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La camera da letto di Van Gogh: analisi completa del quadro

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La camera da letto di Van Gogh: analisi completa del quadro
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Torniamo ancora una volta su un altro quadro importantissimo di un artista che è passato alla storia grazie alle sue opere che hanno cambiato radicalmente il mondo dell’arte: Vincent Van Gogh.

Dopo aver visto una serie di quadri dell’artista, oggi torniamo a concentrarci su un unico quadro che è conosciutissimo e allo stesso tempo un punto importante nella biografia dello stesso artista: la camera da letto.

la-camera-da-letto-van-gogh-analisi

Anno di produzione: 1888

Dimensioni: 70×90,5 cm

Dove si trova: Rijksmuseum Vincent Van Gogh, Amsterdam

Il quadro con protagonista la stanza da letto dell’artista è riportato su tutti i libri di scuola, e rappresenta un punto importante nella vita dell’artista, poiché il soggetto è la camera da letto, in cui lo stesso Vincent Van Gogh risiedeva quando si trasferì ad Arles, abbandonando Parigi nel 1888 andando di seguito a convivere brevemente con un altro importante artista, ovvero Gauguin. La pittura per camera da letto di Van Gogh è quella che si trova all’interno de la casa gialla van gogh, ritratta in un altro quadro molto importante, presente all’interno della produzione dei quadri van gogh.

Il carattere molto particolare di Van Gogh portò diverse problematiche nel rapporto tra i due artisti, che finirono anche per influenzarsi reciprocamente riguardo il loro stile artistico.

Nell’attesa dell’arrivo di Gauguin, il pittore decise di realizzare la stanza dove dormiva e il risultato è stato semplicemente sensazionale. All’interno de la camera da letto Van Gogh utilizzò delle tonalità di colore molto lievi, quasi come se volesse trasmettere un’idea molto pacifica, ricreando l’atmosfera del luogo; a questo fine decise di utilizzare i colori primari accostandoli ai cosiddetti colori complementari ottenendo così diversi colori che compongono questo quadro come il rosso scarlatto, il verde, il giallo chiaro, il lilla molto pallido, il blu e anche l’arancione.

Anche la camera da letto è stata citata all’interno delle lettere che Van Gogh inviò al fratello Theo, e all’interno delle missive che avevano per soggetto questo quadro il pittore fa particolarmente leva sul fatto che il colore è l’elemento cardine di un quadro, ovvero quello che deve fare tutto all’interno di un ritratto.

Questo van gogh camera da letto è considerato uno dei suoi lavori più importanti, perché non ritrae semplicemente degli oggetti, ma piuttosto riassume attraverso l’arredamento tutti gli elementi che rappresentano Van Gogh ad Arles

Il suo convivente Gauguin arrivò ad Arles il 23 Ottobre e per due mesi abitarono insieme e lavorarono realizzando degli ottimi quadri, fino a che però non ci fu una grossa lite tra i due causata dai loro diversi punti di vista sull’arte (in particolare Van Gogh non accettava il fatto che Gauguin basasse la propria pittura sul distacco dalla realtà e sul sogno) e si separarono definitivamente.

Questo lavoro di Van Gogh è uno dei quadri più belli in assoluto nella storia dell’arte moderna, e senza dubbio risulta essere l’ideale pittura per camera da letto; se siete interessati alla ricerca di un’ottima pittura per camera da letto, qui sotto trovate delle ottime riproduzioni di questo quadro van gogh.

Per qualsiasi informazione vogliate aggiungere su questa tela, rappresentante la stanza da letto, potete lasciare un commento qui sotto e noi provvederemo ad aggiungerlo a questo articolo, in modo tale da dare tutte le informazioni più importanti riguardanti uno dei più bei quadri camera da letto.

 

La camera da letto di Van Gogh: analisi completa del quadro
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La Gioconda di Leonardo da Vinci: analisi completa dell’opera

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La Gioconda di Leonardo da Vinci: analisi completa dell’opera
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Oggi, dopo aver analizzato alcune opere di Edward Hopper ed altri lavori di Raffaello Sanzio, in questo articolo scopriremo uno dei quadri più conosciuti al mondo, ovvero “La Gioconda” (o monnalisa) Leonardo da Vinci.

La Gioconda, (conosciuta anche come monnalisa) nel quadro, stando alle descrizioni di Vasari, sarebbe la moglie del mercante fiorentino Francesco del Giocondo, ovvero Lisa Gherardini (da cui deriva l’altro nome dell’opera, monnalisa). Secondo le fonti storiche, il quadro ritraente la Gherardini, Leonardo non lo consegnò mai al committente ma lo tenne con se durante i suoi spostamenti poichè se ne affezionò in maniera morbosa.

La Gioconda - Leonardo da Vinci

La Gioconda – Leonardo da Vinci

Anno di produzione: 1503/1506

Dimensioni: 77×53 cm

Dove si trova: Parigi, Musèe du Louvre

Negli anni successivi alla morte di Leonardo, probabilmente il quadro è stato tenuto in Italia dall’allievo di Leonardo, ossia Giacomo Caprotti, ma successivamente fu riportato definitivamente in Francia. In questo articolo troverete un’analisi completa de la gioconda Leonardo da Vinci; oltre al commento del lavoro, subito sopra a questo paragrafo potete trovare delle immagini gioconda, così potrete far riferimento al quadro di Lisa Gherardini mentre proseguiamo con il commento dell’opera.

Analisi

Il quadro di per se, è estremamente rivoluzionario, soprattutto nella tecnica di realizzazione del ritratto. L’inquadramento a mezzo busto che comprende anche le mani è una novità assoluta, così come in seguito l’inserimento di un paesaggio alle spalle della donna, differentemente dall’utilizzo di uno sfondo puro come fece precedentemente Piero della Francesca nei ritratti dei duchi di Urbino.

Anche se può sembrare paradossale, tutto in questo quadro è movimento, partendo dal paesaggio che immobile alle spalle, in fondo è avvolto nelle nebbie, mentre man mano che arriva in primo piano si fa estremamente vivo, grazie alla presenza di un ponte e un fiume. Anche Lisa Gherardini, che a primo impatto, potrebbe sembrare immobile, in realtà è partecipe al movimento, grazie alla morbida torsione del corpo che partecipa alla vita della natura, poiché tutte le membra sono su dei piani diversi.

Un elemento che colpisce tutti gli osservatori di questa meraviglia è il sorriso della Monnalisa, famosissimo in tutto il mondo. Il sorriso, è in realtà a metà tra il celato e l’evidente, che varia in base ai punti di osservazione e che incarna l’essenza dell’attimo in divenire, ovvero dei sentimenti dell’uomo in continuo mutamento, senza la possibilità di poter trovare un appiglio in essi.

Cosa vuole esprimere Leonardo con questa opera? Vuole mettere in risalto l’inafferrabilità della natura e dell’animo umano, nonostante molti uomini abbiano cercato di studiarlo fino in fondo; non solo attraverso il sorriso di Lisa Gherardini, ma grazie anche al celebre sfumato ottenuto con sottili velature di colore, con utilizzo di luce dorata e la resa di un’aria umida e spessa.

Leonardo trasforma questo ritratto in un’immagine ideale, mettendo in primo piano la sua visione della realtà e della natura, che non sono mai in stasi, ma in continuo movimento.

Questo leggendario quadro ha fatto molto parlare di se, e tutt’oggi è uno dei quadri più popolari di tutta la storia dell’arte. A tal proposito, se siete interessati a scoprire tante altre caratteristiche su quest’opera, qui sotto trovate un libro di Marco Carminati che approfondisce tutto quello che c’è da sapere sulla Gioconda.

Riguardo la Gioconda di Leonardo sono state spese intere pagine di libri, per cercare di capire il significato della Monnalisa, ma nasconde tutt’ora molti segreti. La popolarità di questo quadro Leonardo da Vinci è aumentata esponenzialmente con il passare del tempo, a tal punto che anche in Toscana si trova l’hotel la gioconda Firenze. Per qualsiasi aggiunta su questo quadro, potete lasciare un commento qui sotto e noi provvederemo a processare il vostro commento e lo aggiungeremo a questo articolo su Lisa Gherardini.

La Gioconda di Leonardo da Vinci: analisi completa dell’opera
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Amor vincit omnia di Caravaggio: analisi completa dell’opera

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Amor vincit omnia di Caravaggio: analisi completa dell’opera
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Oggi approfondiremo un quadro molto conosciuto realizzato da Caravaggio, che sicuramente molti di voi lo hanno visto su un libro di storia dell’arte, o ancora meglio, hanno avuto la fortuna di poterlo vedere dal vivo e da vicino a Berlino. Il quadro di cui stiamo parlando è intitolato “Amor Vincit Omnia”.

All’interno di questo articolo potrete trovare una breve storia di questa importante opera e la relativa analisi stilistica approfondita in ogni piccolo dettaglio, in modo tale da scoprire tutto quello che c’è da sapere sulla tela con protagonista l’amore vincitore caravaggio.

