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Venere di Willendorf: l’arte della preistoria

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Voglio raccontarti la storia di un’antichissima opera d’arte. Fin dalla sua scoperta, studiosi di tutto il mondo hanno fatto del loro meglio per cercare di scoprire tutto riguardo questo capolavoro. Nonostante ciò, ancora oggi nasconde moltissimi segreti. Oggi ti farò conoscere la Venere di Willendorf.

Ci sono un sacco di cose che devi sapere a proposito di questa piccola, ma importante scultura.

E per spiegarti tutto chiaramente e nei particolari ho deciso di scrivere questo articolo.

Una volta che avrai finito di leggerlo, ti assicuro che:

  • Conoscerai la storia del ritrovamento di questa famosissima Venere primitiva
  • Capirai il perché una statuetta di pochi centimetri è considerata uno dei lavori più importanti in assoluto di tutta la storia dell’arte
  • Scoprirai qual è il significato di quest’opera e perché alcune alcune parti del suo corpo sono ricche di dettagli ed altre no

E molto altro ancora.

Sei pronto per conoscere per bene questa antica scultura? Cominciamo.

Venere di Willendorf

“Venere di Willendorf”

Data di realizzazione: 23.000-19.000 a.C.

Dimensioni: 11 cm (altezza)

Dove si trova: Naturhistorisches Museum, Vienna

STORIA

Non c’è nessun errore.

Hai letto benissimo.

La data di realizzazione (ipotetica) proposta per la Venere di Willendorf è tra il 23.000 ed il 19.000 a.C.

Parliamo di migliaia e migliaia di anni fa.

Per essere più precisi, nel Paleolitico.

Paleolitico?

Esatto.

La preistoria viene di solito suddivisa in 3 grandi periodi:

  1. Paleolitico (o Età della Pietra Antica) che va da 2.500.000 a 10.000 anni a.C.
  2. Mesolitico (o Età della Pietra di Mezzo) che va da 10.000 a 8.000 a.C.
  3. Neolitico (o Età della Pietra Nuova) che va dall’8000 al 4000 a.C.

Quello che interessa a noi oggi è la sezione più antica in assoluto.

E so cosa vuoi sapere.

Chi ha realizzato questa scultura?

È impossibile definire una cosa del genere.

In quegli anni la scrittura ancora non esisteva e gli artisti non erano famosi come poi sarebbero diventati Leonardo da Vinci e Raffaello Sanzio.

Anche se non posso rispondere a questa domanda, posso dirti un’altra cosa su questa Venere preistorica.

Che cosa?

Posso raccontarti l’avvincente storia del suo ritrovamento.

Anche se la scultura ha migliaia e migliaia di anni, devi sapere che il suo ritrovamento risale “soltanto” al 1908.

Davvero?

Proprio così.

Era il 7 agosto.

È piena estate quando i lavori per la costruzione della linea ferroviaria Donauuferbahn che attraverserà una piccola frazione dell’Austria chiamata Willendorf in der Wachau stanno per partire.

Prima di dare il via a quest’impresa, però, vengono fatti degli studi sul territorio.

Ed è proprio qui che l’archeologo Josef Szombathy, mentre sta scavando, riporta alla luce un oggetto che lo renderà famoso.

Sì, sto parlando proprio della statuetta della Venere grassa.

Dove si trovava di preciso questo lavoro?

A dire la verità, Josef ha dovuto scavare un bel po’ nel terreno per trovarla.

Infatti è andato bene a fondo, superando i 25 centimetri nel terreno.

Lì, dopo aver messo da parte un mucchio di terra composta da sabbia e cenere, vede qualcosa.

Non appena che Josef si è reso conto che si tratta di una statuetta, dà il via alle operazioni per estrarla e metterla in sicurezza.

E poi?

Cominciano le analisi e gli studi sull’opera.

Nel giro di 3 anni la Venere preistorica diventa famosissima.

Ma la storia non finisce qui.

Ah no?

C’è dell’altro.

Spronati dal ritrovamento della statua, gli scavi nella zona proseguono.

Ed è così che nel 1926 vengono riportate alla luce un’altra coppia di opere:

  1. La Venere II (fatta completamente in avorio ma danneggiata gravemente nel corso degli anni)
  2. La Venere III (si tratta di un pezzo di avorio che ha subito delle modifiche; i dettagli rimasti fanno pensare che sia una possibile rappresentazione di un’antica dea dell’amore)
Venere 2 Venere 3 Venere di Willendorf analisi

“Venere II” (sinistra) e “Venere III” (destra)

A proposito del ritrovamento della Venere preistorica di Willendorf devi sapere una cosa.

Cioè?

Che Josef, nel momento stesso in cui ha trovato la statuetta, l’ha sciacquata con dell’acqua.

E quindi?

Facendo così parte della vernice che c’era sull’opera è venuta via.

Quando poi sono state fatte delle analisi approfondite sul lavoro, sono saltate fuori delle informazioni molto interessanti.

Nel 1955, infatti, la scultura viene sottoposta a delle analisi chimiche.

Cosa è stato scoperto?

Ad esempio questa Venere paleolitica – al momento del ritrovamento – era ricoperta da una sorta di gommalacca.

Sai cos’è?

In poche parole, si tratta di una secrezione rilasciata da insetti che si trovano soprattutto in India ed in Thailandia.

A produrre la gommalacca sono soprattutto gli esemplari femmine e la depositano sugli alberi.

In questo modo riescono ad avere una presa salda sulla superficie e non cadono.

E c’è dell’altro.

La gommalacca può essere lavorata e trasformata in piccole palline o scaglie di colore giallo ocra.

Detto ciò, è il momento di andare avanti.

È chiaro che le condizioni della statua non siano eccezionali.

Nonostante ciò si vede chiaramente che sulla superficie dell’opera ci sono dei resti di ocra rossa.

Lo strato di questo materiale è talmente netto che si può vedere ad occhio nudo in alcune zone della statuetta (più tardi te ne parlerò nel dettaglio).

Grazie ai risultati delle analisi, gli esperti hanno potuto avanzare un’ipotesi molto interessante.

E sarebbe?

Secondo loro la Venus of Willendorf (questo è il suo nome in inglese) in origine era completamente rivestita con ocra rossa.

Ma una cosa non è chiara.

Che cosa?

Non sappiamo se queste ipotetiche “decorazioni” erano state poste definitivamente sull’opera oppure venivano aggiunte soltanto in alcune occasioni.

Per saperne di più su questa storia, nel 2007 la scultura è stata sottoposta ad altre analisi.

E?

È stato determinato che i materiali alla base dell’opera sono ooliti.

Ooliti?

Esatto.

Si tratta di piccole sfere calcaree che non superano i 2 millimetri.

Non sottovalutare questo particolare.

Per quale motivo?

Perché gli ooliti si trovano soprattutto nella zona di Stránska Skála, nella regione Moravia della Repubblica Ceca.

Questo è un possibile indizio sul luogo in cui potrebbe essere stata realizzata la scultura.

Comunque, dopo il ritrovamento l’opera è stata esposta nel Naturhistorisches Museum di Vienna, dove si trova tutt’ora.

DESCRIZIONE

Guarda con attenzione la Venere Willendorf.

Venere di Willendorf

“Venere di Willendorf”

Prima di farti conoscere tutti i dettagli di questo capolavoro, devi sapere una cosa.

Il mondo artistico del Paleolitico Superiore (è il periodo in cui è stata scolpita questa scultura) ci sono 2 tipologie di opere.

Il primo gruppo è costituito da pitture e disegni sulle pareti delle caverne.

Molti esempi di quest’arte si trova soprattutto in Europa meridionale.

Ed ha avuto un grande successo prima dell’invenzione della scrittura.

I soggetti di questi lavori sono vari, come:

  • Forme geometriche
  • Diversi esempi di flora e fauna
  • Qualche bozza di figure umane

Ma le dimensioni di questi disegni non sono sempre le stesse.

Ah no?

No.

Possono essere di pochi centimetri oppure possono essere grandi diversi metri.

Per quanto riguarda l’altra tipologia di opere invece?

Gli altri lavori possiamo definirli “portatili”.

Perché?

Perché hanno delle dimensioni molto ridotte.

Gli autori di queste opere appartenevano a delle tribù nomadi.

Ma non farti ingannare.

Il fatto che siano dei lavori piccoli non vuol dire che abbiano pochi dettagli o siano realizzati con scarsa attenzione.

Il fattore positivo delle piccole dimensioni di questo lavoro consiste che gli autori (o i possessori di questi lavori) potevano portarsele sempre dietro senza troppi problemi.

Chiusa questa piccola parentesi sull’arte della preistoria, già so cosa stai per chiedermi.

La Venere Austria di cui stiamo parlando oggi a quale gruppo artistico appartiene?

Al secondo.

Pensaci un attimo.

La scultura è alta circa 11 centimetri.

Particolare altezza Venere di Willendorf analisi

Particolare dell’altezza

Potresti tenerla in mano facilmente.

E sono state proprio le sue dimensioni ridotte a far pensare che il proprietario/scultore la poteva portare con sé durante le sue esplorazioni alla ricerca di cibo.

Ora voglio far luce su un altro aspetto della Venere di Willendorf descrizione.

Quale?

Il suo nome.

Fino ad ora l’ho chiamata Venere.

E voglio spiegarti il perché.

Di certo non è stato lo scultore a chiamarla così.

Come sai Venere è il nome della dea romana dell’amore e della bellezza.

Nel corso dei secoli è stata protagonista di immensi capolavori, come ad esempio la Nascita di Venere di Botticelli.

Quando questa statuetta è stata ritrovata nei pressi di Willendorf, gli studiosi hanno commesso un errore.

Cioè?

Pensavano che questa statua rappresentasse un’antica divinità protettrice dell’amore e della bellezza.

Ed è così?

In realtà non ci sono prove che confermino che la Venere Vienna avesse lo stesso ruolo della futura dea greco-romana.

Nonostante ciò, il titolo dell’opera non è stato modificato nel corso degli anni.

C’è qualche informazione in più sulla data di creazione della scultura?

Anche questo è un problema.

Ti ricordo che nella Preistoria non c’era la scrittura.

Quindi non ci sono testimonianze scritte.

Anche senza questi elementi, gli archeologi e gli esperti hanno fatto del proprio meglio per fare progressi sulla Venere di Willendorf analisi.

E come hanno fatto?

Hanno seguito 2 metodi differenti.

Ed ora te li mostro.

Il primo è un in pratica un confronto tra un oggetto la cui data di realizzazione è incerta (come la statua di cui stiamo parlando oggi) con altri reperti – dello stesso possibile periodo – di cui si hanno maggiori informazioni.

E l’altro metodo?

Questo è più scientifico.

Si tratta di analizzare la stratificazione del terreno in cui si trovava in origine l’opera.

Mi spiego meglio.

Gli esperti hanno analizzato nel dettaglio il luogo dove è stata ritrovata la statuetta.

Di solito, se l’oggetto si trova molto a fondo (nel terreno) vuol dire che questo è stato seppellito molto a lungo.

Ed essendo stata rinvenuta a 25 centimetri sottoterra, vuol dire che è molto antica.

Ecco come si è giunta all’ipotesi della realizzazione dell’opera nel periodo preistorico.

Andiamo avanti.

Sai qual è della Venere di Willendorf significato?

Questa è un’ottima domanda.

Dato che la scrittura ancora non c’era, è stato molto difficile trovare una risposta.

Dalle forme del corpo di questo personaggio possiamo ipotizzare quale potesse essere il suo ruolo.

In effetti, la sua anatomia è fuori dal comune.

Venere di Willendorf

“Venere di Willendorf”

È molto sproporzionata.

Il seno è abbondante ed il ventre è gonfio.

Sicuramente si tratta di una rappresentazione simbolica che ha a che fare la riproduzione ed il crescere bambini.

Ora ti dico tutto.

L’artista ha passato molto tempo a lavorare sul seno della statuetta.

Particolare seno Venere Willendorf analisi

Particolare del seno

E tenendo in considerazione questo particolare gli esperti hanno pensato che l’opera potesse rappresentare una mamma.

Anche la zona del pube è molto dettagliata.

Ancora oggi, in questa parte, si vede qualche traccia di ocra rossa.

Ma non finisce qui.

Lo scultore ha volutamente messo da parte i dettagli delle parti del corpo che non riguardano la riproduzione.

Ad esempio?

Dà un’occhiata alle braccia e le gambe.

Particolare arti braccia gambe Venere di Willendorf analisi

Particolare degli arti: braccio (sinistra) e gamba (destra)

Sono molto essenziali.

E poi devo parlarti dell’assenza dei piedi.

Particolare assenza piedi Venere di Willendorf analisi

Particolare dell’assenza dei piedi

Davvero non ci sono i piedi?

Proprio così.

E c’è un motivo.

Questo fa pensare che questa statuetta non doveva essere tenuta “in piedi”.

Comunque, tornando alle braccia della statuetta, devo dirti una cosa.

L’artista le ha scolpite attaccate al busto.

Si vedono a malapena e scompaiono rispetto alle generose dimensioni del seno.

Particolare braccio Venere di Willendorf analisi

Particolare del braccio

E la faccia invece?

Particolare testa Venere di Willendorf analisi

Particolare della testa

È davvero stranissima.

Niente occhi, naso ed orecchie.

E cosa si vede?

La faccia di questa statua è “attraversata” da 7 fasce orizzontali avvolte in cerchi concentrici che hanno origine dalla sommità della sua testa.

Perché indossa questa strana “maschera”?

Alcuni studiosi hanno pensato una cosa.

Forse la testa della statua è celata da un antico copricapo.

Altri invece ritengono che questa “maschera” non sia altro che un’acconciatura composta da capelli intrecciati e che sotto ci sia il volto rivolto all’ingiù.

Entrati in possesso di tutte queste informazioni, una cosa è certa.

Sappiamo qual è stato lo scopo dello scultore preistorico.

Non voleva rappresentare una persona specifica.

La sua è una rappresentazione generale della donna che riguarda la riproduzione e la sua abilità nel crescere i figli.

Questa è una statua fertilità.

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David di Donatello: dalla prova in marmo al successo in bronzo

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Voglio farti conoscere la storia di una coppia di opere fenomenali. L’autore che ha realizzato questi 2 diversi lavori (che tra l’altro hanno lo stesso nome) sono stati realizzati da Donatello. Lui è stato un uno scultore leggendario che è vissuto a cavallo tra il ‘300 ed il ‘400. Oggi voglio farti conoscere qualcosa in più sul suo stile presentandoti le sue personali versioni del David.

Ci sono un sacco di cose che devi assolutamente sapere a proposito di questi 2 lavori.

E per fare un po’ di chiarezza ho deciso di scrivere questo articolo.

Una volta che avrai finito di leggerlo, ti assicuro che:

  • Conoscerai l’intera storia delle due sculture del David Donatello
  • Capirai il motivo per cui esistono 2 versioni dello stesso soggetto realizzate da Donatello
  • Scoprirai quali sono i dettagli che caratterizzano ciascuna statua David di Donatello 

E molto altro ancora.

Sei pronto per conoscere per bene questa coppia di statue? Cominciamo.

David Donatello marmo David Donatello bronzo

“David” marmo (sinistra) e “David” bronzo (destra) di Donatello

DAVID DI DONATELLO MARMO

In questa parte troverai tutte le informazioni di cui hai bisogno a proposito del David Donatello marmo.

David Donatello statua marmo analisi

“David” Donatello (versione in marmo)

Data di realizzazione: 1408-1409

Dimensioni: 191 cm

Dove si trova: Museo Nazionale del Bargello, Firenze

STORIA

Prima di raccontarti la storia di quest’opera, devo dirti una cosa.

Questa è una delle primissime sculture realizzate da Donatello.

Davvero?

Proprio così.

Pensa che quando ha realizzato questo David aveva circa 20 anni.

Ed era già famoso?

Sì, aveva un talento incredibile.

Per questo motivo ha ricevuto un sacco di commissioni da parte dell’Opera del Duomo Fiorentino (tra cui anche questa statua).

Riceve l’incarico nel 1408 ed, una volta terminato, verrà messo sul contrafforte della tribuna a nord del Duomo.

E com’è andata?

In realtà c’è stato qualche problema.

È vero, Donatello ha un gran talento, ma gli manca ancora l’esperienza.

E questo lo ha fatto sbagliare.

In che senso?

Le proporzioni della statua non sono state calcolate con precisione.

Ed alla fine ha presentato una statua troppo piccola.

In effetti, una volta messa sul contrafforte del Duomo era praticamente impossibile vederla.

E quindi?

Dato che non poteva essere utilizzato, il David di Donatello di marmo è stato depositato nei magazzini dell’Opera del Duomo Fiorentino.

E lì ci rimane per 8 anni.

Poi, nel 1416, il governo di Firenze lo acquista.

Per farci cosa?

Perché è la statua che fa al caso suo.

Ora verrà esposto a Palazzo Vecchio come simbolo della sede civica.

E cosa ha fatto Donatello quando ha saputo ciò?

Ha colto la palla al balzo.

Dopo aver chiamato i suoi collaboratori è andato velocemente a Palazzo Vecchio.

Armato con i suoi strumenti ha fatto del suo meglio per correggere i difetti della statua e per renderlo ancor più bello di prima.

Ragioniamo un momento.

Se in origine il David Donatello doveva essere posto sul contrafforte del Duomo, era praticamente impossibile osservarlo nei dettagli.

Questa volta, invece, si trova molto più vicino.

Quindi deve essere perfetto nei minimi dettagli.

E forse, approfittando dei piccoli ritocchi, ha effettuato anche qualche altra modifica.

Cioè?

L’ha adattato al suo nuovo ruolo.

Se prima questo David doveva essere una rappresentazione dell’aspetto religioso della sua sfida con Golia, adesso si è trasformato nel simbolo della città di Firenze.

C’è qualche prova di queste ipotetiche modifiche della statua?

In realtà non moltissime.

Ma lo studioso Horst Waldemar Janson ha effettuato degli studi molto approfonditi in proposito.

Ed ha notato qualcosa di diverso nel 1412.

E c’è dell’altro.

Ci sono anche dei documenti che segnalano un pagamento di 5 fiorini a Donatello nel 1416.

E con questo?

È una somma molto ridotta, è vero.

Ma non è per nulla paragonabile al costo di realizzazione di un’intera statua.

Questo significa che quei 5 fiorini potrebbero essere la ricompensa per queste ipotetiche modifiche.

Cosa dovrebbe essere stato modificato?

Te lo dico subito.

Per prima cosa è sparito il cartiglio (una sorta di pergamena) su cui c’era una scritta.

La parte destra del vestito del David è stato modificato, soprattutto per quanto riguarda il panneggio.

Particolare panneggio destro David Donatello marmo

Particolare del panneggio destro

Anche l’altro lato del manto indossato dal protagonista è stato reso più sottile ed è stato anche aperto lasciando scoperta la sua gamba.

Particolare gamba scoperta statua David Donatello marmo analisi

Particolare della gamba scoperta

È stata messa in risalto la fionda con cui David ha sconfitto Golia.

Particolare fionda David Donatello marmo statua analisi

Particolare della fionda

E c’è un’altra cosa che devi sapere a proposito di quest’arma.

I lacci della fionda sono stati “spostati” dalla mano sinistra a quella destra.

Oggi questo dettaglio è praticamente impossibile da cogliere, dato che è andato perduto.

In origine la base della statua doveva avere una forma di un pentagono, così da essere adattata con facilità al contrafforte del Duomo.

Dopo il trasferimento a Palazzo Vecchio, la base del Davide di Donatello è stata trasformata in modo tale da essere perfetta per la nuova sede.

Particolare forma base statua David Donatello Marmo analisi

Particolare della forma della base

Altri documenti suggeriscono che quest’opera doveva essere dipinta.

Ma oggi tutto il colore è andato perduto.

Ma se si trovava a Palazzo Vecchio, com’è arrivato al Museo del Bargello?

Nel 1781 il David in marmo è stato “separato” dalla base originale ed è stato trasferito agli Uffizi.

Nel 1873, infine, è stato spostato al Museo del Bargello.

DESCRIZIONE

Guarda con attenzione questa statua.

David Donatello statua marmo analisi

“David” Donatello (versione in marmo)

Prima ti ho detto che questa è una delle primissime opere di Donatello.

Ma c’è dell’altro.

Il suo maestro è stato Lorenzo Ghilberti, un abilissimo scultore.

Questo cosa c’entra?

Ora ti spiego.

In questa scultura ci sono alcuni dettagli che si vedono anche in altri lavori di Donatello (realizzati nello stesso periodo).

È chiaro che ha cercato di mettere in pratica i consigli del suo maestro.

Ad esempio?

L’eleganza e lo stile che caratterizza le pieghe del vestito del David che fluttuano sono una prova più che sufficiente.

Particolare vestito inferiore statua David Donatello marmo analisi

Particolare del vestito inferiore

Questo è soltanto un particolare tipico dell’arte Tardo Gotica del Ghilberti.

Ma devo dirtelo.

Donatello seguirà le regole del maestro ancora per poco.

Non appena acquisirà maggiore esperienza, elaborerà uno stile completamente nuovo.

Hai notato che il Davide Donatello è alto e magro?

Particolare altezza statua Donatello david marmo statua analisi

Particolare dell’altezza

Non è muscoloso.

Di solito le statue degli eroi biblici vengono rappresentati con un fisico scolpito (basta dare un’occhiata al David di Michelangelo per esempio).

Ma non è questo il caso.

Il personaggio realizzato da Donatello è totalmente diverso.

Senza contare che ha una testa molto piccola ed un volto con dei lineamenti dolci, quasi femminili.

Particolare testa statua David Donatello marmo analisi

Particolare della testa

L’hai notata la ghirlanda che porta in testa?

Particolare ghirlanda testa David Donatello marmo statua analisi

Particolare della ghirlanda

Quello è un particolare che Donatello ha voluto aggiungere per creare una sorta di collegamento tra il suo lavoro e l’antichità.

E poi devo dirti qualcosa a proposito dell’espressione di questo personaggio.

Particolare espressione David Donatello statua marmo analisi

Particolare dell’espressione

Cosa c’è che non va?

Più volte ti ho detto che Donatello era molto giovane quando ha scolpito quest’opera.

E la sua inesperienza lo ha portato a fare degli errori.

Come ad esempio l’espressione della sua creazione.

Perché?

Si vede che c’è qualcosa che non va.

Il suo David ha un’espressione “spenta” e vuota.

Probabilmente è un particolare su cui lo scultore ha lavorato meno, dando precedenza ad altri dettagli.

Ma si tratta di un caso isolato.

Le future statue di Donatello saranno dei capolavori che scriveranno la storia.

A parte l’espressione, ci sono altre cose di cui voglio parlarti.

Cioè?

La fionda.

Particolare fionda David Donatello marmo statua analisi

Particolare della fionda

 

L’eroe l’ha appoggiata sulla testa del nemico, come per dire che è stata proprio quella l’arma con cui è riuscito a sconfiggerlo.

E, a dare ulteriore conferma di ciò, c’è la letale pietra conficcata nella fronte del gigante.

A proposito, dà un’occhiata al volto di Golia.

Particolare testa golia statua David Donatello marmo analisi

Particolare della testa di Golia

Non ti sembra che qui i dettagli siano stati messi un po’ alla rinfusa?

Quando ho guardato meglio questo particolare, ho avuto la sensazione che Donatello abbia inserito questo insieme di elementi unicamente per far capire che la statua rappresenta il David biblico.

Ma c’è dell’altro.

Qualcosa di davvero eccezionale per una statua del ‘400.

E sarebbe?

Mi riferisco alle mani ed ai piedi estremamente dettagliati del David.

Particolare dettagli mani piedi statua David Donatello marmo analisi

Particolare delle mani e dei piedi

Anche se, a questo proposito, è facile notare che le proporzioni delle braccia sono errate.

Sono troppo lunghe.

E poi sta in quella strana posizione.

David Donatello statua marmo analisi

“David” Donatello (versione in marmo)

Strana? Perché?

Ha una mano appoggiata sul fianco.

Sembra quasi che il Donatello David marmo non sia soltanto fiero di aver avuto la meglio sul nemico, ma pare addirittura presuntuoso.

È come se fosse sicuro di non poter essere sconfitto perché gode della protezione di Dio.

Infine, il peso della statua è incentrato tutto sulla gamba destra ed il busto ruota nel verso opposto.

Schema peso movimento statua David Donatello marmo analisi

Schema del peso e della torsione della statua

Non c’è dubbio.

Questa è una scultura che evidenzia qualche particolare tradizionale dovuto agli insegnamenti del Ghilberti.

Ma si vede anche che Donatello ha cominciato ad elaborare uno stile tutto suo che presto lo porterà a realizzare dei capolavori incredibili.

DAVID DI DONATELLO BRONZO

Qui troverai tutta la storia e le informazioni di cui hai bisogno a proposito del David Donatello bronzo.

david Donatello statua bronzo analisi

“David” Donatello (versione in bronzo)

Data di realizzazione: 1440

Dimensioni: 158 cm

Dove si trova: Museo del Bargello, Firenze

STORIA

Sono passati più di 30 dalla realizzazione della prima scultura di Donatello David.

E so cosa ti stai chiedendo.

Perché ne ha creato un altro?

Perché gli è stato commissionato.

Con grande probabilità, questa statua è stata richiesta per essere messa nel cortile di palazzo Medici.

Ma la storia non è così semplice.

Perché? Che cosa succede?

Ci sono alcune incertezze.

Alcuni studiosi ritengono che quest’opera possa essere stata realizzata tra il 1427 ed il 1460.

Per essere più precisi, la sua data di realizzazione potrebbe aggirarsi attorno agli anni Quaranta del ‘400.

In quel periodo Donatello è al servizio di Cosimo de’ Medici.

Ed il nome del David in bronzo salta fuori per la prima volta nel 1469.

In occasione delle nozze di Lorenzo il Magnifico con Clarice Orsini.

Cosa c’entra?

Ora ti spiego.

Per questa importante occasione, l’opera di Donatello è stata messa su una colonna lavorata e composta da marmi di colori diversi, alla cui base c’erano foglie ed arpie.

E che fine ha fatto questa base?

Purtroppo è andata perduta.

Tieni conto anche che in quel periodo il cortile di Palazzo Medici non era ancora completo.

Questo significa che se la statua era già completa mentre il cortile no, significa che si trovava in esposizione all’interno di una sala.

Ma la storia non finisce qui.

La scultura David di Donatello viene rubata e trasportata a Palazzo Vecchio nel 1495.

In quell’anno la famiglia Medici viene cacciata da Firenze per la seconda volta.

Qui viene messa – per un periodo – in bella mostra nel primo cortile insieme alla Giuditta e Oloferne (sempre di Donatello).

Giuditta Oloferne Donatello David scultura

“Giuditta e Oloferne” Donatello

In seguito, quando Cosimo I riprende il controllo della città, il David viene spostato su una nicchia esterna sulla facciata del palazzo, nei pressi dell’entrata.

Ma il viaggio di questa statua in bronzo non finisce qui.

Tempo dopo viene esposta nel secondo cortile e più tardi viene spostata nella sala del guardaroba del palazzo.

Agli inizi del 17° secolo i documenti segnalano che il David si trova ancora a Palazzo Pitti, all’interno di una sala di rappresentanza.

Nel 1777, poi, viene trasportato agli Uffizi e collocato in una sala dedicata alle sculture moderne.

E quando è arrivato al Museo Nazionale del Bargello?

Nel momento in cui questa struttura è stata aperta, la statua del David di Donatello è stata tra le prime opere ad essere trasferite lì.

