella all’interno della navata dipinta.

Ora guarda nella parte più alta della scena.

Particolare paraste Trinità Masaccio analisi

Particolare delle paraste

Quelle che vedi sono 2 paraste.

Si tratta di pilastri che sporgono dal muro all’interno del quale sono collocati; alla loro sommità ci sono dei capitelli corinzi che sorreggono una trabeazione (una sezione orizzontale).

Al di sotto di quest’ultima, invece, ci sono 2 medaglioni ornamentali.

particolare capitello trabeazione medaglione ornamentale architettura Trinità Masaccio analisi

Particolare del capitello, trabeazione e del medaglione ornamentale

Quest’ambiente è stato studiato nei minimi dettagli e seguendo rigorosamente le regole della prospettiva.

Il risultato?

L’illusione ottica della presenza di una profondità alle spalle di Gesù e del Padre.

Il centro della complessa composizione è il Crocifisso ed è anche il simbolo principale dell’opera.

Ma voglio farti notare una cosa.

Il punto di fuga (l’esatto punto in cui convergono tutte le linee prospettiche) qui è molto basso.

Schema prospettico linee di fuga Trinità Masaccio analisi

Schema prospettico della scena

Nelle opere tradizionali, questo punto di solito si trova un po’ più in alto rispetto ai protagonisti della scena.

Non questa volta.

Masaccio preferisce mettere questo punto di fuga in un punto estremamente basso: in questo modo il piano “illusorio” della scena sembra congiungersi con il piano reale con l’osservatore.

Poi ha voluto accentuare il senso di coinvolgimento servendosi dei movimenti dei protagonisti.

Vuoi un esempio?

Guarda Maria.

Particolare Maria Trinità Masaccio analisi

Particolare di Maria

Il suo sguardo è rivolto verso di noi ed ha la mano alzata con cui sta indicando suo figlio.

In questo modo, è un perfetto punto di congiunzione tra la scena affrescata ed il mondo reale.

Ora voglio mostrarti un’altra cosa.

Hai notato che tutti i protagonisti sono disposti in modo tale da formare una piramide alla cui punta c’è Dio Padre?

Particolare composizione piramide personaggi Trinità Masaccio analisi

Composizione piramidale dei personaggi

Ora guarda proprio il Padre.

Masaccio lo rappresenta con addosso una tunica rossa ed un mantello blu; ha una barba lunga ed un’espressione severa.

Particolare posa volto espressione Dio Padre Trinità Masaccio analisi

Particolare della posa e del volto di Dio Padre

Le sue braccia sono distese per sorreggere la croce del figlio e sulla sua testa puoi vedere l’aureola leggermente inclinata.

Quest’ultimo dettaglio contribuisce a rendere ancora più monumentale la sua figura rispetto alle altre qui presenti.

Appena sotto di lui c’è Gesù, e sono certo che lui è stato il primissimo personaggio su cui hai posato gli occhi appena hai visto l’affresco.

Particolare Gesù Cristo Crocifisso Trinità Masaccio analisi

Particolare di Gesù

Sai perché?

Semplice.

Ha una pelle estremamente chiara e contrasta in modo evidente con i toni scuri che dominano tutta la scena.

Hai dato un’occhiata alla sua posizione?

Le sue gambe sono arcuate ed ha un panno sul ventre che si sorregge a malapena.

Ecco, voglio farti notare un piccolo dettaglio.

Questo panno di cui ti ho appena parlato è stato già utilizzato da Masaccio in un’altra sua opera: la Crocifissione conservata a Napoli.

Confronto panno Cristo Trinità Masaccio crocifissione Napoli analisi

Confronto del panno sul Cristo della “Trinità” e quello della “Crocifissione” di Napoli

Ma c’è un motivo per cui il Padre e Gesù sono totalmente differenti dal resto dell’opera, e lo si nota soprattutto dalla prospettiva.

Diversamente dagli altri protagonisti, loro sembrano delle vere e proprie statue. Il motivo della loro “diversità” è legato alla loro natura divina, e di conseguenza, non “rispettano” le leggi umane della fisica.

Voglio farti notare un particolare che – scommetto – non hai notato.

Guarda da più vicino Dio Padre.

Vedi quello spazio bianco sotto il suo collo?

Particolare colomba collo Dio Padre Trinità Masaccio analisi

Particolare dello spazio bianco

Potresti pensare che si tratti di un vestito.

Non è così.

È una colomba, il simbolo dello Spirito Santo.

È un elemento ricorrente nelle scene della Trinità.

Nemmeno io l’avevo notata la prima volta che ho visto l’affresco, ma con un po’ di attenzione puoi vedere che con le sue ali sembra quasi “abbracciare” il collo del Padre.

Guarda più in basso.

Qui ci sono 2 figure: la donna a sinistra è la Vergine Maria mentre l’uomo a destra è San Giovanni.

Masaccio sceglie di ritrarre il santo con addosso un mantello rosso, le mani giunte e lo sguardo rivolto alla croce, esattamente come suggerisce la tradizione.

Particolare San Giovanni Trinità Masaccio analisi

Particolare di San Giovanni

Come puoi vedere il suo volto è segnato dal dolore a causa della morte di Cristo.

Per quanto riguarda Maria, invece, la storia è completamente diversa.

Dà un’occhiata al suo volto: non prova alcuna emozione alla vista del figlio crocifisso.

Particolare volto Maria Trinità Masaccio analisi

Particolare del volto di Maria

Il suo sguardo è rivolto verso di noi ed addosso ha un vestito blu.Sta guardando dritto verso di noi, ed ha un vestito blu scuro.

La sua mano destra è alzata ed indica Gesù.

Perché Masaccio ha rappresentato Maria in questo modo?

Forse l’ha fatto per evidenziare la sua rassegnazione al destino segnato di Cristo, facendo scivolare in secondo piano il suo dolore materno.

Ora è il momento che ti parli degli altri 2 personaggi alla base della piramide compositiva, nella parte inferiore dell’affresco.

Particolare committenti in ginocchio Trinità Masaccio analisi

Particolare dei committenti

Pensaci un attimo.

Prima – quando ti stavo raccontando la storia di questo affresco – ti ho detto che questa coppia in ginocchio potrebbero essere i donatori/committenti dell’opera e che appartengono alla famiglia Lenzi o Berti.

E Masaccio, in linea con la tradizione pittorica del tempo, decide di ritrarli di profilo.

Loro sono rivolti in preghiera verso la Trinità.

Ma c’è qualcosa di straordinario.

Dà un’occhiata al volto di questi misteriosi personaggi.

Particolare volto committenti Trinità MasaccioParticolare volto committenti Trinità Masaccio analisi

Particolare del volto dei committenti

Sono di un realismo eccezionale.

Questa è una grande prova che attesta lo straordinario talento di ritrattista del Masaccio.

Tirando le somme, avrai capito che Masaccio è un po’ come Caravaggio: entrambi rispettano la tradizione pittorica ma amano sperimentare ed osare nuovi approcci.

Ah si? E cosa fa Masaccio?

Il pittore ritrae i 2 mortali tanto grandi quanto i protagonisti divini presenti nella scena.

Cosa c’è di strano?

Devi sapere che fino al ‘400 i personaggi divini si distinguevano dai protagonisti umani attraverso le dimensioni: i primi erano molto più grandi dei secondi.

Ora rimane un’ultima cosa di cui devo parlarti: il sarcofago.

Particolare sepolcro scheletro Trinità Masaccio analisi

Particolare del sepolcro

Questo monumento funebre sta nella parte più bassa della composizione all’interno di una nicchia e con attorno 4 piccole colonne.

Sopra il sarcofago c’è sdraiato uno scheletro e poco più in alto c’è un’iscrizione:

IO FÙ GIÀ QUEL CHE VOI SETE, E QUEL CH’I SON VOI ANCO SARETE”.

Che vuol dire?

Questo è un Memento Mori (“ricordati che devi morire”), ovvero un monito che ha la funzione di ricordare la fugacità della vita terrena.

La presenza di quest’iscrizione all’interno di questa scena è inspiegabile, senza contare che non ci sono iscrizioni o stemmi che permettano di dare un’identità ai 2 personaggi inginocchiati.

Voglio farti notare un’altra cosa.

Questo affresco può essere tranquillamente diviso in 2 parti, come puoi vedere qui sotto.

Divisione 2 scene Trinità Masaccio analisi

Divisione dell’affresco in 2 parti

Nella zona superiore ci sono Dio Padre, Gesù, la Vergine e San Giovanni. Sono circondati da un ambiente innovativo, un’architettura monumentale ed una prospettiva rivoluzionaria.

La zona inferiore è popolata dai committenti e lo scheletro sul sarcofago. I toni scuri ricordano il periodo gotico che si è concluso un paio di secoli prima dell’avvento del Masaccio.

STILE

Pensa che questo affresco per essere ammirato in tutta la sua bellezza, deve essere osservato dal lato opposto della navata.

Se ti metti esattamente di fronte all’affresco, concentrati esclusivamente sul corpo di Cristo al centro.

Noterai che sul suo petto si intersecheranno delle rette che – se prolungate – finiscono sulla testa delle 2 coppie sottostanti (il donatore e Maria a sinistra e San Giovanni e la donatrice a destra).

Schema compositivo prolungamento linee corpo Cristo Trinità Masaccio analisi

Prolungamento delle linee compositive dal corpo dI Cristo

Voglio chiederti una cosa.

Hai notato che i colori utilizzati in quest’opera sono veramente pochi?

Proviamo ad individuarli: c’è il rosso, il blu, il bianco, il grigio ed alcune sfumature delle stesse tonalità.

Devi sapere che il rosso ed il blu sono le 2 tonalità in continua contrapposizione tra loro nell’opera.

INTERPRETAZIONE

Ora voglio farti capire il significato di quest’opera.

Trinità Masaccio

“Trinità” Masaccio

Non voglio mentirti: è un’impresa ardua.

Tantissimi studiosi ed esperti hanno indagato e discusso nel tentativo di dare un senso a questa misteriosa composizione, ma la soluzione è ancora lontana.

In compenso ci sono alcuni elementi di cui voglio parlarti.

Hai visto la volta a botte che sta dietro Cristo ed il Padre? Sai cosa rappresenta?

Particolare ambiente volta dipinta Trinità Masaccio analisi

Particolare della volta dipinta

Ci sono diverse possibilità. Potrebbe essere:

  • Una cappella qualsiasi
  • Una tomba
  • La cappella mortuaria del Monte Golgota (dove venne seppellito Cristo)
  • L’anticamera che conduce al Paradiso

Ma non c’è solo questo.

Hai notato che il Padre è scalzo ed ha i piedi su uno strano sostegno?

Particolare sostegno piedi nudi Dio Padre Trinità Masaccio analisi

Particolare del sostegno

Per molti questa struttura è una rappresentazione dell’Arca dell’Alleanza.

Ne hai mai sentito parlare?

Arca dell'alleanza Trinità Masaccio analisi

Ricostruzione dell’Arca dell’Alleanza

Si tratta di una leggendaria cassa di legno e d’oro, decorata in ogni sua parte.

È citata all’interno della Bibbia e secondo la tradizione è stato Mosè ad ordinare la costruzione di tale oggetto, simbolo della presenza di Dio tra il popolo.

Secondo altri studiosi, invece, è una normale struttura sopraelevata.

Ma dando un’occhiata all’affresco nella sua interezza, secondo te potrebbe esserci una relazione tra il sarcofago in basso e la Trinità in alto?

Alcune ipotesi indicano una possibile lettura verticale dell’opera (dal basso verso l’alto).

In questo modo, l’opera rappresenterebbe il percorso ascensionale verso la salvezza eterna.

Ora ti spiego meglio.

Possiamo dividere l’opera in 4 parti:

  1. La parte più bassa con lo scheletro rappresenta la vita terrena che scorre.
  2. I 2 committenti che pregano sono i simboli dell’uomo.
  3. La Vergine e San Giovanni sono i santi che intercedono per gli esseri umani.
  4. La Passione di Cristo che ha permesso il perdono dei peccati degli uomini e rappresenta la promessa della salvezza.
  5. Dio Padre rappresenta la gloria.
Divisione affresco trinità Masaccio cinque sezioni analisi

Divisione dell’affresco in 5 sezioni

Ma ci sono anche delle altre possibili spiegazioni.

Ad esempio, l’affresco del Masaccio potrebbe anche alludere al seguente messaggio: ricordare – ai visitatori della chiesa – i defunti (simboleggiati dai 2 committenti) e meditare sulla salvezza eterna.

Una cosa, però, è certa.

Quest’opera è stata realizzata per una chiesa legata all’ordine di San Domenico.

Stando alla loro tradizione, la Resurrezione è l’unica risposta alla morte.

Non è un dettaglio da sottovalutare, poiché, Cristo è morto in croce e successivamente è risorto; allo stesso modo, dopo la morte dell’uomo seguirà la resurrezione.

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La Venere dormiente di Giorgione (e Tiziano): l’eredità del maestro veneziano

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Voglio farti conoscere una tela che diventerà l’antenata di molte opere scandalose. È un lavoro realizzato agli inizi del ‘500 e l’artefice è il veneziano Giorgione, ma parte del merito è anche del suo famoso allievo Tiziano (dopo ti spiegherò meglio questa storia). Il titolo del quadro è la Venere dormiente ed oggi ti farò scoprire la sua storia e molto altro ancora.

Sono i particolari che rendono quest’opera spettacolare e per farti conoscere tutto a proposito della tela, ho deciso di scrivere questo articolo.

Quando avrai finito di leggerlo, ti assicuro che:

  • Conoscerai la storia della Venere dormiente Giorgione e chi è il committente
  • Capirai il perché si dice che sano Giorgione e Tiziano i creatori dell’opera e non soltanto il primo
  • Scoprirai le opere successive che si sono ispirate a questa tela e che hanno scandalizzato la critica

E molto altro ancora.

Sei pronto per scoprire ogni cosa sulla Venere di Giorgione?

Cominciamo!

Venere dormiente Giorgione analisi

“Venere dormiente” Giorgione/Tiziano

Data di realizzazione: 1507-1510

Dimensioni: 108,5 x 175 cm

Dove si trova: Gemäldegalerie Alte Meister, Dresda

STORIA

Siamo nella Venezia di inizio ‘500.

La fama di Giorgione è alle stelle e sono in molti a desiderare una sua opera.

Tra questi, uno dei più interessanti è Girolamo Marcello.

Chi è?

Oltre ad essere un nobile molto ricco, è un appassionato collezionista d’opere d’arte.

Da buon esperto, vuole avere assolutamente un quadro di Giorgione tra le sue proprietà.

Così, nel 1507, poco dopo le sue nozze, commissiona all’artista un quadro con protagonista la Venere dormiente.

Ma nel corso dei secoli ci sono stati un sacco di cambiamenti e la tela non è come la vedi ora.

Cioè?

Un altro collezionista chiamato Marcantonio Michiel ha trascritto la richiesta di Girolamo; all’interno di questa si legge che ai piedi della dea doveva esserci un piccolo Cupido.

Venere dormiente Giorgione Tiziano particolare cupido freccia analisi

Particolare di dove si trovava Cupido

Che fine ha fatto?

È stato coperto nell’800 dopo dei lavori di restauro della Venere sdraiata.

E perché si dice che questa è una tela di Giorgione e Tiziano? Non è solo di Giorgione?

Ora ti spiego.

Giorgione è il maestro di Tiziano.

Dopo aver ricevuto la richiesta di questa tela da Girolamo, Giorgione si mette all’opera.

Nel 1510, però, il famoso artista muore lasciando la tela incompleta.

Ed è qui che entra in gioco Tiziano.

Ha tutte le carte in regola per terminare l’ultimo incarico del suo maestro.

E cos’ha dovuto completare di preciso?

Più tardi ti darò tutti i dettagli, ma voglio già darti un assaggio.

Devi sapere che quando il committente vede il lavoro di Giorgione Venere dormiente, rimane un po’ deluso.

E perché?

Non si aspettava una protagonista così idealizzata e poco realistica.

Dato che questa tela è stata realizzata per il suo matrimonio, si aspettava qualcosa di diverso.

Dopo aver sentito le critiche di Girolamo Marcello, Tiziano decide di effettuare qualche modifica all’originale lavoro del maestro.

Vuoi un esempio?

Guarda il lenzuolo panneggiato su cui è sdraiata la protagonista.

Particolare lenzuolo venere dormiente Giorgione Tiziano analisi

Particolare del lenzuolo

Questa è una delle aggiunte più importanti dell’artista veneziano, ma dopo te ne mostrerò molte altre.

Sai perché Girolamo ha fatto dipingere la Venere distesa per il suo matrimonio?

Non soltanto perché è la dea dell’amore.

C’è un altro motivo.

Girolamo Marcello vuole esaltare le proprie radici.

Infatti si vantava di discendere direttamente dalla Gens Iulia (un antico e potente gruppo familiare di Roma).

E questo cosa c’entra?

Nella sua Eneide Virgilio racconta che la donna la dea che ha generato la Gens Iulia fosse proprio Venere.

In pratica, per mettere in risalto le leggendarie origini della propria stirpe, Girolamo fa dipingere un ritratto della dea da Giorgione.

Alla fine Tiziano conclude l’opera aggiungendo diversi elementi qua e là.

Quando la Venere Giorgione (e Tiziano) è completata, in pochissimo tempo diventa una delle opere più apprezzate e famose di Venezia (soprattutto tra gli artisti del tempo).

Ah si?

Proprio così.

Sono diversi gli artisti che si ispirano al lavoro di Giorgione.

Primo fra tutti è il suo allievo Tiziano, il quale realizza un’opera molto simile (la Venere di Urbino).

Venere di Urbino Tiziano

“Venere di Urbino” Tiziano

Poi c’è anche Venere e Cupido di Lorenzo Lotto, Pan e la ninfa di Dosso Dossi e Ninfa in un paesaggio di Palma il Vecchio.

Venere dormiente Giorgione Venere e Cupido Lorenzo Lotto Pan e la ninfa Dosso Dossi Ninfa in un paesaggio di Palma il Vecchio analisi

Da sinistra in senso orario: “Venere dormiente” Giorgione, “Venere e Cupido” Lorenzo Lotto, “Ninfa in un paesaggio” Palma il Vecchio, “Pan e la ninfa” Dosso Dossi

Il successo dell’opera di Giorgione si prolunga nei secoli, coinvolgendo anche grandi artisti futuri come Rubens, Ingres e Manet (quest’ultimo realizzerà la famosa Olympia ispirandosi all’artista veneziano).

Olympia Manet analisi

“Olympia” Manet

Aspetta un momento.

Ma se tutta la storia dell’opera di Giorgione si svolge a Venezia, com’è arrivata a Dresda?

Tutto quello che sappiamo è che nel 1697 il quadro di Giorgione è tra le mani del mercante C. Le Roy, il quale poi lo vende ad Augusto di Sassonia.

Da quel momento la Venere Dresda rimarrà in Germania, entrando a far parte della collezione della Gemäldegalerie Alte Meister, dove si trova tutt’ora.

DESCRIZIONE

Guarda con attenzione questo lavoro.

Venere dormiente Giorgione analisi

“Venere dormiente” Giorgione/Tiziano

Giorgione ha dato vita ad un bellissimo quadro e per farlo si è ispirato ad opere del passato.

E quali sarebbero?

Lavori risalenti all’antica Grecia, in particolare delle rappresentazioni dell’Arianna dormiente e dell’Ermafrodito dormiente.

Arianna addormentata ermafrodito dormiente Venere addormentata Giorgione analisi

Arianna addormentata (sopra) ed Ermafrodito dormiente (sotto)

Se guardi attentamente, noterai che le composizioni delle statue greche e della protagonista dell’opera di Giorgione sono molto simili.

Adesso voglio parlarti della Venere dormiente analisi e mostrarti tutti i particolari che la rendono un’opera straordinaria.

Al centro della scena c’è la dea spogliata che dorme su un telo bianco, con la testa appoggiata su un cuscino foderato con un drappo rosso.

Particolare dea protagonista Venere dormiente Giorgione analisi

Particolare della protagonista

Dietro di lei in secondo piano si vede un paesaggio naturale caratterizzato da un paio di alberi.

Particolare ambiente naturale alberi secondo piano Venere dormiente Giorgione analisi

Particolare dell’ambiente naturale

A destra, invece, c’è un piccolo gruppo di case arroccate su una collina.

Particolare case secondo piano Venere dormiente Giorgione analisi

Particolare delle abitazioni

Sai che Tiziano “copierà ed incollerà” queste abitazioni anche in altre opere future?

Proprio così, e voglio dimostrartelo.

Dà un’occhiata all’opera qui sotto, è intitolata Noli me tangere.

Noli me tangere Tiziano

“Noli me tangere” Tiziano

Quelle case che vedi sulla destra sono le stesse presenti dietro la Venere di Dresda.

Confronto case secondo piano Venere dormiente Giorgione Noli me tangere Tiziano analisi

Particolare delle case nella Venere dormiente (sinistra) ed in Noli me tangere (destra)

Ma le operazioni di Tiziano per completare l’opera del suo maestro non finiscono qui.

Come faccio a saperlo?

Grazie a delle analisi ai raggi X fatte sulla tela.

Queste hanno messo in evidenza tutti i ritocchi e le aggiunte dell’allievo di Giorgione.

In particolare ha:

  • Ridotto il lenzuolo su cui è sdraiata Venere
  • Reso più vasto il prato che domina in primo piano la scena
  • Aggiunto il drappo rosso dietro la testa della dea

Vedi quella roccia sopra la testa della dea?

Particolare roccia Venere dormiente Giorgione analisi

Particolare della roccia

Anche quella l’ha dipinta Tiziano.

E perché avrebbe aggiunto un dettaglio del genere?

Per dare la sensazione che la dea dorma vicino ad una caverna, lontana dalla civiltà ed totalmente immersa nella natura.

Poi ha anche curato il cielo che vedi nella parte alta del quadro.

Particolare cielo Venere dormiente Giorgione analisi

Particolare del cielo

Tiziano, furbescamente ha ripreso questo modello e lo ha riutilizzato per altre sue opere: la già citata Noli me tangere ed Amor Sacro e Amor Profano (in quest’ultimo però, il cielo è dipinto al contrario).

Confronto cielo Venere dormiente Noli me tangere Amor Sacro Amor Profano Giorgione Tiziano analisi

Particolare del cielo (dall’alto in basso) “Venere dormiente”, “Noli me tangere”, “Amor sacro e Amor profano”

Come avrai capito, Tiziano ha avuto un bel da fare per completare questa composizione, ma il merito per la realizzazione della base dell’opera va al maestro Giorgione.

Cosa significa?

L’artista sicuramente ha dipinto le linee compositive del paesaggio che poi si ripropongono – quasi identiche – sulla silhouette della protagonista.

Confronto linee ambiente corpo protagonista Venere dormiente Giorgione analisi

Confronto linee ambiente e silhouette della dea

Come sappiamo che la protagonista è proprio Venere e non un’altra donna?

Lo sappiamo grazie alle ragioni della commissione dell’opera da parte di Girolamo Marcello, ma anche perché in questa donna sono evidenti tutte le caratteristiche di Venere, la dea della bellezza.

Questa protagonista è dotata di una bellezza ideale, ha un’espressione sensuale mentre dorme ed è completamente immersa nel sogno.

Sono elementi che nelle rappresentazioni degli artisti futuri si perderanno completamente per lasciare spazio a protagoniste disinibite e ribelli.

Per chiudere il discorso sulla Venere dormiente Giorgione analisi devo dirti un paio di cose a proposito dei colori utilizzati dalla coppia di artisti e sulla composizione.

Hai notato che i colori principali dell’opera sono il marrone e l’arancione?

Venere dormiente Giorgione analisi

“Venere dormiente” Giorgione/Tiziano

C’è un motivo ben preciso per la scelta di questi toni.

Giorgione e Tiziano volevano donare all’opera un’atmosfera malinconica e sognante.

Questi colori si distendono perfettamente in tutta l’opera, passando dall’ambiente circostante e passando nuovamente sul corpo di Venere (così viene esaltata anche la somiglianza tra la dea e la bellezza della natura).

E per quanto riguarda la composizione?

Guarda qui sotto. Puoi vedere 2 diagonali che attraversano l’opera:

  1. Quella rappresentata dal profilo di Venere
  2. L’altra costituita dall’andamento delle colline e del paesaggio circostante.
Particolare diagonali composizione Venere dormiente Giorgione analisi

Particolare delle diagonali

C’è un motivo per cui la dea dorme su un lenzuolo bianco ed il cuscino è rosso?

Particolare lenzuolo cuscino Venere dormiente Giorgione analisi

Particolare del lenzuolo e del cuscino

Probabilmente perché sono i colori ricorrenti delle spose del ‘400.

L'articolo La Venere dormiente di Giorgione (e Tiziano): l’eredità del maestro veneziano proviene da .

Vespri siciliani di Francesco Hayez: nazione, unità e ribellione secolare lunga 6 secoli

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Voglio raccontarti la storia di 3 quadri. Hai capito bene. Il motivo per cui ti parlerò di 3 opere e non di una è molto semplice: il soggetto rappresentato e l’artista che ha realizzato le tele sono sempre gli stessi. Il pittore è Francesco Hayez, passato alla storia per le sue romantiche tele (di cui la più importante è il bacio), ed oggi voglio farti conoscere meglio il suo stile parlandoti dei Vespri siciliani.

Ho diviso quest’articolo in 3 sezioni, una per ogni versione dei Vespri dipinta da Hayez.

Quando avrai finito di leggere quello che ho scritto, ti assicuro che:

  • Capirai che cosa sono i vespri siciliani e qual è la loro storia
  • Saprai il motivo per cui esistono 3 varianti di questa scena e chi sono i committenti di ciascun quadro
  • Scoprirai quali sono i particolari che dimostrano il grande talento di Hayez

E molto altro ancora.

Sei pronto per scoprire questi capolavori? Cominciamo!

Vespri siciliani Francesco Hayez prima terza versione analisi

“Vespri siciliani” 1° versione (sopra) “Vespri siciliani” 3° versione (sotto)

VESPRI SICILIANI (PRIMA VERSIONE)

Qui puoi leggere tutto quello che devi sapere a proposito della prima versione dei Vespri siciliani Hayez.

Vespri Siciliani prima versione analisi

“Vespri siciliani” (1° versione) Francesco Hayez

Data di realizzazione: 1822

Dimensioni: 150 x 200 cm

Dove si trova: Collezione privata

STORIA

Prima di dirti chi è il committente dell’opera e la sua storia, voglio spiegarti cosa sono i Vespri siciliani.

Per capirlo, dobbiamo fare un passo indietro nella Sicilia del ‘200.

Federico II di Svevia è morto ed i suoi discendenti non sono abbastanza forti per fronteggiare gli avversari.

Così la famiglia Angiò (che ha delle origini francesi) con poco sforzo riesce a salire al trono.

Sai perché hanno vinto?

Perché hanno non uno, ma ben 2 assi nella manica.

Da una parte sono spalleggiati dalla Chiesa e dall’altra dai mercanti toscani, i quali vogliono allargare il loro giro d’affari nel Sud Italia e con gli Angiò hanno l’occasione per diventare più ricchi.

Ma i siciliani non vogliono assolutamente arrendersi e permettere che i francesi li governino.

E così scoppiano i primi combattimenti.

Anche questa volta i francesi hanno la meglio.

Il 23 agosto 1268 i siciliani vengono sconfitti definitivamente a Tagliacozzo.

Oltre al danno, però, si aggiunge anche la beffa.

Per evitare che il popolo possa insorgere nuovamente, gli Angioini impongono un governo violento e terribile, uccidendo ogni trasgressore e possibile minaccia.

Il Regno di Sicilia è completamente sconfitto.

Ora i vincitori possono spartirsi il bottino: gli Angiò salgono al potere ed i mercanti fiorentini possono commerciare senza temere alcuna concorrenza ed imponendo i prezzi che vogliono.

Ma lo spirito e l’orgoglio dei siciliani è invincibile e, nonostante le ripetute sconfitte, sono pronti a lottare per liberarsi dal dominio straniero.

Così arriva il 30 marzo 1282.

È il lunedì di Pasqua.

Quel giorno scoppia una grande rivolta che passerà alla storia come “Rivolta dei Vespri siciliani”.

E perché si chiama così?

Perché è iniziata all’ora del vespro, ovvero al tramonto.

Cos’è accaduto quel giorno? Qual è stata la molla che ha fatto insorgere – una volta per tutte – i siciliani?

Pare che prima che iniziasse la preghiera serale alla chiesa dello Spirito Santo a Palermo, un soldato francese di nome Drouet abbia molestato una donna (appena sposata) con la scusa di voler effettuare una perquisizione.

Questo fatto vergognoso accade all’esterno della chiesa e moltissimi assistono alla scena.

È una questione di secondi.

Scoppia una grande confusione e Drouet viene privato della spada e con quest’ultima viene trafitto.

Questa è la miccia che scatena una rivoluzione ben più ampia ed una spietata caccia ai francesi.

In poco tempo la caccia si trasforma in una guerra che durerà 20 anni.

Gli Angiò devono fare qualcosa per rimettere i siciliani al loro posto.

Carlo d’Angiò deve agire.

Dopo aver preparato il suo esercito a dovere, comincia l’assalto di Messina nel giugno del 1282.

Anche sul fronte opposto si stanno preparando a dovere, ed infatti arriva ad assistere i siciliani Pietro III d’Aragona, il quale viene proclamato re di Palermo.

La Guerra del Vespro ha inizio e terminerà il 31 agosto 1302 con il trattato di pace di Caltabellotta.

Con quel documento, il dominio della Sicilia passerà agli Aragonesi.

La storia dei vespri ha affascinato molti scrittori ed artisti per secoli e Francesco Hayez ne ha addirittura dipinto 3 versioni diverse.

Adesso voglio raccontarti la storia della prima versione dell’opera di Francesco Hayez i Vespri siciliani.

Sai che in realtà è una vicenda molto breve?

Proprio così: continua a leggere.

La marchesa Visconti d’Aragona, una lontana discendente della famiglia spagnola alleata dei siciliani nel conflitto contro gli Angiò, richiede al famoso pittore di realizzare un quadro che ricordasse quello storico evento che ha unito il popolo contro l’aggressore straniero.

Al tempo Hayez è un pittore già noto ed accetta immediatamente di realizzare la tela per la marchesa.

Ci lavora con grande dedizione all’interno del suo studio a Brera.

Il quadro non ha subito molti spostamenti nel corso dei secoli, ed infatti oggi si trova in una collezione privata a Milano.

DESCRIZIONE

Guarda attentamente questa tela.

Vespri Siciliani prima versione analisi

“Vespri siciliani” (1° versione) Francesco Hayez

Devi sapere che in tutte e 3 dei quadri Hayez sui Vespri siciliani, il momento immortalato è lo stesso.

E quale sarebbe?

L’istante in cui il soldato francese Drouet è stato trafitto dopo aver tentato di molestare la giovane sposa e si accascia a terra prima di morire.

Particolare Drouet prima versione Vespri siciliani Francesco Hayez analisi

Particolare di Drouet

Quella che si vede alle spalle sulla sinistra è la chiesa dello Spirito Santo di Palermo.

Particolare chiesa Spirito Santo Palermo Vespri Siciliani Francesco Hayez prima versione analisi

Confronto della chiesa dello Spirito Santo dipinta (sinistra) e quella reale (destra)

Insomma, Hayez si attiene fedelmente alla vicenda tramandata nel corso dei secoli.

In primo piano, sotto un alto palo si svolge la vicenda.

Particolare protagonisti primo piano Vespri siciliani prima versione Francesco Hayez analisi

Particolare dei protagonisti

A proposito della storia, devi sapere che ci sono 2 varianti.

Cioè?

Da una parte si dice che sia stato il giovane marito ad uccidere il soldato francese dopo avergli sottratto la spada.

Ma se così fosse, nella scena di Hayez c’è qualcosa che non va.

Vedi l’uomo a sinistra con in mano l’arma del delitto?

Particolare assassino uomo spada Vespri siciliani prima versione Francesco Hayez analisi

Particolare dell’uomo con la spada

Sicuramente lui è l’assassino di Drouet, e dovrebbe essere anche il marito della donna violentata.

Ma se guardi attentamente la donna, ti renderai conto che c’è un altro uomo che la sta sorreggendo ed indossa degli abiti cerimoniali.

Particolare marito Vespri siciliani prima versione Francesco Hayez analisi

Particolare del marito

Sicuramente lui è il marito della giovane sposa.

Ed è qui che entra in gioco la variante della storia: l’uomo che ha assassinato Drouet in realtà è il fratello della vittima.

Quello che sta a terra e si tiene il petto con gli occhi sbarrati è Drouet.

Particolare Drouet prima versione Vespri siciliani Francesco Hayez analisi

Particolare di Drouet

Sta esalando gli ultimi respiri dopo essere stato trafitto.

Non trovi che i loro movimenti siano un po’ troppo platonici ed esaltati?

Sembra di assistere ad una scena teatrale.

È proprio così e non è un caso.

Devi sapere che Hayez ha lavorato al teatro alla Scala di Milano.

Sicuramente lì ha osservato molti spettacoli ed ha aggiunto molti elementi al proprio stile artistico, come i movimenti e le espressioni molto “caricate”.

Vuoi un esempio?

Dà un’occhiata allo sguardo del marito che sorregge sua moglie: i suoi occhi sono sgranati e scioccati in modo eccessivo.

Particolare marito Vespri siciliani prima versione Francesco Hayez analisi

Particolare del marito

Ma adesso guarda il resto dell’opera.

Mentre Drouet muore, tutt’intorno il popolo si agita e scoppia il caos.

Ci sono persone che scappano terrorizzate, altre che si accalcano all’entrata della chiesa ed addirittura chi tira fuori le proprie armi pronto a combattere contro i francesi.

Particolare folla Vespri siciliani Francesco Hayez prima versione analisi

Particolare della folla

La rivoluzione è cominciata ed i francesi hanno le ore contate.

VESPRI SICILIANI (SECONDA VERSIONE)

Quest’opera è un mistero.

Data di realizzazione: 1826-1827

Dimensioni: 91 x 114 cm

Dove si trova: Collezione privata

Non ci sono immagini disponibili, quindi fare una descrizione del quadro è impossibile.

Chiedo aiuto a te: hai un’immagine o una fotografia di quest’opera?

Puoi lasciare un commento in fondo a questo articolo e ti contatterò.

Tutto quello che sappiamo di questo lavoro è stata commissionata ad Hayez dal conte Francesco Teodoro Arese Lucinii dopo essere uscito di prigione.

Oggi l’opera fa parte di una collezione privata.

VESPRI SICILIANI (TERZA VERSIONE)

Qui puoi leggere tutto quello che devi sapere a proposito dell’ultima versione del quadro i Vespri siciliani Hayez.

Vespri siciliani Francesco Hayez terza versione analisi

“Vespri siciliani” (3° versione) Francesco Hayez

Data di realizzazione: 1846

Dimensioni: 225 x 300 cm

Dove si trova: Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea, Roma

STORIA

La storia di questa tela è molto semplice.

Il cliente che l’ha richiesta è il principe di Sant’Antimo Francesco Ruffo nel 1840.

In quegli anni Hayez è molto famoso e si diceva che fosse il più grande pittore romantico in Italian.

Grazie alla sua reputazione, il pittore ha ottenuto molti incarchi, tra cui quello di cui ti sto parlando.

Hayez ha soggiornato nella dimora napoletana della famiglia Ruffo e per quest’ultimo ha realizzato anche altre importanti opere, come il ritratto di sua moglie.

In tempi recenti l’opera è arrivata a Roma ed è entrata a far parte della collezione della Galleria Nazionale d’Arte moderna e contemporanea.

DESCRIZIONE

Guarda con attenzione quest’opera.

Vespri siciliani Francesco Hayez terza versione analisi

“Vespri siciliani” (3° versione) Francesco Hayez

Come ti ho detto all’inizio di quest’articolo, il momento che immortalato sulla tela è sempre lo stesso.

Drouet sta per morire dopo essere stato trafitto dal marito (o dal fratello) della giovane sposa.

Particolare protagonisti Vespri siciliani Francesco Hayez terza versione analisi

Particolare dei protagonisti

Il soldato francese rivolge il suo ultimo sguardo all’assassino e stramazza platealmente al suolo, cercando comunque di sorreggersi alle persone vicine.

Particolare Drouet terza versione Vespri siciliani Francesco Hayez analisi

Particolare di Drouet

Non trovi che la folla in secondo piano sia un po’ anonima?

Particolare folla Vespri siciliani terza versione Francesco Hayez analisi

Particolare della folla

Mi spiego meglio.

Ci sono davvero tante persone in questa scena, ma sembra quasi che quelle in lontananza siano “sfocate” o poco importanti.

C’è un motivo.

Prima ti ho detto che Hayez aveva lavorato al teatro alla Scala di Milano, ricordi?

In poche parole, ha utilizzato un artificio teatrale.

I protagonisti principali dell’opera sono messi in evidenza con dei movimenti spettacolari (guarda – ad esempio – l’uomo con la spada, Drouet, la donna che sta svenendo e l’uomo che inneggia il popolo a reagire a destra), lasciando tutto il resto del popolo a svolgere il ruolo di “comparsa”.

Particolare protagonisti Vespri siciliani Francesco Hayez terza versione analisi

Particolare dei protagonisti

Ma c’è dell’altro.

Per rendere l’opera ancora più dinamica Hayez lavora con grande cura al panneggio e alle pieghe dei vestiti dei protagonisti.

Particolare panneggio vestiti Vespri siciliani Francesco Hayez terza versione analisi

Particolari del panneggio

In seguito rappresenta il popolo in movimento al fine di mostrarci la concitazione che precede la rivolta.

Il dinamismo è una caratteristica tipica dello stile romantico, ma in quest’opera ci sono anche degli elementi tipici della pittura neoclassica.

E quali sarebbero?

Gli elementi sono 2:

  1. I contorni dei personaggi e delle strutture sono precisi e ben fatti
  2. C’è un notevole chiaroscuro che dona profondità alla composizione

Al di là dello stile e tutto il resto, c’è un dettaglio che rende “romantica” quest’opera.

Cioè?

Il soggetto dell’opera.

È una storia appartenente al periodo medievale, ed Hayez la rappresenta in pieno Risorgimento.

Il 13° ed il 19° secolo sono molto importanti per l’Italia.

In entrambi i momenti, l’Italia è sotto il dominio straniero e quest’opera rappresenta l’unità del popolo, pronto ad unirsi per attaccare l’aggressore e ridare la libertà al proprio paese.

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In vedetta (o il muro bianco) di Giovanni Fattori: il sogno d’unione dei macchiaioli

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Voglio farti conoscere un quadro che ha cambiato la storia dell’arte contemporanea italiana. I motivi per cui questo lavoro è così importante sono diversi ed ho intenzione di spiegarti tutto nei minimi dettagli. L’artista che ha realizzato questa tela è Giovanni Fattori ed è passato alla storia come uno dei più importanti pittori macchiaioli. Oggi voglio fartelo conoscere meglio parlandoti della tela intitolata In vedetta o il muro bianco.

Ci sono un po’ di cose che devi sapere a proposito di questa tela e per non crearti confusione, ho deciso di scrivere questo articolo.

Quando lo avrai finito di leggere, ti assicuro che:

  • Capirai quali sono le ragioni per cui questo quadro Fattori è considerato uno dei più importanti lavori dell’artista e dell’intero gruppo dei macchiaioli
  • Scoprirai quali sono i dettagli più importanti della composizione la vedetta
  • Vedrai quali sono le caratteristiche dello stile macchiaiolo all’interno di questa tela

E molto altro ancora.

Sei pronto a conoscere per bene questa tela? Cominciamo!

In vedetta Giovanni Fattori analisi

“In vedetta” Giovanni Fattori

Data di realizzazione: 1872

Dimensioni: 37 x 56 cm

Dove si trova: Valdagno, collezione Marzotto

STORIA

Voglio essere sincero con te.

Non c’è molto che possa dirti sulla storia del quadro di Fattori in vedetta.

Aspetta un momento.

Forse qualcosa c’è.

Facciamo un passo indietro agli ultimi 30 anni dell’800.

L’Italia non è unita, al contrario, ci sono diverse fazioni che combattono senza sosta per assicurarsi il dominio di tutta la penisola.

E chi sarebbero?

Te lo dico subito.

  • A nord c’è l’Austria che con le sue truppe spinge sempre con più forza verso sud
  • Al centro, seppur piccolo (ma molto potente) c’è lo Stato della Chiesa
  • A sud ci sono i Borboni

Cosa c’entra questo con Giovanni Fattori ed i macchiaioli?

Ora ti spiego.

In questo caos di contendenti per il potere, a noi interessa il Gran Ducato di Toscana.

Perché?

Perché è un territorio che fa parte dei domini dell’Austria, ma alla guida c’è il Granduca Leopoldo.

Quindi?

Si tratta di un elemento importante, poiché con la propria abilità riesce a garantire una buona indipendenza al ducato, che in poco tempo si trasforma in un luogo di incontro per artisti, poeti e letterati di tutta Italia.

Quest’uomo riesce a garantire una certa indipendenza ed autonomia al ducato, e così si trasforma in un luogo di incontro per artisti e letterati italiani.

Gli uomini di cultura si riuniscono qui e molti artisti trovano il luogo ideale dove creare, esporre e far conoscere le proprie opere.

C’è un locale molto importante, a proposito.

Si chiama Caffè Michelangelo.

Questo sarà il luogo dove nasceranno i Macchiaioli e Giovanni Fattori sarà uno di loro.

Sono questi gli anni in cui verrà dipinta la tela chiamata In vedetta Giovanni Fattori.

DESCRIZIONE

Guarda con attenzione quest’opera.

In vedetta Giovanni Fattori analisi

“In vedetta” Giovanni Fattori

Come puoi vedere, i protagonisti sono soltanto 3 soldati a cavallo.

Chi sono di preciso?

Non si sa, ma una cosa è certa.

Non sono eroi di guerra o soldati con esperienza.

Si tratta di uomini qualunque: potrebbero essere dei padri di famiglia, o anche dei contadini che sono stati costretti ad arruolarsi per necessità.

Da cosa si capisce che non sono dei “veri” soldati?

Basta dare un’occhiata alle loro facce ed anche alla loro postura sul cavallo.

Particolare faccia soldati in vedetta Giovanni Fattori analisi

Particolare delle facce dei soldati

Si vede che sono rassegnati, sofferenti e privi di speranza.

Ma ora guarda con attenzione l’ambiente che circonda i 3 protagonisti del quadro di Giovanni Fattori in vedetta.

Particolare ambiente in vedetta Giovanni Fattori analisi

Particolare dell’ambiente

Sulla sinistra della scena non c’è niente, mentre a destra c’è quel gigantesco muro che copre parte della tela.

Ma tu non lo “senti” questo caldo?

Guarda con attenzione.

Fattori pone i suoi soldati in un’assolata giornata estiva.

Come lo faccio a sapere?

Dai colori che ha utilizzato.

Mi spiego meglio.

Hai notato che in tutta la composizione dominano esclusivamente delle tonalità chiarissime?

Nella parte alta c’è un cielo azzurrino, ma i suoi colori non sono abbastanza forti per prevalere sul bianco intenso del muro che sta sulla destra.

Particolare cielo in vedetta muro bianco Giovanni Fattori analisi

Particolare del cielo

In primo piano, invece, c’è un cavaliere.

Particolare soldato cavaliere primo piano in vedetta muro bianco Giovanni Fattori analisi

Particolare del soldato in primo piano

Non si trova al centro dell’opera, anzi, è addirittura sbilanciato verso destra.

Il forte sole estivo proietta nitidamente la sua ombra sul grande muro.

