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Giuditta con la sua ancella di Artemisia Gentileschi: analisi completa del quadro

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Giuditta con la sua ancella di Artemisia Gentileschi: analisi completa del quadro
ArteWorld.

Scopriamo tutte le informazioni relative ad uno dei più importanti quadri di Artemisia Gentileschi, popolare artista del Seicento, la quale oltre ad essersi distinta, poiché donna, in un mondo di artisti uomini, aveva uno stile molto elaborato, le cui opere ricordavano molto da vicino lo stile di Caravaggio. Abbiamo apprezzato molto delle caratteristiche stilistiche di Artemisia Gentileschi attraverso l’analisi del quadro Cleopatra, ed oggi proseguiremo il nostro viaggio andando a conoscere “Giuditta con la sua ancella”.

In questo articolo potrete leggere l’analisi completa della “Giuditta con la sua ancella” Artemisia Gentileschi, i dettagli tecnici e tante altre informazioni, così da avere una panoramica completa dell’opera della popolare artista del Seicento.

Giuditta con la sua ancella Artemisia Gentileschi analisi

“Giuditta con la sua ancella” (versione Detroit) Artemisia Gentileschi

Data di realizzazione: 1625-1627

Dimensioni: 182,2 x 142,2 cm

Dove si trova: Detroit Institute of Arts, Detroit

Il quadro, così come tanti altri lavori presenti nella produzione artistica di Artemisia Gentileschi, rappresenta un momento raccontato all’interno della Bibbia. In particolar modo, in questo ritratto, ella sceglie di rappresentare Giuditta e la sua fedele ancella pronte a scappare dalla tenda del generale che hanno ucciso qualche momento prima.

Le due donne, protagoniste della composizione vengono dipinte mentre sono in preparazione per la fuga: in piedi, Giuditta, vestita con un abito giallo e finemente decorato, sta pensando a dove poter nascondere la spada con la quale qualche minuto prima, ha decapitato il feroce Oloferne; con l’altra mano, sembra quasi che voglia spegnere la candela, così da avere l’oscurità a proteggere la sua fuga e quella dell’ancella che l’ha aiutata.

L’ancella, intanto, in ginocchio sul lato destro de “Giuditta con la sua ancella”, osserva le azioni di Giuditta, mentre con l’altra mano sta mettendo la testa di Oloferne all’interno di un telo per poterla portare con se, senza generare sospetti.

L’incredibile abilità di Artemisia Gentileschi è rintracciabile in alcuni elementi fondamentali presenti in questo quadro: sono presenti tantissimi dettagli nella scena, che la rendono eccezionalmente realistica; sulla sinistra si trova un tavolino con sopra un porta candela, il fodero della spada impugnata da Giuditta e proprio all’estrema destra, si trovano i resti dell’armatura di Oloferne (che il generale si è tolto in precedenza, rimanendo completamente senza difese).

Il panneggio delle vesti delle due protagoniste e l’attenzione riservata ai gioielli indossati da Giuditta testimoniano il grande impegno imposto da Artemisia nella composizione; da notare anche tutti i dettagli dipinti sull’elsa della spada di Giuditta ed anche l’eccezionale realismo della tenda, color rosso scuro che si trova in alto a destra de “Giuditta con la sua ancella”.

Il chiaroscuro presente nella composizione dimostra l’influsso della pittura del Caravaggio citato in precedenza, ed inoltre permette di capire quanto Artemisia abbia appreso la lezione artistica del Merisi.

Oltre a questa versione di cui abbiamo parlato approfonditamente, è presente un omonimo lavoro, sempre opera di Artemisia Gentileschi, conservato a Palazzo Pitti.

VERSIONE FIRENZE

Come già accennato, esiste un altro lavoro con stesso titolo, realizzato sempre da Artemisia Gentileschi e conservato all’interno dell Palazzo Pitti.

Qui potrete leggere tutte le informazioni di ambito tecnico e stilistico su “Giuditta con la sua ancella” Artemisia Gentileschi conservata a Firenze.

Giuditta con la sua ancella Artemisia Gentileschi Palazzo Pitti Firenze analisi

“Giuditta con la sua ancella” Artemisia Gentileschi (Versione Firenze)

Data di produzione: 1618-1619

Dimensioni: 114 x 93,5 cm

Dove si trova: Palazzo Pitti, Firenze

Differentemente dalla versione descritta in precedenza, conservata a Detroit, su questa abbiamo qualche informazioni legate alla sua storia: si ha la prima citazione scritta di quest’opera di Artemisia nel 1637, nell’inventario della Guardaroba di Palazzo Pitti. L’opera, fin da quell’anno sembrerebbe essere rimasta nel luogo dov’è tutt’ora esposta.

In questa versione fiorentina dell’opera, Artemisia sceglie di rappresentare le due protagoniste mentre stanno per fuggire dalla tenda del generale Oloferne; la donna rappresentata di fronte è Giuditta, la quale appoggia sulla propria spalla la spada con cui ha ucciso il nemico; di spalle, in modo speculare, è presente l’ancella che l’ha aiutata a perpetuare il delitto, mentre porta, nascosta in una cesta, la testa di Oloferne.

Facendo attenzione, è possibile notare che, mentre Giuditta regge con una mano la spada, con l’altra sembra trattenere l’ancella, come se avessero sentito un rumore di qualche guardia, e stiano di conseguenza cercando di non attirare l’attenzione per fuggire senza problemi.

La fonte della luce in questo quadro di Artemisia proviene dalla sinistra della composizione, ed illumina le due donne, permettendo agli spettatori di ammirare il finissimo lavoro realizzato da Artemisia nella realizzazione minuziosa dei dettagli: l’impugnatura della spada è perfettamente decorata, così come anche il suo vestito, ed inoltre la realizzazione dei capelli della protagonista è molto realistica, poiché, nella precedente colluttazione, sembra che una ciocca della sua acconciatura non sia più in ordine. Anche l’espressione pensierosa di Giuditta, la quale teme di essere scoperta, merita attenzione e denota la grande abilità di Artemisia Gentileschi.

 

Giuditta con la sua ancella di Artemisia Gentileschi: analisi completa del quadro
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