E questo trasferimento avviene nella seconda metà del 19° secolo.

Oggi si trova – su una base di marmo del ‘400 – nella sala dei Bronzi in compagnia di altre opere di Donatello.

E voglio svelarti una piccola curiosità.

Nel 2007 quest’opera è stata sottoposta a lavori di restauro che hanno riportato alla luce alcune tracce dell’original doratura.

DESCRIZIONE

Guarda con attenzione quest’opera.

david Donatello statua bronzo analisi

“David” Donatello (versione in bronzo)

È chiaro che ci sono enormi differenze con il primo modello di David scolpito da Donatello.

David Donatello marmo David Donatello bronzo

“David” marmo (sinistra) e “David” bronzo (destra) di Donatello

Per esempio?

Comincia con il dare un’occhiata alla “rinnovata” testa del gigante Golia.

Confronto testa gigante Golia statua marmo bronzo David Donatello analisi

Confronto tra la testa di Golia del David in marmo (sopra) e del David in bronzo (sotto)

C’è qualche somiglianza, ma i dettagli in questa versione di bronzo sono molto più accurati.

E poi, questo nuovo David ha anche una spada.

Particolare spada David donatello statua bronzo analisi

Particolare della spada

Nelle tradizionali rappresentazioni di questo eroe quest’arma non è presente.

Infatti è armato soltanto di fionda.

Ma si tratta di elementi simbolici.

In che senso?

La spada rappresenta:

  • Le virtù della città
  • La vittoria della ragione (rappresentata da David) sull’aggressiva forza barbara (rappresentata da Golia)

A proposito della città e dei suoi valori, ci sono altre cose che devi sapere.

Cioè?

Ora ti spiego meglio.

Guarda le strane calzature indossata dal David di Dontello statua.

Particolare calzari Mercurio statua David Donatello bronzo analisi

Particolare dei calzari

Sì, sono dei sandali alati.

Nell’antica mitologia greco-romana appartenevano al dio Mercurio.

Secondo la tradizione lui è il dio del commercio (l’attività principale della famiglia Medici).

E secondo un’antica leggenda ha anche decapitato un gigantesco pastore con 100 occhi chiamato Argo Panoptes.

Sì tratta di un’impresa molto simile a quella compiuta da David, non trovi?

Ma c’è dell’altro.

Avrai sicuramente notato che l’eroe scolpito da Donatello indossa uno strano cappello.

Particolare cappello David Donatello statua bronzo analisi

Particolare del cappello

È un cappello a punta ed è decorato anche da una ghirlanda di alloro.

Assomiglia molto al copricapo indossato di solito dai pastori dell’antica Grecia.

E, guardando meglio, sotto al cappello si vedono anche dei lunghi capelli sciolti.

Particolare capelli lunghi David Donatello statua bronzo analisi

Particolare dei capelli

Non sottovalutare questo inusuale particolare.

Per quale motivo?

Perché di solito il David viene rappresentato con i capelli corti.

Andiamo avanti, c’è altro di cui ti voglio parlare.

Guarda da più vicino il volto del Donatello Davide.

Particolare espressione David Donatello statua bronzo analisi

Particolare dell’espressione

Sembra molto pensieroso.

Anche se, a guardarlo con attenzione, si nota una sorta di superiorità e spavalderia nella sua espressione (molto simile alla prima versione in marmo di questo eroe).

Confronto espressione David Donatello statua marmo bronzo analisi

Confronto dell’espressione del “David” di bronzo (sinistra) e di marmo (destra)

Ed è proprio questo particolare che rende questo protagonista molto simile ad un adolescente qualunque.

Lui sa di aver compiuto un’impresa impossibile.

E se ne vanta.

Donatello concentra tutto il peso dell’opera sulla gamba destra.

Schema distribuzione peso David Donatello statua bronzo analisi

Schema di distribuzione del peso del David di bronzo

Perché non usa anche l’altra gamba?

Perché sotto a quella sinistra c’è la testa del gigante sconfitto.

Particolare testa Golia statua David Donatello bronzo analisi

Particolare della testa di Golia

C’è dell’altro che devo dirti a proposito del David Donatello Firenze.

Cioè?

Voglio parlarti un momento dello stile dell’opera.

Lo scultore dona al suo personaggio una corporatura esile e per niente muscolosa.

Ricorda molto i ragazzi protagonisti degli antichi miti greci.

david Donatello statua bronzo analisi

“David” Donatello (versione in bronzo)

Poi lo ritrae con un atteggiamento fiero e disinvolto.

Ma aspetta un momento.

Ha qualcos’altro tra le mani o sbaglio?

Particolare sasso mano statua David Donatello bronzo analisi

Particolare del sasso

Quello è il sasso con cui ha ucciso Golia.

Lo sta nascondendo dietro la mano sinistra.

Donatello ha curato questo personaggio nei minimi particolari.

Con questa scultura non vuole celebrare la forza fisica di David, ma il suo ingegno.

Infatti, il David di Donatello scultura è un lavoro molto raffinato.

Ah, e prima ho dimenticato di dirti una cosa.

Cioè?

La spada di cui ti ho parlato prima non è soltanto una decorazione.

Ah no?

È un’ulteriore punto di appoggio per il protagonista.

Particolare punti appoggio statua David Donatello bronzo analisi

Particolare dei punti d’appoggio della statua

Esiste un punto preciso da cui si possono osservare tutti i particolari dell’opera?

Purtroppo no.

Il Davide di Donatello Firenze è stato realizzato in modo tale che è necessario girargli intorno per apprezzarne tutti i dettagli.

Ti faccio un esempio.

Se ti metti di lato alla scultura e la guardi di profilo, noterai soprattutto la punta del suo cappello.

Particolare vista profilo David Donatello statua bronzo cappello punta analisi

Particolare della vista di profilo

Guardandolo di fronte invece saltano all’occhio vari dettagli, come:

  • La testa di Golia
  • La posizione del protagonista
  • La spada

E poi alcuni esperti hanno pensato che Donatello si sia servito di un modello in carne ed ossa per elaborare questo lavoro.

C’è un’ultima cosa che voglio farti notare.

E sarebbe?

La testa di Golia.

Particolare testa Golia statua David Donatello bronzo analisi

Particolare della testa di Golia

Ti ho già detto qualcosa in proposito, ma ci sono alcuni dettagli che devi assolutamente conoscere.

Sto parlando de:

  • L’espressione sconfitta che ha sul volto
  • Le finissime decorazioni dell’elmo che indossa
  • La barba estremamente realistica

INTERPRETAZIONE

Qual è il significato di questo Donatelo David?

Cerchiamo di scoprirlo.

Gli esperti hanno avanzato un sacco di ipotesi nel corso degli anni.

Alcuni si sono concentrati sul fatto che lo scultore ha proposto un David completamente diverso dalla tradizione.

E poi ci sono 3 teorie che voglio farti conoscere.

La studiosa Spina Barelli ritiene che ci sia una sorta di connessione tra questa statua e la filosofia epicurea molto diffusa a Firenze tra il 1430 ed il 1440.

Facendo riferimento a questa scuola di pensiero, ritiene che il David rappresenti l’umanesimo.

Umanesimo?

Esatto.

Si tratta di un movimento culturale focalizzato sulla riscoperta della cultura greca e latina.

In poche parole il David, con la forza della ragione sconfigge i pagani simboleggiati da Golia.

Secondo un’altra ipotesi questa scultura sarebbe stata realizzata per commemorare la vittoria di Firenze contro il duca di Milano Filippo Maria Visconti.

L’ultima ipotesi ha a che fare con una gara poetica organizzata nel 1441.

Una gara di poesia? Cosa c’entra?

Questo evento è stato patrocinato dalla famiglia Medici.

Secondo le fonti, il premio per il vincitore di questa competizione sarebbe stata proprio la statua di Donatello.

Probabilmente la statua è stata realizzata proprio per questo scopo.

L'articolo David di Donatello: dalla prova in marmo al successo in bronzo proviene da .

I giocatori di carte di Paul Cézanne: delle insolite “nature morte”

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La storia che ti racconterò oggi non riguarda un’opera sola, ma 5. È una serie di capolavori famosissima e l’autore è Paul Cézanne. Sicuramente avrai già sentito parlare di questo artista vissuto nell’800, il quale – sfortunatamente – ha avuto successo soltanto dopo la sua morte. Per farti conoscere le caratteristiche del suo stile pittorico oggi ti parlerò de I giocatori di carte.

Ho scritto questo articolo per farti conoscere nel dettaglio le 5 differenti versioni di questo tema.

Una volta che avrai finito di leggerlo, ti assicuro che:

  • Conoscerai il motivo per cui Cézanne non ha realizzato soltanto un dipinto I giocatori di carte, ma un’intera serie
  • Scoprirai da vicino tutti i particolari e le differenze che ci sono tra una versione ed un’altra
  • Capirai il perché questi lavori sono considerati tra i maggiori capolavori dell’artista

E molto altro.

Sei pronto per conoscere a fondo questi straordinari quadri? Cominciamo.

Confronto quadri versioni Giocatori di carte Paul Cézanne analisi

“Giocatori di carte” Paul Cézanne [dall’alto in basso] (Versione Barnes Foundation, Metropolitan Museum of Art, Collezione privata, Courtauld Institute of Art, Musée d’Orsay)

STORIA DELLA SERIE

C’è una cosa molto importante che devi sapere su questi lavori.

E sarebbe?

Rappresentano un punto fondamentale nella carriera di Cézanne.

Per quale motivo?

Perché sono state realizzate tra il 1890 e gli anni immediatamente successivi.

Questo è il periodo che anticipa la fase finale della sua carriera.

Fase in cui dipingerà delle tele che passeranno alla storia, come ad esempio Le grandi bagnanti.

Ma lascia che ti dica qualcosa in più sui Giocatori di carte Cezanne.

Confronto quadri versioni Giocatori di carte Paul Cézanne analisi

“Giocatori di carte” Paul Cézanne [dall’alto in basso] (Versione Barnes Foundation, Metropolitan Museum of Art, Collezione privata, Courtauld Institute of Art, Musée d’Orsay)

Come avrai notato, i protagonisti di tutte queste scene sono uomini.

Non c’è neanche una donna.

Sono tutti abitanti della Provenza.

In ciascun lavoro i personaggi sono completamente focalizzati sul gioco di carte.

E qualcuno di loro fuma anche la pipa in attesa della prossima mossa.

Com’è che Cézanne ha deciso di ritrarre delle persone che giocano a carte?

In realtà non è tutta farina del suo sacco.

Prima di dipingere questi capolavori ha fatto una ricerca, andando indietro fino al 17° secolo.

E lì è rimasto affascinato dalla pittura di genere francese e da quella olandese.

Cosa lo ha colpito?

Dei lavori caratterizzati dalla presenza di:

  • Giocatori di carte
  • Gente ubriaca e chiassosa

Si tratta spesso di eventi ambientati all’interno delle taverne.

Ma Cèzanne non si è limitato a “ricopiare” questi antichi lavori.

E cosa ha fatto?

Per ciascun quadro i Giocatori di carte ha deciso di semplificare il tutto.

Mi spiego meglio.

Ha analizzato le caratteristiche fondamentali di questo genere di tele ed ha effettuato qualche sostituzione.

Per esempio?

Invece di dipingere persone ubriache o impegnate a fare baccano, ha inserito nei suoi quadri dei protagonisti tranquilli impegnati a giocare a carte.

Lo stesso discorso di semplificazione vale anche per l’ambiente.

Paul ha eliminato tutto ciò che riteneva superfluo.

Ma c’è dell’altro.

Nel suo studio delle opere antiche si è concentrato soprattutto su scene cariche di tensione e dramma.

Tensione e dramma?

Esatto.

Per capire di cosa sto parlando dai un’occhiata al quadro i bari di Caravaggio.

I bari Michelangelo merisi da Caravaggio analisi

“I bari” Michelangelo Merisi da Caravaggio

Ed anche se ha fatto una ricerca minuziosa, Cézanne nelle sue opere riduce tutto all’essenziale.

In queste scene non c’è né narrazione né dramma.

Niente di niente.

L’unico elemento che potrebbe distrarci dall’osservare i personaggi che giocano potrebbe essere di tanto in tanto una bottiglia di vino sigillata sul tavolo.

Non si intravede neanche un soldo sui tavoli da gioco.

Questo significa che non stanno neanche giocando d’azzardo.

Sono dei “semplici” quadri.

Niente di più.

Ma c’è qualche lavoro specifico a cui si è ispirato per questa serie?

Sì.

Ed è lo stesso Paul a dircelo.

Nei suoi appunti scrive di aver preso spunto da un quadro con dei giocatori di carte dipinto da Antoine, Louis and Mathieu Le Nain (conosciuti anche come i fratelli Le Nain).

Giocatori di carte fratelli Le Nain Paul Cèzanne analisi

“Giocatori di carte” fratelli Le Nain

Questo lavoro infatti era conservata nel museo di Aix-en-Provence.

Nei pressi della casa dell’artista.

Ah, e c’è una cosa molto importante che devi sapere.

Cioè?

I modelli che hanno posato per i giocatori di carte di Cezanne sono tutti contadini.

Il pittore li conosce perché lavoravano alla Jas de Bouffan, la tenuta della famiglia del pittore.

Prima di mostrarti nel dettaglio tutti i particolari di ciascuna versione di questa serie, voglio dirti qualcosa in più sugli schizzi preparatori realizzati dallo stesso Cézanne.

SCHIZZI

Schizzi giocatori di carte Paul Cézanne analisi

Schizzi per “Giocatori di carte”

Cézanne non è un pittore qualunque.

Prima di mettersi a lavorare definitivamente su una tela, fa un sacco di studi, prove e test.

E lo stesso vale anche in questo caso.

Infatti sono giunte fino a noi un sacco di disegni preparatori di questi lavori.

Per molti anni i critici hanno pensato che Paul avesse realizzato prima le tele più grandi della serie e poi quelle più piccole.

Ma non è così.

E lo hanno dimostrato delle recenti analisi ai raggi X.

Questi studi hanno dimostrato che l’artista si è servito dei suoi disegni preparatori per realizzare prima le versioni più piccole della serie.

Poi ha usato quest’ultimi come base per lavorare sui quadri più grandi.

Quante bozze e schizzi sono giunte fino ai giorni nostri?

Parliamo di circa una dozzina di schizzi e diversi ritratti dei singoli personaggi.

Ma non ti ho ancora svelato la parte migliore.

Cioè?

Sembrerebbe che Cézanne abbia fatto posare i contadini soltanto per la realizzazione dei singoli ritratti e non per le opere definitive.

Questo vuol dire che ha lavorato su ciascuna figura e poi le ha “unite” tutte collocandole in una scena di gruppo.

E forse ha fatto le prove preliminari per i suoi capolavori all’interno di un café di Aix-en-Provence.

Pensa che i ritratti di ciascun protagonista sono talmente ben fatti che sono considerate degli eccezionali capolavori.

Ad esempio?

C’è il quadro dell’Uomo con pipa.

Uomo con pipa giocatori di carte Paul Cézanne analisi

“Uomo con pipa” Paul Cézanne

Questo ritratto viene esposto accanto al quadro Giocatori di carte Questo vien esposto accanto alla versione del quadro Giocatori di carte conservato alla Courtauld Institute of Art di Londra.

ANALISI

Adesso lascia che ti spieghi brevemente alcune cose che devi sapere su questa celebre serie di capolavori.

Per prima cosa, sono 5 i quadri che la compongono.

Man mano che andremo avanti nell’analisi ti renderai conto che gli ultimi 3 lavori (quello della collezione privata, della Courtauld Gallery e del Musée d’Orsay) sono molto simili tra loro.

In che senso?

Cambieranno soltanto alcuni piccoli particolari, ma la struttura della scena resta sempre la stessa.

I giocatori infatti sono soltanto 2 e l’ambiente è molto simile in tutte e 3 le varianti.

Date queste somiglianze gli esperti hanno pensato a lungo che fossero 3 rappresentazioni della stessa scena.

Ma non è così.

I Giocatori di carte di Cézanne (Barnes Foundation, Philadelphia)

In questa parte dell’articolo troverai tutto ciò che devi sapere riguardo il quadro di Paul Cézanne i giocatori di carte conservato alla Barnes Foundation di Philadelphia.

Giocatori di carte Paul Cézanne Barnes Foundation Philadelphia

“Giocatori di carte” Paul Cézanne (versione Barnes Foundation, Philadelphia)

Data di realizzazione: 1890-1892

Dimensioni: 134,6 x 180,3 cm

Dove si trova: Barnes Foundation, Philadelphia

DESCRIZIONE

Guarda con attenzione questo lavoro.

Forse non ci crederai, ma la tela in questione è la più complessa e dettagliata di tutta la serie.

Davvero?

Proprio così.

I protagonisti sono ben 5.

Tre sono gli uomini che stanno giocando a carte e sono seduti attorno ad un tavolo.

Particolare protagonisti giocatori di carte Paul Cézanne Barnes Foundation Philadelphia analisi

Particolare dei protagonisti

Gli altri 2 invece?

Loro sono dei semplici spettatori della partita.

Particolare osservatori giocatori di carte Paul Cézanne Barnes Foundation Philadelphia analisi

Particolare degli osservatori

Ma guardiamoli più da vicino.

Quello che sta sul lato destro della composizione è un bambino che guarda incuriosito lo svolgersi del gioco.

Particolare bambino osservatore giocatori di carte Paul Cézanne Barnes Foundation Philadelphia analisi

Particolare del bambino

Dall’altro lato invece è un uomo adulto con le braccia conserte e sta fumando la pipa.

Particolare uomo osservatore giocatori di carte Paul Cézanne Barnes Foundation Philadelphia analisi

Particolare dell’uomo in piedi

Sembra un po’ spazientito.

Forse non vede l’ora che sia il suo turno per giocare.

Ma forse c’è anche un altro motivo per cui c’è quest’uomo in piedi in secondo piano.

E quale sarebbe?

Secondo alcuni esperti Cézanne lo avrebbe incluso nella scena per dare profondità a quest’ultima.

Altri invece ritengono che si trovi nel quadro di Paul Cezanne giocatori di carte soltanto per attrarre la nostra attenzione verso la zona superiore della composizione.

Particolare sezione superiore area interesse giocatori di carte Paul Cézanne Barnes Foundation Philadelphia analisi

Particolare dell’area di interesse nella sezione superiore dell’opera

E poi – come ti ho brevemente accennato prima – non c’è alcuna narrazione in questo lavoro (e neanche negli altri).

Cioè?

Non viene raccontata alcuna vicenda.

Questa serie di Cézanne è come una sorta di “natura morta” con le persone.

L’elemento ricorrente è la presenza di personaggi che indossano degli abiti larghi e che sono totalmente concentrati a giocare a carte.

Niente di più.

Prima di passare alla prossima opera voglio dirti una cosa a proposito dei colori.

E sarebbe?

Il contrasto tra le tonalità chiare e quelle scure è forte e marcato.

Basta dare un’occhiata al vestito blu indossato dal giocatore sul lato destro.

Particolare vestito blu protagonista giocatori di carte Paul Cézanne Barnes Foundation Philadelphia analisi

Particolare del vestito blu di uno dei giocatori

Non c’è una variazione graduale del colore blu.

È un cambiamento molto brusco.

A spezzare il tutto c’è qualche pennellata gialla qua e là che simboleggia il riflesso della luce che arriva dall’esterno.

I giocatori di carte di Cézanne (Metropolitan Museum of Art, New York)

Qui trovi tutto ciò che devi sapere sulla tela dei Giocatori di carte di Cézanne che si trova al MET di New York.

Giocatori di carte Paul Cézanne Metropolitan Museum of Art New York analisi

“Giocatori di carte” Paul Cézanne (versione del MET)

Data di realizzazione: 1890-1892

Dimensioni: 65,4 x 81,9 cm

Dove si trova: Metropolitan Museum of Art, New York

STORIA

Non ci crederai.

A cosa?

Su questa tela sono state condotte delle analisi approfondite che hanno rivoluzionato la storia di tutta la serie dipinta da Paul.

Cioè?

Probabilmente il pittore ha dipinto prima di tutto questo lavoro, e poi in seguito ha lavorato sul resto della serie.

Prima di tutto ha realizzato i ritratti di ogni singolo personaggio.

A fare da modello per il personaggio sulla sinistra è stato il giardiniere della villa di Cézanne, Paulin Paulet.

Come faccio a saperlo?

Perché è stata la figlia di quest’ultimo a dircelo.

Ha aggiunto che suo padre ha ricevuto 5 franchi per questo lavoro.

E non solo.

Paulin ha posato sempre per lo stesso ruolo nella:

  • Versione di Philadelphia dell’opera
  • Versione del Musée d’Orsay dell’opera
  • Versione della Courtauld Gallery dell’opera
  • Versione della collezione privata dell’opera

E non solo.

Paulin è anche il modello protagonista delle 2 versioni del ritratto intitolato Fumatore.

Come avrai capito i protagonisti sono dei contadini che lavorano nella villa della famiglia di Cézanne.

E probabilmente l’ambiente che fa da sfondo a queste opere è ispirato dalle stanze della stessa villa.

Quale stanza precisamente?

Forse la cucina.

E c’è un motivo per la scelta di questa stanza.

La cucina della villa assomigliava molto ad una taverna e si prestava bene a questo tipo di scena.

C’è dell’altro che devi sapere.

Come ti ho detto prima, questa versione dell’opera è stata sottoposta a delle analisi ai raggi X.

Quindi?

I risultati sono stati sorprendenti.

Lo studio approfondito della tela ha evidenziato che Paul ha fatto un sacco di correzioni durante la sua realizzazione.

Ci sono dei punti specifici sulla tela dove la pittura è accumulata maggiormente.

Le correzioni sono state effettuate proprio in quei punti.

Per esempio?

Si vede soprattutto sulle spalle, la schiena ed i cappelli indossati dai protagonisti dell’opera.

Particolare strati pittura densa Giocatori di carte Paul Cézanne Metropolitan Museum of art analisi

Particolare dei punti in cui ci sono delle correzioni

Cézanne ha modificato più e più volte questi dettagli nel corso dei 2 anni in cui ha sviluppato questo capolavoro.

Ah, e c’è un’altra cosa.

I risultati delle analisi ai raggi infrarossi hanno portato gli esperti ad ipotizzare che questa versione del MET potrebbe essere stata realizzata ancor prima del quadro conservato alla Barnes Foundation di Philadelphia.

Mi spiego meglio.

Paul sicuramente ha seguito un piano di lavoro ben definito.

Ha cominciato dipingendo la tela più piccola e poi è andato avanti andando a completare quelle più grandi (come quella della Barnes Foundation).

A proposito, non ti ho ancora detto come c’è arrivata questa tela a New York, vero?

Ora ti racconto tutto.

Una volta che Cézanne ha completato quest’opera l’ha venduta al gallerista Ambroise Vollard per 250 franchi.

Era il 1899-1900.

Il 19 febbraio 1900, Ambroise rivende il quadro a Bernheim-Jeune guadagnandoci un sacco di soldi.

Perché? A quanto l’ha venduta?

A 4500 franchi.

Il capolavoro rimane qui per 30 anni.

Poi nel 1931 la tela viene venduta a Knoedler di New York.

Nell’agosto dello stesso anno l’opera di Cézanne viene rivenduta a Stephen C. Clark per 85000 dollari.

Dalle mani di Stephen il quadro entra a far parte della collezione del MET, dove si trova ancora oggi.

DESCRIZIONE

Guarda attentamente quest’opera.

Giocatori di carte Paul Cézanne Metropolitan Museum of Art New York analisi

“Giocatori di carte” Paul Cézanne (versione del MET)

Ci sono alcune importanti differenze rispetto al quadro conservato alla Barnes Foundation.

Confronto Giocatori di carte Paul Cézanne Metropolitan Museum of Art New York Barnes Foundation Philadelphia analisi

Confronto de “Giocatori di carte” del MET (sopra) con la versione della Barnes Foundation (sotto)

Per esempio?

È sparito il bambino che osservava la partita a carte sul lato destro dell’opera.

Particolare bambino Giocatori di carte Paul Cézanne Barnes Foundation Philadelphia Metropolitan Museum of Art New York analisi

Particolare del bambino nel “Giocatori di carte” della Barnes Foundation (sinistra) e del MET (destra)

Ora i protagonisti sono 4.

Poi le dimensioni di questa tela sono drasticamente ridotte rispetto al quadro di Philadelphia.

E c’è dell’altro.

La prospettiva è cambiata.

Che significa?

Il punto di vista adottato da Cézanne in questa versione del MET è più ravvicinato rispetto all’opera precedente.

Confronto prospettiva Giocatori di carte Paul Cézanne Metropolitan Museum of Art New York Barnes Foundation Philadelphia analisi

Confronto prospettiva ne “Giocatori di carte” del MET (sopra) e del Barnes Foundation (sotto)

È diminuito anche lo spazio presente tra i protagonisti.

Ah, un’altra cosa.

Ricordi che il giocatore di carte Cezanne proprio di fronte a noi?

Confronto protagonista centrale Giocatori di carte Paul Cézanne Metropolitan Museum of Art New York Barnes Foundation Philadelphia analisi

Confronto del protagonista centrale ne “Giocatori di carte” del MET (sinistra) e della Barnes Foundation (destra)

Nel quadro della Bernes Foundation non aveva il cappello, qui invece sì.

Ci sono state delle modifiche anche sull’ambiente.

Mi spiego meglio.

Lo scaffale con il vaso che si trovava sul lato sinistro del quadro è sparito.

E lo stesso vale anche per quella “mezza” cornice che c’era.

Confronto dettagli muro Giocatori di carte Paul Cézanne Metropolitan Museum of Art New York Barnes Foundation Philadelphia analisi

Confronto degli oggetti sul muro ne “Giocatori di carte” della Barnes Foundation (sopra) e del MET (sotto)

È rimasto soltanto l’appendiabiti su cui ci sono disposte 4 pipe e lì accanto c’è l’uomo in piedi che guarda la partita.

Voglio dirti un’ultima cosa sui colori.

Cézanne questa volta ha realizzato una scena più luminosa.

Ha utilizzato tonalità varie, dando decisamente meno spazio al blu che dominava nella versione di cui ti ho parlato prima.

Confronto Giocatori di carte Paul Cézanne Metropolitan Museum of Art New York Barnes Foundation Philadelphia analisi

Confronto de “Giocatori di carte” del MET (sopra) con la versione della Barnes Foundation (sotto)

Infine, le analisi ai raggi X di questa tela hanno evidenziato che Paul ha avuto qualche difficoltà nel “trasferire” i singoli protagonisti in questa scena di gruppo.

Che vuol dire?

Come ti ho detto prima , il pittore non ha dipinto direttamente quest’opera, ma ha realizzato i ritratti dei vari personaggi e poi li ha riuniti qui.

I giocatori di carte di Cézanne (Collezione privata)

Qui trovi tutte le informazioni sulla tela di Cézanne che fa parte di una collezione privata.

Giocatori di carte Paul Cézanne collezione Al-Thani analisi

“Giocatori di carte” Paul Cézanne (versione della collezione Al-Thani)

Data di realizzazione: 1892-1893

Dimensioni: 97 x 130 cm

Dove si trova: Collezione privata

STORIA

In realtà sulla storia di questa tela non ho molto da dirti.

Non ci sono informazioni su quale sia stato il suo destino dopo che Cézanne l’ha completata.