Ed ora voglio parlarti proprio di quest’ultimo, il vero “protagonista” dell’opera.

Particolare muro in vedetta Giovanni Fattori analisi

Particolare del muro

Cos’ha di tanto speciale?

Guardalo bene.

La sua posizione altera la geometria di tutta la scena e dona grande profondità a quest’ultima.

Il resto della scena è praticamente vuoto.

Particolare direzione prospettiva muro in vedetta Giovanni Fattori analisi

Particolare della direzione prospettica del muro

Ma c’è altro che devi sapere per terminare il discorso a proposito di In vedetta Giovanni Fattori analisi.

Mi riferisco ai 2 cavalieri in secondo piano: uno ha un cavallo bianco e l’altro uno nero.

In vedetta Giovanni Fattori particolare soldati analisi

Particolare dei due soldati

Hai notato che si trovano esattamente dove termina il muro?

Sembra quasi che “prolunghino” l’andamento prospettico dato dal muro.

Ma sai cosa c’è di macchiaiolo in quest’opera?

Te lo dico subito: i colori.

Che significa?

In poche parole, Giovanni Fattori per completare la propria opera utilizza esclusivamente delle macchie bianche, nere ed azzurre (aggiungendo qua e là dei toni intermedi).

In questo modo ha ottenuto una scena carica di luce che rappresenta una perfetta giornata estiva.

Poi c’è un’altra cosa.

I protagonisti di questo lavoro non sono gli uomini a cavallo.

Ah no?

È l’ambiente circostante il protagonista.

Ti ho detto più volte che l’ambiente è vuoto.

È ora che ti spieghi il perché.

Non è che Giovanni Fattori fosse pigro e non aveva voglia di realizzare una scena più complessa.

Tutt’altro.

Il motivo per cui c’è solo quel grande muro bianco a destra è semplice.

Fattori riduce tutto all’essenziale: il centro del quadro è costituito dall’equilibrio dei colori chiari e quelli d’ombra.

Non trovi che questa scena sembri “sbucata” fuori da un sogno?

Mi riferisco al fatto che non ci sono dettagli ambientali, e quindi il contesto sembra surreale.

Ma c’è dell’altro che voglio dirti a proposito dello spazio:

  1. Non è assolutamente geometrico
  2. Il piano orizzontale della scena è costituito dalla sabbia e dai detriti depositati sulla terra
Particolare terra in vedetta Giovanni Fattori analisi

Particolare della terra

Poi Fattori decide di prendere le distanze dagli artisti che hanno scritto la storia prima di lui, come ad esempio Piero della Francesca.

Cioè?

Ti faccio vedere.

La luce presente nella scena elaborata da Fattori è forte e trasmette un forte senso di calore.

Le grandiose scene di Piero della Francesca sono diverse: la luce è chiara, serena ed avvolgente.

Battesimo di Cristo-Piero della Francesca-Analisi opere d'arte-Quadri

Qual è l’obiettivo di Fattori con questa tela?

Semplice.

Vuole dimostrare che il linguaggio storico di cui si serve per quest’opera si rispecchia perfettamente alla sua realtà.

Desidera che la sua arte – e quella dei Macchiaioli – possa salire di livello e diventare nazionale, ponendosi a capo della storia dell’arte moderna italiana.

Il suo nobile intento rimarrà solo un sogno. I macchiaioli avranno un breve successo ma niente di più.

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Le nozze di Cana di Paolo Veronese: la storia del gigantesco quadro del Louvre

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Voglio parlarti di un quadro colossale. Hai letto bene. Sto per farti conoscere una tela gigantesca, stracolma di personaggi e piena di straordinari dettagli. Il pittore che ha realizzato quest’impresa è Paolo Veronese: lui è un’artista vissuto nel ‘500 ed è stato un importante esponente del Manierismo. Oggi voglio farti conoscere meglio il suo stile e la sua abilità parlandoti di una tela che è passata alla storia ed intitolata Le nozze di Cana.

Ti racconterò un sacco di cose a proposito delle Nozze Cana, ma non preoccuparti: non ti annoierò con tante chiacchiere inutili.

Ho deciso di scrivere quest’articolo per rendere le cose semplici.

Quando avrai finito di leggere questo testo, ti assicuro che:

  • Conoscerai tutta la storia delle nozze a Cana e saprai chi ha commissionato al Veronese questa tela
  • Capirai il perché questa grande scena è così ricca di particolari e piena di simboli
  • Scoprirai tutti chi sono i personaggi ritratti nel dipinto le nozze di Cana e qual è il loro ruolo

E molto altro ancora.

Sei pronto per conoscere al 100% questo capolavoro? Cominciamo!

Nozze di Cana Paolo Veronese

“Nozze di Cana” Paolo Veronese

Data di realizzazione: 1563

Dimensioni: 6,77 m x 9,94 m

Dove si trova: Musée du Louvre, Parigi

STORIA

Chi potrebbe mai richiedere una tela grande quasi 10 metri?

Ora ti racconto tutto.

È il 6 giugno 1562.

L’ordine dei monaci di San Benedetto ha bisogno di una tela per decorare il muro del refettorio del monastero presente nella Basilica di San Giorgio Maggiore a Venezia.

Cosa ci devono fare con questa tela? Ma soprattutto, come faccio a sapere che sono loro i clienti del Veronese?

Ti rispondo subito:

  1. Gli serve per coprire il vuoto presente sul muro più grande del refettorio
  2. Perché ci è giunto il contratto che certifica l’esecuzione della tela da parte di Paolo Veronese

Questo è un documento molto importante.

All’interno c’è scritto che i monaci hanno richiesto al Veronese le nozze di Cana, pagandolo ben 324 ducati.

Ma vuoi sapere la verità?

Il Veronese, oltre a farsi pagare, gli è stato garantito vitto e alloggio per tutta la durata del lavoro.

In poche parole, Paolo ha guadagnato:

  • 324 ducati
  • Un barile di vino
  • La possibilità di dormire all’interno del refettorio

Ma il contratto non ci dice solo questo.

Ah no?

C’è scritto che il soggetto della grande tela doveva essere il matrimonio di Cana; in quell’occasione Cristo ha trasformato l’acqua in vino.

E questo già lo sapevamo.

Ma c’è anche indicato un altro importante requisito: dovevano esserci tantissime persone, tutte distribuite nell’intera scena.

Per il Veronese questo non è un problema.

Ha tutte le carte in regola per rispettare le richieste dei suoi clienti.

Però è sempre un’impresa titanica.

Per questo motivo il pittore si fa aiutare dal fratello Benedetto Caliari.

In questo modo la tela è completata nel mese di settembre del 1563.

Giusto in tempo per la Festa della Madonna della Salute che ci sarebbe stata un paio di mesi dopo.

Ma se era destinata a Venezia, come sono arrivate le nozze di Cana Louvre?

Ora te lo spiego.

In realtà, la storia di questa tela non si conclude con il Veronese che consegna l’opera ai monaci benedettini.

Dopo questo evento, l’enorme dipinto rimane nel refettorio della chiesa di San Giorgio Maggiore per 2 secoli (dal 16° fino al 18°).

Poi arriva l’11 settembre 1797.

Cosa succede quel giorno?

Napoleone Bonaparte arriva in Italia con il suo esercito.

Il suo obiettivo è estendere il proprio dominio in tutta Europa, e Venezia è un tassello importante per la realizzazione del suo piano strategico.

Dopo aver sconfitto i suoi avversari, l’esercito francese si dà al saccheggio della città e di certo non si fa sfuggire questo enorme quadro nozze di Cana.

Aspetta un momento.

Come hanno fatto a portarlo in Francia?

È una tela larga quasi 10 metri!

Di certo non possono portarlo sotto braccio come un quadro qualsiasi.

Ed allora cosa si sono inventati?

Hanno utilizzato un metodo terribile: hanno fatto un enorme taglio sulla tela ed hanno arrotolato le 2 parti.

Se guardi da vicino, si vede ancora oggi il punto preciso in cui hanno diviso l’opera.

Particolare taglio tela nozze Cana Veronese analisi

Particolare del taglio della tela

Dopo essere arrivati in Francia, i soldati hanno steso le 2 parti e le hanno riattaccate.

E poi?

Poi nel 1798 le nozze di Cana dipinto viene portata al Louvre.

Qualche tempo dopo le cose cambiano nuovamente.

Il Louvre viene trasformato nel Musée Napoléon e tutte le opere al suo interno entrano a far parte della collezione personale di Napoleone Bonaparte.

Poi Napoleone viene sconfitto e sai che fine fanno questi capolavori?

Gran parte del bottino che Napoleone ha costituito nel corso delle sue campagne militari viene restituito ai legittimi proprietari.

Queste sono le conseguenze del trattato di pace che la Francia è costretta a firmare con i suoi avversari dopo la caduta del Bonaparte.

E le nozze di Cana Veronese che fine fanno?

In teoria dovevano tornare in Italia, ma non è così semplice.

Per prima cosa, devi sapere che c’è bisogno di un mediatore che prenda accordi con i francesi per permettere il ritorno della tela in Italia.

E sai chi era?

Il leggendario scultore Antonio Canova (autore del gruppo di Amore e Psiche) ed è stato incaricato da Papa Pio VII di trattare per far rientrare il lavoro del Veronese e molti altri.

È stata una vera impresa.

Il curatore del Musée Napoléon non ha alcuna intenzione di separarsi da questi importanti capolavori e se le inventa tutte pur di far restare tutto in Francia.

Pensa che per evitare che il quadro del Veronese tornasse in Italia, ha mentito spudoratamente dicendo che l’opera era troppo fragile per affrontare il viaggio fino a Venezia.

E – come se non bastasse – i francesi inviano in Italia la tela delle nozze di Cana di Charles Le Brun e non del Veronese.

E così passa altro tempo ed arriviamo negli anni della guerra franco-prussiana (1870-1871).

Il lavoro di Paolo Veronese nozze di Cana ha più di 3 secoli sulle spalle.

E durante il conflitto dove si trova?

Nascosto – al sicuro – in una scatola in Bretagna, nel nord della Francia.

Poi è il turno della Seconda Guerra Mondiale e questo lavoro viene spostato continuamente in diverse zone della Francia per evitare che cadesse nelle mani dei nazisti.

Così arriviamo ai giorni nostri e finalmente il grandissimo quadro del Veronese arriva al Louvre.

Ma anche dopo essere scampata a guerre e furti, la tela non è al sicuro nemmeno dentro al famoso museo.

Perché? Cos’altro è successo?

Devi sapere che nel giugno del 1992 (3 anni dopo la fine di un importante restauro del lavoro),le nozze di Cana dipinto subisce ben 2 danni.

Ecco quali sono:

  1. La tela viene rovinata dalla caduta di acqua piovana penetrata all’interno del museo per mezzo di una presa d’aria.
  2. Due giorni dopo il danno causato dall’acqua, i lavoratori spostano la pesante tela (parliamo di una tonnellata e mezzo), ma la cornice cede e cade sul pavimento.

È stata una caduta rovinosa, ma fortunatamente ci sono stati soltanto dei danni superficiali e non hanno compromesso i volti degli innumerevoli protagonisti.

DESCRIZIONE

Guarda un attimo questa enorme tela.

Nozze di Cana Paolo Veronese

“Nozze di Cana” Paolo Veronese

È stupenda, vero?

Prima che ti racconti tutto di questa scena, devo farti un’altra domanda.

Conosci la storia delle nozze di Cana?

Se la risposta è no, non preoccuparti.

Ora te la racconto io.

La vicenda si trova nel Nuovo Testamento.

Un giorno Gesù ed i suoi discepoli sono invitati ad un banchetto nuziale.

Nel bel mezzo della festa, però, il vino finisce.

Oltre a Gesù ed ai discepoli, al banchetto partecipa anche Maria, la madre di Cristo.

È lei che quando viene a sapere che il vino è finito, avverte immediatamente suo figlio.

Così Gesù chiede ai servitori di riempire con dell’acqua 6 grandi recipienti in pietra che subito dopo fa consegnare al maestro di tavola.

E poi?

Quando l’acqua viene versata, miracolosamente diventa vino ed il banchetto continua con successo.

Questa è la storia delle nozze di Cana.

Ma le nozze di Cana dipinto cos’ha di tanto speciale?

È molto semplice.

Paolo Veronese non si limita a dipingere una tradizionale riproduzione della storia, ma fa di più: ambienta il racconto nel 16° secolo, in pieno Rinascimento!

Ah si?

Proprio così.

Non si tratta più di un antico banchetto (come raccontato nel Nuovo Testamento), ma si è trasformato in una sfarzosa e lussuosa festa tipica dell’aristocrazia veneziana del ‘500.

Nella composizione di Paolo Veronese le nozze di Cana sacro e profano si mescolano alla perfezione.

Cioè?

Ora ti spiego.

Come puoi vedere, i protagonisti di questa composizione sono moltissimi e sono riprodotti nei minimi dettagli; lo stesso discorso vale anche per l’ambiente che li circonda.

Particolare ambiente Nozze Cana Paolo Veronese analisi

Particolare dell’ambiente

Quella che vedi è architettura del mondo greco e romano (ed anche rinascimentale).

E lo stile rinascimentale il Veronese lo conosce alla perfezione dato che è il suo tempo.

Ma c’è qualcosa di importante che devi sapere a proposito dell’architettura greco-romana.

Le colonne che vedi ai lati della scena – ad esempio – sono dei perfetti esempi dell’ordine architettonico dorico e corinzio.

Particolare ordine dorico ordine corinzio colonne Nozze Cana Paolo Veronese analisi

Particolare delle colonne doriche (sinistra) e quelle corinzie (destra)

Adesso dà un’occhiata alla festa in primo piano.

Particolare giardino inferiore nozze Cana Paolo Veronese analisi

Particolare del giardino inferiore

I protagonisti sono all’interno di un bellissimo giardino rinchiuso da una balaustra decorata.

Alle loro spalle – in secondo piano – ci sono i servitori che lavorano e preparano il pranzo.

Particolare servi cucinare nozze Cana Paolo Veronese analisi

Particolare dei servi che cucinano

Ancora più dietro c’è il cielo e sulla destra c’è una torre con dei grandi archi al suo interno.

Particolare torre con archi nozze Cana Paolo Veronese analisi

Particolare della torre con gli archi

Ah, ho dimenticato di dirti una cosa importante.

Hai visto i musicisti in primo piano?

Particolare musicisti nozze di Cana Paolo Veronese analisi

Particolare dei musicisti

Stanno suonando degli strumenti a corda appartenenti al periodo rinascimentale.

Che strumenti sono?

Particolare strumenti corda nozze cana Paolo Veronese analisi

Particolare della viola da gamba (sinistra), della viola (centro) e del liuto (destra)

C’è un liuto, un violone e la viola da gamba.

Più tardi tornerò a parlarti di questi musicisti. Ti assicuro che sono molto, ma molto importanti.

Le nozze di Cana Veronese è una tela stupefacente soprattutto per la presenza di importanti ospiti al banchetto.

Che significa?

Vuol dire che il pittore ha inserito in questo “antico” banchetto alcuni dei personaggi più potenti del tempo.

Eccoti qualche nome:

  • Eleonora d’Austria
  • Francesco I di Francia
  • Maria I d’Inghilterra
  • Sulimano il Magnifico (10° sultano dell’Impero Ottomano)
  • Carlo V, reggente del Sacro Romano Impero
  • Vittoria Colonna
  • Marcantonio Barbaro
  • Daniele Barbaro
  • Giulia Gonzaga
Particolare Solimano Marcantonio Daniele Barbaro Vittoria Colonna nozze Cana Veronese analisi

(Dall’alto in basso) particolare di Solimano, Marcantonio Barbaro, Vittoria Colonna e Daniele Barbaro

E molti altri ancora.

Quadri così maestosi e pieni di personalità importanti saranno realizzati anche nell’800, sai?

Uno dei più importanti è l’Incoronazione di Napoleone Bonaparte di Jacques-Louis David.

Incoronazione di Napoleone Jacques-Louis David analisi

“L’incoronazione di Napoleone” Jacques-Louis David

Sai che c’è anche lo stesso Veronese in questa scena?

Proprio così: anche lui partecipa al banchetta.

Sta in primo piano, indossa una tunica bianca e sta suonando la viola da braccio.

Particolare autoritratto Paolo veronese Nozze Cana analisi

Particolare di Paolo Veronese (sinistra) e di un suo autoritratto (destra)

Gli altri musicisti sono importanti?

Altroché se lo sono.

Loro sono alcuni dei pittori veneziani più grandi di sempre:

  • L’uomo con il flauto è Jacopo Bassano
  • L’altro con la viola da braccio è il Tintoretto
  • L’uomo vestito rosso con il violone è Tiziano
Particolare uomo flauto Jacopo Bassano uomo viola braccio Tintoretto uomo violone Tiziano nozze Cana Paolo Veronese analisi

(Dall’alto in basso) particolare di Jacopo Bassano, del Tintoretto e di Tiziano

Poi c’è un uomo in piedi accanto a loro che sta osservando un bicchiere di vino rosso.

Particolare uomo bicchiere vino rosso Pietro Aretino nozze cana Paolo Veronese analisi

Particolare dell’uomo con il bicchiere di vino rosso

Lui è il celebre poeta Pietro Aretino.

Insomma, è una festa leggendaria: ci sono pittori talentuosi, personalità di spicco ed una straordinaria cornice architettonica.

SIMBOLISMO

Ho intenzione di scrivere le nozze di Cana spiegazione più completa presente sul web.

La prima cosa che devi sapere è che l’intera composizione è suddivisibile in 2 grandi sezioni orizzontali.

Proprio così.

E sai che soltanto nella parte inferiore ci sono più di 50 protagonisti?

Hai letto bene.

Particolare sezione inferiore personaggi nozze Cana Paolo Veronese analisi

Particolare della sezione inferiore

E nella parte superiore invece? C’è qualcosa di importante?

Nella sezione superiore c’è un cielo con le nuvole e questa straordinaria architettura greco-romana che fa da cornice ad un banchetto nuziale che passerà alla storia.

Particolare ambiente Nozze Cana Paolo Veronese analisi

Particolare dell’ambiente

Anche l’abbigliamento dei protagonisti è molto importante, sai?

Tutti indossano dei vestiti appartenenti alla tradizione orientale ed asiatica, ma non sono abiti antichi.

Al contrario, sono vestiti estremamente moderni e legati alla moda del ‘500.

Aspetta un momento.

Il vero protagonista delle nozze di Cana non dovrebbe essere Gesù? Dov’è?

Hai ragione. Sta proprio al centro della composizione, alle spalle dei musicisti.

Particolare Gesù Cristo nozze Cana Paolo Veronese analisi

Particolare di Gesù Cristo

 

Sta seduto al centro del lunghissimo tavolo, ed accanto a lui ci sono la Vergine ed alcuni degli apostoli.

Particolare Vergine apostoli nozze Cana Paolo Veronese analisi

Particolare della Vergine e degli apostoli

Mi rendo conto che sia quasi impossibile riconoscerlo in tutto questo caos.

Ma c’è un dettaglio che ti permette di identificarlo in pochi secondi: l’aureola.

Adesso guarda dietro di lui.

C’è un uomo sulla balaustra che osserva con attenzione lo svolgersi del banchetto; una servitrice sta aspettando che alcuni dei “cuochi” finiscano di preparare le portate da servire al tavolo.

Poi dalle colonne sulla destra spunta un altro aiutante che sta portando sulle proprie spalle della carne che verrà consumata durante il banchetto.

Particolare servitori carne balaustra nozze Cana Paolo Veronese analisi

Particolare di alcuni dei servitori

So che potrebbe sembrarti assurdo, ma sai che c’è un legame tra gli uomini che preparano il cibo e Cristo?

Proprio così, ed ora ti racconto qual è il loro rapporto.

Se alzi lo sguardo dietro le spalle di Gesù puoi vedere che c’è un uomo impegnato a macellare i resti di alcuni animali su un blocco aiutandosi con delle lame.

Particolare uomo macellaio nozze Cana Paolo Veronese analisi

Particolare del macellaio

Cristo e questi uomini si trovano esattamente sulla stessa verticale, e c’è un motivo preciso.

Particolare verticale Gesù Cristo uomo macellaio agnello sacrificale nozze Cana Veronese analisi

Particolare della verticale che unisce il macellaio con Gesù

Gli animali macellati alludono al futuro sacrificio di Dio il quale nella tradizione viene rappresentato anche come l’agnello sacrificale.

Ci sono altri dettagli che voglio spiegarti.

Guarda nella sezione in basso a destra dell’opera.

Particolare sezione destra nozze Cana Paolo Veronese analisi

Particolare della sezione destra

Qui ci sono alcuni dei servitori che stanno scaricando i recipienti con l’acqua trasmutata in vino da Cristo in una piccola anfora appoggiata su un supporto di legno.

Particolare servitore versa vino nozze Cana Paolo Veronese analisi

Particolare del servitore che versa il vino

Alla sinistra di questi servitori c’è il poeta Pietro Aretino che contempla il vino rosso trasformato da Cristo.

Particolare uomo bicchiere vino rosso Pietro Aretino nozze cana Paolo Veronese analisi

Particolare dell’uomo con il bicchiere di vino rosso

Adesso guarda dall’altro lato in basso a sinistra.

Particolare sezione sinistra nozze Cana Paolo Veronese analisi

Particolare della sezione sinsitra

Qui c’è un uomo vestito di verde: lui è il maggiordomo della casa.

Particolare maggiordomo casa nozze cana Paolo Veronese analisi

Particolare del maggiordomo della casa

Lui sta osservando un giovane servitore che offre un bicchiere di vino ad uno degli uomini seduti al banchetto.

Particolare servo vino bambino nozze cana Paolo Veronese analisi

Particolare del servo che offre il vino

Sai chi è l’uomo a cui viene offerto il vino?

È lo sposo. Accanto a lui c’è sua moglie.

Particolare sposi nozze Cana Paolo Veronese analisi

Particolare degli sposi

Tra poco ti spiegherò il motivo per cui non sono al centro del tavolo come da tradizione.

Ritorna a guardare un attimo il maggiordomo: accanto a lui c’è un nano con un pappagallo verde sulla spalla.

Particolare nano pappagallo nozze Cana Paolo Veronese analisi

Particolare del nano con il pappagallo

Sta rivolgendo lo sguardo al maggiordomo, come se stesse attendendo istruzioni.

Sai che se dividiamo l’intera composizione sull’asse verticale risalta un evidente contrasto tra luce ed ombra?

Si tratta di un contrasto simbolico che allude ad una coesistenza della mortalità e vanità che sono i piacere passeggeri legati alla vita terrena.

Devi sapere che in questa scena il valore religioso supera quello sociale.

Per capire cosa intendo, devi guardare la coppia di sposi seduti sul lato sinistro del tavolo.

Particolare sposi nozze Cana Paolo Veronese analisi

Particolare degli sposi

Una domanda ovvia è la seguente.

Perché non sono seduti al centro del tavolo se è la loro festa?

Perché qui il prestigio sociale è inutile di fronte a quello spirituale.

Infatti la coppia di sposi ha ceduto il posto d’onore a Gesù, la Vergine e gli apostoli, i veri protagonisti dell’opera e del racconto.

A segnare un ulteriore confine tra il mortale ed il divino è un oggetto molto piccolo.

Mi riferisco alla clessidra che sta in primo piano sul tavolo tra i musicisti/pittori.

Particolare clessidra nozze cana Paolo Veronese analisi

Particolare della clessidra

Sta proprio al centro della scena e simboleggia la futilità della vanità umana.

Poi c’è una cosa che non quadra assolutamente.

Mi spiego meglio.

Nella zona superiore dell’opera i servitori stanno preparando della carne arrostita e che sicuramente è la portata principale del banchetto.

Ma sul tavolo i partecipanti alla festa stanno mangiando tutt’altro.

Particolare cibo tavola dessert nozze cana Paolo Veronese analisi

Particolare del cibo sulla tavola

Sono già al dessert e gustano frutta, noccioline, vino e la cotognata (quest’ultimo è un dolce fatto con le mele cotogne).

Perché c’è questa enorme contraddizione tra il cibo in preparazione e quello servito sul tavolo?

La risposta è più semplice di quello che immagini.

Gli animali macellati sono soltanto dei simboli (alludono al sacrificio di Cristo come ti dicevo prima) e non verranno serviti al banchetto.

COMPOSIZIONE

So cosa stai pensando.

Perché inserire più di 100 persone in un quadro?

Nozze di Cana Paolo Veronese

“Nozze di Cana” Paolo Veronese

La risposta l’hanno cercata un sacco di studiosi nel corso dei secoli.

Nel 17° secolo, alcuni esperti si sono chiesti su quale dovesse essere il numero ideale di figure da inserire in un quadro rappresentativo.

C’è chi, come Andrea Sacchi che che sostiene che 12 figure (o anche meno) sarebbero perfette: in questo modo l’artista potrebbe dipingere e lavorare ai dettagli e le espressioni di ciascun protagonista.

Altri invece, come Pietro da Cortona sostengono che un numero elevato di figure sarebbe perfetto per rendere un quadro ancora più epico e per inserire al suo interno dei temi secondari da approfondire.

Questa tela del Veronese è un perfetto esempio dello stile Manierista ed al suo interno si condensano le migliori caratteristiche di diverse scuole pittoriche.

Che significa?

C’è il colorito di Tiziano (dare priorità al colore piuttosto che ad altro) ed il disegno (lavorare sulle espressioni e sui dettagli della composizione) del Rinascimento che contraddistingue i capolavori di Leonardo da Vinci, Raffaello e Michelangelo Buonarroti.

Sai qual è il punto perfetto per ammirare quest’opera?

Bisogna guardarla dal basso verso l’alto e la tela deve distare dal suolo circa 2 metri e mezzo.

Questa era la posizione originale della tela nel muro del refettorio.

Ma in questa stanza non c’era “soltanto” la gigantesca tela del Veronese.

Tutto l’ambiente è stato ulteriormente decorato con lavabi ed altri dettagli da Andrea Palladio.

E questo cosa c’entra con il lavoro del Veronese?

In questo modo, la funzione dell’intera decorazione sarebbe stata quella di diventare una “estensione virtuale” del refettorio.

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San Girolamo nello studio di Antonello da Messina: la storia di un finto quadro fiammingo

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Voglio farti conoscere uno splendido dipinto del ‘400. Questa è una tavola che ha scritto la storia: al suo interno ci sono tantissimi simboli, particolari e giochi prospettici che rendono la scena un vero e proprio gioiello. L’autore di questo capolavoro è Antonello da Messina, il quale è passato alla storia per tele come il alla storia per tele estremamente moderne come il San Sebastiano e molte altre. Oggi voglio parlarti del quadro intitolato San Girolamo nello studio.

Questo lavoro è stracolmo di dettagli importantissimi ed io ho intenzione di mostrarteli (e farti capire qual è il loro ruolo) in questo articolo.

Quando avrai finito di leggere questo testo, ti assicuro che:

  • Conoscerai l’intera storia del San Girolamo nello studio Antonello da Messina
  • Scoprirai il motivo per cui questa tela è così complessa e piena di simboli
  • Capirai qual è il legame tra Antonello da Messina ed i pittori fiamminghi

E molto altro ancora, te lo garantisco.

Sei pronto per conoscere per bene quest’opera? Cominciamo!

San Girolamo nel suo studio Antonello da Messina analisi

“San Girolamo nello studio” Antonello da Messina

Data di realizzazione: 1474-1475

Dimensioni: 45,7 x 36,2 cm

Dove si trova: National Gallery, Londra

STORIA

Quando comincia la storia di questo lavoro?

Nel 1529.

Ma com’è possibile? Non è stato realizzato nel 1474-1475?

Hai ragione, ma gli studiosi sono venuti a conoscenza di questa tela soltanto 54 anni dopo la sua realizzazione.

E dobbiamo tutto a Marcantonio Michiel.

Chi sarebbe?

È uno studioso ed un collezionista d’opere d’arte, vissuto a cavallo tra ‘400 ed il ‘500.

Nella sua vita ha avuto la possibilità di conoscere un sacco di ricchi committenti e, di conseguenza, ha potuto ammirare ed avere tra le mani molti capolavori.

Per darti un’idea, pensa che Marcantonio Michiel non è legato soltanto a quest’opera di Antonello da Messina, ma ha avuto un ruolo fondamentale nella storia della Venere dormiente di Giorgione.

Venere dormiente Giorgione analisi

“Venere dormiente” Giorgione/Tiziano

Ma ora ci interessa soltanto il San Gerolamo nello studio.

Cosa c’entra Marcantonio con quest’opera?

In pratica ha realizzato un importantissimo documento in cui ha descritto con molta attenzione il capolavoro di Antonello da Messina.

E come faceva a conoscerlo?

In quel periodo quest’opera si trova nella collezione del veneziano Antonio Pasqualino.

A Venezia? E come ha fatto ad arrivare lì?

È un mistero.

Prima del 1474 non ci sono notizie a proposito di questa tavola.

Non sappiamo con certezza chi fosse il committente e nemmeno quale fosse l’occasione (un matrimonio, una nascita, una commemorazione, eccetera) per cui potrebbe essere stato ordinato tale lavoro.

Ma sai qual è la cosa più strana?

Devi sapere che Antonello ha sempre firmato e datato tutte le sue opere.

Ma non questa volta.

Cosa è successo?

Non lo sappiamo.

Ma gli studiosi sono divisi in 2 grandi correnti in proposito:

  1. Lauts, Baottari, Davies, Little e Bologna hanno analizzato soprattutto i particolari tipicamente fiamminghi presenti in quest’opera che dimostrano l’influsso del pittore fiammingo Jan Van Eyck. Su questa base, ritengono che l’opera di Antonello possa essere stata realizzata tra il 1455 ed il 1460.
  2. Lionello Venturi, Roberto Longhi e Causa hanno preferito concentrarsi sulla tecnica, sulla prospettiva e sull’illuminazione dell’opera, 3 caratteristiche che Jan Van Eyck avrebbe incluso nelle proprie opere soltanto nel 1470.

C’è dell’altro.

C’è un altro lavoro di Antonello da Messina, intitolato Annunciazione.

Annunciazione Antonello da Messina

“Annunciazione” Antonello da Messina

Oggi si trova alla Galleria Regionale di Palazzo Bellomo.

Perché ti mostro quest’opera?

Perché ci sono alcuni particolari che devo mostrarti, come:

  • La pianta nel vaso che si trova sotto la scrivania della Vergine
  • Il panorama che si intravede dalla finestra alle spalle della coppia di protagonisti
  • Il gioco di luci incredibilmente simile a quello che si vede nell’altro lavoro di Antonello da Messina San Girolamo
Confronto piante finestre San Girolamo studio annunciazione Antonello da Messina analisi

Confronto delle piante, delle finestre e dell’illuminazione tra il San Girolamo nel suo studio (sinistra) e l’Annunciazione (destra)

Dato che si tratta di piccoli dettagli che si ripetono in entrambe le opere, gli studiosi hanno ipotizzato che potesse trattarsi di 2 lavori realizzati nello stesso periodo.

Ma adesso facciamo un passo indietro.

Il quadro l’Annunciazione è stato commissionato ad Antonello da Messina nel 1474 per essere collocata nella chiesa dell’Annunziata a Palazzolo Acreide, nei pressi di Siracusa.

È un’opera importante, dato che è uno degli ultimi lavori che il pittore realizza prima di partire per Venezia.

Ma anche in questo caso, non tutti sono d’accordo.

Alcuni studiosi ritengono che Antonello abbia dipinto questa scena quando già si era trasferito in nord Italia.

E lo hanno dedotto per via dell’utilizzo di un particolare pennello e di un legno che si trova esclusivamente nell’Italia settentrionale, mentre al sud no.

Qualunque sia la verità, una cosa è certa.

A metà ‘500 la tavola con San Girolamo si trova a Venezia.

Ma aspetta un attimo.

Se non c’è né firma né data su questo lavoro, siamo certi che sia Antonello da Messina l’autore?

Bella domanda.

Non ci sono prove concrete.

Ed infatti c’è stata un’accesa discussione in proposito.

Ci sono troppi elementi che non quadrano e questo ha portato molti esperti a suggerire il nome di altri artisti.

Quali ad esempio?

Mettendo da parte Antonello da Messina, è stato suggerito il nome dei fiamminghi Jan Van Eyck (autore del ritratto dei coniugi Arnolfini) e di Hans Memling.

Ritratto coniugi Arnolfini Jan Van Eyck

“Ritratto dei coniugi Arnolfini” Jan Van Eyck

E alla fine come si è giunti ad attribuire il lavoro ad Antonello?

Il merito è di Giovan Battista Cavalcaselle, un famosissimo storico dell’arte italiano vissuto nell’800.

I suoi studi si sono concentrati soprattutto sulle varie generazioni dei pittori fiamminghi che si sono avvicendati nel corso dei secoli.

Confrontando – con attenzione – il loro stile con quello di Antonello da Messina, ha notato che molti particolari presenti in questa tavola ricordano più lo stile del pittore italico piuttosto che quello dei suoi colleghi fiamminghi.

Chiaro.

Accettiamo l’ipotesi che sia stato Antonello a realizzare questa tela.

Quando l’avrebbe realizzata?

Molto probabilmente negli ultimi 30 anni del ‘400, mentre si trovava a Venezia.

Cosa c’entrano allora i pittori fiamminghi con questa storia?

Te lo dico subito.

Jan Van Eyck ha dipinto un San Girolamo nello studio tutto suo.

San Girolamo nel suo studio Jan Van Eyck Antonello da Messina analisi

“San Girolamo nel suo studio” Jan Van Eyck

Ha realizzato questo lavoro nel 1442 e sicuramente Antonello l’ha visto con i suoi occhi mentre era a Napoli.

Ci sono alcune somiglianze tra le 2 opere ed infatti i critici hanno pensato che il lavoro del messinese in realtà fosse una seconda versione della scena del fiammingo, ma poi è stato più plausibile attribuire questo lavoro ad Antonello.

E dopo questo casino sull’autore, cosa è successo?

Niente.

C’è un lungo periodo privo di informazioni.

Poi nel 1835 il San Girolamo Antonello da Messina salta fuori di nuovo.

Pensa che in quell’anno nessuno immagina – neanche lontanamente – che questa tavola potesse essere dell’artista messinese.

Anzi, tutti sono convinti che sia l’ennesimo capolavoro di Albercht Dürer.

In questi anni, poi, si trova a centinaia e centinaia di chilometri dall’Italia.

Perché? Dov’è?

Si trova a Stratton, nell’Hampshire.

Per la precisione, fa parte della collezione di Sir Thomas Baring.

Come la tavola sia arrivata lì è un vero e proprio mistero.

Ma dopo la storia si fa più semplice:

  • Nel 1848 viene venduta a William Coningham
  • Nel 1850 diventa di proprietà del conte di Northbrook, il nipote di Thomas Baring
  • Nel 1894 l’opera viene ceduta alla National Gallery di Londra, dove si trova tutt’ora

DESCRIZIONE

Dà un’occhiata a questa tavola.

San Girolamo nel suo studio Antonello da Messina analisi

“San Girolamo nello studio” Antonello da Messina

È una tela piccolissima.

Parliamo di 45,7 x 36,2 cm.

Questo non vuol dire che sia di bassa qualità.

È lo stesso discorso della Ragazza con il turbante di Vermeer.

Ragazza con l'orecchino di perla Ragazza col turbante Vermeer

“Ragazza con l’orecchino di perla (Ragazza col turbante)” Jan Vermeer

Anche lì la tela è veramente piccola (44,5 x 39 cm), ma è un capolavoro rifinito nei minimi dettagli.

Sono proprio i dettagli a rendere il lavoro di Vermeer ed il quadro di Antonello da Messina San Gerolamo nello studio due bellissimi capolavori.

Ma adesso basta.

Concentriamoci sul san San Girolamo.

Sono sicuro che uno dei primissimi elementi che avrai notato è la presenza di questa “cornice nella cornice”.

Particolare cornice mattoni San Girolamo nel suo studio Antonello da Messina analisi

Particolare della cornice

Poi al centro si staglia il protagonista in prospettiva (sottolineata dal gradino presente in primo piano). Ed è proprio quel gradino a far ricadere la nostra attenzione sull’uomo.

Particolare scalino San Girolamo nel suo studio Antonello da messina analisi

Particolare dello scalino

Ma non finisce qui.

C’è quell’enorme struttura di legno: una specie di leggio/scrivania/libreria che occupa gran parte della stanza.

Particolare struttura legno San Girolamo studio Antonello da Messina analisi

Particolare della struttura di legno

Più tardi ti svelerò qual è la sua funzione e perché ha una forma così strana.

Ora guarda nella parte alta dell’opera.

Le hai viste le 3 finestre bifore?

Particolare finestre bifore San Girolamo studio Antonello da Messina analisi

Particolare delle finestre bifore

Con il termine bifore si intendono delle “finestre” caratterizzate da 2 archi e divise al centro da una colonna.

Parte della luce che illumina la scena proviene da lì.

Ho detto “parte della luce” perché ci sono altri punti d’accesso da cui penetra l’illuminazione.

Guarda ai lati del protagonista: ci sono 2 finestre.

Particolare finestre San Girolamo nel suo studio Antonello da Messina analisi

Particolare delle finestre

Per ora ti basta sapere che il paesaggio che si intravede da queste finestre è molto importante.

Più tardi ti spiegherò tutto nel dettaglio.

Adesso guarda nuovamente il gradino nella parte bassa dell’opera.

Particolare scalino San Girolamo nel suo studio Antonello da messina analisi

Particolare dello scalino

È tutto in marmo e l’arco che si vede nella parte alta rimanda all’architettura catalana.

La strana forma della stanza però, non permette di capire se si tratta di uno studiolo o di una vera e propria cattedrale.

Cosa ci fanno degli animali sul gradino?

Quella a sinistra è una pernice, poi c’è un pavone e più a destra c’è un catino in rame pieno d’acqua.

Particolare pernice pavone catino rame San Girolamo studio Antonello da Messina analisi

Particolare (da sinistra a destra) della pernice, del pavone e del catino di rame

E poi c’è questo stranissimo studio.

L’ambiente del San Gerolamo Antonello da Messina merita un discorso approfondito.

Per prima cosa, il pavimento è costituito da piastrelle grigie e bianche in ceramica, dove si alternano rettangoli e rombi verdi.

Particolare piastrelle San Girolamo studio Antonello da Messina analisi

Particolare delle piastrelle

Poi c’è la prospettiva.

Hai notato che il pavimento è disposto “in salita”?

Particolare pavimento salita prospettiva San Girolamo nel suo studio Antonello da Messina

Particolare del pavimento in salita

In questo modo la profondità dell’opera è accentuata notevolmente.

Il punto di fuga (ovvero il punto in cui convergono tutte le linee parallele) si trova poco più in alto delle mani del protagonista intento a leggere.

Particolare punto di fuga San Girolamo nel suo studio Antonello da Messina analisi

Particolare del punto di fuga

Ed ora devo parlarti del legno.

È lui il protagonista assoluto dell’ambiente.

Questa complessa struttura è lo studiolo di san Girolamo e lo possiamo dividere in 3 parti.

Ma prima, una piccola curiosità.

Per rendere estremamente realistico questa specie di soppalco, Antonello ha riprodotto con attenzione anche le venature del legno ed ha colorato alcune delle tavole con dei toni più scuri.

Particolare legno San Girolamo nel suo studio Antonello da Messina analisi

Particolare del legno

Ecco le parti principali dello studiolo.

Divisione 3 parti studiolo San Girolamo nel suo studio Antonello da Messina analisi

Divisione in tre parti della struttura di legno

La prima parte è costituita dai 3 piccoli gradini della scala (dove ci sono anche un paio di calzature).

Particolare gradini legno scarpe San Girolamo nel suo studio Antonello da Messina analisi

Particolare dei gradini e delle scarpe

Alla sinistra dei gradini ci sono 2 vasi fatti in maiolica (una sorta di ceramica) con dei fiori dentro; inoltre c’è una coppa a forma di sfera sorretta da un piede e all’interno c’è un arbusto spuntato a forma di palla.

Più a sinistra ci sono dei garofani e alla fine si vede anche un gatto ritratto di profilo e che guarda a sinistra.

Particolare gatto garofani arbusto San Girolamo nel suo studio Antonello da Messina analisi

Particolare (da sinistra a destra) del gatto, dei garofani e dell’arbusto

La seconda sezione dello studiolo è tutta la struttura sul lato sinistro, accanto all’arco.

Qui ci sono diversi scaffali da cui sporgono alcuni libri; più a destra c’è il leggio con san Girolamo.

Particolare libri scaffale leggio San Girolamo nel suo studio Antonello da Messina analisi

Particolare dei libri degli scaffali e del leggio

Poco più in alto degli scaffali appeso al muro c’è un crocifisso.

Particolare crocifisso San Girolamo nel suo studio Antonello da Messina analisi

Particolare del crocifisso

Poi nella parte esterna della struttura, più in basso c’è una luce spenta ed un asciugamano leggermente malmesso.

Particolare luce spenta asciugamano maltrattato San Girolamo nel suo studio Antonello da Messina analisi

Particolare della luce spenta e dell’asciugamano malmesso

E poi ci sono tantissimi libri, senza contare il calamaio con una piuma all’interno che si vede sulla scrivania del protagonista.

Particolare penna calamaio inchiostro San Girolamo nel suo studio Antonello da Messina analisi

Particolare della penna e del calamaio

Ora voglio parlarti proprio di san Girolamo.

Particolare protagonista San Girolamo nel suo studio Antonello da Messina analisi

Particolare del protagonista

Come puoi vedere, qui è ritratto mentre è impegnato a sfogliare un libro: con la mano sinistra trattiene una pagina, mentre con l’altra la sta sfogliando per passare a quella successiva.

Particolare mani protagonista San Girolamo nel suo studio Antonello da Messina analisi

Particolare delle mani del protagonista

Hai visto com’è strana la sedia su cui è seduto?

Particolare sedia protagonista San Girolamo nel suo studio Antonello da Messina analisi

Particolare della sedia

È fatta completamente in legno ed ha la forma di un cilindro tagliato.

Ma non c’è solo questo.

Dà un’occhiata all’espressione di San Girolamo.

Particolare espressione protagonista San Girolamo nel suo studio Antonello da Messina analisi

Particolare dell’espressione

È completamente concentrato nella lettura.

Anche il suo abbigliamento è importante.

Indossa il tipico abito rosso dei cardinali con sopra un berretto ed un cappotto sempre dello stesso colore.

Quest’ultimo, poi, è talmente lungo da ripiegarsi più e più volte sul pavimento.

Particolare vesti rosse cardinalizie protagonista San Girolamo nel suo studio Antonello da Messina analisi

Particolare delle vesti rosse

Ma i dettagli non si fermano qui.

Si vedono persino le maniche bianche che spuntano fuori dalla camicia bianca ed anche una specie di pelliccia marrone chiaro che copre il petto del protagonista.

Particolare maniche camicia pelliccia protagonista San Girolamo nel suo studio Antonello da Messina analisi

Particolare delle maniche della camicia e della pelliccia

Incredibile.

Ti ricordo che il quadro è davvero molto piccolo e dipingere questi particolari non è per niente facile.

Adesso guarda alla destra della sedia.

La vedi la cassapanca?

Particolare cappello cardinalizio cassapanca Antonello da Messina San Girolamo nel suo studio analisi

Particolare della cassapanca e del cappello cardinalizio

Anche questa è fatta completamente in legno e su di essa c’è appoggiato il grande cappello rosso di san Girolamo.

L’ambiente in legno avvolge completamente l’uomo.

Quei ripiani alle sue spalle, ad esempio, sono stracolmi di documenti, caraffe, scatole e vasi.

Particolare ripiani San Girolamo nel suo studio Antonello da Messina analisi

Particolare dei quattro ripiani

Non manca proprio niente in questa scena.

