Quantcast
Channel: Analisi opere arte
Viewing all 581 articles
Browse latest View live

Busto di Papa Gregorio XV di Gian Lorenzo Bernini: analisi

$
0
0

Busto di Papa Gregorio XV di Gian Lorenzo Bernini: analisi
ArteWorld.

Un’importantissima opera scultorea di Gian Lorenzo Bernini è protagonista dell’articolo di oggi. In precedenza, abbiamo già studiato altri lavori di questo scultore del Seicento, come ad esempio il materasso per la scultura classica Ermafrodito dormiente“, e attraverso l’analisi di quell’opera abbiamo scoperto molti aspetti caratteristici dello stile del Bernini. Oggi andremo a studiare tutto quello che riguarda il “Busto di Papa Gregorio XV”.

Riguardo il “Busto di Papa Gregorio XV” troverete tutta la storia della commissione dell’opera, la sua descrizione e diversi aspetti tecnici legati a questo busto, come la data di realizzazione, le dimensioni ed anche il luogo di conservazione attuale della stessa scultura.

Busto Papa Gregorio XV Marmo

“Busto di Papa Gregorio XV” Gian Lorenzo Bernini

Data di realizzazione: 1621

Dimensioni: 64 cm

Dove si trova: Art Gallery of Ontario, Toronto

Riassumendo brevemente la storia legata alla trasmissione di quest’opera, bisogna sapere che, questo busto è stato legato alla produzione del Bernini solo nel 1980, e dopo un passaggio di proprietà tra varie persone, è stato messo all’asta ed acquistato da Joey e Toby Tanenbaum nel 1983, ed infine donato all’Art Gallery of Ontario di Toronto.

Papa Gregorio XV venne eletto proprio nel 1621 e nel giro di qualche mese, Bernini cominciò a lavorare sulla realizzazione del suo busto in marmo. Prima di realizzare il modello marmoreo, realizzò due busti bronzei che funsero da prototipi. Grazie al suo impegno e l’eccezionale fattura del lavoro, Gian Lorenzo Bernini, poco più che ventenne, venne ricompensato con la nomina a Cavaliere Papale del Supremo Ordine di Cristo (il tutto accompagnato da un vitalizio); da quel momento in poi, ottenne solo maggiori riconoscimenti e popolarità, fino ad essere riconosciuto comunemente come “Il Cavaliere”.

Proseguiamo con il commento di questo “Busto di Papa Gregorio XV”: il soggetto è lo stesso pontefice, il quale venne eletto all’età di sessantasette anni; il Bernini tiene conto di questo dato, e lo rappresenta forte e vigoroso esternamente, anche se psicologicamente non era più al massimo delle sue possibilità.

L’elaborata veste che Papa Gregorio XV indossa, lascia visionare perfettamente i pannelli sulle spalle del Pontefice, sui quali sono rappresentati San Pietro e San Paolo, che sono i Santi protettori del Papa e servono a sottolineare l’importanza dell’incarico del Pontefice.

Spostando la nostra attenzione al volto della scultura, è possibile notare che la sua testa è leggermente spostata in avanti, come se fosse appesantito da qualcosa: la scelta dello scultore, di voler rappresentare il Papa in questa posizione, è volontaria ed indica probabilmente la pesantezza e le pressanti responsabilità che spettano al Pontefice. Lo sguardo di Papa Gregorio XV è lontano dallo spettatore, quasi come se fosse concentrato a scrutare l’eternità, mentre la pelle è chiara e levigata, indicando probabilmente il colore pallido della pelle del soggetto.

Infine, uno straordinario gioco di luci e di ombre è intensificato dalle linee del volto, dai baffi e barba di Papa Gregorio XV.

Busto di Papa Gregorio XV di Gian Lorenzo Bernini: analisi
ArteWorld.


Obelisco della Minerva di Gian Lorenzo Bernini: analisi completa dell’opera

$
0
0

Obelisco della Minerva di Gian Lorenzo Bernini: analisi completa dell’opera
ArteWorld.

Scopriamo oggi un importante obelisco realizzato da Gian Lorenzo Bernini, prolifico scultore del Seicento, le cui opere hanno completamente rivoluzionato il modo di concepire il mondo della scultura italica e non solo. Abbiamo già avuto la possibilità di poter scoprire molte delle caratteristiche stilistiche delle opere del Bernini attraverso lo studio del Busto di Gregorio XV, ed ora cercheremo di studiare al meglio il famoso “Obelisco della Minerva”.

In questo articolo troverete diversi dettagli legati all’origine di questo importante monumento e la relativa descrizione stilistica, così da avere un ritratto completo di questo lavoro del Bernini.

Obelisco Minerva Roma Bernini

“Obelisco della Minerva” Gian Lorenzo Bernini

Data di realizzazione: 1667

Dimensioni: NON DEFINITE

Dove si trova: Piazza della Minerva, Roma

In origine, questo Obelisco della Minerva, si trovava all’interno dell’Iseo Campense e presentava una decorazione che proveniva direttamente da Eliopoli, proprio come l’obelisco del Pantheon, di Dogali e di Boboli. Il Bernini trasferì quest’importante obelisco nella posizione moderna e per modernizzarlo, vi pose sulla base un elefantino, il quale però era stato donato da Cristina di Svezia in occasione della sua conversione alla religione cristiana.

Sulla base di questo Obelisco della Minerva è presente un’iscrizione, la quale riassume l’importanza simbolica dell’elefante e della presenza dell’obelisco egiziano. Questo lavoro piacque molto, e nel diciottesimo secolo, Giovanni Battista Vaccarini, decise di replicare la sistemazione del Bernini all’interno dello Stemma di Catania.

Non tutti furono entusiasti dell’iscrizione posta alla base dell’Obelisco, ed infatti, nei primi anni in cui questo Obelisco venne visionato dal pubblico, subito venne creata un’ulteriore iscrizione scherzosa e beffarda.

Quest’opera si trova a Roma ed è uno dei tanti lavori del Bernini ammirabili nella capitale. Per qualsiasi informazione aggiuntiva su questo monumento vogliate fornire, potete lasciare un commento proprio sotto questo articolo e noi provvederemo ad integrarla quanto prima per rendere ancor più completa la descrizione dell’Obelisco della Minerva di Gian Lorenzo Bernini scultore.

Obelisco della Minerva di Gian Lorenzo Bernini: analisi completa dell’opera
ArteWorld.

Anima Beata di Gian Lorenzo Bernini: analisi completa dell’opera

$
0
0

Anima Beata di Gian Lorenzo Bernini: analisi completa dell’opera
ArteWorld.

Scopriamo un interessantissimo lavoro del famoso scultore Gian Lorenzo Bernini, il quale nel Seicento riscrisse completamente la definizione di scultura, attraverso la produzione di molteplici opere ancor oggi apprezzatissime e studiatissime in tutto il mondo. Abbiamo potuto conoscere molti dei dettagli dell’opera intitolata Obelisco della Minerva” ed ora andremo a studiare tutto quello che riguarda un altro lavoro di questo scultore, intitolato “Anima Beata”.

In questo articolo troverete tutti i dettagli su questa “Anima Beata” del Bernini: data di produzione, materiali utilizzati, luogo di conservazione ed ovviamente la descrizione approfondita dell’opera. Per qualsiasi informazione aggiuntiva vogliate includere relativa a questo lavoro del Bernini, potete lasciare un commento in fondo a questo stesso articolo.

Blessed Soul Bernini

“Anima Beata” Gian Lorenzo Bernini

Data di produzione: 1619

Dimensioni: NON DEFINITE

Dove si trova: Roma

Quest’opera è stata commissionata dal Cardinale Montoya, il quale richiese sia la realizzazione di questa “Anima Beata” e di un altro lavoro intitolato “Anima Dannata”. Per il suddetto cardinale, il Bernini realizzò anche un mezzobusto scultoreo dove il soggetto era lo stesso Montoya.

In origine, il luogo di conservazione di quest’opera doveva essere la sacrestia della Chiesa di San Giacomo degli Spagnoli, e successivamente venne trasferita insieme all'”Anima Dannata” all’ambasciata spagnola, per giungere infine nel luogo di conservazione attuale.

I dettagli dei capelli ricci e l’espressione beata che coinvolge il soggetto sono gli aspetti caratteristici di questo lavoro del Canova, il quale, però, non è considerato uno dei marmi più prestigiosi dello stesso scultore, facendo preferire alla critica “Anima Dannata” a questo; mentre i tratti e l’aspetto “Anima Dannata” si traducono in un lavoro più virtuoso, questo è abbastanza scarno e povero di caratteristiche, facendo cadere questo lavoro berniniano nel dimenticatoio.

