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La pastorella di William-Adolphe Bouguereau: analisi completa dell’opera

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La pastorella di William-Adolphe Bouguereau: analisi completa dell’opera
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Nel lungo elenco di opere di William-Adolphe Bouguereau che abbiamo analizzato e studiato nelle ultime settimane, non poteva mancare assolutamente il quadro che andremo a studiare oggi, il quale è intitolato “La pastorella”. Tale lavoro è un altro esempio che ci permetterà di capire per bene lo stile e la tecnica utilizzata da Bouguereau nella sua produzione artistica.

All’interno di questo articolo troverete tutti i dettagli riguardanti tale opera, partendo prima di tutto dai dati tecnici del lavoro per poi passare alla storia di questa tela ed infine effettueremo l’analisi stilistica della composizione.

La pastorella William-Adolphe Bouguereau analisi

“La pastorella” William-Adolphe Bouguereau

Data di produzione: 1889

Dimensioni: 158,75 x 93,35 cm

Dove si trova: Philbrook Museum of Art, Tulsa, Oklahoma, U.S.A.

“La pastorella” è uno dei lavori più interessanti di Bouguereau, ed attualmente è conservato al Phhilbrook Museum of Art, dove è diventata un’opera di primaria importanza per l’istituzione, diventando un’immagine emblematica, a tal punto che nel 2006 venne realizzata una mostra itinerante dove l’opera principale era proprio questa tela.

Passiamo all’analisi stilistica del lavoro ed analizziamo i dettagli del lavoro: se avete studiato con noi le altre opere di Bouguereau, vi sarete senza dubbio resi conto che la protagonista è la stessa ragazza che ha posato per la realizzazione de “La Boema” “La giovane pastorella”.

La ragazza domina l’intera composizione, mentre si trova immersa in una grande valle verde, mentre alle sue spalle è possibile notare alcuni buoi al pascolo. La protagonista è vestita con abiti da contadina e fa passare sulle spalle un bastone bilanciandolo. A testimoniare il ceto della stessa ragazza, oltre al titolo ed al povero abbigliamento, tra l’altro è possibile notare che non indossa alcun tipo di calzatura.

La varietà cromatica presente in questo lavoro è eccezionale, soprattutto per quanto riguarda la resa del dell’ambiente, dove i colori spaziano dalle classiche tonalità utilizzate per rappresentare la terra (come il verde e marrone) per poi passare al blu e rosa per il cielo, lasciando pensare che la scena potesse essere ambientata durante un tramonto.

Come accade nella stragrande maggioranza delle opere di Bouguereau dove i contadini sono i protagonisti, anche in questo caso, l’artista mira a celebrare la “grandezza” dei più deboli e dei poveri, celebrandoli quasi come degli eroi contemporanei, i quali non hanno nulla da invidiare ai più ricchi ed abbienti.

La pastorella di William-Adolphe Bouguereau: analisi completa dell’opera
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Dante e Virgilio all’Inferno di William-Adolphe Bouguereau: analisi completa dell’opera

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Dante e Virgilio all’Inferno di William-Adolphe Bouguereau: analisi completa dell’opera
ArteWorld.

Eccoci nuovamente insieme per la penultima analisi della lunga serie di opere del pittore francese William-Adolphe Bouguereau, il quale nelle ultime settimane ci ha tenuto compagnia grazie agli approfonditi studi che abbiamo condotto sui suoi principali lavori. Protagonista dell’articolo odierno è uno dei suoi quadri più famosi in assoluto, intitolato “Dante e Virgilio all’Inferno”.

In questo articolo, proprio come abbiamo fatto anche con le altre opere di questo artista, prima di tutto realizzeremo una breve scheda tecnica con tutti i dati più importanti dell’opera: dimensioni, data di realizzazione e luogo di conservazione; successivamente passeremo all’analisi dei dettagli di tutta la composizione per scoprire il significato dell’opera.

Dante e Virgilio all'Inferno William-Adolphe Bouguereau analisi

“Dante e Virgilio all’Inferno” William-Adolphe Bouguereau

Data di produzione: 1850

Dimensioni: 281 x 225 cm

Dove si trova: Musée d’Orsay, Parigi

Come si evince senza dubbio dal titolo, i protagonisti del quadro sono nientedimeno che i protagonisti anche dell’opera di Dante Alighieri “La Divina Commedia”, ovvero lo stesso Dante e il suo accompagnatore Virgilio, il quale è stato la guida dell’autore all’interno del regno infernale e quello del Purgatorio, per poi cedere il posto a Beatrice per il regno del Paradiso (Virgilio non poteva accedere al Paradiso poiché non era stato battezzato).

La scena proposta all’interno del quadro è quella che lo stesso Dante narra sia nel ventinovesimo che nel trentesimo canto dell’Inferno. Ci troviamo all’interno dell’ottava cerchia infernale, dove sono puniti i falsari di metalli, di denaro, di persona e di parole. In base al tipo di peccato di falsità effettuato in vita, i condannati subiscono le seguenti pene:

  • I falsari di metalli sono colpiti da sorta di lebbra che colma il loro corpo di tantissime croste
  • I falsari di persona sono costretti ad essere afflitti costantemente da una folle rabbia
  • I falsari di parola sono stanchissimi a causa di una febbre eterna
  • I falsari di monete sono affetti da idropisia (un accumulo di liquido nel corpo) e costantemente assetati

Riassunto brevemente il contesto nel quale si muovono i protagonisti dell’opera, adesso andiamo ad effettuare un’analisi del contenuto dell’opera: al centro si trovano due dannati, dove uno sta furiosamente malmenando l’altro, mentre lo morde al collo; sulla sinistra, in secondo piano, assistono con terrore e sdegno, Dante e Virgilio, mentre ancor più dietro una figura demoniaca li guarda ed accenna ad un ghigno.

Gianni Schicchi Capocchio Bouguereau

“Dante e Virgilio all’Inferno” William-Adolphe Bouguereau (dettaglio di Gianni Schicchi e Capocchio)

I due dannati che si azzuffano sono: Gianni Schicchi (con i capelli rossi e che sta mordendo l’avversario) e Capocchio. Il primo, secondo le fonti, aveva rubato l’identità di Capocchio per potersi impossessare della sua eredità, e a causa di questo è relegato a tale girone degli Inferi; allo stesso modo, anche la vittima dell’inganno si trova nel girone dei falsari poiché era un eretico ed un falsario di metalli.

Dante Virgilio William-Adolphe Bouguereau dettaglio

“Dante e Virgilio all’Inferno” William-Adolphe Bouguereau (dettaglio di Dante e Virgilio)

I colori utilizzati in questa tela sono molto scuri e rimandano perfettamente ad un luogo infernale, dove sul fondo si nota un accenno di rosso mescolato con il marrone, mentre i colori più luminosi sono riservati ai protagonisti in primo piano che si azzuffano, mentre il “pubblico” osserva la scena. La grande abilità di Bouguereau in quest’opera si nota soprattutto nell’eccezionale definizione dei muscoli dei due contendenti, che suggeriscono una forte tensione e forza, esasperati quasi al limite del reale.

La rabbia che trasuda dal contrasto dei due uomini si può notare anche da come Gianni Schicchi si “aggrappi” letteralmente al corpo dell’avversario, mentre lo colpisce alle spalle senza pietà. Non c’è spazio per rappresentazioni “gentili” e rivedute per questo mondo: Bouguereau rappresenta l’Inferno senza filtri, mostrando l’orrore che lo domina e che lo caratterizza.

Demone William-Adolphe Bouguereau dettaglio

“Dante e Virgilio all’Inferno” William-Adolphe Bouguereau (dettaglio del Demone)

Il terrore è il motore principale di tutta la scena: lo rivediamo  nella vittima del morso di Gianni Schicchi, ma anche nell’espressione preoccupata dei due poeti, o ancora nell’incarnazione stessa del terrore, ovvero il demonio.

Nonostante il quadro ebbe un successo straordinario al tempo della sua pubblicazione, successivamente Bouguereau preferì dedicarsi alla rappresentazione di contadini figure mitologiche, abbandonando completamente il mondo dell’orrore.