Tutto ciò che sappiamo è che nel 2012 è stata acquistata la famiglia reale del Qatar pagandola o 250 o 320 milioni di dollari.

E dove l’hanno acquistata?

L’hanno comprata dal commerciante greco George Embricos.

Ed è così che oggi la tela di Cézanne si trova nella collezione Al-Thani, Qatar.

DESCRIZIONE

Guarda attentamente quest’opera.

Giocatori di carte Paul Cézanne collezione Al-Thani analisi

“Giocatori di carte” Paul Cézanne (versione della collezione Al-Thani)

Noti qualche cambiamento rispetto ai quadri di cui ti ho parlato finora?

Confronto Giocatori di carte Paul Cézanne collezione privata Al-Thani Qatar Metropolitan Museum of Art New York Barnes Foundation Philadelphia analisi

Confronto dei “Giocatori di carte” della collezione Al-Thani (sopra), del MET (centro) e della Barnes Foundation (sotto)

Ti aiuto io.

La prima differenza che si nota sta proprio nella struttura dell’opera.

Tutti gli elementi superflui sono spariti.

Ad esempio?

Non ci sono più spettatori ad osservare le persone che giocano.

E non solo.

I giocatori non sono 3, ma sono rimasti soltanto in 2.

Sono concentratissimi sulla partita.

Nulla può distrarli.

La scena così risulta bilanciata, ma leggermente asimmetrica.

Dà un’occhiata all’uomo a sinistra.

Particolare protagonista sinistra Giocatori di carte Paul Cézanne collezione Al-Thani Qatar analisi

Particolare del giocatore di sinistra

Fuma una pipa ed ha un cappello a cilindro.

Indossa abiti scuri ed eleganti ed ha la schiena completamente appoggiata sulla sedia.

E l’altro giocatore?

Particolare protagonista destra Giocatori di carte Paul Cézanne collezione Al-Thani Qatar analisi

Particolare del giocatore di destra

Lui non fuma la pipa.

Indossa un cappello, ma non è a cilindro.

I suoi abiti non sono eleganti come quelli del suo avversario.

Ed ha la schiena leggermente incurvata sul tavolo.

Per fartela breve, i 2 protagonisti hanno uno stile contrastante.

Adesso dà un’occhiata alle carte che hanno in mano.

Particolare carte giocatori di carte Paul Cézanne collezione Al-Thani Qatar analisi

Particolare delle carte

Cézanne ha lavorato duramente su questi particolari.

Ha dimostrato di essere un professionista nella realizzazione del chiaroscuro.

E lo si vede nella resa del fronte e del retro di queste carte da gioco.

Poi ci sono anche altri dettagli che devi conoscere.

Ad esempio?

Quella bottiglia di vino sul tavolo in secondo piano.

Particolare bottiglia vino giocatori di carte Paul Cézanne collezione Al-Thani Qatar analisi

Particolare della bottiglia di vino

Sta tra i 2 giocatori, come se fosse una sorta di divisore.

E sta esattamente al centro della composizione.

Particolare divisione composizione bottiglia vino Giocatori di carte Paul Cézanne Collezione Al-Thani Qatar analisi

Particolare della divisione della composizione

Voglio dirti anche un paio di cose a proposito della prospettiva adottata in questo lavoro.

Non è del tutto centrata.

Guardando da più vicino ti renderai conto che il protagonista sulla sinistra rientra perfettamente nella composizione, sedia inclusa.

Particolare protagonista sinistra completo Giocatori di carte Paul Cézanne collezione Al-Thani Qatar analisi

Particolare del protagonista sinistro completo

L’altro protagonista, invece, è “tagliato”.

Particolare protagonista destra tagliato Giocatori di carte Paul Cézanne collezione Al-Thani Qatar analisi

Particolare del protagonista a destra tagliato

Parte della sedia non rientra nell’opera.

E non è tutto.

Il tavolo su cui stanno giocando sembra essere anche leggermente inclinato.

Particolare tavolo inclinato Giocatori di carte Paul Cézanne Collezione Al-Thani Qatar analisi

Particolare del tavolo inclinato

Per quanto riguarda i colori devi sapere che Paul ha utilizzato i colori primari per la resa delle forme solide.

Poi ha unito questi colori con il lilla ed il verde così da rendere la scena più vivida.

Per la metà inferiore della tovaglia invece si è servito di tonalità più scure.

I giocatori di carte di Cézanne (Courtauld Institute of Art, Londra)

Qui puoi trovare tutte le informazioni riguardanti il quadro di Cézanne conservato alla Courtauld Institute of Art di Londra.

Giocatori di carte Paul Cézanne Courtauld Institute of Art Londra analisi

“Giocatori di carte” Paul Cézanne (versione del Courtauld Institute of Art)

Data di realizzazione: 1892-1895

Dimensioni: 60 x 73 cm

Dove si trova: Courtauld Institute of Art, Londra

DESCRIZIONE

Te lo dico fin da ora.

Questo quadro assomiglia moltissimo alla versione conservata al Musée d’Orsay (di cui ti parlerò tra poco).

I colori, i particolari e la prospettiva utilizzata sono (quasi) uguali.

Confronto Giocatori di carte Paul Cézanne Giocatori di carte Paul Cézanne Courtauld Institute of Art Londra Musée d'Orsay Parigi analisi

Confronto tra “Giocatori di carte” della Courtauld Institute of Art (sopra) e del Musée d’Orsay (sotto)

Confrontando invece questa tela del Courtauld Institute of Art con quella presente nella collezione del Qatar, le differenze sono notevoli.

Davvero?

Proprio così.

Confronto Giocatori di carte Paul Cézanne Giocatori di carte Paul Cézanne Courtauld Institute of Art Londra Collezione Al-Thani Qatar analisi

Confronto tra “Giocatori di carte” della Courtauld Institute of Art (sopra) e quello della collezione Al-Thani (sotto)

Il primo, evidente dettaglio è sicuramente il cambio di prospettiva:

  • Nell’opera del Qatar il punto di vista utilizzato è ravvicinato al punto tale da non mostrarci nemmeno i pantaloni dei protagonisti
  • Nell’opera della Courtauld Gallery il punto di vista è più distante e ci permette di osservare uno spazio maggiore con diversi dettagli
Prospettiva Giocatori di carte Paul Cézanne Courtauld Institute of Art Londra analisi

Particolare della prospettiva

Guarda il volto dei 2 protagonisti e confrontiamoli con quelli del Qatar.

Confronto volti protagonisti Giocatori di carte Paul Cézanne Courtauld Institute of Art Londra Collezione privata Al-Thani Qatar analisi

Confronto del volto dei protagonisti nella versione della Courtauld Institute of Art (sopra) e della collezione privata (sotto)

È chiaro.

Il quadro che si trova in Inghilterra è più dettagliato.

Gli occhi dei protagonisti non sembrano delle piccole fessure come si vede nel quadro del Qatar.

Poi anche la simmetria dell’opera cambia.

Che significa?

Ora ti spiego.

La bottiglia di vino sul tavolo che separa i 2 avversari c’è anche qui.

Ma non c’è alcun tappo.

Che sia stata aperta?

Confronto bottiglia vino Giocatori carte Paul Cézanne Courtauld Institute of Art Londra Collezione privata Al-Thani Qatar analisi

Confronto della bottiglia di vino in “Giocatori di carte” della Courtauld Institute of Art (sinistra) e della collezione privata Al-Thani del Qatar

Comunque, guardando quest’opera potresti renderti conto che la prospettiva è leggermente inclinata.

Inclinata?

Particolare composizione inclinata Giocatori di carte Paul Cézanne Courtauld Institute of Art Londra analisi

Particolare della composizione inclinata

Sì.

Tutta la composizione sembra “tendere” a sinistra.

Poi i colori utilizzati in questa versione sono più leggeri ed appartengono tutti alle tonalità della terra.

In questo modo la composizione risulta più armoniosa.

Puoi renderti conto della differenza guardando gli abiti indossati qui dai protagonisti e quelli presenti nell’opera del Qatar.

Anche l’ambiente è stato modificato.

In che senso?

Confronto ambiente Giocatori carte Paul Cézanne Courtauld Institute of Art Londra Collezione privata Al-Thani Qatar analisi

Confronto dell’ambiente ne “Giocatori di carte” della Courtauld Institute of Art (sopra) e della collezione Al-Thani (sotto)

C’è qualche oggetto in più rispetto all’opera del Qatar.

I giocatori di carte di Cézanne (Musée d’Orsay, Parigi)

Qui troverai tutte le informazioni sul quadro di Cézanne conservato al Musée d’Orsay di Parigi.

Giocatori di carte Paul Cézanne Musée d'Orsay Parigi analisi

“Giocatori di carte” Paul Cézanne (versione del Musée d’Orsay)

Data di realizzazione: 1894-1895

Dimensioni: 47,5 x 57 cm

Dove si trova: Musée d’Orsay, Parigi

STORIA

Come c’è arrivato questa tela al Musée d’Orsay?

Ora ti racconto tutto.

Cézanne ha ceduto il suo lavoro al gallerista parigino Ambroise Vollard.

Nel giro di poco tempo il quadro è passato da un collezionista all’altro, giungendo tra le mani di Denys Cochine poi di Durand-Ruel.

Nel 1911 lo ritroviamo nella collezione del Conte Isaac de Camondo.

Alla sua morte, nel testamento c’è scritto che la sua intera collezione d’arte doveva essere distribuita nei musei nazionali francesi.

Così i Giocatori di carte di Cézanne giungono per un po’ al Louvre (dal 1911 al 1947).

E poi?

Dal 1947 fino al 1986 l’opera è stata trasferita alla Galleria Jeu de Paume.

E nel 1987 è arrivata al Musée d’Orsay dove si trova ancora oggi.

DESCRIZIONE

Guarda con attenzione quest’opera.

Giocatori di carte Paul Cézanne Musée d'Orsay Parigi analisi

“Giocatori di carte” Paul Cézanne (versione del Musée d’Orsay)

Questa è la tela più piccola dell’intera serie.

Ma è anche quella più ricca di particolari.

Protagonisti sono 2 uomini che giocano a carte ad un tavolo.

La bottiglia di vino sta al centro della composizione a dividerli.

Particolare bottiglia vino Giocatori di carte Paul Cézanne Musée d'Orsay Parigi analisi

Particolare della bottiglia di vino

L’uomo che sta fumando la pipa è Alexandre, giardiniere della villa di famiglia di Cézanne.

Particolare volto protagonista sinistra uomo pipa giocatori di carte Paul Cézanne Musée d'Orsay Parigi analisi

Particolare del protagonista a sinistra

L’altro invece è Paulin Paulet.

Particolare protagonista uomo destra Giocatori di carte Paul Cézanne Musée d'Orsay Parigi analisi

Particolare del protagonista di destra

La prospettiva adottata in questa composizione è molto simile a quella vista nel quadro che si trova alla Courtauld Gallery.

Confronto Giocatori di carte Paul Cézanne Giocatori di carte Paul Cézanne Courtauld Institute of Art Londra Musée d'Orsay Parigi analisi

Confronto tra “Giocatori di carte” della Courtauld Institute of Art (sopra) e del Musée d’Orsay (sotto)

Ma c’è una differenza.

In questo caso, i protagonisti sono stati realizzati con delle dimensioni maggiori.

E questo conferisce all’opera un senso di monumentalità.

I giocatori riempiono quasi del tutto la tela.

Ma senza esagerare.

Il tutto è reso armonioso grazie all’utilizzo di tonalità basate sul marrone e colori simili.

La pennellata che usa Cézanne è “a macchia” e poco precisa.

Per rendertene conto ti basta confrontare la pipa fumata da Alexandre qui e quella che si vede nella versione della Courtauld Gallery.

Confronto protagonista uomo pipa Giocatori di carte Paul Cézanne Musée d'Orsay Parigi Courtauld Institute of Art Londra analisi

Confronto dell’uomo con la pipa ne “Giocatori di carte” del Musée d’Orsay (sinistra) e della Courtauld Institute of Art (destra)

Nel quadro del Musée d’Orsay questo particolare è meno definito.

L'articolo I giocatori di carte di Paul Cézanne: delle insolite “nature morte” proviene da .

Angelus di Jean-François Millet: una preghiera per la natura

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Voglio farti conoscere la storia di un importante quadro dell’800. Il pittore che ha dipinto questo capolavoro si chiama Jean-François Millet ed è passato alla storia come uno dei più famosi esponenti del Realismo. Le sue tele con protagonisti i contadini sono conosciute in tutto il mondo e sono conservate nei musei più prestigiosi. Oggi voglio farti conoscere qualcosa in più sul suo stile parlandoti dell’Angelus.

Ci sono un po’ di cose che devi sapere su quest’opera.

Per spiegarti tutto per bene ho deciso di scrivere questo articolo.

Una volta che avrai finito di leggerlo, ti assicuro che:

  • Conoscerai tutta la storia dell’opera e capirai com’è arrivata al Musée d’Orsay
  • Scoprirai le ragioni per cui l’Angelus viene considerato uno dei più grandi capolavori di Millet
  • Capirai il perché i 2 protagonisti stanno pregando

E molto altro ancora.

Sei pronto per conoscere per bene questa tela? Cominciamo.

Angelus Millet
“Angelus” Jean-François Millet

Data di realizzazione: 1858-1859

Dimensioni: 56 x 66 cm

Dove si trova: Musée d’Orsay, Parigi

STORIA

Prima di tutto voglio rispondere ad una domanda fondamentale.

Sai chi ha commissionato il dipinto Angelus?

A richiedere l’esecuzione di questa tela è stato Thomas Gold Appleton.

E chi è?

È uno scrittore americano e grande amante dell’arte.

Voglio fare una precisazione.

Anche se è stato Thomas ad ordinare l’esecuzione di questa tela, il soggetto è stato inventato dallo stesso pittore.

Che significa?

Ora ti spiego.

La scena di cui ti parlerò nel dettaglio tra poco non è altro che un ricordo d’infanzia di Jean-François.

Quando era piccolo ha vissuto in Normandia.

Ed ecco cosa ha scritto a proposito de l Angelus:

L’Angelus è un quadro che ho dipinto ricordando i tempi in cui lavoravamo nei campi; mia nonna, ogni volta che sentiva il rintocco della campana, ci faceva fermare per recitare l’Angelus in memoria dei poveri defunti”.

Quindi si tratta di un quadro religioso?

Sì, ma c’è dell’altro.

E dopo te ne parlerò meglio.

Sai che il titolo dell’opera non è sempre stato Angelus?

Millet all’inizio aveva scelto come nome del quadro Preghiera per il raccolto di patate.

In seguito ha deciso di dargli un titolo più breve.

Ma devo dirtelo.

Quest’opera ha avuto un grande successo fin da subito.

Ed ora voglio dirti come il quadro Angelus è arrivato al Musée d’Orsay.

Jean-François ha terminato il suo incarico nel 1860.

Nello stesso anno l’opera va a finire nella collezione Papeleu e poi in quella di Alfred Stevens.

Si allontana dalla Francia quando viene ceduta a Van Praët, arrivando a Bruxelles.

L’opera rimarrà qui per 4 anni.

Poi cosa succede?

C’è uno scambio.

Il collezionista Paul Tesse decide di acquistarla dando in cambio un’altra tela chiamata La grande bergère.

Poi arriva il 1865.

In quell’anno Emile Gavet acquista l’opera di Millet e se la tiene per 7 anni.

Nel 1872 la rivende a Paul Durand-Ruel per 30000 franchi.

Quest’ultimo, nello stesso anno la rivende a Gauchez per 38000 franchi.

I passaggi da un collezionista all’altro continuano ancora a lungo.

Fino a che?

L’ultimo passaggio di proprietà dell’Angelus de Millet riguarda il collezionista Alfred Chauchard.

È il 1910.

Alfred alla sua morte decide di lasciare in eredità il capolavoro allo stato.

Dopo tutti questi spostamenti, l’opera fa una breve sosta al Louvre.

Nel 1986 viene trasportato al Musée d’Orsay, dove si trova oggi.

DESCRIZIONE

Guarda con attenzione questa tela.

Angelus Millet
“Angelus” Jean-François Millet

Sai che Millet non ha sempre avuto il successo che meritava con le sue opere?

Ed il motivo è semplice.

Il suo stile è completamente diverso da quello dei suoi colleghi del tempo.

Jean-François è sempre stato un realista.

Ed il pubblico in quel periodo era appassionato da quadri di tutt’altro genere.

I soggetti preferiti da questo pittore sono sempre stati i contadini.

Mettendo un attimo da parte l’Angelus dipinto, c’è un altro quadro che lo ha reso famoso.

Il seminatore.

In quel caso ha ritratto più e più volte lo stesso soggetto, arrivando infine a realizzare un sacco di varianti della scena.

E, con il passare del tempo, sono diventate dei veri e propri capolavori.

So cosa ti stai chiedendo.

Perché ha questa ossessione per i contadini?

Ora ti spiego.

L’800 è un periodo dove in Europa l’espansione industriale fa da padrona.

La tecnologia ha fatto degli incredibili passi in avanti.

Questo significa che il duro lavoro dell’uomo adesso verrà reso più semplice dalla presenza delle macchine.

In parole povere, nessuno vuol più vedere dei poveri contadini che si spezzano la schiena tutto il giorno per il loro lavoro.

Poi arriva l Angelus di Millet.

Questo capolavoro (così come molte altre tele dell’artista) rappresenta una presa di posizione da parte dell’artista.

Il realismo è una corrente che ha un obiettivo.

Denunciare e far conoscere a tutti le condizioni inumane del lavoro dei contadini.

Ma non solo.

Jean-François ha anche un altro obiettivo.

Quale?

Lui non è stato solo un pittore.

Pensa che ha lavorato nei campi fino all’età di 21 anni.

Sa bene quanto sia faticosa questa occupazione.

Oltre a voler far conoscere a tutti la difficoltà del lavoro nei campi, l’Angelus quadro rappresenta un ricordo d’infanzia di Millet.

Quando era piccolo andava spesso con sua nonna nei campi.

Mentre raccoglievano i prodotti della terra, spesso in lontananza si sentivano le campane di una chiesa.

In quel momento la nonna di Millet interrompeva la raccolta e cominciava a pregare per i defunti.

Quest’immagine è rimasta impressa nella mente del pittore.

Ed alla fine l’ha trasformata in un quadro.

Conosciamolo meglio.

I protagonisti della tela sono 2.

Particolare protagonisti contadini Angelus Millet analisi
Particolare dei protagonisti

Fino a qualche istante fa stavano raccogliendo le patate.

Particolare cesto patate Angelus Millet analisi
Particolare delle patate

Stavano?

Esatto.

Ora si sono fermati.

Poco distante da loro le campane della chiesa del villaggio stanno suonando.

I contadini smettono di raccogliere le patate per recitare la preghiera dell’Angelus.

Da qui deriva il titolo del quadro.

Particolare mezzobusto protagonisti contadini preghiera Angelus Millet analisi
Particolare dei protagonisti in preghiera

Il momento ritratto da Millet l Angelus ci mostra anche un’altra cosa.

Cioè?

Stiamo osservando un istante in cui il mondo spirituale e quello dei contadini diventano una cosa sola.

Mi spiego meglio.

L’Angelus è un istante fondamentale nella vita dei contadini.

È una tradizione molto importante con cui rispettano i defunti.

E c’è dell’altro.

Non solo il cristianesimo, ma anche molte altre religioni ritengono molto importante una vita in armonia con la natura e gli esseri viventi.

Adesso voglio farti conoscere meglio la tecnica utilizzata da Jean Francois Millet Angelus.

Sai quali sono le tonalità che dominano la composizione?

La scena è caratterizzata da colori caldi e toni della terra, tra cui spicca soprattutto il marrone.

Se questa è la prima volta che guardi l’opera, ti sarai accorto fin da subito che questo colore occupa gran parte della tela.

Particolare colore marrone terra sezione inferiore Angelus Millet analisi
Particolare del colore marrone nella zona inferiore

Andando un po’ più in alto, il marrone lascia spazio al verde (che mostra sempre qualche traccia di marrone).

Questo colore viene utilizzato per rendere la terra in lontananza.

Particolare colore verde terra sezione centrale Angelus Millet analisi
Particolare del colore verde nella zona centrale

Per quanto riguarda il cielo, invece?

Non è una domanda così scontata.

Particolare cielo Angelus Millet analisi
Particolare del cielo

Il cielo non è azzurro.

Millet usa dei colori che riflettono tutti quei toni che si vedono nella parte inferiore dell’opera.

Ci sono riflessi arancioni sul lato sinistro che ci indicano la presenza del sole.

Particolare sole cielo Angelus Millet analisi
Particolare della luce del sole

E dato che il sole si trova alle spalle dei 2 contadini, dal nostro punto di vista risultano in controluce.

Ecco perché sono così scuri.

Particolare protagonisti contadini Angelus Millet analisi
Particolare dei protagonisti

Ma in quale momento della giornata ci troviamo?

Considerando i colori utilizzati e la luce, siamo al tramonto.

C’è dell’altro che devi sapere sull’Angelus Jean Francois Millet.

E sarebbe?

Voglio dirti un altro paio di cose sui protagonisti.

Anche se molto scuri, si riesce a vedere qualche dettaglio dei loro vestiti.

Particolare vestiti protagonisti contadini Angelus Millet analisi
Particolare degli abiti dei protagonisti

Per rendere i loro abiti l’artista si è servito di colori molto simili a quelli utilizzati per l’ambiente circostante.

Perché?

In questo modo sono in sintonia con la natura, diventando con quest’ultima “una cosa sola”.

I protagonisti si inchinano e pregano per i defunti.

Ma se non sapessimo che in realtà stanno recitando l’Angelus, potremmo pensare che stiano ringraziando la terra per i suoi prodotti.

C’è un’altra cosa che voglio dirti a proposito dei colori.

La pennellata che Millet ha usato qui non è distesa completamente sulla tela, ma è più densa in alcuni punti.

Cioè?

Dà un’occhiata ai cespugli che si vedono in secondo piano.

Particolare cespugli Angelus Millet analisi
Particolare dei cespugli

Prima di tutto il pittore non ha diluito i colori sulla tela.

In questo modo ha ottenuto un effetto sfumato.

Per rendere i cespugli lontani e con pochi dettagli gli è bastato soltanto lasciare uno strato più denso di colore.

Ed il gioco è fatto.

Anche il cielo non è carico di particolari.

Con delle pennellate brevi e decise ha realizzato la parte alta dell’opera.

Anche se, a dirla tutta, soltanto nella sezione del cielo Millet ha diluito il colore.

Dopo averti detto qualcosa a proposito dei colori, adesso voglio parlarti di alcuni particolari che devi assolutamente conoscere.

Quali sarebbero?

Sono:

  • Cesta con ortaggi
  • Carriola con i 2 sacchi
  • Tridente piantato a terra
Particolare tridente cesto patate carriola Angelus Millet analisi
Particolare del tridente, del cesto di patate e della carriola (da sinistra a destra)

E non è tutto.

Hai notato che lo spazio in cui avviene l’azione è davvero ristretto?

Particolare area azione Angelus Millet analisi
Particolare dell’area d’azione

Manca poco che tutte le forme si sovrappongano.

Con questa scelta Millet ha quasi fatto sparire del tutto la profondità.

E c’è un motivo per cui tutti gli oggetti sono ammassati attorno ai protagonisti e non sono dispersi per il campo.

E sarebbe?

Il fatto che siano così vicini segnala una sorta di legame che c’è tra i contadini e tutta l’attrezzatura.

Senza quest’ultima gli uomini non potrebbero coltivare e raccogliere i frutti della terra.

Adesso alza un po’ lo sguardo e dai un’occhiata in lontananza.

Hai visto quelle strutture che si vedono?

Particolare casa campanile Angelus Millet analisi
Particolare del campanile e delle case

Quello è un campanile.

Forse il suono delle campane che ha interrotto i protagonisti arriva proprio da lì.

E poco più a sinistra si riconosce il profilo di una casetta.

Per concludere quest’analisi, voglio dirti un paio di cose a proposito della composizione dell’opera.

Tracciamo una linea verticale al centro dell’opera.

Particolare distanza centro composizione protagonisti Angelus Millet analisi
Particolare della distanza simmetrica dei protagonisti

I due protagonisti sono disposti esattamente alla stessa distanza dal centro.

Se invece tracciamo una linea orizzontale al centro della composizione, ti renderai conto che il tridente e la carriola si trovano alla stessa distanza.

Particolare distanza oggetti centro composizione asse orizzontale Angelus Millet analisi
Particolare della distanza simmetrica degli oggetti

Guardando con un po’ più di attenzione, noterai che è facile tracciare delle linee orizzontali che portano gradualmente la nostra attenzione all’orizzonte.

Particolare composizione linee orizzontali Angelus Millet analisi
Particolare delle linee orizzontali nella composizione

Aspetta un attimo.

Perché i contadini sembrano enormi?

Tutto merito della prospettiva.

Particolare prospettiva Angelus Millet analisi
Particolare della prospettiva

Millet ha utilizzato un punto di vista ribassato.

In parole povere, è come se noi fossimo più bassi rispetto ai protagonisti.

Per questo motivo sembrano molto più alti del normale.


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Ofelia di John Everett Millais: l’enciclopedia dei fiori

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Voglio raccontarti la storia di un’opera tragica. Il pittore che ha realizzato questo capolavoro è John Everett Millais, popolare artista inglese dell’800 appartenente al gruppo dei Preraffaeliti. Le sue opere sono state apprezzate fin da subito ed i collezionisti vanno sempre alla ricerca delle sue tele. Oggi voglio parlarti dell’opera intitolata Ophelia (oppure Ofelia).

Devi sapere un po’ di cose a proposito di quest’opera.

Ho scritot questo articolo per spiegarti tutto in modo chiaro e semplice.

Una volta che avrai finito di leggerlo, ti assicuro che:

  • Conoscerai tutta la storia dell’Ofelia quadro
  • Capirai chi è Ofelia e come John ha realizzato questa tela
  • Scoprirai l’importanza dei tanti dettagli che compongono l’opera

E molto altro ancora.

Sei pronto per conoscere per bene questo capolavoro?

Cominciamo.

Ophelia John Everett Millais analisi
“Ophelia” John Everett Millais

Data di realizzazione: 1851-1852

Dimensioni: 76,2 x 111,8 cm

Dove si trova: Tate Britain, Londra

STORIA

Adesso voglio spiegarti com’è nata Ofelia Millais.

Tutto comincia con un’idea.

John vuole realizzare una tela che vada a decorare la zona superiore di un baldacchino imperiale.

Sai come faccio a sapere che si tratta di un baldacchino imperiale?

Semplice.

Basta guardare alcuni dettagli della tela che ha usato.

Mi spiego meglio.

Se la guardi da vicino, noterai che:

  • Ha una forma orizzontale
  • Ha i 2 angoli superiori leggermente smussati
Particolare tela smussata forma orizzontale Ophelia John Everett Millais analisi
Particolare della forma della tela

La presenza di questi 2 piccoli particolari sono la testimonianza che il dipinto Ofelia doveva essere messa nel baldacchino.

Ma c’è altro che devi sapere sulla storia di questo capolavoro.

Cioè?

Ora ti racconto tutto.

Per realizzare una scena così dettagliata Millais ha dovuto suddividere il lavoro in diverse fasi (seguendo un processo simile a quello utilizzato per il Quarto Stato quadro).