Nonostante la poca fortuna che questa “Anima Beata” ha avuto, è stata soggetto di innumerevoli studi: molte altre opere del Bernini erano legate al mondo cristiano, ma degli approfondimenti da parte di vari studiosi hanno svelato che questo busto in realtà rappresenta una ninfa e non una personificazione della Beatitudine Cristiana.

Anima Beata di Gian Lorenzo Bernini: analisi completa dell’opera
ArteWorld.

San Sebastiano di Gian Lorenzo Bernini: analisi completa della statua

$
0
0

San Sebastiano di Gian Lorenzo Bernini: analisi completa della statua
ArteWorld.

Analizziamo un importante lavoro di Gian Lorenzo Bernini, scultore dalle incredibili capacità e le cui opere, nel Seicento, hanno completamente rivoluzionato il mondo della storia dell’arte moderna. Recentemente, abbiamo potuto conoscere una delle opere meno popolari dello stesso Bernini, ovvero Anima Beata“, ma in questa giornata andremo a scoprire tutto quello che riguarda un altro lavoro di questo artista, ovvero il “San Sebastiano”.

In questo articolo troverete tutti i dettagli tecnici, la storia e la descrizione di questo lavoro del Bernini, in modo tale da avere una panoramica completa della statua. Per qualsiasi aggiunta vogliate fare relativa al “San Sebastiano ” Bernini, potete lasciare un commento in fondo a questo articolo.

San Sebastiano Bernini statua

“San Sebastiano “Gian Lorenzo Bernini

Data di produzione: NON DEFINITA

Dimensioni: NON DEFINITE

Dovesi trova: Museo Thyssen-Bornemisza, Madrid

Abbiamo veramente poche informazioni riguardanti questo “San Sebastiano” del Bernini: per quanto riguarda la storia della sua commissione, sappiamo che è stata pagata il 29 Dicembre 1617, ed era destinata ad una piccola cappella per San Sebastiano, proprio accanto alla Basilica di Sant’Andrea della Valle, a Roma. Riguardo committenza o altri dettagli concerni la storia della realizzazione di questa scultura, sappiamo poco o niente.

Analizziamo questo “San Sebastiano” da un punto di vista stilistico: facendo riferimento al pagamento della statua, possiamo facilmente concludere che si tratta di una scultura realizzata nella gioventù dallo stesso Bernini; guardando più da vicino l’opera, nelle forme, nel peso e nel dolore raffigurato nella posizione e nello sguardo dello stesso San Sebastiano, si può notare un richiamo da parte dello scultore alla perfezione stilistica di Michelangelo Buonarroti.

Le forme di questo “San Sebastiano” sono morbide e dolci, e sono rese ancor più delicate dalla presenza della luce che colpisce le membra del corpo del martire. Essendo un’opera giovanile, Gian Lorenzo Bernini sta ancora affinando il proprio stile, e proprio con questo lavoro comincerà a fare la sua comparsa un “punto di vista preferito”: successivamente molte altre creazioni di questo scultore, saranno visibili a 360°, ma da una precisa angolazione sarà possibile visionare alla perfezione tutto il lavoro in ogni suo piccolo dettaglio.

San Sebastiano di Gian Lorenzo Bernini: analisi completa della statua
ArteWorld.

Busto di Costanza Bonarelli di Gian Lorenzo Bernini: analisi della scultura

$
0
0

Busto di Costanza Bonarelli di Gian Lorenzo Bernini: analisi della scultura
ArteWorld.

Oggi scopriremo un interessante lavoro del Bernini che, differentemente da molti altri marmi realizzati, è legato alla sua vita privata. Abbiamo già potuto scoprire molto dello stile di questo scultore del Seicento attraverso l’analisi del San Sebastiano” e che costituisce, senza dubbio, una delle prime opere del Bernini in gioventù. Nell’articolo odierno scopriremo tutto quello che riguarda il “Busto di Costanza Bonarelli”.

In questo articolo potrete trovare tutti i dettagli tecnici legati a questo lavoro, quali data di realizzazione, la storia del soggetto, le dimensioni, l’attuale luogo di conservazione e anche la descrizione stilistica di questo busto.

Busto di Costanza Bonarelli Gian Lorenzo Bernini analisi

“Busto di Costanza Bonarelli” Gian Lorenzo Bernini

Data di realizzazione: 1637-1638

Dimensioni: 72 cm

Dove si trova: Museo Nazionale del Bargello, Firenze

La storia della trasmissione di quest’opera è sintetizzabile in pochissime fasi: per pochi anni dopo la realizzazione dell’opera, il busto è stato esposto all’interno della Galleria degli Uffizi, poiché donato al cardinale Giovan Carlo de’ Medici, fino al 1645, e successivamente è stato trasportato al Museo Nazionale del Bargello, dove sono conservate molte statue rinascimentali di artisti importanti, quali Michelangelo, Donatello, Giambologna e molti altri.

Il soggetto del busto è Costanza Bonarelli, moglie di un allievo del Bernini, Matteo Bonarelli. Secondo la biografia redatta dal figlio del Bernini, questa donna sarebbe stata amante dello stesso Gian Lorenzo, ma contemporaneamente avrebbe frequentato il fratello dello scultore, Luigi. Stando alla storia, un giorno, con la scusa di recarsi in campagna, Gian Lorenzo va allo studio in zona San Pietro, proprio di fronte alla casa della donna, proprio dall’abitazione vede uscire suo fratello Luigi, mentre Costanza ha ancora un aspetto trasandato, lasciando intuire che i due avessero trascorso del tempo insieme.

Colmo d’ira, Gian Lorenzo insegue Luigi ed arriva a rompergli due costole, fino ad essere fermato da un passante. Questo incidente non ebbe ripercussioni sulla carriera dello scultore poiché Papa Urbano VIII riuscì a tramutare la punizione in una semplice multa.

Adesso passiamo alla descrizione stilistica di questo “Busto di Costanza Bonarelli”: differentemente da tutte le altre opere della carriera dello scultore, in questo caso possiamo notare che il soggetto non è rappresentato in modo aulico e perfetto, ma nella sua semplice quotidianità. Costanza ha la bocca leggermente aperta, i capelli spettinati, lo sguardo semplice e leggermente sorpreso; scolpendo la donna con i capelli all’indietro, la luce riesce ad illuminare la fronte e permette di apprezzare i minimi dettagli realizzati dal Bernini; infine la veste indossata da Costanza, è molto scollata, lasciando scorgere il seno della donna.

Tutti questi dettagli, la luminosità e la superficie levigata, lasciano trasparire il forte impegno che lo scultore ha posto in quest’opera, dando forza alla teoria del legame tra il Bernini e Costanza, come auspicato nella biografia dello stesso figlio del Bernini.

Busto di Costanza Bonarelli di Gian Lorenzo Bernini: analisi della scultura
ArteWorld.

I Gladioli di Claude Monet: analisi completa dell’opera

$
0
0

I Gladioli di Claude Monet: analisi completa dell’opera
ArteWorld.

Scopriamo adesso un importante tela di uno dei pittori impressionisti più popolari e amati di tutti i tempi: Claude Monet. Attraverso i suoi molteplici lavori, questo artista è diventato molto conosciuto anche dai suoi tempi fino ai giorni nostri; tra i suoi quadri più importanti, possiamo ricordare la vasta produzione di “Ninfee”, che lo hanno reso popolare in tutto il mondo. Nell’articolo odierno, scopriremo tutto quello che riguarda un’altra tela di Monet, ovvero “I Gladioli”.

In questo articolo potrete scoprire tutto quello che riguarda “I Gladioli” di Monet; parleremo di tutti i dettagli riguardanti questo quadro impressionista, partendo dalla data di realizzazione, le dimensioni ed altre informazioni tecniche, per poi passare ad un’approfondita analisi stilistica.

Gladioli Monet Impressionismo

“I Gladioli” Claude Monet

Data di realizzazione: 1873

Dimensioni: 60 x 81 cm

Dove si trova: Institute of Arts, Detroit, U.S.A.

L’opera è certamente stata realizzata da Claude Monet, poiché la tela è stata firmata dallo stesso artista. Cerchiamo di analizzare approfonditamente gli elementi presenti nella scena: sulla sinistra della tela, in secondo piano, troviamo una donna con un lungo vestito azzurro con un ombrello, mentre gran parte della tela, partendo dal centro, fino a giungere in primo piano sulla sinistra, troviamo una lunga serie di Gladioli, accompagnati da altri fiori.