Dante e Virgilio all’Inferno di William-Adolphe Bouguereau: analisi completa dell’opera
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Nascita di Venere di William-Adolphe Bougureau: analisi completa dell’opera

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Nascita di Venere di William-Adolphe Bougureau: analisi completa dell’opera
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Siamo giunti all’ultimo appuntamento con i quadri più importanti di William-Adolphe Bouguereau, e dopo aver analizzato tutti i dettagli del quadro “Dante e Virgilio all’Inferno” che, effettivamente, ha costituito un elemento che si discosta dalla tipica produzione dell’artista, oggi andremo a scoprire quello che viene considerato il lavoro più popolare di Bouguereau, ovvero “Nascita di Venere”.

In questo articolo troverete dettagli riguardo la storia della sua creazione e successivamente una descrizione della composizione, fino a giungere all’analisi stilistica del quadro di Bouguereau. Per qualsiasi informazione aggiuntiva, potete lasciare un commento qui sotto e noi provvederemo a rispondere nel minor tempo possibile.

Nascita di Venere William-Adolphe Bouguereau analisi

“Nascita di Venere” William-Adolphe Bouguereau

Data di produzione: 1879

Dimensioni: 300 x 218 cm

Dove si trova: Musée d’Orsay, Parigi

L’opera venne realizzata da Bouguereau in occasione del Salon di Parigi del 1879, e proprio grazie alla presentazione di questa tela, è riuscito ad ottenere il premio Grand Prix de Rome (anche Jacques-Louis David ottenne lo stesso premio). L’opera suscitò un forte apprezzamento da parte della critica e venne acquistato dal Musée du Luxembourg, per poi essere trasferito definitivamente all’interno del Musée d’Orsay, dove ora fa parte della collezione permanente dello stesso.

Seppur breve, questa è la storia relativa all’arrivo di quest’opera di Bouguereau all’interno del museo parigino; adesso passiamo alla descrizione del quadro e alla successiva analisi stilistica. L’evento che viene rappresentato in questo lavoro di Bouguereau non è altro che la nascita di Venere (proprio come ha fatto Botticelli con uno dei suoi lavori più importanti di sempre), la quale secondo il mito originale, nacque dall’evirazione di Crono avvenuta durante il combattimento con suo figlio Zeus; dopo il taglio netto del membro, quest’ultimo cadde all’interno del mare, dove dalle stesse spume acquatiche nacque la bellissima Venere, dea della bellezza.

Bouguereau rappresenta su tela non la nascita della dea, ma un suo successivo viaggio che la porterà a Paphos. Venere si trova in un ambiente acquatico, sopra una conchiglia, mentre è circondata da tante figure: troviamo ben quindici putti, tra cui anche Amore e Psiche (soggetti di un altro quadro di Bouguereau)e diverse ninfe e centauri, i quali restano estasiati davanti all’arrivo di Venere. In primo piano, rappresentato con un colore abbastanza scuro, possiamo scorgere un delfino, animale che rappresenta la stessa dea.

Ogni figura presente in questa complessa composizione è molto interessante: i putti giocano scherzosamente e in un’armonia di movimenti sembrano accompagnare il movimento sensuale della dea, mentre i centauri suonano per rendere pubblico l’arrivo della dea, come se si trattasse di una vera e propria regina.

L’amore è il tema portante della composizione, e oltre a rintracciarla in Venere, la quale è la dea che simbolicamente, incarna tale sentimento, lo possiamo vedere anche nell’unione amorevole tra centauri e ninfe, dove i primi sono ritratti con una pelle molto scura, in netto contrasto con la delicata e chiara carnagione delle ninfe: il pittore, con questa scelta di tonalità vuole indicare la complementarità dell’amore.

Adesso concentriamoci sulla figura di Venere, la quale è il perno centrale di tutta la scena: Bouguereau la rappresenta con un’espressione dolce e rilassata, con le braccia alzate mentre si accarezza i capelli. Il pittore la dipinge in una posizione atta ad esaltare le curve della dea, la quale si mostra molto sensuale nei suoi movimenti.

Nella vita reale, la donna che ha posato per la figura di Venere è Marie Georgine, principessa di Ligne, la quale fece da soggetto per diverse opere di Bouguereau, inerenti sempre al mondo di Venere e i miti a lei legati.

Curiosamente, è possibile scorgere proprio sopra al gruppo dei putti a sinistra della tela, un’ombra: sembrerebbe essere la sagoma dello stesso Bouguereau, che ha scelto di rappresentarsi in una specie di autoritratto.

Il pittore, infine, conosce bene la tradizione artistica che si cela dietro questo quadro, e decide di rendere omaggio allo stesso Botticelli, già citato precedentemente, al quale si ricollega dipingendo una scena molto simile, e dall’altra parte si richiama anche al celebre “Trionfo di Galatea” di Raffaello Sanzio, utilizzando diversi elementi già presenti nel lavoro di questo artista, come il delfino, la conchiglia e la moltitudine di putti che circondano la dea.

Nascita di Venere di William-Adolphe Bougureau: analisi completa dell’opera
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I quadri più famosi di William-Adolphe Bouguereau: elenco completo delle opere analizzate

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I quadri più famosi di William-Adolphe Bouguereau: elenco completo delle opere analizzate
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Siamo giunti al termine del nostro breve, ma intenso viaggio tra i quadri più famosi di Bouguereau, che abbiamo imparato a conoscere nelle ultime settimane attraverso le innumerevoli analisi che abbiamo realizzato sul nostro blog. Nei prossimi giorni continueremo a parlare di un altro artista e che studieremo pian piano, in modo tale da capire il suo stile e gli elementi fondamentali che hanno reso popolare il suo modo di dipingere.

Questo articolo sarà strutturato come una sorta di indice per tutti coloro che vogliono saperne di più su William-Adolphe Bouguereau e sui suoi principali lavori che abbiamo analizzato sul nostro sito negli ultimi tempi. Qui di seguito, quindi, troverete un breve elenco con i titoli di alcuni dei lavori di questo artista accademico, vissuto a cavallo tra Ottocento e Novecento, le cui opere con il passare del tempo sono state dapprima amate, poi odiate e nuovamente amate dalla critica, fino a diventare un punto di riferimento molto importante nella pittura moderna.

Quadri famosi Bouguereau analisi

Quadri famosi Bouguereau (IMMAGINE ARTEWORLD)

Per qualsiasi informazione aggiuntiva sull’opera che vi interessa, non dovete fare altro che cliccare sul titolo del lavoro e subito verrete reindirizzati al popolare quadro di Bouguereau su cui volete avere maggiore chiarezza. Inoltre, qualora desideraste l’analisi di un quadro di questo artista non presente attualmente all’interno dell’indice sottostante, non dovete fare altro che lasciare un commento in fondo a questo articolo, e noi provvederemo nel minor tempo possibile a realizzare un articolo riguardo il lavoro da voi suggerito. Detto ciò, ecco i quadri più belli di Bouguereau:

Questi sono le opere principali di Bouguereau su cui ci siamo soffermati ed abbiamo scoperto la storia e i dettagli delle loro composizioni. Costui fu un grande pittore accademico, le cui opere sono ampiamente riconosciute dalla critica contemporanea.

I quadri più famosi di William-Adolphe Bouguereau: elenco completo delle opere analizzate
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Il Seminatore di Vincent Van Gogh: analisi completa dell’opera

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Il Seminatore di Vincent Van Gogh: analisi completa dell’opera
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Terminato il nostro recente viaggio in compagnia delle opere accademiche di Bouguereau, ora facciamo nuovamente un passo indietro per aggiungere un nuovo lavoro ai quadri più belli di Van Gogh, i quali, secondo gli studi sulla sua biografia, sono stati più di settecento, e di cui, sfortunatamente, solo uno è stato venduto mentre il pittore era ancora in vita. Il lavoro su cui ci concentreremo oggi, è intitolato “Il Seminatore”.

All’interno di questo articolo troverete una breve analisi, la quale ovviamente è coadiuvata dalla lettura della corrispondenza letteraria che lo stesso pittore ebbe con diversi artisti, ma soprattutto con suo fratello Theo, ed all’interno di queste lettere sono presenti molti dettagli legati alla produzione delle opere di Vincent. Per qualsiasi informazione o lettura aggiuntiva dell’opera da parte vostra, potete aggiungerla a questo articolo e renderla disponibile al pubblico semplicemente lasciando un commento in fondo a questo stesso articolo.

Prima di procedere oltre, è bene indicare che Van Gogh ha realizzato diversi lavori intitolati “Il Seminatore”, di conseguenza, realizzeremo due piccoli paragrafi in cui faremo riferimento alle versioni più popolari di questa “serie”.