E non finisce qui.

Dietro questi enormi ripiani, si intravedono due grandi pilastri quadrilobati (divisi in 4 lobi), i quali hanno il compito di sostenere l’arco architettonico alle loro spalle.

Particolare pilastri quadrilobati San Girolamo nel suo studio Antonello da Messina analisi

Particolare dei pilastri quadrilobati

Ora è il momento che ti parli delle 3 finestre bifore.

Particolare finestre bifore San Girolamo studio Antonello da Messina analisi

Particolare delle finestre bifore

In quella centrale si vedono 2 uccelli appoggiati (nella zona sinistra) ed altri 2 che stanno spiccando il volo (lato destro).

Particolare uccelli finestra bifora centrale San Girolamo nel suo studio Antonello da Messina analisi

Particolare degli uccelli nella bifora centrale

Anche nella finestra di destra c’è una scenetta simile, mentre quella a sinistra si intravede a malapena e comunque non c’è nessun uccello.

Confronto finestre bifore sinistra destra uccelli San Girolamo nel suo studio Antonello da Messina analisi

Confronto tra la bifora sinistra e quella destra

Ma le sezioni laterali di questa scena sono importanti tanto quanto quella centrale, te lo garantisco.

Sotto la finestra di sinistra ce ne è un’altra molto più grande in cui si vede un paesaggio molto dettagliato.

Particolare finestra sinistra paesaggio città San Girolamo nel suo studio Antonello da Messina analisi

Particolare del paesaggio della finestra sinistra

C’è una grande campagna ed un fiume che scorre in primo piano ed alcuni alberi; su una riva ci sono 2 personaggi vestiti di nero e con un berretto bianco che camminano in compagnia di un cane (probabilmente sono dei cacciatori).

Particolare uomini con cane finestra San Girolamo nel suo studio Antonello da Messina analisi

Particolare degli uomini con il cane alla finestra

Sul fiume ci sono altri 2 uomini vestiti di bianco su una barca impegnati a remare, e si vede persino il riflesso dell’imbarcazione nell’acqua!

Particolare uomini vestiti bianco finestra barca riflesso acqua San Girolamo nel suo studio Antonello da Messina analisi

Particolare degli uomini vestiti di bianco in barca

Sull’altra sponda del fiume c’è un uomo vestito di rosso: probabilmente è un pescatore.

Particolare uomo vestito rosso pescatore finestra San Girolamo nel suo studio Antonello da Messina analisi

Particolare dell’uomo vestito di rosso

Alle sue spalle si scorge un incrocio dove ci sono 2 cavalieri che si muovono.

Sul lato sinistro c’è una grande città caratterizzata da un campanile e delle enormi mura, e dal lato opposto c’è un altro recinto murato che racchiude un giardino.

Particolare cavalieri città finestra muro giardino finestra San Girolamo nel suo studio Antonello da Messina analisi

Particolare dei cavalieri, del muro , della città e del giardino

Dipingere questa piccola scenetta deve essere stato difficilissimo, non credi?

Ci sono altre 2 grandi aperture anche sul lato destro della scena, ma non è la stessa cosa.

Da queste si vede soltanto un panorama naturale e nient’altro.

Particolare finestre destra San Girolamo nel suo studio Antonello da Messina analisi

Particolare delle finestre di destra

Ma il dettaglio più interessante in questa sezione non ha a che fare con le finestre.

Se guardi un po’ più in basso noterai una sagoma nell’ombra.

Particolare leone San Girolamo nel suo studio Antonello da Messina analisi

Particolare del leone

Si tratta di un leone.

Cosa ci fa lì un leone?

Come vedi è molto docile e sta camminando con tranquillità verso san Girolamo.

Ha intenzione di attaccarlo?

Assolutamente no.

Questo animale ha un ruolo simbolico e tra poco ti svelerò qual è.

SIGNIFICATO

È giunto il momento di capire cosa sta succedendo in questa complessa opera.

Cominciamo da San Girolamo.

Devi sapere che lui è uno dei più importanti Padri della Chiesa ed è vissuto tra il 4° ed il 5° secolo dopo Cristo.

Una domanda.

Come facciamo a sapere che si tratta proprio di San Girolamo e non di qualche altro personaggio cristiano?

Ci sono alcuni dettagli inconfondibili, come la veste rossa da cardinale (che si vede anche nei quadri di san Girolamo fatti da Caravaggio), un attributo tipico di questo santo poiché è stato il consigliere personale di Papa Damaso I.

Confronto san Girolamo Caravaggio analisi

Tutti i dipinti di san Girolamo di Caravaggio

Nella Legenda Aurea (un testo in cui sono riportate le biografie dei santi) di Jacopo da Varazze, c’è un aneddoto a proposito di San Girolamo che ha eroicamente estratto una spina dalla zampa di un leone, addomesticandolo.

In effetti, questo spiegherebbe la presenza e la tranquillità del leone nel quadro di Antonello.

Particolare leone San Girolamo nel suo studio Antonello da Messina analisi

Particolare del leone

Forse non sai che San Girolamo nel Rinascimento è stata una tra le figure più apprezzate e studiate, soprattutto perché era un grande conoscitore del greco e dell’ebraico.

In pratica era un volto che rispecchiava alla perfezione i valori di questo periodo storico.

È stato uno studioso molto diligente.

Davanti a lui Antonello da Messina aggiunge un calamaio ed un sacco di libri: sono 2 simboli che alludono alla sua attività di commentatore della Bibbia ed al suo impegno nella filologia.

Particolare penna calamaio inchiostro San Girolamo nel suo studio Antonello da Messina analisi

Particolare della penna e del calamaio

Poi c’è quel crocifisso appeso di cui ti ho già parlato prima.

Particolare crocifisso San Girolamo nel suo studio Antonello da Messina analisi

Particolare del crocifisso

Questo è un simbolo di Cristo che veglia sull’attività di San Girolamo.

Ma perché inserire tutti questi simboli? Perché è stata realizzata un’opera del genere?

È un discorso che abbiamo già affrontato prima.

Le ipotesi sono molte: potrebbe trattarsi di un quadretto che doveva decorare uno studiolo di qualche aristocratico.

Non sarebbe un’idea così strana.

La decorazione degli studioli andava molto di moda nella seconda metà del ‘400.

Uno degli esempi più celebri è lo studiolo di Isabella d’Este, in cui c’era anche il bellissimo Parnaso di Andrea Mantegna a decorarlo.

Parnaso Andrea Mantegna analisi

“Parnaso” Andrea Mantegna

Ma uno degli aspetti migliori della tela di Antonello da Messina è il fatto che sia riuscito a realizzare una composizione estremamente rigorosa, con il punto di fuga che si trova nella parte centrale dell’opera.

Particolare punto di fuga San Girolamo nel suo studio Antonello da Messina analisi

Particolare del punto di fuga

Ma la bellezza di questo lavoro non è costituita soltanto dalla geometria e dalla cura dei dettagli.

Anche la luce è molto importante.

Devi sapere che la scena è illuminata da 2 punti differenti:

  • La prima fonte di luce giunge frontalmente dall’esterno
  • La seconda proviene dalle finestre in secondo piano
Particolare fonti illuminazione San Girolamo nel suo studio Antonello da Messina analisi

Particolare delle fonti d’illuminazione

Ma qualcosa non va.

Cioè?

Il comportamento della luce è anomalo ed infatti sembra che ci sia più di un sole nel cielo.

E non è l’unica stranezza.

Tutto questo ambiente è frutto di molteplici incastri di forme diverse.

Non ci sono assolutamente delle forme semplici ed i nostri occhi fanno fatica a focalizzare tutta la scena.

Quali sarebbero queste forme complesse?

Ce ne sono davvero molte, come ad esempio la finta cornice di cui parlavamo all’inizio di questo articolo, poi c’è la struttura di legno costituita da tanti pezzi diversi e non è un blocco unico (come si potrebbe pensare).

Inoltre le gallerie ai lati non sono uguali: in quella a sinistra c’è soltanto una finestra, mentre nell’altra ci sono 2 aperture, una serie di colonne ed addirittura un leone.

Particolare Gallerie laterali San Girolamo nel suo studio Antonello da Messina analisi

Particolare delle gallerie laterali

Insomma, questa composizione in realtà è un “quadro nel quadro” e la cornice è costituito dalla mattonata esterna che ci separa dallo studiolo del santo.

I dettagli poi, sono fondamentali.

Hai visto il foglietto che sporge sul lato sinistro della scrivania del protagonista?

Particolare foglietto scarabocchio scrivania San Girolamo nel suo studio Antonello da Messina analisi

Particolare del foglio all’esterno della scrivania

Ti starai sicuramente chiedendo ci fa lì.

In effetti si trova in un posto un po’ strano, ma il motivo è semplice.

Sono sicuro che starai sgranando gli occhi nel tentativo di capire cosa c’è scritto su quel foglio.

Ma anche da molto vicino, sarebbe impossibile capirlo.

Sicuramente ti aspettavi di leggere la firma di Antonello da Messina, ed invece c’è soltanto uno scarabocchio.

E perché ha fatto una cosa del genere?

Per spingerti a guardare con attenzione ogni dettaglio dell’opera.

A proposito dei dettagli, c’è una curiosa interpretazione di cui vorrei parlarti.

Si tratta di una complessa ipotesi avanzata dalla professoressa Penny Howell Jolly, docente di storia dell’arte allo Skidmore College.

Non voglio tirartela troppo per le lunghe, quindi ti riassumo la parte più importante della sua spiegazione.

Nella Lettera a Eustachio che San Giorlamo ha scritto a Roma nel 384 d.C vengono trattati 3 temi principali:

  1. L’ascetismo e l’isolamento sono delle pratiche perfetto per accedere al Paradiso
  2. La verginità è lo stato umano che si avvicina più a quello divino
  3. Le immagini e le allegorie erotiche del Vecchio Testamento alludono al fatto che la Vergine, oltre ad essere la Madre di Cristo è anche la sua sposa

Sulla base di questi 3 elementi, tutti i particolari presenti nel quadro di Antonello da Messina acquisiscono dei significati completamente nuovi.

Se letti in verticale, hanno delle caratteristiche negative; al contrario, se vengono letti in orizzontale, diventano positivi.

Sembra complesso vero?

Non preoccuparti, ora ti spiego tutto.

Cominciamo con la lettura in verticale:

Particolari dettagli verticali San Girolamo nel suo studio Antonello da Messina analisi

Lettura dei dettagli in verticale

  • La pernice è in realtà un uccello malvagio che ruba le uova di altri uccelli (figura 1)
  • Il gatto simboleggia il diavolo; inoltre ha delle valenze sessuali (figura 2)
  • La lampada spenta sulla struttura di legno ricorda la Parabola delle 10 vergini narrata da Gesù nel Vangelo di Matteo, facendo particolare riferimento alle 5 donne stolte che finito l’olio per la lampada e sono andate ad acquistarlo, non giungendo in tempo per il matrimonio con lo sposo (figura 3)
  • L’asciugamano malandato è un simbolo contrario della verginità di Maria (figura 4)
  • Il paesaggio che si intravede dalla finestra a sinistra è la rappresentazione di una vita caratterizzata dalla corruzione e dalla tentazione (al contrario dell’isolamento) (figura 5)

Guarda come cambia il quadro se interpretiamo i particolari orizzontalmente:

Particolari dettagli orizzontali San Girolamo nel suo studio Antonello da Messina

Lettura dei dettagli in orizzontale

  • La pernice è simile al pavone (un uccello che viene spesso associato al Paradiso). La pernice, poi, è l’unico uccello in grado di riconoscere la voce della propria madre (figura 1)
  • Il pavone è il simbolo dell’immortalità e dell’incorruttibilità, dato che la sua carne non si rovina e non ammuffisce (figura 2)
  • Il bacino di rame accanto agli uccelli è il simbolo della purificazione (figura 3)
  • Le patena (un piatto di metallo largo che viene usato per coprire il calice che contiene l’ostia) simboleggia il corpo di Maria che ha dato alla luce Cristo (figura 4)
  • La caraffa di vetro è un’altra metafora della Vergine, poiché lei è stata attraversata dalla luce senza essere corrotta (figura 5)
  • I barattoli delle spezie ricordano il ruolo di Cristo salvatore (figura 6)
  • L’arbusto presente nel piccolo vaso è una rappresentazione dell’Hortus conclusus ovvero il giardino recintato di Maria, e quindi un altro simbolo della verginità (figura 7)
  • Il garofano sulla sinistra rappresenta il fidanzamento tra la Vergine e Cristo e poi è anche simbolo dell’Incarnazione e della Passione (figura 8)
  • Il crocifisso in alto simboleggia la Passione di Cristo e la sua onnipresenza (figura 9)
  • Lo stesso San Girolamo illuminato rappresenta la sua entrata nella Città di Dio per mezzo della luce. Lettura e meditazione sono due requisiti fondamentali per ottenere la salvezza. (figura 10)
  • Il leone ed il paesaggio naturale alle sue spalle alludono al periodo da eremita che San Girolamo ha trascorso nel deserto (figura 11)
  • Gli uccelli che si vedono nelle bifore simboleggiano le anime dei cristiani che vanno in cielo (figura 12)

Tu cosa ne pensi? Qual è il vero significato di questo capolavoro?

Fammi sapere la tua opinione lasciando un commento qui.

L'articolo San Girolamo nello studio di Antonello da Messina: la storia di un finto quadro fiammingo proviene da .

Ritratto di uomo con turbante rosso di Jan Van Eyck: il pittore che sfidò la storia

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Oggi ti farò conoscere un quadro misterioso. È un autoritratto, o meglio, è uno degli autoritratti più importanti di tutta la storia dell’arte. E non lo dico soltanto per la sua bellezza, ma soprattutto per l’influenza che ha esercitato sui pittori di tutti i tempi. L’autore di questa tela è il pittore fiammingo Van Eyck, il quale è stato uno dei più grandi maestri del ‘400. Oggi voglio farti conoscere meglio il suo stile parlandoti del suo famoso Ritratto di uomo con turbante rosso.

Ci sono un sacco di informazioni a proposito di questo lavoro ed ho intenzione di spiegarti tutto per filo e per segno.

Così ho deciso di scrivere questo articolo.

Quando avrai finito di leggerlo, ti assicuro che:

  • Conoscerai la storia di questo leggendario capolavoro di Jan Van Eyck
  • Scoprirai l’identità dell’uomo protagonista di questo ritratto fiammingo
  • Ti renderai conto che in questo caso la cornice dell’opera è importante tanto quanto il quadro

E molto altro ancora, te lo garantisco.

Ma prima di andare avanti, devo chiarire una cosa.

Nel corso del tempo sono stati attribuiti diversi titoli a quest’opera, ed ecco quali sono:

  • Ritratto d’uomo con turbante rosso
  • Ritratto d’uomo (autoritratto?)
  • Ritratto d’uomo con turbante

Ma non temere.

Si tratta sempre dello stesso quadro.

Sei pronto per conoscere per bene questo lavoro? Cominciamo!

Ritratto di uomo con turbante rosso Jan Van Eyck

“Ritratto di uomo con turbante rosso” Jan Van Eyck

Data di realizzazione: 1433

Dimensioni: 25,5 x 19 cm

Dove si trova: National Gallery, Londra

STORIA

Non c’è molto da dire in realtà.

Quel che è certo è che questo mezzo busto uomo è uno dei migliori lavori mai realizzati da Jan Van Eyck nella sua carriera da pittore.

E quando l’avrebbe realizzato?

Nel 1433.

E molto probabilmente va in coppia con un altro lavoro del 1439: il Ritratto di Margaret van Eyck.

Ritratto Margaret Van Eyck

“Ritratto di Margaret Van Eyck” Jan Van Eyck

Non stupirti.

Non è la prima volta che due quadri vanno in coppia nella storia dell’arte.

Pensa al Doppio ritratto dei duchi di Urbino di Piero della Francesca.

Ritratto duchi urbino Piero della Francesca

“Doppio ritratto dei duchi d’Urbino” Piero della Francesca

Ma perché Van Eyck ha dipinto due ritratti?

Per dimostrare la sua abilità.

Cioè?

Si tratta di 2 lavori che sicuramente si trovavano nello studio di Van Eyck e servivano a dimostrare ai potenziali clienti la sua bravura.

Ma non è soltanto questo.

C’entra anche la vanità.

Se guardi sia il ritratto dell’uomo con il turbante e quello di Margaret, avrai sicuramente notato lo sfarzo ed il lussuoso abbigliamento dei protagonisti (ed in particolare della donna).

Particolare abbigliamento ritratto Margaret Van Eyck

Particolare dell’abbigliamento di Margaret

E perché ha fatto tutto ciò?

Per dare prova a tutti che Jan era molto ricco.

Ma a dirla tutta, il pittore Van Eyck non aveva bisogno di questi mezzucci per provare la propria abilità o il suo status.

Ah no?

Assolutamente.

Devi sapere che Jan non ha avuto la stessa “sfortuna” dei suoi colleghi che sono diventati famosi soltanto dopo la loro morte (come i quadri di Van Gogh e le tele di Caravaggio).

Al contrario di molti altri, Van Eyck nel 1433 era già famosissimo e riceveva continuamente richieste per molte opere.

Ma questo lavoro è diverso.

Trattandosi di una tela da esporre nel suo studio, non c’è nessun committente.

Jan ha dato vita a quest’opera di sua spontanea volontà.

E forse l’uomo nel ritratto che indossa questo turbante alto potrebbe essere proprio Van Eyck Jan.

Cosa? Si tratta di un autoritratto?

Calmo.

Tra poco ti spiegherò tutto.

Ora ci interessa sapere soltanto come questa tela sia arrivata dai Paesi Bassi a Londra.

In realtà è molto semplice.

Nel 1644, ben 2 secoli dopo essere stata completata, questa tela è stata acquistata da Thomas Howard, l’Earl di Arundel.

Earl? Che sarebbe?

Si tratta di un titolo nobiliare tipico dell’Europa del Nord, una specie di capitano che governa un territorio per conto del sovrano.

Thomas ha acquistato questo lavoro durante il suo periodo d’esilio trascorso ad Anversa.

Poi passano un altro paio di secoli ed il quadro viene acquistato dalla National Gallery di Londra, dove lo puoi ammirare tutt’oggi.

DESCRIZIONE

Guarda con attenzione questo ritratto.

Ritratto di uomo con turbante rosso Jan Van Eyck

“Ritratto di uomo con turbante rosso” Jan Van Eyck

È uno dei ritratti fiamminghi più famosi di tutta la storia dell’arte.

Ed io ho intenzione di farti capire il perché.

Cominciamo dagli elementi più importanti.

Il turbante.

Come no?

Quello che vedi in testa al protagonista non è un turbante.

Particolare turbante rosso ritratto uomo turbante Jan Van Eyck analisi

Particolare del turbante

È un capperone.

E cosa sarebbe?

È una sorta di cappello molto di moda tra gli uomini del 15° secolo, in particolare tra i nobili francesi, quelli italiani e dell’Europa centrale.

Qual è la differenza con il turbante?

Il capperone è una “fusione” tra un turbante ed un cappuccio.

Se hai guardato con attenzione, ti sarai reso conto che il protagonista di questo portrait Van Eyck indossa questo copricapo facendo attenzione che le sue estremità siano legate saldamente.

particolare estremità turbante rosso ritratto uomo con turbante Jan Van Eyck analisi

Particolare dell’estremità del cappello

In questo modo, durante la realizzazione del ritratto non ci sarebbe stato il rischio della sua caduta, diventando un ostacolo nel corso della realizzazione.

C’è un’altra cosa.

Non è l’unica volta che Van Eyck inserisce il capperone nei suoi lavori.

Proprio così.

Se guardi l’uomo riflesso nello specchio presente nel ritratto dei coniugi Arnolfini oppure l’uomo sullo sfondo nella Madonna del cancelliere Rolin puoi rendertene conto tu stesso.

Particolare autoritratto Jan Van Eyck coniugi Arnolfini turbante rosso madonna cancelliere rolin analisi

Dettagli degli autoritratti di Jan Van Eyck

Questo copricapo è sempre presente.

Ma perché gli dà così tanta importanza?

Perché era un accessorio molto popolare e poi Jan era un tipo a cui piaceva misurarsi con delle sfide sempre più difficili.

E dipingere tutte le linee, le pieghe ed i dettagli di un copricapo del genere non è per niente semplice.

Particolare dettagli turbante capperone ritratto uomo turbante rosso Jan Van Eyck analisi

Particolare dei dettagli del capperone

Prima ti ho detto che il protagonista ha fatto molta attenzione ad arrotolare il capperone in modo tale che non cascasse in avanti.

Questa è un’accortezza da non sottovalutare.

E perché?

Perché è un importante indizio sulla possibile identità del protagonista.

Potrebbe trattarsi proprio di Jan Van Eyck ed ora ti spiego il perché.

Se indossava questo copricapo anche mentre dipingeva, era necessario che non si srotolasse o che un lembo di tessuto cascasse in avanti, perché – data la sua lunghezza – sarebbe potuto cadere direttamente sulla tela o sulla tavolozza di colori.

Ma si tratta soltanto di un’ipotesi.

Non ci sono delle prove schiaccianti che dimostrino che si tratti di un autoritratto.

E com’è saltata fuori quest’ipotesi?

Guardando l’abbigliamento.

Particolare abbigliamento ritratto uomo turbante rosso Jan Van Eyck analisi

Particolare dell’abbigliamento

È un vestito appartenente ad un uomo molto ricco e poi il lavoro assomiglia troppo a quello di Margaret, sua moglie.

Confronto ritratto uomo turbante rosso ritratto Margaret Van Eyck Jan Van Eyck analisi

Confronto del ritratto dell’uomo con il turbante e del ritratto di Margaret Van Eyck

Come se non bastasse, c’è anche quella scritta sulla parte superiore della cornice.

Particolare iscrizione cornice superiore ritratto uomo turbante rosso Jan Van Eyck analisi

Particolare dell’iscrizione nella parte superiore della cornice

Sembra una specie di motto.

Ma non preoccuparti.

Tra poco ti svelerò il significato di questa iscrizione.

Cos’altro fa pensare che si tratti di un autoritratto?

Il fatto che non c’è un committente e che la tela fosse esposta nel suo studio.

In pratica questo lavoro è come un biglietto da visita per i clienti, i quali dopo aver visto di cosa era capace Jan, gli avrebbero affidato sicuramente degli incarichi.

Ma cos’ha di tanto speciale questo lavoro?

Guarda attentamente.

Ogni cosa è dettagliata fino all’inverosimile.

Il protagonista è girato di tre quarti ed ogni linea è al posto giusto.

Particolare rotazione tre quarti busto ritratto uomo turbante rosso Jan Van Eyck analisi

Particolare della rotazione di tre quarti del protagonista

Sono super dettagliate e realistiche anche le rughe sul suo volto!

Particolare rughe ritratto uomo turbante rosso Jan Van Eyck analisi

Particolare delle rughe

Probabilmente si tratta di un uomo di mezza età.

Oltre alle rughe, è fenomenale anche lo sguardo.

Particolare sguardo ritratto uomo turbante rosso Jan Van Eyck analisi

Particolare dello sguardo

I suoi occhi sono spalancati e rendono il suo sguardo freddo ed impassibile.

Se guardi attentamente, puoi notare che il protagonista non sta guardando direttamente verso di noi, ma tende leggermente verso l’esterno.

Particolare direzione sguardo ritratto uomo turbante rosso Jan Van Eyck analisi

Particolare della direzione dello sguardo

Ma c’è dell’altro.

C’è una combinazione di dettagli che rende eccezionale questo ritratto:

  • Il naso accentuato
  • La bocca distesa
  • Il volto racchiuso dal capperone

Pensa che lo scrittore James Hall ha descritto Jan Van Eyck come un uomo che “vede le cose – compreso sé stesso – in modo ravvicinato, ma senza perdere traccia del quadro generale”.

È vero, il suo volto occupa gran parte della composizione ideata da Van Jan Eyck, ma c’è qualcosa di insolito.

La testa è troppo larga rispetto al busto.

Confronto dimensioni testa busto ritratto uomo turbante Jan Van Eyck analisi

Confronto delle dimensioni della testa e del busto

Che sia un errore?

Può darsi.

Oppure il pittore l’ha fatto apposta per riprodurre con più cura ed attenzione tutti i particolari del volto.

In questo modo tutto il resto scivola in secondo piano.

E sono proprio i particolari a rendere eccezionale quest’opera.

Guarda da più vicino gli occhi.

Particolare occhi ritratto uomo turbante rosso Jan Van Eyck analisi

Particolare degli occhi

Non ci crederai, ma tra iride e tutto il resto c’è una geniale combinazione di colori.

Analizziamo l’occhio sinistro, per esempio.

C’è del bianco che si amalgama alla perfezione con piccole quantità di rosso e di blu.

Il rosso? E dov’è?

In pratica l’ha utilizzato come tono sottostante in 4 parti differenti dell’occhio così da avere – alla fine – un effetto illuminante fantastico.

Si vede perfino la carnucola lacrimale, qui rappresentata con un colore vermiglio molto delicato.

Particolare colore carnucola occhio ritratto uomo turbante Jan Van Eyck analisi

Particolare della carnucola

Per colorare l’iride il pittore si è servito invece di un blu ultramarino (ed ha usato lo stesso colore anche per tracciare la sua circonferenza).

Particolare iride occhio ritratto uomo con turbante Jan Van Eyck analisi

Particolare dell’iride

Per rendere tutto più reale ha mescolato il blu con il bianco ed il nero e così ha messo in risalto la pupilla.

Se guardi da molto vicino, noterai delle piccole macchie di nero attorno alla circonferenza dell’iride.

Infine, per dare un tocco scintillante all’occhio, ha riutilizzato il bianco disegnando 4 piccole macchie sull’iride.

Non lo trovi straordinario?

Io penso che Van Eyck fosse un vero e proprio talento.

E la sua bravura non si ferma soltanto alla tela.

Anche la cornice è molto importante.

Sai che si tratta della cornice originale dell’opera?

Particolare cornice quadro ritratto uomo con turbante rosso Jan Van Eyck analisi

Particolare della cornice

Proprio così.

A distanza di secoli si è conservata in ottimo stato.

Le hai notate le iscrizioni sopra e sotto la cornice, vero?

Confronto iscrizione superiore inferiore cornice ritratto uomo turbante rosso Jan Van Eyck analisi

Confronto delle iscrizioni sulla cornice

Parliamo di una cosa alla volta.

Nella parte bassa della cornice c’è l’iscrizione che vedi qui sotto.

Particolare iscrizione cornice inferiore ritratto uomo turbante rosso Jan Van Eyck analisi

Particolare dell’iscrizione sulla cornice inferiore

Che significa?

È un’iscrizione che riporta la firma dell’artista e la data di realizzazione dell’opera.

C’è scritto “Jan Van Eyck mi ha dipinto il 21 Ottobre 1433”.

Particolare iscrizione inferiore cornice ritratto scritta caratteri analisi

Particolare della scritta sulla cornice superiore

Nella parte superiore della cornice c’è un’altra iscrizione, tracciata con delle lettere greche che compongono un gioco di parole che assomigliano molto al nome del pittore.

Particolare iscrizione superiore cornice ritratto scritta caratteri analisi

Particolare dell’iscrizione sulla cornice superiore

Traducendo l’iscrizione si legge “Faccio del mio meglio”.

Jan era solito imprimere delle iscrizioni del genere nei suoi lavori.

Qual è il senso di queste iscrizioni?

In effetti sono abbastanza strane.

Nel 15° secolo era abbastanza strano che i pittori firmassero e datassero opere del genere.

Al massimo riportavano soltanto l’anno di realizzazione, ma qui Van Eyck è stato estremamente fiscale ed ha indicato addirittura il giorno ed il mese di realizzazione.

Perché ha fatto una cosa del genere?

La ragione è sempre la stessa.

Vuole stupire i suoi clienti.

Ha dipinto ogni singolo particolare di quest’opera con grande attenzione.

Per portare a termine un’impresa del genere deve aver impiegato molto tempo.

Altri pittori ci avrebbero messo degli anni, mentre a lui sono bastati pochi mesi.

Il motto “Faccio del mio meglio” ricorre molto spesso tra le opere di Jan.

Sicuramente era una frase provocatoria verso altri artisti.

Li sfidava a fare di meglio.

Ma questa iscrizione è diversa.

È scritta con dei caratteri greci, ma la frase è in lingua fiamminga.

E questo che significa?

Il greco è una lingua antica, mentre il fiammingo è l’idioma dei suoi contemporanei.

Van Eyck era talmente sicuro della sua abilità che lanciava la sfida sia ai suoi contemporanei che ai pittori del passato.

L'articolo Ritratto di uomo con turbante rosso di Jan Van Eyck: il pittore che sfidò la storia proviene da .

Deposizione di Volterra di Rosso Fiorentino: contorsioni, dolore e colori lontani dalla realtà

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Voglio farti conoscere un quadro molto toccante. Si tratta di un olio su legno realizzato nel primo ventennio del ‘500 e l’autore di questo meraviglioso lavoro è Giovan Battista di Jacopo di Gasparre. Sicuramente un nome del genere non ti dirà nulla, ma il suo “soprannome” è molto più famoso: Rosso Fiorentino. Si tratta di un artista molto importante per la storia dell’arte italica, ed oggi voglio darti un piccolo assaggio del suo talento e del suo stile pittorico parlandoti della Deposizione di Volterra.

Ti posso assicurare che si tratta di un’opera molto interessante, caratterizzata soprattutto da un eccezionale dinamismo dei personaggi, i quali eseguono dei movimenti al limite del reale. Poi anche i colori utilizzati meritano un discorso a parte.

Ma non preoccuparti: ho deciso di scrivere questo articolo proprio per farti conoscere tutti i dettagli della Deposizione Rosso Fiorentino.

Quando avrai finito di leggerlo tutto, posso assicurarti che:

  • Conoscerai la breve storia di com’è nata questa deposizione dalla Croce e chi sono i committenti
  • Capirai il perché questa composizione è considerata una delle più importanti Rosso Fiorentino opere
  • Scoprirai la stranezza e l’agilità dei movimenti di alcuni dei personaggi ritratti in questa scena

E molto altro ancora.

Sei pronto per conoscere a fondo quest’opera? Cominciamo!

Rosso Fiorentino Deposizione Volterra analisi

“Deposizione di Volterra” Rosso Fiorentino

Data di realizzazione: 1521

Dimensioni: 375 x 196 cm

Dove si trova: Pinacoteca e Museo Civico, Volterra

STORIA

Vuoi conoscere la storia della deposizione di Rosso Fiorentino, non è vero?

Ti dirò la verità.

La vicenda è molto più semplice di quello che potresti pensare, ben diversa dalla complessa storia che sta alle spalle di un lavoro come la Deposizione Borghese di Raffaello.

Comunque, siamo agli inizi del ‘500 e la Chiesa è una delle forze più attive ed influenti nella società.

Avendo a disposizione molto denaro tra le mani, decide di investirlo in opere che possano esaltare e rendere indimenticabile – nel corso dei secoli – la storia di Cristo.

E come si fa?

Semplice.

Commissionando tele, sculture e chiese che simboleggino i momenti chiave della sua vicenda.

Uno degli eventi più apprezzati – e scelti – dagli artisti di tutti i tempi è la deposizione di Gesù.

Si tratta di un momento molto toccante e carico di atmosfera.

Rosso Fiorentino opta per la stessa alternativa che avevano già fatto molti altri artisti prima e dopo di lui.

Ad esempio?

C’è la già citata Deposizione Borghese di Raffaello, ma c’è anche la straordinaria deposizione di Caravaggio.

Deposizione Caravaggio analisi

“Deposizione” Michelangelo Merisi da Caravaggio

Questi sono soltanto un paio di famosi esempi, ma ce ne sono molti altri ancora.

Ma non perdiamo la concentrazione.

Ora voglio parlarti soltanto della versione di Rosso Fiorentino Deposizione.

Sai chi ha ordinato la realizzazione di quest’opera?

È stata la Compagnia della Croce di Notte, un ordine religioso residente a Volterra.

Si tratta di un ristretto gruppo di frati legato anche ad un’altra compagnia: la Compagnia della Croce di Giorno.

Cosa avevano in comune (a parte il nome simile)?

L’ambiente in cui svolgevano la propria attività.

E quale sarebbe?

La chiesa di San Francesco a Volterra.

La Compagnia della Croce di Notte ha commissionato a Rosso Fiorentino la deposizione di Cristo per poi esporla all’interno della chiesa.

Ti assicuro che questo capolavoro è rimasto all’interno della chiesa di Volterra per molto, molto tempo.

Nel 1786 poi la cappella in cui era conservato il lavoro di Rosso Fiorentino è stata acquistata dalla famiglia dei conti Guidi.

Neanche un paio di anni dopo, la deposizione di Cristo di Rosso Fiorentino viene trasferita nella cappella di San Carlo in Duomo.

Alla fine questo lavoro diventa – a tutti gli effetti – parte integrante della collezione della pinacoteca di Volterra, dove lo puoi ammirare ancora oggi.

DESCRIZIONE

Se la storia di quest’opera ti sarà sembrata semplice e lineare, posso assicurarti che la deposizione dalla croce di Rosso Fiorentino è carica di dettagli molto lontani dai lavori dei suoi colleghi vissuti nel ‘500.

Guardala con attenzione.

Rosso Fiorentino Deposizione Volterra analisi

“Deposizione di Volterra” Rosso Fiorentino

Secondo te quanti anni aveva Rosso quando ha realizzato questo capolavoro? 36? 50?

No.

Ne aveva compiuti a malapena 26.

Fin da giovane aveva dimostrato a tutti di possedere un talento fuori dal comune.

Il suo stile pittorico non aveva nulla a che fare con i suoi colleghi che l’hanno preceduto negli anni.

Nelle sue opere c’è rivoluzione.

Scompare definitivamente quell’equilibrio, la stabilità e le figure statiche che hanno popolato – molto a lungo – i quadri rinascimentali.

Non mi credi?

Allora dà un’occhiata ai volti ed alle espressioni dei protagonisti di questa deposizione, e ti renderai conto di cosa sto parlando.

Particolare espressioni deposizione croce Volterra Rosso Fiorentino analisi

Particolare delle espressioni

Se le versioni della deposizione degli artisti rinascimentali erano caratterizzate da personaggi con una tristezza contenuta, nel lavoro di Rosso Fiorentino Volterra la storia cambia definitivamente.

Qui ci sono personaggi portati all’esasperazione, carichi di un dolore che sembra quasi contorcerli.

Particolare Maddalena Deposizione di Votlerra Rosso Fiorentino analisi

Particolare dei movimenti contorti

A proposito di contorsioni, devi sapere che in questa scena tutti sono in movimento.

Le figure vigorose e statuarie tanto care a Piero della Francesca nella Flagellazione di Cristo appartengono al passato.

Flagellazione di Cristo Piero della Francesca

“Flagellazione di Cristo” Piero della Francesca

Nella versione di Rosso Fiorentino i personaggi sembrano colpiti da un raptus che li costringe a muoversi nervosamente piegandosi su loro stessi.

Particolare San Giovanni Deposizione Volterra Rosso Fiorentino analisi

Particolare dei movimenti nervosi

La loro agitazione è tale da portarli a compiere dei movimenti al limite del reale, creando un groviglio di corpi mai visto prima.

Dà un’occhiata alla sezione superiore della scena di Volterra Rosso Fiorentino.

Hai visto quel personaggio che sorregge le gambe di Cristo?

Particolare uomo sorregge piedi Cristo scala deposizione Volterra Rosso Fiorentino analisi

Particolare dell’uomo che sorregge le gambe di Cristo

Diciamoci la verità.

È impossibile fare una cosa del genere.

Mi spiego meglio.

Si sta distendendo verso Gesù per aiutare a far scendere il suo corpo dalla croce, ma i suoi piedi sono a malapena appoggiati sulla scala.

Particolare piedi scala deposizione Volterra Rosso Fiorentino analisi

Particolare dei piedi non appoggiati sulla scala

Se qualcuno facesse una cosa del genere nel mondo reale, impiegherebbe meno di 2 secondi a cadere a terra.

E non è tutto.

Ci sono altre “inesattezze” in questo lavoro.

Sposta il tuo sguardo ancora più in alto.

Lo vedi l’uomo anziano che sta sbraitando agli uomini sulla scala?

Particolare uomo anziano deposizione Volterra Rosso Fiorentino analisi

Particolare dell’uomo anziano

La sua schiena è contorta ed ha una scapola che fuoriesce in bella vista, come se fosse costretto a piegarsi a causa del confine superiore della scena per evitare di essere schiacciato.

Come se non bastasse, il braccio che distende verso gli altri uomini è decisamente troppo lungo rispetto alle dimensioni del suo corpo.

È una posizione impossibile per un essere umano.

Ma la particolarità di questo lavoro non è legato soltanto alle posizioni dei protagonisti.

Anche i colori che Rosso Fiorentino ha utilizzato meritano un discorso a parte.

Esattamente come i movimenti di alcuni dei personaggi, anche qui ci sono delle tonalità ben lontane da quelle che appartengono al mondo reale.

Che significa?

Te lo spiego subito.

Guarda il corpo privo di vita di Gesù.

Particolare Cristo Deposizione Volterra Rosso Fiorentino analisi

Particolare di Cristo

Hai notato niente?

La sua pelle è di colore verde!

Rosso avrebbe potuto scegliere molti altri colori, avrebbe potuto renderlo con un grigio o con un rosa pallido, ed invece ha scelto il verde.

Il Fiorentino, poi, per spezzare la tradizione che lo lega ai suoi predecessori, rinuncia volontariamente ad una tecnica pittorica fondamentale: il chiaroscuro.

Con questo piccolo artificio un sacco di pittori hanno reso estremamente realistiche molte delle loro tele (come ad esempio la Trasfigurazione di Raffaello), ma questo pittore cambia rotta.

E come si comporta?

Al posto del potente chiaroscuro, decide di usare di dipingere la sua opera con colori netti e precisi, e ciò contribuisce a rendere ancora più irreale l’atmosfera generale.

Particolare colori Maddalena San Giovanni deposizione Volterra Rosso Fiorentino analisi

Particolare dei colori della Maddalena e di San Giovanni

C’è dell’altro che devi sapere a proposito dei personaggi di questa particolare deposizione.

In basso al centro c’è la Maddalena che striscia a terra, colpita da un dolore talmente grande che sta cercando conforto abbracciando le gambe di Maria, come una bambina.

Particolare Maria Maddalena Deposizione Volterra Rosso Fiorentino analisi

Particolare di Maria e la Maddalena

A destra, con la testa tra le mani c’è San Giovanni, ritratto mentre piange e piegato in due dal dolore della perdita di Gesù.

Particolare San Giovanni Deposizione Volterra Rosso Fiorentino analisi

Particolare di San Giovanni

Aspetta un attimo.

C’è qualcosa che non va.

Qui San Giovanni ha i capelli rossi.

Particolare capelli rossi San Giovanni Deposizione Volterra Rosso Fiorentino analisi

Particolare dei capelli rossi di San Giovanni

Cosa c’è di strano?

Di solito gli artisti che hanno dipinto questo personaggio non lo hanno mai ritratto con i capelli rossi.

È un dettaglio importante?

In effetti si.

Il fatto che abbia i capelli rossi ha fatto pensare che potesse trattarsi di un autoritratto di Rosso Fiorentino.

Il pittore aveva guadagnato questo soprannome per via del colore dei suoi capelli.

C’è un ultimo particolare che voglio farti notare.

A destra, sotto alle mani di San Giovanni in lontananza, si vedono delle piccole figure, quasi nascoste.

Particolare figure secondo piano vestiti moderni deposizione Volterra Rosso Fiorentino analisi

Particolare delle figure nascoste

So che è difficile notarlo, ma posso assicurarti che hanno dei vestiti completamente diversi da tutti i protagonisti in primo piano.

Cioè?

Mentre Gesù, la Maddalena, Maria e tutti gli altri indossano degli abiti antichi, questi misteriosi personaggi hanno dei vestiti molto più moderni.

Che fossero visitatori dal futuro?

A parte gli scherzi, questi personaggi non hanno nulla a che fare con la scena principale.

Particolare firma Deposizione Volterra Rosso Fiorentino analisi

Particolare della firma

Di certo Rosso Fiorentino ha realizzato un’opera innovativa e carica di misteri, e sapendo che sarebbe passato alla storia, ha deciso di firmare e datare sul piede della scala in basso.

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Annunciata di Palermo di Antonello da Messina: la storia delle mani più misteriose del mondo

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Voglio farti conoscere una tavola che ha cambiato la storia dei ritratti. Se la stai guardando per la prima volta, non noterai niente di strano. Ti sembrerà un’opera semplice come tante altre, ma ti assicuro che non è così. I misteri ed i simboli sono all’ordine del giorno in questo lavoro realizzato da Antonello da Messina. Lui è stato un pittore vissuto nel ‘400 e nel corso della sua carriera ha realizzato molte opere che hanno lasciato il segno. Oggi ti parlerò del suo capolavoro intitolato l’Annunciata di Palermo.

Voglio dirtelo prima. Dietro questa tavola che ritrae la Vergine Annunziata ci sono un sacco di segreti, ed io ho intenzione di svelarti tutto in questo articolo.

Quando avrai finito di leggerlo, ti assicuro che:

  • Conoscerai la storia dell’Annunciata Antonello da Messina
  • Capirai quali sono le novità che il pittore ha introdotto in questo tradizionale ritratto
  • Scoprirai il motivo per cui la protagonista ha una mano alzata e questa strana espressione

E molto altro ancora.

Sei pronto per conoscere a fondo questo capolavoro? Cominciamo!

Annunciata di Palermo Antonello da Messina analisi

“Annunciata di Palermo” Antonello da Messina

Data di realizzazione: 1475

Dimensioni: 46 x 34 cm

Dove si trova: Galleria regionale di Palazzo Abatellis, Palermo

STORIA

Tra le varie opere di Antonello da Messina, questa è una delle più misteriose in assoluto.

Pensa che oggi viene considerato come uno dei più grandi capolavori di tutta la storia dell’arte.

Ma della sua storia, sappiamo poco e niente.

La data di realizzazione è il 1475 e su questo non ci piove.

Il fatto strano è che soltanto circa 400 anni dopo (nel 1866) salta fuori il nome di questa Vergine Annunciata Antonello da Messina.

Prima di questa data, nessuno ha mai visto o sentito parlare di questo lavoro.

Com’è possibile? Dove si trovava?

A Venezia e faceva parte della collezione del monsignor Vincenzo di Giovanni.

Antonio di Saliba Annunciata di Palermo copia Antonello da Messina analisi

“Annunciata di Palermo” (Versione del monsignor Vincenzo di Giovanni)

Aspetta un momento.

Come ha fatto ad arrivare a Venezia?

Antonello ha operato per gran parte della sua carriera nell’Italia meridionale e vedere uno dei suoi lavori nella collezione dall’altra parte del Paese è un po’ strano.

Ma la spiegazione è più semplice di quanto pensi.

Quest’opera è passata da un collezionista all’altro, spostandosi continuamente.

Pensa che prima di giungere tra le mani del monsignor Vincenzo di Giovanni, l’Annunziata faceva parte della collezione della famiglia Colluzio di Palermo.

A quei tempi si pensava che questa tavola non fosse nemmeno opera di Antonello, ma di Albrecht Dürer.

Ma chi ha commissionato questo lavoro?

Domanda da un milione di dollari.

Non lo sappiamo.

E non finisce qui.

Non è neanche certo che l’Annunciata di Antonello da Messina conservato a Venezia tra le proprietà del monsignore fosse autentico o si trattasse di una copia.

Che cosa?

Proprio così, ed ora ti spiego il perché.