“I Gladioli” di Monet, è un quadro “impressionista” molto interessante, soprattutto per quanto riguarda il cromatismo: l’artista utilizza un gran numero di colori su questa tela, efficacemente divisi in due parti; sulla sinistra, dove si trova la donna con l’ombrello, possiamo trovare una serie di colori freddi (il vestito blu della donna, le tonalità scure utilizzate per le ombre ed anche il verde scuro dell’ombrello della stessa protagonista), mentre sulla destra, dominano incontrastati molte tonalità calde e accese: troviamo il rosso dei gladioli, il verde in varie sfumature per la rappresentazione delle sfumature, il rosa dei fiori più piccoli e, facendo bene attenzione è possibile notare qua e la nel giardino tante piccole farfalle color bianco.

La tela, nonostante il contrasto di colori, non è da dividere in due parti, bensì, ogni piccola sezione, come la donna, le farfalle, la vegetazione e le decorazioni sono come tante piccole parti che messe insieme completano tutto il quadro. La scelta di Monet impressionista di voler utilizzare dei colori complementari su questa tela non è casuale: in questo modo, l’occhio di chi guarda il quadro ricompone ogni singola tonalità, andando a sommare la luminosità di ciascuno e regalando questo interessante gioco di toni.

I Gladioli di Claude Monet: analisi completa dell’opera
ArteWorld.

Fontana delle Api di Gian Lorenzo Bernini: analisi completa dell’opera

$
0
0

Fontana delle Api di Gian Lorenzo Bernini: analisi completa dell’opera
ArteWorld.

Scopriamo un altro interessantissimo lavoro di Gian Lorenzo Bernini, ammirabile a Roma, dove si trovano una buona parte delle sue opere più importanti. Abbiamo già potuto analizzare da vicino il Busto di Costanza Bonarelli e l’importanza affettiva che legava lo scultore a questo lavoro, ma oggi, scopriremo un’altra opera del Bernini, intitolata “Fontana delle Api”.

In questo articolo potrete trovare tutti i dettagli e la storia legata alla commissione e alla trasformazione di questa fontana, ed oltre a ciò, potrete trovare alcune informazioni tecniche, come ad esempio la data originale di realizzazione.

Fontana delle Api Gian Lorenzo Bernini analisi

“Fontana delle Api” Gian Lorenzo Bernini

Data di produzione: 1644

Dimensioni: NON DEFINITE

Dove si trova: Piazza Barberini, Roma

L’opera è stata commissionata da Papa Urbano VIII Barberini nel 1644, il quale voleva che il Bernini realizzasse una modesta fontana ad uso pubblico. In pochi mesi, il Bernini scultore riuscì a soddisfare le richieste del Papa, e per rendere onore alla famiglia del Pontefice, ovvero la famiglia Barberini, scolpì sulla stessa fontana delle Api.

Pur trattandosi di una semplice fontana pubblica, il Bernini ci mise tutto l’impegno per realizzare un lavoro degno di nota: piuttosto che un semplice abbeveratoio, preferì realizzare una fontana a forma di conchiglia bivalve aperta; la parte inferiore della conchiglia raccoglieva l’acqua che sgorgava dalle tre api, mentre la parte superiore (in origine) era appoggiata a Palazzo Soderini, raccoglieva l’acqua della grande Fontana del Tritone.

Anche se il lavoro era di pregevole fattura, ci furono alcuni elementi che donarono alla statua del Bernini fortuna alterna: le tre api scolpite, raccoglievano molta acqua dalla grande Fontana del Tritone, ma in compenso ne donavano pochissima nella cisterna della Fontana delle Api; gran parte del popolo, vide in questo evento un sottile paragone con l’attività del governo, il quale raccoglieva molti soldi dalle tasse, ma effettuava pochissimi servizi per la gente.

A complicare ulteriormente la situazione ci pensò anche l’iscrizione riportata sulla valva superiore della conchiglia, proprio sopra le tre api, che tradotto dal latino riporta: “Il Sommo Pontefice Urbano VIII, costruita una fontana a pubblico ornamento dell’Urbe, a parte fece fare questo fontanile per uso dei cittadini nell’anno 1633, ventunesimo del suo pontificato”.

In origine, il Bernini, al termine dell’iscrizione, riportò “ventiduesimo del suo pontificato”, quasi come una sorta di sincero augurio per il nuovo anno di Pontificato di Urbano VIII, ma per l’effettivo raggiungimento del ventiduesimo anno di pontificato mancavano circa due mesi. Il gesto del Bernini venne frainteso dal popolo, che ironizzavano sull’iscrizione, e così, il nipote del Papa ordinò la trasformazione del numero errato; con questo gesto, la situazione si complicò ulteriormente, perché il popolo cominciò a pensare che il nipote del Papa voleva evitare che il Pontefice raggiungesse l’anno successivo rivestendo tale carica.

Dopo tutti questi ritocchi, la statua è stata spostata in un deposito comunale per circa quarant’anni, dove molti dei pezzi sono andati perduti. Dopo alcuni lavori di trasformazione, la valva inferiore della conchiglia è stata in parte eliminata e al suo posto si trova una cornice di sassi.

Fontana delle Api di Gian Lorenzo Bernini: analisi completa dell’opera
ArteWorld.

Medusa di Gian Lorenzo Bernini: analisi completa della scultura

$
0
0

Medusa di Gian Lorenzo Bernini: analisi completa della scultura
ArteWorld.

Scopriamo un importante lavoro di Gian Lorenzo Bernini, popolare scultore del Seicento, il quale ha realizzato nella sua lunga carriera un grandissimo numero di opere che fortunatamente sono giunte in gran parte fino ai giorni nostri. Abbiamo potuto scoprire l’interessante vicenda che si cela dietro la realizzazione della Fontana delle Api, ed oggi, per poter approfondire al meglio la conoscenza di questo artista, andremo a studiare da vicino la “Medusa”.

In questo articolo troverete tutti i dettagli relativi a questo mezzobusto del Bernini scultore, ed inoltre potrete trovare un’analisi stilistica del lavoro, in modo tale da avere un quadro completo della “Medusa” di Gian Lorenzo Bernini.

Medusa Gian Lorenzo Bernini descrizione

“Medusa” Gian Lorenzo Bernini

Data di realizzazione: 1630

Dimensioni: NON DEFINITE

Dove si trova: Palazzo dei Conservatori, Roma

Riguardo la storia legata alla sua creazione e committenza, non sappiamo veramente nulla: anche la data di realizzazione è abbastanza incerta, ma in base agli studi effettuati, si pensa che sia stata scolpita all’incirca nel 1630; il primo documento ufficiale che cita quest’opera, risale al 1731, quando già faceva parte della collezione del Palazzo dei Conservatori a Roma.

Il soggetto scelto da Bernini non è appartenente al mondo cattolico, ma fa parte degli antichi miti greci: Medusa, era una donna con i capelli di serpente, la quale aveva il potere di poter trasformare coloro che incrociavano il suo sguardo in pietra. Stando ai testi, Medusa sarebbe stata sconfitta tramite la sua decapitazione, ma il Bernini non ha scelto di rappresentare la testa morente della donna, ma di scolpire solo la sua testa ancora viva e vegeta.

Sono diverse le caratteristiche che rendono particolare questa “Medusa” del Bernini scultore: troviamo delle sopracciglia molto accentuate, i serpenti molto “pesanti” e ruvidi e le labbra carnose. L’espressione scolpita sul volto della protagonista è di indubbio interesse: essa è tormentata e pensierosa, e senza dubbio rappresenta un’importante novità nella storia della rappresentazione di questo personaggio mitico nella storia dell’arte.

Medusa di Gian Lorenzo Bernini: analisi completa della scultura
ArteWorld.


La verità svelata dal Tempo di Gian Lorenzo Bernini: analisi completa della scultura

$
0
0

La verità svelata dal Tempo di Gian Lorenzo Bernini: analisi completa della scultura
ArteWorld.

Analizziamo un importante lavoro di uno scultore del Seicento le cui opere hanno scritto un’importante pagina della storia dell’arte moderna, ovvero Gian Lorenzo Bernini. L’opera di cui andremo a parlare oggi in questo articolo è intitolata “La verità svelata dal Tempo”.

In questo articolo potrete trovare tante informazioni su questo lavoro in marmo del Bernini, tra cui data di realizzazione, descrizione e approfondimenti che ci permetteranno di conoscere al meglio questa statua.