Per essere precisi l’artista ha diviso il lavoro in 2 momenti differenti:

  1. Per prima cosa ha analizzato e studiato il paesaggio e l’ha reso nei minimi dettagli
  2. In seguito si è concentrato sulla donna protagonista e l’ha dipinta in modo estremamente realistico

E trattandosi di un’artista Preraffaelita, Millais ha fatto in modo che ci fossero determinate caratteristiche nel suo quadro Ophelia.

Che significa?

In poche parole i preraffaeliti vogliono che gli ambienti che fanno da sfondo alle loro opere dovesse essere il più reale possibile.

Ed è stato così per l’Ofelia di Millais.

L’artista per dipingere lo sfondo ha utilizzato la tecnica en plein air.

En plein air?

Proprio così.

Si tratta di una tecnicha pittorica messa a punto dai pittori impressionisti.

Ti spiego brevemente di cosa si tratta.

L’artista che usa questo metodo si mette all’aria aperta con la tela e comincia a riportare su questa tutto ciò che vede con i suoi occhi.

Una volta acquisiti dettagli sufficienti riporta la tela all’interno dello studio ed aggiunge le dovute correzioni.

E devo dirtelo.

John ha riprodotto questa tecnica alla perfezione.

Dà un’occhiata all’ambiente che circonda la protagonista del quadro Ofelia.

Particolare ambiente Ophelia John Everett Millais
Particolare dell’ambiente

Questo scorcio esiste sul serio.

Si trova ai bordi del fiume Hogsmill, nel Surrey in Inghilterra.

E sai quanto ci è voluto per concludere quest’opera?

Molto.

Pensa che Millais è rimasto nei pressi del fiume per più di 5 mesi.

E non è tutto.

Per far sì che il suo quadro fosse super dettagliato ha lavorato anche per 11 ore al giorno.

Dopo 5 mesi cosa è successo?

L’opera è quasi completa.

Quasi?

Esatto.

Manca ancora la protagonista.

Particolare protagonista Ophelia John Everett Millais
Particolare della protagonista

Ofelia.

E questa è la parte più difficile del quadro a dire la verità.

Addirittura?

Certo.

Dopo aver fatto un lavoro di precisione per l’ambiente di certo non può dipingere la protagonista in modo rapido e con poca attenzione.

Sai cosa ha fatto?

Ha chiesto ad una modella di posare per il ruolo di Ofelia.

E l’ha chiesto ad Elisabeth Siddal.

Chi è?

Elisabeth (chiamata Lizzie) in futuro diventerà la moglie del pittore (ed amico di Millais) Dante Gabriel Rossetti.

Entrambi sono due artisti Preraffaeliti.

Comunque Elisabeth accetta la richiesta di John.

Ma ora viene il bello.

Ofelia è uno dei personaggi della tragedia Amleto di William Shakespeare.

Più tardi ti parlerò per bene di questa storia.

Per ora ti basti sapere che ad un certo punto della vicenda Ofelia muore annegata.

Per far sì che l’opera sia quanto più reale possibile, John chiede ad Elisabeth di immergersi in una vasca da bagno con dell’acqua riscaldata per mezzo di alcune candele.

E com’è andata?

Non è stato facile.

La ragazza ha dovuto posare stando immobile in acqua per molto tempo.

E devo dirtelo.

Elisabeth ha mostrato una resistenza eccezionale.

Cioè?

Pensa che mentre è immersa le candele non hanno più riscaldato l’acqua.

Fa sempre più freddo.

Ma la ragazza non si arrende.

Concludere il dipinto di Millais Ofelia è fondamentale.

Così rimane ancora immersa per tutto il tempo necessario.

Ma non si è ammalata?

Purtroppo sì.

Elisabeth ha avuto una grave bronchite.

Il padre della ragazza ha preteso che Millais lo risarcisse di 50 sterline per pagare le spese mediche di Elisabeth.

E John alla fine ha dovuto pagare.

Dopo aver dipinto la protagonista l’Ofelia Everett Millais è finalmente completa.

La tela come ci è arrivata alla Tate Britain?

Ora te lo spiego.

Il collezionista Henry Farrer acquista il quadro il 10 dicembre 1851 direttamente da John pagandolo 300 Ghinee (si tratta di un’antica moneta inglese).

Poi negli anni successivi ci sono stati molti passaggi di proprietà:

  • Henry Farrer vende il quadro al collezionista B.G. Windus
  • Windus vende il quadro al collezionista Graves nel 1862 per 748 Ghinee
  • Nel 1864 il quadro fa parte della collezione di Gambart
  • Gambart rivende il quadro a W. Fuller Maitland e lo tiene nella sua collezione dal 1872 al 1892

Infine questo capoalvoro giunge tra le mani di Sir Henry Tate.

Nel 1894 decide di donarlo alla nazione.

Ed è così che poi è arrivato alla Tate Britain dove si trova oggi.

DESCRIZIONE

Guarda con attenzione questa tela.

Ophelia John Everett Millais analisi
“Ophelia” John Everett Millais

Prima di spiegarti nei dettagli Opehlia painting dobbiamo fare un passo indietro e rispondere ad una domanda fondamentale.

Chi è Ofelia?

Prima te ne ho parlato brevemente.

Ora è il momento di conoscerla per bene.

Ofelia è uno dei personaggi della tragedia Amleto di William Shakespeare.

Per fartela breve si tratta di una giovane aristocratica innamorata del protagonista del racconto, Amleto.

Nel corso della trama avvengono alcuni eventi che portano il protagonista ad uccidere Polonio, il padre di Ofelia.

Quando quest’ultima scopre che il padre è stato ucciso da Amleto impazzisce.

Pensa che nella versione teatrale della tragedia Ofelia (dopo aver saputo dell’omicidio del padre) si comporta in modo strano.

Dice cose senza senso e distribuisce fiori ai personaggi con cui parla.

E questo cosa c’entra?

Ora te lo dico.

Un giorno Ofelia sta raccogliendo dei fiori sulla riva di un fiume.

Ad un certo punto perde l’equilibrio e cade nell’acqua.

E muore annegata.

A teatro la scena della morte di Ofelia non viene mostrata.

Il pubblico apprende della sua scomparsa per mezzo di un dialogo che avviene tra suo fratello Laerte e la madre Gertrude.

Ecco cosa dicono:

«GERTRUDE: Una disgrazia incalza alle calcagna
un’altra, tanto presto si succedono.

Laerte, tua sorella s’è annegata.

LAERTE: Annegata! Ah, dove?

GERTRUDE: C’è un salice che cresce di traverso
a un ruscello e specchia le sue foglie
nella vitrea corrente; qui ella venne,
il capo adorno di strane ghirlande
di ranuncoli, ortiche, margherite
e di quei lunghi fiori color porpora
che i licenziosi poeti bucolici
designano con più corrivo nome
ma che le nostre ritrose fanciulle
chiaman “dita di morto”; ella lassù,
mentre si arrampicava per appendere
l’erboree sue ghirlande ai rami penduli,
un ramo, invidioso, s’è spezzato
e gli erbosi trofei ed ella stessa
sono caduti nel piangente fiume.

Le sue vesti, gonfiandosi sull’acqua,
l’han sostenuta per un poco a galla,
nel mentre ch’ella, come una sirena,
cantava spunti d’antiche canzoni,
come incosciente della sua sciagura
o come una creatura d’altro regno
e familiare con quell’elemento.

Ma non per molto, perché le sue vesti
appesantite dall’acqua assorbita,
trascinaron la misera dal letto
del suo canto a una fangosa morte.»

Dopo averti spiegato chi è la donna protagonista dell’Opehlia John Everett Millais adesso voglio svelarti altri particolari su questo capolavoro.

Prima di presentare l’opera finale il pittore ha realizzato alcuni importanti disegni preparatori.

Realizzare un capolavoro del genere ha richiesto un lavoro senza precedenti per quanto riguarda i dettagli della composizione.

Particolare schizzi preparatori Ophelia John Everett Millais analisi
Particolare degli schizzi preparatori

Una volta definiti tutti i particolari John lavora sull’opera finale.

A proposito, c’è una cosa che devi sapere sulla tela che il pittore ha utilizzato.

Millais ha acquistato 2 pezzi di tela da Charles Roberson il 7 giugno 1851 pagandole 15 scellini.

Cosa deve farci con 2 pezzi di tela?

In questo modo può sovrapporle incollandole tra loro.

Così la seconda tela può coprire il retro del dipinto e proteggerlo.

Il pittore ha comprato 2 pezzi di tela per quest’opera da Mr. Charles Roberson il 7 giugno 1851 per 15 scellini.

Per rendere bianca la tela poi ha aggiunto uno strato di bianco di zinco, ottenendo una luminosità eccezionale.

Per la sua Ofelia John Everett Millais ha fatto attenzione ad ogni dettaglio.

Una volta decisa la sezione su cui deve lavorare il pittore l’ha delimitata e l’ha riempita con della pittura bianca.

Così dipinge sempre su della pittura fresca.

Una volta terminata una zona dell’opera passa alla successiva.

Ed è stato molto attento ai colori.

Cioè?

Ha cercato di mescolarli il meno possibile lasciando ogni colore separato e puro.

Qui ha usato:

  • Bianco di piombo
  • Bianco zinco
  • Frassino ultramarino
  • Vermiglio
  • Ossido di cromo
  • Giallo zinco
  • Giallo cromo
  • Blu cobalto
  • Blu di Prussia
  • Terra di Siena
  • Giallo di Napoli
  • Nero avorio

C’è dell’altro che devi sapere sull’opera di Sir John Everett Millais Ophelia.

E sto parlando dei fiori.

Particolare fiori Ophelia John Everett Millais analisi
Particolare dei fiori

Sicuramente ti sarai reso conto che ce ne sono tantissimi in quest’opera.

E non sono stati messi lì a caso.

Ciascuno di questi fiori ha un preciso valore simbolico.

Ma voglio essere chiaro.

Ciascuna di queste piante cresce sulle rive del fiume Hogsmill.

Considerando che ha lavorato lì per 5 mesi di fila, John ha inserito in questa scena fiori che crescono in diversi periodi dell’anno.

Particolare simbolismo fiori Ophelia John Everett Millais analisi
Particolare del simbolismo dei fiori

Ricordi che prima ti ho detto che Millais ha utilizzato la tecnica en plein air?

Questo vale anche per i fiori.

Li ha visti dal vivo e li ha dipinti nel modo più reale possibile.

Se guardi con attenzione noterai anche delle foglie spezzate di alcuni fiori, mentre altri sono rigogliosi.

A questo proposito voglio raccontarti un’aneddoto.

Il figlio di John ha scritto che i fiori in questa tela sono talmente realistici che il suo professore di botanica ha deciso di utilizzare l’Ofelia preraffaeliti come spunto per far conoscere dal vivo tali piante agli alunni.

Considera che la fotografia è stata inventata nel 1839.

Dodici anni prima che Millais realizzasse quest’opera.

E le foto non erano così dettagliate come quelle moderne.

Questo significa che l’Ofelia di John è molto più ricca di particolari e realistica di qualsiasi foto dell’epoca.

C’è un’ultima cosa che voglio dirti su questo capolavoro.

Dando un’occhiata sul retro della tela sono saltate fuori un sacco di informazioni utili.

Ad esempio?

L’Ophelia by Sir John Everett Millais è stata analizzata per bene nel 1967.

Quell’anno lo strato di tela presente sul retro del quadro è stato rimosso.

Gli esperti hanno notato subito il marchio di Charles Roberson (l’uomo da cui il pittore ha acquistato le 2 tele).

Particolare Marchio Charles Roberson tela Ophelia John Everett Millais
Particolare del marchio di Charles Roberson

Grazie a questo particolare è stata ricostruita la storia del quadro.

E c’è dell’altro.

Devi sapere che quando un’opera viene prestata ad una galleria, viene attaccato un timbro sul retro del quadro.

Qui infatti si vede il marchio della National Gallery.

National Gallery?

Proprio così.

In origine anche la Tate Gallery faceva parte della National Gallery (anche se erano 2 strutture differenti).

Marchi retro tela Ophelia John Everett Millais analisi
Particolare dei marchi sul retro della tela

Tra i vari particolari si vede anche il nome di qualche collezionista che è entrato in possesso dell’opera nel corso degli anni come quello di Henry Farrer.

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La grande onda di Kanagawa di Katsushika Hokusai: il capolavoro dell’arte giapponese

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Voglio farti conoscere un’opera leggendaria e conosciuta in tutto il mondo. Pensa che è stata realizzata più di 200 anni fa, e l’autore è Katsushika Hokusai, pittore giapponese reso famoso proprio dal lavoro di cui ti parlerò oggi. Oggi voglio farti scoprire La grande onda di Kanagawa.

Ci sono moltissime cose che devi sapere su questa composizione.

Per spiegarti tutto con chiarezza e nei minimi dettagli ho deciso di scrivere questo articolo.

Una volta che avrai finito di leggerlo, ti assicuro che:

  • Conoscerai tutta la storia della famosa onda giapponese
  • Capirai il motivo per cui questa composizione è diventata famosa in tutto il mondo
  • Scoprirai il significato della scena e dei particolari che rendono la grande onda di Hokusai un capolavoro dell’arte giapponese

E molto altro ancora.

Sei pronto per conoscere per bene quest’opera? Cominciamo.

Grande Onda Kanagawa Katsushika Hokusai analisi
“Grande onda di Kanagawa” Katsushika Hokusai

Data di realizzazione: 1830-1831

Dimensioni: 25,7 x 37,9 cm

Dove si trova: Vari musei del mondo

STORIA

Cominciamo dall’inizio.

Com’è venuta in mente ad Hokusai l’idea del dipinto giapponese onda?

Ora ti racconto tutto.

Nel periodo in cui ha cominciato a pensare a questo progetto, il pittore non se la passa molto bene.

Perché? Cosa è successo?

Non ha un soldo.

Non sta molto bene di salute e sua moglie è morta da poco tempo (nel 1828).

Una sciagura dietro l’altra.

E come se non bastasse – dopo la morte della moglie – Hokusai deve prendersi cura del nipote, il quale ha già accumulato un sacco di debiti.

Sembra una situazione senza via d’uscita.

Tutto ciò che può fare è lavorare senza sosta per ripagare i debiti del nipote, almeno.

Ed è così che è nata l’onda giapponese?

No.

L’idea di questo capolavoro non è arrivata da un giorno all’altro.

Ah no?

Prima di ottenere questo famoso risultato, Hokusai ha pensato a lungo a questo soggetto.

Ed ha realizzato un sacco di illustrazioni e stampe in proposito.

Qualche volta fa un semplice disegno, mentre altre realizza opere più complesse aggiungendo elementi della cultura giapponese e cinese.

Ma non gli basta.

Così apprende anche dei particolari dal mondo artistico occidentale.

E come ha fatto?

Tra poco ti spiegherò tutto.

Sai perché ha realizzato un quadro onda giapponese?

Le onde del mare in movimento sono alcune dei soggetti preferiti dello Shan Shui.

Shan Shui?

È uno stile pittorico cinese le cui opere riguardano esclusivamente:

  • Montagne
  • Fiumi
  • Cascate

Ma la grande onda Kanagawa ha qualcosa di diverso.

Cioè?

In quest’opera la protagonista assoluta è la potenza della natura.

La gigantesca onda marittima sta per distruggere quelle piccole barche che sono sul suo cammino.

E quindi?

Le opere Shan Shui sono caratterizzate da soggetti tranquilli e rilassanti.

Molti studiosi si sono chiesti il perché di questa differenza.

E cosa hanno dedotto?

Per alcuni la grande onda a Kanagawa non è un’opera Shan Shui.

Assomiglia più ad un lavoro che ricorda la pittura giapponese Yamato-e.

E qual è la differenza tra lo Shan Shui e Yamato-e?

Lo stile Yamato-e è caratterizzata da opere con protagonista l’acqua e la forza dell’essere umano.

Hokusai prende gli aspetti di entrambi i movimenti artistici e crea qualcosa di totalmente nuovo.

Ma il risultato finale è ancora lontano.

Per quale motivo?

Prima deve concentrarsi anche su altri aspetti del suo lavoro.

A cavallo tra il 1822 e l’anno successivo pubblica una serie miniature.

Alcune di queste hanno come protagonista il Monte Fuji, altre le onde del mare.

C’è dell’altro.

L’onda Hokusai che oggi tutti conosciamo è il risultato anche dell’influenza della pittura del mondo occidentale.

E so cosa ti stai chiedendo.

Il pittore giapponese come ha fatto a conoscere le opere europee?

Ora te lo spiego.

Nell’800 il Giappone è chiuso in sé stesso.

Non vuole avere contatti con il mondo esterno.

Ma ci sono delle eccezioni.

Infatti ha degli accordi commerciali con:

  • Cina
  • Corea
  • Olanda

E sono proprio gli scambi con l’Olanda che permettono l’ingresso in Giappone di elementi appartenenti ad altre culture.

Così molti artisti orientali scoprono le opere d’arte occidentali.

Uno dei nomi più celebri in Giappone è sicuramente Shiba Kōkan.

Shiba Kōkan grande onda Kanagawa Hokusai
Opera di Shiba Kōkan

Hokusai studia le opere di Shiba e ne riprende alcuni aspetti.

E pian piano le caratteristiche della pittura europea cominciano ad apparire nell’arte giapponese (e viceversa, come si vede nell’albero di prugna in fioritura di Van Gogh).

Una delle innovazioni arrivate dall’Occidente è sicuramente l’uso della prospettiva.

La grande onda Hokusai è sempre più vicina alla sua realizzazione.

Sulla strada per l’esecuzione di questo capolavoro Hokusai realizza altre importanti tele, come Veduta di Honmoku vicino a Kanagawa ed Imbarcazioni da trasporto in mezzo alle onde.

Grande onda Kanagawa Hokusai Veduta di Honmoku vicino a Kanagawa Imabarcazioni da trasporto in mezzo alle onde analisi
“Veduta di Honmoku vicino a Kanagawa” (sopra) e “imbarcazioni da trasporto in mezzo alle onde” (sotto) Katsushika Hokusai

Noti qualche somiglianza?

Le 2 immagini qui sopra sono accomunate dalla presenza di una gigantesca onda che sta per colpire una nave.

Questo elemento lo ritroveremo nel quadro giapponese onda prossimamente.

Ed è vero.

Anche se i soggetti sono molto simili, lo stesso non si può dire dei colori.

La grande onda Hokusai infatti è dominato soprattutto dal blu.

Per essere precisi, dal blu di Prussia.

E questo cosa c’entra?

Devi sapere che in quel periodo il blu di Prussia era un pigmento molto raro in Giappone.

Ottenere una tonalità simile è difficile.

Ed Hokusai ha bisogno di questo colore.

Per quale motivo?

Per rendere le sue onde più vigorose e potenti.

Ed allora cos’ha fatto?

Si è messo a studiare.

Prima ha dato un’occhiata ai lavori di Ogata Kōrin, un collega appartenente alla scuola artistica Rinpa.

Ogata ha realizzato un’opera intitolata Onde su paravento.

Onde su paravento Ogata Kōrin Hokusai grande onda Kanagawa
“Onde su paravento” Ogata Kōrin

Qui c’è tutto ciò di cui ha bisogno per la sua Kanagawa onda.

Cioè?

In questo lavoro Hokusai ha trovato la soluzione migliore per rendere le sue onde più forti e violente.

Come faccio a sapere ciò?

È stato lo stesso artista a dircelo nelle sue Brevi lezioni di disegno semplificato.

In questo trattato spiega che ogni oggetto può essere disegnato sfruttando la relazione tra cerchio e quadrato.

Ed è così che comincia a lavorare sulla leggendaria onda.

Hokusai qualche anno dopo realizza Fuji dal mare.

Fuji dal mare Hokusai Grande Onda di Kanagawa
“Fuji dal mare” Katsushika Hokusai

È un disegno molto importante contenuto nel secondo volume della serie di libri intitolata Cento vedute del Monte Fuji.

Cosa c’entra questo con il quadro mare giapponese?

Perché è strettamente legato al capolavoro di cui ti parlo oggi.

Se lo guardi con attenzione puoi notare che sul lato sinistro c’è la montagna vulcanica.

Le onde sono in primo piano.

Ma manca ancora qualcosa per l’opera di Kanagawa.

Cioè?

Gli uomini.

Qui non ci sono né barche né uomini.

L onda di Hokusai invece è famosa anche per questi dettagli.

Soltanto nel 1822 il suo capolavoro sarà finalmente completato.

DESCRIZIONE

Dai un’occhiata a questo lavoro.

Grande Onda Kanagawa Katsushika Hokusai analisi
“Grande onda di Kanagawa” Katsushika Hokusai

La superficie che ospita l’opera è orizzontale.

In giapponese è chiamata ōban.

Un formato utilizzatissimo nell’arte orientale.

Gli elementi fondamentali nel lavoro di Hokusai onda sono:

  • Mare in tempesta
  • Barche
  • Monte Fuji
Particolare mare navi monte Fuji Grande Onda Kanagawa Hokusai analisi
Particolare dell’onda, le barche e del Monte Fuji

Poi se guardi in alto a sinistra vedrai anche la firma dell’artista.

Particolare firma Hokusai Grande Onda Kanagawa analisi
Particolare della firma dell’artista

Cominciamo l’analisi parlando della montagna.

Particolare Monte Fuji Grande Onda Kanagawa Hokusai analisi
Particolare del Monte Fuji

Questo è il Monte Fuji.

Uno degli elementi religiosi più importanti di tutto il Giappone.

Un sacco di artisti hanno realizzato delle opere d’arte con protagonista questo rilievo.

Ed anche Hokusai.

In questo quadro onde giapponese il Monte Fuji è un po’ strano.

In che senso?

Se guardi da vicino noterai che attorno c’è un’atmosfera scura.

Particolare colore scuro vicino Monte Fuji Grande Onda Kanagawa Hokusai analisi
Particolare del colore scuro vicino al Monte Fuji

Che vuol dire?

Forse è la notte che sta scomparendo gradualmente per lasciare posto all’alba.

Il sole sta per sorgere ed illumina pian piano tutto il cielo.

Ma quel colore scuro non potrebbe rappresentare una tempesta in arrivo piuttosto che la notte?

Non è possibile.

Ed ora ti dico il perché.

Il tono grigio attorno alla montagna potrebbe ingannarti.

Ma non si tratta di maltempo perché:

  • Non c’è alcuna traccia di pioggia nella composizione
  • Non ci sono nuvole di tempesta nelle vicinanze

Andiamo avanti.

C’è altro che devi sapere sul capolavoro di Hokusai la grande onda.

Ad esempio?

Guarda le 3 navi in mare.

Particolare navi Grande Onda Kanagawa Hokusai analisi
Particolare delle navi

Sono delle imbarcazioni molto particolari.

In giapponese si chiamano oshiokuri-bune.

Si tratta di chiatte lunghe all’incirca 12-15 metri.

Venivano utilizzate per trasportare il pesce appena pescato.

Come avrai intuito dal titolo dell’opera siamo nei pressi del porto di Kanagawa.

Un tempo era una tappa molto importante nel percorso tra Edo e Kyoto.

Oggi questa zona si trova a 30 chilometri a sud di Kyoto.

E quant’è distante il Monte Fuji dal punto di vista dell’osservatore nell’opera di Hokusai?

Probabilmente sono circa 100 chilometri.

Particolare distanza attuale Kanagawa Monte Fuji Grande Onda Kanagawa Hokusai analisi
Particolare della distanza attuale tra il porto di Kanagawa ed il Monte Fuji

Ma torniamo un attimo su queste piccole imbarcazioni ritratte ne la grande onda Kanagawa.

Guardandole da vicino puoi notare che ciascuna di queste ha un equipaggio di 8 vogatori e di 2 passeggeri sulla loro punta.

Particolare equipaggio barche grande onda Kanagawa Hokusai analisi
Particolare dell’equipaggio di una nave

Sono 30 persone in tutto.

E voglio svelarti una curiosità molto interessante.

Osservando l’abbigliamento dei protagonisti di quest’opera è stato possibile capire in quale momento dell’anno è ambientata la scena, sai?

Ora mi spiego meglio.

Particolare abbigliamento equipaggio nave Grande Onda Kanagawa Hokusai analisi
Particolare della veste degli uomini

I pescatori indossano una veste color indaco chiamata samue.

I vestiti con questo colore vengono indossati in primavera.

In autunno invece la samue è marrone.

Ciò significa che la pittura giapponese onda è ambientata in primavera.

Ora è il momento di parlarti del mare e della famosa onda.

Particolare onda grande onda Kanagawa Hokusai analisi
Particolare dell’onda

L’artista ritrae questa gigantesca onda un momento prima che si infranga con grande potenza sulle navi.

Guardandola con attenzione puoi notare che l onda Hokusai forma una spirale quasi perfetta, il cui centro corrisponde a quello della scena.

Particolare forma onda grande onda Kanagawa Hokusai analisi
Particolare della spirale nella composizione

Ma si tratta di uno tsunami?

Forse no.

Probabilmente si tratta di una formazione di piccole onde che hanno raggiunto una grandezza fuori dal comune.

Potrebbe essere alta al massimo 12 metri.

Particolare altezza onda grande onda Kanagawa Hokusai analisi
Particolare dell’altezza dell’onda

Aspetta un attimo.

Guarda un attimo in alto a sinistra.

A parte la firma dell’artista, l’hai vista quell’altra scritta nel rettangolo?

Particolare scritta rettangolo titolo grande onda Kanagawa Hokusai analisi
Particolare della scritta nel rettangolo

Questo è un dettaglio molto importante nel lavoro di Hokusai l onda.

Per quale motivo?

Lì c’è scritto “Fugaku sanjūrokkei Kanagawa oki nami ura”.

Significa “Trentasei vedute del Monte Fuji al largo di Kanagawa sotto un’onda”.

Ed anche la firma è molto particolare.

In che senso?

Non c’è scritto Katsushika Hokusai, ma “Hokusai aratame Iitsu hitsu“.

Significa “Dal pennello di Hokusai che cambiò il nome in Iitsu“.

Che vuol dire?

Devi sapere che questo artista nel corso della sua carriera ha utilizzato più di 30 pseudonimi differenti.

Così tanti?

Andava di moda tra i pittori giapponesi.

Ma Hokusai ha esagerato e ne ha cambiati davvero molti.

Perché usavano dei pseudonimi? E soprattutto perché li cambiavano spesso?

Li utilizzavano come dei titoli per riconoscere il proprio stile artistico.

E li cambiavano ogni volta che adottavano delle tecniche differenti.

Nella serie delle Trentasei vedute del Monte Fuji Hokusai ha utilizzato i seguenti 4 pseudonimi:

  1. Hokusai aratame Iitsu hitsu
  2. Zen Hokusai Iitsu hitsu
  3. Hokusai Iitsu hitsu
  4. Zen saki no Hokusai Iitsu hitsu

Chiusa questa piccola parentesi, devo dirti una cosa molto importante.

E sarebbe?

Fin dalla sua prima comparsa in pubblico, il quadro l onda è stato un gran successo.

Pensa che ne sono state stampate più di 5000 copie.

Oggi sono conservate nei musei di tutto il mondo.

Alcune di queste però mostrano meno difetti rispetto ad altre.

Cioè?

La versione conservata al Metropolitan Museum di New York, ad esempio, il contrasto tra il cielo e le nuvole è molto ben definito.

Grande onda Kanagawa Hokusai copia versione New York analisi
“Grande Onda di Kanagawa” (copia di New York) Katsushika Hokusai

A proposito sai quante copie di questo famoso quadro giapponese onde sono arrivate fino a noi?