Amor Vincit Omnia Caravaggio analisi

“Amor Vincit Omnia” Michelangelo Merisi da Caravaggio

Data di produzione: 1601-1602

Dimensioni: 156 x 113 cm

Dove si trova: Gemäldegalerie, Berlino

Prima di tutto, tra i dipinti di Caravaggio, questo è in assoluto uno dei più apprezzati e conosciuti. In “Amor vincit omnia”, il soggetto del quadro è un personaggio ricorrente nei quadri di molti artisti che si sono ispirati alla mitologia greca e lo abbiamo visto in tantissime vesti; come in tanti altri quadri amore, anche in questo caso, il soggetto è Amore o Cupido e lo vediamo nel suo aspetto più tradizionale, ovvero quello di un ragazzetto dotato di ali.

Facendo bene attenzione al soggetto, si può notare che invece di avere delle ali candide come vuole la tradizione iconografica, qui viene rappresentato con delle ali scure, che sembrano essere quelle di un falco.

A circondare il ragazzino, troviamo tanti oggetti che rappresentano le attività dell’uomo, ovvero un violino e il liuto (che rappresentano la musica), un’armatura (la guerra), una coroncina (il potere), squadra e compasso (il disegno), penna e dei fogli scritti (letteratura), fiori ed alloro (amore per la natura); tutti questi oggetti sono sovrastati dalla figura di Cupido, il quale con un sorriso sembra calpestarli, come se lui fosse al di sopra di tutte queste cose.

Il motivo che ha ispirato la nascita di quest’opera è ancora discusso: da una parte molti studiosi pensano che l’opera sia basata sui versi scritti da Virgilio all’interno delle “Bucoliche” X.69dove egli affermava “L’amore vince tutto e noi cediamo all’amore”. A dare maggior peso a questa ipotesi vi è nella scena rappresentata da Caravaggio un manoscritto a terra con una grande V sopra.

Un’altra corrente di pensiero suggerisce invece l’ipotesi che “Amor vincit omnia” rappresenti simbolicamente tutte le vittorie e le conquiste del marchese Vincenzo Giustiniani, e di conseguenza tutti gli elementi della scena starebbero a rappresentare una vittoria o un tratto positivo di questa persona; a dare maggiore adito a questa ipotesi c’è il forte apprezzamento ed interesse da parte dello stesso Giustiniani, il quale ha sempre ammesso di amare quest’opera sopra tutte le altre realizzate da Caravaggio.

L’idea che Caravaggio contribuisce a creare con “amore vincit omnia” è molto interessante: si tratta di un bel ragazzino, il quale però non è ritratto perfettamente, (come si può notare dai denti storti), scardinando quindi il tradizionale canone della perfetta bellezza degli dèi per lasciare spazio ad una bellezza realistica e soprattutto umana. In tanti altri quadri di Caravaggio, i protagonisti delle opere erano ritratti dal vivo, ma nel caso di “amor vincit omnia”, tale scelta è abbastanza discussa, poiché Cupido ricalca troppo la posizione della “Vittoria” di Michelangelo, al quale molto probabilmente si è ispirato. L’amore vincitore Caravaggio, sembrerebbe quindi uno dei quadri amore, ispirato però ad un ulteriore lavoro del Merisi.

Non è ben chiaro se nella tela venne rappresentato una sorta di eros omoerotico,  e nemmeno al momento dell’esposizione di “amor vincit omnia”, venne chiarito questo mistero.

Baglione Amor Sacro e Amor Profano

Giovanni Baglione “Amor Sacro e Amor Profano

Qualche anno dopo, il rivale di Caravaggio, ovvero Giovanni Baglione ha realizzato un quadro intitolato “Amor Sacro contro Amor Profano”, la cui opera senza dubbio è ispirata a quella di Caravaggio e dove si può notare che Amor Profano, ovvero il Cupido di Caravaggio è disteso a terra inerme, terrorizzato dall’Amor Sacro.

Amor vincit omnia di Caravaggio: analisi completa dell’opera
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Quadri Monet: elenco completo delle opere più famose del pittore impressionista

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Quadri Monet: elenco completo delle opere più famose del pittore impressionista
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Abbiamo appena concluso il nostro viaggio in compagnia di uno dei pittori più influenti della storia dell’arte e che ha segnato senza dubbio le origini del movimento artistico denominato impressionismo. Attraverso le opere che abbiamo studiato e scoperto attraverso gli articoli presenti su questo blog, abbiamo capito qualche dettaglio in più sulla vita del pittore Claude Monet, e tra l’altro abbiamo carpito anche gli elementi principali della tecnica artistica utilizzata da questo artista.

All’interno di questo articolo trovate, come ormai da consuetudine, un elenco completo sui monet quadri famosi che abbiamo approfondito nelle passate giornate, e potete giungervi molto facilmente semplicemente premendo titolo relativo e verrete immediatamente reindirizzati all’opera che vi interessa. Nell’elenco che segue, oltre che ai monet quadri ninfee, troverete altri quadri monet che vi aiuteranno a ricostruire con esattezza la carriera di monet pittore.

quadri famosi monet analisi

Prima di giungere a parlare dei monet quadri famosi, abbiamo scoperto molti altri quadri belli realizzati da un altro pittore impressionista, che senza dubbio ha fatto parlare molto di se grazie ad alcuni lavori che ha realizzato, ovvero Pierre-Auguste Renoir, e anche in quel caso al termine delle analisi della stragrande maggioranza dei quadri che ha fatto, abbiamo stilato un comodo indice dei quadri impressionisti, così da poter analizzare da vicino tali quadri belli.

Qui sotto trovate tutte le opere che abbiamo analizzato e studiato in questi ultimi tempi realizzate da Claude Monet, pilastro fondamentale della pittura francese che ha gettato le basi per molti quadri impressionisti, per poi distaccarsene in tarda età per creare qualcosa di totalmente nuovo, seguendo lo stesso iter di un altro pittore molto popolare: Vincent Van Gogh. Ecco la lista completa dei quadri Monet che abbiamo analizzato nei giorni precedenti.

Queste sono tutte le opere che abbiamo studiato ed approfondito sul nostro blog dell’artista francese Claude Monet. Nel caso in cui desideriate l’analisi di altri quadri monet non presenti all’interno della lista che trovate sopra, potete aggiungere un commento all’articolo e provvederemo ad aggiungerla immediatamente corredata con le descrizioni delle opere di monet. Infine, se volete provvedere a documentarvi voi direttamente sulla vita e sulla carriera artistica di Monet, vi segnaliamo qui sotto un’accurata selezione di libri che vi aiuterà certamente.

Il prossimo artista che andremo a scoprire mediante le sue opere, probabilmente, sarà molto differente da Monet, Renoir, Van Gogh ed i quadri impressionisti, ma questo non vuol dire che non troveremo qualche possibile elemento che magari possa permettere una connessione di tali artisti al prossimo soggetto che prenderemo in analisi; la storia dell’arte è tutta connessa e scoprendo tutti i dettagli delle opere di un determinato artista potrebbe permettere di conoscere qualche dettaglio innovativo inerente ad un altro artista ed ai suoi relativi lavori.

Per qualsiasi informazione su monet pittore, i quadri di monet ed i quadri impressionisti, potete lasciare un commento qui sotto e noi provvederemo a moderarlo quanto prima e successivamente lo aggiungeremo in fondo a questo articolo.

Quadri Monet: elenco completo delle opere più famose del pittore impressionista
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“Nighthawks (i nottambuli)” di Edward Hopper: analisi completa del quadro

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“Nighthawks (i nottambuli)” di Edward Hopper: analisi completa del quadro
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Concentriamoci oggi sull’analisi di uno dei quadri più grandi della storia dell’arte mondiale, il quale, oltre ad aver scritto un’importante pagina della storia dell’arte americana grazie alla sua vita e al suo talento, Edward Hopper è passato alla storia fondamentalmente per un quadro che tutti, almeno una volta nella nostra vita abbiamo visto sui libri, pubblicità, televisione, computer o addirittura dal vivo: Nighthawks.

In questo articolo scopriremo tutto quello che c’è da sapere riguardo le Hopper Edward opere, ed in particolare, effettueremo l’analisi de “I nottambuli” Hopper. Il titolo di per se sembra già raccontare la storia del quadro, con dei soggetti facenti parte della realtà quotidiana, ma che al loro interno riescono a raccontare un periodo di storia in modo dettagliato ed interessante. Scopriamo di cosa parla questo “Nighthawks” Hopper in questo articolo.

Edward Hopper - Nighthawks

Anno di produzione: 1942

Dimensioni: 84 cm x 1,52 m

Dove si trova: Art Institute of Chicago Building

Il quadro è ovviamente un grandissimo esempio di arte tradizionale illustrativa, che mette in primo piano lo stile di hopper pittore, che in Edward Hopper “Nighthawks” viene riassunto in poche linee e con grande semplicità. Il contrasto di colori è abbastanza notevole e mette in risalto il chiaro della luce del bar e l’oscurità della notte; questi, sono i colori fondamentali delle immagini New York di notte ed Hopper, da grande pittore americano qual’è, riesce a riproporre alla perfezione sulla tela.

Ma perché questo viene considerato uno tra i più importanti Hopper quadri? Perché, qui vengono rappresentati dei personaggi che in poche mosse riescono a caratterizzare l’America degli anni ’40. Un paese che stava ancora ricucendo le sue ferite dopo la Grande Depressione del 1929, e che presto si sarebbe preparata ad una nuova guerra mondiale. Ecco qual’è il significato di “Nighthawks” Hopper.