La verità svelata dal Tempo Bernini analisi

“La verità svelata dal Tempo” Gian Lorenzo Bernini

Data di realizzazione: 1646-1652

Dimensioni: 280 cm

Dove si trova: Galleria Borghese, Roma

“La verità svelata dal Tempo” è una bellissima statua di Gian Lorenzo Bernini, purtroppo mai completata. Attraverso la biografia realizzata dal figlio dello stesso scultore, Domenico Bernini, abbiamo molti dettagli sulla realizzazione di questo lavoro: la preparazione del lavoro è cominciata nel 1645, poco dopo la morte di Papa Urbano VIII, il suo protettore, ed ha completato la figura della Verità circa sette anni dopo; la seconda parte della statua, quella rappresentante il Tempo non è mai stata realizzata, ed infine questo lavoro è giunto in eredita al figlio dello stesso scultore, per poi essere acquistato nel Novecento dallo Stato per essere esposto nella Galleria Borghese.

Curiosamente, questo lavoro, proprio come il Busto di Costanza Bonarelli, non è stato richiesto da alcun committente e lo scultore ha deciso di realizzarlo di sua spontanea volontà, per poi lasciarlo sulla porta della propria abitazione.

Il soggetto di questo lavoro è la Verità, rappresentata allegoricamente da una donna, la quale viene spogliata dal tempo in modo vorticoso e violento; purtroppo, come accennato precedentemente, il tempo non è stato mai realizzato dallo scultore, lasciando questo lavoro a metà (anche se lo stesso Bernini voleva aggiungere la parte mancante dopo il 1655). La donna, con un’espressione curiosa, trattiene nelle proprie mani un piccolo sole, che simboleggia la verità ormai rivelata, mentre le sue vesti vengono trattenute dall’alto, lasciandola completamente nuda.

La verità svelata dal Tempo di Gian Lorenzo Bernini: analisi completa della scultura
ArteWorld.

Capra Amaltea di Gian Lorenzo Bernini: analisi completa dell’opera

$
0
0

Capra Amaltea di Gian Lorenzo Bernini: analisi completa dell’opera
ArteWorld.

Eccoci nuovamente in compagnia di una nuova analisi di un lavoro di Gian Lorenzo Bernini, eclettico scultore del Settecento, il quale ha realizzato tantissime opere marmoree, molte delle quali sono conservate a Roma. In precedenza, abbiamo scoperto tutto quello che riguarda un lavoro di questo scultore realizzato per volontà personale, ovvero Verità svelata dal Tempo, ed oggi andremo a studiare da vicino un altro importante lavoro, intitolato “Capra Amaltea”.

In questo articolo troverete tutti i dettagli tecnici relativi a questa scultura del Bernini, ma oltre a questo scopriremo la storia legata alla sua realizzazione e successivamente effettueremo anche una descrizione stilistica approfondita della “Capra Amaltea”.

Capra Amaltea Bernini marmo scultura

“Capra Amaltea” Gian Lorenzo Bernini

Data di realizzazione: 1615

Dimensioni: 45 cm

Dove si trova: Galleria Borghese, Roma

La data di realizzazione dell’opera è molto interessante, poiché nel 1615 il Bernini avrebbe avuto poco più di diciassette anni, e secondo diverse fonti, la “Capra Amaltea”è considerata una delle prime opere in assoluto del leggendario scultore. Trattandosi di una delle opere giovanili del Bernini, questo lavoro mostra anche alcuni difetti che poi, con il passare degli anni, sarebbero stati “risolti” e che avrebbero consacrato questo scultore come uno degli artisti più importanti del Seicento.

Il soggetto rappresentato fa parte del mondo greco, poiché la Capra Amaltea, secondo le leggende, fu colei che allattò Giove, il quale era nascosto sulla Terra per poter evitare di essere divorato dal padre Saturno (il quale, sistematicamente per evitare di essere spodestato, divorava sempre i suoi figli).

Analizziamo per bene questa “Capra Amaltea” Bernini: possiamo notare che il marmo che compone il gruppo statuario, è stato trattato in modo differente in varie zone; possiamo notare che il latte che il piccolo satiro che sta bevendo è stato realizzato in un bianco purissimo, mentre la pelliccia della capra è più scura ed in netto contrasto con il colore limpidissimo della pelle dei bambini.

La “Capra Amaltea”, oltre ad essere stata rappresentata in modo estremamente realistico dal Bernini, nonostante la sua giovane età, cela anche una non trascurabile metafora legata ai quattro sensi, rintracciabile nella gestualità dei soggetti:

  • La vista è rappresentata dagli sguardi incrociati tra i vari soggetti
  • Il tatto è rappresentato con Giove neonato che sta mungendo la capra Amaltea per bere
  • Il gusto è simboleggiato dal piccolo satiro che sta bevendo latte usando la conchiglia
  • L’udito è rappresentato dall’espressione della stessa capra, la quale sembra che stia belando e dalla campanella che porta al collo, la quale dà la sensazione che stia per suonare

Qualora voleste aggiungere ulteriori dettagli riguardanti la storia di questa scultura del Bernini, potete lasciare un commento qui di seguito.

Capra Amaltea di Gian Lorenzo Bernini: analisi completa dell’opera
ArteWorld.

Anima Dannata di Gian Lorenzo Bernini: analisi completa della scultura

$
0
0

Anima Dannata di Gian Lorenzo Bernini: analisi completa della scultura
ArteWorld.

Approfondiamo la nostra conoscenza delle innumerevoli opere di Gian Lorenzo Bernini attraverso la scoperta di un mezzobusto realizzato da questo eccellente scultore, le cui grandi opere hanno rivoluzionato tutto il Seicento ed i secoli successivi. L’opera che andremo a scoprire oggi è intitolata “Anima Dannata” ed è strettamente correlata ad un altro lavoro che abbiamo già studiato del Bernini, intitolato Anima Beata“.

Nell’articolo di oggi, parleremo approfonditamente dell'”Anima Dannata” del Bernini: prima di tutto riporteremo le informazioni tecniche quali dimensioni, data di realizzazione, materiali utilizzati e molto altro; successivamente realizzeremo una breve descrizione che ci permetterà di conoscere al meglio l’opera di Gian Lorenzo Bernini.

Damned Soul Bernini analisi

“Anima Dannata” Gian Lorenzo Bernini

Data di realizzazione: 1619

Dimensioni: NON DEFINITE

Dove si trova: Palazzo di Spagna, Roma

Questa “Anima Dannata” del Bernini, secondo molteplici studi, è stata realizzata nel 1619, dove lo stesso scultore doveva avere poco più che vent’anni ed andava via via affinando il proprio stile, mostrando però molti elementi che avrebbero contraddistinto il suo stile unico in futuro, consacrandolo come uno degli scultori più innovativi ed importanti di sempre.

Abbiamo pochissime informazioni relative alla storia che ha portato questo mezzobusto all’interno del Palazzo di Spagna a Roma, e sappiamo ancora meno riguardo il possibile committente di questo curioso lavoro, che si discosta dalla tipica produzione di sculture di tema cristiano del Bernini.

Analizzando questa “Anima Dannata”, si può notare fin da subito l’impossibile accostamento del soggetto ad un tema appartenente al mondo cristiano; molti credono, infatti, che non si tratti di un personaggio raffigurante il dolore in senso cristiano, ma piuttosto, sarebbe la riproduzione di un satiro, ovvero un personaggio appartenente alla mitologia greca.

L’espressione estremamente dettagliata del soggetto, con occhi sgranati, sopracciglia inarcate e la bocca spalancata denotano senza dubbio forte orrore sul volto del “satiro”, ma anche un po’ di sorpresa.

I lavori del Bernini hanno senza dubbio lasciato un’impronta importantissima all’interno del mondo della scultura del Seicento fino ai giorni nostri. Volete conoscere nel dettaglio le tecniche scultoree che hanno caratterizzato lo stile inconfondibile del Bernini? Ecco il libro che fa per voi.

Scopri “Bernini scultore. La tecnica esecutiva” su Amazon

Qualora voleste aggiungere delle informazioni per comprendere al meglio questo lavoro, potete lasciare un commento qui sotto ed inseriremo il vostro intervento all’interno dell’articolo quanto prima.

Anima Dannata di Gian Lorenzo Bernini: analisi completa della scultura
ArteWorld.

Busto del Cardinale Scipione Borghese di Gian Lorenzo Bernini: analisi completa della scultura

$
0
0

Busto del Cardinale Scipione Borghese di Gian Lorenzo Bernini: analisi completa della scultura
ArteWorld.