Molte sono andate perdute, mentre altre sono conserva a:

  • Metropolitan Museum of Art, New York
  • Biblioteca del Congresso
  • Sackler Gallery, Washington
  • LACMA
  • Museum of Fine Arts, Boston
  • Minneapolis Institute of Arts
  • RISD Museum, Rhode Island
  • Art Institute of Chicago
  • Honolulu Museum
  • British Museum, Londra
  • Rijksmuseum, Amsterdam
  • Victoria and Albert Museum, Londra
  • National Gallery of Victoria, Melbourne
  • Museo d’arte orientale, Torino
  • Museo Guimet
  • Bibliothèque nationale de France, Parigi

E tutte queste versioni dell’onda quadro giapponese sono arrivate in questi luoghi grazie a dei collezionisti che l’hanno lasciata in eredità ai musei.

STILE E SIGNIFICATO

Sai questo quadro onda giapponese significa?

La protagonista principale della composizione è sicuramente la gigantesca onda.

Al centro della scena c’è il contrasto tra la forza della natura e la fragilità dell’uomo.

In secondo piano c’è il Monte Fuji che osserva questo scontro.

Ma questo mare in tempesta quadro giapponese potrebbe avere altri significati.

Ad esempio?

Il capolavoro di Hokusai potrebbe simboleggiare la difficoltà da parte dei giapponesi che dovevano affrontare quotidianamente i pericoli del mare che circonda la loro terra.

Altri invece hanno identificato l’onda come una sorta di guardiano naturale che proteggeva il Giappone da minacce esterne.

A proposito, ricordi la politica di isolamento in vigore in Giappone che impediva scambi commerciali con gran parte dell’Europa?

Questo fatto potrebbe essere legato all’onda pittore giapponese in questione.

In che senso?

Questa gigantesca massa d’acqua potrebbe essere anche una sorta di “muro” che bloccava i giapponesi che volevano andare alla scoperta del mondo esterno.

Non potrebbe trattarsi solo di un’onda anomala?

Non credo.

Per quale motivo?

Basta dare un’occhiata alla schiuma dell’onda sulla parte sinistra dell’opera.

Particolare onda grande onda Kanagawa Hokusai analisi
Particolare dell’onda

Assomiglia ad un artiglio pronto a colpire coloro che osano sfidare la barriera naturale.

Non è un’ipotesi da sottovalutare.

Perché?

Hokusai, oltre ad essere un famoso pittore è stato anche un maestro di manga e disegni fantastici.

Tenendo in considerazione questo particolare l’onda potrebbe rappresentare anche la morte.

La morte? E perché?

In questo caso sta per prendersi la vita dei pescatori che non hanno speranza contro la violenza del mare in tempesta.

E se l’onda può simboleggiare tutte queste cose, il Monte Fuji cosa rappresenta?

Si tratta di 2 elementi molto simili.

In che senso?

Particolare onda Monte Fuji grande onda Kanagawa Hokusai analisi
Particolare dell’onda (sinistra) e del Monte Fuji (destra)

Sono stati utilizzati gli stessi colori per entrambi i particolari.

E c’è dell’altro.

Se guardi attentamente puoi notare che all’interno dell’onda anomala si vede la forma del Monte Fuji.

Particolare forma monte mare grande onda Kanagawa Hokusai analisi
Particolare della forma del Monte Fuji nel mare

Il mare è composto da riccioli che si ripetono all’infinito.

Ricordi che prima ti ho detto che in quest’opera ci sono anche degli elementi derivanti dalla pittura occidentale?

In questo caso Hokusai riprende la tecnica della prospettiva tipica delle opere europee e pone a distanza la scena in primo piano e quella sullo sfondo.

In effetti l’onda e la violenza del mare salta subito all’occhio, mentre in lontananza sembra esserci la tranquillità.

Questo contrasto ricorda lo yin e lo yang, 2 elementi della filosofia cinese.

Al centro di ciò si trova l’uomo che non può fare nulla davanti a queste incredibili forze.

Osservando attentamente sembra che ci siano anche dei riferimenti ad altre religioni.

Dove?

Le navi potrebbero rappresentare le creazioni dell’uomo che non possono resistere alla forza della natura secondo il buddismo.

Ed anche lo shintoismo mette al centro di tutto l’incredibile potere naturale simboleggiato dall’onda.

Ah, un’altra cosa.

Avrai sicuramente notato l’andamento curvilineo che si ripete in tutta la scena.

Particolare andamento curvilineo composizione grande onda Kanagawa Hokusai analisi
Particolare dell’andamento curvilineo nella composizione

Questo conferisce un’eccezionale fluidità alla scena e simboleggia anche il continuo mutamento della realtà.

A proposito, hai notato che le navi non scappano dall’onda? Anzi, sembrano andarci contro?

Particolare direzione movimento barche grande onda Kanagawa Hokusai analisi
Particolare del movimento delle barche

I pescatori non sono impazziti, tranquillo.

Devi sapere che i giapponesi sono abituati a leggere le immagini da destra a sinistra.

In Occidente invece osserviamo le immagini da sinistra a destra.

Questo particolare spiega molte cose.

Ad esempio?

I pescatori probabilmente hanno venduto il pesce al mercato e si sono imbarcati per tornare a casa.

Un’onda gigantesca però blocca il loro ritorno.

E voglio dirti un’ultima cosa.

Ricordi il blu di Prussia di cui ti ho parlato prima?

Hokusai – a partire dal 1830 – utilizza questo colore un sacco di volte.

Lo usa per donare profondità all’acqua e per molti altri particolari.

Pensa che il pittore rimane talmente affascinato da questo pigmento che decide di utilizzarlo in tutte le stampe del Monte Fuji.

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Salvator Mundi di Leonardo da Vinci: storia del quadro più misterioso del mondo

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Voglio farti conoscere la storia di un’opera che ha fatto parlare moltissimo di sé negli ultimi tempi, nonostante sia stata realizzata secoli e secoli fa. L’autore di questa tela è Leonardo da Vinci, uno degli artisti più famosi di tutti i tempi. Oggi ti parlerò del Salvator Mundi.

Devo dirti un sacco di cose su quest’opera, molte delle quali riguardano la sua storia.

Ho scritto questo articolo per spiegarti tutto in modo semplice e chiaro.

Una volta che avrai finito di leggerlo, ti assicuro che:

  • Conoscerai l’avvincente storia del Salvator Mundi
  • Scoprirai il perché molti ancora oggi sono “perplessi” a proposito di questa tela di Leonardo da Vinci
  • Capirai il perché è uno dei più grandi capolavori di sempre

E molto altro ancora.

Sei pronto a conoscere per bene questo quadro? Cominciamo.

Salvator Mundi Leonardo da Vinci
“Salvator Mundi” Leonardo da Vinci

Data di realizzazione: 1500 (circa)

Dimensioni: 45.4 x 65,6 cm

Dove si trova: Luogo sconosciuto

STORIA

Lascia che ti racconti la storia del Salvator Mundi dall’inizio.

Devo dirti la verità.

Sappiamo veramente pochissimo di questa tela.

Le prime notizie che la riguardano risalgono al 1650.

In quell’anno è l’incisore Wenzel Hollar che realizza un’acquaforte (un disegno a stampa eseguito con un’antica tecnica).

Il fatto più interessante di questo disegno è il suo soggetto.

Assomiglia un sacco al Salvator Mundi di Leonardo.

Wenceslas Hollar incisione Salvator Mundi Leonardo da Vinci
“Salvator Mundi” incisione di Wenceslas Hollar

Per quanto ne sappiamo, in quegli anni l’opera di Leonardo fa parte della collezione di Carlo I d’Inghilterra.

Poi arriva il 1782.

Dopo più di un secolo ci sono novità.

Sembrerebbe che il Salvator Mundi ce l’abbia l’artista William Blake.

Come faccio a saperlo?

Te lo spiego.

Nel 1778 Blake si iscrive alla Royal Academy.

Qui conosce George Cumberland, uno dei fondatori della National Gallery.

William confida a George che nel suo laboratoio conserva una tela molto interessante che vuole mostrargli.

George accetta.

Una volta visto il lavoro con i suoi occhi capisce che è il Salvator Mundi Leonardo.

È un’occasione unica.

Non perde tempo ed entra in contatto con i mercanti d’arte di Londra e Parigi, dando il via ad una lunga serie di vendite (come ti spiegherò tra poco).

Così arriviamo al 1912.

Il Salvator Mundi viene presentato come un lavoro di Leonardo da Vinci.

Gli esperti del tempo ritengono che l’artista lo abbia realizzato nel 1499.

Purtroppo – nel corso degli anni – il lavoro è stato modificato ripetutamente.

Salvator Mundi Leonardo da Vinci prima restauro 1912 analisi
“Salvator Mundi” Leonardo da Vinci prima dei restauri (foto del 1912)

Probabilmente uno degli interventi più “aggressivi” è stato effettuato nel ‘600.

Perché? Cosa è stato modificato?

Sono stati aggiunti dei sottilissimi baffi ed i capelli di Cristo sono stati resi più mascolini e meno vaporosi.

La storia della tela continua nel 1920 con un matrimonio.

Un matrimonio?

Sì, tra Harry Hahn ed Andree.

La zia della donna gli regala un quadro per le nozze affermando che è il vero Salvator Mundi di Leonardo da Vinci.

Ed aggiunge che la tela conservata al Louvre in quegli anni è solo un falso.

Harry ed Andree colgono l’occasione al volo e vogliono vendere l’opera al Kansas City Art Institute per 250000 dollari.

Prima di chiudere la trattativa, il quadro in possesso della coppia viene analizzato dal critico d’arte Joseph Duveen.

E dice che si tratta di un falso.

I proprietari non accettano il parere di Duveen e vanno in tribunale.

Il processo si conclude con un accordo.

Dopo questa breve parentesi arriviano al 1958.

Il Salvator Mundi viene venduto dalla casa d’aste Christie’s per 60 dollari.

Faccio fatica a crederci.

Prima di essere messo all’asta però, la prassi vuole che venga tracciata la storia dei precedenti proprietari della tela.

Così si scopre che:

  1. Secoli prima il quadro era di proprietà di Carlo I d’Inghilterra (come ti ho detto all’inizio della storia)
  2. Poi è diventato proprietà di John Charles Robinson

Per qualche tempo ce l’ha avuto William Blake ripercorrendo tutte le vicende che ti ho raccontato fino ad ora.

Più che la storia, c’è un altro aspetto dell’opera che fa discutere.

Quale?

Non si ha alcuna certezza che sia stato proprio Leonardo da Vinci a realizzare la tela.

Alcuni studiosi pensano che sia stato un suo seguace.

Forse Bernardino Luini.

Ma non preoccuparti, dopo ne parleremo meglio.

Alla fine il quadro è stato venduto da Christie’s?

Sì, per 50 dollari.

Negli anni vengono fatti ulteriori approfondimenti sulla tela che fanno riemergere dettagli sulla sua storia.

Forse il Salvator Mundi Leonardo da Vinci è stato realizzato per il re francese Luigi XII.

Il lavoro è rimasto in Francia per molti anni, fino a quando Luigi XIV decide di inviarlo in Inghilterra come dono in occasione del matrimonio tra Henriette-Marie di Borbone e Carlo I.

E questo spiega il perché nel 1650 si trovava nella collezione di Carlo I d’Inghilterra.

Chiarito questo aspetto, nel 1964 la vicenda si fa più contorta.

Per quale motivo?

In quell’anno Ludwig Heydenreich – storico dell’arte tedesco specializzato nelle opere d’arte del Rinascimento italiano – fa alcuni approfondimenti su quest’opera.

E scopre una coppia di disegni a sanguigna (un’antica tecnica di disegno) realizzati da Leonardo da vinci.

Questi rappresentano il particolare di un drappeggio che ricorda molto quello che si vede nel Salvator Mundi.

E non è un dato da sottovalutare.

Per quale motivo?

Perché questa potrebbe essere una prova importante a testimonianza del fatto che Leonardo potrebbe essere davvero l’autore dell’opera.

A rendere ancora più complicate le cose si aggiunge una scoperta.

Nel 19° secolo salta fuori un altro Salvator Mundi di proprietà del marchese de Ganay a Parigi.

Quest’ultimo lo avrebbe acquistato dal barone di Lairenty che a sua volta lo ha comprato da Sir Francis Cook.

Il nuovo Salvator Mundi viene analizzato.

Gli esperti sono d’accordo.

Si tratta di una copia basata sull’originale di Leonardo realizzata da Francesco Melzi.

Salvator Mundi Leonardo da Vinci Versione Ganay analisi
“Salvator Mundi” Leonardo da Vinci (?) (Versione Ganay)

Siamo quasi alla fine di questa storia.

Nel 2007 l’ “originale” Salvator Mundi è protagonista di un lungo restauro guidato dalla dottoressa Dianne Dwyer Modestini.

Studiandola da vicino, l’esperta non ha dubbi.

È opera di Leonardo.

Anche l’esperta Mina Gregori ed il direttore della National Gallery di Londra Sir Nicholas Penny concordano con la conclusione della restauratrice.

Vengono condotte così altre analisi sulla tela.

E la faccenda si complica.

Altri esperti pensano invece che l’opera non sia di Leonardo.

Poi, nel 2010, il quadro viene spostato alla National Gallery di Londra.

Sir Nicholas Penny, il direttore del museo ne approfitta ed invita 4 esperti per approfondire il discorso:

  1. Carmen C. Bambach, curatrice del dipartimento di grafica del Metropolitan Museum
  2. Pietro Marani, studioso ed autore di saggi su Leonardo da Vinci ed il Rinascimento
  3. Maria Teresa Fiorio, studiosa ed autrice di saggi su Leonardo da Vinci ed il Rinascimento
  4. Martin Kemp, professore di storia dell’arte ad Oxford e specializzato sull’arte di Leonardo

Ma non arrivano ad una conclusione soddisfacente.

Il 28 gennaio 2010 il quadro viene messo all’asta da Sotheby’s.

Non avendo dati a sufficienza, l’autore della tela viene descritto così: “dipinto da seguace di Leonardo prima del 1750”.

Il capolavoro viene venduto per un milione e mezzo di dollari.

Il 9 novembre 2011 si dà inizio ad un nuovo processo di restauro da parte di alcuni esperti dalla National Gallery.

In un primo momento sembra che la tela non sia in un buono stato.

Sulla superficie si sovrappongono strati su strati di vernice.

Terminato il restauro, la situazione cambia.

Saltano fuori colori di una qualità incredibile visti soltanto in altri capolavori di Leonardo da Vinci, come ad esempio ne la Vergine delle Rocce.

In seguito l’opera viene rimessa all’asta a Londra.

Questa volta la compra Yves Bouvier, presidente della società svizzera Natural Le Coultre per 80 milioni di dollari.

Yves poi rivende il quadro all’imprenditore russo Dmitry Rybolovlev per 127 milioni di dollari.

Infine Dmitry cede il capolavoro alla casa d’aste Christie’s.

E così arriviamo al 15 novembre 2017.

Questo è un momento fondamentale nella storia del Salvator Mundi vendita.

L’asta si tiene nella sede a New York di Christie’s.

È un evento seguito dai giornali e le televisioni di tutto il mondo.

I partecipanti all’asta sono nomi famosi:

  • Budi Tek, miliardario cinese
  • Eli Broad, miliardario americano
  • Sheikha Al-Mayassa bint Hamad bin Khalifa Al-Thani, sorella dell’Emiro del Qatar
  • Uli Sigg, collezionista svizzero milionario
  • Dasha Zhukova, moglie del milardario russo Roman Abramovič
  • Sergio ed Hecilda Fadel, importanti personalità impegnate nel promuovere l’arte contemporanea in Brasile
  • Gerhard Richter, uno degli artisti più quotati di tutti i tempi

L’asta comincia ed il Salvator Mundi è il 9° pezzo che verrà venduto.

Passano 18 minuti ed è il suo turno.

Il prezzo di base dell’opera è 75 milioni di dollari.

Le offerte si susseguono fino ad arrivare a 250 milioni di dollari.

Sono rimasti in gioco solo un paio di possibili acquirenti.

Qual è il Salvator Mundi prezzo?

La tela è stata venduta all’asta per 400 milioni di dollari.

Se l’aggiudica il Dipartimento di Cultura e Turismo di Abu Dhabi.

Le notizie indicano che il capolavoro di Leonardo verrà esposto al Louvre Abu Dhabi.

Il Salvator Mundi dove si trova?

Attualmente è in un luogo sconosciuto. Le ultime notizie indicano che la tela potrebbe trovarsi sullo yacht del principe Moḥammad bin Salmān Āl Saʿūd.

DESCRIZIONE

Guarda con attenzione questo capolavoro.

Salvator Mundi Leonardo da Vinci
“Salvator Mundi” Leonardo da Vinci

Cominciamo con il parlare di un importante particolare presente in questa scena.

Il globo che Cristo regge nella mano sinistra.

Particolare sfera vetro Salvator Mundi Leonardo da Vinci analisi
Particolare della sfera

Guardalo attentamente.

La luce che pulsa al suo interno è stata resa con dei puntini bianchi.

Assomiglia molto ad una bolla di vetro trasparente che né riflette né distorce l’immagine al suo interno.

Che cos’è il Salvator Mundi globo?

È una sfera trasparente. Dopo un esame condotto all’Università della California nel 2020 basato su una ricostruzione 3D del dipinto, è stato affermato che la sfera è di vetro.

Per proseguire il Salvator Mundi Leonardo da Vinci analisi devo parlarti del protagonista.

Salvator Mundi Leonardo da Vinci
“Salvator Mundi” Leonardo da Vinci

Leonardo dipinge Cristo a mezzo busto.

Attorno a lui è tutto buio e non si vede nulla.

Sembra quasi che stia spuntando dalle tenebre.

Questo contrasto è reso alla perfezione con la celebre tecnica dello sfumato tipica di da Vinci.

Il fatto che Cristo sia in un ambiente vuoto potrebbe avere un significato.

Cioè?

È come se volesse dimostrare che non vuole essere venerato o riverito.

Vuole donare il bene al mondo senza chiedere nulla in cambio.

A proposito, hai dato un’occhiata alla mano destra?

Particolare mano destra Gesù Salvator Mundi Leonardo da Vinci analisi
Particolare della mano destra

È alzata e sta facendo il gesto della benedizione.

Nell’insieme pare che con questa mano ci stia benedicendo mentre con l’altra dona una sfera trasparente che simboleggia la vita eterna.

Guardando da più vicino la mano destra si vede che con il dito medio e l’indice forma una croce.

Particolare croce indice medio mano destra Gesù Salvator Mundi Leonardo da Vinci analisi
Particolare della croce formata con il dito indice e medio

Guarda il suo volto.

Particolare volto Gesù Cristo Salvator Mundi Leonardo da Vinci analisi
Particolare del volto

Leonardo ci mostra un Cristo giovane.

Ha dei lunghi capelli ricci che cadono sulle spalle.

I suoi occhi, però, sono un po’ strani.

In che senso?

A differenza di altri celebri personaggi dipinti da Leonardo (come la Gioconda) Gesù ha uno sguardo spento.

Particolare sguardo Salvator Mundi Leonardo da Vinci analisi
Particolare dello sguardo

Non c’è luminosità e le palpebre sono troppo scure.

Sembra quasi che sia stanco.

Potrebbe trattarsi di un effetto voluto, forse per indicare il difficile compito che esegue.

Guarda un attimo il suo abito.

Particolare vestito Gesù Cristo Salvator Mundi Leonardo da Vinci analisi
Particolare del vestito

È blu, il tessuto è leggero e ci sono 2 fasce marroni intrecciate sul petto con all’interno delle forme geometriche.

Sul petto di Cristo spicca un rubino.

Particolare rubino Salvator Mundi Leonardo da Vinci analisi
Particolare del rubino

Un rubino?

Proprio così.

È una pietra molto preziosa.

Nei secoli ha avuto vari ruoli.

I greci lo chiamavano ántrax che significa “carbone vivo”.

Gli diedero questo nome perché quando veniva esposto al calore prendevano il colore del carbone ardente.

Nel Medioevo il rubino – oltre ad essere prezioso – acquista poteri divinatori.

Al tempo si pensava fosse indispensabile per anticipare disgrazie o catastrofi.

E veniva chiamato “rubeus” che significa “rosso”.

Diventa una pietra indossata da principi, dei, eroi ed imperatori.

Se guardi attentamente il ritratto, noterai che oltre al rubino c’è anche una perla.

Particolare perla vestito Gesù Cristo Salvator Mundi Leonardo da Vinci analisi
Particolare della perla

Si trova proprio nel punto dove si incrociano le bande ricamate.

La perla simboleggia la purezza femminile.

Potrebbe trattarsi di un particolare “sopravvissuto” alle modifiche eseguite per accentuare il carattere più mascolino del protagonista.

E poi c’è la luce.

È vero, questa è un’opera molto scura.

Ma la luce qui arriva addirittura da 2 punti: dall’alto e frontalmente.

Particolare fonti luce Salvator Mundi Leonardo da Vinci analisi
Particolare delle fonti di luce

Ed è proprio grazie all’illuminazione che saltano subito all’occhio le tonalità calde della scena (che vanno in netto contrasto con il blu della veste).

Tonalità calde?

Sì.

Come le fasce marroni dell’abito ed il marrone-rossastro sulle guance di Gesù.

Particolare colori caldi Salvator Mundi Leonardo da Vinci analisi
Particolare dei colori caldi nell’opera

Ed è semprela luce a dare un effetto lucido alle ciocche di capelli.

Particolare capelli Gesù Cristo Salvator Mundi Leonardo da Vinci analisi
Particolare dei capelli

Infine, la composizione della scena è molto facile da tracciare.

Particolare composizione Salvator Mundi Leonardo da Vinci analisi
Particolare della composizione della scena

C’è una piramide la cui punta si trova sulla testa di Cristo ed i lati attraversano le sue mani.

Fonte

L'articolo Salvator Mundi di Leonardo da Vinci: storia del quadro più misterioso del mondo proviene da .

La Libertà che guida il popolo di Eugène Delacroix: la faccia della Rivoluzione

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Voglio farti conoscere la storia di un quadro memorabile. Si tratta di una tela che rappresenta un importante momento storico e l’artista che l’ha realizzata è Eugène Delacroix, un famosissimo pittore francese dell’800. Oggi ti spiegherò la Libertà che guida il popolo.

Ci sono un po’ di cose che devo dirti sull’opera ed ho deciso di scrivere questo articolo per spiegarti tutto in modo semplice e lineare.

Una volta che avrai finito di leggerlo ti garantisco che:

  • Conoscerai tutta la storia della tela
  • Capirai il motivo per cui è considerata una delle più celebri opere dell’arte francese
  • Scoprirai il significato di tutti i particolari della composizione

E molto altro ancora.

Sei pronto a conoscere a fondo questo capolavoro? Cominciamo.

Libertà che guida il popolo Eugène Delacroix
“Libertà che guida il popolo” Eugène Delacroix

Data di realizzazione: 1830

Dimensioni: 260 x 350 cm

Dove si trova: Musée du Louvre, Parigi

STORIA

È il 25 luglio 1830.

Il re di Francia Carlo X fa pubblicare delle ordinanze per eliminare la minaccia liberale.

Ecco alcune delle più importanti:

  1. Sospensione della libertà di stampa
  2. Scioglimento della Camera dei deputati
  3. Riforma del suffragio in modo tale da favorire l’aristocrazia

In questo modo tutto il potere è concentrato nelle sue mani ed in una ristretta cerchia di nobili.

Ma il popolo non ci sta.

È stanco di essere sottomesso.

Così impugna le armi e mette a ferro e fuoco la città di Parigi.

I combattimenti con l’esercito del re sono negli angoli delle strade e la capitale si trasforma in un teatro di guerra.

È un evento che cambierà la storia.

Delacroix lo sa.

Così decide di immortalare questo momento in una tela.

All’inizio la chiama 28 luglio.

Quello è il giorno in cui il popolo conquista il municipio.

Un’importante vittoria che in seguito porterà alla definitiva sconfitta del re.

Infatti, dopo 3 giorni di combattimenti Carlo X abdica e lascia il trono.

Il popolo ha vinto.

Carico di spirito patriottico il pittore inizia a lavorare sul suo capolavoro nel settembre 1830.

Ma non la realizza di getto, anzi.

Prima effettua degli schizzi e studia attentamente ogni dettaglio.

Il risultato finale è straordinario.

In una lettera indirizzata al fratello Eugène dice che è fiero di aver ritratto un momento così importante della storia francese.

Ma sia ben chiaro.

Cosa?

Il pittore non ha combattuto in prima fila.

E perché no?

Non poteva schierarsi apertamente contro quello Stato che fino a poco tempo prima gli ha commissionato opere d’arte.

Quando però si è reso conto della sofferenza del popolo, ha messo da parte i propri interessi ed ha abbracciato la rivoluzione.

Alcuni dei dettagli (di cui ti parlerò tra poco nella descrizione (LINK) derivano dalla realtà che circonda il pittore.

Ad esempio?

La donna protagonista dell’opera ricorda La Curée di Auguste Barbier e Una semaine à Paris di Casimir Delavigne.

Si tratta di 2 testi pubblicati nel 1830 che raccontano di una grande folla di rivoltosi guidati da una donna del popolo simbolo della libertà.

E sai cosa hanno detto i critici quando hanno visto la Libertà che guida il popolo Delacroix?

Sono rimasti scioccati.

Non potevano credere che il pittore abbia rappresentato la rivoluzione in modo così crudo e violento.

Nella scena c’è sporcizia, fango e morti in primo piano.

È vero, la tela mostra la Libertà che sta trainando il popolo a riconquistare la propria libertà, ma in primo piano è impossibile non notare morte e distruzione.

Comunque il re Luigi Filippo di Francia – successore di Carlo X – compra la tela pagandola 3000 franchi.

Poi la fa esporre al Museo Reale.

Dopo un trasferimento al Palazzo del Lussemburgo, sarà lo stesso Delacroix a richiedere il proprio lavoro per metterlo in mostra all’Esposizione Universale del 1855.

Nel 1874, infine, il quadro viene portato al Louvre dove si trova oggi.

DESCRIZIONE

Guarda attentamente la scena.

Libertà che guida il popolo Eugène Delacroix
“Libertà che guida il popolo” Eugène Delacroix

Non c’è dubbio.

Il quadro di Delacroix la Libertà che guida il popolo è meraviglioso.

La scena è ambientata a Parigi.

Lo si capisce dalle caratteristiche torri di Notre-Dame che spiccano oltre il fumo sulla destra.

Particolare torri Notre-Dame Libertà che guida il popolo Delacroix analisi
Particolare delle torri di Notre-Dame

Il pittore ritrae l’istante in cui una barricata in città viene distrutta durante i combattimenti.

Il popolo è stanco ed ha deciso di riprendersi la propria libertà con la forza.

Particolare combattenti popolo Libertà che guida il popolo Delacroix analisi
Particolare dei combattenti in secondo piano

A terra c’è il caos e spiccano qua e là i resti della barricata che dovevano servire a tenere lontani i rivoltosi.

Particolare resti barricata Libertà che guida il popolo Delacroix analisi
Particolare dei resti della barricata

Ma non è bastata a fermarli.

La Libertà che guida il popolo di Delacroix è un’opera estremamente realistica.

Le truppe del re francese non hanno avuto alcuna speranza e sono stati travolti dalla furia del popolo.

I cadaveri di un paio di loro si vedono immediatamente in basso a destra, in primo piano.

Particolare cadaveri soldati esercito Libertà che guida il popolo Delacroix analisi
Particolare dei cadaveri dei soldati

Il conflitto, però, è costato la vita anche a qualche rivoltoso.