Nel quadro vi è dipinto un bar che si trova ad un angolo di una grande città, all’esterno del locale però la città sembra un fantasma, completamente deserta, senza anima viva; tutto si concentra all’interno del bar. Dietro al bancone è presente il barista, unica figura presentata con i colori chiari, che rispecchia la luce elettrica del bar, mentre si trova intento nel suo lavoro. Dall’altra parte del bancone invece vi è un personaggio di spalle e una coppia che guarda il barista. Nessuno parla, ognuno perso all’interno della propria realtà, come se tutto quello che li circondasse non avesse alcuna importanza.

Qui emerge il tema vero del quadro: la solitudine. Hopper più volte a proposito di questo quadro ha detto che non ha voluto rappresentare una solitudine individuale o personale, ma la sensazione di solitudine in una grande città; il sentirsi “vuoto” davanti alla grandezza di una città in continuo fermento, l’essere distaccato da un panorama molto più vasto di quello di una semplice persona. I colori sono con un continuo alternarsi di chiaro e scuro, sia per i vestiti dei protagonisti che per il gioco di ombre; da ricordare che Hopper amava guardare e creare dei chiaroscuri nei suoi quadri.

Ai tempi attuali, questo è uno dei quadri più apprezzati dal pubblico, e allo stesso tempo il tema trattato è molto contemporaneo. A tal proposito, essendo “Nighthawks” uno dei quadri più apprezzati di questo pittore americano, qui sotto potete acquistare una fedele riproduzione di questo quadro ad un prezzo scontatissimo.

Quante volte ci siamo sentiti soli all’interno di una stanza, con i pensieri che volano, persone che parlano e frastuono, mentre all’interno della nostra mente le preoccupazioni hanno creato uno “scudo” impenetrabile da altre persone? Hopper era forse un profeta? No. ha semplicemente messo su tela una sensazione che troppo spesso colpisce molte persone: la solitudine.

“Nighthawks (i nottambuli)” di Edward Hopper: analisi completa del quadro
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Le opere di Francisco Goya: i quadri famosi del pittore spagnolo

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Le opere di Francisco Goya: i quadri famosi del pittore spagnolo
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In quest’ultimo periodo abbiamo scritto innumerevoli articoli che hanno riguardato la vita e le opere di uno dei più importanti pittori spagnoli di sempre: Francisco Goya. Questo pittore spagnolo, grazie ad opere ritraenti eventi di fondamentale importanza, come la fucilazione del 3 maggio o anche la famiglia di Carlo IV, ha anticipato senza dubbio innumerevoli caratteristiche dell’arte moderna; d’altro canto è stato un pittore spagnolo molto misterioso soprattutto per la serie dei ritratti chiamata Black Paintings, che sono stati realizzati proprio nell’ultimo periodo della sua vita e sono tutt’ora soggetto di innumerevoli studi. Vediamo in questo breve articolo quali sono i quadri di Goya che abbiamo analizzato in questi giorni.

Potete trovare, proprio come è accaduto con i quadri di Van Goghqui sotto, tutti i ritratti e le opere che sono state realizzate da Goya pittore e di cui abbiamo parlato all’interno del nostro blog. Premendo sul titolo dell’opera verrete reindirizzati alla relativa descrizione permettendovi di scoprire tutto ciò che c’è da sapere sulle opere di questo artista spagnolo. Ad esempio, se siete interessati a sapere tutta la grandiosa storia celata dietro al quadro della “Maja vestida”, non dovete fare altro che cliccare sul titolo dell’opera del pittore e subito arriverete all’articolo desiderato.

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Come sempre, se desiderate l’analisi di qualche quadro in particolare o che vi risulta poco chiaro il senso, potete farcelo sapere commentando questo stesso articolo, e in tempi relativamente brevi cercheremo di realizzare un articolo che darà maggiori dettagli sull’opera in questione.

Detto questo, procediamo con le opere di Franciso Goya, che abbiamo scoperto insieme in questi ultimi tempi, permettendoci di capire quale fosse lo stile di questo artista spagnolo e alcuni stralci della sua biografia, eccezionalmente legata alle sorti della sua nazione, a cui ha dedicato innumerevoli opere.

Queste sono le opere di cui potete trovare la descrizione e commento sul nostro blog, ma ciò non esclude la possibilità che in futuro potremmo tornare a parlare nuovamente delle opere di questo pittore spagnolo, o ancor più dettagliatamente delle pitture nere Goya, poiché le opere realizzate da questo importante esponente dei pittori spagnoli, è tutta degna di grande interesse.

Le opere di Francisco Goya: i quadri famosi del pittore spagnolo
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Sulla spiaggia, Dieppe di Eugène Boudin: analisi completa dell’opera

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Sulla spiaggia, Dieppe di Eugène Boudin: analisi completa dell’opera
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Torniamo ancora una volta trai pittori impressionisti e le loro opere. I quadro che andremo a scoprire oggi è stato realizzato da uno dei più illustri pittori francesi, ovvero Eugène Boudin, il quale, anche se ha realizzato meno opere rispetto ad altri blasonati pittori francesi, ha comunque dato un importante contributo al mondo degli impressionisti. Il quadro impressionista che analizzeremo oggi, è intitolato “Sulla spiaggia, Dieppe”.

In questo articolo, potete trovare tutti i dettagli del quadro impressionista, partendo dalla data di realizzazione, fino a giungere effettivamente all’analisi stilistica dei contenuti presenti in questo quadro del pittore impressionista.

Sulla spiaggia Dieppe Eugène Boudin analisi

“Sulla spiaggia, Dieppe” Eugène Boudin

Data di produzione: 1864

Dimensioni: 31,8 x 29,2 cm

Dove si trova: The Metropolitan Museum of Art, New York

Eugène Boudin, è stato un pittore, che fin da giovane si è avvicinato al mondo dell’arte, apprendendo molti concetti lavorando in una tipografia. Anni dopo, grazie ad una borsa di studio, Eugène Boudin arriva a Parigi, dove rafforza la sua passione per l’arte ed i panorami naturali.

Nel 1855, cercando di migliorare la sua tecnica, si ispira ad altri pittori impressionisti, ed alcuni di loro arriva a conoscerli anche di persona: tra questi ricordiamo Claude Monet, Gustave Courbet ed anche Johan Barthold Jongkind.

Qualora voleste approfondire la storia della vita di Boudin e conoscere tutta la sua produzione artistica, qui sotto potete trovare un piccolo volume di 62 pagine, completamente dedicato al pittore impressionista ed i suoi lavori più importanti.

“Sulla spiaggia, Dieppe” è un quadro di Boudin di notevole interesse, il quale, nella sua semplicità, riassume tutti i precetti della pittura impressionista, proprio come un’altra opera Boudin, ovvero “Sulla spiaggia, tramonto”Nel quadro odierno, protagonisti della scena, sono alcuni esponenti della società parigina, i quali si sono incontrati sulla spiaggia a Dieppe per conversare e rilassarsi.

La fonte della luce in questo quadro di Eugène Boudin, proviene dall’estrema destra della tela, dove il sole riflette la propria luminosità sulle spume del mare e proietta sulla sabbia le ombre delle persone presenti sulla spiaggia. La grande attenzione per i dettagli in cielo e per il forte realismo delle nuvole valono a Boudin, il soprannome di “Re dei cieli” datogli direttamente da Corot.

La pennellata rapida con cui questo quadro è colorato, ci permettono di catalogarlo come un quadro impressionista, ma le grandi rifiniture e attenzione per i dettagli, ci permettono di capire che Boudin abbia rifinito tutti i dettagli dell’opera impressionista direttamente nel suo studio.

I colori utilizzati sono molto vari e sono tutti fondamentalmente scuri, scelta dovuta alla scarsa presenza di luce: tra i colori utilizzati, possiamo trovare un forte blu, che compone la veste di una donna, poi anche un rosso, usato per lo stesso scopo ma per un’altra donna, per poi passare al marrone ed alcune varianti, che vanno a colmare la costa ed i vestiti di alcuni uomini.

Osservando il cielo, è possibile notare che nella parte inferiore, Boudin lo dipinge utilizzando un colore molto chiaro, e mentre si avvicina alla parte alta della tela, la tonalità utilizzata, diventa sempre più scura, dimostrando alla perfezione il variare della luminosità del cielo con l’allontanarsi del sole.

Sulla spiaggia, Dieppe di Eugène Boudin: analisi completa dell’opera
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La morte di Cesare di Jean-Léon Géròme: analisi completa dell’opera

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La morte di Cesare di Jean-Léon Géròme: analisi completa dell’opera
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Parliamo oggi di un pittore di storia di grande impatto, i cui quadri hanno dato un volto, o meglio, un’immagine, ai più importanti fatti storici. Il pittore in questione è Jean-Léon Géròme, ed il quadro che andremo a scoprire da vicino è intitolato “La morte di Cesare”.

In questo articolo troverete tutti i dettagli su questo quadro di Jean-Léon Géròme, partendo dai dettagli tecnici fino a giungere alla descrizione ed analisi approfondita dell’opera. Per qualsiasi aggiunta, potete lasciare un commento in fondo a questo articolo e provvederemo ad aggiungere il vostro intervento a questo post.