Scopriamo un interessante lavoro di Gian Lorenzo Bernini, conosciutissimo scultore del Seicento, le cui opere hanno senza dubbio lasciato un segno indelebile nel mondo della storia dell’arte moderna fino ai giorni nostri. Recentemente, abbiamo studiato la curiosa opera con soggetto non cristiano denominata “Anima Dannata”, ed oggi andremo a scoprire uno dei suoi lavori più famosi di sempre, intitolato “Busto del Cardinale Scipione Borghese”.

In questo breve articolo troverete la storia della realizzazione, l’analisi stilistica e le informazioni aggiuntive su questo importante lavoro marmoreo del Bernini che ritrae il Cardinale Scipione Borghese.

Busto di Scipione Borghese Gian Lorenzo Bernini analisi Seconda versione

“Busto di Scipione Borghese” Gian Lorenzo Bernini (Seconda versione)

Data di realizzazione: 1632

Dimensioni: 78 cm

Dove si trova: Galleria Borghese, Roma

L’opera è stata realizzata nel 1632 per commissione dello stesso soggetto, ovvero il Cardinale Scipione Borghese, il quale era nipote del Papa Paolo V, e di conseguenza aveva molto potere ed era una tra le persone più influenti nel clero.

Prima di procedere con l’effettiva descrizione di questa importante scultura, è necessario precisare che sono state realizzati ben due busti con questi nomi, e riassumeremo qui di seguito la storia brevemente. Il Bernini scultore, dopo la commissione della suddetta opera da parte dello stesso cardinale, la realizzò in modo semplice ed efficace, però, al termine del lavoro, mentre gli addetti alla lucidatura e mantenimento della scultura stavano effettuando il loro lavoro, scoprirono una grande “cicatrice” sulla fronte del soggetto.

A questo punto, le fonti che raccontano della vita del Bernini, sono abbastanza contrastanti riguardo alla scoperta da parte del Papa e di suo nipote della cicatrice sulla fronte della statua, ma concordano riguardo alla realizzazione della seconda versione marmorea del Bernini a causa del difetto della prima. Avvertito fin da subito dai “lucidatori” del problema legato alla statua, lo scultore si diede da fare e ne realizzò subito un’altra, questa volta perfetta, che oggi è esposta alla Galleria Borghese.

Busto di Scipione Borghese Gian Lorenzo Bernini prima versione analisi cicatrice

“Busto di Scipione Borghese” Gian Lorenzo Bernini (prima versione)

Entrambi i busti oggi si trovano nella Galleria Borghese di Roma, poiché sono stati acquistati dallo Stato nel 1892 e successivamente sono stati oggetto di restauro nel 1997. Riassunta brevemente la storia, passiamo ora all’analisi stilistica dell’opera.

Il soggetto è il Cardinale Scipione Borghese, rappresentato con la tipica veste cardinalizia e con la berretta, e la posizione fiera in cui è stato rappresentato, esalta il suo grado ed importanza all’interno della Chiesa di Roma. Lo sguardo è fisso e le labbra sono leggermente dischiuse, come se stesse per parlare; a rendere ancor più realistica la sensazione di movimento da parte del soggetto ci pensano le innumerevoli pieghe della veste, che seguono il movimento del suo corpo.

Siete affascinati dallo stile del Bernini e volete conoscere tutti i segreti tecnici della sua inconfondibile arte? Qui sotto trovate un libro che senz’altro fa al caso vostro e vi permetterà di scoprire l’eccezionale tecnica di questo scultore che ha rivoluzionato il Seicento.

Scopri “Bernini scultore. La tecnica esecutiva” su Amazon

Per altre informazioni aggiuntive relative a quest’opera, potete lasciare un commento proprio qui sotto e provvederemo quanto prima ad aggiungere il vostro intervento all’interno di questo articolo.

Busto del Cardinale Scipione Borghese di Gian Lorenzo Bernini: analisi completa della scultura
ArteWorld.

Estasi della beata Ludovica Albertoni di Gian Lorenzo Bernini: analisi completa della scultura

$
0
0

Estasi della beata Ludovica Albertoni di Gian Lorenzo Bernini: analisi completa della scultura
ArteWorld.

Scopriamo un importante lavoro di Gian Lorenzo Bernini, scultore rivoluzionario del Seicento, il cui stile, tecnica ed opere hanno completamente cambiato il mondo dell’arte dei suoi anni fino ai giorni nostri. Abbiamo potuto scoprire molto del suo stile attraverso la storia e l’analisi del Busto del Cardinale Scipione Borghese, ed ora andremo ad approfondire ulteriormente la nostra conoscenza attraverso lo studio approfondito dell’“Estasi della beata Ludovica Albertoni”.

In questo articolo potrete trovare tutte le informazioni del caso su quest’opera, quali data di realizzazione, dimensioni, tecnica utilizzata, approfondimenti ed anche l’analisi stilistica, per avere un quadro completo con tutti i dettagli su questo lavoro del Bernini.

Blessed Ludovica Albertoni Bernini

“Estasi della beata Ludovica Albertoni” Gian Lorenzo Bernini

Data di realizzazione: 1671-1674

Dimensioni: 188 cm

Dove si trova: Chiesa di San Francesco a Ripa, Roma

Questa “Estasi della beata Ludovica Albertoni” ci permetterà di conoscere al meglio lo stile di un Gian Lorenzo Bernini scultore ormai settantenne, il quale è pienamente conscio delle sue abilità e la sua fama è diffusa in tutta Roma e non solo. Il soggetto dell’opera è Ludovica Albertoni, una donna appartenente all’ordine francescano, la quale visse a Roma a cavallo tra il Quattrocento e Cinquecento, e che nel 1671 venne beatificata; le ragioni che spinsero il clero a beatificare la donna furono le esperienze mistiche della donna, le quali proprio in quegli anni erano un argomento di grande interesse e furono un appiglio più che valido per beatificare Ludovica Albertoni.

Per omaggiare la beata, la famiglia Altieri, commissionò al Bernini la realizzazione di un altare dedicato alla stessa Ludovica Albertoni. Nonostante lo spazio della cappella all’interno della quale è conservato questo altare è abbastanza piccolo, l’anziano Bernini è riuscito ad ottimizzare il lavoro, adattando la statua all’angusto spazio.

Ludovica Albertoni viene rappresentata mentre è sdraiata su un letto ricamato nel marmo, nell’atto dell’estasi cristiana, che funge da tema centrale di tutta la composizione. Studiando appositamente lo spazio, l’artista riesce a spostare la parete sul fondo, coprendo leggermente le due piccole finestre alle spalle della scultura, così da ottenere un’illuminazione perfetta per la statua, mettendo in risalto il bianco chiarore dell’opera e contribuendo a rendere ancor più d’atmosfera l’estasi della beata.

L’eccezionale resa dei panneggi delle vesti della beata Ludovica Albertoni testimoniano che, nonostante l’avanzata età del Bernini, quest’ultimo fosse sempre uno dei più efficienti ed abili scultori presenti a Roma; l’espressione della donna è il punto focale dell’opera, dove tutta la tensione contenuta nei gesti arriva al suo culmine sul volto della stessa Ludovica Albertoni, amplificata maggiormente dal corretto utilizzo dell’illuminazione citata precedentemente.

Questa è senza dubbio una delle opere più esemplificative di Gian Lorenzo Bernini, e se volete approfondire la vostra conoscenza dello stile del Bernini da un punto di vista più tecnico, qui sotto trovate il libro che fa per voi.

Scopri “Bernini scultore. La tecnica esecutiva” su Amazon

Qualora voleste aggiungere ulteriori informazioni o indicazioni su quest’opera, potete lasciare un commento qui sotto e noi provvederemo ad aggiungere il vostro intervento quanto prima.

 

Estasi della beata Ludovica Albertoni di Gian Lorenzo Bernini: analisi completa della scultura
ArteWorld.

Nettuno e Tritone di Gian Lorenzo Bernini: analisi completa della scultura

$
0
0

Nettuno e Tritone di Gian Lorenzo Bernini: analisi completa della scultura
ArteWorld.

L’opera di cui andremo a parlare oggi è di Gian Lorenzo Bernini, abilissimo scultore del Seicento, dotato di grande abilità e talento per l’innovazione, tant’è che le sue opere hanno radicalmente cambiato il mondo della scultura e dell’arte moderna. Una delle sue opere più celebri è senza dubbio Estasi della beata Ludovica Albertoni, di cui abbiamo potuto apprezzare le peculiarità in un’analisi approfondita. Nell’articolo odierno, parleremo di un altro importante lavoro del Bernini, intitolato “Nettuno e Tritone”.