Particolare cadavere nudo Libertà che guida il popolo Delacroix analisi
Particolare del cadavere spogliato

Delacroix ci mostra un morto vestito a malapena con una camicia e sdraiato sui ruderi.

Stiamo assistendo ad una scena caotica e dinamica.

Dopo una breve rassegna dei cadaveri, la nostra attenzione ricade su un altro combattente in ginocchio.

Particolare contadino combattente in ginocchio libertà che guida il popolo Delacroix analisi
Particolare dell’uomo in ginocchio

Chi è?

Può essere un contadino o un lavoratore che cerca di farsi spazio tra le macerie per raggiungere – quasi ipnotizzato – la protagonista.

Particolare donna condottiera protagonista Libertà che guida il popolo Delacroix analisi
Particolare della protagonista

Lei è la liberta guida il popolo.

Sta spingendo le persone a combattere per mettere fine al dominio del re.

Da perfetta condottiera, con una mano sventola l’asta della bandiera francese e con l’altra impugna una baionetta (un fucile del periodo).

Mentre avanza tra le rovine, una spallina del vestito giallo de la Libertà Delacroix cade lasciandole il seno scoperto.

I parigini la seguono alla conquista della vittoria.

Ci sono altri personaggi che devi conoscere.

Chi?

Ci sono 2 giovani ragazzi che sono in prima linea a combattere.

Il primo si trova sulla destra del quadro la Libertà che guida il popolo.

Particolare ragazzo pistole Libertà che guida il popolo Delacroix analisi
Particolare del ragazzo con le pistole

Sta gridando con tutte le sue forze ed impugna una coppia di pistole.

L’altro sta sul lato sinistro mentre cerca di avanzare tra i resti della barricata armato con uno spadino e con gli occhi spalancati.

Particolare ragazzo striscia a terra Libertà che guida il popolo Delacroix analisi
Particolare del ragazzo che striscia a terra

E poi c’è un altro curioso personaggio che voglio farti vedere.

Particolare uomo capello cilindro Libertà che guida il popolo Delacroix analisi
Particolare dell’uomo con il cilindro

L’uomo con il cappello a cilindro.

So cosa ti stai chiedendo.

Perché è vestito in questo modo nel bel mezzo di una guerriglia?

In realtà il suo abbigliamento simboleggia il suo ceto sociale.

È un borghese che ha deciso di schierarsi con il popolo.

E ce lo prova sempre il suo abbigliamento (in particolare i pantaloni da lavoratore).

In ginocchio sulla parte più alta della barricata combatte in prima linea.

La rassegna dei protagonisti in primo piano de la Libertà guida il popolo di Delacroix si conclude con l’uomo che sta alle spalle del borghese.

Particolare uomo con sciabola Libertà che guida il popolo Delacroix analisi
Particolare dell’uomo con la sciabola

Armato con una sciabola rivolge il suo sguardo verso la donna condottiera.

E non è un caso che ti ho parlato esclusivamente di questi personaggi tralasciando la folla che si vede in secondo piano.

Perché?

Parte dei protagonisti che ti ho presentato infatti fanno parte della composizione piramidale dell’opera di Eugene Delacroix la Libertà che guida il popolo.

Particolare composizione piramidale Libertà che guida il popolo Delacroix analisi
Particolare della composizione piramidale della scena

E devo dirtelo.

Non è la prima volta che il pittore ricorre a questa struttura geometrica.

Anche nella Grecia sulle rovine di Missolonghi c’è la stessa soluzione; anche suoi colleghi hanno sfruttato lo stesso stratagemma, come si vede nella zattera della Medusa di Géricault.

Confronto composizione piramidale Libertà che guida il popolo Grecia sulle rovine di Missolonghi Delacroix Zattera della medusa Gericault analisi
Confronto della composizione piramidale ne “Libertà che guida il popolo” (sinistra), “Grecia sulle rovine di Missolonghi” (centro) e “Zattera della Medusa” (destra)

E non è tutto.

Per rendere ancora più “patriottica” la tela, Eugène ha utilizzato principalmente 3 colori in questa scena:

  • Blu
  • Bianco
  • Rosso

I colori della bandiera francese.

Particolare colori blu bianco rosso Libertà che guida il popolo Delacroix analisi
Particolare dei colori blu, bianco e rosso nella scena

Tra le altre tonalità spiccano anche il grigio ed il marrone, soprattutto nella zona dei detriti.

Particolare fonte luce Libertà che guida il popolo Delacroix analisi
Particolare della fonte di luce

Infine, la fonte di luce della scena proviene dalla sinistra e mette in risalto tutta la zona in primo piano.

SIGNIFICATO

Lascia che ti spieghi il significato dell’opera di Delacroix Libertà.

Tutto ruota attorno alla donna protagonista.

Particolare donna condottiera protagonista Libertà che guida il popolo Delacroix analisi
Particolare della protagonista

Ci sono dei particolari che la fanno assomigliare molto ad un’antica statua di una dea.

Il vestito strappato che mette in mostra il petto, la posa statuaria ed il fatto che sia scalza sono dei collegamenti più che evidenti alle opere antiche.

Ma è una donna vera? È esistita sul serio?

No.

È una figura ideale.

E guardandola bene, sembra quasi che stia su un piedistallo.

Ma sia chiaro: non parliamo di una bellezza ideale in senso tradizionale.

Che significa?

Questa donna non ricalca il modello di bellezza degli antichi.

E ce lo dimostrano i peli che ha sotto le ascelle.

Particolare peli ascelle donna Libertà che guida li popolo Delacroix analisi
Particolare dei peli sotto le ascelle della protagonista

Non è un dettaglio da sottovalutare.

Nel momento in cui Delacroix ha realizzato questa tela, molti dei suoi colleghi non avrebbero osato introdurre un particolare del genere.

Ma lui va controcorrente.

Vuole dimostrare che questa donna è una figura simbolica che si trova in una battaglia vera e propria.

Guardando la Libertà che guida il popolo di Eugène Delacroix è inevitabile non sentirsi dalla parte del popolo che sta combattendo per i propri diritti.

Ma c’è dell’altro.

Ricordi il giovane di cui ti ho parlato prima?

Particolare ragazzo pistole Libertà che guida il popolo Delacroix analisi
Particolare del ragazzo con le pistole

Il pittore per realizzare questo protagonista si è ispirato a Gavroche, uno dei personaggi dell’opera I miserabili di Victor Hugo.

Nel racconto Gavroche è un ragazzo di strada che sa come sopravvivere in questo difficile ambiente.

Delacroix, nella sua scena lo ha reso un simbolo dei giovani che si ribellano contro l’ingiustizia.

E poi c’è l’uomo borghese.

Particolare uomo capello cilindro Libertà che guida il popolo Delacroix analisi
Particolare dell’uomo con il cilindro

Gli esperti hanno riconosciuto in questa figura un autoritratto di Eugène o di un suo collega.

C’è un ultima curiosità che voglio farti conoscere a proposito dell’ambiente.

Ti ho già parlato delle torri di Notre-Dame che si vedono in alto a destra.

Ma non ti ho detto che la scena è ambientata sulla riva sinistra della Senna.

Dove di preciso?

È questo il bello.

Questo spazio non esiste: Delacroix ha messo insieme i particolari di vari ambienti ed ha dato vita ad un luogo nuovo.

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Monumento Equestre al Gattamelata di Donatello: la Statua del Guerriero Astuto

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Voglio parlarti di una famosissima scultura realizzata da Donatello, un artista vissuto nel ‘400 ed autore di fantastici capolavori. L’opera che voglio farti conoscere oggi è il Monumento Equestre al Gattamelata.

Ci sono un po’ di cose che devi sapere su quest’opera ed ho deciso di spiegarti tutto chiaramente in questo articolo.

Una volta che avrai finito di leggerlo, ti assicuro che:

  • Saprai chi è il Gattamelata
  • Capirai il perché questa scultura è considerata uno dei capolavori più importanti della storia dell’arte moderna
  • Scoprirai il significato di tutti i dettagli dell’opera

E molto altro ancora.

Sei pronto per conoscere a fondo questa scultura? Cominciamo.

Monumento Equestre al Gattamelata Donatello
“Monumento Equestre al Gattamelata” Donatello
Data di realizzazione1445-1453
Dimensioni340 x 390 cm
Dove si trovaPiazza del Santo, Padova

STORIA

Prima di raccontarti la storia della scultura devo rispondere ad una domanda molto importante.

Chi è l’uomo protagonista della scultura?

È Erasmo Stefano da Narni.

Gattamelata immagine Erasmo Stefano da Narni analisi
Immagine di Erasmo Stefano da Narni il “Gattamelata”

Lascia che ti racconti brevemente la sua storia.

È nato nel 1370 a Narni, ma i suoi genitori sono di Todi.

Proviene da una famiglia umile e quando è abbastanza grande l’unica scelta per sopravvivere è arruolarsi nell’esercito.

Così comincia la sua carriera e passa sotto il comando di diversi nobili.

Ma aspetta un momento.

Se si chiama Erasmo chi è il Gattamelata?

Gattamelata è il soprannome di Erasmo. Questo può essere dovuto ad:

  • Il fatto che ha un atteggiamento dolce e furbo con cui riesce ad ingannare il nemico
  • Al cognome della madre, Melania Gattelli
  • Al fatto che in battaglia indossava un cimiero (un elmo) con la forma di una gatta di color miele

Chiarito questo dettaglio devi sapere che la carriera militare di Erasmo va avanti.

Presta servizio presso la Repubblica di Firenze, lo Stato Pontificio e la Repubblica di Venezia.

Ed è proprio con quest’ultima che dimostra il proprio valore ed ottiene importanti riconoscimenti.

Erasmo muore il 16 gennaio 1443.

La Repubblica di Venezia gli porge tutti gli onori.

Lo stesso anno è Giacoma della Leonessa, la vedova del Gattamelata a richiedere la realizzazione di una scultura per omaggiare il suo defunto marito.

E la richiede a Donatello.

Stando a quanto scrive Giorgio Vasari (uno dei più antichi storici dell’arte) ne Le Vite Donatello nel 1443 doveva trovarsi a Firenze per lavoro.

A questo punto c’è un po’ di confusione.

Cioè?

Alcuni esperti ritengono che Donatello – non appena ricevuto l’incarico da Giacoma della Leonessa – sia partito per Padova per mettersi all’opera.

Altri invece dicono che in realtà la richiesta è arrivata soltanto nel 1446 quando lo scultore si trovava già in città impegnato in altre opere.

In ogni caso, Donatello comincia effettivamente a lavorare al Monumento Equestre al Gattamelata nel 1446.

Nel 1447 realizza i modelli per la fusione del cavallo e del condottiero.

I lavori procedono a pieno regime ed il capolavoro nel 1453 è concluso.

Quello stesso anno la statua viene posta sul piedistallo.

Sai quanto è costata quest’opera?

1650 ducati: gran parte della somma è stata versata dalla vedova del Gattamelata, mentre il restante è stato pagato dal Senato di Venezia.

Devi sapere una cosa.

Nel piedistallo ci sono delle porte.

Particolare porte piedistallo monumento equestre Gattamelata Donatello analisi
Particolare delle porte del piedistallo

Ma non farti ingannare.

Il corpo di Erasmo non si trova all’interno della scultura.

Nel testamento ha lasciato scritto che voleva essere sepolto nella basilica di San Francesco.

Questa non è un’opera funeraria, ma una scultura celebrativa.

DESCRIZIONE

Guarda attentamente questo capolavoro.

Monumento Equestre al Gattamelata Donatello
“Monumento Equestre al Gattamelata” Donatello

Il monumento Gattamelata è una statua curata nei minimi dettagli.

Cominciamo con il parlare della posizione in cui è stata costruita.

Particolare posizione mappa statua equestre Gattamelata Donatello analisi
Particolare della posizione della statua

Pensa che il punto in cui oggi vedi la statua Equestre Gattamelata una volta era un cimitero.

Nelle vicinanze c’era la basilica e da lì si poteva vedere perfettamente la statua.

Osserva un momento il cavallo.

Particolare cavallo Monumento Equestre Gattamelata Donatello analisi
Particolare del cavallo

Donatello realizza un animale massiccio e molto potente.

Guardandolo attentamente puoi renderti conto che non è fermo; ha un’andatura lenta e decisa, priva di qualsiasi esitazione.

Ma non è tutto.

Facendo un rapido confronto si vede chiaramente che le proporzioni del cavallo sono maggiori rispetto a quelle del condottiero.

Particolare altezza condottiero cavallo monumento equestre Gattamelata Donatello analisi
Schema con altezza del condottiero (giallo) e del cavallo (rosso)

Donatello ha sbagliato ed ha fatto Erasmo troppo piccolo o il cavallo troppo grande?

No.

Lo scultore lo ha fatto apposta: in questo modo mette in risalto il valore del Gattamelata il quale con le sue abilità riesce a domare anche animali selvaggi e giganteschi.

Guardando attentamente il cavallo puoi notare altri particolari interessanti:

  • Imbrigliatura
  • Sella
  • Decorazioni
Particolare redini imbrigliatura sella decorazioni cavallo Monumento equestre Gattamelata Donatello analisi
Particolare delle redini e delle decorazioni del cavallo

Sai perché sono interessanti?

Perché – anche se Donatello si ispira molto ai modelli antichi (come vedremo tra poco) – sono particolari con uno stile estremamente moderno.

Considera che nell’antichità non c’erano molte selle ed i combattenti si arrangiavano come meglio potevano utilizzando anche dei cuscini sulla schiena del cavallo.

Ah, un’altra cosa.

Hai notato che una zampa dell’animale è appoggiata su una sfera?

Particolare sfera zampa monumento equestre Gattamelata Donatello analisi
Particolare della sfera

Quella sfera (che potrebbe trattarsi anche di una palla di cannone poiché Erasmo era un guerriero) serve a dare piena stabilità a tutta la composizione di Donatello.

Una piccola curiosità: la zampa del cavallo alzata da terra simboleggia che il soggetto (in questo caso il Gattamelata) è morto in battaglia.

Particolare zampa alzata cavallo Monumento Equestre Gattamelata Donatello analisi
Particolare della zampa alzata

Ci sono un altro paio di cose che devi sapere sull’animale protagonista.

Guarda da più vicino la sua faccia.

Particolare volto cavallo Monumento equestre Gattamelata Donatello analisi
Particolare del muso del cavallo

Ha gli occhi sbarrati ed un’espressione selvaggia ed indomabile.

Osservandolo diresti che è impossibile riuscire a cavalcarlo, ed invece il Gattamelata ci riesce con facilità e senza fatica.

Senza fatica?

Esatto.

Se dai un’occhiata alle redini tra le mani del protagonista noterai che le sta reggendo in tutta tranquillità.

Particolare redini morbide Monumento Equestre Gattamelata Donatello analisi
Particolare delle redini morbide

Questo è un altro dettaglio che serve a mettere in risalto l’astuzia e l’ingegno di Erasmo.

Dopo averti parlato del cavallo, è il momento di scoprire qualcosa in più sul condottiero.

Particolare condottiere Ernesto Stefano da Narni Monumento Equestre Gattamelata Donatello analisi
Particolare del Gattamelata

Ha un’espressione fiera e decisa.

Mentre cavalca regge con una mano il bastone del comando.

Particolare bastone comando Monumento Equestre Gattamelata Donatello analisi
Particolare del bastone del comando

Non si tratta solo di un oggetto simbolico; forse lo ha ricevuto nel 1438 dalla Repubblica di Venezia.

Uno dei migliori dettagli dell’opera è sicuramente l’armatura indossata dal protagonista.

Qui si vede tutta l’abilità di Donatello.

Ha ripreso un antico modello e lo ha modernizzato ottenendo un risultato incredibile.

Tra i dettagli spiccano decorazioni puramente classiche come la testa di Medusa, dei putti che suonano e delle teste di uomini sulla cintura.

Particolare armatura condottiero Monumento Equestre Gattamelata Donatello analisi
Particolare dei dettagli dell’armatura del condottiero

Oltre questi particolari, lo scultore riesce a donare l’illusione di uno “sbilanciamento” in avanti al Gattamelata usando i seguenti dettagli:

  • Le gambe tese del condottiero
  • Gli occhi rivolti verso un punto lontano
  • Il bastone del comando messo in obliquo
  • La spada nel fodero messa in obliquo
  • L’asse orizzontale del cavallo
  • L’asse verticale del condottiero
Particolare composizione monumento equestre Gattamelata Donatello analisi
Schema compositivo

A proposito, prima mentre ti parlavo della storia del Gattamelata, ricordi che ti ho detto che in battaglia indossava un elmo con una gatta color miele? Perché Donatello non ha incluso questo dettaglio?

Semplice.

Se il protagonista dell’opera di Donatello Gattamelata avesse indossato l’elmo:

  1. Non si sarebbe visto il volto e sarebbe stato irriconoscibile
  2. Più che un uomo d’astuzia sarebbe stato più il simbolo di un guerriero assetato di sangue

Grazie all’assenza dell’elmo possiamo apprezzare i dettagli del volto di Erasmo.

Donatello ci mostra un uomo maturo molto simile al vero.

Confronto illustrazione Erasmo Stefano da Narni Gattamelata Monumento Equestre Gattamelata Donatello analisi
Confronto illustrazione del Gattamelata (sinistra) e del ritratto scultoreo (destra)

Con lo sguardo fisso e l’espressione decisa trasmette:

  • Determinazione
  • Potenza
  • Forza di volontà
  • Abilità di comando
  • Grande concentrazione
  • Lealtà
  • Codice morale

Ma non confonderti.

Il Gattamelata non è la “classica scultura greca o romana” di un eroe con il fisico scolpito; Donatello ci presenta un uomo moderno che ha avuto successo con la ragione.

Detto ciò, parliamo un attimo della tecnica.

Lo scultore – per realizzare questo capolavoro – ha utilizzato la tecnica della cera persa. Una modalità di lavoro non utilizzata da molto e che con Donatello ritorna di nuovo in voga (tant’è che la utilizzerà anche per il San Ludovico di Tolosa).

San Ludovico da Tolosa Donatello Monumento equestre Gattamelata
“San Ludovico da Tolosa” Donatello

Dopo il Monumento Equestre Gattamelata ci saranno altre fantastiche opere realizzate da colleghi dell’artista, come il Monumento a Bartolomeo Colleoni del Verrocchio ed il Monumento a Cosimo I del Giambologna.

Monumento a Bartolomeo Colleoni Verrocchio ed il Monumento a Cosimo I Giambologna
“Monumento a Bartolomeo Colleoni” Verrocchio (sinistra) e “Monumento a Cosimo I” Giambologna (destra)

E non è tutto.

Sai che esistono delle copie del Gattamelata di Donatello?

Proprio così. Si trovano:

  • Montevideo, Uruguay
  • Museo Puškin, Mosca
  • Istituto Statale d’arte, Firenze
Particolare versioni copie Montevideo Uruguay Museo Puškin Mosca Istituto Statale d'arte Firenze monumento equestre Gattamelata Donatello analisi
Copie del Monumento Eqeustre al Gattamelata di Donatello (dall’alto in basso): Montevideo, Mosca, Firenze

Sicuramente avrai notato – mentre ti spiegavo i dettagli di quest’opera – che ti ho detto più volte che Donatello si è ispirato ad opere dell’antichità.

Ed ecco quali sono le opere da cui ha preso spunto:

  • Statua equestre di Marco Aurelio, Roma
  • Regisole di Pavia (andato distrutto nel 1796)
  • Quadriga di San Marco, Venezia (l’andatura al passo del cavallo ed il muso rivolto verso il basso assomiglia molto a quello riprodotto da Donatello)
Statua equestre di Marco Aurelio Roma Regisole di Pavia Quadriga di San Marco Venezia Monumento Equestre Gattamelata Donatello analisi
Dall’alto in basso: “Statua equestre di Marco Aurelio”, Regisole di Pavia”, “Quadriga di san Marco”

Sia chiaro.

Donatello non si è limitato a “copiare ed incollare” ma ha tratto ispirazione da questi storici capolavori e li ha modernizzati.

COMPOSIZIONE

L’opera è studiata nei minimi dettagli.

In questo modo la luce mette in risalto determinati particolari come il muso del cavallo o la sua criniera.

Particolare volto cavallo Monumento equestre Gattamelata Donatello analisi
Particolare del muso del cavallo

Stesso discorso vale anche per il condottiero: la luce ne esalta il volto e le decorazioni dell’armatura.

Particolare condottiere Ernesto Stefano da Narni Monumento Equestre Gattamelata Donatello analisi
Particolare del Gattamelata

Anche il fatto che la statua ha un piedistallo così alto ha un suo perché.

Messo ad un’altezza tale il Gattamelata non “condivide” il nostro stesso spazio.

Lui si trova in una dimensione differente, eterna e fuori dal tempo.

Sai che il punto migliore per osservare l’opera è dal lato sinistro?

Monumento Equestre al Gattamelata Donatello
“Monumento Equestre al Gattamelata” Donatello

Messo così di profilo infatti ricorda molto le immagini degli antichi guerrieri ritratti su medaglie e monete.

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Giuditta I e Giuditta II di Klimt: La Trasformazione Dell’Eroina Biblica

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“Giuditta I” (Sinistra) e “Giuditta II” (Destra) Gustav Klimt

Giuditta I

“Giuditta I” Gustav Klimt
Data di Realizzazione1901
Dimensioni84 x 42 cm
TecnicaOlio su tela
Dove si TrovaÖsterreichische Galerie Belvedere, Vienna
Informazioni Giuditta I Klimt

Elementi chiave

  • Donna molto sensuale, diversa dalla solita Giuditta ritratta da altri artisti (come Artemisia Gentileschi e Caravaggio)
  • Donna protagonista assoluta della tela, la testa di Oloferne è quasi scomparsa in basso a destra
  • La modella che ha posato per Giuditta è Adele Bloch-Bauer, amica del pittore

Giuditta I è uno dei più importanti lavori di Klimt.

Molti conoscono la tela anche con il titolo di Giuditta e Oloferne, ma la protagonista assoluta è la donna.

Storia

Non c’è niente da dire sulla storia di questo lavoro.

Klimt l’ha completata nel 1901.

Da quel momento è sempre stata conservata nell’Österreichische Galerie Belvedere di Vienna.

Una 2° versione della Giuditta di Klimt si trova alla Galleria internazionale d’arte moderna di Venezia (ed è del tutto diversa, ma te ne parlerò più avanti in questo articolo).

Descrizione

Giuditta è un’eroina.

La sua storia è raccontata nella Bibbia.

Per fartela breve, Betulla, la città della donna è sotto assedio da parte dell’esercito assiro, comandato dal generale Oloferne.

Dato che l’esercito è molto forte, serve uno stratagemma per batterlo.

Così Giuditta decide di sedurlo entrando nella sua tenda di notte. E quando l’uomo abbassa la guardia, lei ne approfitta e gli taglia la testa.

Tantissimi artisti hanno ritratto questa storia, come si vede nella Giuditta ed Oloferne di Artemisa Gentileschi o nella versione di Caravaggio.

Ma Klimt prende un’altra strada.

Altri artisti hanno messo in risalto il coraggio della donna: lei è lo strumento della salvezza di Dio.

Ma per mettere in atto la Sua volontà deve sporcarsi le mani e sia Artemisia Gentileschi che Caravaggio lo hanno messo in risalto.

Confronto Giuditta decapita Oloferne Artemisia Gentileschi Napoli Firenze analisi
Giuditta che decapita Oloferne (Versione Napoli a sinistra)/ Giuditta che decapita Oloferne (versione Firenze, a destra)

Klimt sembra che voglia nascondere la violenza e mettere in primo piano soltanto la donna.

È lei che al centro di tutta la tela, mentre la testa di Oloferne si vede a malapena sulla destra dell’opera.

Particolare della testa di Oloferne

Non c’è nessuna traccia dell’arma usata per decapitare il generale e non c’è neanche una traccia di sangue.

Giuditta è la protagonista assoluta al 100%.

Ma la Giuditta Klimt ricorda anche un’altra opera: Le Péché del pittore tedesco Franz von Stuck.

“La Péché” Franz von Stuck

In entrambe le opere viene messa in risalto la parte centrale del corpo delle 2 donne.

Confronto “Giuditta I” (Sinistra) e “La Péché” (Destra)

Analizziamo un momento la composizione dell’opera di Klimt: è strutturata dalle linee verticali del corpo e delle linee orizzontali del braccio, le spalle del colletto e la base dei capelli.

Composizione dell’opera

Ed ora guarda il volto de la Giuditta Klimt.

Particolare del volto di Giuditta

Ha un’espressione mista tra felicità e seduzione.

La testa è rialzata, simbolo di orgoglio, mentre l’espressione sensuale è evidenziata anche dalle labbra socchiuse.

C’è un netto contrasto tra i capelli neri e la luminosità dello sfondo, donando eleganza a tutta l’opera.

La donna ha un’acconciatura alla moda, messa in risalto anche dagli alberi stilizzati a ventaglio che stanno sui lati.

Particolare degli alberi in secondo piano

Ed ora guarda il vestito della Giuditta I Klimt: è arruffato, un po’ trasparente ed evidenza il torso nudo della donna. Questo vestito è il simbolo del fatto che ha sedotto il nemico Oloferne prima di ucciderlo.

Particolare del vestito

Quest’opera è carica di fascino e sensualità (che spariranno del tutto nella 2° versione dell’opera).

Anche se Giuditta è la donna prescelta da Dio per svolgere un compito, allo stesso tempo è una femme fatale.

La modella che ha posato per Giuditta è Adele Bloch-Bauer, amica di Klimt e protagonista anche di altri lavori dell’artista.

La Versione di Ostrava

“Giuditta” (Versione di Ostrava)

Nella Galleria di Belle Arti di Ostrava è conservata una variante della Giuditta I di Klimt, realizzata nel 1904-1905.

Molti critici pensano che quest’opera non sia stata realizzata da Klimt.

Comunque quest’opera è stata firmata 2 volte:

  1. GK in basso a sinistra
  2. Gustav Klimt in basso a destra
Particolare delle due firme

Le versioni di Vienna e di Venezia invece sono firmate una volta sola (questa differenza fa pensare che questa della Galleria di Belle Arti di Ostrava sia una copia).

Il curatore della galleria d’arte invece dice di concentrarsi sul retro dell’opera: lì c’è un francobollo ed una nota dello storico dell’arte/direttore della Galleria Nazionale di Berlino (ha avuto questo incarico dal 1909 al 1933) Ludwig Justi dove riporta i nomi dei precedenti proprietari dell’opera.

Ritiene che questa sia una prova sufficiente per dire che questa sia una vera opera di Klimt.

Giuditta II

“Giuditta II” Gustav Klimt
Data di Realizzazione1909
Dimensioni178 x 46 cm
TecnicaOlio su tela
Dove si TrovaGalleria Internazionale d’Arte Moderna, Venezia
Informazioni Giuditta II Klimt

Elementi chiave

  • Del tutto diversa dalla Giuditta I
  • Opera molto verticale
  • Donna occupa tutta la tela, con una grandezza quasi monumentale

Giuditta II è stata realizzata nel 1909 ed è del tutto diversa dalla prima versione.

Qui la protagonista è rappresentata quasi del tutto (e non solo fino alla vita) e dà un ritmo verticale all’opera.

Il limite inferiore dell’opera taglia la gonna della protagonista, dando la sensazione che la scena continui verso il basso.