Pensa che nel 1865 il capolavoro di Antonello Messina era entrato a far parte della collezione del Museo Nazionale di Palermo (oggi Galleria Regionale), all’interno delle sale di Palazzo Abatellis, dove lo puoi ammirare tutt’ora.

E l’originale qual è? Quello di Venezia o quello di Palermo?

La risposta l’ha fornita lo studioso Enrico Brunelli nel 1907, il quale, dopo una lunga serie di studi ed analisi approfondite, ha affermato che l’opera conservata a Palermo era stata realizzata prima di quella che si trovava a Venezia.

Ulteriori confronti tra le opere alla fine gli hanno ragione: la versione tra le mani del monsignore aveva dei colori meno intensi e tutto il ritratto era caratterizzato da una profondità minore.

Insomma, era una copia fatta abbastanza bene.

Confronto Vergine Annunciata Antonello da Messina Antonio di Saliba analisi

Confronto delle due versioni dell’Annunciata

E l’autore chi era?

Antonello da Messina.

No, assolutamente.

La copia è stata realizzata da un parente del pittore, chiamato Antonio di Saliba.

Antonio di Saliba Annunciata di Palermo copia Antonello da Messina analisi

“Annunciata di Palermo” Antonio di Saliba

DESCRIZIONE

Dà un’occhiata a questo capolavoro qui sotto.

Annunciata di Palermo Antonello da Messina analisi

“Annunciata di Palermo” Antonello da Messina

Io lo trovo meraviglioso.

Questa Madonna Antonello da Messina non ha nulla a che fare con le versioni dello stesso soggetto realizzate dai suoi colleghi.

Qui c’è novità e rivoluzione.

Qualcosa di mai visto prima.

Cioè?

Te lo mostro subito.

Per prima cosa, guarda il volto della protagonista.

Particolare volto protagonista Annunciata di Palermo Antonello da Messina analisi

Particolare del volto della protagonista

È giovanissima, sembra quasi una ragazzina.

La sua pelle è olivastra ed i lineamenti del suo viso sono raffinati e leggeri.

Anche il suo sguardo è molto interessante.

Particolare occhi protagonista Vergine Annunciata Antonello da Messina analisi

Particolare degli occhi

I suoi occhi sono molto scuri e se fai attenzione, noterai che non sta guardando direttamente a noi dall’altra parte del quadro, ma un po’ più in basso.

Particolare direzione sguardo protagonista Annunciata Palermo Antonello da Messina analisi

Particolare della direzione dello sguardo

E dove sta guardando?

In un’altra direzione, evitando di incrociare gli occhi di chi la sta osservando.

Forse l Annunciata Antonello da Messina non è ancora la Vergine pronta ad affrontare il proprio destino, ma è soltanto una ragazza timida e palesemente a disagio.

Non è ancora pronta ad affrontare il duro futuro che l’attende.

Ma c’è dell’altro in quest’opera.

Come il leggio nella parte bassa, ad esempio. Qui è ritratto con grande attenzione per i particolari ed è molto realistico.

Particolare leggio Annunciata Palermo Antonello da Messina analisi

Particolare del leggio

Pensa che l’altissima qualità di questo dettaglio ha permesso di percepire l’influenza della pittura fiamminga nello stile di Antonello da Messina.

Perché?

È risaputo che la scuola pittorica fiamminga è caratterizzata da un’attenzione per i dettagli straordinaria.

Basta dare un’occhiata al ritratto dei coniugi Arnolfini di Jan Van Eyck per avere un’idea di cosa sto parlando.

E poi ci sono le mani.

Loro sono le vere protagoniste dell’Annunziata di Antonello da Messina.

Guardale da più vicino e capirai il perché.

Particolare mani protagonista Annunciata Palermo Antonello da Messina analisi

Particolare delle mani

Hai notato come sono affusolate ed eleganti?

C’è la mano destra – in particolare – che è leggermente alzata. Sembra quasi che Maria stia cercando di difendersi da qualcosa o qualcuno o lo stia ammonendo.

Con la mano sinistra, invece, stringe il velo attorno a sé, all’altezza del collo.

Voglio farti notare una cosa.

Chiudendo il velo, si intravede a malapena il petto dell’Annunziata Antonello da Messina: in questo modo si scorge soltanto una veste marrone scura.

Particolare veste marrone protagonista Annunciata Palermo Antonello Messina analisi

Particolare della veste marrone

Sommando questi piccoli particolari l Annunziata di Antonello si conferma come una delle opere più intriganti e realistiche di tutta la storia dell’arte, esattamente come la ragazza con l’orecchino di perla di Vermeer.

Ma aspetta un attimo.

C’è una domanda a cui prima non ho risposto chiaramente.

La Vergine chi sta guardando?

Forse c’è qualcun altro.

Proprio così: l Annunciata di Antonello da Messina non è sola in questa scena.

E chi altro c’è?

Una possibile risposta è fornita direttamente dal titolo dell’opera: l’Annunciata.

Secondo la tradizione, colui che ha dato la notizia a Maria che porterà in grembo il figlio di Dio è l’Arcangelo Gabriele.

E perché Antonello non l’ha incluso nella scena?

Perché Gabriele si trova nella stessa nostra posizione.

Pensaci un attimo.

Se fosse davvero così, si spiegherebbe la posizione delle mani di Maria.

Non sei convinto?

Ragioniamo insieme.

Come avrai capito, la tavola di Antonello da Messina Annunciata è strapieno di dettagli molto interessanti, tra cui spiccano le già citate mani.

Supponiamo che l’Arcangelo Gabriele si trovi accanto a noi mentre osserviamo l’opera.

In questo modo, la posizione delle mani di Maria assumono un ruolo completamente diverso:

  • Con la mano destra allontana l’Arcangelo che è apparso davanti gli occhi di Maria, la quale, spaventata, cerca istintivamente di allontanarlo
  • Con la mano sinistra cerca di difendersi chiudendo il velo, non sapendo che Gabriele ha in serbo per lei un messaggio che le cambierà la vita
Particolare mani protagonista Annunciata Palermo Antonello da Messina analisi

Particolare delle mani

Ci sono altri dettagli che confermano la presenza dell’Arcangelo.

E quali sarebbero?

Le pagine del libro davanti Maria ad esempio.

Particolare libro Annunciata Palermo Antonello da Messina analisi

Particolare del libro

Non sono completamente aperte, anzi, sono state smosse come se una folata di vento le avesse agitate.

Un movimento improvviso può essere stato causato dall’arrivo improvviso dell’angelo.

E poi c’è l’espressione di Maria.

Particolare volto protagonista Annunciata di Palermo Antonello da Messina analisi

Particolare dell’espressione di Maria

È vero: davanti ai suoi occhi è appena comparso un essere sovrannaturale ma lei sembra non aver perso la sua calma.

Lo guarda direttamente negli occhi e, nonostante i suoi gesti dicano il contrario, ha un volto impassibile, come se una parte di lei sapesse già che presto questo incontro sarebbe avvenuto.

In questa composizione non è tutto così naturale, anzi, la geometria ha un ruolo fondamentale.

Se guardi con attenzione noterai come il metodo e la precisione abbiano contribuito a dar vita al capolavoro di Antonello da Messina Annunziata.

Ad esempio:

  1. Il volto di Maria è inscritto in un ovale
  2. Il velo messo in questo modo forma un triangolo
  3. L’apertura del velo sul collo disegna un ulteriore triangolo rovesciato e le pieghe cadono perpendicolarmente
Particolare forme geometriche Annunciata di Palermo Antonello da Messina analisi

Particolare delle forme geometriche

Perché la geometria è così importante?

Perché – proprio come in questo caso – ha permesso la realizzazione di grandiosi capolavori nel corso dei secoli.

Basta osservare le opere di Piero della Francesca, un pittore contemporaneo di Antonello da Messina, il quale ha reso la geometria il fulcro del suo stile pittorico.

Una delle mani della donna ritratta da Antonello da Messina – per esempio – è una “evoluzione” della mano di una delle protagoniste dell’Adorazione del sacro legno e l’incontro con re Salomone di Piero della Francesca.

Adorazione sacro Legno incontro re Salomone regina Saba Piero della Francesca Antonello da Messina analisi

“Adorazione del sacro legno e incontro tra Salomone e la Regina di Saba” Piero della Francesca

La somiglianza si vede nella donna alle spalle della regina di Saba rappresentata nell’affresco.

Particolare mano dama adorazione sacro legno incontro re Salomone regina Saba Piero delal Francesca Antonello da Messina analisi

Particolare della dama

Hai notato che la scioltezza dei movimenti delle mani delle due protagoniste sono simili?

Confronto mano Piero della Francesca Adorazione del sacro legno e incontro tra Salomone e la Regina di Saba Antonello da Messina Annunciata Palermo analisi

Confronto del particolare della mano in Piero della Francesca ed in Antonello da Messina

È vero, la geometria è fondamentale, ma nonostante ciò Antonello da Messina riesce a garantire una grande naturalezza a questo ritratto.

SIGNIFICATO

Non farti ingannare dalla “finta” semplicità di quest’opera.

Ci sono diversi livelli di lettura possibili.

Molti studiosi e storici dell’arte hanno discusso a lungo nel tentativo di dare una spiegazione univoca al lavoro di Antonello da Messina Vergine Annunciata.

Ma non è così semplice.

E sai per quale motivo?

Per la strana posizione della mano destra.

Particolare mano destra Annunciata Palermo Antonello da Messina analisi

Particolare della mano destra

Di certo Antonello da Messina non è il primo a rappresentare questo particolare gesto.

Altri pittori prima di lui hanno introdotto questo dettaglio.

Ad esempio?

Guarda l’Annunciazione del pittore fiammingo Dieric Bouts.

Confronto Annunciata Palermo Antonello Messina Annunciazione Dieric Bouts analisi

Confronto tra “Annunciata di Palermo” ed “Annunciazione” di Dieric Bouts

Confrontiamo le 2 protagoniste.

Confronto protagonista Annunciata Palermo Antonello Messina Annunciazione Dieric Bouts analisi

Confronto delle protagoniste dell’Annunciata di Palermo e dell’Annunciazione di Dieric Bouts

Come puoi vedere, nella versione di Dirck la Vergine ha entrambe le mani allungate davanti a sé e l’Arcangelo Gabriele invece punta l’indice verso l’alto.

Dieric Bouts Annunciazione Antonello da Messina Annunciata di Palermo analisi

“Annunciazione” Dieric Bouts

Non ci sono dubbi: le sta annunciando che porterà in grembo il figlio di Dio.

Anche nel quadro di Bouts le mani di Maria sono molto importanti: poste in questo modo simboleggiano la sua accettazione del compito datole da Dio.

Ed invece nella versione di Antonello da Messina Madonna?

Qui la protagonista ha soltanto una mano alzata.

Il pittore – da una parte – si attiene alla tradizione ed allo stesso tempo, introduce delle novità.

C’è una novità molto interessante di cui voglio parlarti, a proposito.

Giovanni Taorimna, uno studioso siciliano ha fatto molta attenzione al libro posto davanti alla Vergine.

Particolare libro Annunciata Palermo Antonello da Messina analisi

Particolare del libro

In particolare, ha cercato di capire cosa ci fosse scritto sulla pagina smossa dal vento.

In effetti, se guardi con attenzione questo particolare di Antonello da Messina l Annunciata noterai immediatamente una grande lettera M.

La lettera M?

Proprio così.

La presenza di questa lettera potrebbe dirci che quel libro in realtà è un manoscritto riportante il Magnificat.

Taormina ritiene che la lettera M sia legata al carattere di scrittura onciale.

Onciale? Che significa?

Si tratta di un particolare tipo di scrittura caratterizzato da ghirigori e lettere con forme estremamente sinuose.

Secondo la tradizione, la rotondità di queste lettere ricorderebbe il cerchio inteso come simbolo di perfezione.

Il Magnificat – poi – facendo riferimento al Vangelo di Luca, è la preghiera che Maria innalza a Dio quando incontra la cugina Elisabetta dopo aver ricevuto la notizia dell’Annunciazione.

Lo studioso prosegue su questa strada, aggiungendo che all’interno di questa scena è presente anche lo Spirito Santo, il quale, sotto forma di vento solleva le pagine davanti la Vergine.

Perché proprio il vento?

Perché la parola “Spirito” in ebraico ed in greco è legata al concetto di vento, soffio e respiro.

Per concludere, Taormina pensa che la Vergine stia accennando ad un sorriso, contraddicendo l’atmosfera di sorpresa generale che avvolge tutta la composizione.

Questo dettaglio fa pensare che forse la Vergine era già consapevole dell’arrivo dell’Arcangelo e del destino che l’avrebbe attesa.

Questa è soltanto una delle ipotesi che potrebbe spiegare una delle opere d’arte più affascinanti e misteriose di tutti i tempi.

Via

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Ritorno del figliol prodigo di Rembrandt: un commovente incontro “biblico”

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Voglio farti conoscere un quadro commovente. Si tratta di una tela realizzata nel pieno del ‘600 e l’autore è Rembrandt Harmenszoon van Rijn, uno dei pittori più celebri di tutti i tempi. Per farti conoscere al meglio il suo stile e le ragioni per cui si è conquistato una fama nel corso dei secoli, oggi ti parlerò del quadro intitolato il Ritrono del figliol prodigo.

Ma prima devo fare una premessa.

Non aspettarti una storia avvincente a proposito del quadro che ritrae il figliol prodigo Rembrandt.

Non è una vicenda esaltante.

Al contrario, quando ti parlerò dei particolari della scena ed il senso dell’opera, capirai qual è il segreto che l’ha resa un capolavoro.

Per farti conoscere a fondo la tela ho deciso di scrivere questo articolo.

Quando avrai finito di leggerlo, ti assicuro che:

  • Capirai il motivo per cui uno dei più celebri quadri di Rembrandt si trova in Russia
  • Scoprirai le differenze tra la tradizionale parabola del figliol prodigo e la versione del pittore
  • Conoscerai l’identità degli altri personaggi presenti nella composizione (oltre agli storici protagonisti)

E molto altro ancora.

Sei pronto per conoscere per bene questa tela? Cominciamo!

Ritorno del figliol prodigo Rembrandt

“Ritorno del figliol prodigo” Rembrandt

Data di realizzazione: 1661-1669

Dimensioni: 262 x 205 cm

Dove si trova: Hermitage Museum, San Pietroburgo

STORIA

Questa è una storia molto semplice.

Siamo nella seconda metà del ‘600.

Rembrandt ha circa 60 anni.

La sua vita è stata un’altalena continua: prima grandi successi e ricchezza, e poi povertà e niente lavoro.

La tela riguardo il figliol prodigo Rembrandt appartiene a quest’ultimo, sfortunato periodo.

I problemi economici sono all’ordine del giorno, ma nonostante questo, Rembrandt non abbandona la pittura.

Il quadro di cui ti parlo oggi è uno degli ultimi lavori che ha realizzato prima di morire.

Aspetta un momento.

Ma se Rembrandt era un pittore olandese, come c’è arrivata in Russia quest’opera?

Tutto merito del principe Dmitri Galitzine.

Quest’uomo – nel 1766 – ha acquistato la famosa tela per conto della zarina Caterina II di Russia.

E prima? A chi apparteneva?

Ad André d’Ansezena, l’ultimo duca di Kadrusa.

Era entrato in possesso del quadro soltanto grazie alla moglie, erede della famiglia Colbert.

E quindi?

Charles Colbert, il nonno della donna era agli ordini di Luigi XIV e per lui svolgeva diversi incarchi diplomatici.

Il suo lavoro lo spingeva a viaggiare in Europa, arrivando anche in Olanda.

E proprio qui – molto probabilmente – Charles ha acquistato il quadro di Rembrandt il figliol prodigo.

C’era un committente? Qualcuno ha richiesto l’esecuzione di quest’opera?

Purtroppo non ci sono informazioni in merito.

È un vero mistero.

DESCRIZIONE

Guarda questo fantastico quadro.

Ritorno del figliol prodigo Rembrandt

“Ritorno del figliol prodigo” Rembrandt

Il tema attorno a cui ruota tutta l’opera è uno: il perdono.

Più tardi ti spiegherò tutto in modo dettagliato, ma prima voglio rispondere ad una domanda.

Perché Rembrandt ha scelto proprio questo soggetto?

La risposta la dobbiamo cercare nella vita del pittore.

La religione riveste un ruolo fondamentale nella sua esistenza, soprattutto perché, dopo la morte di sua moglie Saskia, lui ha intrecciato diverse relazioni con varie donne (per conoscere meglio la tormentata storia del pittore, ti suggerisco di leggere la biografia di Rembrandt).

Forse ha scelto volontariamente questo tema per chiedere perdono ed avere salva l’anima, dopo aver condotto una vita in cui ha peccato molto.

Pensaci un attimo.

Rembrandt aveva la possibilità di scegliere tra tantissimi temi diversi (e nel ‘600 la popolarità del teatro e dell’arte olandese è all’apice), eppure sceglie di rappresentare – in modo innovativo – la parabola biblica del ritorno del figliol prodigo, narrata originariamente nel Vangelo di Luca.

In modo innovativo? Cos’ha di tanto speciale?

Te lo spiego subito.

Il famoso pittore olandese si è servito di alcuni artifici che i suoi colleghi non avevano mai preso in considerazione, come ad esempio la tecnica del chiaroscuro e l’utilizzo di colori caldi ed intensi.

Adesso voglio spiegarti qualcosa in più su questo Rembrandt ritorno del figliol prodigo.

Parliamo del momento della vicenda immortalato sulla tela.

Si tratta della fase più importante di tutta la storia: la conclusione.

Il figlio più giovane – che tempo prima aveva abbandonato la famiglia – ora è tornato, disperato tra le braccia del padre.

Particolare padre figlio ritorno figliol prodigo Rembrandt analisi

Particolare del padre e del figlio

Non appena varca la soglia di casa si trova davanti l’anziano genitore a cui aveva voltato le spalle tempo prima.

Loro due sono i protagonisti principali.

Ma qualcosa non va.

Cioè?

Trattandosi dei personaggi fondamentali, dovrebbero trovarsi esattamente al centro della composizione.

Ma non è così.

Rembrandt li sposta un po’ a sinistra.

E perché lo fa?

In questo modo può sfruttare lo spazio avanzato per aggiungere gli altri personaggi che vedi.

Vediamo un po’ chi sono (da sinistra a destra):

  1. C’è una donna che spunta fuori dall’ombra e che guarda la scena commossa
  2. C’è un uomo seduto con le gambe incrociate
  3. C’è un altro uomo in piedi, vestito di rosso e con il volto pienamente illuminato dalla luce
Particolare personaggi secondari ritorno figliol prodigo Rembrandt analisi

Particolare dei personaggi secondari

Più tardi te li farò conoscere meglio.

Adesso voglio parlarti dell’anziano padre.

Particolare padre ritorno del figliol prodigo Rembrandt analisi

Particolare del padre

Da una prima occhiata, ti sarai immediatamente reso conto che è un po’ avanti con gli anni.

Guarda il suo volto: è pieno di rughe ed i capelli e la barba sono bianchi.

Particolare volto barba capelli padre anziano ritorno figliol prodigo Rembrandt analisi

Particolare del volto del padre

In questo lavoro Rembrandt figliol prodigo nessun dettaglio viene trascurato.

Il pittore sceglie di ritrarlo di fronte, leggermente piegato per abbracciare il figlio ritrovato; mette le mani sulla sua schiena.

Non c’è bisogno di nessuna parola.

Con questo gesto sta “dicendo” al figlio che lo ha perdonato.

Adesso dà un’occhiata ai suoi vestiti.

Lo vedi il mantello rosso che indossa?

Particolare mantello rosso padre ritorno figliol prodigo Rembrandt analisi

Particolare del mantello rosso

Sicuramente si tratta di un vestito molto costoso e questo fa pensare che lui sia un capofamiglia ricco e prestigioso.

Se abbassi un po’ lo sguardo, noterai sicuramente il ragazzo in ginocchio.

Particolare ragazzo inginocchiato ritorno figliol prodigo Rembrandt analisi

Particolare del ragazzo inginocchiato

Il pittore lo rappresenta di spalle, con la testa girata verso destra alla ricerca di conforto e perdono tra le braccia del padre.

Particolare direzione volto ragazzo inginocchiato ritorno figliol prodigo Rembrandt analisi

Direzione del volto

La sua faccia non si vede bene e quindi è impossibile capire che espressione abbia.

Particolare espressione ragazzo inginocchiato ritorno figliol prodigo Rembrandt analisi

Particolare dell’espressione

E poi ci sono i suoi abiti.

Indossa una vestaglia rovinata e rappezzata qua e là.

Particolare abiti rovinati ragazzo inginocchiato ritorno figliol prodigo Rembrandt analisi

Particolare dei vestiti rovinati

Per via della sua posizione, si intravedono anche i piedi, uno leggermente coperto da una calzatura in pessime condizioni e l’altro invece nudo.

Particolare piedi ragazzo inginocchiato ritorno figliol prodigo Rembrandt analisi

Particolare dei piedi del ragazzo

Ma dove ho già visto un dettaglio simile?

Ah già, nella Madonna dei Pellegrini di Caravaggio.

Madonna dei Pellegrini Caravaggio analisi

“Madonna dei Pellegrini” Michelangelo Merisi da Caravaggio

Lì i due protagonisti in ginocchio avevano i piedi sporchi e rovinati a causa della lunga camminata che hanno fatto da scalzi.

Confronto piedi rovinati ragazzo inginocchiato ritorno figliol prodigo pellegrini Madonna dei Pellegrini Caravaggio analisi

Confronto dei piedi del ragazzo inginocchiato in Rembrandt (sinistra) e del pellegrino nella Madonna di Loreto di Caravaggio (destra)

L’attenzione per i minimi dettagli è una caratteristica che accomuna questi due geni.

Ed i colori invece? Non hai notato nulla?

Ritorno del figliol prodigo Rembrandt

“Ritorno del figliol prodigo” Rembrandt

Tutta la scena è avvolta da colori estremamente caldi che conferiscono un senso di armonia generale, ma evidenzia anche il contrasto tra i bei vestiti del padre e quelli rovinati del figlio.

Questo rende eccezionale Rembrandt.

Con pochi colori riesce a mettere su una scena drammatica ed al tempo stesso, commovente.

Drammatica? E perché?

Guarda nuovamente il volto del padre e concentrati sulla sua espressione.

Particolare volto barba capelli padre anziano ritorno figliol prodigo Rembrandt analisi

Particolare del volto del padre

Ha un volto pieno di compassione ma non ha dimenticato quali sono i suoi obblighi di capofamiglia.

Il mantello rosso sulle spalle simboleggia che ancora lui è al potere.

Come tale, deve dimostrare di essere giusto e pensare al bene della famiglia, ma dall’altra parte, deve restare umano e capire quando è il momento di concedere il perdono ad un figlio che – dopo aver sbagliato – chiede il perdono.

C’è qualche altro dettaglio che testimoni la nobiltà e la ricchezza dei protagonisti?

Nel quadro di Rembrandt il ritorno del figliol prodigo nulla è lasciato al caso.

La vedi la piccola spada decorata che il figlio in ginocchio porta sul fianco destro?

Particolare spada ritorno del figliol prodigo Rembrandt analisi

Particolare della spada

Diciamocelo chiaramente.

Non c’entra niente con i vestiti completamente rovinati del ragazzo.

Ma ora ti spiego qual è il ruolo dell’arma.

Questo è l’ultimo simbolo del suo retaggio, del prestigioso status sociale di cui godeva prima di abbandonare la casa del padre.

Oltretutto la spada è un “promemoria”.

Gli ricorderà dell’arroganza che un giorno lo ha portato a mettere in discussione la saggezza ed il ruolo del padre, portandolo infine, a voltare le spalle a quest’ultimo.

E poi pensaci un attimo.

Questa spada è l’unico dettaglio che distingue il ragazzo dai tanti mendicanti che circolavano in quel periodo.

Ma vogliamo parlare dell’oscurità generale che avvolge tutta la scena? Non trovi una certa somiglianza con la Cattura di Cristo di Caravaggio?

Cattura di Cristo Caravaggio analisi

“Cattura di Cristo” MIchelangelo Merisi da Caravaggio

Le somiglianze con Caravaggio si sprecano.

Proprio come il Merisi, Rembrandt sfrutta la tecnica del chiaroscuro per mettere in risalto soltanto gli elementi più importanti della scena, ovvero:

  • L’anziano padre
  • Il figlio ritrovato
  • L’uomo in piedi a destra

A proposito, chi è quest’ultimo?

Particolare uomo in piedi fratello ritorno figliol prodigo Rembrandt analisi

Particolare dell’uomo in piedi

Dà un’occhiata alla sua espressione.

Particolare volto espresisone fratello ritorno figliol prodigo Rembrandt analisi

Particolare dell’espressione dell’uomo

Al contrario dell’uomo anziano, lui è sdegnato.

Ma cerchiamo di capire qualcosa in più su di lui.

È un uomo adulto, più vecchio del ragazzo in ginocchio; ha un mantello rosso identico a quello dell’anziano capofamiglia ed osserva la scena appoggiandosi ad un bastone.

Particolare bastone espressione volto mantello rosso fratello ritorno figliol prodigo Rembrandt analisi

Particolare del bastone, del volto e del mantello

Al contrario degli altri personaggi secondari, qui Rembrandt preferisce dare priorità al suo volto, mettendone in risalto l’espressione.

Hai capito di chi si tratta, vero?

Lui è il fratello del figliol prodigo, il quale nutre ancora del risentimento verso il più giovane a causa dell’abbandono della famiglia avvenuto tempo prima.

Poi ci sono gli altri 2 personaggi: quello seduto sulla sedia e la donna.

Particolare donna uomo seduto personaggi secondari ritorno figliol prodigo Rembrandt analisi

Particolare della donna in piedi e dell’uomo seduto

Loro sono completamente immersi nell’ombra e si riconoscono a malapena.

Questo accade perché Rembrandt ha dipinto l’immagine con una spatola ed ha aggiunto degli strati molto spessi e larghi di impasto sulla tela.

Ma c’è un’altra questione di cui voglio parlarti.

La firma.

Devi sapere che Rembrandt era solito firmare i suoi lavori, ed ogni volta si serviva di giochi di parole, associazioni o dettagli particolari che avessero a che fare con il suo nome.

Un famoso esempio è la lettera R formata dai segni dell’ombelico del paziente ritratto nella lezione di anatomia del dottor Tulp.

Particolare lettera R ombelico cadavere lezione anatomia Dottor tulp Rembrandt analisi

Particolare della R sull’ombelico

Ma questa volta la storia è diversa.

La firma presente in questo ritorno del figliol prodigo è troppo diversa da quelle che si vedono in altre sue opere.

E allora?

La risposta è una sola.

Il lavoro non è stato completato da Rembrandt, ma da un altro artista.

Probabilmente il genio olandese è morto prima di poter completare la tela.

Ma la firma non è l’unica cosa che non quadra in tutta questa storia.

Cos’altro c’è?

Sto parlando delle evidenti differenze con il tradizionale racconto biblico.

In poche parole – secondo la parabola – l’anziano padre appena viene a conoscenza del ritorno del figlio, non esita un momento e gli corre incontro, abbracciandolo a metà strada ancor prima che il giovane possa arrivare a casa.

Rembrandt invece sposta la vicenda sull’uscio dell’abitazione.

Potrebbe sembrarti un cambiamento di poco conto, ma è soltanto il primo di una serie di modifiche.

Confrontando ancora il testo tradizionale con la versione di Rembrandt, salta fuori un’altra variante.

E questa volta riguarda la presenza del fratello maggiore del figlio prodigo.

Al momento del ritorno del giovane – secondo la parabola – il fratello più grande si trovava nei campi.

Rembrandt invece lo include nel gruppo dei protagonisti che accolgono il ritorno del ragazzo.

Particolare uomo in piedi fratello ritorno figliol prodigo Rembrandt analisi

Particolare dell’uomo in piedi

E gli altri 2 personaggi nella scena chi sono?

Particolare donna uomo seduto personaggi secondari ritorno figliol prodigo Rembrandt analisi

Particolare della donna in piedi e dell’uomo seduto

Sono presenze secondarie, avvolte dall’oscurità.

Ti ho già detto qualcosa su di loro:

  • L’uomo sta seduto sulla sedia con le gambe incrociate
  • La donna guarda la scena e mostra una sincera commozione per l’incontro

Voglio parlarti proprio di quest’ultima.

Particolare donna ritorno figliol prodigo Rembrandt analisi

Particolare della donna

Sai chi è?

Ti aiuto io.

Ricorda che ci troviamo davanti ad una famiglia nobile e molto ricca, quindi le possibilità sono 2:

  1. Potrebbe essere una domestica
  2. Potrebbe trattarsi della madre del figlio prodigo

Qualunque sia la sua identità, c’è una domanda a cui voglio rispondere.

Perché Rembrandt ha deciso di aggiungere così tanti personaggi “minori”? Non poteva limitarsi ad inserire soltanto l’anziano padre ed il figlio che è ritornato sui suoi passi?

In realtà Rembrandt non è l’unico ad aver optato per una scelta del genere.

Molti altri colleghi – in quel periodo – preferivano rendere le scene nel modo più reale possibile, e questo significava anche aggiungere personaggi comuni.

E non è tutto.

Cosa significa?

Devi sapere che prima di Rembrandt, molti altri pittori hanno dipinto una propria versione dell’incontro tra padre ed il figlio pentito.

Questa parabola, infatti, era un tema molto popolare tra il 16° ed il 17° secolo nei Paesi Bassi.

Ci sono varianti realizzate da grandi maestri come Lucas van Leyden, Pieter Paul Rubens ed altri ancora.

Ritorno del figliol prodigo Leyden Rubens Rembrandt analisi

Le versioni di Leyden e Rubens

Ma il più importante è il disegno xilografico su carta realizzato da Maerten van Heemskerck nel 1525 che mostra evidenti somiglianze con l’opera di cui ti sto parlando oggi.

Maerten van Heemskerck ritorno del figliol prodigo Rembrandt

“Ritorno del figliol prodigo” Maerten van Heemskerck

Quindi Rembrandt si è ispirato ad un lavoro realizzato più di un secolo prima?

Proprio così.

Confronto ritorno del figliol prodigo Maerten van Heemskerck Rembrandt analisi

Confronto della versione di Heemskerck e di Rembrandt

E ti dirò anche il perché.

Rembrandt possedeva un’interessante collezione delle stampe di Heemskerck, e – molto probabilmente – mentre rielaborava il suo lavoro, si è fatto prendere un po’ troppo la mano.

Concentrandosi troppo sugli aspetti stilistici dell’opera deve aver “messo da parte” la somiglianza con il tradizionale testo biblico, ignorando il fatto che l’incontro tra padre e figlio in realtà è avvenuto a metà strada e non fuori la porta di casa.

Ma è davvero così importante questo dettaglio?

Si ed il motivo è semplice.

Il fatto che il padre corra incontro al figlio per concedergli il perdono simboleggia il fatto che Dio è sempre pronto ad andare incontro ai peccatori e perdonarli.

Il motivo per cui il pittore ha scelto questo tema non è dettato soltanto dalla moda del tempo.

Rembrandt ha un legame molto speciale con questo soggetto, tant’è che l’ha riproposto più volte nel corso della sua carriera.

Ah si?

Ora ti spiego tutto.

C’è stato un momento in cui la vita del famoso artista olandese ha preso una strada imprevista.

Il pittore ha avuto un successo inaspettato dopo il suo trasferimento ad Amsterdam nel 1632 ed è tutto riassunto nella tela del 1636 intitolata il Figliol prodigo nella Taverna (oppure Autoritratto con Saskia).

Figliol prodigo nella Taverna Rembrandt ritorno del figliol prodigo analisi

“Figliol prodigo nella taverna” Rembrandt

In seguito ha riproposto lo stesso tema con alcune varianti:

  1. Una versione in acquaforte
  2. Un disegno a penna del 1642 (oggi conservato al Teylers Museum)
  3. Un altro disegno a penna con il Figliol prodigo tra i maiali del 1645 (oggi conservato al British Museum)
Rembrandt ritorno del figliol prodigo acquaforte penna tra i maiali analisi

Le altre versioni dell’opera (dall’alto in basso): in acquaforte, a penna ed il “Figliol prodigo tra i maiali”

Negli anni ha sviluppato una vera e propria ossessione per questo tema, un po come l’Ultima Cena del Tintoretto.

Forse Rembrandt si rispecchiava nella vicenda del figliol prodigo.

E alla fine, dopo tante versioni alternative, realizza questo capolavoro.

Ed, inutile dirlo, uno dei personaggi più interessanti è proprio quell’uomo in piedi sulla destra.

Particolare uomo in piedi fratello ritorno figliol prodigo Rembrandt analisi

Particolare dell’uomo in piedi

Si tratta – molto probabilmente – del figlio più grande dell’anziano.

Rembrandt lo rende un protagonista a tutti gli effetti, riservandogli tutta la parte destra della scena.

E come se non bastasse, aggiunge anche la luce.

Che significa?

Il pittore aveva un metodo ben preciso: illuminava solo e soltanto le figure che considerava essenziali ai fini dell’opera.

Ed infatti, grazie alla forte luce, si riconosce chiaramente l’abbigliamento e la sua espressione.

Il fatto che indossi un mantello rosso (come quello dell’anziano), un cappello ed un bastone dimostra un evidente legame con il capofamiglia.

Particolare bastone espressione volto mantello rosso fratello ritorno figliol prodigo Rembrandt analisi

Particolare del bastone, del volto e del mantello

Sicuramente ha un’autorità quasi pari a quella del nobile uomo anziano e questo è soltanto uno dei particolari che ha spinto gli esperti ad identificarlo con il fratello maggiore del figlio prodigo.

Ma pensa un momento alla sua espressione.

È insofferente e non è assolutamente d’accordo per ciò che accade davanti ai suoi occhi.

Non accetta che il padre abbia perdonato – senza riserve – il figlio che tempo prima gli aveva voltato le spalle.

Ma Rembrandt non si limita solo a questo.

Prima ti ho detto che ha già stravolto la tradizione biblica inserendo anche il fratello maggiore nella scena (che secondo il testo doveva, invece, trovarsi nei campi).

Come se non bastasse lo mette in primo piano ed è completamente avvolto dalla luce.

Non c’è dubbio.

Vuole metterlo in risalto.

E così questa scena si presta a diverse interpretazioni, ciascuna legata ad ogni protagonista:

  • Il figlio più piccolo chiede il perdono
  • L’anziano padre dispensa il perdono
  • Il fratello più grande proibisce il perdono e non è d’accordo

Scorrendo ancora una volta il testo biblico, c’è un altro importante dettaglio da analizzare.

Per festeggiare il ritorno del figlio, il capofamiglia fa sacrificare un grande vitello.

Il fratello maggiore – pieno di risentimento – accusa il padre dicendogli che per lui non ha mai fatto nulla del genere, nonostante lui lo abbia sempre aiutato e non gli abbia mai voltato le spalle.

Insomma, il figlio più grande non è assolutamente pronto per perdonare il fratello, al contrario del padre che invece lo ha fatto senza pensarci un attimo.

E poi c’è la storia della spada conservata dal figliol prodigo.

Particolare spada ritorno del figliol prodigo Rembrandt analisi

Particolare della spada

A quanto pare ha venduto tutto tranne che questo prezioso cimelio.

Ha preferito vagare con degli stracci e rovinarsi i piedi piuttosto che privarsi dell’ultimo segno che dimostrasse il suo rango nobile.

È vero, sembra che sia tornato a casa e che sia pronto a cambiare totalmente vita, ma non è così.

Sembra piuttosto che non voglia rinunciare ai privilegi che caratterizzano il suo ceto.

Ed il fratello maggiore l’ha capito.

Per questo ha quell’espressione di sfiducia stampata in faccia.

Ai suoi occhi, il padre si sta comportando in modo ingiusto perché non l’ha mai ricompensato per il suo aiuto e lo ha sempre dato per scontato.

L’introduzione di questo terzo personaggio è l’aspetto che rende straordinaria la tela.

Ci troviamo davanti ad un dilemma morale.

Nessuno dubita del sincero perdono del padre, ma – nello stesso tempo – tutti condividono la visione di giustizia del figlio più grande.

Se il fratello avesse richiesto esplicitamente di essere perdonato, la situazione sarebbe stata diversa.

Avrebbe dimostrato di non essere più la stessa persona che tempo prima aveva abbandonato la casa paterna ed aveva voltato le spalle alla famiglia.

Ma non l’ha fatto.

Rembrandt ci dimostra che il figliol prodigo in realtà è pronto a peccare nuovamente e per questo motivo include nella scena la costosa spada che porta alla cintola.

Ma davvero il padre non nutre alcun sospetto sulla natura del figlio minore?

Sicuramente un uomo saggio ed intelligente come lui avrà avuto un pensiero del genere.

Ma, nonostante tutto questo, non esita a concedergli il perdono.

Ecco il vero significato dell’opera.

Il perdono che viene dispensato senza alcuna condizione.

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L’isola dei morti di Arnold Böcklin: l’eterno fascino del mistero

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Voglio raccontarti la storia non di uno, ma di ben 5 tele piene di mistero. E non mi riferisco soltanto alla storia di queste opere, ma anche alla loro atmosfera e significato. L’autore di questa serie di capolavori è Arnold Böcklin, pittore svizzero di fine ‘800 ed uno dei più importanti esponenti del Simbolismo europeo. Per fartelo conoscere meglio, oggi voglio parlarti della serie intitolata l’isola dei morti.

Sono un sacco le cose che devi sapere a proposito di questi lavori, ed io ho intenzione di spiegarti tutto per filo e per segno.

Ma per evitare che il gran numero di informazioni possano confonderti, ho deciso di riassumere tutto in questo semplice articolo.

Quando avrai finito di leggerlo, ti assicuro che:

  • Conoscerai l’intera storia riguardo l isola dei morti 
  • Capirai il motivo per cui l’artista ha realizzato questa serie ed il perché si chiama così
  • Scoprirai quali sono le differenze tra le 5 opere dipinte dal Bocklin pittore

E molto altro ancora.

Sei pronto per conoscere a fondo questi lavori? Cominciamo!

Isola dei morti Arnold Böcklin prima seconda terza quarta quinta versione analisi

“Isola dei morti” Arnold Böcklin

Data di realizzazione: 1880-1886

Dimensioni: Varie

Dove si trova: diversi musei nel mondo

STORIA

Siamo alla fine dell’800.

Arnold Böcklin è un artista molto affermato nel suo campo e può vantare già diverse opere che hanno ottenuto successo.

Ma la storia di l isola dei morti Bocklin è completamente diversa.

Cioè?

Ora ti spiego tutto.

Per prima cosa, devi sapere che lisola dei morti non è il titolo originale dell’opera.

Ah no? E come si chiamava?

Il suo nome prima era “Un luogo tranquillo”.

Ma con il passare degli anni il titolo “Isola dei morti” diventa sempre più azzeccato.

Poi c’è un’altra curiosità che riguarda il committente dell’opera.

Sai chi era?

Alexander Gunther.

Questo nome sicuramente non ti dirà nulla, ma è proprio su questo aspetto che voglio farti ragionare.

Facciamo un passo indietro.

Alexander è una figura fondamentale nella carriera di Böcklin.

Era il suo mecenate.

Mecenate? Che sarebbe?

Per dirlo in due parole, si tratta di una persona ricca che investe i suoi soldi per promuovere e diffondere l’arte.

Fin qui nulla di strano, ma continua a leggere.

Gunther era un tipo molto particolare.

Cioè?

È una figura avvolta dal mistero.

Non sappiamo praticamente niente su di lui.

E tutto questo cosa c’entra con l isola dei morti dipinto?

È stato lui a richiedere l’esecuzione di questo enigmatico quadro.

E lo sappiamo perché Arnold gli ha inviato delle lettere in proposito.

Ce ne è una del 19 maggio 1880 in cui il pittore gli comunica che ha completato l’opera ed è molto soddisfatto del suo lavoro.

Aggiunge che l’atmosfera che si “respira” nella scena è unica.

Ma poi Boecklin va oltre.

Sembra che questa tela l’abbia stregato, ed infatti decide di non consegnarla più ad Alexander.

Se prima hai dato un’occhiata alla tela, ti sarai sicuramente chiesto una cosa.

L’isola che ha dipinto esiste davvero? Se sì, a quale si è ispirata?

L’isolotto ritratto nel quadro, in realtà è un miscuglio di luoghi diversi.

Ora ti spiego tutto.

Quelle strane strutture in pietra sono molto simili a quelle che si trovano nel cimitero inglese a Firenze (mi riferisco alle prime 3 versioni di quest’opera).

Cimitero degli inglesi Firenze Böcklin isola dei morti analisi

Cimitero degli Inglesi a Firenze

Cosa c’entra questo con il pittore?

In realtà tra questo triste luogo e Böcklin c’è un legame molto importante.

L’artista è rimasto letteralmente ipnotizzato da questo luogo perché si trovava molto vicino al suo studio, e poi, era proprio lì che sua figlia Maria era sepolta.

E non è tutto.

La vita di Böcklin è piena di dolore: pensa che ha visto morire 8 dei suoi 14 figli.

Una vera tragedia.

Ma torniamo a parlare dell’ambiente protagonista dell’opera.

Prima ti ho detto che questo risultato è il frutto della combinazione di più elementi.

L isola dei morti quadro nella parte inferiore mostra una base rocciosa.

Anche per realizzare questo il pittore si è ispirato ad un luogo reale.

Si tratta probabilmente di Pontikonisi, una piccola isola greca vicino Corfù.

Pontikonisi isola grecia isola dei morti Böcklin analisi

Pontikonisi

Siamo certi che si tratti proprio di quell’isola?

Molto probabilmente sì, ed il motivo è semplice.

Su questa piccola isola c’è una cappella eretta proprio in mezzo ad un bosco di cipressi.

Lo stesso identico ambiente protagonista dell’opera del pittore svizzero.

Ma non è tutto.

Per rendere unico il suo paesaggio, Böcklin ha preso in prestito ulteriori dettagli da un’altra isola rocciosa.

Cioè?

Questo significa che Pontikonisi non è l’unica isola a cui Böcklin si è ispirato.

Questo misterioso luogo, poi, ha cominciato a coinvolgere un sacco di studiosi ed appassionati.

Così sono saltate fuori altre ipotesi.

Come la baia di Kotor in Montenegro.

Kotor Montenegro isola dei morti Böcklin analisi

Baia di Kotor

In Montenegro? E Perché?

Perché qui c’è l’isola di San Giorgio (al largo della costa di Perasto) che ricorda moltissimo il lavoro di Bocklin l isola dei morti.

Isola di San Giorgio Montenegro Böcklin isola dei morti analisi

Isola di San Giorgio

Lì si trova una piccola zona verde con tanti cipressi che circonda la piccola chiesetta di San Giorgio.

Confrontando una fotografia di questo ambiente con il lavoro del pittore, si vede la somiglianza.

Confronto isola dei morti Böcklin isola San Giorgio Montenegro analisi

Confronto dell’isola dei morti con l’isola di San Giorgio

A questo punto, c’è un’altra domanda a cui voglio rispondere.

Perché Böcklin ha voluto dipingere un’isola del genere?

I motivi possono essere diversi:

  • Può averla sognata
  • Può essersi ispirato ad un luogo reale e poi l’ha completamente trasformato
  • Può essersi fatto influenzare dai lutti e dai tristi eventi della sua vita e che poi ha riversato nell’arte

Qualsiasi sia la spiegazione, ciò che conta alla fine è il risultato.

E tutti si sono resi conto del gran valore di questa tela.

Anche Marie Berna.

E chi era?

La contessa di Oriola.

La nobile è rimasta talmente colpita dal lavoro di Arnold Bocklin l isola dei morti da volerne una versione tutta per sé.