In questa pagina, troverete molte informazioni dedicate a questo importante gruppo scultoreo, che senza dubbio rientra tra le opere più importanti di Gian Lorenzo Bernini. Qui sotto troverete diverse informazioni di ambito tecnico, quali dimensioni, data di realizzazione e luogo di conservazione, e successivamente potrete leggere l’analisi dettagliata del “Nettuno e Tritone”.

Nettuno e Tritone Gian Lorenzo Bernini analisi

“Nettuno e Tritone” Gian Lorenzo Bernini

Data di realizzazione: 1620-1623

Dimensioni: NON DEFINITE

Dove si trova: Victoria and Albert Museum, Londra

L’opera venne commissionata dal cardinale Alessandro Peretti, e dando un’occhiata alla data di realizzazione, si può facilmente intuire che si tratta di un opera realizzata da un Bernini poco più che ventenne. La storia che ha portato il “Nettuno e Tritone” fino in Inghilterra è molto breve: il gruppo scultoreo dova essere collocata presso una peschiera nel giardino di Villa Montalto a Roma, ma solo un secolo dopo l’opera è stata acquistata da un pittore inglese e così è stata trasportata in Gran Bretagna, per poi giungere definitivamente al Victoria and Albert Museum, dov’è tutt’ora conservata.

I soggetti non appartengono al mondo cristiano, bensì a quello greco: il Bernini non è nuovo a questo genere di rappresentazioni, ed in questo caso i soggetti sono la divinità marittima Nettuno e Tritone, i quali, nella tradizione dominano insieme il regno dei mari.

Il momento che il Bernini sceglie di rappresentare è quello in cui Nettuno stava salvando la flotta di Enea dal mare in burrasca; secondo il mito tradizionale, Nettuno, grazie al suo tridente, sarebbe giunto dalle profondità marine per dividere le navi di Enea, ma il Bernini sceglie di ribaltare la prospettiva, scolpendo Nettuno con il tridente verso il basso, quasi come se dominasse il mare dal cielo, mentre Tritone, presente sotto le gambe di Nettuno, starebbe sospingendo la conchiglia che trasportava quest’ultimo.

La grande attenzione alla muscolatura, alla torsione del busto di Nettuno ed i piccoli dettagli denotano già una grande abilità da parte del Bernini, nonostante fosse molto giovane; in particolare, l’espressività dei soggetti è molto importante: da una parte vi è Nettuno con una fronte corrugata, dando una sensazione del suo immenso potere, mentre il volto di Tritone sembra leggermente preoccupato, quasi timoroso del potere della prima divinità.

Lo scultore, studiando con accortezza il luogo destinato a questo gruppo scultoreo, ha scelto di introdurre un punto di vista privilegiato, che permettesse allo spettatore di poter apprezzare completamente l’opera con un colpo d’occhio; nonostante ciò, girando attorno alla scultura è possibile apprezzare molti altri dettagli altrimenti non notabili a primo impatto. La scelta del luogo, infine, dimostra anche il forte collegamento che intercorreva tra il luogo di destinazione dell’opera e la realizzazione di quest’ultima.

Nettuno e Tritone di Gian Lorenzo Bernini: analisi completa della scultura
ArteWorld.

Enea, Anchise e Ascanio di Gian Lorenzo Bernini: analisi completa della scultura

$
0
0

Enea, Anchise e Ascanio di Gian Lorenzo Bernini: analisi completa della scultura
ArteWorld.

Oggi studieremo un importantissimo e popolare lavoro di Gian Lorenzo Bernini, il quale è stato senza dubbio uno degli scultori più attivi ed influenti di tutto il Seicento. L’opera di cui andremo a parlare oggi è legata al mondo della letteratura latina (il quale a sua volta deriva dall’antica letteratura greca), proprio come un altro lavoro del Bernini che abbiamo già studiato, ovvero Nettuno e Tritone“. Il gruppo scultoreo che analizzeremo oggi è intitolato “Enea, Anchise e Ascanio”.

In questo articolo troverete le principali informazioni legate alla scultura del Bernini, tra cui quelle prettamente tecniche (come dimensioni, luogo di conservazione e data di realizzazione) e successivamente una descrizione approfondita del lavoro.

Enea Anchise e Ascanio Gian Lorenzo Bernini analisi

“Enea, Anchise e Ascanio” Gian Lorenzo Bernini

Data di realizzazione: 1618-1619

Dimensioni: 220 cm

Dove si trova: Galleria Borghese, Roma

L’opera è stata commissionata dal celebre Cardinale Scipione Borghese, il quale con il passare degli anni ha “monopolizzato” il Bernini, ordinandogli la realizzazione di molteplici sculture negli anni, facendogli guadagnare una popolarità sempre maggiore. “Enea, Anchise e Ascanio” Bernini, è la prima statua in assoluto richiesta dal Cardinale citato precedentemente, e lo scultore ci ha messo circa un anno per completarla.

I soggetti, come già anticipato, fanno parte della tradizione letteraria latina: Enea è il protagonista dell'”Eneide” di Virgilio, in cui si narra il viaggio e la fuga del protagonista dalla città di Troia, dopo l’incendio ed il saccheggio da parte delle truppe greche. Nella sua fuga, Enea trasporta sulle spalle suo padre Anchise, mentre suo figlio Ascanio lo segue.

Gian Lorenzo Bernini sceglie di rappresentare il trio mentre sta fuggendo, con Enea che con vigore trasporta suo padre sulla spalla, il quale, a sua volta trattiene tra le mani un vaso con dentro le ceneri dei suoi antenati, e proprio sopra questo contenitore si scorge la statua degli Dèi Penati, figure mitologiche romane protettrici della casa (la presenza della piccola statua indica la direzione che intraprenderanno nella fuga i protagonisti, ovvero l’Italia).

Questo è un lavoro di un Bernini poco più che ventenne, quindi il suo stile è ancora in elaborazione; molti studiosi, fin dalle prime indagini attribuirono il gruppo scultoreo di “Enea, Anchise e Ascanio” al padre del famoso Gian Lorenzo, ovvero Pietro Bernini, ma con analisi più dettagliate è stato possibile affermare con certezza che il realizzatore dell’opera era proprio Gian Lorenzo.

Giambologna Ratto delle Sabine

Giambologna “Ratto delle Sabine”

I pochi dettagli sulla pelle dei protagonisti denotano la poca esperienza da parte dello scultore, ma nel contempo è possibile notare anche un richiamo ad un altro celebre scultore da parte del Bernini, ovvero il Giambologna: mentre quest’ultimo, nel “Ratto delle Sabine” ha realizzato un gruppo scultoreo che per essere apprezzato appieno necessita che lo spettatore cammini intorno alla statua, il Bernini invece ha realizzato un punto di vista privilegiato che permette all’utente di ammirare il lavoro nella sua interezza con un semplice colpo d’occhio.

Enea, Anchise e Ascanio di Gian Lorenzo Bernini: analisi completa della scultura
ArteWorld.


Ratto di Proserpina di Gian Lorenzo Bernini: analisi completa della scultura

$
0
0

Ratto di Proserpina di Gian Lorenzo Bernini: analisi completa della scultura
ArteWorld.

Oggi scopriremo da vicino uno dei lavori più famosi e conosciuti di sempre del maestro scultore Gian Lorenzo Bernini. L’opera di cui andremo a parlare oggi ha consacrato il Bernini come uno degli artisti più abili nella lavorazione del marmo, e grazie agli stupefacenti dettagli che scopriremo, questo gruppo scultoreo è uno dei più popolari al mondo. Abbiamo già potuto apprezzare moltissimo dello stile e dell’abilità del Bernini attraverso l’analisi de “Enea, Anchise e Ascanio“, ed oggi scopriremo tutti i dettagli del “Ratto di Proserpina”.

In questo articolo troverete tutti i dettagli sul “Ratto di Proserpina” Bernini, inclusa la committenza, informazioni tecniche ed ovviamente un’approfondita descrizione della scultura, in modo tale da avere una panoramica completa sul capolavoro di Gian Lorenzo Bernini.

Ratto di Proserpina Gian Lorenzo Bernini descrizione

“Ratto di Proserpina” Gian Lorenzo Bernini

Data di realizzazione: 1621-1622

Dimensioni: 255 cm

Dove si trova: Galleria Borghese, Roma

Il “Ratto di Proserpina” di Gianlorenzo Bernini è stato commissionato dal Cardinale Scipione Borghese, il quale richiese esplicitamente questo gruppo scultoreo ad un Bernini poco più che ventenne, il quale andava affinando il proprio stile, che però già mostrava delle potenzialità che nessun altro scultore aveva palesato fino a quel momento.