La morte di Cesare Jean-Léon Géròme analisi

“La morte di Cesare” Jean-Léon Géròme

Data di produzione: 1859-1867

Dimensioni: 85,5 x 145,5 cm

Dove si trova: The Walters Art Museum, Baltimora, U.S.A.

Il quadro di Jean-Léon Géròme rappresenta uno dei momenti fondamentali della storia della Roma antica: la morte di Giulio Cesare. Volendo riassumere brevemente la storia che si annida dietro l’omicidio di Giulio Cesare, bisogna sapere che in quegli anni egli andava via via acquisendo più potere, ed i senatori, temendo che Cesare volesse presto ergersi a re di Roma, decisero di eliminarlo, assassinandolo il 15 marzo del 44 a.C.

Jean-Léon Géròme fu un grande pittore di storia, il quale andò via via formandosi negli anni in cui il mondo della pittura di storia era in una fase di incertezza, dove c’era chi pensava che era ormai un tema morto e dall’altra parte vi era chi pensava che avesse ancora qualcosa da offrire.

Jean-Léon Géròme, nella sua formazione artistica, traeva piena ispirazione da Ingres e da Delaroche: dal primo elaborò l’abilità di reinterpretare miti storici attraverso un’ottica più umana e quotidiana, e allo stesso modo, da Delaroche, riuscì a perfezionare il suo approccio più umano davanti a teatrali e complessi eventi di storia.

Ne “La morte di Cesare” di Jean-Léon Géròme, c’è poco spazio per l’immaginazione: al centro ci sono i cesaricidi, illuminati in una piccola vignetta, mentre l’oscurità circonda tutto l’ambiente. In primo piano, leggermente a sinistra, troviamo il cadavere di Cesare, coperto dalla veste dei senatori, e del terribile atto omicida rimane solo una piccola macchia di sangue sul petto dell’uomo.

Jean-Léon Géròme non vuole celebrare Cesare come un martire, ma mette semplicemente su tela la vittoria del potere del popolo, rappresentato perfettamente dai pugnali alzati al cielo da parte degli assassini e che si vantano dell’atto appena commesso.

La grandezza di Jean-Léon Géròme sta nella cura dei dettagli, caratteristica fondamentale dei pittori di storia; in questa tela, possiamo rintracciare tale attenzione nella riproposizione perfetta dell’ambiente dov’è avvenuto il cesaricidio, riducendo gli uomini a dei piccoli protagonisti in un contesto molto più vasto, e dove la loro presenza occupa solo un piccolissimo spazio sulla grande tela.

La morte di Cesare di Jean-Léon Géròme: analisi completa dell’opera
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Il mercato di schiavi di Jean-Léon Géròme: analisi completa dell’opera

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Il mercato di schiavi di Jean-Léon Géròme: analisi completa dell’opera
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Proseguiamo con un altro quadro di Jean-Léon Géròme, grandioso pittore di storia che divenne molto popolare con il passare del tempo. Dopo aver scoperto da vicino un altro lavoro di Jean-Léon Géròme, oggi andremo a scoprire da vicino la tela intitolata “Il mercato di schiavi”.

In questo articolo troverete tutti i dettagli del quadro di Jean-Léon Géròme, partendo dalle informazioni tecniche, fino a giungere all’analisi stilistica,in modo tale da riassumere tutte le informazioni fondamentali all’interno di un articolo. Inoltre, se desiderate sapere qualcosa in più sulla vita di Jean-Léon Géròme, qui sotto potete trovare un libro che fa al caso vostro.

Scopri il libro sulla vita e le opere di Jean-Léon Géròme

Il mercato di schiavi Jean-Léon Géròme analisi

Il mercato di schiavi” Jean-Léon Géròme

Data di produzione: 1866

Dimensioni: 84,6 x 63,3 cm

Dove si trova: The Clark Museum, Williamstown

“Il mercato di schiavi” di Jean-Léon Géròme è un quadro conservato negli Stati Uniti d’America, e che riassume su tela una pratica di commercio ormai proibito ai tempi di Jean-Léon Géròme, ovvero il commercio degli schiavi.

La scena è ambientata in Oriente, come è possibile dedurre dai vestiti dei protagonisti e anche dai colori e l’architettura che compone tutto il quadro (e che dimostra ancora una volta la grande attenzione per il dettaglio da parte di Jean-Léon Géròme). Nella scena rappresentata dal pittore francese, troviamo in primo piano cinque persone: un uomo vestito di verde, un altro di rosso, un altro ancora di cui si nota solo il copricapo sulla sinistra, una donna nuda e sulla destra un uomo con un abito color crema e che trattiene nelle mani le poche vesti della donna.

Attraverso questo breve riassunto dei personaggi presenti, è possibile ricostruire la sinossi della scena: l’uomo in verde sta passando un dito nella bocca della donna per vedere la “qualità” del suo acquisto, e la donna, impotente, non può fare altro che sottostare a questa tortura, mentre il venditore osserva la scena e spera nell’effettiva vendita della merce.

I colori utilizzati rimandano al mondo orientale: a comporre la scena abbiamo colori appartenenti al mondo terrestre, come il marrone, giallo, rosso scuro ed alcune variazioni. L’accurata scelta di colori da parte di Jean-Léon Géròme, serve a segnare la distanza tra gli usi e costumi del mondo orientale e quello francese, di cui il lo stesso pittore faceva parte.

Il mercato di schiavi di Jean-Léon Géròme: analisi completa dell’opera
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La compagnia del capitano Bicker e del tenente Jan Michielsz Blaeuw di Bartholomeus Van Der Helst: analisi completa del quadro

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La compagnia del capitano Bicker e del tenente Jan Michielsz Blaeuw di Bartholomeus Van Der Helst: analisi completa del quadro
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Proseguiamo con le nostre analisi dei quadri più importanti della storia dell’arte, ed oggi andiamo ad occuparci di un pittore olandese di grande prestigio, il quale ottenne fama e riconoscimenti fin dagli inizi della sua carriera: il pittore in questione è Bartholomeus Van Der Helst. In questo articolo, troverete tutti i dettagli inerenti ad uno dei suoi quadri più complessi e conosciuti al pubblico, intitolato “La compagnia del capitano Bicker e del tenente Jan Michielsz Blaeuw”.

All’interno di questo post, troverete i principali dettagli del quadro di Bartholomeus Van Der Helst: parleremo della data di produzione, delle mastodontiche dimensioni dell’opera, del luogo di conservazione ed infine effettueremo l’analisi stilistica del lavoro, così da avere un prospetto completo del dipinto del pittore olandese.

La compagnia del capitano Bicker e del tenente Jan Michielsz Blaeuw Bartholomeu Van Der Helst analisi

“La compagnia del capitano Bicker e del tenente Jan Michielsz Blaeuw” Bartholomeu Van Der Helst

Data di produzione: 1639

Dimensioni: 235 x 750 cm

Dove si trova: Rijksmuseum, Amsterdam

Il quadro “La compagnia del capitano Bicker e del tenente Jan Michielsz Blaeuw”, incarna tutte le caratteristiche fondamentali dello stile pittorico di Bartholomeus Van Der Helst: egli fin dai suoi primi lavori dimostrò di essere un pittore di talento, e cominciò a diventare popolare agli occhi del pubblico grazie ad un lavoro del 1648, ovvero il “Banchetto della Guardia Civica di Amsterdam in celebrazione della Pace di Münster”; il lavoro appena citato mise in mostra la grande abilità del pittore olandese, il quale già in precedenza aveva realizzato diversi ritratti di gruppo (tra cui anche quello di cui parliamo oggi), ma questo venne apprezzato fin da subito e gli permise di diventare uno degli artisti più acclamati in Olanda.

“La compagnia del capitano Bicker e del tenente Jan Michielsz Blaeuw” è un gigantesco ritratto di gruppo, dove vengono effettivamente ritratti la compagnia del capitano Bicker e del suo tenente: i soggetti sono moltissimi, ma fin da subito si può riconoscere chi sia effettivamente il capitano Bicker, poiché è l’unico che indossa un abito bianco finemente decorato e diverso dagli altri uomini, i quali sembrano indossare tutti la divisa.

Davanti al capitano, un uomo si toglie il cappello in segno di rispetto, mentre con l’altra trattiene una lancia, come se si fosse presentato davanti al suo superiore per fare rapporto riguardo il suo ultimo incarico.

La grande maggioranza dei soggetti presenti in questo quadro di Bartholomeus Van Der Helst, sembra essere in posa per il ritratto dell’artista; spostando il nostro sguardo sulla sinistra, è possibile notare che nella compagnia è presente anche un bambino vestito di grigio, il quale impugna una piccola lancia. In primo piano, un uomo vestito con una giacca gialla, impugna un fucile, puntato proprio dove si trova il capitano che dialoga con l’uomo accennato precedentemente, ma non ci sono abbastanza dettagli per spiegare tale gesto da parte del soldato.

I colori sono abbastanza spenti e variano dal nero fino al marrone dei vestiti, per poi passare all’utilizzo di un giallo scuro ed anche un tocco di rosso per il vestito del bambino in primo piano, nascosto dietro l’uomo proprio al centro della composizione.