Molte delle opere di Klimt con donne protagoniste sono monumentali, quasi gigantesche; in questo caso mette in risalto il viso, il busto e le mani, mentre la testa di Oloferne è messa in basso a destra.

Particolare della testa di Oloferne

I capelli ed il vestito della donna sono scomposti, quasi squadrati e vanno in contrasto con il corpo sinuoso della protagonista.

Le linee a spirale si mischiano a cerchi colorati concentrici e forme geometriche (come triangoli e rettangoli).

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Chimera di Arezzo: Il Capolavoro Dell’Arte Etrusca

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Chimera d’Arezzo
Data di RealizzazioneSeconda Metà o Fine 5° secolo a.C
DimensioniAltezza: 78,5 cm
Lunghezza: 12, cm
MaterialeBronzo
Dove Si TrovaMuseo Archeologico Nazionale, Firenze
Informazioni Chimera d’Arezzo

Elementi Chiave

  • È uno dei migliori esempi di arte etrusca
  • La Chimera è un animale mitologico con testa di leone, testa di capra e coda di serpente
  • La statua potrebbe essere un dono per il dio etrusco Tinia
  • Forse doveva far parte di un gruppo di sculture con l’eroe Bellerofonte ed il cavallo alato Pegaso

Chi È La Chimera

La Chimera è un mostro che fa parte della mitologia greca.

Era in grado di lanciare palle di fuoco e viveva in Licia, in Asia Minore.

Si tratta di una creatura composta da diversi animali:

  • Testa e corpo di leone
  • Testa di capra
  • Coda di serpente

È stata generata da Tifone ed Echidna, e – secondo le storie – vagava libera distruggendo tutto ciò che incontrava.

Davanti alla sua forza, Iobate, il re della Licia ordina al guerriero Bellerofonte di combattere e di uccidere la bestia.

Quest’ultimo salta in groppa a Pegaso, il suo cavallo volante e sconfigge la chimera.

In cambio ottiene il permesso di sposare la figlia di Iobate e diventa così erede al trono.

Questa storia fa pensare che la Chimera di Arezzo faccia parte di un gruppo di sculture con Bellerofonte e Pegaso.

C’è un buco sulla groppa sinistra della chimera: forse quella potrebbe essere una ferita inferta dalla lancia di Bellerofonte.

Storia Della Statua

La statua della chimera etrusca è stata ritrovata il 15 novembre 1553 da dei costruttori che stavano lavorando vicino al cancello di San Lorentino, ad Arezzo.

Nota: Chi Erano Gli Etruschi?

Gli etruschi erano una ricca civiltà che si trovava nella penisola italica, all’interno dell’antica regione dell’Etruria (si estendeva in Toscana, parte dell’Umbria e del Lazio). Sono entrati a far parte dell’Impero Romano dopo essere stati sconfitti durante le guerre romano-etrusche. Le loro opere d’arte sono ispirate all’antica cultura greca ed hanno realizzato lavori con terracotta, metalli (soprattutto bronzo) e gioielli con gemme incastonate.

Appena riportata alla luce, tutti si rendono conto che è un capolavoro.

E così diventa uno dei pezzi più pregiati della collezione di Cosimo I de’ Medici, il quale la mette in bella vista all’interno di Palazzo Vecchio, a Firenze.

Ma quando è stata ritrovata, alla chimera mancavano la coda di serpente ed anche la zampa anteriore e posteriore sinistra.

A causa dei danni, molti pensavano che si trattasse di una statua di un leone.

Ma poi è arrivato Giorgio Vasari (artista e uno dei primissimi storici dell’arte in assoluto), il quale ha indagato più a fondo andando a cercare ulteriori informazioni sulle antiche monete greche e romane.

Ed è lì che ha capito che la Chimera d’Arezzo – in origine – doveva far parte di un gruppo di sculture più grande che doveva comprendere anche il suo nemico, l’eroe greco Bellerofonte.

La coda è stata restaurata soltanto nel 1785 per mano dello scultore di Pistoia Francesco Carradori (o forse è stato il suo maestro Innocenzo Spinazzi).

Ma c’è stato un errore, perché l’artista ha “messo” il serpente nella posizione sbagliata, pensando che questo stesse cercando di mordere la capra.

Non è possibile: è più probabile che il serpente stesse cercando di attaccare Bellerofonte per difendersi (anche perché colpire la capra significava colpire sé stesso).

Sulla zampa anteriore destra c’è un’importante iscrizione in etrusco antico.

Particolare dell’iscrizione sulla zampa anteriore destra

Sembra che ci sia scritto TINSCVIL: vuol dire offerta appartenente a Tinia.

È probabile che la statua sia un’offerta al dio etrusco del giorno, Tin o Tinia.

Forse la chimera etrusca è stata realizzata attorno al 400 a.C. (l’artista, però, è sconosciuto).

Nel 1718 la scultura è stata portata agli Uffizi e poi al Palazzo della Crocetta.

Oggi, invece, fa parte della collezione permanente del Museo Archeologico Nazionale di Firenze.

Descrizione

Chimera d’Arezzo

La chimera ha:

  • La testa di un leone
  • La coda a forma di serpente
  • Una testa di capra sulla schiena

Data la sua posizione ed espressione, sembra che stia per saltare addosso ed attaccare un nemico. Infatti ha la bocca spalancata e la criniera alzata.

La testa di capra sulla schiena invece è già morente (forse è stata colpita da qualche nemico).

Particolare della testa di capra

Sul ventre e sulle gambe sono molto evidenti i dettagli delle vene.

Al contrario, la criniera è schematica, mentre il volto del leone ricorda altre sculture greche del 5° secolo a.C., così come il corpo secco e povero di dettagli.

La chimera ha una posa drammatica, come si vede dalla posizione del corpo e delle zampe.

Uno dei particolari più importanti è la criniera lavorata e piena di dettagli.

Particolare della criniera

Altre Informazioni

In altre opere antiche la chimera viene sempre rappresentata mentre combatte Bellerofonte, con quest’ultimo che lotta stando sopra di lei o al suo fianco.

La chimera Arezzo, invece, ha un’espressione dolorante, come se stesse soffrendo a causa degli attacchi.

La bocca e la faccia mostrano rabbia a seguito di un colpo subito, mentre il corpo mette in risalto la tensione e la potenza della bestia.

La scultura è realizzata in bronzo perché questo metallo ha una forza di trazione maggiore rispetto al rame ed è più facile da modellare.

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Togato Barberini: L’Antica Statua Romana Degli Antenati

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Statua Barberini
Data di Realizzazione1° secolo a.C.
Altezza1,65 metri
MaterialeMarmo
Dove si TrovaMuseo della Centrale Montemartini, Roma
Informazioni Statua Barberini

Elementi Chiave

  • Non conosciamo l’autore della scultura, ma sappiamo che è stata realizzata nel 1° secolo a.C.
  • La testa della scultura è stata realizzata in un altro momento, intorno alla metà del 1° secolo a.C.
  • Le teste che il protagonista tiene tra le mani sono delle rappresentazioni dei suoi antenati
  • Il protagonista è un patrizio romano o un nobile (si vede dalle calzature che indossa)
  • Le pieghe della toga sono molto realistiche e ben fatte
  • La statua è sorretta in 3 punti: tronco della palma, piede del protagonista accanto al tronco e da un lembo della toga che tocca a terra

Storia

Nota
Prima di andare avanti, devo fare una precisione. Quest’opera viene chiamata in 2 modi diversi: statua Barberini o Togato Barberini. Anche se i nomi sono differenti, si tratta sempre della stessa scultura.

Abbiamo pochissime informazioni su questo lavoro.

Non sappiamo chi sia l’autore.

L’opera è di epoca romana ed è stata realizzata – forse – nel 1° secolo a.C.

La testa del protagonista, però, è diversa dal resto della composizione.

Particolare della testa del protagonista

Si pensa che sia stata realizzata in un altro momento (forse intorno alla metà del 1° secolo a.C.) perché il marmo che compone la statua è diverso da quello usato per la testa.

Studiando l’opera sono emersi dei segni di restauro indicando che la statua è stata sottoposta a diversi lavori nel corso del tempo.

Descrizione

Statua Barberini

La statua Barberini raffigura un uomo in piedi con una lunga toga dell’epoca romana.

Tra le mani regge 2 busti scolpiti.

Particolare delle teste in mano (a sinistra testa su tronco di palma, altra testa)

Queste sono state realizzate fino alla base del collo, come dei mezzi busti.

La testa alla nostra sinistra è appoggiata su un tronco di palma.

Particolare del tronco di palma

Il protagonista è un uomo grande di età, senza capelli ed abbastanza magro.

Particolare della testa del protagonista

La tunica che indossa fa molte pieghe sul corpo ed è annotata sul ventre.

Particolare della toga

Ai piedi indossa delle calzature di quel tempo.

Significato

Analizzando i dettagli della scultura, sappiamo che il protagonista è un patrizio dell’epoca romana.

Lo sappiamo perché le calzature che indossa appartengono a persone di alto rango.

Le teste che ha tra le mani potrebbero essere delle rappresentazioni dei suoi antenati.

Ed il tronco di palma su cui poggia la testa a sinistra potrebbe essere un simbolo che indica che quell’antenato in vita è stato un militare di grado alto.

Alcuni studiosi hanno proposto anche delle interpretazioni differenti della statua Barberini:

  • C’è chi dice che la statua non rappresenti una persona reale, ma sia soltanto un simbolo della tradizione di esibire le statue dei propri antenati
  • C’è chi pensa che possa la statua rappresenti uno scultore che propone i suoi lavori

Stile

I particolari della piega della toga sono molto realistici.

I volti dei protagonisti sono resi alla perfezione (questo fa pensare che si tratti di persone vere e non di simboli).

Sulle pieghe della toca si vede un bel gioco di luci ed ombre.

E tutta la composizoine è sorretta da 3 elementi:

  1. Tronco sulla sinistra
  2. Piede del protagonista accanto al tronco
  3. Un lembo della toga che tocca a terra

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Il Ratto delle Sabine del Giambologna: Una Scultura Manierista A 360°

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“Ratto delle Sabine” Giambologna
Data di Realizzazione1574-1580
Altezza4,10 metri
MaterialeMarmo
Dove si TrovaLoggia dei Lanzi, Firenze
Informazioni Statua Ratto delle Sabine Giambologna

Elementi Chiave

  • La statua è stata ottenuta da un solo blocco di marmo
  • Alla base della statua c’è una placca di bronzo che rappresenta diverse scene del Ratto delle Sabine
  • La composizione delle figure forma una serpentina
  • I protagonisti eseguono un’importante torsione, con testa girata da una parte ed il corpo è ruotato dall’altro
  • I personaggi sono disposti in modo asimmetrico e per ammirare i dettagli bisogna girare intorno alla statua

Storia

La statua Ratto delle Sabine è stata realizzata dal Giambologna.

Lui è lo scultore ufficiale della Famiglia Medici, la quale ha richiesto la realizzazione di quest’opera.

Il Giambologna, però, vuole mettersi alla prova e dimostrare le proprie capacità.

Così cerca di cavare la statua da un solo blocco di marmo.

E così si mette all’opera, realizzandola in modo vario, alternando masse di grandi dimensioni e distribuendole in modo irregolare.

Una volta completata, la statua viene messa nella Loggia della Signoria (oggi è chiamata anche Loggia dei Lanzi) insieme ad altre statue, tra cui il Perseo con testa di Medusa di Benvenuto Cellini.

Il Granduca sceglie di mettere il lavoro del Giambologna all’interno della Loggia per dare a questo luogo una nuova funzione.

Prima, infatti, la Loggia era utilizzata per svolgere le funzioni di rappresentanza del governo repubblicano.

Ora invece vuole renderlo un museo all’aperto.

L’opera del Giambologna è rimasta qui per secoli ed è stata esposta a pioggia e smog (e negli ultimi anni anche agli “attacchi” da parte di persone ubriache) che l’hanno rovinata.

Nel tentativo di riportarla al suo splendore, cominciano diveri lavori:

  • 2001: comincia il 1° restauro
  • 2007: gli esperti notano che il marmo non reagisce bene alle condizioni atmosferiche e la statua continua a rovinarsi
  • 2008: la statua non può rimanere all’aria aperta e viene deciso che deve essere trasferita in un museo

Molti non sono d’accordo con questa decisione perché lascerebbe un enorme buco vuoto all’interno della Loggia, ma non c’è altra scelta.

Il trasferimento verrà eseguito e la statua, forse, verrà portata nella Galleria dell’Accademia o a Palazzo Vecchio.

Curiosità: Nella Galleria dell’Accademia, c’è il modello originale della statua del Ratto delle Sabine del Giambologna realizzata in terra cruda.

Descrizione

Questa enorme statua che rappresenta il ratto della Sabina è alta ben 4,10 metri.

Un’opera così grande è stata realizzata soltanto dopo che Michelangelo ha scolpito il David, aprendo un nuovo mondo di possibilità monumentali agli scultori.

Nel lavoro del Giambologna ci sono diversi elementi da analizzare.

I protagonisti sono 3:

  1. Un giovane nudo e muscoloso che sta sollevando una fanciulla
  2. La ragazza che si agita disperata cercando di liberarsi
  3. Un uomo anziano bloccato tra le gambe dell’uomo (forse è il padre della ragazza che cerca di fermare il rapitore)
Particolare dei protagonisti (da sinistra a destra): ragazza, uomo ed anziano

Alla base dell’opera c’è una placca di bronzo con rappresentate figure in diverse combinazioni che simboleggiano sempre il ratto delle Sabine.

Particolare della placca in bronzo

Il ratto delle Sabine scultura comprende tutte le caratteristiche tipiche del manierismo:

  • Statua realizzata con marmo bianco
  • Superficie morbida e ben lavorata
  • Linee sinuose ed armoniose

A proposito di quest’ultimo punto, devi sapere che tutta la figura forma una sorta di serpentina.

I corpi dei protagonisti eseguono una notevole torsione (ma senza sforzo), dove ciascun protagonista ha la testa girata in una direzione ed il busto ruotato dalla parte opposta.

Particolare della struttura a serpentina

Curiosità: secondo gli studiosi, il Giambologna – mentre realizzava quest’opera – non ha pensato ad un tema specifico. Si è messo al lavoro con il solo desiderio di scolpire un soggetto complesso e stupefacente. Il nome Ratto delle Sabine è stato dato in seguito all’opera ed oggi è diventata famosa con questo titolo.

Le figure sono disposte in modo asimmetrico: per questo motivo siamo costretti a muoverci intorno a tutta la scultura per comprenderne i dettagli.

A differenza delle statue rinascimentali (che erano realizzate per essere osservate soltanto da una posizione), il Ratto delle Sabine Giambologna è un’opera del tutto nuova, da scoprire a 360°.

Questa novità viene apprezzata moltissimo, soprattutto da Gian Lorenzo Bernini, uno dei più famosi scultori del Barocco, il quale si ispirà più volte a questo lavoro.

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Dama con Liocorno di Raffaello Sanzio: Storia Della Donna Con L’Unicorno

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“Dama con Liocorno” Raffaello Sanzio
Data di Realizzazione1505-1506
Dimensioni65 x 51 cm
TecnicaOlio su Tavola
Dove si TrovaGalleria Borghese, Roma
Informazioni Dama con Liocorno Raffaello

Elementi Chiave

  • Alcune parti del dipinto sono state aggiunte in seguito
  • La donna ritratta è Caterina Gonzaga di Montevecchio
  • Prima delle modifiche, la donna teneva tra le braccia un cagnolino (simbolo di fedeltà coniugale)
  • Il liocorno (o unicorno) è simbolo della purezza verginale
  • Raffaello si è ispirato alla Dama con ermellino di Leonardo da Vinci per quest’opera

Storia

La 1° volta che il nome della Dama con Liocorno salta fuori è il 1760, all’interno di un inventario degli oggetti di proprietà della famiglia Borghese.

Gli studiosi l’hanno analizzato a fondo fin da subito.

Nel 1916 scoprono che alcune parti del dipinto sono state aggiunte in un secondo momento.

Nel 1935 è stata sottoposta ad un restauro perché – prima di questa operazione – la tavola mostrava delle ridipinture (forse sono dovute ad un pessimo stato di conservazione dell’opera).

La donna protagonista, infatti, mostrava dei dettagli che di solito caratterizzano Santa Caterina d’Alessandria nelle opere d’arte: la ruota dentata e la palma.

E non è tutto: sia le mani che il manto erano state realizzate da qualcun altro e non dall’autore originale dell’opera.

Ecco perché ci sono un sacco di problemi.

Chi è l’artista che ha realizzato questa tavola (prima del restauro)?

Gli studiosi propongono diverse ipotesi:

  • Perugino?
  • Ridolfo del Ghirlandaio?
  • Francesco Granaci?
  • Andrea del Sarto?

E poi salta fuori il nome di Raffaello.

Ed è stato proprio lui a realizzare la Dama con Liocorno perché poi è stato scoperto un disegno preparatorio dell’opera.

Poi cominciano le indagini per capire chi fosse la donna ritratta.

Alcuni pensano che sia Maddalena Strozzi, la moglie di Agnolo Doni. Ma un disegno conservato agli Uffizi con Maddalena protagonista mostra che è diversa.

“Dama con Liocorno” (Sinistra) e “Ritratto di Maddalena Strozzi” (Destra)

Ed allora l’ipotesi più plausibile è che si tratti di Caterina Gonzaga di Montevecchio, una bellissima donna vissuta nel Rinascimento.

Lei è la moglie del conte di Montevecchio, Ottaviano Gabrielli di Gubbio.

E forse è proprio così perché quadrano anche altri dettagli.

Infatti, devi sapere, che vengono fatte delle radiografie dell’opera che prima, al posto dell’unicorno (simbolo della purezza delle vergini), la donna aveva in braccio un cagnolino, simbolo della fedeltà coniugale.

Questo è un dettaglio importante perché il conte di Montevecchio muore prima della giovane moglie e quest’ultima decide di andare in convento.

A causa di questi eventi, forse la tavola è stata modificata per rappresentare non più Caterina Gonzaga di Montevecchio, ma Santa Caterina d’Alessandria (è stata scelta proprio questa santa perché hanno lo stesso nome).

Descrizione

“Dama con Liocorno” Raffaello Sanzio

La Dama con Unicorno è una tavola che rappresenta una il mezzobusto di una donna seduta su una terrazza.

Dietro di lei c’è un parapetto con delle colonne che incorniciano il paesaggio sullo sfondo.

Particolare del paesaggio

La donna è girata di tre quarti verso sinistra e con il volto guarda verso di noi.

Non c’è dubbio che Raffaello si è ispirato a Leonardo da Vinci ed alla sua Dama con ermellino:

“Dama con Liocorno” di Raffaello (sinistra) e “Dama con Ermellino” di Leonardo da Vinci (destra)
  • Hanno la stessa posa
  • Hanno uno sguardo intenso
  • Entrambe hanno un animale in braccio

Ci sono anche delle differenze però.

Mentre Leonardo inserisce nella sua opera simboli ed allusioni, Raffaello ritrae una donna elegante e sobria, ponendo una grande attenzione ai dettagli ed all’armonia generale dell’opera.

Dà un’occhiata al suo vestito.

Particolare del vestito

È l’abito di una nobile scollato con grandi maniche estraibili allacciate, ed è identico a quello indossato dalla donna ritratta nella Gravida conservato a Palazzo Pitti.

“Dama con Liocorno” (sinistra) e “La Gravida” (destra)

Sulla fronte ha un piccolo diadema che le incornicia il viso.

Particolare del diadema tra i capelli

Al collo ha una catena d’oro annodata, poi c’è un pendente di rubino ed una perla a goccia.

Particolare del gioiello

Tra le braccia ha un liocorno.

Particolare del liocorno

Si tratta di un animale mitologico che rappresenta la purezza verginale: secondo il mito questi animali potevano essere addomesticate soltanto dalle vergini.

Curiosità: il liocorno è da sempre associato alla famiglia Farnese. Questo dettaglio ha fatto pensare che la donna ritratta potesse essere Giulia Farnese, amante di papa Alessandro VI, ma poi la critica è più convinta dell’idea che si tratti di Caterina Gonzaga di Montevecchio.

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Fanciulle sulla riva della Senna di Courbet: La Degradata Borghesia di Parigi

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“Fanciulle in riva alla Senna” Courbet
Data di Realizzazione1857
Dimensioni174 x 200 cm
TecnicaOlio su Tela
Dove si TrovaMuseo del Petit Palais, Parigi
Informazioni Fanciulle sulla riva della Senna di Courbet

Elementi Chiave

  • L’artista ritrae due donne della borghesia prive di fascino ed in posizioni strane per prenderle in giro
  • La natura è resa alla perfezione nei minimi dettagli, dal mazzo di fiori tra le protagoniste all’ombra degli alberi sul prato
  • È una tela priva di significati profondi. L’unico obiettivo dell’artista è criticare la borghesia del suo tempo
  • Utilizza colori intensi su tutta la composizione

Storia

Fanciulle sulla riva della Senna è una tela di Courbet mostrata al pubblico nel 1857.

È un periodo di grande fermento: c’è stata la Rivoluzione Francese, iniziata nel 1789, poi c’è stato Napoleone ed infine il Congresso di Vienna nel 1814.

In questo periodo ci sono stati sempre più rivolte contro il regime; la società sta cambiando e diventa sempre più di massa, mettendo da parte la monarchia ed i vecchi aristocratici.

Al loro posto acquistano potere ed importanza giovani borghesi.

E l’arte di questi anni rispecchia i desideri della società.

Gli artisti sentono il bisogno di studiare la realtà da vicino.

Ed è un’esigenza sentita in più parti d’Europa e che porta alla nascita di diverse correnti artistiche e letterarie:

  • In Francia c’è il naturalismo
  • In Inghilterra c’è il realismo
  • In Italia c’è il verismo

Ma l’aspetto più importante è l’avvento del positivismo, una corrente di pensiero che si focalizza sull’esaltazione della scienza e della ragione.

Ti racconto tutto questo perché il lavoro di Courbet riassume al suo interno molti di questi elementi filosofici e letterari.

Descrizione

“Fanciulle in riva alla Senna” Courbet

Le Fanciulle sulla riva della Senna Courbet è un’opera “diversa”.

Non c’è alcuna rappresentazione ideale delle protagoniste, ma c’è soltanto la cruda realtà.

Se altri artisti in passato hanno ritratto una borghesia di Parigi ricca, perfetta e senza alcun difetto, Courbet ci mostra delle donne prive di eleganza e fascino.

Assomigliano molto a donne del popolo.

Anzi, Courbet va oltre e rappresenta le donne in posizioni strane per prenderle in giro.

Dai un’occhiata alle loro facce: hanno un’espressione pigra ed annoiata.

Particolare delle espressioni delle protagoniste

Quella in primo piano è vestita di celeste e toni chiari. I suoi gesti non hanno niente di elegante.

Particolare della protagonista in primo piano vestita di celeste

L’altra è vestita di rosso, ha lo sguardo assente e sembra che stia guardando la natura, ma in realtà non pone alcuna attenzione attorno a sé.

Particolare della donna in secondo piano vestita di rosso

L’artista ha un solo obiettivo: incitare l’odio nei confronti della classe borghese accentuando i loro difetti.

E ci riesce benissimo.

Ma Courbet non si limita a questo.

È un pittore realista e si vede.

Dipinge la natura nei minimi dettagli.

Basta dare un’occhiata alle ombre sull’erba generate dagli alberi.

Particolare delle ombre degli alberi

C’è un elemento che “unisce” queste donne con la natura.

Il mazzolino di fiori tra le protagoniste.

Particolare del mazzo di fiori

E qui Courbet non si risparmia: dipinge dei fiori raffinati e leggeri, proprio come l’ambiente circostanti.

Significato e Tecnica

In questa tela Courbet non vuole abbellire la realtà e non vuole affrontare temi importanti.

Ma ha un odio per la borghesia del suo tempo: una classe sociale degenerata e priva di costumi.

E così la critica.

Concentra la propria attenzione sul paesaggio e sull’espressione delle donne (seguendo le caratteristiche del naturalismo).

Questo lavoro è un olio su tela, una novità importante perché permette agli artisti di dipingere all’aria aperta e rielaborare tutto all’interno della bottega.

Courbet usa colori intensi:

  • La donna in primo piano indossa dei vestiti con colori intensi, in contrasto con il verde luminoso dell’erba
  • La donna in secondo piano ha un vestito rosso in contrasto con il verde scuro delle ombre della natura

Ed infine c’è l’azzurro intenso dell’acqua e la grande attenzione per i particolari, attraverso cui Courbet mette in risalto le espressioni stanche ed annoiate delle protagoniste.

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Pugile a Riposo: La Scultura Del Veterano Combattente Greco

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“Pugile a riposo”
Data di Realizzazione4° secolo a.C.
Altezza1,28 metri
MaterialeBronzo
Dove si TrovaMuseo Nazionale Romano, Roma
Informazioni Pugile a Riposo

Elementi chiave

  • La statua del Pugile in riposo viene chiamata anche Pugile delle Terme o Pugile del Quirnale
  • Non si sa con certezza chi sia l’autore, potrebbe essere Lisippo o un altro scultore della sua cerchia
  • È stata ritrovata insieme ad un’altra statua, quella del Principe Ellenistico
  • La statua è un contrasto tra quiete e geometria
  • Ci sono degli inserti in rame che rappresentano delle gocce di sangue che cadono dalle ferite
  • La barba, i capelli ed il volto sono curati nei minimi dettagli

Storia

Il Pugile seduto è una scultura in bronzo scoperta nel 1885 su un lato del Quirinale.

È stato ritrovato insieme ad un’altra statua chiamata Principe ellenistico (ma i 2 lavori non hanno alcun legame tra loro).

“Principe Ellenistico”

La zona del ritrovamento dell’opera è il convento di San Silvestro, dove c’erano i resti delle Terme di Costantino.

La statua del pugile è stata scoperta tra il 2° ed il 3° muro di fondazione di un vecchio edificio, a 6 metri sotto il livello della piattaforma.

Quando è stata riportata alla luce, gli archeologi e gli studiosi hanno notato subito che era stata nascosta e trattata con la massima cura.

Il pugile stava su un capitello di pietra dorico, come se fosse uno sgabello.

La statua è stata portata nel Museo Nazionale Romano a Roma, dove si trova tutt’oggi.

Soltanto nel 2013 è stato esposto al Metropolitan Museum di New York e nel 2015 al Getty Museum di Los Angeles.

Descrizione

“Pugile a riposo”

La statua del pugile a riposo rappresenta un combattente seduto e che forse sta riposando dopo un incontro.

Alle mani indossa degli antichi guantoni: dovrebbero essere gli Himantes Oxeis, dei guanti da combattimento usati nel pugilato nel 4° secolo a.C.. Quattro dita vanno infilate in un anello pesante costituito da 3 fasce di cuoio, unite tra loro da borchie di metallo.

Particolare dei guantoni

Per quanto riguarda la composizione, questa statua è basata su un contrasto tra quiete e geometria.

Si vede dalle braccia posate sulle gambe e la testa ruotata di scatto verso destra.

Particolare della composizione frontale

Guardando la statua di lato, si nota una struttura di 2 triangoli opposti formati dalle gambe un po’ piegate; la parte alta del corpo è inclinata in avanti e forma un triangolo contrario rispetto alle gambe.

Particolare della composizione laterale

Su tutta la statua ci sono degli inserti di rame che rappresentano delle gocce di sangue che cadono dalle ferite. Questa fuoriuscita è causata dalla rotazione improvvisa della testa.