L’opera venne donata al Cardinale Ludovico Ludovisi, il quale era una personalità molto influente poiché nipote del Papa Gregorio XV, e dopo essere conservato a lungo all’interno di uno spazio privato, nel Novecento è giunto alla Galleria Borghese, dove si trova tutt’ora.

I personaggi rappresentati sono Plutone e Proserpina, personaggi appartenenti alla tradizione greca e che fungono da protagonisti per un mito narrato all’interno delle “Metamorfosi” di Ovidio. Secondo il racconto dell’autore latino, Plutone, il dio dell’Oltretomba, invaghitosi della bella Proserpina, decide di rapirla e farla sua sposa; la donna era figlia di Giove e Cecere, dove quest’ultima era la dea del raccolto, e saputa la triste notizia del rapimento di Proserpina, abbandona immediatamente i campi, provocando gravissime carestie. Per risolvere la questione, Giove si reca da Plutone, intimandogli di restituire Proserpina, ma quest’ultima, avendo mangiato un pezzo di melograno mentre si trovava negli Inferi, non poteva far più ritorno sulla terra dei viventi (mangiare qualcosa nel regno dei morti costringeva alla permanenza in questo mondo).

Infine, per trovare un accordo, Giove decide che Proserpina da quel momento in poi avrebbe passato sei mesi sulla terra con sua madre Cecere, ed altri sei con Plutone negli Inferi: in questo modo, quando Proserpina era in compagnia della madre, i raccolti sarebbero stati abbondanti e rigogliosi, mentre quando la donna sarebbe stata con Plutone, il raccolto sarebbe stato secco ed improduttivo; questa è la spiegazione mitologica dell’alternanza delle stagioni sulla Terra.

Gianlorenzo Bernini sceglie di rappresentare il momento topico del mito, ovvero il ratto di Proserpina, nell’attimo in cui la donna cerca di divincolarsi dalle possenti braccia di Plutone che la cingono. Le due forze si contrastano nella colluttazione, portando le due figure in un complesso groviglio, creando una vera e propria spirale.

Il “Ratto di Proserpina” Bernini, nonostante la giovane età dello scultore, si propone come un’opera pienamente barocca, pomposa e dinamica, senza che venga tralasciato alcun dettaglio: basti notare la presenza di Cerbero sotto le due figure, che con le sue tre teste si assicura che nessuno possa interferire nel rapimento. A rendere straordinario questo gruppo scultoreo sono proprio i dettagli: oltre ai movimenti, basti guardare il volto di Proserpina, solcato da una lacrima che accentua la disperazione di quest’ultima, mentre cerca in tutti i modi di fuggire; dall’altra parte, Plutone, con tutta la sua forza, affonda letteralmente le mani nella carne della donna per catturarla.

Ratto di Proserpina dettaglio mani Plutone descrizione

“Ratto di Proserpina” (dettaglio) Gian Lorenzo Bernini

Differentemente dalla sua produzione futura, il Bernini in questo caso non ha imposto un vero e proprio punto di vista privilegiato per ammirare la scultura, bensì tutto il gruppo è visionabile da tutte le direzioni, permettendo di ammirarne tutti i dettagli.

L’eccezionale realismo ed i particolari che compongono questa scultura, dimostrano l’eccezionale abilità del Bernini, il quale con il passare degli anni avrebbe affinato maggiormente il proprio stile, confermandosi come uno degli scultori più grandi di tutti i tempi.

 

Ratto di Proserpina di Gian Lorenzo Bernini: analisi completa della scultura
ArteWorld.

Estasi di Santa Teresa d’Avila di Gian Lorenzo Bernini: analisi completa della scultura

$
0
0

Estasi di Santa Teresa d’Avila di Gian Lorenzo Bernini: analisi completa della scultura
ArteWorld.

Scopriamo oggi uno dei lavori più importanti in assoluto di Gian Lorenzo Bernini, grandioso scultore del Seicento, che ha realizzato nella sua lunga carriera artistica un gran numero di marmi che sono passati alla storia. Grazie alla storia e descrizione del Ratto di Proserpina” dello stesso Bernini, abbiamo potuto scoprire la grandezza del suo talento e del suo stile inconfondibile, ed oggi cercheremo di approfondire ancor meglio la conoscenza della sua tecnica attraverso la spiegazione dell’“Estasi di Santa Teresa d’Avila”.

In questo articolo potrete trovare riassunta brevemente la storia di Santa Teresa d’Avila, del fenomeno rappresentato dal Bernini ed ovviamente un’approfondita descrizione del gruppo scultoreo, il quale è considerato uno dei massimi lavori del Bernini scultore.

Estasi di Santa Teresa d'Avila Bernini analisi

“Estasi di Santa Teresa d’Avila” Gian Lorenzo Bernini

Data di realizzazione: 1647-1652

Dimensioni: 350 cm

Dove si trova: Chiesa di Santa Maria della Vittoria, Roma

Nel 1647 il Bernini era ormai un grande scultore affermato, aveva una buona reputazione, ma proprio in quell’anno non stava ricevendo più tante commissioni quanto in passato; il caso vuole che il cardinale Federico Cornaro incarichi proprio Gianlorenzo Bernini di realizzare la cappella della famiglia Cornaro nel transetto sinistro della chiesa di Santa Maria della Vittoria.

Il Bernini si mette subito al lavoro, e prendendo questo incarico come una sorta di occasione per rimettersi in carreggiata e decide di impegnarsi al massimo per rendere questa scultura una delle sue migliori creazioni.

Per cominciare, il Bernini, fautore del Barocco, decide di trasformare la cappella in un vero e proprio teatro, inserendo nello spazio dei vetri gialli, introduce una fonte di luce nella parte alta in modo tale da illuminare tutta la scena proprio come un moderno riflettore illumina un palco di teatro. Questa stessa fonte di luce, ripercuotendo l’illuminazione sul gruppo scultoreo, dona a quest’ultimo colore bronzeo, quasi dorato.

Estasi di Santa Teresa d'Avila Bernini palchetto Cornaro

“Estasi di Santa Teresa d’Avila” Gian Lorenzo Bernini (dettaglio del palchetto della famiglia Cornaro)

Per rendere ancor più “teatro” questa cappella, il Bernini, ai lati del gruppo scultoreo introduce due piccoli palchetti, dove, i membri della famiglia Cornaro ammirano lo straordinario evento che sta accadendo a Santa Teresa d’Avila; questi spettatori sono resi fino all’ultimo dettaglio: la loro espressione è stupefatta, ma nel contempo anche disincantata, a tal punto che stanno discutendo tra loro sull’evento.

L’evento rappresentato è proprio l’estasi di Santa Teresa d’Avila, o più precisamente la Transverberazione di Santa Teresa d’Avila (che non è da confondere con le stigmate, poiché quest’ultime molto spesso colpiscono mani e piedi e sono legate alla visione dello stesso ferito insieme al relativo dolore; la transverberazione, invece indica una sorta di trafittura del cuore con qualche oggetto affilato o una vera e propria arma, non causando dolore ma estasi).

Nella versione del Bernini, la freccia con cui la Santa era stata trafitta viene sostituita con un piccolo dardo dorato; l’angelo cherubino, con le sembianze di un ragazzo, ha un’espressione felice e sorridente, e sta spostando le vesti della donna per colpirla al cuore con il dardo. Santa Teresa d’Avila, viene rappresentata completamente rilassata, o meglio estasiata, con uno sguardo socchiuso e la bocca aperta, appagata dall’Amore di Dio.

Il Bernini, per dimostrare tutta la sua abilità, scolpisce la veste della Santa in modo reale e disordinato, la quale sembra effettivamente che si stia muovendo in virtù dell’azione che la sta coinvolgendo.

Estasi di Santa Teresa d’Avila di Gian Lorenzo Bernini: analisi completa della scultura
ArteWorld.

David di Gian Lorenzo Bernini: analisi completa della scultura

$
0
0

David di Gian Lorenzo Bernini: analisi completa della scultura
ArteWorld.

Andiamo a scoprire da vicino uno dei lavori più importanti di Gian Lorenzo Bernini, scultore del Seicento, il quale, attraverso la sua grandissima carriera artistica, ha lasciato un segno indelebile nel mondo della scultura e dell’arte moderna italiana. In passato abbiamo già potuto studiare nel dettaglio il gruppo scultoreo intitolato Estasi di Santa Teresa d’Avila“, ed in questo nuovo articolo analizzeremo nel dettaglio il “David” Bernini.