Böcklin sa che si tratta di una grande occasione e non può farsela sfuggire.

Così si mette all’opera e cerca di rielaborare il suo grande capolavoro, aggiungendo qua e là delle modifiche.

Isola dei morti Böcklin seconda versione analisi

“Isola dei morti” Arnold Böcklin (2° versione)

Per prima cosa, decide di cambiare i colori.

Poi è il turno della luminosità.

Infine aggiunge (o cancella) qualche particolare nella composizione.

Poi arriva il 1883 ed è il turno del mercante d’arte Friz Gurlitt.

Per lui realizza la terza versione di questa inquietante isola.

Isola dei morti Böcklin terza versione analisi

“Isola dei morti” Arnold Böcklin (3° versione)

La storia della quarta tela è legata ad un periodo in cui Böcklin aveva problemi economici.

Isola dei morti quarta versione analisi

“Isola dei morti” Arnold Böcklin (4° versione)

Per cercare di intascare qualche soldo ha ripreso il suo migliore lavoro e l’ha modificato ancora una volta, essendo certo che il pubblico sicuramente lo avrebbe apprezzato.

Purtroppo non è andata così.

Böcklin è riuscito a vendere comunque il suo lavoro ed in poco tempo è entrato a far parte della collezione del barone Heinrich Thyssen.

Ma durante la seconda guerra mondiale è stato distrutto durante un bombardamento (esattamente come la prima versione del San Matteo e l’angelo di Caravaggio).

San Matteo e l'Angelo prima versione Caravaggio analisi

“San Matteo e l’Angelo” (Prima versione) Michelangelo Merisi da Caravaggio

La storia riguardo l isola dei morti Arnold Bocklin non finisce qui.

C’è una quinta variante della tela (realizzata sempre da Böcklin) nel 1886, la quale è stata commissionata dal museo di Belle Arti di Lipsia.

Isola dei morti Böcklin quinta versione analisi

“Isola dei morti” (5° versione) Arnold Böcklin

Fortunatamente, la vicenda di quest’ultimo lavoro è lineare.

Il pittore ha accettato l’ordine, l’ha completato ed oggi la tela si trova ancora a Lipsia.

Il fascino dell’isola di Böcklin ha attratto anche un sacco di suoi colleghi, sai?

Proprio così.

Un sacco di artisti l’hanno studiata a fondo ed hanno cercato degli spunti per migliorare il proprio stile.

Per esempio?

Ti faccio qualche nome: Giorgio De Chirico, Fabrizio Clerici e Salvador Dalì ed..Hitler.

Hitler? Cosa c’entra?

Anche lui non ha resistito all’atmosfera cupa che si respirava nel quadro di Arnold, ed infatti nel 1933 ha acquistato la terza versione (quella distrutta durante la guerra).

C’è una foto d’epoca che ritrae Hitler in compagnia di Molotov (Ministro degli Esteri sovietico) e  Ribbentrop (Ministro degli Esteri tedesco) e sulla parete della stanza si vede il lavoro di Böcklin.

Fotografia Hitler isola dei morti Böcklin analisi

Fotografia di Hitler con alle spalle la terza versione dell’isola dei morti

E poi c’è la svolta.

Nel 1888, il pittore ha deciso di chiudere questa serie di inquietanti opere dipingendone un’altra intitolata l’Isola dei vivi.

Isola dei vivi Böcklin analisi

“Isola dei vivi” Arnold Böcklin

Cioè?

È l’esatto opposto dell’isola dei morti che abbiamo visto finora.

Qui ogni particolare è pieno di vita: c’è la luce, i colori sono vividi ed intensi e l’isola prima popolata soltanto da cipressi, ora è occupata da palme rigogliose ed animali di ogni genere.

Quest’inno alla vita oggi lo puoi ammirare al Kunstmuseum di Basilea, dove si trova anche la versione originale dell’isola dei morti.

DESCRIZIONE

Guarda con attenzione questa tela.

Isola dei morti Böcklin prima versione analisi

“Isola dei morti” Arnold Böcklin (1° versione)

La protagonista indiscussa della composizione è la misteriosa isola.

Dimentica le isole circondate da mare cristallino, palme e serenità.

Davanti a te vedi una scogliera rocciosa che avvolge tutto il pezzo di terra.

Delle piccole strutture in pietra simili a dei templi sorgono qua e là, e si scorgono alcune aperture che sicuramente conducono a delle camere con dentro dei sepolcri.

Particolare struttura pietra prima versione isola dei morti Böcklin analisi

Particolare delle strutture di pietra

Vuoi sapere una curiosità?

Queste misteriose strutture in pietra sono disposte orizzontalmente lungo tutto lo spazio.

Poi ci sono gli alti cipressi che invece si “allungano” verticalmente e si trovano proprio al centro dell’isola.

Particolare direzione verticale cipressi orizzontale strutture prima versione isola dei morti Böcklin analisi

Particolare delle direzioni

Sai perché ci sono i cipressi?

Perché sono gli alberi che di solito si trovano all’interno dei cimiteri e sono associati – tradizionalmente – alla morte.

Così l’atmosfera lugubre dell’opera è accentuata ancora di più.

Böcklin sa quale sia il ruolo dei cipressi e per questo motivo li rende “padroni” della sua isola.

Sai poi che fa?

Li rende ancora più mostruosi e tetri.

Li allunga in modo spaventoso e li colora con delle tonalità molto, molto più scure del normale.

Particolare cipressi isola dei morti Böcklin analisi

Particolare dei cipressi

Il risultato?

L’isola si presenta inquietante e desolata.

Ed il mare intorno invece l’hai visto?

Anche lui è stato trasformato dalla pesante atmosfera che domina la tela.

Particolare mare prima versione isola dei morti Böcklin analisi

Particolare del mare

Non ci sono acque limpide che potrebbero rendere più chiara tutta la scena.

Al contrario, il mare è opaco, scuro e torbido.

Non trovi che ci sia qualcosa che non va?

Guarda con attenzione: non ci sono onde!

Particolare assenza onde prima versione isola dei morti Böcklin analisi

Particolare delle onde assenti

È vero, potrebbe trattarsi di un giorno in cui il mare è calmo, ma qui lo è troppo.

Sembra quasi una tavola ghiacciata.

E poi ci sono loro.

So che li hai visti.

Sto parlando dei due personaggi sulla barca a legno a remi che sta andando dritta verso l’isola dei morti.

Particolare protagonisti prima versione isola dei morti Böcklin analisi

Particolare dei protagonisti

Chi sono?

Difficile dirlo dato che sono ritratti entrambi di spalle.

Quindi possiamo soltanto avanzare delle ipotesi.

Allora, dato che la destinazione è l’isola dei morti, gli unici “visitatori” ammessi a questo luogo sovrannaturale sono i defunti.

Quindi, l’uomo impegnato a remare potrebbe essere Caronte, il quale (stando a quanto riporta Dante Alighieri nella Divina Commedia) è il leggendario traghettatore di anime nell’oltretomba.

Particolare rematore Caronte prima versione isola dei morti Böcklin analisi

Particolare del rematore

E la figura in piedi chi è?

Particolare uomo bianco prima versione isola dei morti Böcklin analisi

Particolare dell’uomo in bianco

Questo è un bel mistero.

È completamente vestito di bianco, e per questo motivo, potrebbe trattarsi di:

  • Una mummia egiziana, la quale è tutta bianca per via delle bende che avvolgono il so corpo
  • La personificazione di un’anima, poiché quest’ultima è associata di solito al colore bianco

E non è tutto.

Davanti a questo misterioso essere c’è una bara avvolta da un altro drappo bianco.

Particolare bara prima versione isola dei morti Böcklin analisi

Particolare della bara

Forse nel sepolcro c’è il suo cadavere e l’anima sta raggiungendo l’isola dei morti.

Insomma, avrai capito che si tratta di un luogo mitico il cui accesso è riservato soltanto a coloro che devono raggiungere l’aldilà.

INTERPRETAZIONE

Ma qual è il significato di quest’opera?

È un quadro simbolista, quindi non esista una risposta certa.

Stando alle parole di Böcklin, la tela dovrebbe essere in grado di farci riflettere sulla vita e la morte e dovrebbe suscitare dei stati d’animo relativi a questi concetti.

Ognuno potrebbe fornire un’interpretazione diversa della composizione.

In fondo è proprio questo il compito di un pittore simbolista.

Pensaci un attimo.

L’isola è realistica (ovvero che per realizzarla si è ispirato a dettagli presenti nella vita reale), ma analizzando a fondo i dettagli, saltano fuori un sacco di simboli.

Alcuni studiosi hanno ipotizzato che il pittore possa essere stato spinto a realizzare una tela del genere per via della morte di 6 dei suoi figli.

DIFFERENZE TRA LE CINQUE VERSIONI

Mentre ti raccontavo la storia di questa tela, ti ho anche detto che Böcklin ha realizzato ben 5 versioni della tenebrosa isola.

Isola dei morti Arnold Böcklin prima seconda terza quarta quinta versione analisi

“Isola dei morti” Arnold Böcklin

Ora voglio spiegarti cosa è cambiato da una rappresentazione all’altra.

Partiamo proprio dalla forma dell’isola: cambia continuamente.

Confronto forma isola dei morti Böcklin prima seconda terza quarta quinta versione analisi

Confronto della forma dell’isola nelle cinque versioni dell’opera

Le rocce si trasformano.

A volte sono più alte, altre volte più chiare e spesso cambiano del tutto forma.

Variandone continuamente l’aspetto, gli esperti non hanno avuto vita facile cercando di capire a quale isola si fosse ispirato Böcklin durante il lavoro.

Ma non è solo la forma a cambiare.

Dà un’occhiata all’entrata verso cui si dirige la barca di legno.

Confronto cancello entrata isola dei morti Böcklin prima seconda terza quarta quinta versione analisi

Confronto dell’entrata dell’isola nelle cinque versioni dell’opera

  1. Nella prima versione è una semplice grotta scura
  2. Nella seconda versione c’è una colonna di pietra con sopra la statua di un cane che fa la guardia
  3. Nella terza versione c’è un piccolo molo in pietra e con due colonne
  4. Nella quarta versione ci sono due colonne di pietra con sopra due statue di animali
  5. Nella quinta versione ci sono sempre le due colonne in pietra con sopra due statue di leoni in attesa

E poi c’è dell’altro.

Le strutture in pietra che popolano l’isola sono molto simili in tutte le versioni ma cambiano posto continuamente.

Isola dei morti Arnold Böcklin prima seconda terza quarta quinta versione analisi

“Isola dei morti” Arnold Böcklin

Anche le condizioni climatiche variano.

  1. Nella prima versione il cielo è buio, ma sembra che ci sia ancora un piccolo sprazzo di sole che mette in luce l’isola (probabilmente è il tramonto)
  2. Nella seconda versione il cielo è completamente coperto, ma l’isola è avvolta dalla luce del tramonto
  3. Nella terza versione ci sono molte nuvole grigie ma ci troviamo in pieno giorno, il mare è più limpido e riflette isola ed oggetti
  4. Nella quarta versione ci sono sempre le nuvole ma si intravede anche una luce forte, quindi potrebbe essere ambientata in pieno giorno; anche qui il mare è limpido
  5. Nell’ultima versione è giorno ma le nuvole sono quasi del tutto nere: sta per arrivare una tempesta ed il mare è molto scuro

Infine, anche i protagonisti si “trasformano” in ogni opera.

Confronto protagonisti isola dei morti Böcklin prima seconda terza quarta quinta versione analisi

Confronto dei protagonisti nelle cinque versioni del quadro

  1. Nella prima versione c’è il rematore e l’uomo vestito di bianco
  2. Nella seconda versione il rematore è ritratto in movimento e sulla bara a prua sono stati aggiunti dei festoni
  3. Nella terza versione la barca è cambiata completamente, così come i vestiti del rematore e l’essere vestito di bianco ha la testa leggermente inclinata
  4. Nella quarta versione è impossibile dire se i colori siano differenti perché non abbiamo immagini a colori, ma si vede che l’essere vestito di bianco ha le braccia distese, o al massimo ha una specie di dono tra le mani
  5. Nella quinta versione il rematore è completamente diverso dalle altre tele e l’altro protagonista sembra che si stia inchinando (o stia piangendo) man mano che la barca si avvicina all’entrata dell’isola

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Ritratto del Conte Antonio Porcia di Tiziano: un restauro miracoloso

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Voglio parlarti di un ritratto davvero interessante. Questa tela è stata realizzata nel pieno del ‘500, ma – ad essere sincero – non è molto conosciuta. Il suo autore, al contrario, è uno dei pittori più grandi di tutta la storia dell’arte. Il pittore di cui sto parlando è Tiziano, artista veneziano vissuto nel ‘500 e creatore di eccezionali capolavori. Oggi voglio fartelo conoscere meglio parlandoti del Ritratto del conte Antonio Porcia.

Tra i vari ritratti di Tiziano ho deciso di parlarti proprio di questo perché ci sono un po’ di cose che devi sapere in proposito.

Così ho deciso di scrivere un articolo per spiegarti tutto in modo semplice e chiaro.

Quando avrai finito di leggerlo tutto, ti assicuro che:

  • Conoscerai tutta la storia della tela e l’identità del protagonista
  • Scoprirai i dettagli e la complessa storia del restauro di questa tela
  • Vedrai quali sono gli aspetti che rendono questa composizione uno dei migliori ritratti Tiziano

E molto altro ancora.

Sei pronto per conoscere per bene questo lavoro? Cominciamo!

Ritratto del conte Antonio di Porcia Tiziano analisi

“Ritratto del conte Antonio Porcia” Tiziano

Data di realizzazione: 1535-1540

Dimensioni: 115 x 93 cm

Dove si trova: Pinacoteca di Brera, Milano

STORIA

Per prima cosa devo dirti chi è la famiglia Porcia.

Si tratta di una dinastia nobile del Friuli, la quale nel pieno del ‘500 vive un periodo di grande fortuna e ricchezza.

Al tempo, per celebrare il proprio prestigio, era normale farsi ritrarre per la realizzazione di dipinti come questo.

Si tratta di una tradizione che andrà avanti per molti secoli ancora.

Ti basti pensare ai celebri ritratti di Napoleone di David per avere un’idea.

Napoleone che attraversa le Alpi versione Malmaison analisi

“Napoleone che attraversa le Alpi” Jacques-Louis David (versione Malmaison)

Ma quello di cui ti parlo oggi è uno dei migliori esempi tra i Tiziano ritratti.

Il protagonista è Antonio Porcia, un importante nobile di Pordenone.

Perché questo nobile ha scelto proprio Tiziano e non un altro pittore?

Il motivo è semplice.

In quegli anni Tiziano era uno dei pittori più famosi e richiesti sul mercato.

Poco tempo prima aveva fatto parlare moltissimo di sé realizzando la famosa e provocante Venere di Urbino.

Venere di Urbino Tiziano

“Venere di Urbino” Tiziano

La sua popolarità aveva raggiunto dei livelli altissimi.

Realizzare una tela del genere nel pieno del ‘500 e poi continuare ad essere uno dei pittori più richiesti non è da tutti i giorni.

Così i ritratti di Tiziano diventano richiestissimi.

Antonio Porcia lo sa bene e decide di farsi ritrarre dal pittore veneziano.

Qual è la storia di questo ritratto?

In realtà non c’è molto da dire.

Lo possiamo riassumere in tre fasi:

  1. Tiziano riceve l’incarico
  2. Tiziano completa la tela
  3. Tiziano consegna la tela al Porcia

Tutto qua?

In realtà c’è qualcosa da aggiungere, come – ad esempio – il ritratto sia arrivato alla Pinacoteca di Brera.

Ora ti racconto tutto.

La tela ritraente Antonio Porcia rimane nelle mani della famiglia per generazioni, fino a che, un giorno, Alfonso Porcia decide di cambiare abitazione e si trasferisce a Milano.

Si tratta di un dettaglio importante, perché questo vuol dire che anche l’intera collezione di quadri (compreso questo ritratto) deve essere spostato.

Passano altri anni e tra un’eredità e l’altra la tela finisce tra le mani di Eugenia Visconti Litta Arese.

Proprio lei nel 1891 decide di donare il ritratto di Antonio Porcia alla Pinacoteca di Brera, dove si trova tutt’ora.

DESCRIZIONE

Guarda attentamente questo ritratto.

Ritratto del conte Antonio di Porcia Tiziano analisi

“Ritratto del conte Antonio Porcia” Tiziano

È davvero fantastico.

Ma non pensi di esserti dimenticato qualcosa?

Quando prima ti stavo raccontando la storia di questo ritratto, avresti potuto farmi la seguente domanda:

Chi ci dice che Tiziano abbia realizzato questo quadro nel 1535-1540?

La risposta è semplice.

È bastato confrontare questa tela con le altre che ha realizzato in quel periodo.

I critici e gli esperti non hanno impiegato molto tempo a scovare dettagli e particolari che accomunassero le tele di Tiziano in quel periodo.

Non c’è nessun dubbio.

Si tratta di un lavoro appartenente alla fase matura della carriera di Tiziano.

Ed ora ti mostrerò i dettagli.

Dà un’occhiata al protagonista.

Particolare direzione busto tre quarti protagonista ritratto conte Antonio Porcia Tiziano analisi

Ritratto del busto ruotato di tre quarti

È ritratto a mezzo busto ed è girato di tre quarti.

Ma dove ho già visto una posizione del genere?

Mi ricorda molto la stessa composizione adottata da Raffaello nel ritratto di un giovane uomo dove il protagonista è messo in risalto in primo piano e con alla destra una finestra che si affaccia su un paesaggio di campagna.

Ritratto di un giovane uomo Raffaello Sanzio analisi

“Ritratto di un giovane uomo” Raffaello

Ma Antonio Porcia è ben diverso dal ragazzo ritratto da Raffaello.

Per prima cosa, è vestito completamente di nero.

Particolare vestiti neri protagonista ritratto conte Antonio Porcia Tiziano analisi

Particolare dei vestiti neri

Perché è vestito in questo modo?

Il motivo è semplice.

Il nero è il tradizionale colore dei nobili e questa tonalità serve anche a mettere in risalto la preziosa collana che porta al collo.

Particolare collana oro ritratto conte Antonio Porcia Tiziano analisi

Particolare della collana

Questo accessorio è soltanto uno dei vari dettagli che indica la nobiltà del protagonista.

Quali sono gli altri particolari?

C’è il collare da cavaliere e la spada di cui si vede soltanto l’elsa (l’impugnatura) che trattiene con una mano mentre si gira di tre quarti verso di noi.

Particolare colletto cavaliere elsa impugnatura spada ritratto conte Antonio Porcia Tiziano analisi

Particolare del colletto da cavaliere e dell’elsa della spada

Chiaramente non si tratta di un lavoro da principianti.

Cioè?

Ora ti spiego.

Quando Tiziano in passato realizzava dei ritratti del genere, non perdeva troppo tempo a mettere in risalto tutti questi dettagli.

Si concentrava soltanto sugli elementi principali.

Qui la situazione è diversa.

Ogni particolare ha tutta l’attenzione che merita e nulla è dato per scontato.

Vuoi un esempio?

Dà un’occhiata al paesaggio che si scorge dalla finestra in alto a destra.

Particolare paesaggio finestra ritratto conte Antonio Porcia Tiziano analisi

Particolare del paesaggio dalla finestra

È impossibile dire con precisione a quale ambiente si sia ispirato Tiziano per realizzare questo piccolo scorcio naturale.

Ma una cosa è certa.

Non è la prima volta che utilizza lo schema “protagonista + paesaggio dalla finestre” in un ritratto.

Ma c’è dell’altro che devi sapere.

I colori che Tiziano usa per questo ritratto sono pochi ma scelti con cura.

C’è il nero, il marrone ed un giallo scuro.

A fare da contrasto c’è quell’azzurro che usa per il cielo che non è assolutamente fuori luogo.

C’è un ultimo dettaglio che voglio farti notare.

Sto parlando della firma dell’artista.

Dove si trova?

È proprio lì, sul davanzale, c’è scritto “TITIANVS”.

Particolare firma autore ritratto conte Antonio Porcia Tiziano analisi

Particolare della firma

RESTAURO

Conservare un’opera del genere è stata una vera impresa.

È una tela realizzata nel pieno del ‘500 e mantenerla nelle migliori condizioni non è per niente semplice.

Sai quando è cominciato il restauro?

Le operazioni più recenti – in realtà – sono cominciate di recente.

Ad essere precisi, è accaduto tutto nel marzo del 2014 e nel giro di 7 mesi il ritratto di Tiziano era come nuovo.

Ma i primi importanti lavori di conservazione sono avvenuti a cavallo tra ‘800 e ‘900.

È stato il restauratore Luigi Cavenaghi ad occuparsene prima che la tela arrivasse nella Pinacoteca di Brera.

Luigi Cavenaghi restauratore ritratto conte Antonio Porcia Tiziano analisi

Luigi Cavenaghi

Quando il ritratto è arrivato tra le sue mani, non era in ottime condizioni.

Sai perché?

Nel corso dei secoli questo quadro è stato trasferito e ritrasferito da una cornice all’altra.

Per adattarlo ad ogni cornice è stato necessario modificarlo un sacco di volte.

Per questo motivo, su tutti i lati della cornice ci sono un sacco di danni.

Cavenaghi poi ha scoperto innumerevoli lacerazioni e seri danni su tutta la tela.

Ma c’è di peggio.

Nel corso degli anni qualcuno ha steso un grande strato nero che ha messo in risalto la figura del conte cancellando completamente tutto quello che c’era intorno a lui.

Era scomparso tutto: il paesaggio, l’ambiente circostante e la firma.

In quelle condizioni non sembrava più un quadro di Tiziano, ma assomigliava più ad un’opera di Caravaggio.

C’era molto da fare.

Così nel 1891 il Cavenaghi ha ripulito tutta la tela ed ha riportato alla luce tutti i problemi dell’opera.

Sul lato destro del quadro c’era una gigantesca fascia chiara e che non presentava più i colori originali della composizione.

Come se non bastasse, le dita della mano sinistra del conte erano state ridipinte e peggiorate con l’aggiunta dello strato nero.

Il risultato?

Sembrava che fossero completamente staccate dal corpo.

Cosa si poteva fare per sistemare le cose?

Cavenaghi per prima cosa ha coperto la fascia chiara ed ha cercato di sistemare gli errori delle dita modificando la cornice intagliata che contiene l’opera.

In seguito le altre operazioni sono state fatte nel 2014.

Grazie alla moderna tecnologia è stato possibile proseguire il processo avviato dallo storico restauratore.

Poi è saltato fuori un altro problema.

A causa di tutte le operazioni di restauro ormai il dipinto non era più in uno stato uniforme.

Ormai era quasi impossibile riconoscere lo stato originale dell’opera.

Grazie a radiografie, raggi X e tecniche avanzate, è stato possibile sistemare la questione e riportare la tela ad uno stato quanto più simile all’originale.

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Miracolo dello schiavo del Tintoretto: la meraviglia del teatro veneziano

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Voglio raccontarti la storia di un’opera colossale. L’autore di questa meravigliosa impresa è Jacopo Robusti. Probabilmente questo nome non ti dirà nulla, ma forse conoscerai il suo soprannome: Tintoretto. È stato uno dei più grandi pittori veneziani del ‘500, ed oggi voglio farti conoscere i segreti del suo stile parlandoti della sua opera intitolata il Miracolo dello schiavo.

Ma prima di andare avanti e dirti tutto, devo fare una precisazione molto importante.

Quest’opera ha due titoli:

  1. Alcuni la chiamano il Miracolo dello schiavo
  2. Altri la chiamano il Miracolo di San Marco Tintoretto

In entrambi i casi si tratta sempre della stessa tela.

Detto ciò, ho un sacco di cose da rivelarti a proposito di questa tela e per fare tutto chiaramente, ho deciso di scrivere questo articolo.

Quando lo avrai finito di leggere, ti assicuro che:

  • Conoscerai tutta la storia ed i committenti di questa enorme composizione
  • Capirai quali sono i dettagli più importanti dell’opera
  • Scoprirai cosa c’entrano Tiziano e Michelangelo con il Miracolo dello schiavo Tintoretto

E molto altro ancora.

Sei pronto per conoscere a fondo questo capolavoro?

Cominciamo!

Miracolo dello schiavo San Luca Tintoretto analisi

“Miracolo dello schiavo (o di San Luca)” Tintoretto

Data di realizzazione: 1548

Dimensioni: 415 x 541 cm

Dove si trova: Gallerie dell’Accademia, Venezia

STORIA

Questo è il momento più importante della carriera del Tintoretto.

Nella metà del ‘500 ha già dimostrato di essere un talento indiscusso, completando incredibili lavori come l’Ultima Cena di San Marcuola.

Ultima Cena Tintoretto San Marcuola

“Ultima Cena” (San Marcuola) Tintoretto

Non c’è dubbio.

È uno dei migliori pittori che Venezia abbia mai conosciuto.

Sai quanti anni aveva quando succedeva tutto questo?

Ne aveva compiuti giusto 29.

Il suo nome era sulla bocca di tutti.

È talmente popolare che ha ricevuto l’incarico di realizzare un’opera pubblica per la Scuola Grande di San Marco.

E a Venezia si sapeva che quella non era una scuola come tutte le altre.

Ah no?

Devi sapere che in città ci sono 6 Scuole Grandi, ed ognuna di esse ha delle pareti decorate dai capolavori di maestri che hanno lasciato un segno indelebile nella storia.

Ad esempio?

Giovanni e Gentile Bellini, Palma il Vecchio e Paris Bordon.

Molto presto anche il nome del Tintoretto si sarebbe aggiunto a questo prestigioso gruppo.

E sarebbe stato incluso grazie al lavoro del Tintoretto il miracolo dello schiavo.

A proposito, sai come ha ricevuto questo incarico?

Si, senza dubbio è merito della sua bravura.

Ma c’è dell’altro.

Facciamo un passo indietro.

Jacopo ottiene questo incarico nel 1547 grazie all’aiuto di Marco Episcopi.

E chi era?

Un uomo che quell’anno è stato eletto Guardian Grande e che da lì a poco sarebbe diventato il suocero del Tintoretto.

Per via del loro legame, Marco non ci ha pensato due volte ad aiutarlo e così ha suggerito il suo nome ai committenti.

Così si mette al lavoro e nell’aprile 1548 completa l’enorme tela.

Incredibile.

Un quadro così grande completato nel giro di un anno.

Ma non è stato tutto rose e fiori, sai?

Devi sapere che quando l’opera è stata esposta al pubblico ci sono state diverse reazioni.

Da una parte c’è chi ammirava con stupore il quadro e chi dall’altra ridacchiava e voleva soltanto che non fosse staccato dalla parete.

Jacopo si stanca in fretta di tutta questa situazione e decide di riportare il capolavoro nel suo studio.

Ma dopo pochissimo tempo anche quelli che disprezzavano la tela cambiano idea e vanno a pregare il pittore di rimettere la tela al suo posto.

Così il Miracolo dello schiavo ritorna alla Sala Capitolare della Scuola Grande di San Marco.

Per essere precisi, è stato posto su una parete con ai lati due finestre che si affacciavano verso campo San Giovanni e Paolo.

Forse non lo sai, ma questa è la prima opera pubblica del Tintoretto.

Che significa?

Che non era stato un privato a richiedere la realizzazione della tela, quindi tutti potevano ammirare la bravura ed il suo talento presenti dietro quest’opera.

Sarebbe diventato ancora più famoso.

Ma sai che il quadro non è rimasto sempre a Venezia?

Non si è spostato dalla grande sala per 200 anni, fino a quando non è arrivato il 1797.

In quell’anno la gigantesca tela è stata rubata da Napoleone ed è arrivata a Parigi.

Il lavoro del pittore veneziano rimane qui fino al 1815 per poi essere riportata nuovamente a Venezia.

Nel 1821 entra a far parte della collezione delle Gallerie dell’Accademia di Venezia, dove si trova tutt’ora.

Infine, per conservare il capolavoro nelle migliori condizioni, è stato effettuato un restauro nel secolo precedente ed i risultati sono stati straordinari.

DESCRIZIONE

Guarda con attenzione questo lavoro.

Miracolo dello schiavo San Luca Tintoretto analisi

“Miracolo dello schiavo (o di San Luca)” Tintoretto

Meraviglioso, vero?

Ma prima di farti conoscere la tela nei minimi particolari, voglio farti un’altra domanda.

Conosci la storia del Miracolo dello schiavo?

Se la tua risposta è no, non preoccuparti.

Te la riassumo brevemente.

Questa storia è raccontata nel libro medievale intitolato Legenda Aurea di Iacopo da Varazze.

In poche parole c’era un vassallo che disobbedì al suo padrone, decidendo – di sua spontanea volontà – di andare in pellegrinaggio alla tomba di San Marco a Venezia.

Dopo aver concluso il viaggio ed essere ritornato in città, il padrone sapeva della sua iniziativa già da un pezzo.

Per punire la sua mancanza di rispetto decise di fargli cavare gli occhi.

Ma – inspiegabilmente – accecarlo sembra impossibile.

Ma il padrone voleva punirlo a tutti i costi.

Così ordinò che gli venissero tagliate le gambe con un’ascia.

Ma l’ascia si spezzò.

Furioso nei confronti del vassallo, voleva che gli venisse rotta la bocca con un martello.

Proprio come con l’ascia, anche il martello si ruppe.

Non ci sono più dubbi.

Il vassallo era protetto da San Marco.

Il padrone, dopo aver capito che non poteva fare nulla, riconobbe il suo errore e chiese perdono al vassallo ed a San Marco.

Questa è la storia del Miracolo dello schiavo (o del miracolo di San Marco se preferisci).

Ora però voglio farti conoscere i personaggi che popolano la grande scena elaborata da Jacopo.

Lo vedi quell’uomo con la barba a sinistra?

Particolare uomo barba Tommaso Rangone miracolo san marco schiavo Tintoretto analisi

Particolare dell’uomo con la barba

Questo potrebbe essere il ritratto di Tommaso Rangone.

E chi è?

Si tratta di un grande e famoso mecenate del ‘500.

Dal lato opposto, un po’ più in alto rispetto agli altri, si sta alzando in piedi un uomo stupito.

Particolare padrone miracolo san Marco schiavo Tintoretto analisi

Particolare del padrone

Si tratta del padrone che vuole far punire a tutti i costi il vassallo ma si sta rendendo conto che è impossibile.

A dimostrarlo è proprio il torturatore che sta al centro e che gli mostra il martello spezzato in due.

Particolare uomo torturatore aguzzino martello rotto miracolo schiavo san Marco Tintoretto analisi

Particolare del torturatore e del martello rotto

Dà un’occhiata a terra in primo piano.

Vedi tutte quelle armi spezzate?

Particolare armi spezzate miracolo san Marco Schiavo Tintoretto analisi

Particolare delle armi spezzate

Sono tutti gli strumenti con cui hanno provato a fare del male allo schiavo.

Tutti tentativi andati a male.

Poi ci sono un altro paio di aguzzini che cercano inutilmente di ferire il vassallo ormai spogliato e privo di sensi.

Particolare protagonista vassallo aguzzini armi miracolo dello schiavo san Marco Tintoretto analisi

Particolare del protagonista e degli aguzzini

Per rendere tutto più reale il pittore aggiunge una folla curiosa che assiste incredula all’evento miracoloso.

Particolare folla popolo miracolo san Marco schiavo Tintoretto analisi

Particolare della folla

E poi dall’alto sta arrivando a salvare il suo protetto San Marco.

Particolare santo San marco miracolo schiavo Tintoretto analisi

Particolare di San Marco

Ma sai dove risiede la grandezza del Tintoretto?

Nelle espressioni dei suoi protagonisti.

Particolare folla popolo miracolo san Marco schiavo Tintoretto analisi

Particolare della folla

Guardando i volti di questi personaggi si impiega un mezzo secondo a capire che siamo davanti ad un evento straordinario.

Il segreto è proprio questo.

L’espressione.

Tintoretto lo sa e l’ha capito prima di tutti.

Per rendere “realistico” un miracolo è necessario che tutto sia dettagliato e reale.

Questa scena – ad esempio – è ambientata in un luogo ordinario.

Il pittore ha deciso di darci un taglio a quelle “vecchie” rappresentazioni dove il paradiso era talmente distante dal mondo terrestre da sembrare staccato.

Qui i 2 regni sono talmente vicini che sembra quasi che si tocchino.

Particolare regno celeste terrestre miracolo schiavo san Marco Tintoretto analisi

Divisione del regno celeste e del regno terrestre

Ma Jacopo ha un segreto.

Cioè?

Il teatro.

Lui ama gli spettacoli, gli artifici e tutto il lavoro che c’è dietro.

Ama ricostruire tutte quelle strutture che ha visto nei teatri veneziani.

Sa che per realizzare qualcosa di grande è necessario fare qualcosa di nuovo ed inaspettato.

Basta con i classici equilibri.

Bisogna regalare al pubblico un’opera rivoluzionaria.

E così introduce San Marco che plana dall’alto verso il suo protetto.

Ma non noti qualcosa di strano?

Noi vediamo senza problemi la figura celeste, ma sembra che nessuno dei presenti lo abbia notato.

Sembra che sia invisibile.

Anche questo piccolo dettaglio è molto importante.

Pensa che gli artisti che hanno preceduto il Tintoretto hanno rappresentato scene miracolose in modo completamente diverso.

Jacopo cosa ha fatto di diverso?

Te lo dico subito.

Ha:

  • Unito il regno terrestre e quello divino in un’unica, spettacolare scena
  • Trasformato la gente del popolo in un gruppo che partecipa attivamente alla scena diventando protagonista fondamentale

Ma non è solo questo.

C’è molto di più.

Ci sono tanti piccoli aspetti che hanno contribuito a rendere quest’opera davvero eccezionale.

Prendi il tempo di realizzazione ad esempio.

Tintoretto c’ha messo un anno.

È stato un fulmine, è vero.

Ma questo non significa che abbia trascurato i dettagli.

Ogni singolo personaggio è caratterizzato da movimenti dinamici e le pennellate con cui gli ha dato “vita” sono meravigliose.

Alla fine, il suo obiettivo è soltanto uno.

Coinvolgere al 100% lo spettatore nella sua scena, esattamente come farebbe un regista teatrale.

Per farlo deve puntare tutto su un evento miracoloso in grado di spezzare la normalità della realtà quotidiana.

Deve provocare sconcerto.

Come può realizzare tutto ciò in un quadro?

Lavorando con attenzione sui colori.

Se guardi con attenzione tutta la composizione, ti renderai conto che ogni tono è energico e le pennellate sono decise e rapide.

Miracolo dello schiavo San Luca Tintoretto analisi

“Miracolo dello schiavo (o di San Luca)” Tintoretto

Non c’è nulla di lineare.

Voglio farti notare un’altra cosa: la luce.

Lavorando con attenzione riesce a dar vita a dei magnifici chiaroscuri.

Che ruolo ha la luce in questo lavoro?

Il suo compito è fondamentale.

Pensa che il Tintoretto si serve non di una, ma di 3 fonti di luce differenti.

Ecco quali sono:

  1. La luce calda e naturale che proviene dallo sfondo
  2. La luce emanata dall’aureola del santo
  3. La luce più forte (quasi violenta) che proviene dalla nostra realtà
Schema luci illuminazione miracolo schiavo san Marco Tintoretto analisi

Schema delle luci nell’opera

Ognuna di queste investe i dettagli in modo tale da irradiare oggetti e personaggi presentando dei contrasti sensazionali.

Ma gestire la luce in un’opera del genere non è molto facile.

Sai cosa significa?

Ricorda che la destinazione finale dell’opera era la Scuola Grande di San Marco.

Per essere precisi, la tela era appesa su un muro con ai lati una coppia di finestre che si affacciavano direttamente sul campo dei santi Giovanni e Paolo.

Questo cosa c’entra?

Quella posizione ha un vantaggio ed uno svantaggio:

  • Si tratta di un luogo privilegiato e la tela è in bella vista
  • È un punto scomodo perché è illuminato da una luce eccessiva proveniente dalle finestre laterali

Quest’ultimo punto non è da sottovalutare.

A causa della troppa luce non sarebbe stato possibile ammirare l’opera in tutta la sua bellezza.

E allora sai cos’ha fatto il Tintoretto?

Ha inserito nel quadro la “finta” presenza di una 3° finestra inserendo nella scena edifici, colonne e ruderi qua e là.

Poi ha fatto in modo che una delle luci provenienti dalle finestre si riversasse all’interno della composizione.

Sto parlando dell’illuminazione proveniente da destra.

Ma c’è dell’altro che devi sapere a proposito dell’architettura che circonda tutta la scena.

Si intravedono colonne e qualche edificio qua e là, mentre sullo sfondo si vede un’architettura con un muro che sembra circondare un giardino.

Particolare giardino miracolo San Marco schiavo Tintoretto analisi

Particolare del giardino

Non c’è dubbio.

Pare di essere davanti ad una scenografia teatrale.

Ma fidati, ogni dettaglio è stato ideato con uno scopo ben preciso.

Vogliamo parlare delle linee di fuga, ad esempio?

Se guardi con attenzione noterai che prolungando le linee che compongono la loggia a sinistra ed il supporto a destra su cui siedono i soldati, riporteranno tutte alla mano destra di San Marco.

Schema linee di fuga miracolo schiavo San Marco Tintoretto analisi

Schema delle linee di fuga

Quello è il centro della scena miracolosa.

Riguardando più volte il santo ho avuto la strana sensazione di averlo visto già da qualche parte.

Il santo che plana in basso per salvare il suo protetto mi ricorda un po’ l’angelo disteso nel martirio di San Matteo di Caravaggio.

Confronto San Marco Tintoretto miracolo schiavo angelo martirio San Matteo Caravaggio analisi

Confronto di San Marco e dell’angelo del Martirio di San Matteo di Caravaggio

Noti anche tu questa somiglianza?

E poi c’è un altro aspetto che mi incuriosisce.

Il Tintoretto è riuscito a riassumere l’intera vicenda in una singola scena.

Non ci credi?

Continua a leggere.

  1. In primo piano ci sono le armi per la tortura rotte e questo vuol dire che il miracolo è già accaduto
  2. Attorno ai protagonisti c’è il popolo che guarda con stupore la scena
  3. Uno degli aguzzini solleva il martello e lo mostra al padrone, dimostrando che lo schiavo è protetto
  4. San Marco plana per salvare il vassallo
Successione eventi miracolo schiavo San Marco Tintoretto analisi

Schema con la successione degli eventi

Sono i fatti fondamentali della storia e si svolgono sia a sinistra che a destra della composizione.

STILE

Voglio dirti un paio di cose sullo stile pittorico del Tintoretto.

Molti critici considerano il martirio dello schiavo la sua opera più rappresentativa.

Se ci pensi un attimo, ti renderai conto che c’è tutto:

  • Espressioni teatrali
  • Vivacità narrativa
  • Straordinario utilizzo della luce
  • Un fenomenale chiaroscuro che unisce tutti i protagonisti

E poi ci sono Tiziano e Michelangelo Buonarroti.

Cosa c’entrano?

Ora ti spiego.

Analizzando con attenzione il quadro saltano fuori evidenti riferimenti a queste due leggende dell’arte.

Da loro Tintoretto prende in prestito un paio di cose:

  • L’attenzione per l’anatomia e per le figure umane tipiche di Michelangelo
  • Un uso del colore molto particolare e caratteristico di Tiziano

Sono proprio i colori a rendere molto più evidenti i movimenti dei protagonisti.

Dà un’occhiata al rosso che Tintoretto ha utilizzato per vivacizzare la veste di San Marco; oppure guarda l’arancione della donna di schiena sul lato sinistro, o ancora il blu delle due figure a destra.

Ma non bisogna dimenticare il bianco pallore della pelle del vassallo, ulteriormente esaltato dalla luce chiara che illumina la scena.

Tintoretto gioca con tonalità intense e forti contrasti.

Il risultato è stupendo.

E questo cosa c’entra con Tiziano?

Per fare questi “esperimenti” con i colori ha studiato molti lavori del suo collega Tiziano.

Dà un’occhiata all’aguzzino al centro del quadro del Tintoretto e confrontalo con l’apostolo che si vede nell’Assunta dei Frari.

Confronto aguzzino miracolo san Marco schiavo apostolo Assunta dei Frari Tiziano analisi

Confronto dell’aguzzino del Tintoretto e dell’apostolo di Tiziano

Noti qualche somiglianza?

Lo stesso discorso è valido anche per Michelangelo Buonarroti.

Guarda attentamente San Marco che arriva dall’alto.

Particolare santo San marco miracolo schiavo Tintoretto analisi

Particolare di San Marco

È una figura muscolosa e che ricorda – senza dubbio – le caratteristiche figure del Buonarroti.

Anche la donna in arancione ricorda molto l’anatomia di Michelangelo.

Particolare donna schiena arancione miracolo schiavo San Marco Tintoretto analisi

Particolare della donna di spalle

Ed infine c’è una figura che il Tintoretto ha “copiato” dallo scultore/pittore.

Qual è?

L’uomo sdraiato sulla destra che guarda l’aguzzino.

Particolare uomo sdraiato miracolo San Marco schiavo Tintoretto analisi

Particolare dell’uomo sdraiato

È identico alla statua del Crepuscolo di Michelangelo.

Confronto uomo sdraiato miracolo San Marco schiavo statua crepuscolo Michelangelo Buonarroti analisi

Confronto tra l’uomo sdraiato ed il Crepuscolo di Michelangelo

Si assomigliano, vero?

Ma i richiami al Buonarroti si sprecano.

Se osservi la vivacità ed il caos presente nell’opera del Tintoretto e la confronti con la Conversione di San Paolo noterai altre coincidenze.

Confronto miracolo schiavo San Luca Tintoretto conversione Saulo Michelangelo analisi

Confronto del Miracolo dello schiavo del Tintoretto e la conversione di Saulo di Michelangelo

Come ad esempio il fatto che entrambe le scene sono ambientate in un luogo affollato.

Ora voglio svelarti un segreto.

Ricordi la donna di spalle con la veste arancione?

Lei è l’unica figura femminile in tutta l’opera.

Qui il Tintoretto la rappresenta mentre si volta per osservare la scena miracolosa.

È una figura molto intrigante e che ha stuzzicato la curiosità di altri pittori.

Come Rubens ad esempio, il quale nella Crocefissione di Santa Walpurga ha inserito una figura che la ricorda molto.

Confronto donna arancione miracolo schiava San Luca Tintoretto donna innalzamento croce Rubens analisi

Confronto della donna vestita d’arancione del Tintoretto e di quella ritratta da Rubens

Entrambe hanno in braccio un bambino e sono in una posizione molto simile.

Infine, questo è un capolavoro che dimostra come il Tintoretto sia enormemente migliorato rispetto ai suoi precedenti lavori.

Ha realizzato delle figure di un realismo senza precedenti rielaborando modelli dei suoi colleghi ed aggiungendo dettagli unici e stupefacenti.

L'articolo Miracolo dello schiavo del Tintoretto: la meraviglia del teatro veneziano proviene da .

Vergine delle rocce di Leonardo da Vinci: il mistero dei quadri “identici”

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Voglio farti conoscere una coppia di quadri leggendaria. La storia ed il mistero che si cela dietro questi due lavori è diventato molto intrigante ed ha contribuito a renderli ancora più popolari. Devi sapere che l’autore di entrambi i quadri è Leonardo da Vinci. Sicuramente si tratta di un uomo che non ha bisogno di presentazioni dato che è stato uno degli inventori/disegnatori/scienziati/pittori più abile e conosciuto di tutta la storia. Oggi voglio farti scoprire qualcosa in più sul da Vinci pittore e quindi ti parlerò della Vergine delle rocce.