VERSIONE DEL VAN GOGH MUSEUM

In questo paragrafo andremo a studiare la versione conservata ad Amsterdam di questo lavoro. Prima di tutto elencheremo i dati tecnici dell’opera, e poi effettueremo una breve analisi della composizione.

Il Seminatore Van Gogh Amsterdam analisi

“Il Seminatore” Van Gogh, Van Gogh Museum

Data di produzione: 1888

Dimensioni: 32 x 40 cm

Dove si trova: Van Gogh Museum, Amsterdam

Come ben sappiamo, Vincent è stato sempre appassionato dal mondo agrario e dei contadini. Per realizzare questo lavoro, il pittore olandese fece riferimento ad un omonimo lavoro di Jean-Francois Millet, grazie a cui riuscì a studiare l’apparato illuministico della scena, e che utilizzò successivamente per altri suoi lavori legati al mondo agrario.

In questa specifica versione, conservata ad Amsterdam, possiamo vedere che il soggetto, ovvero il contadino che sta spargendo la semina sul campo in primo piano, ha attorno alla testa una sorta di alone, formato dallo stesso sole, non assimilabile ovviamente ad un angelo, ma senza dubbio tende ad esaltare il soggetto come una figura positiva.

I colori utilizzati nella scena sono molto interessanti: il forte contrasto tra i campi, dove dominano colori vari, che spaziano dal marrone al viola, per andare ulteriormente in contrasto con il sole giallo, il quale, sembra contagiare con il suo calore tutto il cielo.

Nelle sue lettere, ed in particolare, nella corrispondenza letteraria che intrattenne con il suo amico Emile Bernard, Vincent scrisse dell’importanza del seminatore, il quale, attraverso il suo lavoro era come se desse la vita alle piante, e di conseguenza, anch’egli rappresentava la vita stessa.

Successivamente, il pittore si concentrerà in altre opere sul valore opposto a quello del Seminatore, ovvero la mietitrice, la quale simbolicamente rappresenta la morte.

VERSIONE DEL KRÖLLER-MÜLLER MUSEUM

Dopo aver rapidamente descritto la versione conservata ad Amsterdam, adesso ci spostiamo ad Otterlo per analizzare la composizione di un’altra versione de “Il Seminatore”. Come in precedenza, eccovi prima i dettagli tecnici, e successivamente l’analisi dell’opera.

Il Seminatore Van Gogh Otterlo analisi

“Il Seminatore” Van Gogh Otterlo, Kröller-Müller Museum

Data di produzione: 1888

Dimensione: 64,2 x 80,3 cm

Dove si trova: Kröller-Müller Museum, Otterlo, Olanda

Quest’altra versione è stata realizzata nello stesso anno di quella citata precedentemente, e ciò già lascia intuire la tenacia di Vincent nel voler studiare a fondo questa tematica. Il quadro, così come tutta la produzione, è pregna di innumerevoli riferimenti al mondo cristiano, al quale il pittore era indubbiamente legato.

Differentemente dalla versione di Amsterdam, in questo caso il contadino non si trova in primissimo piano, ma sul lato destro della tela, impegnato a gettare la semina sul campo, mentre sullo sfondo si erge al centro un forte sole, che con i suoi raggi sembra quasi voler abbracciare tutto il creato, quasi come se si trattasse di Dio. Nelle sue lettere, Vincent aveva un particolare legame con il sole, che chiamava “il buon Dio del sole”, addirittura considerando infedeli coloro che non gli prestavano ascolto.

Alle spalle del seminatore è possibile notare una parte del raccolto, rigoglioso, il quale ripaga i forti sacrifici dell’uomo. Vincent comparava il ciclo del grano a quello della vita umana, dove entrambi rappresentano la crescita e la forza della natura.

I colori utilizzati sono molto chiari, a sottolineare come la luminosità del sole possa coinvolgere tutta la scena. Si può notare un forte contrasto tra il campo che deve ancora seminare (dove lavora il contadino), composto principalmente dal blu ed il marrone, e quello più in fondo, già rigoglioso, reso con un giallo più scuro, quasi bronzeo, per essere distinto dai raggi solari che dominano il cielo.

Il Seminatore di Vincent Van Gogh: analisi completa dell’opera
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Ritratto di Père Tanguy di Émile Bernard: analisi completa dell’opera

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Ritratto di Père Tanguy di Émile Bernard: analisi completa dell’opera
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Facciamo un momento un passo indietro e torniamo tra le opere dei pittori impressionisti. Abbiamo studiato in passato molti quadri di questi artisti, ed oggi torniamo nuovamente in compagnia di quest’ultimi poiché andremo a studiare un importante ritratto realizzato da Émile Bernard. L’opera in questione è il “Ritratto di Père Tanguy”.

Nell’articolo odierno troverete prima di tutto le informazioni tecniche relative all’opera, come ad esempio la data di realizzazione, le dimensioni del quadro e successivamente il luogo dove è conservato attualmente; in seguito effettueremo l’analisi e la descrizione dell’opera stessa, in modo tale da apprezzarne tutti i dettagli e scoprire maggiori informazioni riguardo la tecnica pittorica utilizzata da Bernard.

Ritratto di Père Tanguy Émile Bernard analisi

“Ritratto di Père Tanguy” Émile Bernard

Data di produzione: 1887

Dimensioni: 36 x 31 cm

Dove si trova: Öffentliche Kunstasammlung, Basilea, Svizzera

Prima di tutto scopriamo chi è il soggetto ritratto da Bernard. Si tratta di Julien François Tanguyconosciuto amichevolmente come père Tanguy, ovvero Padre Tanguy, il quale era un commerciante di colori nella capitale parigina. La sua persona fu fondamentale per la nascita e lo sviluppo dell’Impressionismo, poiché il suo locale a Parigi ospitò per primo tante opere di questi esponenti artistici, aiutando i pittori emergenti a farsi conoscere.

Il suo carattere bonario ed affettuoso nei confronti degli artisti gli valse il suo soprannome: molti pittori (e non solo) famosi furono suoi clienti ed amici; tra i nomi più importanti possiamo ricordare Vincent Van Gogh, Claude Monet, Pierre-Auguste Renoir, Paul Gaguin, il Dott. Paul Gachet, Toulouse-Lautrec e Camille Pissarro. Scambiando i suoi colori con le opere degli artisti, si assicurò un costante viavai nel suo negozio, che in poco tempo divenne un luogo di ritrovo per gli Impressionisti.

Lo stesso Émile Bernard riporta nei suoi scritti che la bottega di Tanguy fu, senza dubbio, il luogo di nascita del movimento simbolista, dando ancor maggior centralità alla figura del commerciante di colori.

Tanguy, essendo una persona amata e rispettata dagli artisti che frequentavano il suo negozio, diverse volte si prestò anche come soggetto per alcuni ritratti: tra i più conosciuti, possiamo ricordare il ritratto realizzato da Vincent Van Gogh, ma anche quello di Bernard che andremo ad analizzare oggi.

Nella tela di Bernard, Tanguy è posto di tre quarti e non guarda direttamente l’artista, come era solito nella ritrattistica antica. L’utilizzo di questa posizione innovativa rappresentava la volontà da parte dell’artista di lasciarsi alle spalle l’arte tradizionale, per lasciare spazio alla novità; in questo campo le novità in quegli anni non mancavano di certo: la fotografia stava cominciando a diventare importante e presto sarebbe stato un elemento irrinunciabile per i pitturi futuri.

Il ritratto di Bernardi si focalizza unicamente sul volto del soggetto e non sull’abbigliamento, mettendo da parte ogni lettura simbolica. L’espressione di Tanguy è fiera e decisa, quasi come se si trattasse di un antico generale.

L’ambiente che circonda il soggetto ci permette di capire che la scena è settata all’interno di una stanza, con le pareti azzurre decorate.

Ritratto di Père Tanguy di Émile Bernard: analisi completa dell’opera
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La colazione sull’erba di James Tissot: analisi completa dell’opera

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La colazione sull’erba di James Tissot: analisi completa dell’opera
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Analizziamo quest’oggi un opera di un artista che non ha bisogno di presentazioni, poiché anche protagonista anche di una interessante mostra a Roma che sta ottenendo un grandioso successo tra il pubblico. L’artista in questione è proprio James Tissot, ed all’interno di questo articolo andremo a scoprire da vicino uno dei suoi quadri più belli, intitolato “La colazione sull’erba”.