In questo articolo potrete trovare tutte le informazioni sul David di Bernini: informazioni tecniche e dettagliate sull’opera e sulla relativa commissione, luogo di conservazione ed un’approfondita analisi del David Bernini. Se volete aggiungere qualche notizia relativa al David di Bernini non presente in questo articolo, potete lasciare un commento qui sotto e l’aggiungeremo quanto prima.

David Bernini analisi

“David” Gian Lorenzo Bernini

Data di realizzazione. 1623-1624

Dimensioni: 170 cm

Dove si trova: Galleria Borghese, Roma

Il David Bernini è uno dei lavori più celebri di questo scultore: fa parte della lunga serie di commissioni da parte del Cardinale Scipione Borghese. Bernini realizzò questo capolavoro a soli venticinque anni, dimostrando la sua eccezionale abilità che lo contraddistinse da molti altri scultori del suo tempo.

Il soggetto del David Bernini è rintracciabile nel mito presente nella Bibbia di Davide e Golia; non è la prima volta che uno scultore decide di realizzare una statua su questo tema, ma senza dubbio il David Bernini è uno dei migliori in assoluto.

Le caratteristiche del Bernini David che lo contraddistinguono dalle altre versioni ad opera di illustri scultori quali: Donatello, Andrea del Verrochio e Michelangelo, sono collegabili allo stile barocco tipico delle statue marmoree del Bernini. Lo scultore sceglie di rappresentare David nel momento esatto in cui sta accumulando forza per scagliare la pietra addosso al gigante Golia.

La forte torsione del corpo e l’espressione tesa dimostrano la grande concentrazione del protagonista, poiché la mossa che sta per attuare potrebbe cambiare radicalmente le sorti dell’incontro. Nel David Bernini nessun dettaglio è lasciato al caso, proprio come vuole la tradizione barocca; il volto è segnato dal forte sforzo, le labbra rientrate ed i capelli in movimento non fanno altro che dimostrare la forza impressa da David per effettuare l’attacco.

Se in altre opere di Gianlorenzo Bernini è presente un solo punto di vista privilegiato, nel David Bernini ne troviamo addirittura tre, dove ciascuno permette di ammirare dei dettagli ed aspetti unici della scultura.

David Bernini dettaglio armatura

“David” Gian Lorenzo Bernini (dettaglio dell’armatura)

La grande attenzione ai particolari in questa scultura del Bernini è dimostrata dalla presenza ai piedi del protagonista della corazza donata all’eroe da re Saul per combattere il nemico, ma al momento del conflitto, David ha preferito non indossarla poiché troppo pesante ed avrebbe ostacolato i suoi movimenti; oltre all’armatura, è presente anche una testa d’aquila, posta proprio sotto alla protezione: questo non è altro che un riferimento alla casata Borghese, committente di questa straordinaria opera.

David di Gian Lorenzo Bernini: analisi completa della scultura
ArteWorld.

Pescherecci con venditori che contrattano per il pesce di William Turner: analisi completa del quadro

$
0
0

Pescherecci con venditori che contrattano per il pesce di William Turner: analisi completa del quadro
ArteWorld.

Analizziamo un quadro molto interessante realizzato da William Turner, pittore inglese dell’Ottocento, il quale ha stravolto completamente il mondo dell’arte moderna britannica attraverso i suoi colori ed il suo stile unico, che lo ha portato ad essere uno dei pittori più popolari di sempre. Per saperne di più sul suo stile, oggi scopriremo tutto quello che riguarda “Pescherecci con venditori che contrattano per il pesce”.

In questo articolo scopriremo alcuni degli elementi caratteristici dello stile di Turner pittore, ma effettueremo anche un’analisi approfondita di questo quadro, in modo tale da poter conoscere al meglio un pezzo importante della produzione artistica di questo pittore inglese.

Fishing Boats with Hucksters Bargaining for Fish

“Pescherecci con venditori che contrattano per il pesce” William Turner

Data di realizzazione: 1837-1838

Dimensioni: 174,5 x 225 cm

Dove si trova: Art Institute of Chicago, U.S.A.

In “Pescherecci con venditori che contrattano per il pesce” di William Turner già si possono rintracciare alcuni degli elementi che contraddistinguono l’intera produzione artistica di questo pittore: saltano subito all’occhio il mare agitato, che sembra che stia quasi per diventare indomabile, il cielo che lascia giusto un piccolo sprazzo di ciel sereno mentre tutt’intorno delle nuvole oscure si avvicinano, suggerendo l’arrivo di una tempesta.

Nonostante Turner pittore metta in primo piano la dinamicità del mare e della tempesta, che sembra quasi che attraverso la propria potenza possa “squarciare la tela”, non tralascia alcun dettaglio: le barche che si trovano sul lato sinistro della tela sono perfettamente ricostruite fino al più piccolo dettaglio. La piccola barca sulla destra, poco dietro la boa in primo piano, ospita qualche uomo, i quali stanno gesticolando verso il peschereccio più grande, contrattando per la vendita del pesce.

Tra le due barche, protagoniste della contrattazione, si erge una piccola imbarcazione dorata, eccezionalmente decorata, la quale sembra non avvertire i potenti flutti del mare e la rombante tempesta che incombe, come se provenisse direttamente dall’immaginazione dell’artista e non fosse presente nella realtà.

William Turner, attraverso pennellate decise e resa dimensionale dei soggetti dimostra con questo quadro, l’insignificanza dell’uomo rispetto alla potentissima natura che domina incontrastata all’interno di questa scena.

 

Pescherecci con venditori che contrattano per il pesce di William Turner: analisi completa del quadro
ArteWorld.

La Fontana dell’Indolenza di William Turner: analisi completa del quadro

$
0
0

La Fontana dell’Indolenza di William Turner: analisi completa del quadro
ArteWorld.

Analizziamo oggi un importante lavoro di William Turner, pittore dell’Ottocento, che attraverso una tecnica completamente rivoluzionaria, ha lasciato un segno indelebile all’interno della storia dell’arte moderna britannica e non solo. Abbiamo già potuto scoprire qualcosa sullo stile di questo artista, analizzando Pescherecci con venditori che contrattano per il pesce” ed oggi proseguiremo scoprendo tutto quello che riguarda un altro lavoro di Turner pittore, ovvero “La Fontana dell’Indolenza”.

In questo articolo troverete tutti i dettagli legati a questo quadro: qui sotto troverete le informazioni tecniche su tale lavoro, come la data di realizzazione e molto altro, ed ovviamente potrete trovare anche la descrizione dettagliata di questo quadro.

Fontana dell'Indolenza William Turner analisi

“Fontana dell’Indolenza” William Turner

Data di realizzazione: 1834

Dimensioni: 106,5 x 166,4 cm

Dove si trova: Beaverbrook Art Gallery, Fredericton, Canada

Questo quadro di William Turner è stato mostrato al pubblico durante un esibizione alla Somerset House nello stesso anno del completamento del lavoro da parte di Turner pittore, ovvero nel 1834. Il quadro venne apprezzato in modo generale dalla critica, ma poi non si hanno più ulteriori notizie riguardanti questa tela. Nel 1882, l’opera viene venduta alla famiglia Vanderbilt, che la conserva per circa un secolo. L’opera dopo vari prestiti, finisce tra le proprietà di Lord Beaverbrook, che dopo diversi anni entra effettivamente a far parte della Beaverbrook Art Gallery, dove si trova tutt’ora.

La scena rappresentata in questo quadro non è altro che uno spaccato del panorama descritto nel primo canto del “Castello dell’Indolenza”, scritto da James Thomson nel 1748. Le parole di Thomson rispecchiano perfettamente ciò che William Turner ha riportato su tela, dimostrando un effettivo collegamento tra l’opera letteraria e quella artistica.

Grande spazio viene dato alla natura, con il cielo luminoso e sereno che occupa gran parte della tela superiore, mentre in primo piano, sulla destra, possiamo notare alcuni edifici di stampo classico, delle rovine e la grande fontana attorniata da alcune figure alate. I colori che dominano questa “Fontana dell’Indolenza” sono soprattutto alcune gradazioni dorate: il sole è realizzato con un giallo abbastanza denso al suo centro, per poi andare via via schiarendosi man mano che ci si allontana dal nucleo, lasciando intravedere uno sprazzo di cielo azzurro; ancora una volta troviamo il giallo anche per il tempio in primo piano sulla destra, realizzato con colori molto più forti rispetto al resto delle costruzioni.

Sulla destra, la natura è dipinta con dei colori molto scuri, come se fosse in netto contrasto con la civiltà umana e le sue costruzioni sulla destra.

La Fontana dell’Indolenza di William Turner: analisi completa del quadro
ArteWorld.

Viewing all 581 articles
Browse latest View live