Per molto tempo, questo lavoro di Bartholomeus Van Der Helst è stato affiancato per similitudine, ad un capolavoro di un altro artista, ovvero “La ronda di notte” di Rembrandt.

Se volete aggiungere qualche altra informazione su questo pittore o su tale opera, non dovete fare altro che lasciare un commento qui sotto e noi aggiungeremo il vostro appunto a questo articolo.

La compagnia del capitano Bicker e del tenente Jan Michielsz Blaeuw di Bartholomeus Van Der Helst: analisi completa del quadro
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Banchetto della Guardia Civica di Amsterdam in celebrazione della Pace di Münster di Bartholomeus van der Helst: analisi completa dell’opera

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Banchetto della Guardia Civica di Amsterdam in celebrazione della Pace di Münster di Bartholomeus van der Helst: analisi completa dell’opera
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Eccoci nuovamente in compagnia di un altro lavoro di Bartholomeus van der Helst, pittore olandese di grande fama e di cui abbiamo già parlato in un altro articolo, relativamente ad un dipinto di grandi dimensioni e con molti soggetti al suo interno. Nell’articolo odierno, andremo ad analizzare il quadro più importante di Bartholomeus van der Helst, intitolato “Banchetto della Guardia Civica di Amsterdam in celebrazione della pace di Münster”.

In questo articolo parleremo nel dettaglio di questo grande ritratto di gruppo che ha consacrato Bartholomeus van der Helst come uno dei più grandi artisti ritrattisti del suo periodo, scoprendo molti dettagli riguardanti la composizione dell’opera e molto altro.

Banchetto della Guardia Civica di Amsterdam in celebrazione della Pace di Münster di Bartholomeus van der Helst analisi

“Banchetto della Guardia Civica di Amsterdam in celebrazione della Pace di Münster” di Bartholomeus van der Helst

Data di produzione: 1648

Dimensioni: 232 x 547 cm

Dove si trova: Rijksmuseum, Amsterdam

Questo grande quadro, realizzato nel 1648, non è stato altro che un tentativo di imitazione da parte di Bartholomeus van der Helst, di imitare il popolare Rembrandt, e nel dettaglio, cercò di replicare la bellezza del capolavoro intitolato la “Ronda di notte”. Nei lavori di entrambi gli artisti, tutti i personaggi sono perfettamente caratterizzati e dettagliati, non lasciando alcuna persona in secondo piano.

In questo lavoro di Bartholomeus van der Helst, possiamo ammirare un buon utilizzo di colori brillanti, che in quegli anni andava di moda grazie all’influenza del pittore Van Dyck e dei suoi seguaci, e che in pochi anni, divenne un elemento fondamentale nelle composizioni olandesi e fu sempre più amato dal pubblico.

In “Banchetto della Guardia Civica di Amsterdam in celebrazione della pace di Münster”, Bartholomeus van der Helst, ritrae effettivcamente il banchetto che la Guardia di San Giorgio tenne per celebrare la pace di Münster, sancita il 18 Giugno 1648 e che chiuse definitivamente la Guerra degli otto anni.

I protagonisti del quadro sono venticinque soldati, tutti raggruppati attorno al tavolo, come se si trattasse di un’antica foto di gruppo: sulla destra è possibile scorgere il capitano, vestito di nero, e mentre in una mano ha un calice a forma di corno argenteo da cui beve, con l’altra stringe la mano ad un altro personaggio, ovvero il tenente; stringendosi la mano, non fanno altro che congratularsi a vicenda riguardo il lieto evento.

Al centro è presente un altro soldato che guarda direttamente lo spettatore, mentre su una spalla porta una bandiera finemente decorata, e ad i suoi piedi si trova un tamburo: il pittore, con grande abilità ha dipinto un foglio di carta, legato al tamburo, su cui è riportata una poesia esaltante la pace.

Tutti gli altri soggetti, tutti dipinti alla perfezione e ricchi di dettagli, si trovano attorno al tavolo a festeggiare la fine della guerra; la scena è molto realistica: c’è chi beve e brinda, c’è chi parla e si diverte e chi, come il capitano ed il tenente, si congratulano a vicenda.

Bartholomeus van der Helst ha realizzato un grande ritratto di gruppo, preciso in ogni dettaglio ed estremamente realistico ed ha scelto alla perfezione i colori da utilizzare. Per tutti questi aspetti, questo lavoro di van der Helst è considerato il suo quadro migliore.

Banchetto della Guardia Civica di Amsterdam in celebrazione della Pace di Münster di Bartholomeus van der Helst: analisi completa dell’opera
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Giuditta e Oloferne di Caravaggio: analisi completa del quadro

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Giuditta e Oloferne di Caravaggio: analisi completa del quadro
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Eccoci nuovamente in compagnia di un altro quadro di Caravaggio. All’interno di questo articolo scopriremo la storia e faremo anche una bell’analisi del quadro intitolato “Giuditta e Oloferne” Caravaggio.

Il quadro fu commissionato a Caravaggio dal banchiere Ottavio Costa, il quale lasciò scritto nel testamento che quest’opera doveva essere necessariamente tramandata ai suoi eredi.

Giuditta e Oloferne Caravaggio analisi

“Giuditta e Oloferne” Michelangelo Merisi da Caravaggio

Data di produzione: 1599

Dimensioni: 145 x 195 cm

Dove si trova: Galleria nazionale di arte antica, Roma

La Giuditta e Oloferne storia è molto interessante ed è riportata all’interno della Bibbia. Oloferne, un condottiero assiro, viene decapitato da Giuditta, una giovane vedova ebrea, la quale volendo liberare il proprio popolo dalla dominazione degli assiri, decide di avventurarsi di notte all’interno della tenda di Oloferne e di decapitarlo, grazie anche all’aiuto di una serva.

La scena, come è da tradizione nel periodo scuro di Caravaggio, è calata in un forte buio, da cui emergono i tre protagonisti: il pittore non si discosta molto dal racconto biblico, ed infatti fa in modo che Giuditta uccida l’avversario con una daga del Medio Oriente; al contrario, però, rappresenta le due donne con dei vestiti più recenti, tipici delle donne del periodo di Caravaggio.

Analizziamo la scena: Oloferne sulla sinistra è rappresentato in una smorfia che non lascia ben capire se sia già morto oppure sia prossimo al suo ultimo respiro: a fare da contrasto tra le due possibilità c’è da una parte lo sguardo perso dell’uomo che suggerirebbe la sua morte, mentre dall’altra parte la tensione e la posizione invece lascerebbero pensare che quest’ultimo stia cercando ancora di sfuggire alla spada della donna.

Giuditta (nel cui ruolo si cala la cortigiana amica di Caravaggio Filide Melandroni), viene ritratta con una smorfia di disgusto e riluttanza; a dare maggior adito a questa lettura c’è la tensione del corpo della vedova, la quale sembra cercare di allontanarsi quanto più possibile dal nemico. La presenza della vecchia serva che ha in mano un sacco dove andrà a finire la testa di Oloferne serve a far risaltare ancor di più la bellezza di Giuditta; non a caso Caravaggio ha ritratto una serva vecchia e brutta accanto alla protagonista.

La poca forza impressa da Giuditta per decapitare Oloferne è irreale, ma nello stesso tempo è di forte valore simbolico: la donna rappresenta lo strumento di salvezza che Dio dà agli Ebrei ma indica anche il ruolo di salvatrice della chiesa, rappresentato a sua volta dal bianco candore della veste di Giuditta.

Oltre alla Giuditta e Oloferne di Caravaggio, esistono molte altre varianti di questo quadro: tra i rappresentanti più importanti, non possiamo non citare la Giuditta e Oloferne di Artemisia Gentileschi, o ancora la Giuditta e Oloferne di Botticelli, o l’ancor più popolare e conosciuta versione di Giuditta e Oloferne di Klimt.

Qual’è, a vostro avviso, il pittore che ha saputo rendere al meglio la storia di Giuditta e Oloferne? Fateci sapere cosa ne pensate qui sotto con un commento.

Giuditta e Oloferne di Caravaggio: analisi completa del quadro
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Camille Monet sul suo letto di morte di Claude Monet: analisi completa dell’opera

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Camille Monet sul suo letto di morte di Claude Monet: analisi completa dell’opera
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Torniamo nuovamente tra le opere di Claude Monet, uno dei pittori impressionisti più popolari e conosciuti di sempre. Abbiamo parlato a lungo delle opere di questo artista, e abbiamo studiato a fondo la sua carriera artistica ed i punti focali della sua tecnica pittorica; oggi, andremo a scoprire un altro quadro fondamentale della sua produzione artistica, intitolato “Camille Monet sul suo letto di morte”.

All’interno di questo articolo, troverete tutti i dettagli inerenti a tale opera: partiremo dalle informazioni tecniche fino a giungere all’analisi effettiva della composizione, così da avere una panoramica completa del lavoro avente per soggetto Camille Monet.