In questo post, prima di tutto troverete tutti i dettagli relativi al quadro, partendo dalla dimensione, data di realizzazione e il luogo di conservazione attuale. Successivamente passeremo all’analisi stilistica del lavoro ed effettueremo una breve analisi del lavoro, così per contestualizzare lo stile di Tissot e scoprire i punti fondamentali della sua pittura.

La Colazione sull'erba James Tissot analisi

“La Colazione sull’erba” James Tissot

Data di produzione: 1881-1882

Dimensioni: 20 x 27 cm

Dove si trova: Museo delle Belle Arti, Dijon, Francia

Se avete prestato attenzione al titolo dell’opera, vi sarete resi conto che il lavoro di Tissot è intitolato esattamente come uno dei principali capolavori della produzione di Manet, anche se effettivamente ci sono innumerevoli differenze. Da una parte, la tela di Manet suscitò un grande scandalo presso il pubblico per la nudità inspiegabile della donna tra gli uomini ben vestiti, e successivamente, la critica non riusciva a spiegarsi uno sfondo così mal realizzato e privo di dettagli.

Il lavoro di Tissot è nettamente differente, poiché anche la sua carriera artistica viaggia su un binario completamente diverso rispetto a quello di Manet. Avendo partecipato ed esibito alcuni dei suoi lavori nel 1859 al Salon, quando aveva solo ventitré anni, poco dopo riesce a farsi notare soprattutto per i ritratti della Parigi altolocata. Proprio in questi lavori scopre la sua eccezionale abilità nel rappresentare i volti femminili.

La bellezza ed il realismo delle donne sono le caratteristiche fondamentali dei lavori di Tissot, e lo possiamo notare anche in “La colazione sull’erba”, dove a rappresentare ciò che abbiamo detto, è proprio la donna in primo piano e che guarda l’artista, divertita.

A circondare la donna in primo piano, sono presenti donne, ragazze e bambine, le quali sono tutte intente a fare un pic-nic. Guardando le partecipanti, e soprattutto focalizzando la nostra attenzione sulla donna vestita di blu scuro, non è ben chiaro se Tissot abbia scelto di rappresentare un momento di un corso dedicato all’educazione delle buone maniere per le giovani donne.

Ponendo la nostra attenzione sul lato sinistro della tela, proprio accanto alla donna vestita blu scuro, è possibile notare una donna che è vestita esattamente dello stesso colore dell’albero che ha alle spalle.

Tissot, nella sua pittura non tralascia alcun dettaglio: partendo dal pattern dei vestiti delle protagoniste, fino a giungere alle cibarie presenti sul tavolo e gli animali che, incuriositi ed attratti dal cibo, si avvicinano al pic-nic, provenendo dal lato destro della tela.

I colori utilizzati sono caldi e soprattutto realistici: troviamo delle cromature scure utilizzate per le vesti delle donne, per poi passare a colori decisi come il blu ed il rosso per i cuscini accanto alla donna in primo piano, o ancora il marrone chiaro ed il verde, utilizzati rispettivamente per gli animali e l’erba che circonda tutta la scena.

La colazione sull’erba di James Tissot: analisi completa dell’opera
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Panca da giardino di James Tissot: analisi completa dell’opera

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Panca da giardino di James Tissot: analisi completa dell’opera
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Eccoci nuovamente con un altro quadro famoso James Tissot, artista di cui stiamo facendo brevemente conoscenza attraverso la descrizione di alcuni dei suoi lavori più conosciuti. Dopo aver visto da vicino il celebre “La colazione sull’erba”, che, senza dubbio era uno dei momenti più rappresentati dai pittori Impressionisti, adesso ci apprestiamo a capire qualcosa in più su un altro lavoro di Tissot, intitolato “Panca da giardino”.

Il commento quadro di Tissot ci permetterà di capire qualcosa in più sul suo stile e sulla grandiosa abilità che gli ha permesso di diventare uno degli artisti più in voga del suo tempo, e che anche nella cultura contemporanea è riconosciuto ed affermato.

Panca da giardino James Tissot analisi

“Panca da giardino” James Tissot

Data di produzione: 1882

Dimensioni: Sconosciute

Dove si trova: Sconosciuto

Pur avendo effettivamente poche informazioni su questo lavoro di Tissot, senza dubbio possiamo catalogarlo alla prima fase della sua produzione artistica, il quale, poco più ventenne, si apprestava a diventare celebre grazie alla riproduzione su tele di diversi momenti, luoghi e personaggi appartenenti alla Parigi festaiola e mondana.

La seconda fase della sua produzione artistica lo portò in Palestina, dove cambiò radicalmente il suo stile per dedicarsi alla realizzazione di piccole immagini, stampe e quant’altro, relative al mondo biblico e soprattutto del Nuovo Testamento, che gli permisero di guadagnare molti soldi e di mantenersi.

Tornando a questo quadro, possiamo dire che tecnicamente è sublime, i colori utilizzati sono i più vari, dove dominano le cromie naturali, come il verde, marrone e rosso, ma anche il bianco, blu ed alcune variazioni del giallo per quanto riguarda gli indumenti dei protagonisti.

Facendo attenzione al volto della donna, è possibile notare che proprio quest’ultima è la stessa donna che si nota in primo piano ne “La colazione sull’erba”, riconoscibile proprio per il medesimo abbigliamento. Il piccolo gruppo di protagonisti, composto proprio da questa donna e tre bambini, sono tutti legati tra loro attraverso teneri gesti, e curiosamente, solo i più giovani guardano direttamente il pittore, mentre la donna è rivolta verso il bambino sulla sinistra.

L’opera non è certamente di matrice impressionista, poiché l’opera è eccezionalmente curata in ogni suo dettaglio, e non catturata en plein air, come suggerirebbe la regola principale di questa scuola e come si può notare in una simile opera di Manet. Basti guardare le decorazioni presenti sulla panca, per rendersi conto che il dettaglio è eccezionale e non frutto di una pittura rapida e priva di preparazione.

Nella composizione, ogni singolo dettaglio è stato curato: a partire dalle decorazioni presenti sulla panca, ma anche i pattern dei vestiti dei protagonisti, per poi passare anche a tutta l’ambientazione naturale che fa da cornice al’intera scena: i fiori, gli alberi ed anche il fieno in fondo a destra della composizione; nulla è lasciato al caso in questo lavoro, dimostrando ancora una volta la grande abilità tecnica e pittorica di Tissot.

Panca da giardino di James Tissot: analisi completa dell’opera
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La raccolta del fieno in Éragny di Camille Pissarro: analisi completa dell’opera

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La raccolta del fieno in Éragny di Camille Pissarro: analisi completa dell’opera
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Torniamo ancora una volta tra i quadri impressionisti, e dopo aver studiato a fondo i lavori di Claude Monet e di Édouard Manet, adesso ci apprestiamo a scoprire rapidamente un lavoro di un altro importantissimo esponente di questo gruppo (anche se non amavano definirsi un vero e proprio gruppo di artisti), ovvero Camille Pissarro. Qui troverete “La raccolta del fieno in Eragny” descrizione.

In questo articolo prima di tutto andremo a scoprire qualche informazione tecnica relativa al quadro, poi successivamente passeremo all’analisi stilistica dell’opera stessa, per definire i punti fondamentali dello stile di Pissarro.

La raccolta del fieno in Éragny Pissarro analisi

“La raccolta del fieno in Éragny” Camille Pissarro

Data di produzione: 1901

Dimensioni: 53,9 x 64,7 cm

Dove si trova: National Gallery of Canada, Ottawa

Questo è uno degli ultimi lavori realizzati da Pissarro prima della sua morte. Il pittore e la sua famiglia, si trasferirono nella loro residenza ad Éragny, nei pressi di Pontoise, e lo stesso artista rimase lì fino alla sua morte.

Pissarro è sempre stato uno dei pittori impressionisti più importanti di sempre, e senza dubbio uno degli esponenti più influenti di sempre; grazie alla sua pittura, studiata e definita, che potrebbe sembrare contraddittoria rispetto alla pittura en plein air tipicamente impressionista, fu un elemento così interessante da essere il perno fondamentale anche della pittura di Paul Cézanne.

La tecnica che ha caratterizzato a lungo la produzione di Pissarro la ritroviamo anche in questo quadro “La raccolta del fieno in Éragny”, dove le protagoniste in primo piano sono tutte donne, mentre stanno lavorando con un covone di fieno.

Senza dubbio il soggetto è di matrice impressionista, ma la forte attenzione al dettaglio e la grande cura con cui sono state realizzate le protagoniste, così come anche i personaggi più in fondo sulla sinistra della tela, indicano un ritocco da parte dell’artista, che, come indicavamo in precedenza, era una caratteristica fondamentale della sua produzione artistica.