Le cose che devo dirti a proposito di questa celebre coppia di tavole sono davvero un sacco, ma per non fare confusione e rendere tutto più semplice, ho deciso di scrivere questo articolo.

Una volta che avrai finito di leggerlo ti assicuro che:

  • Conoscerai l’intera storia di tutte e 2 le versioni della Vergine delle rocce Leonardo
  • Scoprirai tutte le differenze tra l’opera conservata alla National Gallery e quella del Louvre
  • Vedrai i dettagli ed i particolari che hanno reso stupefacenti entrambi i lavori

E molto altro ancora.

Sei pronto a conoscere per bene la Venere delle rocce? Cominciamo!

Confronto Vergine delle rocce Louvre National Gallery Leonardo da Vinci analisi

Vergine delle rocce del Louvre (sinistra) e della National Gallery (destra)

VERGINE DELLE ROCCE LOUVRE

Ora ti racconterò tutta la storia dell’opera di Leonardo da Vinci conservata al Louvre.

Vergine delle rocce Louvre Leonardo da Vinci analisi

“Vergine delle rocce” Leonardo da Vinci (versione Louvre)

Data di realizzazione: 1483-1486

Dimensioni: 199 x 122 cm

Dove si trova: Musée du Louvre, Parigi

STORIA

L’ultima fermata della Vergine delle rocce Parigi è la Francia, ma la sua storia comincia in un altro Paese.

Siamo in Italia ed è il 25 aprile 1483.

Leonardo da Vinci è ormai un pittore affermato ed ha una reputazione di tutto rispetto.

I committenti fanno a gara per avere un lavoro fatto da lui, e lo stesso discorso vale anche per il priore Bartolomeo Scorlione.

Conoscendo il talento di Leonardo lo ingaggia per realizzare un importante lavoro nella Chiesa di San Francesco Grande per conto della Confraternita dell’Immacolata Concezione di Maria di Milano.

Quale era il suo incarico esattamente?

Questa è un’ottima domanda.

Purtroppo non ci sono giunte informazioni sufficienti per capire quale dovesse essere il suo incarico preciso.

Una cosa è certa.

Deve realizzare una pala d’altare.

E non avrebbe dovuto lavorarci da solo.

No? E con chi doveva collaborare?

Con due fratelli: Ambrogio ed Evangelista de Predis.

Il loro compito è semplice.

Devono assistere Leonardo da Vinci.

Assistere?

Proprio così.

Nel contratto stipulato per l’esecuzione della Madonna delle rocce si legge chiaramente che Leonardo è indicato come “Maestro”.

I fratelli de Predis non sono alle prime armi.

  • Ambrogio è un abile pittore
  • Evangelista è un rifinitore e doratore e deve preparare i vari colori da usare

Sai che sul contratto c’è scritto anche dell’altro?

È una vera e propria miniera d’oro di informazioni sulla Vergine delle rocce di Leonardo.

Ad esempio c’è scritto che il soggetto per il pannello centrale della pala d’altare deve essere una scena con la Vergine Maria e Gesù Bambino in compagnia di 2 profeti.

Profeti?

Si, lo so.

Guardando le due opere non c’è traccia di questi due personaggi (che tra l’altro dovevano essere Davide ed Isaia).

Ma non finisce qui.

Attorno al gruppetto di protagonisti devono essere ritratti anche degli angeli.

Ed in alto deve essere realizzata una lunetta con Dio e la Vergine e poco più sotto una tavola con il presepe.

Non contenti, i committenti hanno stabilito delle altre richieste, come il fatto che i colori devono essere vivaci e realistici.

Oppure che ad un lato della pala principale deve esserci un gruppo di 4 angioletti con gli strumenti musicali, mentre dall’altro lato ce ne devono essere altri 4 angeli intenti a cantare.

Un progetto complesso, vero?

Pensa che tutto questo è riportato nel contratto.

E sono specificate anche le tonalità da usare e le rifiniture da inserire.

La data di consegna del lavoro è l’8 dicembre 1483.

Il giorno dell’Immacolata Concezione.

Devono soddisfare la richiesta del cliente in 7 mesi.

Pensi che sia un’impresa impossibile?

Continua a leggere.

Siamo solo all’inizio di questa complessa storia.

Perché?

Il motivo è semplice.

Leonardo ed i suoi collaboratori hanno portato a termine l’incarico in tempo, ma il vero problema è stato il pagamento.

I committenti non vogliono più pagare gli artisti perché non sono soddisfatti del loro lavoro e delle modifiche che hanno apportato al progetto originale.

Così comincia una lunga discussione.

Primo maggio 1483: come cifra iniziale vengono dati a Leonardo 100 Lire.

In seguito si stabilisce che l’artista avrebbe dovuto ricevere un pagamento mensile pari a 40 Lire per il periodo che va da luglio 1483 fino a febbraio 1485.

Totale: 800 Lire.

Per concludere, da Vinci pretende un ulteriore pagamento al completamento e alla consegna dell’opera.

Questo è l’accordo che viene preso con i clienti.

Ma poi succede qualcosa di inaspettato.

Tra il 1490 ed il 1495 Leonardo da Vinci ed Ambrogio de Predis chiedono più soldi per il lavoro.

In poco tempo decidono di inviare una lettera alla Confraternita nella quale scrivono che il pezzo centrale della complessa pala d’altare sarebbe costata 800 lire più un aumento di 1200 Lire.

I clienti – insoddisfatti del risultato finale – non ci pensano proprio a sborsare altri soldi e danno alla coppia di lavoratori 100 Lire.

E poi?

Leonardo ed Ambrogio non cambiano idea e decidono di richiedere l’intervento di Ludovico Sforza, il duca di Milano.

Ma la situazione precipita ed i pittori sono pronti a tutto.

Cioè?

Se non trovano un accordo per il pagamento da Vinci e de Predis si sarebbero portati via il lavoro.

Cliente ed artisti continuano a discutere fino al 1503.

Ambrogio vuole essere pagato ad ogni costo, così da poter intascare qualcosa sia per lui che per gli eredi di suo fratello.

Gli eredi?

Purtroppo Evangelista è morto qualche tempo prima.

Poi il 9 marzo 1503 entra nella questione anche Luigi XII di Francia, il quale aveva invaso la Lombardia anni prima.

Dopo essere stato messo al corrente dei fatti, ordina al comandante di Milano di aiutare gli artisti.

Ma la Confraternita non gliela vuole dare vinta.

Ordinano che l’opera venga rivalutata per vedere se era terminata o meno.

Il 27 aprile 1506 arriva la risposta.

La Vergine delle rocce è incompleta.

Leonardo da Vinci è obbligato a completare il suo incarico.

Lo ha fatto?

No, perché in quel periodo non è a Milano.

Il 18 agosto 1508 questa storia finisce.

La tela viene completata e viene messa al suo posto.

E per il pagamento?

Il 7 agosto 1507 ed il 23 ottobre 1508, Ambrogio e Leonardo ricevono 2 pagamenti per un totale di 200 Lire.

Ora è tutto finito.

Anzi no.

C’è una domanda a cui non ho ancora risposto.

Come c’è arrivata al Louvre la Venere delle rocce?

Questo è un bel mistero.

Dopo aver concluso il lavoro, non ci sono più informazioni certe sugli spostamenti dell’opera.

Una cosa è certa.

Nel 1625 il capolavoro è a Fontainebleau, in Francia.

E come lo faccio a sapere?

Merito della testimonianza di Cassiano dal Pozzo, il quale la descrive in modo accurato nei suoi scritti.

Nel 1806, infine, sappiamo che è stato il restauratore Hacquin a trasferire l’originale pannello di Leonardo su una tela.

Infine l’opera arriva al Louvre, dove si trova tutt’oggi.

VERGINE DELLE ROCCE LONDRA

Ora ti racconterò la storia della Vergine delle rocce Leonardo da Vinci conservata alla National Gallery di Londra.

Vergine delle rocce National Gallery Leonardo da Vinci analisi

“Vergine delle rocce” Leonardo da Vinci (versione National Gallery)

Data di realizzazione: 1494-1499

Dimensioni: 189,5 x 120 cm

Dove si trova: National Gallery, Londra

STORIA

Rispetto alla versione del Louvre, qui la storia è un po’ differente.

Cioè?

Per prima cosa, non sappiamo nemmeno se sia stato effettivamente Leonardo da Vinci a realizzare quest’opera.

Perché?

Perché ci sono alcuni dettagli e particolari in questa Vergine delle rocce National Gallery che hanno lasciato un po’ perplessi gli esperti.

Ci sono diverse possibilità:

  • Gli allievi di Leonardo hanno realizzato l’intera composizione basandosi sul lavoro del maestro
  • Leonardo ha realizzato gran parte della composizione e loro hanno aggiunto un ritocco qua e là
  • È stata realizzata dai suoi collaboratori Giovanni ed Evangelista de Predis

Qualunque sia la verità, c’è una domanda a cui voglio rispondere.

Sai perché è nata questa seconda opera?

Il motivo non lo sappiamo con certezza, ma possiamo azzardare un’ipotesi.

Ricordi che i Confratelli dell’Immacolata Concezione erano rimasti insoddisfatti del lavoro realizzato da Leonardo e collaboratori?

Da Vinci, nel pieno della discussione probabilmente ha pensato bene di realizzare una versione “di riserva” da consegnare ai clienti.

Solo che le cose poi si complicano ed il lavoro di Leonardo da Vinci Vergine delle rocce finisce da tutt’altra parte.

Cosa è successo?

L’opera è sempre arrivata nella chiesa di San Francesco Grande a Milano, ma nel 1576 la chiesa viene demolita.

Il lavoro viene rimosso dall’altare e si perdono le sue tracce per quasi due secoli.

Così arriviamo alla fine del ‘700 ed un certo Gavin Hamilton – pittore e collezionista – acquista la nuova versione della Vergine delle rocce dal Conte Cicogna.

Conte Cicogna? E chi sarebbe?

L’amministratore dell’ordine religioso che ha sostituito quello della Confraternita dell’Immacolata Concezione.

Gavin dopo aver acquistato il capolavoro se lo porta in Inghilterra e lì lo rivende ad un prezzo stratosferico.

Il suo piano non fa una piega, anche se in realtà sono stati i suoi eredi a vendere il lavoro.

Il nuovo acquirente è Lord Lansdowne.

Da questo momento è difficile seguire con certezza tutti gli spostamenti dell’opera di Leonardo.

Poi arriva il 1880.

In quell’anno è l’Earl di Suffolk a possedere l’opera e decide di venderla alla National Gallery al costo di 9000 Ghinee (questa era la moneta presente in Inghilterra a quel tempo).

Questa è la storia della Vergine delle rocce che si trova a Londra.

Ma aspetta un attimo.

Alla fine è stato Leonardo a realizzare questo lavoro o no?

Questa domanda merita una risposta e così, nel giugno del 2005, l’opera è stata sottoposta ad un esame ai raggi infrarossi.

I risultati sono stati sorprendenti.

Cioè?

C’è un altro strato di pittura sotto a quello che vediamo ad occhio nudo.

Cosa è rappresentato?

Guarda l’immagine qui sotto.

Vergine delle rocce Londra National Gallery disegno sottostante Leonardo da Vinci analisi

Bozza sottostante alla Vergine delle rocce di Londra

Si tratta di una bozza ritraente una donna in ginocchio con la mano destra stesa e la mano sinistra sul cuore.

Era un altro lavoro in pratica?

Probabilmente si.

La Vergine delle rocce Leonardo in origine doveva essere una scena avente per soggetto l’adorazione di Gesù Bambino.

Ma c’è dell’altro.

Tra il 2009 ed il 2010 il lavoro viene sottoposto ad un accurato trattamento di pulizia e conservazione.

I risultati hanno reso la storia ancora più intricata.

Cosa è successo?

In poche parole è molto probabile che l’intera scena sia stata realizzata da Leonardo da Vinci, ma alcune parti della composizione sono incomplete.

Ah, c’è una cosa che non ti ho detto.

Ricordi gli angioletti musicisti (e cantanti) che dovevano trovarsi ai lati della versione originale dell’opera?

Particolare angeli musicisti Vergine delle rocce Leonardo da Vinci analisi

Particolare degli angeli

Anche loro sono stati studiati a fondo ed è saltato fuori che:

  • L’angioletto vestito di rosso è opera di Ambrogio de Predis

  • L’angioletto vestito di verde non è opera di Leonardo, bensì di un suo assistente, Francesco Napoletano

La National Gallery li ha acquistati nel 1898 ed oggi sono ancora esposti lì.

DESCRIZIONE

Adesso voglio parlarti per bene di entrambe le opere, perciò guardale attentamente.

Confronto Vergine delle rocce Louvre National Gallery Leonardo da Vinci analisi

Vergine delle rocce del Louvre (sinistra) e della National Gallery (destra)

Il soggetto dei 2 lavori è lo stesso: adorazione di Gesù Bambino con il piccolo Giovanni Battista.

Ma mettiamo le cose in chiaro.

Questa scena non è tratta da un evento raccontato nella Bibbia.

È una storia inventata?

Ora ti spiego tutto.

Immagini come queste erano molto di moda nel periodo medievale e quindi un sacco di clienti (compresi gli ordini religiosi come in questo caso) le desideravano.

Poi, se proprio vogliamo cercare un ipotetico momento della storia biblica in cui potrebbe essere collocata questa scena di Leonardo, molto probabilmente accadrebbe durante il viaggio della Sacra Famiglia in Egitto.

Come faccio ad esserne così sicuro?

Basta che tu dia un’occhiata al Vangelo di Matteo.

Ad un certo punto scrive di San Giuseppe – il marito di Maria – che ha una sorta di sogno premonitore, nel quale viene avvertito del tentativo da parte del re Erode di assassinare il piccolo Gesù.

Perché lo vuole uccidere?

Perché Gesù sarebbe diventato il Re dei Giudei ed il Re dei Re.

Erode non vuole assolutamente perdere il suo potere e così decide di dare la caccia al Bambino.

Giuseppe non vuole assolutamente correre questo rischio e così scappa con la sua famiglia in Egitto.

Devi sapere che il viaggio è uno dei momenti preferiti da parte degli autori che hanno immaginato un sacco di vicende parallele e che non fanno parte della storia narrata nella Bibbia.

Vuoi un esempio?

In una storia si racconta che la famiglia di Giovanni Battista abita nella stessa città di Gesù, Betlemme.

Re Erode sta dando la caccia a Gesù ma non conoscendolo direttamente non può farlo catturare ed uccidere.

Così ordina alle sue guardie di far uccidere tutti i bambini maschi dai 2 anni in giù.

Anche il piccolo Giovanni Battista sarebbe stato ucciso se – stando a questa leggenda – non fosse stato portato in salvo dall’Arcangelo Uriele.

E dove lo ha portato?

Lo ha scortato nel luogo esatto dove si trova la Sacra Famiglia durante il viaggio in Egitto.

A proposito, sai che lo spostamento in Egitto è un tema molto apprezzato non solo dagli autori, ma anche dai pittori?

Proprio così.

C’è il Riposo durante la fuga in Egitto di Caravaggio trovo davvero fantastico.

Riposo durante la fuga in Egitto Caravaggio analisi

“Riposo durante la fuga in Egitto” Michelangelo Merisi Da Caravaggio

Ma ora basta parlare della vicenda.

Ora voglio farti conoscere ogni dettaglio della scena.

Per prima cosa, dà un’occhiata all’ambiente che circonda i protagonisti.

Confronto paesaggio ambiente formazioni rocciose Vergine delle rocce Louvre National Gallery analisi

Particolare delle formazioni rocciose nei quadri

Si tratta di una specie di piccola caverna con rocce qua e là.

Perché ha scelto proprio questo ambiente?

Di solito la scena della Natività viene ritratta all’interno di una grotta, ma Leonardo – per il suo lavoro – decide di scegliere un luogo differente.

Si tratta di un caso senza precedenti, tant’è che molti si sono trovati in difficoltà per trovare un titolo adeguato all’opera.

Alla fine, osservando con attenzione l’ambiente è stato deciso che si sarebbe chiamata la Vergine delle rocce.

Ma è inutile girarci intorno.

Se mettiamo accanto le due versioni del lavoro, si vedono chiaramente le differenze.

Confronto Vergine delle rocce Louvre National Gallery Leonardo da Vinci analisi

Vergine delle rocce del Louvre (sinistra) e della National Gallery (destra)

Cambiano un sacco di cose: colori, particolari, movimenti, illuminazione e composizione della scena.

Anche i protagonisti sono diversi?

No quelli sono sempre gli stessi. C’è:

  • La Vergine Maria
  • Gesù Bambino
  • Giovanni Battista bambino
  • Un angelo

A proposito dei personaggi, hai notato che messi in questo modo formano un triangolo?

Confronto composizione piramidale personaggi protagonisti Vergine delle rocce Leonardo da Vinci Louvre National Gallery analisi

Confronto delle composizioni piramidali nei quadri

Si, Maria è alla punta di questa piccola piramide.

Anche le sue mani sono molto importanti: una la stende per includere Giovanni nel gruppo e mette l’altra sulla testa di Gesù Bambino, come se lo stesse benedicendo.

Confronto delle mani di Maria nei quadri

E poi c’è il piccolo san Giovanni Battista.

Confronto di san Giovanni Battista nei quadri

Leonardo lo ritrae in entrambi i casi in ginocchio, con lo sguardo rivolto verso Gesù e con le mani giunte in preghiera.

Gesù Bambino, invece?

Confronto particolare Gesù Bambino Vergine delle rocce Louvre National Gallery analisi

Confronto di Gesù Bambino nei quadri

Lui è seduto un po’ più a destra rispetto al centro della scena, mentre l’angelo alle sue spalle lo sorregge.

La sua mano destra è alzata in segno di benedizione ed ha lo sguardo rivolto verso il cugino Giovanni.

Ma so bene che tu vuoi conoscere le evidenti differenze tra le due versioni dell’opera, vero?

Non ti preoccupare, ora ti mostro tutto.

Per prima cosa, le figure dei protagonisti presenti nel quadro londinese sono più larghe rispetto a quelle della versione parigina.

Confronto Vergine delle rocce Louvre National Gallery Leonardo da Vinci analisi

Vergine delle rocce del Louvre (sinistra) e della National Gallery (destra)

E poi c’è la mano destra dell’angelo.

Confronto particolare mano destra angelo Vergine delle rocce Louvre National Gallery analisi

Confronto della mano destra dell’angelo nei quadri

Mentre nella tavola della National Gallery questa è appoggiata sul ginocchio, nell’altra versione la mano è alzata con l’indice rivolto verso san Giovanni.

Lo stesso discorso vale anche per lo sguardo dell’angelo.

Confronto particolare sguardo angelo Vergine delle rocce Leonardo da Vinci Louvre National Gallery analisi

Confronto dello sguardo dell’angelo nei quadri

Nella pala inglese l’essere celeste sembra che stia guardando san Giovanni mentre nell’altra versione ha lo sguardo rivolto verso di noi.

Ma non è soltanto l’angelo a cambiare da una scena all’altra.

Anche le forme mutano.

Che significa?

Confrontando nel dettaglio ti renderai conto che i personaggi nella scena inglese sono contornati da delle linee più definite e precise rispetto alla versione francese.

Confronto particolare forme protagonisti Vergine delle rocce Leonardo da Vinci Louvre National Gallery analisi

Confronto delle forme dei protagonisti nei quadri

Anche i dettagli delle rocce nel quadro di Londra sono più accurati rispetto alla prima pala.

Confronto paesaggio ambiente formazioni rocciose Vergine delle rocce Louvre National Gallery analisi

Particolare delle formazioni rocciose nei quadri

E poi i contrasti ed i giochi di luce sono completamente differenti.

Nella scena della Vergine di Parigi sono molto più soffici e delicati, mentre nella versione successiva sono decisamente più evidenti.

Ti puoi rendere conto di questo dettaglio confrontando i volti dei protagonisti e noterai di come sono mutati da un lavoro all’altro.

Confronto personaggi Vergine delle rocce Leonardo da Vinci Louvre National Gallery analisi

Confronto dei personaggi nei quadri

Poi ci sono i colori.

Nel quadro del Louvre i toni sono caldi, leggeri e completamente diversi dall’altra pala.

Confronto Vergine delle rocce Louvre National Gallery Leonardo da Vinci analisi

Vergine delle rocce del Louvre (sinistra) e della National Gallery (destra)

Infine i particolari.

Se guardi attentamente noterai che da una tavola all’altra c’è stata qualche modifica.

Mi riferisco alle aureole sulla testa dei protagonisti ed al bastone a forma di croce tra le braccia di San Giovanni.

Confronto particolare aureola bastone san Giovanni Vergine delle rocce Louvre National Gallery Leonardo da Vinci analisi

Confronto dei particolari dell’aureole e del bastone di san Giovanni

Questi particolari sono molto evidenti nel lavoro conservato nella National Gallery ma scompaiono in quello francese.

Ed i fiori invece?

Anche quelli sono totalmente diversi.

Anche se non sembra, nel quadro del Louvre sono delle riproduzioni accurate di fiori reali, mentre nel quadro londinese invece sono delle riproduzioni di fantasia.

Confronto fiori Vergine delle rocce Leonardo da Vinci Louvre National Gallery analisi

Confronto dei fiori nei quadri

Queste sono le differenze più importanti.

E gli angeli musicisti?

Si, ho qualcosa da dirti anche su di loro.

Secondo il progetto originale, ci sarebbero dovuti essere 4 angeli in un pannello a sinistra ed altri 4 nel pannello di destra.

Questi sono completamente diversi.

Perché?

Per cominciare qui sono soltanto 2 e poi guardano entrambi nella stessa direzione e sono impegnati a suonare.

Guardali attentamente.

Quello vestito di verde sta suonando una viella, ovvero uno strumento a corda medievale.

Angelo verde con viella Vergine delle rocce Leonardo da Vinci National Gallery analisi

Particolare dell’angelo verde

L’altro è vestito di verde e suona il liuto.

Angelo rosso con liuto Vergine delle rocce Leonardo da Vinci National Gallery analisi

Particolare dell’angelo rosso

Ma non hai notato che si assomigliano molto?

In effetti hanno una posizione molto simile e lo stesso discorso vale per il drappeggio delle loro vesti.

Questo significa soltanto una cosa.

Per entrambi è stato utilizzato lo stesso disegno iniziale.

Ma sono entrambi opera di Leonardo?

No, quello rosso molto probabilmente è stato realizzato da Ambrogio de Predis, mentre l’altro è di Francesco Napoletano, un collaboratore del da Vinci.

Gli esperti poi hanno condotto degli esami approfonditi sulla nicchia alle spalle dei protagonisti.

Sai cosa è saltato fuori?

Che alle spalle di quello vestito verde in origine doveva esserci un paesaggio naturale.

E per l’angelo vestito di rosso?

No, lì il discorso è diverso.

L’autore ha usato un grigio opaco e molto pesante che non ha permesso di capire se prima ci fosse o meno qualche altro ambiente anche con le moderne tecnologie.

Ma è importante questo ipotetico paesaggio alle spalle degli angeli?

Si, perché ha aperto la strada a nuove ipotesi, come forse il fatto che questi due esseri celesti dovevano trovarsi in origine sui lati del pannello centrale, in una zona leggermente più rialzata rispetto agli altri protagonisti.

Voglio dirti un paio di cose sull’autore.

La versione del Louvre è stata realizzata da Leonardo da Vinci e su questo non ci piove.

L’altra opera ha dato più di qualche problema, invece.

Forse Leonardo ha realizzato il disegno alla base e poi l’hanno completata i suoi collaboratori (come Ambrogio de Predis ad esempio).

Ma con il passare del tempo e dopo aver concluso tutte le operazioni di restauro si è giunti ad una conclusione differente.

Da Vinci potrebbe aver fatto gran parte del lavoro, lasciando fare agli assistenti gli ultimi ritocchi.

L'articolo Vergine delle rocce di Leonardo da Vinci: il mistero dei quadri “identici” proviene da .

Malinconia di Francesco Hayez: lo specchio della tristezza dell’artista

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Voglio farti conoscere un lavoro estremamente emotivo. Questa tela l’ha realizzata Francesco Hayez, uno dei pittori più abili e conosciuti della storia dell’arte italiana dell’800. Sicuramente avrai sentito parlare di lui per il suo capolavoro intitolato il bacio, ma posso assicurarti che ci sono altri lavori che vale davvero la pena conoscere, come ad esempio quello di cui ti parlo ora intitolato Malinconia.

Ma prima di andare avanti e raccontarti tutto di questo quadro, devo fare assolutamente una precisione.

Il titolo di questa tela di Hayez Malinconia ma devi sapere che esiste un’opera molto simile (realizzata lo stesso anno e con qualche piccola modifica) intitolata Pensiero malinconico.

Ma non preoccuparti: in questo articolo ti mostrerò quali sono le differenze e le somiglianze tra i 2 lavori.

Detto ciò, ci sono un un po’ di cose che devo dirti a proposito di tale quadro, e per farlo ho deciso di scrivere questo articolo.

Quando avrai finito di leggerlo, ti assicuro che:

  • Conoscerai gli aspetti più caratteristici del Francesco Hayez stile artistico
  • Scoprirai qual è il significato di questa tela e perché è considerata una dei capolavori assoluti dell’artista
  • Capirai le differenze e gli elementi in comune presenti tra questa tela ed il Pensiero Malinconico dello stesso anno

E molto altro ancora.

Sei pronto per conoscere per bene questo lavoro? Cominciamo!

Malinconia Francesco Hayez analisi

“Malinconia” Francesco Hayez

Data di realizzazione: 1840-1842

Dimensioni: 138,6 x 104 cm

Dove si trova: Pinacoteca di Brera, Milano

STORIA

Voglio essere sincero.

Non c’è nulla da dire riguardo la storia di questa tela.

Come mai?

Ora ti spiego.

Diversamente da altri quadri che alle loro spalle vantano vicende avventurose, misteri, eccetera (come ad esempio la Vergine delle rocce di Leonardo da Vinci) qui la storia è molto più semplice.

Hayez Francesco nella prima metà dell’800 è un artista di successo e conosciuto in tutta Italia.

Ah si?

Già.

Ha dimostrato a tutti la sua grande abilità pittorica e questo gli ha permesso di ottenere incarichi anche da clienti molto ricchi.

Questo è il momento migliore della carriera di Hayez.

Per darti un’idea, devi sapere che sono gli stessi anni in cui il Romanticismo riscuote grande successo tra poeti, autori, scultori ed artisti.

L’Hayez pittore è consapevole della crescente popolarità di questa corrente e, volendo cavalcare l’onda, decide di realizzare delle tele che abbiano al loro interno degli elementi romantici.

Ed è così che è nata la Malinconia e subito dopo il Pensiero malinconico Hayez.

Sai come Malinconia è arrivata alla Pinacoteca di Brera?

Tutto merito del marchese Filippo Ala Ponzoni.

Alla fine dell’800 il quadro di Francesco era di sua proprietà ed al momento della sua morte ha deciso di lasciarlo in eredità alla Pinacoteca di Brera.

DESCRIZIONE

Guarda attentamente quest’opera.

Malinconia Francesco Hayez analisi

“Malinconia” Francesco Hayez

Te lo dico immediatamente, così ti risparmio la fatica.

Si tratta di un’opera allegorica, e tra poco ti mostrerò il suo significato.

Devi sapere che negli anni in cui è nato questo lavoro, Hayez sta lavorando senza sosta su molte tele con protagoniste esclusive le donne.

Ma non si tratta di donne qualunque.

Hai notato che non c’è nessun’altra persona in questa scena?

La donna è sola ed è appoggiata con il gomito destro sulla balaustra di marmo accanto a lei.

Nella parte in basso a sinistra della composizione c’è un vaso con molti fiori diversi.

Particolare fiori Malinconia Hayez analisi

Particolare dei fiori

Ma è inutile girarci intorno.

È lei la protagonista indiscussa dell’opera.

Hayez la ritrae girata leggermente di tre quarti ed occupa la sezione centrale della scena.

Particolare busto tre quarti protagonista Malinconia Hayez analisi

Particolare del busto ruotato di tre quarti

I suoi capelli sono di colore scuro e sono sciolti; in questo modo cadono sulla spalla sinistra lasciata scoperta dal vestito.

Sai che questo non è un ritratto come tutti gli altri?

Il motivo è semplice.

Nei secoli precedenti i protagonisti dei ritratti venivano rappresentati frontalmente mentre fissavano l’osservatore.

Questa tecnica è stata utilizzata per tantissimo tempo.

Fino a quando, pittori come il Tintoretto (con il ritratto del Conte Antonio Porcia) e Raffaello Sanzio (con il ritratto di un giovane uomo) hanno tentato un approccio diverso, ponendo i loro protagonisti di tre quarti.

Ed hanno fatto bene.

Hayez decide di seguire il loro esempio.

So cosa stai pensando.

È davvero così importante la posizione della protagonista?

Assolutamente si.

Girata in questo modo possiamo guardare il suo volto senza difficoltà, ammirare la sua espressione e capire le sue emozioni.

Particolare volto protagonista malinconia Francesco Hayez analisi

Particolare del volto

C’è qualcosa che non va.

Osserva i suoi occhi.

Particolare occhi protagonista Malinconia Francesco Hayez analisi

Particolare degli occhi

Non trovi che siano un po’ troppo gonfi?

Questo significa soltanto una cosa: stava piangendo.

La donna di questo ritratto rispecchia al 100% la malinconia.

Ed anche l’ambiente che la circonda è molto importante.

Alle sue spalle c’è un enorme muro praticamente vuoto.

Particolare muro vuoto malinconia Francesco Hayez analisi

Particolare del muro

Perché non c’è nulla?

In questo modo non hai alcuna distrazione e la tua attenzione deve ricadere sulla triste protagonista.

Ricordi i fiori di cui ti ho parlato prima?

Particolare fiori Malinconia Hayez analisi

Particolare dei fiori

Voglio dirti la verità.

C’è un’atmosfera di mistero che aleggia in tutta l’opera, ma quei fiori sono straordinariamente reali.

Alcuni petali sono addirittura caduti sulla balaustra più sotto.

Per non parlare dei colori.

Sono eccezionali, molto vividi e ricordano lo stile tipico della pittura veneziana.

Ma ora basta parlare di dettagli.

So cosa ti stai chiedendo.

Qual è il senso di quest’opera? Si tratta davvero di una delle Hayez opere più importanti?

Certo che si.

Ed ora ti spiego il perché.

Quando il famoso pittore ha dipinto questa tela devi sapere che il Risorgimento ha fatto il suo corso.

Hayez ha sempre avuto delle grandi speranze in quel periodo.

Pensava che il suo paese avrebbe potuto riscattarsi e rivestire un ruolo fondamentale nella storia.

Ma non è andata così.

Così ha riversato la sua tristezza e frustrazione nell’arte.

La tela di cui ti sto parlando – in particolare – simboleggia la malinconia che prova.

E lo si vede soprattutto nel vestito della donna.

Particolare vestito protagonista Malinconia Francesco Hayez analisi

Particolare del vestito

È di un grigio traslucido pieno di pieghe, in mezzo alle quali emerge un cordoncino con un crocifisso.

Particolare crocifisso malinconia Francesco Hayez analisi

Particolare del crocifisso

Questo abbigliamento le dona un aspetto molto trasandato che rincara ulteriormente la sensazione di depressione e tristezza che si respira in tutta l’opera.

Ma aspetta un momento.

Quando ho iniziato questo articolo di ho parlato di un’altra tela, molto simile a questa.

È il lavoro di Francesco Hayez pensiero malinconico.

Pensiero malinconico Francesco Hayez analisi

“Pensiero malinconico” Francesco Hayez

Ricordi?

Lo so: questi due lavori sono quasi identici.

Confronto malinconia pensiero malinconico Francesco Hayez analisi

Confronto tra Malinconia (sinistra) e Pensiero malinconico (destra)

Ma ci sono anche delle differenze.

E quali sarebbero?

Il vestito della protagonista, ad esempio.

Confronto vestito protagonista Malinconia pensiero malinconico Francesco Hayez analisi

Confronto del vestito in Malinconia (sinistra) ed in Pensiero malinconico (destra)

Nel Pensiero malinconico la donna indossa un abito molto più scollato che le lascia il seno quasi del tutto scoperto.

E poi ci sono le mani.

Confronto posizione mani Malinconia pensiero malinconico Hayez analisi

Confronto della posizione delle mani in Malinconia (sinistra) e in Pensiero malinconico (destra)

Se nel quadro originale la donna le mantiene intrecciate, qui invece le lascia cadere in basso senza forza.

Infine l’espressione.

Confronto espressione protagonista malinconia pensiero malinconico Francesco Hayez analisi

Confronto dell’espressione della protagonista in Malinconia (sinistra) ed in Pensiero malinconico (destra)

Se in Malinconia la protagonista aveva già una faccia molto triste, nella seconda tela è ancora più depressa.

L'articolo Malinconia di Francesco Hayez: lo specchio della tristezza dell’artista proviene da .


Cacciata dei progenitori dall’Eden di Masaccio: la nuovissima “disperazione” del ‘400

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Voglio farti conoscere un affresco fantastico. Si tratta di un’opera che ha cambiato completamente la storia dell’arte in pieno ‘400 ed il suo successo è cresciuto continuamente con il passare dei secoli. L’autore di questo capolavoro è Masaccio, uno dei più importanti artisti della moderna storia dell’arte. Oggi ho intenzione di farti conoscere molti segreti del suo stile rivoluzionario e per farlo voglio parlarti della Cacciata dei progenitori dall’Eden.

Si tratta di una delle opere di Masaccio più conosciute in assoluto e – data la sua popolarità – ho deciso di parlartene in questo articolo per farti conoscere tutti i suoi dettagli e particolari.

Quando avrai finito di leggerlo, ti assicuro che:

  • Conoscerai la strana storia della commissione e realizzazione dell’Adamo ed Eva Masaccio
  • Capirai perché questo affresco è considerato un lavoro estremamente moderno
  • Scoprirai il significato di ogni minimo particolare della composizione

E molto altro ancora.

Sei pronto per conoscere questo capolavoro? Cominciamo!

Cacciata progenitori Eden Masaccio

“Cacciata dei progenitori dall’Eden” Masaccio

Data di realizzazione: 1424-1425

Dimensioni: 214 x 88 cm

Dove si trova: Santa Maria del Carmine, Firenze

STORIA

La vicenda dietro questo affresco nasconde un sacco di misteri.

Pensa che molti studiosi hanno impiegato tantissimo tempo per capire come siano andate le cose nel processo di realizzazione dell’affresco sulla cacciata di Adamo ed Eva Masaccio.

E sai perché?

Perché mancano documenti.

Non ci sono informazioni sufficienti che ci permettano di ricostruire con precisione tutta la storia.

Ma ora basta.

Voglio raccontarti comunque la vicenda di questo meraviglioso affresco.

Cominciamo dall’inizio.

Chi è il committente?

Un esponente della famiglia Brancacci.

Brancacci? E chi sarebbero?

Si tratta di una famiglia patrizia arrivata a Firenze nella metà del ‘200.

Il loro prestigio è aumentato notevolmente nel giro degli anni grazie al commercio dei pannilani.

I pannilani?

Proprio così.

In pratica, si tratta di panni semilavorati in lana.

In quel periodo erano molto richiesti e così i Brancacci hanno fatto una fortuna.

Per essere precisi, Felice Brancacci è diventato molto ricco.

Quest’uomo, in seguito ha ereditato dallo zio una cappella all’interno della chiesa di Santa Maria del Carmine e l’ha fatta decorare da abili artisti.

Ed in quel periodo Masolino e Masaccio – il suo giovane aiutante – erano i migliori sulla piazza.

I lavori sull’affresco che ritrae la cacciata dall Eden probabilmente sono cominciati nel 1424-1425.

Per un po’ i lavori vanno avanti senza problemi fino a che Masolino è costretto a partire per l’Ungheria e così a capo del progetto rimane soltanto Masaccio.

Ma non c’è nessun problema.

Masaccio ha tutto sotto controllo: non deve fare altro che seguire le istruzioni e completare l’incarico.

Sai qual è stato il loro piano?

Sono partiti dall’alto realizzando le vele presenti nel registro superiore.

Le vele?

Si tratta degli spicchi con la superficie a volta che coprono uno spazio quadrato.

Al loro interno hanno dato vita ai ritratti degli evangelisti.

Poi si sono spostati più in basso ed hanno realizzato – Masolino e Masaccio – 2 semilunette.

E qual’era il soggetto di questi due spazi?

Dei disegni preparatori che sono andati perduti.

In seguito il giovane artista ha realizzato altre 2 lunette.

Da lì si sono spostati al registro centrale e poi a quello più basso.

Poi è accaduto qualcosa di imprevedibile.

Nel 1436 Felice Brancacci viene esiliato da Firenze.

I lavori subiscono un inaspettato (e definitivo) arresto.

50 anni dopo ci penserà Filippino Lippi a completare il lavoro iniziato dai suoi leggendari predecessori.

Schema affreschi cappella Brancacci

Schema degli affreschi nella cappella Brancacci

Ma aspetta un momento.

Ti ho parlato di ritratti di evangelisti e di scene nelle lunette.

Sai che queste meravigliose decorazioni non ci sono più?

Proprio così.

Gran parte del progetto originale è andato distrutto nel 18° secolo.

Ora ti racconto com’è andata.

Le vele con all’interno i 4 evangelisti sono state distrutte per fare spazio ad una piccola cupola al cui interno c’è andato l’affresco di Vincenzo Meucci intitolato San Simone Stock riceve dalla Madonna lo scapolare.

San Simone Stock riceve dalla Madonna lo scapolare Meucci Cacciata progenitori Masaccio cappella Brancacci analisi

“San Simone Spock riceve dalla Madonna lo scapolare” Vincenzo Meucci

Le 2 lunette superiori in cui c’era ritratto le scene iniziali del ciclo di Masaccio e Masolino invece sono state sostituite da alcune finte prospettive di Carlo Sacconi.

Carlo Sacconi finta prospettiva cacciata progenitori Eden Masaccio

Finta prospettiva di Carlo Sacconi

E non finisce qui.

Devi sapere che qui c’era un’antica finestra bifora gotica la quale è stata eliminata per fare spazio ad una grande finestra barocca.

E qual è il problema?

Che durante i lavori sono stati distrutti ulteriori affreschi presenti sulla parete di fondo.

C’è dell’altro?

Purtroppo si.

Nel 1771 la cappella Brancacci è stata gravemente danneggiata da un forte incendio, ma gli affreschi si sono salvati.

Pensa che meno di un secolo prima – nel 1642 – quando c’era al potere Cosimo III de’ Medici la scena della cacciata dal Paradiso di Masaccio è stata “censurata” inserendo una foglia di fico sulle nudità dei protagonisti.

Per concludere, tra il 1983 ed il 1990 è stato avviato un lungo processo di restauro per riportare questo capolavoro in condizioni ottimali.

Il risultato è straordinario.

Nonostante la sua storia “avventurosa”, il complesso lavoro di Masaccio e Masolino ha intrigato intere generazioni di artisti.

Vuoi un esempio?

Pensa che Michelangelo Buonarroti ammirando il lavoro dei suoi colleghi ha copiato le figure di Adamo ed Eva in un disegno che puoi ammirare al Louvre.

Michelangelo Buonarroti Masaccio cacciata progenitori Eden analisi

Disegno di Michelangelo Buonarroti di Adamo ed Eva

DESCRIZIONE

Guarda attentamente questo meraviglioso affresco.

Cacciata progenitori Eden Masaccio

“Cacciata dei progenitori dall’Eden” Masaccio

Magnifico.

E se volessi vederlo dal vivo?

Ti basta entrare in Santa Maria del Carmine a Firenze e dirigerti nella cappella Brancacci.

Quando sei lì dentro devi guardare in alto a sinistra.

Troverai l’affresco sopra lo strato spesso dell’arco che delimita la cappella.

La struttura e la disposizione delle immagini è stata studiata nei minimi dettagli.

Se poi guardi dall’altro lato dell’arco vedrai un’altra opera di Masolino.

Si tratta del Peccato Originale.

Peccato originale Masolino cappella Brancacci cacciata progenitori Eden

“Peccato originale” Masolino

Si tratta di 2 scene tratte dal libro della Genesi e rappresentano l’inizio del ciclo pittorico delle storie di san Pietro.

Cosa c’entrano con san Pietro queste 2 scene?

Te lo spiego brevemente.

Il peccato originale di Adamo ed Eva ha lasciato un marchio sull’umanità, dannandola per sempre.

San Pietro poi ha fondato la Chiesa romana riportando la situazione in equilibrio.

Ora voglio parlarti dei dettagli di questa scena di Adamo ed Eva Firenze.

Particolare protagonisti Adamo Eva cacciata progenitori Eden Masaccio analisi

Particolare dei protagonisti

Come puoi vedere i due personaggi sono nudi.

Ma già dopo una prima – e rapida – occhiata ti sarai reso conto di una cosa.

Questo è un affresco del lontano ‘400 e nonostante ciò queste sono due figure incredibilmente realistiche.

Come ha fatto Masaccio a raggiungere questo risultato?

Non è stato per niente facile.

L’artista ha dovuto fare un sacco di tentativi e alla fine qualche imperfezione è rimasta.

Ad esempio?

La caviglia di Adamo, per esempio, è un po’ grezza rispetto alla qualità generale dell’opera.

Particolare caviglia tozza Adamo cacciata progenitori Eden Masaccio analisi

Dettaglio della caviglia tozza

Ma c’è dell’altro che devi sapere sugli esiliati dal Paradiso Terrestre.

Guarda con attenzione i loro volti.

Confronto volto espressione protagonisti Adamo Eva Masaccio cacciata progenitori Eden analisi

Particolare del volto dei protagonisti

Hanno un’espressione terribile.

Il dolore lacera entrambi, ed anche se darsi la colpa a vicenda per l’accaduto potrebbe sembrare la cosa più scontata, Adamo ed Eva non lo fanno.

Anzi, fanno tutto il contrario e accettano il castigo che gli viene inflitto.

Ma se questa scena è diventata così popolare c’è un motivo ben preciso.

Questa versione della cacciata dal Paradiso Terrestre di Masaccio è molto originale.

Cioè?

L’artista ha voluto rinnovare una composizione già vista e rivista decine di volte.

Ora ti spiego meglio.

Nel libro della Genesi c’è scritto:

E l’Eterno Iddio fece ad Adamo e alla sua moglie delle tuniche di pelle, e li vestì”

(Genesi 3,21)

Questo significa che i protagonisti dovevano avere degli abiti addosso, ed invece Masaccio li rappresenta completamente nudi.

E poi ancora:

Così egli scacciò l’uomo; e pose ad oriente del giardino d’Eden i cherubini, che vibravano da ogni parte una spada fiammeggiante, per custodire la via dell’albero della vita”.

(Genesi 3,24)

Nell’antico testo viene fatto chiaramente riferimento ad una coppia di angeli con delle spade fiammeggianti, ma nell’affresco ce ne è soltanto uno.

Particolare angelo cacciata progenitori Eden Masaccio analisi

Particolare dell’angelo

È evidente.

Con questa cacciata dal Paradiso Terrestre Masaccio vuole cambiare la storia.

È stanco di essere legato alla tradizionale arte gotica che ha caratterizzato molti dei suoi colleghi del passato.

Questo significa che ha detto basta alle figure perfette e composte tanto care al suo maestro Masolino.

Ora vuole dare vita a dei lavori molto più reali e coinvolgenti.

Come può fare?

Un modo c’è.

Masaccio così decide di rappresentare i protagonisti del suo affresco completamente piegati su loro stessi e con delle facce addolorate.

Confronto volto espressione protagonisti Adamo Eva Masaccio cacciata progenitori Eden analisi

Particolare del volto dei protagonisti

Sopra di loro si vede l’angelo che segue la volontà di Dio e che li caccia.