Le gocce sono su:

  • Spalla destra
  • Avambraccio
  • Guanti
  • Coscia

Nota: Avrei inserito un’immagine per mostrarti gli inserti in rame, ma non ho trovato delle foto che li mettesse bene in evidenza purtroppo.

L’atleta è un corpo muscoloso e curato nei minimi dettagli, così come i capelli e la barba.

Sono proprio questi particolari a farci capire l’età del protagonista: si tratta di un uomo adulto che ha alle spalle una grande esperienza di combattimento, e nel corso della sua carriera ha affrontato molti incontri.

Particolare del volto

Il pugilatore in riposo è caratterizzato da particolari eccezionali.

Sulle orecchie ci sono delle ferite (sono chiamate anche orecchie a cavolfiore) causate da precedenti incontri.

Particolare delle orecchie

Per quanto riguarda l’identità del protagonista, non possiamo dire molto.

Una curiosa ipotesi lega questa statua a quella del Principe Ellenistico (le 2 statue sono state ritrovate insieme) e racconta che i 2 lavori potrebbero rappresentare il Dioscuro Polluce e re Amico (figlio del dio Poseidone), i quali si osservano dopo aver sostenuto un feroce combattimento.

Tecnica

Il Pugile in riposo è stato restaurato tra 1984 e 1987.

In questa occasione sono emersi importanti dettagli:

  • La statua è stata realizzata con la tecnica della fusione a cera persa e del metodo indiretto
  • La scultura è composta da 8 segmenti
  • Le labbra, le ferite e le cicatrici del volto sono state fuse in una lega più scura (o in rame massiccio)
  • Sono state fuse in modo separato sia le dita centrali dei piedi (la stessa tecnica è stata usata anche per Bronzi di Riace) per modellare ancora meglio lo spazio tra le dita che la calotta cranica (così da poter posizionare bene gli occhi all’interno)

La statua del Pugilatore a riposo, infine, è stata realizzata per essere osservata da più punti di vista.

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Corazziere Ferito Che Abbandona Il Campo Di Battaglia di Géricault: La Sconfitta Degli Ideali Napoleonici

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“Corazziere Ferito Che Abbandona Il Campo Di Battaglia” Géricault
Data di Realizzazione1814
Dimensioni358 x 294 cm
TecnicaOlio su Tela
Dove si TrovaMusée du Louvre, Parigi
Informazioni Corazziere Ferito Che Abbandona Il Campo di Battaglia di Géricault

Caratteristiche Chiave

  • La tela è il seguito di un altro lavoro di Géricault intitolato Ufficiale dei cacciatori a cavallo della Guardia Imperiale del 1812
  • Rappresenta il fallimento degli ideali napoleonici
  • Il paesaggio è privo di dettagli, portando la nostra attenzione sull’ufficiale ed il cavallo che si ritirano

Storia

Géricault realizza questo dipinto nel 1814 per presentarlo al Salon (la mostra d’arte più importante di Francia) lo stesso anno.

Non appena il pubblico lo vede, pensa subito che questa tela rappresenti la sconfitta dell’esercito di Napoleone durante la campagna militare in Francia.

E non hanno sbagliato di molto.

Nota: ci sono ben 2 disegni preparatori per questa tela. Uno è conservato al Brooklyn Museum mentre l’altro si trova al Louvre.

Descrizione

Questa tela è gigante, quasi a grandezza naturale.

Il protagonista è un ufficiale di un reggimento di corazzieri a cavallo.

Particolare del protagonista

È in piedi, ma è stato ferito e sta usando la sciabola come una sorta di bastone per sorreggersi.

Nello stesso tempo usa le sue forze per tenere il cavallo vicino a sé usando le briglie.

Particolare del cavallo

Stanno scendendo da un pendio e l’ufficiale, mentre si allontana, si guarda indietro.

Di certo sta andando via da una battaglia dove la sconfitta è certa.

Ci sono pochissimi dettagli del paesaggio: il cielo è scuro ed una tempesta sta per avvicinarsi.

Particolare della tempesta

Per comprendere al 100% questa tela, devo presentarti un altro lavoro di Géricault, intitolato Ufficiale dei cacciatori a cavallo della Guardia Imperiale e realizzato un paio di anni prima rispetto a questa, nel 1812.

Ufficiale dei cacciatori a cavallo della Guardia Imperiale” (sinistra), “Corazziere Ferito che abbandona il campo di battaglia” (destra)

Queste tele sono complementari:

  • Stesse dimensioni
  • Stesso tema
  • Stessi soggetti (entrambi i protagonisti sono dei cavalieri napoleonici)

Géricault ha scelto questi soggetti ispirandosi a Jacques-Louis David ed Antoine-Jean Gros, i suoi punti di riferimento.

La tela del 1812 rappresenta la vittoria guerriera. E ci sono un sacco di simboli che lo dimostrano:

  • Il cavallo che calpesta le armi del nemico
  • Sciabola luminosa in bella vista
  • Sguardo fiero del protagonista

Nell’opera del 1814, invece, è tutto il contrario.

L’ufficiale fugge ferito ed è alla ricerca di un riparo.

Questa tela rappresenta il fallimento degli ideali napoleonici.

Ma anche la tecnica è importante, ed infatti Géricault dipinge sia il cavallo che il militare nei minimi dettagli.

Non c’è alcuna traccia della battaglia da cui il protagonista sta scappando.

E se guardi bene il suo volto, noterai che non c’è neanche traccia di dolore o sofferenza: sembra quasi un’opera che ricorda la tragedia greca; lì passioni violente e scene drammatiche non venivano messe in atto così per mettere la ragione in risalto e darle un ruolo da protagonista.

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Battesimo di Cristo del Verrocchio, Aiutanti e Leonardo da Vinci: Il Tocco Di Un Allievo Fuori Dal Comune

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“Battesimo di Cristo” Verrocchio, aiutanti e Leonardo da Vinci
Data di Realizzazione1475-1478
Dimensioni177×151 cm
TecnicaOlio e Tempera su Tavola
Dove si TrovaGalleria degli Uffizi, Firenze
Informazioni Battesimo di Cristo del Verrocchio + aiutanti e Leonardo da Vinci

Caratteristiche chiave

  • La tavola è stata realizzata in parte da Verrocchio, in parte da alcuni aiutanti e poi da Leonardo da Vinci
  • Leonardo ha realizzato il volto dell’angelo in basso a sinistra, il corpo di Cristo, alcuni dettagli del paesaggio (utilizzando lo sfumato)
  • Le mani di Dio Padre, la colomba, la palma ed alcune rocce sono opera di alcuni aiutanti del Verrocchio e sono di bassa qualità

Storia

Il monastero vallombrosano di San Salvi ha commissionato questa tavola alla bottega del Verrocchio.

La seconda metà del ‘400 è un periodo buono per lui, il quale gestisce la bottega più importante di Firenze.

L’artista accetta il lavoro ed imposta subito la composizione, dipingendo una parte della fiugra di Cristo e di Giovanni Battista.

Il suo stile si riconosce subito dalle linee e le pennellate “nervose” che derivano dalla sua abilità da orefice che ha “trasferito” sulla tavola.

Poi Verrocchio chiede aiuto a 2 collaboratori.

Il primo non sappiamo chi sia ma non è molto abile: ha realizzato lo schema della palma a sinistra ed il paesaggio roccioso sulla destra.

Particolare della palma (sinistra) e delle rocce (destra) realizzate dall’aiutante del Verrocchio

Il secondo aiutante – forse Sandro Botticelli – invece ha realizzato il volto dell’angelo messo di fronte.

Particolare dell’angelo di fronte

Ma perché si dice che questa tavola è stata realizzata da Verrocchio e Leonardo?

Perché, anche con l’intervento dei 2 aiutanti, la composizione non è ancora completa.

Verso la fine dei lavori viene chiesto a Leonardo da Vinci di completare l’opera.

Lui ha il compito di dare un tono simile a tutte le parti già dipinte.

Così l’allievo si dedica a:

  • Volto dell’angelo messo di profilo (qui si vede lo sfumato che ritroveremo in molti altri suoi capolavori)
  • Velature trasparanti ad olio per i piani del paesaggio in secondo piano
  • Corpo e pelle di Gesù
Dettagli realizzati da Leonardo da Vinci

Ma l’intervento di Leonardo ha confuso gli studiosi, i quali – una volta scoperta l’opera – pensavano che fosse stata completata negli anni Settanta del ‘400.

Era un errore.

Dopo aver fatto degli accertamenti tramite delle radiografie, la datazione del Battesimo di Cristo Verrocchio è stata spostata al 1475-1478.

La tavola, una volta completata, viene portata nel monastero di Santa Verdiana.

In seguito viene portata alla Galleria delle Belle Arti (insieme ad altre opere provenienti da diverse chiese di Firenze).

Nel 1810 vengono riorganizzate le collezioni d’arte fiorentine e così la tavola arriva agli Uffizi, dove si trova oggi.

Descrizione

I protagonisti della tavola sono:

  • Due angeli in basso a sinistra
  • Gesù al centro
  • Giovanni Battista a destra

Quest’ultimo sta battezzando Gesù nel fiume Giordano.

La scena è impostata su una composizione triangolare: al vertice c’è la conciglia tra le mani di San Giovanni, mentre il vertice destro è il piede sinistro del Battista e l’altra punta del triangolo “si trova” proprio dove c’è il piede dell’angelo inginocchiato di profilo.

Particolare della composizione triangolare dell’opera

Al centro del triangolo c’è la figura di Cristo in piedi, il protagonista della scena su cui si concentra la nostra attenzione.

Ad evidenziare ancora di più questo aspetto c’è lo sguardo dell’angelo più a sinistra che è rivolto proprio verso Gesù e che spinge anche noi a guardarlo.

Particolare dello sguardo dell’angelo rivolto a Gesù

Ma ci sono altri dettagli interessanti, come ad esempio la piccola pergamena che ha tra le mani Giovanni Battista su cui c’è una scritta in latino Ecce Agnus (significa “Ecco l’agnello”).

Particolare del cartiglio tra le mani di San Giovanni Battista

La scena non è del tutto statica: a dare movimento c’è l’angelo di spalle e lo stesso Gesù che è girato di tre quarti.

Particolare dei movimenti di Gesù e dell’angelo

Come hai letto nella storia, questa tavola è stata realizzata da più persone.

E le differenze del loro stile si vede dai dettagli.

Guarda i volti dei 2 angeli.

Particolare dei volti degli angeli

Sono diversi: quello più a sinistra è stato realizzato da Leonardo da Vinci.

Leonardo ha anche aggiunto i peli del pube di Gesù ed ha allungato le acque del fiume Giordano fino a farle arrivare in primo piano così da immergere i piedi di Gesù e del Battista.

Un altro dettaglio del Battesimo di Cristo del Verrocchio non realizzato da Leonardo è il paio di mani di Dio Padre che sta inviando la colomba dello Spirito Santo, circondata da raggi divini.

Particolare delle mani di Dio Padre e della Colomba

Accanto alla colomba c’è un uccello nero che sta scappando, simbolo del male.

Particolare dell’uccello scuro

Il paesaggio è stato migliorato grazie allo sfumato di Leonardo, eliminando le forme squadrate presenti in precedenza.

Particolare del paesaggio

Pensa che nel progetto originale la valle doveva essere piena di alberi, ma poi Leonardo ha rivoluzionato la scena inserendo il fiume Giordano in lontananza che arriva fino in primo piano (un dettaglio che riprende dalla pittura fiamminga di Jan van Eyck).

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Venere e Adone del Canova: Il Triste Addio Della Dea e del Cacciatore

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“Adone e Venere” Antonio Canova
Data di Realizzazione1789-1794
Altezza• Altezza:180 cm
• Larghezza: 80 cm
• Profondità: 60 cm
MaterialeMarmo Bianco
Dove si TrovaMusée d’Art et d’Histoire, Ginevra
Informazioni Adone e Venere Canova

Caratteristiche Chiave

  • La scultura ritrae due protagonisti della mitologia greca, il giovane Adone e Venere, la dea della bellezza
  • I due sono scolpiti durante un tenero saluto ma che in realtà è un addio perché poco dopo Adone morirà
  • Canova ha inserito alcuni particolari per aumentare la drammaticità della scena
  • Dietro i due protagonisti c’è il cane di Adone
  • L’opera segue una composizione piramidale

Storia

Prima di parlarti della statua, devo raccontarti la storia di Adone e Venere, 2 personaggi della mitologia greca.

Adone era un ragazzo che viveva nell’antica Grecia e che, nel tempo libero, andava a caccia nel bosco.

Un giorno, Venere, la dea greca della bellezza lo vede mentre si aggira nel bosco.

E proprio in quell’istante viene colpita di striscio da una freccia di Cupido.

E così la dea si innamora subito di Adone.

Ma Marte, il dio della guerra è geloso del giovane umano ed elabora una piano per eliminarlo.

Così decide di trasformarsi in un cinghiale per colpirlo a morte di sorpresa durante la caccia.

Ed il piano di Marte è un successo.

Venere raggiunge subito Adone che ormai è in fin di vita, ma non può fare più nulla.

Zeus, il padre degli dei, però, ha una soluzione e propone un accordo alla dea.

Adone potrà tornare in vita per stare con Venere, a patto che i 2 potranno stare insieme per 6 mesi (il periodo della primavera ed estate) e per i restanti 6 (autunno ed inverno), il ragazzo dovrà tornare nell’oltretomba.

Venere accetta l’offerta di Zeus e così Adone torna in vita.

Questa è la loro storia.

Canova ha realizzato questa scultura tra il 1789 ed il 1794.

Una volta completata, l’opera viene acquistata dal patrizio Giovan Domenico Berio di Salza per metterla nel suo palazzo a Napoli.

Nel 1820 quest’ultimo muore e la statua di Canova viene acquistata dal colonnello Guillame Favre.

L’opera, in seguito finirà nella collezione del Musée d’Art ed d’Historie di Ginevra, dove si trova oggi.

Descrizione

“Adone e Venere” Antonio Canova

I protagonisti della scultura sono Adone e Venere.

Sono entrambi nudi e la dea si appoggia sulla spalla del ragazzo.

Canova ha rappresentato l’istante in cui il giovane Adone sta salutando Venere prima di andare a caccia.

Particolare dei volti dei protagonisti

Il ragazzo ha una freccia in mano e forse è l’arma che utilizzerà mentre è a caccia.

Particolare della freccia

Noi spettatori, però, sappiamo che questa sarà l’ultima volta che Adone e Venere si vedranno, perché tra poco Marte lo ucciderà dopo essersi trasformato in cinghiale.

Sapendo ciò, l’opera di Canova ha tutto un altro significato.

Non stiamo assistendo ad un momento di dolcezza tra 2 amanti, ma ad un addio.

Per accentuare questo fatto, lo scultore inserisce dei particolari interessanti:

  • Sembra che Venere stia trattenendo Adone impedendogli di andare via mettendo la gamba sinistra in avanti
  • Il volto di Adone è fiero ma ha anche qualche linea di preoccupazione, come se sapesse che sta per morire
  • Adone è scolpito in una posizione fiera, come chi conosce il proprio destino ma lo accetta comunque
Particolare della gamba sinistra di Venere (sinistra), dell’espressione di Adone (centro) e della posizione di Adone (destra)

Dietro di loro c’è il cane di Adone, il quale dà un tocco più triste a questo ultimo momento tra i 2 protagonisti.

Particolare del cane

A differenza di altre statue del Canova (come ad esempio la Paolina Borghese), questo lavoro è stato realizzato per essere ammirato solo di fronte.

I corpi di Adone e Venere sono morbidi (in particolare il corpo del ragazzo, un dettaglio che dimostra che non è ancora un adulto) e viene messo in risalto soprattutto il loro profilo, come se fossero incisi su un medaglione.

La composizione geometrica dell’opera è a piramide ed attraversa i 2 protagonisti e la cui base è la parte bassa della scultura.

Composizione geometrica dell’opera

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Athena Parthenos: La Leggendaria Statua Oro ed Avorio Di Atene

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“Atena Parthenos” (Disegno Ipotesi di Ricostruzione) Fonte: Wikipedia
Data di Realizzazione438 a.C. circa
Altezza11,50 metri circa
MaterialeOro ed Avorio
Dove si TrovaDistrutta o Scomparsa
Informazioni Atena Parthenos

Caratteristiche chiave

  • La statua è andata distrutta (o è scomparsa) e non ci sono informazioni sufficienti per conoscere il suo aspetto con certezza
  • È stata realizzata dallo scultore Fidia
  • Era stata messa all’interno del Partenone
  • Era composta da 1,3 tonnellate di oro e tantissimo avorio
  • Sullo scudo alla sua destra c’erano rappresentate l’Amazzonomachia e la Gigantomachia
  • In mano reggeva la statua di Nike, simbolo della vittoria
  • La statua era su un piedistallo su cui era scolpita la scena della nascita di Pandora con la presenza di 20 dèi
  • Esistono tantissime copie e possibili ricostruzioni della statua conservate in tutto il mondo

Storia

Ci sono davvero pochissime notizie a proposito di quest’opera, quindi se alcune parti della vicenda ti sembreranno sconnesse o prive di senso è perché non ci sono informazioni sufficienti.

Siamo nel 438-432 a.C.

In questo periodo viene consacrata la statua di Athena Parthenos, poco prima della Guerra del Peloponneso.

L’immensa statua verrà messa all’interno del Partenone.

L’autore della statua è Fidia, ma viene accusato di aver fatto deviare i materiali richiesti per la statua e di averli presi per sé.

E questo è un sacrilegio: l’oro destinato alla statua era proprietà della dea Atena.

Così Fidia viene arrestato, ma riesce a scappare.

Con questo folle gesto non fa altro che dimostrare la sua colpevolezza.

Nella sua fuga arriva ad Olimpia dove morirà.

Moltissimi anni dopo, il Partenone viene incendiato ed il tetto crolla.

La statua di Atena Parthenos è danneggiata, ma viene sottoposta subito ad un restauro.

Soltanto nel 5° secolo a.C. verrà distrutta del tutto.

Costruzione Della Statua

Anche se la sua storia è piena di buchi, ci sono abbastanza informazioni riguardo la costruzione di questa immensa statua.

E la maggior parte delle informazioni arrivano dagli autori greci Pausania e Plutarco.

Stando a loro, la statua sarebbe stata realizzata non solo da Fidia ma anche da un’intera squadra di artigiani.

Non sappiamo in quale bottega di preciso sia stata avviata la costruzione della statua, ma con grande probabilità doveva essere una lontano dal centro cittadino.

Questo perché i materiali usati per la statua sono molto costosi (oro ed avorio) e per evitare qualsiasi danno causato dal caos delle strade principali o dalla polvere, è più conveniente lavorare in un posto meno affollato.

Stando alle fonti, questa immensa statua è costata ben 704 talenti, l’equivalente del costo di 200 Trireme (sono le navi da guerra greche).

Ma in un certo senso, l’Athena Parthenos è una sorta di riserva finanziaria finale: l’oro presente sulla statua, infatti, poteva essere fuso in qualsiasi istante ed essere utilizzato per pagare.

Su quest’opera infatti, c’erano circa 1,3 tonnellate d’oro.

L’avorio invece è stato usato per realizzare:

  • Faccia
  • Braccia
  • Piedi
  • Testa della gorgone sul petto della dea

Per modellare l’avorio ed utilizzarlo su questa statua, è stato necessario “trasformarlo” in tanti piccoli strati sovrapposti e poi gli è stata data la forma rammollendolo prima e poi plasmandolo secondo le necessità.

Il risultato sono state delle placche di avorio flessibili come delle placche di cera (che già venivano usate per le statue di bronzo e che Fidia in passato aveva sfruttato spesso).

I punti di giuntura tra le placche in avorio sono stati nascosti nelle parti più in ombra della statua e dai gioielli che la dea indossava.

Una volta posizionato sia l’oro che l’avorio, è stato il momento di procedere con la pittura.

Le guance, labbra ed unghia di Atena sono state dipinte di rosso e forse anche le parti in oro sono state trattate o modificate utilizzando delle gemme preziose.

L’immenso lavoro deve essere terminato nel 438 a.C., al momento della consacrazione della statua e del suo trasferimento nel Partenone.

Curiosità: l’oro e l’avorio che sono avanzati e che non sono stati usati per decorare la statua, sono stati messi in vendita.

Atena Parthenos ed Il Partenone

Facciamo un passo indietro.

Nel 480 a.C. i persiani hanno messo a ferro e fuoco l’acropoli di Atene, distruggendo molti degli edifici che si trovavano lì.

In seguito gli ateniesi hanno sconfitto i persiani.

Ed hanno fatto una promessa: non avrebbero restaurato i templi distrutti ma li avrebbero lasciati così per ricordare la malvagità degli avversari.

Poi il tempo passa, Atene diventa la città più importante di tutta la Grecia.

Ed è il momento di celebrare la gloria di questa città.

Vengono avviati dei lavori di miglioramento e di ricostruzione.

Ed è anche il momento del Partenone.

Questo non sarebbe stato un tempio, ma un luogo che avrebbe custodito un tesoro: la gigantesca statua di Atena Parthenos.

C’è chi pensa che sia stata – addirittura – progettata la statua prima del Partenone.

I lavori per la struttura vengono completati tra il 447 e 438 a.C.

La statua deve essere stata collocata nella parte est, in una stanza:

  • Lunga circa 30 metri
  • Larga 19 metri
  • Alta 12,50 metri

Curiosità: Il nome Atena Parthenos alla statua è stato dato da Pausania. Prima di lui tutti la chiamavano “Statua d’oro di Atena“, “l’Atena” o “La statua d’avorio di Atena“.

Descrizione

Dato che la statua è andata distrutta nell’antichità, non ci sono immagini originali della statua, ma soltanto ricostruzioni, ipotesi e disegni. Per questo motivo ci saranno pochissime foto ed immagini in questa sezione.

La statua di Atena doveva trovarsi nella stanza principale del Partenone, sul lato orientale.

Era circondata da colonne doriche che sostenevano il soffitto e creavano l’illusione che la dea dovesse trovarsi su una sorta di baldacchino.

Davanti a lei si trovava una grande bacinella d’acqua che serviva a:

  • Mantenere un buon livello di umidità nella stanza (così da conservare l’avorio alla perfezione)
  • Riflettere la luce dall’esterno ed illuminare meglio la statua

La statua doveva essere alta circa 11,50 metri (base compresa), arrivando quasi a toccare il soffitto.

In pratica Atena riempieva la stanza con la sua enorme presenza.

L’idea dello scultore Fidia era quella di rappresentare la dea quanto più reale possibile: doveva essere maestosa, bella e grande. Secondo i greci, poi, gli dei erano molto più grandi degli uomini.

La statua doveva trovarsi su un grande piedistallo, alto circa 1,50 metri.

Sulla parte anteriore c’era una placca con scolpita una scena mitologica: la nascita di Pandora con 20 dèi presenti.

Perché mettere una scena del genere sotto la statua di Atena?

Ci sono diverse ipotesi:

  • Pandora poteva essere simbolo di femminilità
  • Poteva rappresentare il ruolo sempre più centrale delle donne nell’Atene del 5° secolo a.C.
  • Poteva essere un avvertimento che con gli dèi, nulla è mai dato per scontato
  • Poteva essere un promemoria per ricordare che anche nelle situazioni più difficili, la speranza può sempre rinascere

E poi c’è un’altra possibilità.

Quella ritratta sul piedistallo poteva essere Pandora di Atene, una donna di cui ha parlato Pausania nei suoi scritti. Lei, in passato, si sarebbe sacrificata per salvare la città di Atene.

E questa Pandora porterebbe con sé benefici e valori positivi.

Ma torniamo alla statua.

Atena doveva indossare un peplo mezzo aperto sul lato destro, simile a tutte le statue femminili realizzate nella prima metà del 5° secolo a.C.

Ma c’erano delle novità.

La dea aveva la gamba sinistra un po’ piegata, il ginocchio spostato in avanti ed un piede alzato da terra.

Questa innovativa posizione doveva essere stata scelta per ragioni di equilibrio e volume della parte inferiore della statua e non per ragioni decorative.

Sul petto Atena indossava l’egida con dei serpenti e con al centro una gorgone in avorio.

Anche sul volto di Atena c’era l’avorio; e la sua espressione era neutra, rispettando i canoni artistici di quel periodo.

Indossava un elmo, da cui spuntavano lunghe ciocche di capelli.

L’elmo era di tipo attico con delle protezioni su guance e decorato con dei grifoni.

Atena indossava anche dei gioielli:

  • Pendenti alle orecchie
  • Braccialetti a forma di serpente sui polsi e sulle braccia
  • Collana

Nella mano sinistra reggeva sia lo scudo che la lancia.

E lo scudo era doveva essere ampio 5 metri ed era decorato nei minimi dettagli.

Sul lato più esterno dello scudo era rappresentata l’Amazzonomachia, ovvero il conflitto tra Amazzoni e greci. C’erano ben 30 guerrieri in questa scena, con Teseo alla guida delle truppe greche.

Dall’altro lato le Amazzoni che invece avanzavano verso l’acropoli per combattere.

Curiosità: stando a quanto scritto da Plutarco, tra gli ateniesi doveva esserci anche un “autoritratto” di Fidia, che si era rappresentato come un anziano calvo pronto a lanciare una pietra con due mani. Accanto a lui aveva aggiunto anche Pericle armato con una lancia.

Al centro dello scudo c’era una gorgone, mentre nella parte più interna del gigantesco scudo era rappresentata invece la Gigantomachia, la guerra tra dèi e Giganti.

Alla sinistra della dèa doveva trovarsi il sacro serpente.

Nella mano destra, invece, Atena reggeva una statua di Nike alta 2 metri.

Lei era il simbolo della vittoria ed aveva tra le mani una corona di alloro che avrebbe poggiato sulla testa della dea.

Tutti i temi e particolari scelti per decorare questa gigantesca statua facevano parte di un programma iconografico e politico per celebrare la città attraverso Atena, la dea guardiana.

Atene era al picco del potere ai tempi di Pericle, il quale ha sconfitto caos, disordine ed avversari.

Così i punti di forza e le virtù della città vengono donate alla dea.

Il leggendario potere navale (ed il suo imbattibile ruolo commerciale) di Atene si vede nei materiali usati per il lavoro: oro ed avorio, due elementi costosissimi e che arrivano da molto lontano.

Possibili Copie e Repliche

Devi sapere che esistono almeno 69 copie in piccola scala di questa statua.

Fin dall’antichità è stata una statua che ha riscosso un enorme successo.

Pensa che ci sono dei medaglioni d’oro nella Tomba di Kul-Oba (in Crimea) e che oggi sono conservati all’Hermitage Museum che ritraggono la testa dell’Atena Parthenos.

Gli artisti dell’Impero Romano hanno fatto – negli anni- moltissime copie di questa statua, modificandola e semplificando sempre di più la decorazione.

L’Atena di Varvákeion è uno degli esempi più famosi.

“Atena Varvákeion”

Un’altra famosa copia è l’Atena Lenormant.

“Atena Lenormant”

Poi c’è anche la Minerva con la collana del Louvre.

“Minerva con collana”

E c’è anche la copia di età romana firmata da Antioco conservata a Palazzo Altemps.

“Atena Parthenos” (Palazzo Altemps)

Per concludere c’è una replica in dimensioni reali realizzata nel 1990 per il Partenone di Nashville dallo scultore americano Alan LeQuire.

“Atena Parthenos” (Nashville)

Per farlo ha usato alluminio, acciaio, intonaco, fibra di vetro e ben 8 chili di foglie d’oro.

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