I colori utilizzati appartengono al mondo della natura: troviamo il marrone, giallo, verde e le loro varianti; troviamo anche un discreto utilizzo del blu, viola e rosso, usati per l’abbigliamento delle donne; sono proprio queste donne, poste in questa posizione a donare un ritmo equilibrato a tutta la scena.

La raccolta del fieno in Éragny di Camille Pissarro: analisi completa dell’opera
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La raccolta di Camille Pissarro: analisi completa dell’opera

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La raccolta di Camille Pissarro: analisi completa dell’opera
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Proseguiamo ancora una volta tra i quadri famosi Pissarro, e dopo aver analizzato “La raccolta del fieno”, restiamo ancora una volta nel mondo rurale per andare a scoprire un altro lavoro molto interessante, intitolato “La raccolta”, dove andremo a scoprire ulteriori dettagli dello stile pittorico di questo artista impressionista che ebbe un forte influsso anche sui pittori che lo seguirono.

In questo articolo troverete la descrizione de “La raccolta”, e prima di partire effettivamente con l’analisi stilistica del lavoro, andremo a scoprire quelli che sono i dettagli fondamentali, quali dimensioni del quadro, luogo di conservazione e data di realizzazione dell’opera stessa.

La raccolta Pissarro analisi

“La raccolta” Camille Pissarro

Data di produzione: 1882

Dimensioni: NON DEFINITE

Dove si trova: The National Museum of Western Art, Tokyo

Quest’opera, proprio come tanti altri lavori dello stesso Pissarro, mette in primo piano il mondo agrario, mostrando anche in questa tela la dura realtà che i contadini dovevano affrontare ogni giorno, stracolma di lavoro. Anche altri artisti riuscirono a dare grandissima importanza al mondo dei contadini: da una parte vi era Van Gogh, il quale apprezzava e cercava di rappresentare al meglio questi lavoratori della terra, mentre alcuni anni dopo vi fu anche la figura di Bouguereau, il quale invece li elevava al grado di antichi eroi greci, distaccandoli dalla realtà.

Questo quadro di Pissarro fu uno dei trentasei lavori che furono presenti alla settima mostra impressionisti, insieme alle tele di molti altri artisti, tra cui non ci furono però quelle di Edgar Degas.

Analizzando la composizione della scena realizzata da Pissarro, è possibile notare che al centro della scena non è presente alcun protagonista, bensì tutti i contadini dono posti sul lato ed accanto ai mucchi di fieno, così da dare a tutti la stessa importanza e senza rendere alcun contadino più importante di un altro sulla tela, e così riuscendo a realizzare una composizione ritmica della scena.

I protagonisti sono otto, di cui quattro donne quattro uomini, i quali stanno raccogliendo il fieno; la presenza della donna in primo piano sulla sinistra, vestita con abiti color rosso, distrae in un primo momento l’osservatore, portandolo a concentrare la sua visione su quest’ultima piuttosto che sulla scena proposta nel quadro Pissarro. Guardando il mucchio di fieno che trattiene in mano questa donna vestita di rosso, è possibile notare che sia puntato verso il lato destro della composizione, proprio dove la scena è più spaziosa ed aperta.

La raccolta di Camille Pissarro: analisi completa dell’opera
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Natura morta spagnola di Henri Matisse: analisi completa dell’opera

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Natura morta spagnola di Henri Matisse: analisi completa dell’opera
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Facciamo un passo in avanti e abbandoniamo per un momento l’impressionismo di Pissarroed andiamo a scoprire alcuni dei quadri più famosi di sempre nella storia dell’arte. Protagonista dell’articolo odierno è un famoso quadro di Matisse, ed è intitolato “Natura morta spagnola”.

In questo articolo tratteremo tutto ciò che riguarda questo quadro realizzato da Henri Matisse, partendo prima di tutto dalle informazioni tecniche quali dimensioni, luogo di conservazione e dimensioni, e successivamente passeremo all’analisi stilistica dell’opera, al fine di poter realizzare al meglio un’indagine che ci permetta di capire gli elementi fondamentali dello stile di questo leggendario pittore.

Natura morta spagnola Matisse analisi

“Natura morta spagnola” Henri Matisse

Data di produzione: 1910-1911

Dimensioni: 89,5 x 116,3 cm

Dove si trova: Hermitage, San Pietroburgo, Russia

Matisse fu uno degli artisti più popolari del XX secolo, e tra l’altro è stato anche l’esponente più conosciuto tra i Fauves. I suoi quadri sono diventati molto apprezzati dal pubblico grazie alla sua straordinaria semplificazione delle forme e all’utilizzo di colori primari e secondari, che talvolta arrivavano a creare delle realtà completamente nuove.

A coadiuvare lo sviluppo del suo stile artistico c’era anche il suo ambiente familiare, all’interno del quale riusciva a trovare tranquillità ed ispirazione per creare questi famosi quadri Matisse. Il quadro che analizziamo oggi si intitola “Natura morta spagnola” poiché quest’ultimo è stato realizzato a Siviglia, mentre si trovava all’interno di una camera d’albergo.

Tra gli elementi più riconoscibili, possiamo trovare un tavolo con sopra un vaso ed alcuni oggetti, mentre dietro quest’ultimo si trova un divano rosso con sopra un telo riccamente decorato. I motivi decorativi sono la parte dominante all’interno di questa scena, sia per quanto riguarda il divano che per la tovaglia in primo piano; nonostante i forti colori che permeano tutta la tela e che danno grande spazio ai teli decorati, senza dubbio meritano attenzione i gerani fioriti presenti all’interno del vaso ed i peperoni sparsi sul tavolo.

Questo quadro riassume il modus operandi artistico di Matisse: colori forti, forme semplificate e grande attenzione per i particolari.

Natura morta spagnola di Henri Matisse: analisi completa dell’opera
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Natura morta Sivigliana di Henri Matisse: analisi completa dell’opera

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Natura morta Sivigliana di Henri Matisse: analisi completa dell’opera
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Altro quadro di primaria importanza e che oggi sarà protagonista del seguente articolo è “Natura morta sivligliana” di Henri Matisse, pittore che sicuramente non ha bisogno di presentazioni, poiché estremamente noto a tutto il mondo. Abbiamo già analizzato un’altra opera di questo artista, scoprendone gli elementi fondamentali e contestualizzando tale lavoro all’interno della sua produzione artistica.

In questo articolo troverete tutti i dettagli su “Natura morta sivigliana” Matisse, poiché è uno dei quadri famosi Matisse; subito dopo questo piccolo paragrafo, troverete tutti i dettagli tecnici dell’opera, come la data di produzione, le dimensioni e il luogo di conservazione, e successivamente l’analisi stilistica dell’opera.

Natura morta sivigliana Matisse analisi

“Natura morta sivigliana” Henri Matisse

Data di produzione: 1910-1911

Dimensioni: 90 x 117 cm

Dove si trova: Hermitage, San Pietroburgo, Russia

“Natura morta sivigliana” è un quadro molto interessante di Matisse, facilmente collegabile alla “Natura morta spagnola” di cui abbiamo già parlato in precedenza. Gli oggetti che troviamo all’interno della composizione di questo quadro, fanno parte dell’arredamento della stanza d’albergo in cui alloggiava l’artista.

Nello specifico, a comporre l’intera scena troviamo: diversi mobili, tra cui spicca al centro un tavolo con alcuni oggetti, un vaso con i gerani e due contenitori; similarmente, anche all’interno della “Natura morta spagnola” troviamo più o meno gli stessi elementi, ma posti in modo differente.

A trasformare il tradizionale ambiente alberghiero ci pensa lo stesso artista, il quale pone su tutto l’arredamento diverse tende con motivi spagnoli, che danno vita ad un nuovo scenario, dominato da tanti colori diversi; sul divano verde smeraldo, troviamo un motivo composto prettamente da uccelli e fiori, che si collega successivamente anche alla sedia sulla sinistra della tela ed altri due mobili in primo piano. A dare un distacco rispetto alle trame appena citate, vi sono la tovaglia gialla sui quali sono posati gli oggetti, e la poltrona sulla destra, completamente ricoperta con un tendaggio blu scuro.