Non li perdonerà mai.

Ora voglio dirti un paio di cose sui gesti dei personaggi presenti nella cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso Terrestre.

Quella che vedi sul lato sinistro è la porta del Paradiso che conduce all’Eden.

Particolare porta Eden paradiso cacciata progenitori Masaccio analisi

Particolare della porta dell’Eden

Da lì arrivano dei raggi divini e dopo aver infranto il divieto imposto da Dio, Adamo ed Eva non potranno più rientrarci.

L’uomo si copre la faccia con le mani in preda al senso di colpa e lo sconforto.

Particolare gesti Adamo cacciata progenitori Eden Masaccio analisi

Particolare dei gesti di Adamo

Eva invece?

Anche lei è disperata ed istintivamente cerca di coprirsi con le mani mentre piange senza sosta.

Particolare gesti Eva cacciata progenitori Masaccio analisi

Particolare dei gesti di Eva

L’angelo sopra di loro gli sta ordinando di allontanarsi dall’Eden e con il dito indica la direzione opposta alla porta.

Particolare gesto angelo dito cacciata progenitori Eden Masaccio analisi

Particolare dei gesti dell’angelo

Ma c’è dell’altro che rende meraviglioso questo affresco.

L’attenzione per i dettagli, ad esempio.

Adamo ha i capelli sporchi.

Particolare capelli sporchi Adamo cacciata progenitori Eden Masaccio analisi

Particolare dei capelli sporchi di Adamo

Perché? Cosa è successo?

Si tratta di un particolare simbolico.

Questo piccolo dettaglio allude al fatto che ora Adamo deve lavorare duro per sopravvivere sulla Terra.

Non sarà più tutto rose e fiori come quando si trovava nell’Eden.

A proposito di dettagli, c’è anche quell’angelo ritratto leggermente in obliquo, dando l’idea che stia planando verso gli esiliati.

Particolare movimento diagonale angelo cacciata progenitori Eden Masaccio analisi

Particolare del movimento diagonale dell’angelo

Ma lo sapevi che Masaccio per la cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso Terrestre si è ispirato ad altri pittori?

Dico davvero.

Per prima cosa ha studiato le antiche sculture ritraenti Marsia e ne ha preso spunto per il suo Adamo.

Confronto Adamo scultura Marsia Masaccio cacciata progenitori Eden analisi

Confronto di Adamo ed una scultura di Marsia

Marsia? E chi era?

Un personaggio della mitologia greca.

Secondo la leggenda ha osato sfidare il dio Apollo in una gara musicale, la quale è stata vinta da quest’ultimo.

Dopo aver concluso la sfida, la divinità, non contenta ha deciso di punire la superbia di Marsia scorticandolo vivo.

Ma Masaccio ha preso spunto anche da altri.

Ad esempio?

Dà un’occhiata al crocifisso di Santa Croce di Donatello del 1407-1408.

Confronto Adamo crocifisso Santa Croce Donatello Masaccio cacciata progenitori Eden analisi

Confronto di Adamo ed il Crocifisso di Santa Croce di Donatello

L’anatomia di entrambi i protagonisti è molto simile.

E per Eva, invece?

La storia è la stessa.

Guarda le sculture ritraenti la Venere Pudica ed anche la Prudenza di Giovanni Pisano conservata nel Duomo di Pisa.

Confronto Prudenza Pulpito Duomo Pisa Giovanni Pisano Eva cacciata progenitori Eden Masaccio Venere Pudica analisi

Confronto di Eva di Masaccio con la Prudenza di Pisano e la Venere Pudica

Anche qui ci sono diversi elementi in comune.

Ma aspetta un momento.

Se Masaccio aveva il desiderio di creare una scena innovativa, perché si è ispirato a dei modelli antichi per i suoi personaggi?

Non è una contraddizione.

Masaccio ha scelto apposta questi lavori del passato e li ha rielaborati donandogli una profondità completamente nuova.

E per farlo, l’artista ha lavorato soprattutto sul realismo.

Per esempio Adamo ha l’addome tutto contratto per via della sua posizione piegata e per la disperazione.

Particolare addome contratto Adamo cacciata progenitori Eden Masaccio analisi

Particolare dell’addome di Adamo

Ed hai visto le ombre?

Particolare ombre protagonisti cacciata progenitori Eden Masaccio analisi

Particolare delle ombre

Sono meravigliose e sono generate dalla luce proveniente dall’alto in destra.

Non sono messe a caso.

Devi sapere che la luce solare investe questo affresco dalla destra e costituisce la fonte d’illuminazione principale.

Antico e moderno si sintetizzano alla perfezione in questo capolavoro.

Voglio dirti un’ultima cosa.

Qui sotto puoi vedere l’Adamo ed Eva realizzati dal maestro Masolino e gli stessi protagonisti ritratti dal suo allievo Masaccio.

Confronto cacciata progenitori Eden Masaccio peccato originale Masolino analisi

Confronto dell’affresco di Masaccio ed il “Peccato originale” di Masolino

Da una parte puoi vedere com’era la vita dell’uomo nell’Eden (Masolino) e com’è cambiata dopo che il peccato originale è stato commesso.

In Masolino è tutto così perfetto, un’atmosfera quasi sognante.

In Masaccio invece c’è una visione spaventosamente realistico.

Alla fine il segreto di Masaccio è molto semplice.

Realizza le sue scene servendosi di uno stile sobrio ed essenziale, riservando comunque una notevole attenzione ai dettagli fondamentali.

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Annunciazione di Ludovico Carracci: la semplicità e la realtà della fede

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Voglio farti conoscere una coppia di quadri molto interessante. Entrambi i lavori sono stati realizzati a cavallo tra ‘500 e ‘600, ed anche se l’artista che li ha dipinti non è una celebrità come Caravaggio o simili, ti assicuro che sono davvero magnifici, e vale davvero la pena conoscerli. L’autore di questi lavori è Ludovico Carracci, cugino del celebre Annibale Carracci. Oggi voglio farti conoscere meglio il suo talento parlandoti delle sue versioni dell’Annunciazione.

Ho diviso questo articolo in due sezioni, una per ciascuna versione della scena.

Ci sono un po’ di cose che devi sapere a proposito di questi due quadri ed ho intenzione di spiegarti tutto per bene.

Quando avrai finito di leggere questo articolo, ti assicuro che:

  • Conoscerai tutta la storia delle due versioni dell’Annunciazione di Ludovico Carracci
  • Capirai il significato di ogni particolare delle composizioni
  • Scoprirai tutte le differenze presenti tra i due capolavori

E molto altro ancora.

Sei pronto per conoscere per bene queste tele? Cominciamo!

Confronto Annunciazione Ludovico Carracci Bologna Genova analisi

“Annunciazione” di Bologna (sinistra) e di Genova (destra) di Ludovico Carracci

ANNUNCIAZIONE DI BOLOGNA

Annunciazione Ludovico Carracci Bologna analisi

“Annunciazione” Ludovico Carracci

Data di realizzazione: 1584

Dimensioni: 182,5 x 221 cm

Dove si trova: Pinacoteca Nazionale di Bologna

STORIA

C’è una domanda a cui voglio rispondere immediatamente.

Chi ha commissionato al pittore Ludovico Carracci Annunciazione?

È semplice.

È un’opera religiosa, quindi potrebbe essere stato un ricco nobile oppure un ordine di frati.

La risposta giusta è la seconda.

A richiedere l’esecuzione di questa tela è stato proprio il segretario della Compagnia del Santissimo Sacramento.

È uno dei tanti ordini religiosi presenti al tempo.

Ed ora avevano bisogno di Ludovico.

Perché?

Perché lui è la persona giusta per decorare un ambiente all’interno della chiesa di San Giorgio in Poggitale.

Si tratta di un ordine religioso, il quale aveva bisogno di decorare un ambiente presente all’interno della chiesa di San Giorgio in Poggitale.

Un ambiente? Di che tipo?

Nei documenti ufficiali si parla di una “stanza degli incontri”.

Per fartela breve, si tratta di un luogo dove i giovani ricevono gli insegnamenti religiosi.

E questo cosa c’entra con il quadro di Ludovico?

Anche se non sembra, si tratta di un dato molto importante perché ci spiega la scelta del soggetto dell’opera.

Mi spiego meglio.

La scena dell’Annunciazione, oltre ad essere un evento fondamentale nella storia di Maria (e Gesù), possiede un ulteriore significato didattico.

La Vergine viene istruita per svolgere il suo compito (portare in grembo il figlio di Dio) dall’angelo.

Allo stesso modo, i ragazzi che entrano nella “stanza degli incontri” vengono educati per seguire un percorso religioso.

Successivamente questa Annunciazione è stata trasportata della chiesa di San Giorgio in Poggitale alla Pinacoteca di Bologna, dove la puoi ammirare tutt’ora.

DESCRIZIONE

Guarda attentamente questo capolavoro di Carracci Ludovico.

Annunciazione Ludovico Carracci Bologna analisi

“Annunciazione” Ludovico Carracci

Lo potremmo descrivere con una sola parola.

Essenziale.

Non ho scelto questa parola a caso.

Cioè?

Ora ti spiego.

Il motivo per cui la tela di Ludovico è così “semplice” è da rintracciare nel periodo storico che lo circonda.

Facciamo un passo indietro.

Siamo alla fine del ‘500.

La corrente artistica chiamata Manierismo sta per diventare soltanto un ricordo.

Perché?

I pittori manieristi sono passati alla storia per le loro enormi opere caratterizzate da una cura dei particolari senza precedenti e colori molto potenti.

Ad esempio?

Dà un’occhiata alle Nozze di Cana del Tintoretto e capirai di cosa sto parlando.

Nozze di Cana Paolo Veronese

“Nozze di Cana” Paolo Veronese

Ma ora basta.

La gente è stanca.

Vuole vedere qualcosa di nuovo.

Basta con scene complesse e super dettagliate.

Ci vuole semplicità.

E Ludovico Carracci è pronto ad eseguire la volontà della chiesa e del popolo.

Cosa c’entra ora la chiesa?

Dopo il Concilio di Trento che si è tenuto a metà ‘500 è tutto cambiato.

La chiesa ha stabilito che le immagini religiose sarebbero dovute essere semplici e di facile comprensione per tutti.

L’Annunciazione Carracci incarna alla perfezione questo cambiamento.

Guarda attentamente la scena qui sotto.

Annunciazione Ludovico Carracci Bologna analisi

“Annunciazione” Ludovico Carracci

Ludovico elimina tutto ciò che è superfluo.

Dice addio a complicati artifici o approcci innovativi.

Fa un passo indietro e si serve di una semplice – ma rigorosa – prospettiva centrale.

Se prolunghi le linee noterai che tutte conducono al punto di fuga che si trova al centro della composizione.

Schema linee prospettiche annunciazione Ludovico Carracci Bologna analisi

Schema prospettico dell’opera

Perché fa un passo indietro?

Perché Ludovico si ispira direttamente alle opere del ‘400 (in particolare da capolavori come l’Annunciazione di Leonardo da Vinci), riprendendo tutto quello di cui ha bisogno e scartando gli elementi non necessari.

Confronto Annunciazione Ludovico Carracci Bologna Leonardo da Vinci analisi

Confronto dell’Annunciazione di Carracci e di Leonardo da Vinci

La realtà nell’opera del Carracci è fondamentale.

Dà un’occhiata al pavimento.

Particolare pavimento annunciazione Ludovico Carracci Bologna analisi

Particolare del pavimento

Si tratta di un pavimento a griglia interamente realizzato in mattone cotto e mescolato alla pietra grigia.

Ora guarda la stanza in cui si svolge l’azione.

Particolare stanza Annunciazione Ludovico Carracci Bologna analisi

Particolare della stanza

Diciamoci la verità.

C’è poco e nulla.

Non ci sono quadri sfarzosi, tappeti colorati o altri particolari che arricchirebbero la scena.

Questa è la perfetta riproduzione della stanza di un cittadino di Bologna nel ‘500.

Lo stile di Ludovico è semplice quanto efficace.

Ma, ad essere sinceri, c’è qualche particolare che vale la pena notare.

Sto parlando:

  • Dell’armadio di legno a due ante in penombra sul lato sinistro della stanza
  • Del letto sulla destra, in parte coperto da una tenda verde scura
  • Delle scale che si intravedono alla sinistra dell’angelo
Particolare armadio letto scale Annunciazione Ludovico Carracci Bologna analisi

Particolare dell’armadio, del letto e delle scale

E poi ci sono loro.

I protagonisti dipinti da Lodovico Carracci.

A destra puoi vedere Maria, ritratta in ginocchio e con lo sguardo rivolto in basso verso un libretto di preghiere appoggiato sul leggio.

Particolare Vergine Maria Annunciazione Ludovico Carracci Bologna analisi

Particolare della Vergine

Il suo vestito rosa è accollato, semplice, privo di decorazioni e non è nemmeno realizzato con tessuti pregiati.

Perché ti parlo del vestito della Vergine?

C’è un motivo preciso.

L’abito indossato da Maria è la prova che Ludovico ha fatto una ricerca tra gli abiti indossati dalle donne ai suoi tempi.

Il particolare della cintura che cade in avanti e l’elegante semplicità del vestito della donna ricordano gli abiti della gente comune di fine ‘500.

Particolare vestito Vergine Maria Annunciazione Ludovico Carracci Bologna analisi

Particolare del vestito della Vergine

Ma la grande semplicità che caratterizza l’opera si vede anche nell’acconciatura di Maria.

Particolare capelli Vergine Maria Annunciazione Ludovico Carracci Bologna analisi

Particolare dei capelli della Vergine

Cioè?

Come puoi vedere i suoi capelli sono ben pettinati e divisi al centro da un’acconciatura non elaborata.

Le ciocche castane ricadono sulle sue spalle.

Niente di più.

Ludovico ci mostra una Vergine estremamente umile, priva di qualsiasi atteggiamento o abbigliamento nobile.

Adesso voglio parlarti dell’angelo.

Particolare Angelo Annunciazione Ludovico Carracci Bologna analisi

Particolare dell’Angelo

Si inchina alla vista della giovane Maria in modo gentile.

Le sue ali sono spalancate e questo può significare 2 cose:

  1. È appena atterrato e sta per chiuderle
  2. Sta per volare via
Particolare ali spalancate angelo annunciazione Ludovico Carracci Bologna analisi

Particolare delle ali spalancate

Quando Maria incrocia lo sguardo della creatura celeste, accenna ad un timido sorriso, abbassa lo sguardo sul suo libretto di preghiere ed incrocia le braccia sul petto in segno di saluto.

Hai visto cos’ha in una mano l’angelo?

Un fiore.

Si tratta di un giglio.

Particolare gigli angelo Annunciazione Ludovico Carracci Bologna analisi

Particolare dei gigli

Un giglio? Perché proprio questo fiore?

Perché è il simbolo della purezza e della castità.

È tradizionalmente associato alla Vergine Maria.

L’angelo, con l’altra mano indica il cielo.

Particolare indice alzato angelo Annunciazione Ludovico Carracci Bologna analisi

Particolare dell’indice rivolto verso l’alto

Sposta la tua attenzione alle spalle dei protagonisti.

Particolare finestra annunciazione Ludovico Carracci Bologna analisi

Particolare della finestra

C’è una finestra che viene spalancata da un’improvvisa folata di vento ed una colomba entra nella stanza.

Particolare colomba Annunciazione Ludovico Carracci Bologna analisi

Particolare della colomba

È il simbolo dello Spirito Santo.

In questo lavoro di Ludovico Carracci è tutto ridotto all’essenziale.

Oltre agli elementi che ti ho elencato, c’è qualche altro particolare di cui ti devo parlare.

Come il cesto del lavoro che sta a terra, alla sinistra del leggio.

Particolare cesta da lavoro Annunciazione Ludovico Carracci Bologna analisi

Particolare della cesta

Che significa?

È un oggetto con un valore simbolico molto importante.

Ha a che fare con la cacciata dei Progenitori (Adamo ed Eva) dal Paradiso Terrestre.

Ora ti spiego meglio.

Quando la coppia si trovava nell’Eden non aveva bisogno di lavorare per ottenere cibo o altro.

Tutto era già pronto e non dovevano fare niente.

Ma poi hanno mangiato i frutti dall’unico albero che Dio gli aveva proibito e così sono stati cacciati dal Paradiso.

Arrivati sulla terra, per ottenere il cibo e sopravvivere hanno bisogno di lavorare ed il cesto da lavoro ricorda proprio questo.

Ma c’è anche un altro importante particolare.

E quale sarebbe?

La scala alla sinistra dell’angelo che ti ho accennato prima.

Particolare scale annunciazione Ludovico Carracci Bologna analisi

Particolare delle scale

Anche questo ha un significato simbolico?

Proprio così.

La scala serve ad unire 2 diversi piani della casa, ma simboleggia anche l’unione tra gli uomini e Dio per mezzo della fede in Cristo.

Ma non è tutto.

Anche Maria ha a che fare con la simbologia della scala.

Che significa?

Che la Vergine rappresenta il “punto d’unione” tra Dio e gli uomini, poiché il primo ha scelto proprio lei per portare Cristo tra gli uomini.

In poche parole Maria ha fatto “da scala” tra Dio e gli esseri umani.

Voglio dirti altro su questo lavoro.

Prima ti ho raccontato che il Manierismo ormai è finito.

Ora tutti vogliono opere semplici, immediate e soprattutto reali.

E Ludovico rispetta a pieno questi requisiti.

Ambienta il suo lavoro in luoghi reali e che tutti conoscono.

In questo caso l’Annunciazione avviene a Bologna.

Come faccio a saperlo?

Basta che tu dia un’occhiata fuori dalla finestra.

Particolare torri bologna Annunciazione Ludovico Carracci analisi

Particolare delle torri

La vedi le 2 torri?

Sono le torri della Garisenda e degli Asinelli.

E poi c’è un’altra cosa su cui voglio farti riflettere.

Non trovi che i 2 protagonisti siano un po’ troppo giovani?

Particolare volto protagonisti Vergine angelo annunciazione Ludovico Carracci Bologna analisi

Particolare del volto dei protagonisti

È vero, nella tradizione si dice che Maria fosse una giovane donna quando ha ricevuto la notizia che avrebbe portato in grembo Gesù.

Ma qui sembra davvero una ragazzina.

E lo stesso discorso vale anche per l’angelo.

Ludovico ha sbagliato?

No.

Probabilmente l’artista si è ispirato alla descrizione di Maria presente nel Vangelo ortodosso.

In quel testo c’è scritto che la Vergine aveva a malapena 16 anni quando ha incontrato l’angelo.

Tutto corrisponde alla perfezione.

Particolare Vergine Maria Annunciazione Ludovico Carracci Bologna analisi

Particolare della Vergine

Il suo corpo sta crescendo ed il suo volto è quello di una bambina.

A proposito del suo volto, guarda da più vicino l’espressione della protagonista.

Particolare capelli Vergine Maria Annunciazione Ludovico Carracci Bologna analisi

Particolare dell’espressione della Vergine

Io la trovo un po’ strana.

Perché?

Non è né spaventata e nemmeno sorpresa per l’arrivo dell’angelo.

Anzi, ha una faccia serena, come se già sapesse dell’arrivo della creatura celeste e del messaggio che sta per consegnarle.

Per concludere la descrizione, voglio parlarti un momento dell’illuminazione dell’opera.

Non ci crederai, ma in questo quadro ci sono 4 fonti di luce.

Davvero?

Proprio così.

Sono 2 luci naturali e 2 luci divine.

Ora ti spiego meglio.

Le 2 fonti di luce divina sono:

  • Quella proveniente dalla colomba che si proietta come una sorta di faro sul pavimento a destra, dando vita ad un gioco di luci sul leggio e sulla veste di Maria
  • L’aureola della Vergine che amplifica la luminosità
Particolare fonti luce divina annunciazione Ludovico Carracci Bologna

Particolare delle fonti di luce divina

Le altre 2 fonti di luce naturale sono:

  • Quella che proviene dal lato con le scale sul lato sinistro che illumina una parte della stanza
  • L’altra proviene da una finestra che non si vede alla sinistra dell’angelo e che illumina parte della sua veste e diversi dettagli in primo piano
Particolare fonti luce umana annunciazione Ludovico Carracci Bologna analisi

Particolare delle fonti di luce naturale

ANNUNCIAZIONE DI GENOVA

Ora voglio parlarti della seconda versione dell’Annunciazione di Ludovico Carracci, realizzata una ventina d’anni dopo rispetto all’originale.

Annunciazione Ludovico Carracci Genova analisi

“Annunciazione” Ludovico Carracci

Data di realizzazione: 1603-1604

Dimensioni: 58 x 41 cm

Dove si trova: Palazzo Rosso, Genova

Ti dirò la verità.

Non c’è molto da dire su questa piccola Annunciazione.

Una cosa è certa.

Ludovico l’ha realizzata mentre si trovava a Bologna.

Ah si?

Proprio così.

Era tornato qui dopo aver trascorso del tempo a Roma.

Cos’ha fatto nella capitale?

Lì ha migliorato le sue capacità pittoriche, lavorando molto sullo stile e rimuovendo dalle sue scene tutto ciò che riteneva superfluo.

Sai chi ha commissionato quest’opera?

No, questa volta la Compagnia del Santissimo Sacramento non c’entra nulla.

Non sappiamo con certezza chi sia stato a richiedere questa piccola Annunciazione.

Ma possiamo azzardare qualche ipotesi.

Come?

Facendo attenzione alle sue ridotte dimensioni e notando che il supporto utilizzato non è una tavola qualunque.

Ludovico questa ha utilizzato un materiale pregiato per realizzare la sua opera.

Il rame.

Questo vuol dire una sola cosa.

Il cliente doveva essere ricco.

Nonostante ciò, Ludovico non fa eccezioni e realizza anche questa volta una scena semplice e delicata.

Diversamente dall’opera realizzata 20 anni prima, questa volta pone la Vergine e l’angelo all’esterno.

Particolare ambiente annunciazione Ludovico Carracci Genova analisi

Particolare dell’ambiente

Si tratta di un balcone di una casa del ‘600.

Ma ora guarda un po’ più in lontananza.

Particolare torri Bologna Annunciazione Ludovico Carracci Genova analisi

Particolare delle torri

Le hai viste quelle torri?

Sono le caratteristiche torri di Bologna, quella della Garisenda e quella degli Asinelli.

Nella parte alta ci sono delle nuvole che si diradano per lasciare spazio ad una luce rosa/arancione mentre alcuni angioletti si agitano ed osservano con curiosità la scena sotto di loro.

Particolare angioletti annunciazione Ludovico Carracci Genova analisi

Particolare degli angioletti

Hai notato che i colori utilizzati in questa versione sono completamente diversi dall’opera originale?

Confronto Annunciazione Ludovico Carracci Bologna Genova analisi

“Annunciazione” di Bologna (sinistra) e di Genova (destra) di Ludovico Carracci

Ludovico qui si sbizzarrisce.

Usa il rosa, l’azzurro ed il giallo liberamente e lo puoi vedere soprattutto nelle vesti dei protagonisti.

Confronto vestiti protagonisti Annunciazione Ludovico Carracci Genova analisi

Confronto delle vesti dei protagonisti

Ma non preoccuparti.

Ludovico non ha dimenticato le regole del Concilio di Trento.

Sa bene che deve rappresentare gli eventi religiosi in modo reale, come se questi avvenissero nella quotidianità.

Ed in entrambe le opere ci riesce benissimo.

L'articolo Annunciazione di Ludovico Carracci: la semplicità e la realtà della fede proviene da .

Autoritratto entro uno specchio convesso del Parmigianino: un esercizio di stile

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Voglio farti conoscere uno degli autoritratti più curiosi di tutti i tempi. È vero, nella storia dell’arte ci sono un sacco di quadri in cui gli artisti si ritraggono in modo particolare, ma ti assicuro che quello di cui ti parlerò oggi è davvero unico. L’autore di questa tela è Girolamo Francesco Maria Mazzola. Il suo nome sicuramente non ti dirà nulla, ma sono sicuro perché lo conoscerai come il Parmigianino. Oggi voglio farti conoscere meglio il suo stile pittorico parlandoti dell’Autoritratto entro uno specchio convesso.

Ci sono un po’ di cose che devi sapere a proposito di questa tela e per spiegartele tutte in modo semplice ho deciso di scrivere questo articolo.

Quando avrai finito di leggerlo, ti assicuro che:

  • Conoscerai perfettamente la storia di questo autoritratto allo specchio e capirai com’è arrivato a Vienna
  • Capirai il perché questo lavoro viene considerato uno degli autoritratti più eccentrici di tutta la storia dell’arte
  • Scoprirai il significato dei vari particolari presenti nella scena

Sei pronto per conoscere per bene questo lavoro? Cominciamo!

Autoritratto in uno specchio convesso Parmigianino

“Autoritratto entro uno specchio convesso” Parmigianino

Data di realizzazione: 1524

Dimensioni: 24,4 x 24,4 cm

Dove si trova: Kunsthistorisches Museum, Vienna

STORIA

Cominciamo dall’inizio.

La prima volta nella storia che salta fuori il titolo di questo Parmigianino autoritratto è all’interno dell’opera Le Vite di Giorgio Vasari.

Le Vite? Che sarebbe?

È un importantissimo testo in cui l’artista (ed antico critico d’arte) Vasari realizza un elenco di tutti gli artisti della storia, cominciando da quelli più antichi ed arrivando infine ai suoi contemporanei.

Cosa scrive a proposito di questa tela?

Dice che nel 1524 il Parmigianino si sta preparando per trasferirsi a Roma.

Cosa va a fare lì?

Si dirige nella capitale per cercare nuovi clienti che gli ordinino dei quadri da realizzare.

Fino a quel momento ha dipinto diverse opere a Parma ed ha dimostrato di essere un’artista estremamente capace.

Il viaggio a Roma del 1525 è la sua occasione per diventare un pittore di successo.

Se fosse riuscito ad entrare nelle grazie del Papa, sarebbe passato alla storia.

Per prima cosa, però, deve costruirsi una reputazione.

Deve dimostrare di avere quel qualcosa in più rispetto a tutti gli altri artisti che già erano a Roma da un pezzo.

Sai cos’ha fatto?

Prima di partire ha preparato tutti i suoi bagagli e si è portato alcune delle sue opere migliori.

Così ha scelto di mostrare ai nuovi committenti stravagante autoritratto con lo specchio arte.

Lo stesso Parmigianino sa che si tratta di una tela unica ed in grado di dimostrare il suo talento ed ingegno.

Ma se ha portato questo autoritratto a Roma, oggi perché si trova a Vienna?

La risposta è molto semplice ed ora ti spiego tutto.

Dopo essere arrivato a Roma, il Parmigianino non ha perso tempo ed ha tentato di stupire papa Clemente VII.

Così gli ha donato alcuni quadri, tra cui il curioso autoritratto.

Per un po’ diventa proprietà del papa, ma tempo dopo finisce tra le mani di Pietro Aretino.

A proposito dell’Aretino, vuoi saperla una curiosità?

Giorgio Vasari ha visto con i suoi occhi l’autoritratto con lo specchio quando questo si trova nella casa di Pietro.

Pensa che a quel tempo il Vasari era soltanto un bambino, ma il ricordo di quell’intrigante capolavoro gli è rimasto impresso nel corso degli anni.

È stato Pietro Aretino a portare il quadro a Vienna?

Assolutamente no.

Il capolavoro del Parmigianino in seguito è diventato proprietà dello scultore Valerio Belli.

Poi è finito tra le mani di Alessandro Vittoria ed è arrivato a Venezia.

È stato quest’ultimo a donarlo in eredità all’imperatore Rodolfo II.

Tale passaggio è fondamentale perché l’opera esce dalla zona italica ed arriva a Praga all’inizio del ‘600.

Da lì poi viene trasferito nelle raccolte imperiali di Vienna e – nel 1777 – arriva al Kunsthistorisches Museum, dove si trova tutt’ora.

Prima di concludere la storia, devi sapere un’ultima cosa.

Nel ‘700 la storia della tela è diventata abbastanza confusa.

Molti pensavano che l’autore del particolare autoritratto fosse il Correggio, ma poi l’equivoco è stato chiarito e l’opera è stata attribuita nuovamente al Parmigianino.

DESCRIZIONE

Guarda attentamente questa piccola, ma straordinaria tela.

Autoritratto in uno specchio convesso Parmigianino

“Autoritratto entro uno specchio convesso” Parmigianino

Piccola?

Si, non ho sbagliato.

È grande a malapena 25 centimetri per 25 centimetri.

Trovo incredibile come un’opera così piccola possa essere così ricca di particolari.

Ma non preoccuparti.

Ora ti spiego che ruolo ha lo specchio nell arte del Parmigianino.

C’è soltanto un protagonista in questa scena ed è il ragazzo che sta al centro dell’opera.

Particolare volto protagonista Parmigianino autoritratto specchio convesso analisi

Particolare del volto

Trattandosi di un autoritratto, avrai già capito che lui è il Parmigianino.

La cosa curiosa però riguarda l’ambiente che lo circonda.

Dopo ti racconterò tutto sui dettagli presenti nella stanza alle spalle del ragazzo.

Ora devi soltanto sapere questo.

Ciò che stai vedendo è la realtà riflessa in uno specchio.

Come faccio a saperlo?

Ci sono alcuni piccoli particolari che lo fanno intuire.

Vuoi un esempio?

La stanza alle spalle del protagonista è completamente distorta.

Basta dare un’occhiata al muro dietro di lui.

Particolare muro curvo autoritratto specchio convesso Parmigianino analisi

Particolare del muro curvo

Hai notato come questo non prosegue in modo retto ma forma una specie di curva?

Ciò è dovuto alla particolare forma dello specchio che tende a curvare gli elementi presenti agli angoli.

Il muro è soltanto uno dei particolari “strani” di questa scena.

Ce ne sono degli altri?

Proprio così.

Ma immagino che avrai già capito di cosa sto parlando.

L’avrai sicuramente notata guardando questo dipinto per la prima volta.

Sto parlando dell’enorme mano che occupa la parte inferiore della composizione.

Particolare mano protagonista autoritratto specchio convesso Parmigianino analisi

Particolare della mano

Non ti sei chiesto perché è così grande?

Il motivo è sempre lo stesso.

In poche parole, l’artista ha appoggiato questa mano sul ripiano dello specchio convesso.

Avendola posata alla base della lastra di vetro, il riflesso che appare proiettato nello specchio tende ad essere estremamente deformato.

Ma c’è dell’altro.

Al giovane pittore non basta “giocare” con questi dettagli.

Vuole fare di più.

Così per prima cosa rappresenta la mano in modo realistico e poi non si lascia sfuggire nemmeno un particolare.

Particolare anello mano protagonista autoritratto specchio convesso Parmigianino analisi

Particolare dell’anello

Aspetta un attimo.

Secondo te si tratta della mano sinistra o della destra?

Ragionaci un momento.

Io sono certo che si tratti della mano destra.

Perché? Dove si trova l’altra mano?

Ci sono 2 possibilità:

  • Potrebbe essere stesa lungo il fianco sinistro
  • Potrebbe essere impegnata a dipingere la tela

Dare una risposta certa è abbastanza difficile.

Si trova fuori dal nostro campo visivo.

Ma io un’idea me la sono fatta.

Penso che il braccio sinistro sia appoggiato alla stessa altezza del destro.

Come faccio a dirlo?

Ho guardato attentamente la spalla sinistra del protagonista e le pieghe del vestito.

Particolare spalla sinistra vestito protagonista Parmigianino autoritratto specchio convesso analisi

Particolare delle pieghe sulla spalla sinistra

Confrontandola con l’altra spalla ho notato che il panneggio è praticamente identico.

Particolare panneggio piega spalle vestito protagonista autoritratto specchio convesso Parmigianino analisi

Particolare del panneggio del vestito sulle spalle

Questo significa soltanto una cosa.

Il braccio sinistro è – più o meno – alla stessa altezza del destro.

Ora voglio dirti qualcosa in più su questo strano abito.

Ti sei reso conto che è dipinto in modo impeccabile?

Particolare vestito protagonista autoritratto specchio convesso Parmigianino analisi

Particolare del vestito

Il Parmigianino ha pensato davvero a tutto.

Ma c’è una cosa che devi sapere.

L’artista ha preferito non riprodurre l’abito nei minimi dettagli e c’è un motivo.

Mi spiego meglio.

Anzi, prova a guardare la manica destra dell’abito.

Particolare manica vestito plissettata protagonista autoritratto specchio convesso Parmigianino anlaisi

Particolare della manica plissettata

Si vede che il pittore ha lavorato attentamente a questo particolare.

Ma anche evidente che si è servito di una pennellata veloce.

Che significa?

Che ha realizzato una scena di alta qualità ma con alcune “limitazioni”.

Il Parmigianino ha messo da parte i colori realistici e pennellate precise per conferire alla scena un’atmosfera più “soffusa” e poco nitida.

Tutto questo per convincerci di stare ad osservare davvero il riflesso dell’immagine prodotto dallo specchio.

Era un vero genio.

L’abito indossato dal protagonista è in grado di dirci molto di più.

Ad esempio?

Quella che porta addosso è una pelliccia invernale.

Ciò significa che questo autoritratto è stato realizzato quando faceva freddo.

Ma ora concentrati sul volto del protagonista.

Particolare volto protagonista Parmigianino autoritratto specchio convesso analisi

Particolare del volto

Ancor prima di guardarlo da vicino ti sarai già reso conto di una cosa.

Quando ha posato per questa tela, il Parmigianino era giovanissimo.

Non ci sono rughe ed ha un aspetto estremamente giovanile.

Avrà avuto – si e no – 21 anni.

Ora è il momento che ti parli della stanza in cui è ambientata la scena.

C’è qualche dettaglio importante?

In realtà sì.

Per prima cosa c’è quel particolare soffitto a cassettoni.

Particolare soffitto cassettoni ambiente autoritratto specchio convesso Parmigianino analisi

Particolare del soffitto a cassettoni

Non è un particolare da sottovalutare.

Tale soffitto era presente soltanto nelle abitazioni delle famiglie che avevano una situazione economica stabile.

Ciò significa che la famiglia del Parmigianino non navigava nell’oro, ma nemmeno era povera.

C’è soltanto questo dettaglio?

No, assolutamente.

Guarda nella zona in alto a sinistra della composizione.

C’è una parte molto più luminosa del resto dell’opera.

Particolare finestra autoritratto specchio convesso Parmigianino analisi

Particolare della finestra

È una finestra.

Ma non è come tutte le altre.

Questa è detta “impannata”.

Che significa?

Si tratta di un’apertura che può essere in gran parte coperta grazie ad un panno.

In questo modo, oltre a proteggere dal freddo permette alle persone nella stanza di scegliere quanta luce far filtrare all’interno.

A questo proposito, guarda da più vicino questa finestra.

Particolare finestra coperta autoritratto specchio convesso Parmigianino analisi

Particolare della finestra semicoperta

Ti renderai conto che la parte inferiore della finestra è coperta mentre quella superiore no.

Vuoi sapere una cosa davvero curiosa?

Il soffitto a cassettoni e la finestra non sono gli unici dettagli evidenti.

Se guardi attentamente sul lato destro del quadro noterai qualcosa di strano.

Particolare specchio cavalletto tela autoritratto specchio convesso Parmigianino analisi

Particolare dello specchio e del cavalletto

Si tratta dell’orlo dello specchio e del cavalletto.

Sono i due strumenti che l’artista sta utilizzando per realizzare questo capolavoro.

Se questo era davvero lo studio del Parmigianino, deve aver scelto di mantenere soltanto ciò che riteneva necessario per il suo lavoro ed ha tolto tutto quello che non gli serviva.

C’è soltanto un’altra domanda a cui voglio rispondere.

Perché l’artista ha realizzato un’opera così particolare?

Forse per stupire le persone.

Ti ricordo che questa è una delle varie tele che il giovane Parmigianino ha portato con sé quando si è trasferito a Roma.

Aveva bisogno di lavorare e per fare colpo sul Papa e su nuovi committenti aveva bisogno di dimostrare di essere il migliore.

Alcuni studiosi però hanno indagato più a fondo.

Volevano cercare qualche possibile segreto sfuggito ad altri che avevano già analizzato in precedenza la tela.

E così hanno ipotizzato un legame con l’alchimia.

Ne hai mai sentito parlare?

Per fartela breve, l’alchimia è una sorta di “antenata” della chimica.

Per molti secoli è stata considerata una pratica “scientifica” molto importante ma con l’avvento del Rinascimento e delle moderne ricerche è sparita del tutto.

Artisti e letterati sono sempre stati affascinati dall’alchimia e dalle sue potenzialità.

Il Parmigianino era uno di loro.

Ma cosa c’entra con quest’opera?

Ci sono alcuni dettagli che potrebbero suggerire un legame con dei processi alchemici.

Ad esempio, la particolare forma rotonda dell’opera corrisponderebbe a quella che viene chiamata “Materia Prima”.

Questa “Materia Prima” non è altro che la forza o sostanza su cui bisogna agire per prima.

Lo specchio utilizzato nell’opera è il simbolo dello sperimentalismo alchemico.

Infine, la malinconica espressione del protagonista è tipica del carattere dell’alchimista.

Queste sono soltanto delle ipotesi.

La maggior parte degli studiosi ritiene invece che il Parmigianino abbia elaborato un’opera così particolare per distinguersi dalla concorrenza e fare colpo sul Papa.

In questo modo avrebbe ottenuto ricchezza e gloria.

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Sant’Anna Metterza di Masaccio e Masolino: collaborazione, tradizione ed innovazione

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Voglio raccontarti la storia di una tavola che ha cambiato la storia. Questa è stata realizzata nei primi venti anni del ‘400 ed è soltanto grazie al suo realismo e le novità presenti che è potuta diventare uno dei capolavori della storia dell’arte moderna. Gli autori della tavola sono Masolino ed il suo allievo Masaccio. Loro sono due leggende dell’arte italica ed oggi voglio farteli conoscere meglio parlandoti della Sant’Anna Metterza.

Ma prima di andare avanti, devo chiarire una cosa molto importante.

Molti chiamano quest’opera anche Madonna col Bambino e Sant Anna, ma con il passare del tempo il nome Sant’Anna Metterza è diventato più popolare.

Quindi non preoccuparti.

In entrambi i casi si tratta sempre di quest’opera.

Ho deciso di scrivere questo articolo per raccontarti tutto quello che devi sapere sul capolavoro di Masaccio e Masolino.

Quando avrai finito di leggerlo, ti assicuro che:

  • Conoscerai l’intera storia riguardo la realizzazione di questa meravigliosa tavola
  • Capirai qual è stato il ruolo di Masaccio – nell’opera – e quello di Masolino
  • Ti renderai conto che questa tavola ha dei particolari mai visti prima in delle opere simili

E molto altro ancora.

Sei pronto per conoscere per bene questa tavola? Cominciamo!

Sant'Anna Metterza Masaccio Masolino

“Sant’Anna Metterza” Masolino e Masaccio

Data di realizzazione: 1424-1425

Dimensioni: 175 x 103 cm

Dove si trova: Galleria degli Uffizi, Firenze

STORIA

Questo capolavoro è frutto della collaborazione tra gli artisti Masaccio Masolino.

Hanno realizzato questa tavola nel 1424.

Ma c’è voluto un secolo prima che il mondo venisse a conoscenza della sua esistenza.

Davvero?

Proprio così.

Il merito è di Giorgio Vasari, un famoso pittore e critico d’arte.

Lui ha parlato di quest’opera nel suo trattato intitolato Le Vite.

Sai dove si trovava la tavola?

Nella chiesa di Sant’Ambrogio a Firenze.

Ed è stato sempre Vasari ad attribuire quest’opera a Masaccio.

Giorgio era un grande esperto d’arte e conosceva alla perfezione moltissimi artisti italici.

Chi ha commissionato quest’opera?

Nofri d’Agnolo Buonamici.

Lui era un ricco tessitore di drappi.

Nofri si era fatto carico della responsabilità di decorare l’altare di sant’Anna presente nella chiesa di Sant’Ambrogio.

E perché quest’opera si chiama Sant’Anna Metterza?

Ora ti spiego.

La parola “Metterza” in fiorentino antico significa “Messa terza”.

E quindi?

Nel ‘400 opere con protagoniste sant’Anna, la Vergine e Gesù Bambino erano molto popolari.

Ed i personaggi erano disposti in questo modo:

  1. Gesù Bambino
  2. Vergine Maria
  3. Sant’Anna

La santa è la terza in ordine di importanza tra i protagonisti presenti nella scena.

Perché sant’Anna è così importante?

La risposta è molto semplice.

È la mamma di Maria e la nonna di Gesù.

Ma c’è dell’altro.

Sant’Anna è molto amata dai fiorentini.

Perché?

Il 26 luglio 1343 (il giorno di sant’Anna) è stato cacciato da Firenze il terribile Duca d’Atene Gualtieri VI di Brienne.

Quella è stata una giornata memorabile per la storia della città.

E di conseguenza anche la santa di quel giorno è diventata di fondamentale importanza.

Ma adesso voglio parlarti dell’anno in cui sono iniziati i lavori di questa tavola.

Il 1424 (o l’anno successivo).

Cos’ha di tanto speciale?

In quell’anno Masaccio ha concluso il suo soggiorno a Roma in occasione del Giubileo.

Non è un evento da trascurare.

Mentre si trovava nella capitale, il giovane artista ha potuto studiare tranquillamente tutta l’arte romana lì presente.

Poi ritorna a Firenze ed entra a far parte della Compagnia di san Luca.

Da quel momento ha cominciato a lavorare con Masolino.

E quest’opera è uno dei loro migliori lavori in assoluto.

Ma io so cosa vuoi.

Tu vuoi sapere di cosa si è occupato in questa Madonna con Bambino Masaccio, vero?

Lo immaginavo.

Ciascuno dei 2 artisti deve realizzare una precisa sezione di questa composizione.

Ed il risultato è meraviglioso.

Siamo certi che sia merito d’entrambi questo capolavoro?

Certo.

E lo afferma il celebre studioso Roberto Longhi.

Cosa significa?

Ora te lo spiego.

Nel 1940 questo esperto ha analizzato le teorie dei suoi colleghi ed ha notato che la Madonna, Gesù Bambino ed uno degli angeli che regge il drappo è totalmente diverso dagli altri protagonisti.

Andando più a fondo, non ci sono più dubbi:

  • La Madonna, il Bambino e l’angelo in alto a destra sono stati realizzati da Masaccio
  • Tutte le altre figure sono merito di Masolino

Ma se l’opera si trovava nella chiesa di sant’Ambrogio, perché oggi è agli Uffizi?

La storia è molto semplice in realtà.

Quando i 2 artisti hanno completato il loro incarico, la tavola è stata posta nella chiesa come da accordi.

Circa 400 anni dopo – nel 1813 – la sant’Anna Metterza è andata a finire nelle collezioni della Galleria dell’Accademia.

Nel 1919, infine, arriva agli Uffizi.

DESCRIZIONE

Guarda attentamente quest’opera dove sono ritratte Anna Madonna insieme ad altri personaggi.

Sant'Anna Metterza Masaccio Masolino

“Sant’Anna Metterza” Masolino e Masaccio

Non noti niente di strano?

Ti aiuto io.

Per prima cosa, il formato della tavola è davvero inusuale per gli inizi del ‘400.

Che significa?

Mancano alcuni elementi fondamentali, come:

  • La predella (sarebbe la fascia di dipinti che di solito in queste opere si trova in basso)
  • Le cuspidi (dei piccoli riquadri che si trovano alla punta in alto dell’opera)
  • I pannelli laterali

Tutti questi elementi mancanti fanno pensare che questa tavola potesse appartenere ad un piano decorativo più complesso.

E che fine ha fatto tutto il resto?

