Venere di Urbino di Tiziano: analisi completa dell’opera
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Leggendo questo articolo, conoscerai uno dei quadri più popolari del Cinquecento. Si tratta di un’opera che ha fatto molto discutere nel sesto secolo, e, contemporaneamente, si è imposta come modello per capolavori realizzati nei secoli successivi. L’opera di cui voglio parlarti oggi è la Venere di Urbino di Tiziano.
Cercherò di spiegarti i elementi fondamentali a proposito di questa avvenente Venere di Tiziano: data di realizzazione, dimensioni, dove si trova, analisi dell’opera ed il perché questa venere nuda è considerata il massimo capolavoro tra le opere di Tiziano.
Data di realizzazione: 1538
Dimensioni: 119 x 165 cm
Dove si trova: Galleria degli Uffizi, Firenze
Il quadro venne realizzato su commissione di Guidobaldo II Della Rovere nel 1538, il quale, voleva mostrare quest’opera alla sua giovane moglie, Giulia da Varano, con l’obiettivo di utilizzare il lavoro di Tiziano come monito amoroso per la coniuge.
La tela, conosciuta internazionalmente con il titolo Venus of Urbino, prima di giungere nella città di Urbino, dove si trovava Guidobaldo II, incontrò diversi ostacoli: il più gravoso riguardava il fatto che il giovane rampollo non aveva la somma necessaria per poter acquistare il capolavoro; la madre di Guidobaldo, Eleonora Gonzaga, si rifiutò di aiutarlo economicamente, ma con qualche sacrificio il giovane Della Rovere riuscì ad ottenere il tanto agognato dipinto donna.
Cento anni dopo, una discendente della stessa famiglia, Vittoria della Rovere, si unì in matrimonio con Ferdinando II de’ Medici, e come dote, portò con se innumerevoli quadri, tra cui l’inestimabile Venere Urbino.
Dalla metà del 1600, il quadro di Tiziano venne conservato nella villa di Poggio Imperiale.
La Venere di Urbino dove si trova oggi? Dopo l’ultimo passaggio negli inventari di villa di Poggio Imperiale, l’opera venne definitivamente trasferita nella Galleria degli Uffizi.
La fama che circonda questo capolavoro di Tiziano è stata crescente nel corso dei secoli: Jean-Auguste-Dominique Ingres, ammaliato dalla bellezza dei Tiziano quadri, ed in particolare da questa avvenente rappresentazione della dea, realizzò una copia di tale lavoro nel 1821.
Un’altra importante copia è la Venere di Giorgione, che ricorda il lavoro di Tiziano per alcuni aspetti, con un’unica differenza: la protagonista è una Venere dormiente e non sveglia come quella di Urbino.
Oltre alle personali reinterpretazioni di Ingres e di Giorgione, è importante citare anche l’Olympia Manet, ispirata dall’antico capolavoro di Tiziano; fu un’opera che destò scalpore nella Parigi dell’Ottocento, e si confermò come una dei quadri più controversi della pittura moderna.
Questa è la storia della nascita del capolavoro di Tiziano e della fortuna che ha avuto nel corso dei secoli. Ora passerò ad effettuare la Venere di Urbino analisi.
In primo piano, Tiziano dipinge Venere sdraiata, completamente nuda su un materasso. La camera da letto in cui si trova la dea è composta con un arredamento moderno, lontana dal mondo greco e romano, ai quali apparteneva originariamente Venere.
A rendere eccezionale questa Venere Tiziano sono soprattutto i dettagli: la dea, sdraiata su un letto, appoggia il braccio su due cuscini e con lo sguardo (a metà tra la sfida ed il pudore), rivolto verso lo spettatore.
La protagonista con una mano si copre, alludendo al tema classico della Venus Pudica, ovvero la versione di Venere intenta a coprirsi il seno o le parti intime, simboleggiando la parte più umana della dea della bellezza.
Ci sono altri elementi della Venere significato su cui è necessario fare un approfondimento: nella mano destra, la donna lascia cadere delle rose rosse; questo è il fiore sacro della dea e che simboleggia la bellezza.
L’atto di far cadere le rose allude alla bellezza fisica che con il passare degli anni appassisce; con questo gesto, suggerisce intrinsecamente di basare la propria persona non su un attributo fugace, ma su qualcosa che può persistere, come ad esempio la fedeltà.
La fedeltà è un tema ricorrente in molte delle Tiziano opere, ma in questa, in particolare, ci sono innumerevoli elementi che rendono tale valore un aspetto fondamentale della composizione: ai piedi di Venere si trova un piccolo cane, simbolo per eccellenza della fedeltà.
Spostando lo sguardo sul braccio disteso della dea, è possibile notare che indossa un anello al mignolo; oltre a questo prezioso accessorio, Venere indossa anche un bracciale d’oro ed un orecchino di perla a forma di goccia, simbolo della purezza.
In combinazione, il cane e l’anello, possono essere interpretati come una sorta monito per la moglie di Guidobaldo, ovvero Giulia da Varano, suggerendole di essere sensuale soltanto nei confronti di suo marito.
Proprio all’altezza dell’inguine di Venere, Tiziano pone la fine della parete scura che si trova alle spalle della protagonista; sulla destra, si apre un’altra scena, con protagoniste due ancelle di Venere.
Le due donne sullo sfondo stanno cercando delle vesti da far indossare alla dea della bellezza: una è inginocchiata per ricercare qualche abito nella cassapanca, mentre l’altra è in piedi ed ha già un vestito sulla spalla.
A sinistra delle ancelle, si staglia una piccola finestra da cui filtra la luce, e nell’apertura si scorge un albero, lasciando intendere la possibile presenza di un giardino all’esterno.
La notevolissima attenzione per la resa dei capelli ricci di Venere da parte di Tiziano, può indicare che che probabilmente la modella aveva una relazione con il pittore.
Infine, il netto gioco tra le tonalità chiare e quelle scure sullo sfondo mettono in risalto il corpo della protagonista.