Quadro impressionista morte Camille Monet opera Claude Monet

“Camille Monet sul suo letto di morte” Claude Monet

Data di realizzazione: 1879

Dimensioni: 90 x 68 cm

Dove si trova: Musée d’Orsay, Parigi

Il pittore Claude Monet, durante la sua vita ha realizzato un gran numero di opere che sono passate alla storia, e tra queste, quelle che lo hanno consacrato come uno dei pittori impressionisti più importanti di sempre, sono senza dubbio le molteplici rappresentazioni delle ninfee che ha realizzato negli ultimi anni della sua vita.

Il pittore doveva parte del suo successo anche alla moglie, Camille Monet, protagonista di quest’opera: stando alle fonti, lei era una donna bellissima, molto educata e proveniva da una rispettabile famiglia della Francia; la donna conobbe il mondo della pittura posando come modella anche per altri artisti francesi, prima di conoscere effettivamente Claude Monet, con cui successivamente si sposò.

I due erano molto legati, e Camille era un punto fondamentale nella vita del marito, prestandosi molto spesso come soggetto delle sue opere; in “Camille Monet sul suo letto di morte”, Claude Monet ritrae l’amata moglie al termine della sua vita: la donna si era ammalata a causa di complicazioni mediche che ci furono dopo la nascita dei loro figli; tali complicazioni furono talmente gravi, che la donna morì a 32 anni, trasportando il marito in un lungo periodo di tristezza e solitudine.

Anche in questo doloroso quadro, Claude Monet non ha rinunciato al proprio stile e che caratterizza i suoi quadri: vi sono numerose sfumature di colore, che spaziano dal bianco del letto, del lenzuolo e del copricapo della donna, che si mescolano ai colori scuri del suo vestito, per lasciare emergere in primo piano le mani ed il volto della donna, con occhi chiusi e con un’espressione che pare quasi rassegnata al suo destino, ma nel contempo sembra anche sollevata, poiché non deve più soffrire a causa della malattia che l’ha portata alla morte.

In questo difficile quadro, le pennellate di Monet sono rapide e fugaci nel delineare tutto il contesto, ma sono precise e pulite nella realizzazione del volto dell’amata moglie, mettendolo in primo piano e facendolo risaltare rispetto a tutto il resto della composizione.

Camille Monet sul suo letto di morte di Claude Monet: analisi completa dell’opera
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Quattro ballerine di Edgar Degas: analisi completa dell’opera

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Quattro ballerine di Edgar Degas: analisi completa dell’opera
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Oggi ci apprestiamo ad analizzare un quadro di un artista che senza dubbio è conosciutissimo al grande pubblico per le sue straordinarie opere, ovvero Edgar Degas. I suoi lavori, fin dalla loro presentazione al pubblico sono stati molto apprezzati, ed oggi andremo a scoprire da vicino tutto quello che riguarda uno dei suoi lavori più importanti, ovvero “Quattro danzatrici”.

All’interno di questo articolo troverete tutti i dettagli di questo quadro: la data di produzione, le dimensioni, il luogo dov’è conservato, e successivamente effettueremo anche l’analisi completa dell’opera di Degas, in modo tale da non tralasciare alcun aspetto di questo lavoro.

Quadro ballerine Degas impressionismo

“Quattro ballerine” Edgar Degas

Data di produzione: 1899

Dimensioni: 177 x 208 cm

Dove si trova: National Gallery of Art, U.S.A.

Edgar Degas fu un pittore impressionista di alto livello, il quale ebbe un grandissimo successo tra il pubblico per i suoi lavori aventi come protagoniste le ballerine. “Quattro danzatrici”, mostra come Degas fosse interessato a ritrarre all’interno dei suoi lavori non solo quando le ballerine erano effettivamente all’opera sul palco, ma anche mentre si preparavano e ripetevano le coreografie in degli angoli nascosti.

Degas, non accettò mai pienamente di essere etichettato come un pittore impressionista, convinto del fatto che il suo stile fosse orientato verso la cattura dell’istante (come un fotografo), piuttosto che verso improvvisazioni, caratteristica tipica degli altri artisti legati a tale movimento artistico.

In “Quattro ballerine”, non sappiamo se le protagoniste della scena fossero effettivamente un gruppo di danzatrici, oppure fosse sempre la stessa donna ritratta in istanti diversi da Degas, proprio come in una serie di fotografie scattate in sequenza.

Lo sfondo alle spalle delle ragazze è dipinto in modo frettoloso e con pochi dettagli, obbligando lo spettatore a dare primaria importanza alle gestualità ed i movimenti delle ballerine, vere protagoniste del quadro/fotografia; proprio come in uno scatto di un fotografo moderno, può sembrare che le ballerine siano messe a fuoco da Degas, lasciando sfuocato tutto ciò che l’obbiettivo non ha catturato nella sua azione.

Quattro ballerine di Edgar Degas: analisi completa dell’opera
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Bal au moulin de la Galette di Renoir: analisi completa del quadro

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Bal au moulin de la Galette di Renoir: analisi completa del quadro
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Ci apprestiamo a concludere il nostro viaggio in compagnia delle opere realizzate dal pittore francese Pierre-Auguste Renoir, ma ovviamente non potevamo staccarci da quest’ultimo senza prima aver analizzato la sua opera più famosa e conosciuta a tutti. Dopo aver visto innumerevoli opere realizzate da questo artista oggi vedremo finalmente l’analisi completa dell’opera intitolata Bal au moulin de la Galette.

Bal-au-moulin-de-la-galette-renoir-analisi

Data di produzione: 1876

Dimensioni: 131 x 175 cm

Dove si trova: Musée d’Orsay, Parigi

Il Bal au moulin de la Galette rappresenta senza dubbio il cosiddetto masterpiece di tutta la collezione dei bellissimi quadri realizzati dal pittore francese Renoir. Già semplicemente guardando il quadro ci si può rendere conto che questo è un lavoro davvero raffinato ed eccellente sotto tutti i punti di vista. Cerchiamo di scoprire qualcosa in più su tale opera.

Come suggerisce il titolo, questo è un quadro che ritrae delle persone che stanno danzando e che si stanno divertendo presso le Mouline de la Galette, che si trova nel distretto di Montmatre a Parigi. Un gran numero di persone si riunivano qui la domenica pomeriggio per incontrarsi e divertirsi ballando e discutendo con i propri amici, trascorrendo del tempo piacevole tutti insieme. Il quadro ritrae un momento riassuntivo di queste “feste” che avvenivano in questo luogo simbolo della Belle Époque, dove non c’è un soggetto specifico all’interno di tutta la composizione, ma solo alcuni gruppi di persone qua e là.

L’atmosfera che si respira ne “Le Moulin de la Galette” è di divertimento e di spensieratezza, proprio le stesse sensazioni ed emozioni che stanno provando le persone rappresentate all’interno della tela; questa bella atmosfera è arricchita grazie all’utilizzo di colori che sembrano non essere del tutto “realistici” ma ideali e anche la luce che domina incontrastata alcune sezioni di tutta la scena.

Il colore, nel “Bal au Moulin de la Galette” ha un compito ben preciso: inquadrare il movimento, la luce e le ombre che cambiano costantemente all’interno del locale; a proposito della luce, qui non è presente una sorgente ben definita, ma è in costante movimento e serve a rendere la scena completamente dinamica.

Il quadro prima di giungere all’interno del Musée d’Orsay apparteneva in origine alla collezione del pittore Gustave Caillebotte e alla sua morte, poiché questo aveva innumerevoli debiti, dovette cedere quest’opera insieme a molte altre allo Stato francese per risanare il denaro che mancava all’estinzione del pagamento. In mano allo stato francese, passò prima all’interno del Musée du Luxembourg dal 1896 al 1929, in seguito arrivò nel Musée du louvre fino a che nel 1986 invece venne trasferito definitivamente all’interno del Musée d’Orsay.

Forse non tutti sanno che esiste una versione più piccola di questo quadro, completamente identica a quella di dimensioni maggiori. Attualmente questa versione più piccola presumibilmente dovrebbe trovarsi all’interno di una collezione privata in Svizzera, ma non si hanno notizie certe; dopo la scoperta di questa versione più piccola del quadro Bal au moulin de la Galette sono nati diversi dubbi e questioni come: quale tra le due opere è stata esposta per prima alla terza mostra impressionista nel 1877? Purtroppo non ci sono abbastanza notizie che ci permettono di dare una risposta precisa a questo quesito.

Questo è attualmente uno dei quadri più costosi al mondo, e all’interno di tale classifica, occupa la sesta posizione. Voi cosa ne pensate del Moulin de la Galette di Renoir? Vi piace questo quadro e la tecnica utilizzata per riportare su tela uno dei luoghi più in voga dell’800 in Francia? Fateci sapere cosa ne pensate lasciando un commento qui sotto e continuate a seguirci per scoprire le analisi di molte altre opere di artisti impressionisti e non solo.

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Bal au moulin de la Galette di Renoir: analisi completa del quadro
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Sogno di Costantino di Piero della Francesca: analisi completa dell’opera

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Sogno di Costantino di Piero della Francesca: analisi completa dell’opera
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Uno degli artisti più apprezzati del Quattrocento è stato senza dubbio Piero della Francesca, il quale attraverso i suoi lavori ha gettato delle solide basi artistiche che avrebbero influenzato moltissimi artisti venuti dopo di lui. Per scoprire qualcosa in più su questo artista,, oggi andremo a scoprire tutto quello che riguarda uno dei suoi lavori più popolari di sempre, ovvero b “Sogno di Costantino”.