È un mistero.

Forse quando il Vasari ha visto questo capolavoro di persona nel 1568 era già stato smembrato e separato da tutto il resto.

O la possibilità è un’altra.

Forse Nofri d’Agnolo Buonamici ha commissionato soltanto una singola tavola per il ciborio e nient’altro.

Qualunque sia la risposta, adesso voglio mostrarti i frutti della collaborazione tra Masaccio e Masolino.

Cominciamo dai protagonisti più distanti: gli angeli.

Alle spalle di sant’Anna, la Vergine ed il Bambino ci sono 3 angeli che stanno reggendo un telo decorato con grande cura e con cui “coprono” i protagonisti.

Particolare angeli drappo Sant'Anna Metterza Masaccio Masolino analisi

Particolare degli angeli che reggono il drappo

Potrà sembrarti strano, ma la presenza di questo drappo è una grande novità.

Perché?

Perché non stiamo parlando del solito fondo dorato che nell’arte del ‘400 era strautilizzato.

Masaccio e Masolino decidono di cambiare le carte in tavola e così inseriscono questo drappo che rende tridimensionali le figure presenti.

Non pensare che non mi sia accorto degli altri 2 angeli in basso.

Particolare angeli incenso Sant'Anna Metterza Masaccio Masolino analisi

Particolare degli angeli che spargono incenso

Sì, sto parlando proprio di quelli impegnati a spargere incenso.

Ed a proposito di queste figure alate, c’è una cosa che devi sapere.

La coppia di artisti si sono inventati un’innovativa tecnica per lo sfondo, ma non hanno preferito distaccarsi troppo dalla tradizione pittorica.

Che vuol dire?

Se guardi con attenzione gli angeli capirai di cosa sto parlando.

Notato niente?

Confronto altezza protagonisti Sant'Anna Metterza Masaccio Masolino analisi

Confronto dell’altezza dei protagonisti

Sono molto più piccoli rispetto a sant’Anna, Maria e Gesù Bambino.

E questo cosa c’entra?

Nelle opere del passato questa differenza era fondamentale.

Serviva per mettere in risalto i santi protagonisti rispetto ad altri personaggi.

Ora voglio parlarti un attimo del trono che vedi in primo piano.

Si tratta di un grande posto a sedere ed in basso ci sono 2 gradoni.

Particolare trono sant'Anna Metterza Masaccio Masolino analisi

Particolare del trono

Nella parte più bassa del trono (sulla pedana in pratica) puoi leggere un’iscrizione in latino.

Scritta trono latino Sant'Anna Metterza Masaccio Masolino analisi

Particolare dell’iscrizione sul trono

È una scritta dedicata alla Vergine.

Il lavoro di Masaccio Madonna col Bambino è carico di novità, ma c’è anche da dire che ha dovuto seguire le indicazioni imposte dal maestro Masolino per ottenere questo risultato.

Prima ti ho parlato del nome di Sant’Anna Metterza, ricordi?

Ti ho detto che si chiama così perché è la terza protagonista in ordine di importanza.

Non ti ho detto tutto su di lei.

C’è dell’altro che devi sapere.

Sicuramente non serve che ti dica che sant’Anna è la madre di Maria e di conseguenza, la nonna di Gesù.

Particolare protagonista Sant'Anna Metterza Masaccio Masolino analisi

Particolare di Sant’Anna

I 2 artisti qui la ritraggono mentre tiene tra le sue gambe la figlia ed il nipote proteggendoli.

Esattamente come farebbe una nonna ed una mamma.

Per sottolineare la sua volontà di proteggere la famiglia, stende una mano sopra la testa del piccolo Gesù.

Particolare gesto mano allungata Sant'Anna Metterza Gesù Bambino Masaccio Masolino analisi

Particolare della mano allungata di Sant’Anna

E poi c’è un’altra grande novità.

Masaccio e Masolino non sono i primi che hanno dipinto una tavola con protagonista sant’Anna.

Altri artisti prima di loro hanno realizzato delle meravigliose opere con lei all’interno.

E cos’ha di diverso questa tavola?

Ora ti spiego.

I 2 artisti in questa scena hanno preferito mettere in risalto la Vergine e Gesù Bambino ed hanno fatto scivolare in secondo piano sant’Anna.

Sono impazziti?

Assolutamente no.

Hanno scelto di distaccarsi dalla tradizione ed hanno deciso di realizzare qualcosa di nuovo.

L’attenzione per i dettagli, poi, è una caratteristica che ha reso questa tavola famosissima.

Vuoi un esempio?

Guarda da più vicino l’aureola di sant’Anna: c’è una scritta all’interno.

Particolare scritta aureola Sant'Anna Metterza Masaccio Masolino analisi

Particolare dell’iscrizione nell’aureola di Sant’Anna

Quell’iscrizione vuol dire “Sant’Anna è di Nostra Donna fastigio”.

Dopo ti mostrerò ulteriori dettagli.

Ora voglio farti notare un’altra cosa.

Sai che in questa composizione ci sono 2 piramidi geometriche?

Ora te le faccio vedere.

La prima è formata dalla Madonna ed il Bambino (la base della figura si trova tra le ginocchia di Maria e la punta sulla testa di Gesù).

Particolare primo triangolo composizione Gesù Bambino Madonna Sant'Anna Metterza Masaccio Masolino analisi

Particolare della prima piramide

La seconda piramide ricalca le linee del trono e la sua punta è rappresentata dalla testa di sant’Anna.

Particolare secondo triangolo composizione Sant'Anna Metterza Trono Masaccio Masolino analisi

Particolare della seconda piramide

I 2 artisti poi si sono serviti di un grandioso chiaroscuro con cui hanno messo in evidenza i protagonisti rendendoli simili a delle enormi statue rinchiuse in un piccolo spazio.

E poi è inutile girarci intorno.

Si vede immediatamente la differenza tra le figure su cui ha lavorato Masaccio e quelle di cui si è occupato Masolino.

Ah si?

Dà un’occhiata a Gesù Bambino.

Particolare Gesù Bambino Sant'Anna Metterza Masaccio Masolino analisi

Particolare di Gesù Bambino

Le sue forme ricordano molto le antiche rappresentazioni di Ercole Bambino.

Confronto Gesù Bambino Sant'Anna Metterza Masaccio Masolino Ercole Bambino analisi

Confronto Gesù Bambino e statua di Ercole Bambino dei Musei Capitolini

E poi c’è il volto di Maria.

E poi anche il volto della Vergine, a perfetta metà tra l’antico ed aristocratico gotico ed una giovane e reale faccia di una madre in carne ed ossa.

Particolare volto Maria Sant'Anna Metterza Masaccio Masolino analisi

Particolare del volto della Vergine

Una perfetta fusione tra l’antico gotico ed un realismo innovativo.

Masaccio rappresenta accuratamente il volto della protagonista, lavorando molto sulla sua espressione.

Particolare espressione Maria Sant'Anna Metterza Masaccio Masolino analisi

Particolare dell’espressione della Vergine

Ha lo sguardo fisso.

Sembra triste e concentrata nello stesso tempo.

Non è soltanto un impressione.

È così.

E perché?

Perché la Vergine già conosce il doloroso destino del figlio, il quale a 33 anni verrà crocifisso per salvare gli uomini.

Lei sa bene che è inevitabile, ma nonostante ciò, stringe a sé il piccolo Bambino proteggendolo come meglio può, esattamente come una qualsiasi altra mamma.

Da cosa lo si nota?

Da un piccolo particolare.

Maria sta stringendo con tutte e 2 le mani la coscia del piccolo Gesù.

Particolare mani su coscia Vergine Maria Gesù Bambino Sant'Anna Metterza Masaccio Masolino analisi

Particolare delle mani della Vergine sulla coscia di Gesù

E poi ti ho parlato di tante novità in quest’opera, ma c’è anche spazio per la tradizione.

Qui sotto ho messo a confronto la Maestà di Ognissanti di Giotto con l’opera di Masaccio e Masolino.

Confronto Sant'Anna Metterza Masaccio Masolino Giotto Maestà analisi

Confronto tra Sant’Anna Metterza (sinistra) e la Maestà di Giotto (destra)

Non ci sono dubbi.

E poi c’è lei.

Sant’Anna.

Particolare protagonista Sant'Anna Metterza Masaccio Masolino analisi

Particolare di Sant’Anna

Lei è il tipico esempio di un personaggio realizzato con uno stile medievale.

Che significa?

Ora ti spiego.

Se dai un’occhiata al suo mantello noterai che le tantissime pieghe presenti nascondono il suo corpo.

Sembra quasi un fantasma.

La sua è una figura priva di profondità, identica ai protagonisti delle opere antiche.

Ma c’è anche un piccolo particolare che la rende differente dai personaggi del passato.

E sto parlando del braccio che stende sulla testa del piccolo Gesù.

Particolare gesto mano allungata Sant'Anna Metterza Gesù Bambino Masaccio Masolino analisi

Particolare della mano allungata di Sant’Anna

Un particolare a cui non aveva pensato mai nessuno prima.

So cosa stai per dire.

Chi ha pensato al dettaglio del braccio disteso? Masaccio? O il suo maestro Masolino?

La risposta più scontata sarebbe sicuramente Masaccio.

Lui è l’artista giovane, innovativo ed intraprendente.

Ma se guardi attentamente questo braccio noterai più di qualche errore di realizzazione.

Particolare gesto mano allungata Sant'Anna Metterza Gesù Bambino Masaccio Masolino analisi

Particolare della mano allungata di Sant’Anna

La “strana” fattura di questo dettaglio ha spinto molti studiosi a pensare che sia stato Masolino quello che l’ha dipinto.

L’allievo invece si è occupato dell’illuminazione e ci ha lavorato su duramente, accertandosi che quest’ultima fosse il più reale possibile.

Ma da dove arriva la luce nell’opera?

La fonte luminosa si trova in alto a sinistra.

Particolare fonte luce Sant'Anna Metterza Masaccio Masolino analisi

Particolare della fonte di luce

Ed ha degli effetti molto interessanti sui colori dell’opera.

Cioè?

Ad esempio il velo che copre la testa di Maria non è celeste, ma è quasi bianco.

Particolare velo Vergine Sant'Anna Metterza Masaccio Masolino analisi

Particolare del velo della Vergine

E poi l’angelo ritratto da Masaccio (quello in alto a destra) indossa un abito verde con delle ombreggiature rosse.

Particolare angelo Masaccio Sant'Anna Metterza analisi

Particolare dell’angelo realizzato da Masaccio

A proposito di quest’angelo, c’è dell’altro che voglio dirti.

L’artista lo dipinge in modo chiaramente diverso dalle altre figure alate nell’opera.

È visto di scorcio e sembra quasi arretrare leggermente.

Come ti ho detto prima, Masaccio si è occupato anche di realizzare Gesù Bambino e la Vergine.

C’è un’ultima cosa che voglio dirti a proposito di Gesù.

Guarda attentamente i suoi movimenti.

Particolare Gesù Bambino Sant'Anna Metterza Masaccio Masolino analisi

Particolare di Gesù Bambino

Sembra quasi che voglia sfuggire dalle braccia di Maria, ma lei riesce a trattenerlo prontamente.

Tutto questo dinamismo presente nel Bambino scompare totalmente in sant’Anna, la quale è immobile come una statua.

Infine avrai sicuramente notato che tutte le figure sono proiettate in avanti verso di noi.

Ho quasi la sensazione che vogliano “aggredirci” e “sfondare” l’opera dimostrando la loro imponente presenza.

L'articolo Sant’Anna Metterza di Masaccio e Masolino: collaborazione, tradizione ed innovazione proviene da .

Il seminatore di Jean-François Millet: il duro realismo del mondo dei contadini

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Voglio farti conoscere la storia di un’opera che è entrata nella storia. Sono sicuro che – dopo averla vista – ti sembrerà molto semplice, ma non è così. Ci sono una serie di dettagli che devono essere approfonditi e che sono davvero interessanti. L’autore di questo capolavoro è Jean Francois Millet: lui è stato un pittore realista dell’800 ed è diventato famoso per la sua innovativa visione dei contadini e lavoratori nelle sue opere. Oggi te lo farò conoscere meglio parlandoti del Seminatore.

Te lo dico in anticipo.

Non ti parlerò soltanto della versione più popolare conservata a Boston.

In questo articolo ti racconterò di tante varianti del suo capolavoro e ti farò conoscere i dettagli più importanti.

Per evitare di fare troppa confusione ho diviso l’articolo in tante sezioni diverse: ciascuna di esse è dedicata ad una particolare versione del Seminatore.

Quando avrai finito di leggere questo testo, posso assicurarti che:

  • La storia del quadro il Seminatore non avrà più alcun segreto per te
  • Scoprirai tutte le differenze e le somiglianze tra le tante versioni dell’opera
  • Capirai il perché questo quadro è stato considerato scandaloso alla prima apparizione in pubblico

E molto altro ancora.

Sei pronto per conoscere per bene questa meravigliosa serie di opere? Cominciamo!

Sei pronto per conoscere per bene questa leggendaria serie? Cominciamo!

IL SEMINATORE DEL MUSEUM OF FINE ARTS BOSTON

In questa sezione ti dirò tutto quello che devi sapere a proposito della versione più popolare del seminatore Millet conservato al Museum of Fine Arts di Boston.

Seminatore Millet Museum Fine Arts Boston

“Seminatore” Millet (versione di Boston)

Data di realizzazione: 1850

Dimensioni: 101,6 x 82,6 cm

Dove si trova: Museum of Fine Arts, Boston

STORIA

Voglio farti capire com’è nato questo capolavoro.

Facciamo un passo indietro.

Chi è Millet?

Lui è un ragazzo come tutti gli altri ed è nato in un piccolo villaggio chiamato Gruchy che si trovava in Normandia (nel nord della Francia).

Ha avuto un’infanzia normale.

Lui ha:

  • Frequentato la scuola
  • Ha studiato ciò che doveva
  • Ha compreso il latino grazie ad una coppia di sacerdoti

Poi è cresciuto.

Così è andato a Cherburg per studiare i ritratti.

Perché? Già sapeva di voler fare il pittore?

Assolutamente no.

A quel tempo Jean-François Millet non aveva la più pallida idea di cosa gli avrebbe riservato il futuro.

Passano altri anni e finalmente scopre la sua vocazione.

Vuole realizzare i ritratti.

Così lavora duramente e migliora le proprie abilità.

Alla fine decide di mettersi alla prova e fa giudicare i suoi lavori alla commissione del Salon di Parigi.

Ma i lavori non sono abbastanza interessanti per i giudici e così vengono rifiutati.

Ma Millet non si arrende.

In seguito conosce altri pittori e parlando con loro, scoprono di avere qualcosa in comune.

Tutti loro vogliono dipingere dei tranquilli ed incontaminati paesaggi di campagna.

E perché proprio dei paesaggi di campagna?

Perché – in quel periodo – tutti ne vanno matti.

Soprattutto i nobili ed i benestanti.

Loro fanno a gara e spendono un sacco di soldi per mettere sui muri delle loro case un quadretto del genere.

So cosa stai pensando.

Perché ti racconto tutto questo? Cosa c’entra con il Seminatore dipinto?

Ci sto arrivando e ti assicuro che tutta questa storia ha a che fare con il capolavoro di Millet.

Dopo la conoscenza con altri colleghi, il pittore prosegue con i dipinti.

Poi un giorno riceve un’incarico statale.

Questo è un momento di svolta per la sua carriera.

Qui Millet si gioca tutto.

E sai cosa fa?

Invece di dipingere un “normalissimo” quadro come tutti gli altri, cambia idea.

Sceglie di rappresentare dei contadini al lavoro.

E cosa c’è di strano?

Hai ragione.

Molti altri prima di Millet avevano già dipinto degli agricoltori all’opera.

Ma non ti ho detto una cosa.

A differenza dei suoi colleghi, Millet decide di rappresentarli in modo realistico mettendo su tela la durezza, le sofferenze ed i sacrifici che sono costretti ad affrontare ogni giorno.

Così arriva il 1850.

In quell’anno il pittore decide di ripresentarsi al Salon con il Seminatore quadro.

Potrai immaginare cosa sia successo.

Quando i giudici e le persone guardano quest’opera sono scandalizzati.

E perché?

Perché non si aspettavano di vedere un quadro così duro e realistico.

Ma c’è dell’altro.

Devi sapere che nel 1848 c’è stata una rivolta da parte dei lavoratori i quali si sono riuniti sotto un unico fronte.

Quello dei “Diritti universali al lavoro”.

Questo evento avrebbe portato poi alla creazione della seconda Repubblica Francese.

La ribellione dei lavoratori ha causato molti danni ai loro padroni ed i ricchi che li sfruttavano continuamente.

Con questa tesa situazione politica il quadro di Millet non ha fatto altro che riaccendere la discussione.

I conservatori hanno disprezzato apertamente il lavoro del pittore francese.

Per quale motivo?

Perché sanno bene che in quella tela sono rappresentate le vere condizioni dei lavoratori di quel tempo.

Non c’è più spazio per dipinti fantasiosi ed agricoltori rappresentati come degli antichi eroi.

Ora è il tempo di lasciare spazio alla realtà.

Ma dopo lo scandalo arriverà il successo.

Quando Millet dipinse il Seminatore sapeva che – in un modo o nell’altro – sarebbe entrato nella storia.

DESCRIZIONE

Guarda con attenzione quest’opera.

Seminatore Millet Museum Fine Arts Boston

“Seminatore” Millet (versione di Boston)

Non notare il protagonista è impossibile.

Particolare protagonista seminatore Millet Boston analisi

Particolare del protagonista

Si tratta di un contadino impegnato a gettare i semi sul campo.

I raggi di un sole mattutino lo stanno illuminando, permettendoci di riconoscere il colore dei suoi vestiti.

Che genere di vestiti indossa?

Sono degli abiti molto semplici.

Particolare vestiti protagonista seminatore Millet Boston analisi

Particolare dei vestiti

Ti ricordo che stiamo parlando di gente molto povera.

E Millet vuole realizzare un quadro realista.

Per questo motivo i vestiti del contadino sono estremamente semplici e privi di fronzoli.

Per farti capire di cosa sto parlando, ti basta guardare da più vicino le sue calzature.

Particolare calzature protagonista seminatore Millet Boston analisi

Particolare delle calzature

Ma cos’è quella sacca che regge davanti al petto?

Particolare sacco semi protagonista seminatore Millet Boston analisi

Particolare del sacco

È un sacco che con dentro i semi che deve spargere.

Per evitare che cada, l’uomo li regge con il braccio destro e si è annodato la busta attorno al busto.

Nel frattempo usa la mano sinistra per lanciare i semi a terra.

Particolare mano semi protagonista seminatore Millet Boston analisi

Particolare della mano che sparge i semi

Adesso guarda a sinistra, alle spalle del protagonista.

Lo vedi il gruppo di corvi?

Particolare corvi seminatore Millet Boston analisi

Particolare dei corvi

Stanno volando molto bassi e stanno mangiando tutti i semi che il contadino ha gettato a terra con fatica.

Gli uccelli stanno mandando all’aria ore ed ore di stancante lavoro.

E questa è soltanto una delle tante difficoltà che i contadini devono affrontare ogni giorno.

Ma vogliamo parlare dell’ambiente? Non ti sembra un po’ troppo vuoto?

Seminatore Millet Museum Fine Arts Boston

“Seminatore” Millet (versione di Boston)

In effetti non ci sono molti dettagli.

C’è soltanto questo sterminato campo di terra che si estende per moltissimi metri.

Nella parte alta, a fare da contrasto alla terra c’è un cielo scuro e con un filo di luce.

Particolare cielo seminatore Millet Boston analisi

Particolare del cielo

Ma è proprio questo che rende Millet diverso da tutti i suoi colleghi.

Cioè?

I pittori appartenenti alla scuola di Barbizon (sono pittori realisti che realizzano opere paesaggiste) preferiscono dipingere tele con protagoniste delle meravigliose foreste ed ambienti spettacolari.

Ma questo lavoro di Millet Seminatore è tutta un’altra storia.

A lui non importa niente di realizzare quadri con scorci spettacolari.

Vuole che ci concentriamo soltanto sul protagonista e nient’altro.

Vuole farci capire quanto sia duro il suo lavoro.

Ma il pubblico del 1850 non è ancora pronto ad affrontare una realtà così.

A quel tempo tutti vogliono rimanere emozionati davanti a dei paesaggi colorati e fantastici.

Questo è – senza dubbio – un lavoro che nessuno si aspettava.

E per destare ancora più scalpore sai cos’ha fatto Millet?

Ha usato un punto di vista molto particolare.

Cioè?

Per capire di cosa sto parlando ti basta dare un’occhiata alle dimensioni del protagonista.

Particolare protagonista seminatore Millet Boston analisi

Particolare del protagonista

Non trovi che sia un po’ troppo grande rispetto a tutto il resto?

Ma non si tratta di un errore, tranquillo.

Millet l’ha fatto apposta.

Utilizzando una prospettiva molto più bassa rispetto al normale ha “trasformato” il suo contadino in un gigante.

In poche parole è come se noi stessimo guardando questo seminatore dal basso verso l’alto.

E poi c’è dell’altro che voglio dirti.

L’artista ha lavorato molto attentamente sull’anatomia del protagonista.

I muscoli ed il suo movimento dinamico mi ricordano molto le muscolose figure di Michelangelo Buonarroti.

Confronto protagonista Seminatore Millet Boston personaggio Michelangelo Buonarroti analisi

Confronto del protagonista di Millet con uno di Michelangelo

La vedi quella luce in alto? Sai da dove proviene?

Particolare fonte luce seminatore Millet Boston analisi

Particolare della fonte di luce

Da destra.

Dai colori e dal forte contrasto con le nuvole scure probabilmente è l’alba.

La giornata di lavoro è appena iniziata.

Adesso guarda nuovamente il protagonista.

Particolare protagonista seminatore Millet Boston analisi

Particolare del protagonista

Noti niente di strano?

Il seminatore di Millet è un uomo misterioso.

Particolare volto protagonista seminatore Millet Boston analisi

Particolare del volto del protagonista

Indossa un cappello abbastanza ampio che gli copre la metà superiore della faccia.

È impossibile dire con precisione chi sia.

Ma questo non ci interessa.

Voglio che tu guardi attentamente la sua espressione.

Particolare espressione protagonista seminatore Millet Boston analisi

Particolare dell’espressione del protagonista

Guardandola con attenzione noterai che ha una faccia mista tra sforzo, tristezza e determinazione.

Il contadino sa bene quali ostacoli deve affrontare ogni giorno, ma non si arrende.

Anche i colori che J Francois Millet ha utilizzato hanno a che fare con il mondo della terra.

Il marrone e le altre tonalità presenti danno la sensazione di osservare un ambiente sporco e scuro.

Perché ha scelto proprio questi colori?

Per rendere la sua scena ancora più scandalosa.

E poi anche per dimostrare di essere un pittore che conosceva i pittori antichi.

Che significa?

I colori della terra sono stati utilizzati da altri leggendari pittori che hanno preceduto Millet.

Ad esempio?

Dà un’occhiata all’Annunciazione di Leonardo da Vinci e lo Sposalizio della Vergine di Raffaello.

Confronto Annunciazione Leonardo da Vinci Sposalizio Vergine Raffaello analisi

“Annunciazione” Leonardo da Vinci (sinistra) “Sposalizio della Vergine” Raffaello

È vero.

Nelle 2 opere qui sopra ci sono anche altri colori come il rosso ed il blu che si vedono nei vestiti dei protagonisti.

Ma i toni che dominano le composizioni sono altri, come ad esempio il marrone che caratterizza gli edifici che fanno da sfondo allo sposalizio o il verde del giardino dove avviene l’Annunciazione.

Oltre ai colori, nel quadro di Millet c’è anche un meraviglioso dinamismo.

La scena è molto attiva e nulla è statico.

Particolare movimento protagonista seminatore Millet Boston analisi

Particolare del movimento del protagonista

L’attenzione ai movimenti è sottolineato anche dalla prospettiva più bassa (di cui ti parlavo prima) che mette in risalto il protagonista.

Poi Millet ha previsto tutto.

Nel momento stesso in cui ha presentato quest’opera al Salon, sapeva perfettamente che l’avrebbero vista nobili e ricchi.

Sono quelle persone che non immaginano lontanamente quanto sia dura la vita in campagna.

Guardare con i loro occhi quanto sia diversa la vita lontano dalla città li ha scioccati.

C’è un ultimo particolare di cui voglio parlarti.

Mi riferisco all’uomo in secondo piano sulla destra.

Particolare uomo aratro seminatore Millet Boston analisi

Particolare dell’uomo con l’aratro

Si tratta di un altro lavoratore intento a preparare il campo per i seminatori aiutandosi con l’aratro trainato da una coppia di mucche.

Poi è rappresentato di spalle ed in modo obliquo per enfatizzare il suo movimento.

IL SEMINATORE DEL NATIONAL MUSEUM WALES

Qui puoi leggere tutto quello che devi sapere sul quadro di Millet il Seminatore conservato a Cardiff, in Galles.

Seminatore Millet National Museum Wales analisi

“Seminatore” Millet (versione di Cardiff)

Data di realizzazione: 1847-1848

Dimensioni: 95,3 x 61,3 cm

Dove si trova: National Museum Wales, Cardiff

Questa versione è stata realizzata 2 (al massimo 3) anni prima del quadro che poi Millet presenterà al Salon.

Il suo capolavoro non è nato da un giorno all’altro.

Il pittore ha lavorato molto duramente ed ha dovuto:

  • Sviluppare uno stile personale
  • Ricercare un soggetto in grado di destare scalpore

I suoi sforzi alla fine sono stati ripagati.

Il Seminatore è ciò che fa al caso suo.

Il seminatore era il soggetto perfetto.

Ma questa versione di Galles cos’ha di diverso dall’opera più famosa?

Confronto Seminatore Millet Museum Fine Arts Boston National Museum Wales analisi

Confronto del Seminatore di Boston (sinistra) e quello di Cardiff (destra)

In realtà cambiano molte cose.

Cominciamo dal protagonista.

Particolare protagonista Seminatore Millet National Museum Wales analisi

Particolare del protagonista

Nel quadro del 1850 il contadino rappresentato da Millet si muove con un atteggiamento fiero e nello stesso tempo stanco per la sua condizione sociale.

Confronto protagonisti Seminatore Millet Museum Fine Arts Boston National Museum Wales analisi

Confronto del protagonista della versione di Boston (sinistra) e di Cardiff (destra)

In quest’opera del 1847-1848 il muscoloso protagonista lascia spazio ad un uomo più anziano e molto più piccolo.

Ha la schiena piegata a causa degli sforzi ed il suo volto è segnato dalla stanchezza.

Confronto espressione protagonista Seminatore Millet Museum Fine Arts Boston National Museum Wales analisi

Confronto dell’espressione del protagonista del Seminatore di Boston (sinistra) e di Cardiff (destra)

I vestiti invece?

I colori sono molto simili ma questa versione del Galles i particolari sono a malapena accennati.

Confronto abbigliamento protagonista Seminatore Millet Museum Fine Arts Boston National Museum Wales analisi

Confronto dell’abbigliamento del seminatore di Boston (sinistra) e di Cardiff (destra)

A questo proposito voglio farti notare un’altra cosa.

Ricordi che nel quadro più famoso si vedevano addirittura i semi nella mano sinistra del contadino?

Particolare mano semi protagonista seminatore Millet Boston analisi

Particolare della mano che sparge i semi (versione di Boston)

Bene.

In questo lavoro non si vedono proprio.

Confronto protagonisti Seminatore Millet Museum Fine Arts Boston National Museum Wales analisi

Confronto del protagonista della versione di Boston (sinistra) e di Cardiff (destra)

Ora dà un’occhiata al cielo.

Particolare cielo Seminatore Millet National Museum Wales analisi

Particolare del cielo

È molto simile alla versione finale, anche se i colori cambiano leggermente.

Confronto cielo Seminatore Millet Museum Fine Arts Boston National Museum Wales analisi

Confronto del cielo tra il Seminatore di Boston (sopra) e quello di Cardiff (sotto)

Le nuvole scure occupano gran parte del cielo, lasciando uno sprazzo di luce in alto a destra.

Particolare fonte luce Seminatore Millet National Museum Wales analisi

Particolare della fonte di luce

Ricordi i corvi e l’uomo con l’aratro che nel quadro di Boston erano in secondo piano?

Particolare uomo aratro seminatore Millet Boston analisi

Particolare dell’uomo con l’aratro (versione Boston)

Qui la situazione è un po’ diversa.

Che significa?

Ora ti spiego.

I corvi ci sono sempre e sono impegnati a mangiare i semi sparsi in precedenza dal contadino.

Particolare corvi Seminatore Millet National Museum Wales analisi

Particolare dei corvi

Ti dirò di più.

In questo lavoro i corvi sono molti di più rispetto al quadro finale e sembrano quasi confondersi con l’oscurità del cielo.

L’uomo con l’aratro invece?

È sparito.

Particolare bovini Seminatore Millet National Museum Wales analisi

Particolare dei bovini

Al suo posto c’è una coppia di bovini a pascolare.

IL SEMINATORE DEL WALTERS ART MUSEUM

Voglio parlarti del quadro di Millet il Seminatore conservato al Walters Art Museum di Baltimora, negli Stati Uniti.

Seminatore Millet Walters Museum analisi

“Seminatore” Millet (versione di Baltimora)

Data di realizzazione: 1865

Dimensioni: 43,5 x 53,5 cm

Dove si trova: Walters Art Museum, Baltimora

So qual è la prima domanda che vuoi farmi.

Come ha fatto un quadro di Millet a finire negli Stati Uniti?

Ora ti racconto tutto.

Millet ha realizzato questa tela nel 1865, molti anni dopo lo scandalo dell’originale Seminatore presentato al Salon di Parigi nel 1850.

Molto è cambiato da quell’anno.

Negli anni ’60 dell’800 il pittore è diventato molto famoso.

Le sue tele realiste ora riscuotono successo ovunque.

Questo vuol dire che ci sono molte persone disposte ad acquistarle.

Ed è grazie ad un acquirente che la tela è arrivata a Baltimora.

In origine il lavoro di Millet si trovava in Francia, a Montignac.

Poi nel 1884 William T.Walters l’ha acquistata e l’ha portata a Baltimora.

Poi 10 anni dopo Henry Walters l’ottiene in eredità.

Henry a sua volta decide di donarla al pubblico mettendola in mostra al Walters Art Museum nel 1931.

Questa è la sua storia.

Adesso guarda l’opera.

Seminatore Millet Walters Museum analisi

“Seminatore” Millet (versione di Baltimora)

È molto diversa dal quadro del 1850?

Confronto Seminatore Millet Walters Museum Boston analisi

Confronto del Seminatore di Boston (sinistra) e di Baltimora (destra)

In effetti sì.

Per prima cosa, quest’opera è stata realizzata con i pastelli.

Con questa tecnica tutti i dettagli della scena sono molto più nitidi e precisi.

Ma devo essere sincero.

In realtà non è tutto così dettagliato.

Ah no?

Dà un’occhiata ai vestiti del protagonista.

Sono molto più semplici e dettagliati rispetto alla versione più famosa.

Confronto protagonista contadino Seminatore Millet Museum Fine Arts Boston Walters Museum analisi

Confronto tra il protagonista di Boston (sinistra) e di Baltimora (destra)

Poi c’è una novità.

Alla sinistra del contadino Millet aggiunge un sacco con dei semi appoggiato a terra.

Particolare sacco semi terra Seminatore Millet Walters Museum Baltimora analisi

Particolare del sacco di semi a terra

Il protagonista regge con un braccio il solito sacco pieno di semi che deve spargere.

Adesso dà un’occhiata al cielo.

Particolare cielo Seminatore Millet Walters Museum analisi

Particolare del cielo

È molto più luminoso rispetto al quadro del 1850.

I raggi del sole filtrano con potenza tra le nuvole che cercano di coprirlo inutilmente.

Particolare raggi sole Seminatore Millet Walters Museum analisi

Particolare dei raggi del sole

Alle spalle del seminatore c’è il solito stormo di corvi che punta i semi già lasciati a terra dal contadino, mentre altri di loro volano più in alto.

Particolare corvi cielo Seminatore Millet Walters Museum analisi

Particolare dei corvi

A destra c’è l’uomo con l’aratro e con i bovini.

Particolare uomo aratro bovini Seminatore Millet Walters Museum analisi

Particolare dell’uomo con l’aratro

Diversamente dal lavoro del 1850, in questo caso Millet lo ha a malapena schizzato e l’ha reso molto scuro a causa della forte luminosità che avvolge tutta la scena.

Confronto uomo aratro bovini Seminatore Millet Museum Fine Arts Boston Walters Museum analisi

Confronto dell’uomo con l’aratro nella versione di Boston (sopra) e di Baltimora (sotto)

E poi c’è una novità.

Cioè?

Guarda attentamente lo sfondo.

Particolare torre Chailly Seminatore Millet Walters Museum analisi

Particolare della torre di Chailly

Hai visto la sagoma della torre?

Millet non se la è inventata.

Quella è la torre del comune di Chailly.

È una piccola cittadina vicino alle campagne di Barbizon.

IL SEMINATORE DEL CLARK ART INSTITUTE

Voglio parlarti del capolavoro di Millet conservato al Clark Art Institute di Williamstown, negli Stati Uniti.

Seminatore Millet Clark Art Institute analisi

“Seminatore” Millet (versione di Williamstown)

Data di realizzazione: 1865

Dimensioni: 47 x 37,5 cm

Dove si trova: Clark Art Institute, Williamstown

Quest’opera è stata realizzata nello stesso periodo del Seminatore conservato al Walters Museum.

Se confrontiamo queste 2 versioni noterai alcune interessanti somiglianze.

Confronto Seminatore Millet Clark Art Institute Walters Museum analisi

Confronto tra il “Seminatore” di Williamstown (sinistra) e quello di Baltimora (destra)

Il quadro conservato al Clark Art Institute è stata realizzata con dei pastelli.

Diversamente dalla versione principale dell’opera, qui manca il tocco di precisione che caratterizza la scena.

Guarda attentamente questo lavoro.

Seminatore Millet Clark Art Institute analisi

“Seminatore” Millet (versione di Williamstown)

C’è il contadino intento a spargere i semi; si trova al centro dell’opera ed attorno a lui si stende un immenso campo di terra.

Particolare protagonista contadino seminatore Millet Clark Art Institute analisi

Particolare del protagonista

Dietro di lui a destra si intravede la sagoma in controluce dell’uomo che conduce l’aratro con i bovini.

Particolare uomo aratro bovini Seminatore Millet Clark Art Institute analisi

Particolare dell’uomo con l’aratro

A proposito di sagome c’è un’altra cosa che devi sapere.

Cioè?

Sullo sfondo puoi facilmente riconoscere la torre di Chailly.

Particolare torre Chailly Seminatore Millet Clark Art Institute analisi

Particolare della torre di Chailly

È la stessa identica torre che si vede anche nel Seminatore del Walters Museum, anche se in questo lavoro è delineata con maggiore precisione.

Confronto torre Chailly Seminatore Millet Clark Art Institute Walters Museum analisi

Confronto della torre di Chailly nella versione di Williamstown (sinistra) e di Baltimora (destra)

Ma c’è dell’altro.

Ricordi che nelle altre versioni di quest’opera l’azione è ambientata all’alba?

Qui invece no.

Particolare sole nuvole seminatore Millet Clark Art Institute analisi

Particolare del sole

Il sole è già alto nel cielo e le nuvole lo coprono leggermente.

Per via di questo dettaglio nella scena prende vita un bellissimo gioco di luci.

Voglio dirti un’ultima cosa.

Sulla parte sinistra di questa scena c’è l’immancabile stormo di corvi che vola in modo confuso alle spalle del protagonista.

Particolare corvi seminatore Millet Clark Art Institute analisi

Particolare dei corvi

IL SEMINATORE DEL THE FRICK PITTSBURGH

Voglio dirti tutto quello che devi sapere a proposito del Seminatore di Millet conservato a Pittsburgh.

Seminatore Millet The Frick analisi

“Seminatore” Millet (versione di Pittsburgh)

Data di realizzazione: 1865

Dimensioni: 30,8 x 24,3 cm

Dove si trova: The Frick, Pittsburgh

Diversamente dalle altre versioni dell’opera, questa – in particolare – è stata realizzata con dei pastelli su carta marrone.

Ma sicuramente te ne sarai già reso conto data l’incontrastata presenza del marrone in tutta la scena.

Cos’ha di diverso rispetto al quadro del 1850?

Le dimensioni del protagonista per esempio.

Nel quadro originale il contadino è gigantesco mentre qui no.

Confronto protagonista contadino seminatore Millet The Frick Museum of Modern Art Boston analisi

Confronto del protagonista della versione di Pittsburgh (sinistra) e di Boston (destra)

Anche il terreno cambia.

Nel quadro del 1850 l’ambiente non sembra più una collina ma assomiglia ad una pianura.

Particolare paesaggio collina Seminatore Millet The Frick analisi

Particolare della collina

Sul lato destro c’è l’aratro trainato dai bovini; sono a malapena schizzati e non sono molto dettagliati.

Particolare uomo aratro bovini Seminatore Millet The Frick analisi

Particolare dell’aratro

L’unico colore che contrasta con il marrone presente in tutta la scena è la maglia del contadino.

Particolare maglia vestito blu protagonista Seminatore Millet The Frick analisi

Particolare della maglia blu

È di un blu molto debole e che risalta a malapena davanti alla prepotente presenza del marrone.

Adesso guarda alle spalle del protagonista.

Particolare corvi torre Chailly Seminatore Millet The Frick analisi

Particolare dei corvi e della torre di Chailly

Quella è la sagoma della torre di Chailly e si vede anche un piccolo stormo di corvi.

Le nuvole coprono tutto il cielo e spunta qua e là qualche raggio di sole, soprattutto in direzione dell’uomo con l’aratro.

Particolare raggio sole Seminatore Millet The Frick analisi

Particolare del raggio di sole

IL SEMINATORE DEL METROPOLITAN MUSEUM OF ART

Voglio parlarti del Seminatore di Millet conservato al Metropolitan Museum of Art di New York.

Seminatore Millet Metropolitan Museum of Art analisi

“Seminatore” Millet (versione di New York)

Data di realizzazione: 1851

Dimensioni: 27,9 x 20 cm

Dove si trova: Metropolitan Museum of Art, New York

C’è una cosa che devi sapere.

Questa è una litografia.

Che cos’è?

In poche parole si tratta di una stampa di un disegno di Millet.

Questa è stata realizzata nel 1851.

Soltanto un anno dopo lo scoppio dello scandalo al Salon avvenuto per l’esposizione del Seminatore originale di Millet.

Confrontiamo questa litografia con quel quadro.

Confronto Seminatore Millet Metropolitan Musuem of Art Museum of Fine Arts Boston analisi

Confronto del Seminatore di New York (sinistra) con quello di Boston (destra)

Non trovi che siano molto simili?

Guarda il protagonista.

In entrambe le versioni il contadino è gigantesco.

Confronto protagonista Seminatore Millet Metropolitan Museum of Art Museum of Fine Arts Boston analisi

Confronto tra il protagonista di New York (sinistra) e di Boston (destra)

In tutti e 2 i lavori si vedono sia i corvi che l’uomo con l’aratro trainato dai bovini.

Confronto corvi aratro Seminatore Millet Metropolitan Museum of Art Museum Fine Arts Boston analisi

Confronto dei corvi e dell’aratro nella versione di New York (sopra) e di Boston (sotto)

Ma non è tutto identico.

Cioè?

I corvi sono in una posizione differente rispetto al quadro del 1850.

Confronto posizione corvi seminatore Millet Metropolitan Museum of Art Museum Fine Arts Boston analisi

Confronto dei corvi nella versione di New York (sinistra) e di Boston (destra)

Poi l’uomo con l’aratro si muove con meno sforzo rispetto a quello dipinto nel quadro a colori.

Confronto posizione uomo aratro Seminatore Millet Metropolitan Museum of Art Museum Fine Arts Boston analisi

Confronto della posizione dell’aratro nella versione di New York (sinistra) e di Boston (destra)

L’ambiente invece?

Guarda attentamente il profilo della collina che si vede alle spalle del seminatore.

Particolare collina Seminatore Millet Metropolitan Museum Art analisi

Particolare del profilo della collina

È chiaro.

Nella litografia la differenza tra la parte sinistra e quella destra è molto più evidente che nel quadro originale.

C’è un’altra cosa.

In questa versione del Seminatore il contrasto tra sole e nuvole è più evidente che nell’opera originale.

Confronto contrasto sole nuvole Seminatore Millet Metropolitan Musuem Art Museum Fine Arts Boston analisi

Confronto del contrasto tra sole e nuvole nella versione di New York (sinistra) e di Boston (destra)

IL SEMINATORE DEL DAVISON ART CENTER

Voglio dirti un paio di cose sul Seminatore di Millet conservato al Davison Art Center, negli Stati Uniti.

Seminatore Millet Davison Art Center analisi

“Seminatore” Millet (versione di Middletown)

Data di realizzazione: 1851-1879

Dimensioni: 36 x 27 cm

Dove si trova: Davison Art Center, Middletown

Voglio essere sincero.

Quest’opera è identica a quella conservata al Metropolitan Museum of Art (di cui ti ho parlato poco fa).

Confronto Seminatore Millet Davison Art Center Metropolitan Museum Art analisi

Confronto tra il Seminatore di Middletown (sinistra) e di New York (destra)

C’è qualche differenza secondo te?

IL SEMINATORE DEL NATIONAL ART GALLERY DI WASHINGTON

Voglio farti conoscere tutti i dettagli del quadro del Seminatore di Millet conservato alla National Gallery of Art di Washington.

Seminatore Millet National Art Gallery Washington analisi

“Seminatore” Millet (versione di Washington)

Data di realizzazione: ??

Dimensioni: 37 x 25,5 cm

Dove si trova: National Art Gallery, Washington

Questo disegno è completamente differente da tutte le altre versioni di cui ti ho parlato finora.

Questo è uno studio del futuro capolavoro.

Ci sonno le misure dei dettagli e le proporzioni del protagonista.

Particolare misure Seminatore Millet National Art Gallery analisi

Particolare delle misure

Ed il paesaggio?

Millet non lo aveva ancora realizzato.

Qui si vede soltanto una linea alle spalle del seminatore.

Forse è il profilo della futura collina.

Non c’è altro.

IL SEMINATORE DEL KRÖLLER-MÜLLER

Qui puoi leggere tutto quello che devi sapere a proposito del capolavoro di Millet conservato al Kröller-Müller Museum nei Paesi Bassi.

Seminatore Millet Kroller Muller analisi

“Seminatore” Millet (versione di Otterlo)

Datadi realizzazione: 1851

Dimensioni: ??

Dove si trova: Kröller-Müller Museum, Otterlo

Questo lavoro è molto simile a quello conservato al Metropolitan Museum of Art ed a quello del Davison Center.

Confronto Seminatore Millet Kroller Muller Metropolitan Museum of Art Davison Art Center analisi

Confronto tra il Seminatore di Otterlo (sinistra), di New York (centro) e di Middletown (destra)

Questa è una stampa priva di colori.

Millet l’ha realizzata un anno dopo lo scandalo del Salon.

Il seminatore è in primissimo piano ed assomiglia molto a quello che si vede nel quadro originale.

Confronto protagonista contadino Seminatore Kroller Muller Modern Art Boston analisi

Confronto tra il protagonista di Otterlo (sinistra) e di Boston (destra)

Si vede sia l’uomo con l’aratro trainato dai buoi ed i corvi.

Particolare corvi aratro bovini seminatore Millet Kroller Muller analisi

Particolare dei corvi e dell’aratro

Ma non c’è alcuna traccia della torre di Chailly.

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