Tra i molteplici colori e tonalità che dominano tutto il quadro, è rintracciabile la grande attenzione al dettaglio da parte dell’artista nella tenda verde chiaro sull’estrema sinistra della tela, la quale smossa dal vento, rende quasi tangibile l’aria che entra nella stanza.

Natura morta Sivigliana di Henri Matisse: analisi completa dell’opera
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La Celestina di Pablo Picasso: analisi completa dell’opera

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La Celestina di Pablo Picasso: analisi completa dell’opera
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Lasciamo per un momento da parte le straordinarie e coloratissime opere di Matisse, per fare spazio ad un altro artista di indubbia importanza e la cui fama è riconosciuta a livello mondiale: Pablo Picasso. Nell’articolo odierno andremo ad analizzare “La Celestina” Pablo Picasso, ed andremo a scovare tutti i dettagli di questo lavoro e cercheremo di capire perché questo quadro famoso Picasso è considerato così importante.

In questo articolo andremo ad analizzare a fondo questo quadro che viene considerata l’opera più importante del periodo blu Picasso, e attraverso la storia dell’opera e i dettagli presenti nella composizione studieremo i fatti più importanti di tale tela.

La Celestina Picasso analisi quadro periodo blu

“La Celestina” Pablo Picasso

Data di produzione: 1904

Dimensioni: 81 x 60 cm

Dove si trova: Musée National Picasso, Parigi

Andiamo ad analizzare “La Celestina” di Picasso da vicino. Il soggetto del quadro è una signora anziana, isolata e coperta con un velo nero, circondata completamente da uno sfondo color blu. Potrebbe sembrare che il blu e le sue variazioni dominino tutta la composizione, ma in realtà, c’è anche un tocco di rosa sulle guance della protagonista.

A primo impatto, l’elemento che si nota immediatamente, è l’occhio cieco della donna, rappresentato molto chiaro ed in netto contrasto con l’occhio ancora vedente; l’occhio cieco, quindi ha due funzioni: dona primaria importanza al soggetto rispetto a tutta la composizione, e dall’altra parte, sembra quasi che lo sguardo della donna si allontani in modo sempre maggiore, quasi a perdersi nel nulla.

La donna rappresentata in questo quadro periodo blu Picasso è molto importante: si tratta di Carlotta Valdivia, la proprietaria di un bordello di Barcellona; il lavoro della donna riassume completamente il senso di questa tela: abbiamo lo scontro di Picasso con la realtà sociale, la quale è sempre peggiore, e successivamente anche la completa disillusione della generazione dello stesso artista.  La donna, caratterizzata fondamentalmente dal suo sguardo, sembra che con un occhio osservi la realtà che la circonda, mentre con l’altro, pare pronta a lanciare malefici; ciò ci lascia intuire facilmente che la donna non era buona.

Questo quadro periodo blu Picasso, indica anche il forte senso di tristezza e sofferenza provati dall’artista, che sceglie di simboleggiarli proprio con il colore blu, che tra l’altro rappresenta anche la povertà della società.

Il pittore sceglie di chiamare questo quadro non con il nome vero e proprio della donna anziana, ma Celestina, perché si rifà al personaggio della tragicommedia dall’omonimo titolo, scritta da Fernando de Rojas; nella tragicommedia, il personaggio è un vecchio cieco, e nel tentativo di aiutare due amanti, li porta alla morte, per poi seguirli nello stesso triste destino.

La Celestina di Pablo Picasso: analisi completa dell’opera
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Donna che stira di Pablo Picasso: analisi completa dell’opera

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Donna che stira di Pablo Picasso: analisi completa dell’opera
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Anche oggi andiamo a scoprire un quadro famoso di Picasso. Dopo aver analizzato tutti i dettagli di uno dei lavori in assoluto più importanti, appartenenti al periodo blu dell’artista, oggi proseguiamo ed andiamo a studiare un lavoro appartenente ad un Picasso più tradizionale, ancora lontano dal cubismo e più vicino al realismo. Il quadro protagonista dell’articolo odierno è “Donna che stira”.

In questo articolo troverete la storia dell’opera, la descrizione e l’analisi stilistica, così da avere una panoramica completa su questa tela, la quale ha fatto molto parlare di se anche dopo molti anni la sua realizzazione.

Donna che stira Pablo Picasso analisi

“Donna che stira” Pablo Picasso

Data di produzione: 1904

Dimensioni: 116,2 x 73 cm

Dove si trova: Guggenheim Museum, New York

Protagonista dell’opera è una donna intenta nello stirare. La donna, o meglio la lavoratrice, in questo caso appartiene ad un ceto non molto elevato, ed è costretta a lavorare per mantenersi e sopravvivere. In molti quadri di Picasso, così come anche in quadri di Courbet e Morisot, i lavoratori venivano esaltati nella loro grandezza e resistenza, cercando di esaltarli al pari di antichi eroi.

Picasso, differentemente dagli artisti appena citati, dona grande attenzione al popolo di lavoratori, soprattutto durante la realizzazione dei quadri appartenenti al periodo blu, in cui l’artista riesce a fondere perfettamente l’atmosfera di stress e pesantezza subita dai lavoratori con le molteplici tonalità di blu che dominano le composizioni.

“Donna che stira” è un lavoro di un Picasso appena uscito dal Periodo Blu, il quale sta affinando le sue tecniche, pronto a testare nuovi metodi di pittura: qui troviamo uno schema cromatico più chiaro, con pochi colori e dove dominano soprattutto il grigio e bianco, i quali simboleggiano alla perfezione la stanchezza ed il sacrificio della protagonista.

Le forme della donna sono allungate e delicate, e sembrano ricordare in un certo senso anche quelle del pittore El Greco; la donna, rappresentata in questo modo, sembra quasi ergersi ad eroina e metafora delle disgrazie e problemi affrontati costantemente dal popolo di poveri che riempivano la società parigina.

Infine, bisogna notare anche i pochi dettagli, appena accennati, sul viso della donna, che tradiscono un interesse da parte di Picasso alla tipica scultura spagnola.

Donna che stira di Pablo Picasso: analisi completa dell’opera
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Il sonno della ragione genera mostri di Goya: analisi completa dell’incisione

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Il sonno della ragione genera mostri di Goya: analisi completa dell’incisione
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Approfondiamo il nostro viaggio tra le opere di Francisco Goya, il quale è stato un grande artista che è riuscito a rappresentare il dramma della guerra spagnola all’interno dei suoi quadri. Molti forse non sanno che Goya, oltre ad essere un eccellente pittore è stato anche un grande incisore, il quale ha realizzato un gran numero di quest’ultime durante la sua vita. Oggi scopriremo una delle più famose, ovvero il sonno della ragione genera mostri.

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Data di produzione: 1797

Dimensioni: 21,6×16,2 cm

Dove si trova: Biblioteca Nacional de Espana, Madrid

Il sonno della ragione genera mostri è una tra le incisioni più interessanti in una serie di ben 80 realizzazioni chiamata in italiano I capricci la quale è stata pubblicata nel 1799. Queste incisioni non sono state realizzate per qualche cliente ma sono semplicemente state fatte dall’artista stesso con il fine di voler rappresentare in vari modi quelli che sono i punti deboli dell’essere umano, cercando di scherzarci su o anche cercando di voler dare un significato più ampio a quest’ultime.

Il sonno della ragione genera mostri è il foglio numero 43 della serie indicata precedentemente e probabilmente è uno tra i più importanti: a prima vista potrebbe sembrare abbastanza strano e senza senso, ma in realtà è un disegno molto interessante. Possiamo notare che è presente proprio al centro dell’opera un uomo che probabilmente sta dormendo su una sorta di scrivania dove c’è scritto in spagnolo “Il sonno della ragione genera mostri” e alle spalle del soggetto si ergono un gran numero di bestie, tra cui gufi, pipistrelli e altri animali della notte.

L’uomo rappresentato all’interno del disegno probabilmente è lo stesso Goya e gli animali rappresentano tutte creazioni della sua mente; il significato più verosimile sembrerebbe proprio questo e a testimoniare questa tesi ci sono tre manoscritti che chiariscono meglio il tutto. Riassumendo i documenti sembra che alla base di tutte le creazioni ci sia la fantasia, ma questa senza ragione è madre di tanti elementi inesistenti, mentre se unita alla ragione può essere uno strumento dalla potenza inesauribile. 

Possiamo anche sviluppare un interessante approccio filosofico all’opera, concentrandoci sull’importanza della “ragione” per lo stesso Goya, collegandolo ad un altro importante filosofo, ovvero Immanuel Kant.