All’interno di questo articolo troverete tutti i dettagli relativi a tale affresco: prima di tutto vedremo la data di realizzazione, le dimensioni ed altri dati tecnici, e successivamente passeremo alla descrizione effettiva dell’opera, per avere tutte le informazioni relative a questo famosissimo affresco di Piero della Francesca.

Sogno di Costantino affresco Piero della Francesca

“Sogno di Costantino” Piero della Francesca

Data di produzione: 1458-1466

Dimensioni: 329 x 190 cm

Dove si trova: Basilica di San Francesco, Arezzo

“Sogno di Costantino” appartiene al filone delle “Storie della Vera Croce” presenti nella cappella maggiore della Basilica di San Francesco ad Arezzo, ed è stata realizzata da Piero della Francesca e da diversi aiutanti che hanno contribuito al completamento perfetto di tale affresco.

Cerchiamo di capire qual’è il fatto rappresentato all’interno di questo affresco da parte di Piero della Francesca: siamo nel IV secolo d.C., dove regna l’imperatore Costantino, e prossimamente dovrà combattere contro Massenzio per determinare chi dovesse dominare Roma e l’Impero. Piero della Francesca ambienta la scena all’interno del campo dove risiedono le truppe di Costantino insieme all’imperatore; durante la notte, un angelo appare in sogno e si dirige verso Costantino, mostrando un segno prodigioso a quest’ultimo: una croce con accanto la scritta “In hoc signo vinces” che tradotto vuol dire, “con questo segno vinci”.

La comparsa di questo segno, oltre a portare la vittoria in favore di Costantino nella battaglia di Ponte Milvio contro Massenzio, fu fondamentale anche per la concessione della libertà di culto per i cristiani ad opera dello stesso Costantino, il quale attraverso la promulgazione dell’editto di Milano del 313 d.C., pose le basi per la futura imposizione del Cristianesimo come religione di Stato.

Nell’affresco di Piero della Francesca, la scena di cui abbiamo parlato poc’anzi, è rappresentata perfettamente: la notte giunge al termine, e le prime luci dell’alba diventano sempre più forti, donando un po’ di luminosità alla scena. Al centro dell’affresco troviamo la tenda dell’imperatore Costantino, vegliata da due guardie, mentre un aiutante dello stesso imperatore, stanco, si addormenta poggiando il gomito sul letto di Costantino.

In primo piano sulla sinistra, facendo bene attenzione alla guardia rappresentata di spalle, è possibile notare che la punta della lancia che trattiene tra le mani, indica l’angelo che a grande velocità si sta dirigendo verso l’Imperatore, portando nella mano una piccola croce (rappresentante la Vera Croce citata in precedenza); questa piccola Croce ha un ruolo fondamentale nell’opera: sembra che quest’ultima sia la fonte di luce che illumina completamente il panorama, coadiuvata leggermente anche dall’arrivo dell’alba.

La luce, sembra prediligere alcune zone della scena: in particolare, la forte luce della Croce “colpisce” la tenda dell’imperatore  ed il suo interno, lasciando completamente in disparte invece i soldati che si trovano nei pressi. La luce, infine, è presente anche in altri affreschi di Piero della Francesca, ed oltre a fungere da “illuminazione”, metaforicamente indica anche la vittoria della luce “cristiana”, contro l’oscurità sempre minore del paganesimo.

Sogno di Costantino di Piero della Francesca: analisi completa dell’opera
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Natività di Piero della Francesca: analisi completa dell’opera

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Natività di Piero della Francesca: analisi completa dell’opera
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Scopriamo oggi un altro importantissimo lavoro di Piero della Francesca, artista lungimirante, le cui opere hanno radicalmente cambiato il mondo della storia dell’arte moderna ed oggi sono globalmente riconosciute dalla critica come dei capolavori. Dopo l’analisi del “Sogno di Costantino”, adesso andremo a scoprire un altro importante olio su tavola, intitolato “Natività”.

All’interno di questo articolo troverete tutti i dati tecnici relativi a questo olio su tavola di Piero della Francesca, partendo dalla data di realizzazione, le dimensioni e l’attuale ubicazione, per poi passare alla descrizione approfondita del lavoro, in modo tale da avere una panoramica completa di questa importante opera.

Olio su tavola Piero della Francesca National Gallery Londra

“Natività” Piero della Francesca

Data di pubblicazione: 1470-1475

Dimensioni: 124,4 x 122,6 cm

Dove si trova: National Gallery, Londra

I dettagli legati alla storia su come la “Natività” sia giunta a Londra sono abbastanza scarni; non abbiamo molte informazioni sulla commissione dell’opera in origine e sui vari passaggi che l’abbiano portata ad allontanarsi dall’Italia fino a giungere in Gran Bretagna. Tra le poche certezze, ritroviamo l’utilizzo di colori abbastanza spenti, sicuramente dovuti alla forte influenza della pittura fiamminga, che caratterizzò soprattutto l’ultimo periodo di produzione di Piero della Francesca.

Passiamo adesso alla descrizione approfondita della “Natività” di Piero della Francesca. Al centro della scena, troviamo la Vergine Maria in atteggiamento di preghiera verso il Bambino, il quale si trova sdraiato su una parte del mantello azzurro di Maria; proprio dietro alla figura di Gesù Bambino, troviamo un gruppo di cinque angeli musicisti, che sembrano intonare un canto di lode al Salvatore.

Sulla destra, proprio accanto alla Vergine, troviamo San Giuseppe, il quale indossa una veste molto scura con un mantello rosso chiaro, e viene rappresentato da Piero seduto con le gambe accavallate, mentre colloquia con altri due pastori subito dietro di lui; a proposito di questi due pastori che parlano con Giuseppe, quello più a sinistra tende la mano verso il cielo, quasi incredulo, sottolineando la provenienza di Gesù dal cielo.

Subito alle spalle del gruppo di angeli, troviamo l’asino ed il bue: mentre il secondo è molto quieto, l’asino sta ragliando a causa dei musicanti, con il muso rivolto verso il cielo, realizzando un movimento speculare a quello del pastore con la mano verso il cielo. Spostando lo sguardo ancora più in alto, è possibile notare che sull’estrema sinistra della tettoia, è presente un uccelletto: si tratta di una gazza, la quale simbolicamente rappresenta la follia umana e di conseguenza, l’oscuro presagio della crocifissione di Cristo e della sua morte.

Piero della Francesca sembra donare una grande armonia alla scena, collegando attraverso i gesti tutti i personaggi presenti nell’opera. In secondo piano, sulla sinistra, si trova un paesaggio naturale e che dimostra ancora una volta il grande virtuosismo artistico di Piero della Francesca grazie soprattutto ai dettagli presenti nel riflesso fluviale sulla sinistra. Dietro ai due pastori sulla destra, si può intravedere uno scorcio urbano, che i critici hanno identificato come Borgo San Sepolcro.

I colori utilizzati sulla tavola sono abbastanza spenti, ma lo stesso non si può dire per il rosso ed il blu intenso utilizzati per rappresentare il vestito della Vergine, che salta immediatamente all’occhio dello spettatore rispetto al resto della scena.

Natività di Piero della Francesca: analisi completa dell’opera
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Ritratto di Sigismondo Pandolfo Malatesta di Piero della Francesca: analisi completa dell’opera

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Ritratto di Sigismondo Pandolfo Malatesta di Piero della Francesca: analisi completa dell’opera
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Scopriamo oggi un importante ritratto realizzato da Piero della Francesca, artista di grande talento, il quale attraverso le sue opere ha dato un importantissimo contributo per lo sviluppo dell’arte moderna nel Quattrocento. Dopo aver effettuato l’analisi della “Natività” sempre dello stesso artista, oggi andremo a descrivere a fondo il “Ritratto di Sigismondo Pandolfo Malatesta”.

Subito dopo questo piccolo paragrafo, troverete tutti i dettagli tecnici relativi a questo ritratto di Piero della Francesca, poi passeremo ad effettuare la descrizione approfondita del lavoro, in modo tale da avere una prospettiva completa di questa importante opera dell’artista toscano.

Ritratto Sigismondo Malatesta Piero della Francesca Quattrocento Louvre

“Ritratto di Sigismondo Pandolfo Malatesta” Piero della Francesca

Data di pubblicazione: 1451

Dimensioni: 44,5 x 24,5 cm

Dove si trova: Musée du Louvre, Parigi

Cerchiamo di capire prima di tutto chi è il protagonista del ritratto: Sigismondo Pandolfo Malatesta, fu un potente signore che dominò Rimini per un periodo che va dal 1432 fino al 1468; egli fu un grande appassionato dell’arte e dell’innovazione, anche se dal punto di vista militare e strategico non era molto abile, e questo comportò la sua rapida discesa. Piero della Francesca fu senza dubbio ospite presso la corte di Sigismondo Pandolfo Malatesta nel 1451, ed eseguì proprio in questo anno un ritratto del signore di Rimini.

Dedichiamoci ora alla descrizione approfondita del ritratto effettuato da Piero della Francesca: il soggetto è rappresentato di profilo su uno sfondo nero, permettendo al soggetto di risaltare in modo netto e preciso, proprio come se si trattasse di un ritratto di un antico e potente sovrano.

A rendere ancor più certo l’accostamento ad un signore potente e nobile, è la posizione in cui viene ritratto il soggetto, ovvero in modo eretto e con uno sguardo deciso e forte. I capelli del signore sono a caschetto e sono perfettamente distinguibili dallo sfondo poiché sono castani e si scuriscono man mano che ci si avvicina al collo.

Piero della Francesca rappresenta Sigismondo Pandolfo Malatesta di profilo come se fosse ritratto su una medaglia, con una grande attenzione ai dettagli della veste indossata dal soggetto (da notare soprattutto i riflessi sul tessuto dovuti alla luce) e che indica l’influenza della pittura fiamminga all’interno di questo ritratto di Piero della Francesca.

Ritratto di Sigismondo Pandolfo Malatesta di Piero della Francesca: analisi completa dell’opera
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Madonna di Senigallia di Piero della Francesca: analisi completa dell’opera

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Madonna di Senigallia di Piero della Francesca: analisi completa dell’opera
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Scopriamo oggi un altro lavoro di Piero della Francesca, leggendario artista del Quattrocento, i cui studi e le opere da lui realizzate, hanno costituito un patrimonio di importanza indefinibile per i posteri e per gli artisti che si ispirarono al suo stile pittorico. Dopo aver analizzato a fondo il “Ritratto di Sigismondo Pandolfo Malatesta”, oggi andremo a studiare da vicino un altro importante lavoro di questo artista, intitolato “Madonna di Senigallia”.

All’interno di questo articolo troverete la storia legata alla sua trasmissione fino all’ultima locazione nella quale è conservata attualmente, poi effettueremo la descrizione approfondita dell’opera, così da avere un quadro completo di tutte le caratteristiche di questo quadro di Piero della Francesca.

Madonna opera Piero della Francesca Quattrocento

“Madonna di Senigallia” Piero della Francesca

Data di produzione: 1470-1485

Dimensioni: 61 x 53,5 cm

Dove si trova: Galleria Nazionale delle Marche, Urbino

La storia della “Madonna di Senigallia” è abbastanza complicata, e vi riporteremo qui i fatti fondamentali della sua storia. L’opera è stata realizzata probabilmente in occasione del matrimonio tra Giovanna da Mmontefeltro, figlia del celebre Federico da Montefelro, con Giovanni della Rovere, il quale era un altro potente signore di Senigallia.

Anche se il nome dell’opera potrebbe lasciar intendere che l’opera subito dopo il matrimonio potesse essere conservata all’interno della Chiesa di San Francesco a Senigallia, la cosa è cronologicamente impossibile, poiché l’opera fu realizzata prima ancora della costruzione della chiesa, la quale venne edificata nel 1491; probabilmente però, dopo la costruzione della stessa chiesa, per un indeterminato periodo, la “Madonna di Senigallia” venne conservata in tale chiesa.

Molti anni dopo, nel 1915, a causa dei bombardamenti che colpirono la città di Senigallia, per garantire l’incolumità dell’opera di Piero della Francesca, quest’ultima venne trasportata nel Palazzo Ducale di Urbino; circa sessanta anni dopo, questo lavoro ed anche la “Flagellazione di Cristo” di Piero della Francesca, vennero rubati dal Palazzo Ducale, ma fortunatamente, nel giro di qualche mese, tutto il bottino venne ritrovato e riportato in sede, dove si trova tutt’ora.

Riassunta brevemente la storia dell’opera, adesso passiamo alla descrizione dell’opera: al centro del dipinto troviamo la Vergine Maria in piedi con in braccio il bambino, mentre in secondo piano, alle spalle della coppia troviamo due angeli. La Vergine tocca i piedi del Bambino in modo amorevole, mentre il suo sguardo sembra essere pensieroso, quasi come se già sapesse della tragica morte che Gesù avrà in futuro.

Il Bambino, viene ritratto da Piero della Francesca con un braccio alzato, ovvero nell’atto di benedire, mentre nell’altra mano trattiene una piccola rosa bianca, un simbolo tipicamente utilizzato per rappresentare la purezza della Vergine. Facendo bene attenzione alla figura del Bambino, è possibile notare che indossa al collo una collana con un corallo: questo accessorio veniva utilizzato in passato per proteggere simbolicamente i bambini, ma facendo bene attenzione al colore rosso, è possibile ricollegarlo anche alla Passione di Cristo.

Spostando lo sguardo alle spalle del gruppo di personaggi, sulla destra è possibile notare delle mensole nel muro, circondate da una cornice scolpita e finemente decorata. Dall’altro lato, sulla sinistra, si apre un corridoio con finestra, dove provengono due raggi di sole, illuminando l’ambiente e rendendo visibile il pulviscolo atmosferico lungo la sezione illuminata. La forte luce proveniente dall’esterno, permette di scoprire meglio alcuni dettagli dell’ambiente, come ad esempio il cesto sulla mensola inferiore sulla destra del dipinto, o anche la scatola presente sulla mensola superiore.

La luce ha un ruolo dominante all’interno della “Madonna di Senigallia” di Piero della Francesca, “abbracciando” tutta la scena, e riflettendosi anche sui personaggi ed in particolare sulle vesti ed i gioielli di quest’ultimi. La luce solare, penetrando attraverso la finestra, allude simbolicamente anche al mistero dell’Incarnazione, legato alla gravidanza di Maria, la quale non ha perso la sua purezza né nella concezione, né nel parto.

I colori tenui utilizzati tradiscono un forte influsso della pittura fiamminga in questa composizione, e a rendere ancor più certa questa ipotesi è la rappresentazione delicata del velo della Vergine e dei panneggi delle vesti di tutti i protagonisti.

Madonna di Senigallia di Piero della Francesca: analisi completa dell’opera
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Paolina Borghese di Antonio Canova: analisi completa dell’opera

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Paolina Borghese di Antonio Canova: analisi completa dell’opera
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Riprendiamo il nostro viaggio in compagnia di Antonio Canova, grandissimo scultore ed artista del primo ‘800. Dopo aver analizzato e studiato molte altre opere importanti di questo artista, oggi continuiamo questo viaggio in compagnia di Canova, ripercorrendo la storia e la descrizione della “Paolina Borghese” di questo scultore.

All’interno di questo articolo prima parleremo della storia relativa alla committenza e realizzazione di tale opera, e successivamente, come da tradizione, procederemo con l’analisi stilistica.

Paolina Borghese Canova analisi

“Paolina Borghese” Antonio Canova

Data di produzione: 1805-1808

Dimensioni: 92 x 200 cm

Dove si trova: Galleria Borghese, Roma

La statua rappresenta Paolina Bonaparte rappresentata come una dea greca, ovvero Venere vincitrice, proprio come è accaduto con Napoleone Bonaparte rappresentato come Marte.

L’opera venne commissionata dal marito di Paolina Bonaparte, ovvero Camillo Borghese, il quale voleva che questa scultura venisse realizzata in occasione del matrimonio tra i due. Al termine del procedimento di creazione di Paolina Borghese Canova, quest’ultima venne trasportata nella casa a Torino di Camillo, per poi giungere definitivamente (dopo ulteriori spostamenti) alla Galleria Borghese di Roma nel 1838.

Attualmente non è ben chiaro se Paolina Bonaparte avesse posato nuda per la realizzazione di questa scultura, oppure ci abbia pensato Canova ad eliminare le vesti dal soggetto, ma la questione è ancora aperta e non c’è una risposta effettiva in grado di chiarire questo mistero su Paolina Bonaparte.

Adesso studiamo questa creazione di Canova scultore, senza tralasciare alcun dettaglio: prima di tutto è possibile notare che Canova ha realizzato tutte le superfici degli elementi che compongono l’opera in modo differente: la consistenza dei cuscini ha uno spessore differente rispetto alla vestaglia che avvolge il corpo del soggetto, e allo stesso modo anche la pelle di Paolina Bonaparte è diversa, su cui Canova ha cosparso della cera color rosa per rendere più realistico il derma del soggetto.

Paolina Bonaparte regge in mano una mela che ricorda ovviamente il Pomo della Discordia citato all’interno dell’Iliade, dove tre dee greche, ovvero Era, Atena ed Afrodite si contendevano il Pomo, il premio che sarebbe andato alla più bella tra i tre e che doveva essere scelta da Paride. In questa contesa vinse ovviamente Afrodite, e Canova, rappresentando la donna in queste vesti, Canova scultore non fa altro che paragonare Paolina Bonaparte alla bellezza della dea greca.

Elemento da non dimenticare e presente anche all’interno di altre sculture di Canova, è la presenza del meccanismo sul triclino su cui Paolina è sdraiata, che permette a tale opera di poter ruotare, in modo tale che gli spettatori potessero ammirare questo lavoro da qualsiasi angolazione.

Per qualsiasi aggiunta o informazione su questa scultura di Paolina Bonaparte Canova, potete aggiungerle a questo articolo lasciando un commento qui sotto e noi provvederemo ad aggiungere il vostro contributo quanto prima a questa descrizione, così da avere maggiori dettagli sul lavoro di Antonio Canova.

Paolina Borghese di Antonio Canova: analisi completa dell’opera
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