Il sonno della ragione genera mostri Kant: secondo il filosofo, all’interno della sua prima edizione della “Critica della Ragion Pura”, pensa che la ragione stessa debba essere utilizzata attraverso gli strumenti che quest’ultima concepisce come propri; riassunto in poche parole, la ragione non è circoscrivibile ad un campo ristretto, ma può essere definita in diversi modi: un ragionamento, una valutazione, il criticare e molti altri aspetti sono tutte facce della ragione.

Con il sonno della ragione genera mostri Kant abbiamo una relazione tra il pittore Goya ed il celebre filosofo, dove quest’ultimo preferisce dedicarsi allo studio del soggetto della conoscenza piuttosto che concentrarsi, come molte altre volte sull’oggetto. Inoltre, riprendendo le definizioni preposte dallo stesso Kant, chi sarebbero i mostri generati dal sonno della ragione? Sotto un profilo storico, il nazismo potrebbe essere concepito come tale, il quale, a modo suo cercava di far diffondere la sua “ragione” attraverso metodi poco ortodossi.

Il sonno della ragione genera mostri di Goya: analisi completa dell’incisione
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La dama con l’ermellino di Leonardo da Vinci: analisi completa del quadro

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La dama con l’ermellino di Leonardo da Vinci: analisi completa del quadro
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La dama con l’ermellino sicuramente è uno dei quadri più popolari,acclamati e famosi del grandissimo Leonardo da Vinci. La sua realizzazione risale al 1489-1490, e sono davvero molti i significati che sono nascosti all’interno di questo quadro. Il lavoro protagonista del post odierno è uno dei quadri con donne più famosi di sempre, così come anche quello della Gioconda, realizzato sempre dallo stesso Da Vinci.

La donna rappresentata, o per meglio dire, la donzella, data la sua giovinezza, è Cecilia Gallerani, l’amante del famosissimo Ludovico il Moro, una personalità di grande rilevanza per quegli anni. Il quadro, già ad una prima occhiata, è molto simile ad un altro lavoro di Raffaello Sanzio, il quale dipinse la “Dama col liocorno”, rifacendosi senza dubbio al quadro di cui parleremo oggi.

la dama con l'ermellino - Leonardo da Vinci

Data di produzione: 1489-1490

Dimensioni: 54 x 39 cm

Dove si trova. Castello di Wawel, Museo Czartoryski

Il dipinto, oltre a mettere in risalto la bellezza di Cecilia Gallerani, nasconde tantissimi significati che andremo a vedere passo dopo passo con estrema semplicità, per rendere visibile a tutti quello che vuol rappresentare “La dama con l’ermellino” di Leonardo da Vinci.

Prima di tutto cerchiamo di vedere quali sono gli elementi fondamentali di questo quadro:

  • L’ermellino
  • La spontaneità della figura su questo sfondo completamente scuro
  • Studi di ottica che si richiamano moltissimo ai quadri fiamminghi a cui Leonardo è molto legato

In “La dama con l’ermellino“, l’animale in questione, ovvero lo stesso ermellino che si trova tra le braccia di Cecilia Gallerani è davvero molto interessante, infatti non è stato scelto a caso. L’ermellino rappresenta infatti la purezza, dato anche il suo colore chiarissimo che va in netto contrasto con lo sfondo scuro. Inoltre l’ermellino è il simbolo dell’ordine a cui apparteneva Ludovico il Moro e tra l’altro il nome in greco dell’ermellino, ovvero “galè” è uguale al cognome della donna.

La spontaneità in questo quadro è data soprattutto dallo sfondo scuro e il risalto che viene dato dalla luce che è presente dalla destra e cattura soprattutto l’attenzione e mette in primo piano la dolcezza del viso e lineamenti di Cecilia Gallerani.

La donna con ermellino è come se si fosse voltata un momento richiamata da un rumore o da qualcuno, e lo si capisce attraverso il leggerissimo movimento di torsione del collo della stessa dama. Lo sguardo della stessa Cecilia Gallerani sottolinea soprattutto l’intelligenza, la raffinatezza e l’eleganza della stessa ragazza.

Gli studi di ottica relativi ai quadri è dato sopratutto dai riflessi e l’incidenza della luce sui corpi lucidi e opachi, su cui Leonardo si stava concentrando in gran modo durante i suoi frequenti studi. Di non minore importanza, sono tutti i dettagli dell’abbigliamento che Leonardo riporta in questo quadro con donne, come si può notare con la presenza delle collane nere al collo, finemente riprodotte, quasi come se invece di un quadro si trattasse di una vera e propria foto di Cecilia.

La dama con l’ermellino di Leonardo da Vinci: analisi completa del quadro
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L’Estaque di André Derain: analisi completa dell’opera

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L’Estaque di André Derain: analisi completa dell’opera
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Proseguiamo con le analisi dei quadri più importanti della storia dell’arte, ed oggi andiamo ad occuparci di André Derain, scoprendo uno dei suoi molteplici lavori che lo hanno reso famoso. Tra le Derain opere, quella protagonista del nostro articolo odierno sarà “L’Estaque”.

All’interno di questo articolo cercheremo di capire qualcosa in più su Andre pittore fauves, cercando di riassumere brevemente i tratti fondamentali del suo stile attraverso l’analisi dell’opera “L’Estaque”. Per qualsiasi informazione aggiuntiva su Andre pittore fauves o le derain opere, potete lasciare un commento qui sotto e valuteremo se potrà essere di pubblica utilità e di conseguenza, il suo contenuto, aggiunto a questo articolo.

L'Estaque André Derain analisi pittore fauves

“L’Estaque” André Derain

Data di produzione: 1905

Dimensioni: NON DEFINITE

Dove si trova: Museum of Modern Art, New York, U.S.A.

Il pittore André Derain ha avuto un ruolo fondamentale per la fondazione del Fauvismo, ed ha riscosso grandissimo successo tra i suoi contemporanei e anche nel mondo odierno grazie ai suoi lavori stracolmi di colore. Tra le opere Derain, il colore ha sempre avuto un ruolo fondamentale e, servendosi di questo potente strumento, ha dato vita a delle scene lontane dalla realtà.

Tra i pittori fauves, i nomi più celebri con i quali Derain ha collaborato, possiamo ricordare senza dubbio Maurice de Vlaminck e Henri Matisse; uno dei lavori più popolari di Derain “Donna in camicia”, ma anche “L’Estaque” ci permette di ricostruire molto generalmente il profilo artistico di questo artista.

La scena rappresentata sembrerebbe quello di uno scorcio cittadino, o meglio di un parco, dove si rintracciano qua e là delle persone, di cui alcune stanno camminando o correndo, mentre altre si trovano sdraiate a rilassarsi. I colori predominanti sono il blu, rosso e verde, e facendo un grande utilizzo dei primi due, Derain crea una scena completamente differente da come potrebbe apparire nella realtà.

Le forme distorte degli alberi e soprattutto la forte semplificazione delle forme delle forme, va in netto contrasto con lo stile degli altri artisti fauves, i quali invece arrivavano a trasformare i soggetti delle proprie figure a tal punto da renderli irriconoscibili.

L’utilizzo dei colori ne “L’Estaque” e la composizione della scena si richiama fortemente ai lavori di Paul Cézanne e anche alle opere di Vincent Van Gogh, due pittori post-impressionisti da cui Derain pittore ha carpito alcuni degli elementi fondamentali che hanno reso unico il suo stile.

L’Estaque di André Derain: analisi completa dell’opera
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La danza di André Derain: analisi completa del quadro

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La danza di André Derain: analisi completa del quadro
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Eccoci con un altro famoso quadro di André Derain, un popolare artista moderno che abbiamo già avuto possibilità di conoscere grazie allo studio approfondito di un’altra sua operaProseguendo ancora una volta tra le Derain opere, protagonista dell’articolo odierno sarà una delle sue tele più importanti, intitolata “La danza”.

All’interno di questo articolo troverete tutto quello che c’è da sapere su Andre pittore fauves, ed ovviamente anche maggiori dettagli su questa ed altre opere famose di Derain. Per qualsiasi informazione aggiuntiva relativa a tale artista o ai suoi lavori, potete lasciare un commento qui sotto e noi provvederemo ad aggiungerlo alla lettura di questo stesso articolo.

La danza André Derain analisi

“La danza” André Derain

Data di produzione: 1906

Dimensioni: 175 x 225 cm

Dove si trova: Collezione privata

A primo impatto, “La danza” di Derain sembrerebbe un quadro collegabile fondamentalmente ai temi tipici del Primitivismo. Allo stesso modo, anche un altro famoso pittore fauves, ovvero Henri Matisse realizzò un quadro con un titolo omonimo e che si rivelò essere uno dei suoi massimi capolavori. Tra le opere Derain, questa “La danza” senza dubbio ci permette di capire qualcosa in più sullo stile artistico di questo artista e sull’importanza che egli ha avuto nella storia dell’arte moderna.

Le protagoniste della composizione sono delle donne esotiche, alcune riconducibili a delle divinità ed altre invece non sono perfettamente identificabili. Nell’opera Derain, queste donne sono collegate tra loro grazie ad un movimento, o meglio una danza, che è il tema portante del quadro; a circondarle, troviamo un ambiente lussureggiante e naturale, mentre alcuni animali seguono le donne nei loro movimenti.

Gli animali presenti nel quadro sono: un serpente sulla sinistra della tela, che potrebbe simboleggiare la tentazione ed il peccato, proprio come nel mondo cristiano, poi un pappagallo molto colorato sulla sinistra della tela ed anche un piccolo rospo in basso a sinistra, completamente mimetizzato nell’erba alta, e da cui emergono principalmente i suoi occhi gialli.

Più che un’influenza impressionista e post-impressionista, “La danza” si avvicina soprattutto alle tradizionali atmosfere africane: i colori, le vesti, le maschere e gli ambienti rappresentati sono quelli tipici di quel luogo e che si richiamano perfettamente allo stile pittorico Derain: ambientazioni surreali, colori accesi e semplificazione delle forme.

La danza di André Derain: analisi completa del quadro
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Ritratto di Lucie Kahnweiler di André Derain: analisi completa dell’opera

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Ritratto di Lucie Kahnweiler di André Derain: analisi completa dell’opera
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Eccoci nuovamente con un altro quadro famoso Derain, il quale negli ultimi giorni sta diventando progressivamente un ospite fisso sul nostro blog. Abbiamo analizzato rapidamente alcuni dei suoi quadri più famosi, e che ci hanno permesso di capire l’importanza di André pittore Fauves e del suo ruolo fondamentale nel mondo dell’arte moderna. Nell’articolo odierno andremo ad analizzare un curioso “Ritratto di Lucie Kahnweiler”.

Come di consueto, all’interno di questo articolo troverete tutte le informazioni del caso su André pittore fauves ed ovviamente anche l’analisi del quadro, in modo tale da avere una panoramica ancor più completa riguardo lo stile di questo artista e la trasformazione progressiva del suo stile con il procedere degli anni.

Ritratto di Lucie Kahnweiler André Derain quadro famoso fauve analisi

“Ritratto di Lucie Kahnweiler” André Derain

Data di produzione: 1913

Dimensioni: 92 x 73 cm

Dove si trova:  Centro Nazionale d’Arte e della Cultura Georges-Pompidou, Parigi

Chi è Lucie Kahnweiler? Questa donna è la moglie di Daniel-Henry Kahnweiler, un importante mercante d’arte ebrea tedesca, il quale trasferitosi in Francia rimase particolarmente affascinato dalle opere d’arte appartenenti al mondo cubista, e grazie alla sua mediazione, queste ottennero un successo straordinario con il passare degli anni.

Lucie Kahnweiler, si sposò con Daniel-Henry nel 1919 e non ebbe vita facile con la famiglia dello sposo, poiché quest’ultimi non erano d’accordo che il loro figlio si sposasse con una donna più grande (di due anni) e che, tra l’altro, aveva una già una figlia avuta da un altro uomo.

Dopo il matrimonio, Lucie ebbe ulteriori difficoltà legate alla guerra, che portarono al sequestro della galleria del marito; solamente un anno dopo, Daniel-Henry riuscì ad aprire un’altra galleria con André Simon, riuscendo così a prorogare la sua permanenza nel mondo dell’arte.

Nel ritratto di Lucie Kahnweiler, troviamo un Derain realista, il quale dipinge la donna mentre è seduta e legge un libro, ma con lo sguardo non rivolto verso lo spettatore, ma verso l’esterno, quasi come se fosse distratta da qualche elemento non presente nella composizione. Possiamo notare anche un leggero influsso cubista nell’opera, rintracciabile ovviamente nei lineamenti della donna, eccessivamente spigolosi, ma non a tal punto da stravolgere completamente la realtà, come accade in altri lavori di Derain.

Lo sguardo della donna sembra pensieroso, e così anche la sua espressione tradisce una sorta di malinconia. È molto interessante in questo quadro famoso Derain, l’ambiente che circonda la donna, ovvero diversi panelli completamente decorati con piante ed uccelli e che danno al quadro uno spruzzo di atmosfera tribale.

I colori utilizzati spaziano dal nero della veste della donna, fino al marrone dei pannelli, per poi passare al rosso, il verde, il giallo, il blu ed infine il bianco utilizzati sia per la camicia della donna che per alcuni degli elementi presenti sugli stessi pannelli.

Questo quadro di uno dei più importanti pittori fauves, assomiglia molto al “Ritratto di Pére Tanguy” di Vincent Van Gogh; dobbiamo ricordare, infatti, che Derain, nella realizzazione di molti dei suoi quadri, spesso, si è ispirato ai lavori degli artisti postimpressionisti.

Ritratto di Lucie Kahnweiler di André Derain: analisi completa dell’opera
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Sulla spiaggia, tramonto di Eugène Boudin: analisi completa dell’opera

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Sulla spiaggia, tramonto di Eugène Boudin: analisi completa dell’opera
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Anche oggi andiamo ad analizzare un quadro di un altro artista molto importante, il quale ha gettato le basi per lo sviluppo dei più famosi quadri impressionisti. L’artista di cui andremo a parlare oggi all’interno di questo articolo è Eugène Boudin, e il quadro che andremo a studiare da vicino per scoprirne tutti i dettagli, è intitolato “Sulla spiaggia, tramonto”.

In questo articolo troverete tutte le informazioni fondamentali su questo quadro famoso Boudin; parleremo della sua data di realizzazione, delle dimensioni effettive, di dove è conservato attualmente ed infine effettueremo un commento opera.

Sulla spiaggia tramonto Boudin analisi

“Sulla spiaggia, tramonto” Eugène Boudin

Data di produzione: 1865

Dimensioni: 38,1 x 58,4 cm

Dove si trova: The Metropolitan Museum of Art, New York

Eugène Boudin iniziò ad appassionarsi all’arte studiando dapprima come tipografo, e successivamente aprendo un negozio di colori, cominciò a dedicarsi completamente al mondo della pittura, che divenne la sua occupazione primaria. Grazie ai suoi viaggi tra le Fiandre e nella Francia settentrionale, riuscì a formarsi completamente; ritornando a Le Havre alcuni anni dopo, si specializzò nella rappresentazione di paesaggi della costa del Nord, proprio come un altro artista: Corot.

I paesaggi diventano il soggetto preferito di Eugène Boudin e “Sulla spiaggia, tramonto” è uno dei suoi lavori meglio riusciti. Protagonisti della scena sono un grande gruppo di uomini e donne che dialogano tra loro, mentre sono seduti su delle sedie ed ammirano il tramonto al mare. Analizzando i vestiti delle donne e uomini, è possibile dedurre che questi individui fossero esponenti di un ceto medio/alto della società.

I colori, la pennellata ed i dettagli rendono questo quadro una pietra miliare per molti artisti che vennero successivamente: tra tutti, dobbiamo ricordare Claude Monet, il quale ringraziò più di una volta pubblicamente l’impegno di Eugène Boudin, poiché grazie ai suoi lavori, Monet riuscì ad apprendere al meglio le tecniche che gli permisero in futuro di realizzare alcuni dei quadri più famosi al mondo.

La grande abilità di Boudin in questo quadro si nota nell’utilizzo dello sfumato nella realizzazione del cielo: nella parte più alta, lontana dal sole, troviamo un azzurro deciso e forte, mentre man mano che ci avviciniamo al sole, è possibile notare come il giallo e lo stesso azzurro si mescolino alla perfezione, senza decisi e cambi di colore.

Protagonista di tutta la scena è senza dubbio il tramonto, che occupa gran parte della tela, mentre gli uomini e le donne  sembrano quasi passare in secondo piano, davanti a questa meraviglia naturale.

Sulla spiaggia, tramonto di Eugène Boudin: analisi completa dell’opera
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