La gazza di Monet: il villaggio innevato dei fantasmi
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Voglio farti conoscere un quadro impressionista molto, ma molto importante. Gli artisti appartenenti a questa corrente artistica sono vissuti agli inizi del ‘900, e nonostante un primo momento abbastanza “sfortunato”, con il passare del tempo sono diventati dei veri e propri pilastri della storia dell’arte moderna. In questo gruppo, uno degli artisti più importanti è stato Claude Monet, ed oggi voglio farti conoscere un suo quadro intitolato la gazza.
Quando avrai finito di leggere questo articolo, oltre a conoscere ogni dettaglio della sua tela, ti assicuro che:
- Conoscerai l’intera storia ed i dettagli del periodo in cui la gazza di Monet è stata realizzata
- Apprenderai quali sono gli elementi più importanti e perché è così importante questo dipinto impressionista
- Scoprirai la relazione che c’è tra questo lavoro e quelli di un altro importante artista inglese, William Turner
E non solo.
Sei pronto a conoscere per bene questo quadro di Monet? Cominciamo!
Data di realizzazione: 1868-1869
Dimensioni: 89 x 130 cm
Dove si trova: Musée d’Orsay, Parigi
STORIA
Siamo proprio a metà dell’800.
C’è un pittore francese chiamato Eugène Boudin specializzato nella pittura di paesaggi, il quale sta insegnando a Monet le caratteristiche più importanti della pittura en plein air, ovvero “all’aria aperta”.
Uno dei punti più importanti di questo stile riguarda proprio l’utilizzo della luce naturale all’interno dei quadri.
Nel corso degli anni, intanto, la scienza ha fatto passi da gigante ed anche gli artisti hanno avuto la loro parte: non ci sono più quelle fastidiose ed ingombranti attrezzature impossibili da portare in giro; adesso gli strumenti sono tutti portatili e facili da trasportare.
So cosa stai pensando: cosa c’entra tutto questo con il quadro di Monet?
Ti sto parlando degli ultimi progressi tecnologici perché sono fondamentali per capire come abbia fatto Monet (ed i suoi contemporanei) a dipingere all’aria aperta.
Prima, con il cavalletto pesante e tutto il resto, era difficilissimo potersi mettere all’aria aperta e dipingere quello che la natura aveva da offrire.
Fatta questa piccola premessa, ritorniamo ai nostri 2 pittori: Boudin e Monet.
La coppia di pittori trascorre l’intera estate del 1858 a lavorare, esercitandosi nella rappresentazione di diversi paesaggi.
Boudin, diversamente dai pittori del passato, si “trasferisce” definitivamente all’aria aperta con il suo lavoro, passando molto meno tempo all’interno del suo studio; Monet eredita l’abitudine del suo “maestro” e si sente sempre più a suo agio all’esterno.
Passa qualche anno e nel 1862, Boudin e Monet conoscono un altro artista, Johan Barthold Jongkind.
Dopo importanti confronti, Monet comincia ad appassionarsi alla mutevolezza dei paesaggi ritratti nel corso del tempo (negli anni successivi da una semplice passione diventerà quasi un’ossessione, come puoi vedere nella lunga serie con protagonista la Cattedrale di Rouen).
Da questo incontro, il pittore impressionista pianifica un approccio completamente nuovo per le sue opere ed i risultati si vedono nella serie di 25 tele dei “mucchi di fieno”.
Ma in pratica Monet è un copione degli altri artisti?
Assolutamente no: è molto bravo ad “assorbire” i punti di forza dello stile di altri pittori e successivamente li rielabora, facendoli suoi.
Dopo Boudin e Jongkind, avviene la stessa cosa anche con Gustave Courbet.
Nel 1856, questo artista sta studiando il metodo ideale per riproporre sulla tela gli “effetti della neve”: si tratta di un tema originariamente giapponese e che nel corso del tempo si è diffuso anche tra i pittori fiamminghi.
Monet è affascinato dallo studio del suo collega Courbet e si cimenta nella realizzazione di una scena invernale.
Ma oltre a dipingere tele su tele, come è la vita di Claude Monet?
Nella vita privata, l’artista sta passando un periodaccio: nonostante la sua compagna, Camille Doncieux, nel 1867 abbia dato alla luce il loro figlio Jean, Claude non ha i soldi per mantenere la sua famiglia.
L’unica soluzione è quella di separarsi temporaneamente: il pittore ritorna a Sainte-Adresse, nella casa di suo padre, lasciando la sua compagna ed il piccolo a Parigi.
Dopo un periodo di alti e bassi, ecco arrivare la soluzione: il collezionista d’arte Louis Joachim Gaudilbert gli dà una mano e Monet riesce ad affittare una casa in Étrerat dove può vivere con Camille e Jean.
Ma con tutti questi problemi, Claude ha smesso di dipingere?
Assolutamente no.
Dopo aver finalmente trovato una soluzione, Monet è molto carico e nei mesi successivi si riversa completamente nel lavoro, dipingendo diverse tele, tra cui:
- 3 quadri con delle imbarcazioni
- Una tela con un sentiero rurale
- Una tela con lagazza
Ti voglio rivelare una piccola curiosità: in italiano il titolo del lavoro di Monet la gazza, ma in inglese è chiamato Magpie.
Il quadro di Monet la pie viene completato 5 anni prima della grande esposizione degli Impressionisti del 1874: in quell’occasione, il pittore esporrà uno dei suoi lavori più celebri, ovvero Impressione, levar del sole.
Nel periodo trascorso in Ètrerat, Monet e la neve sembrano essere una cosa
Il mondo invernale è il soggetto ricorrente nelle sue tele: pensa che la neve viene ritratta dal pittore impressionista in 140 tele diverse!
DESCRIZIONE
Dà un’occhiata a questa tela.
La neve domina in ogni angolo di questo paesaggio, ma c’è qualcosa che stona.
Proprio lì, su quel piccolo cancelletto di legno: c’è la gazza Monet.
Mentre un timido e debole sole invernale cerca di emerge tra le nuvole, il suo calore prova a diffondersi su tutto l’ambiente come meglio può.
Per via della luce del sole, ci sono delle ombre proiettate qui e là, di cui la più importante è quella del muretto accanto al cancello e che si riflette su tutto il paesaggio ritratto da Monet neve.
Ma hai notato che non c’è nemmeno una persona in questa tela?
Sembra di essere in un villaggio fantasma, ma non preoccuparti: non si tratta di un errore.
Eliminando ulteriori protagonisti nell’opera, la nostra attenzione non può fare altro che ricadere sull’uccello nero appollaiato sul cancelletto in legno.
Molti dei dipinti di Monet sono caratterizzati dalla variazione della luce su una determinata scena nel corso del tempo (e su come cambia il paesaggio con lo scorrere della giornata), ma in questo lavoro c’è qualcosa in più.
Già. Il lavoro di Monet Magpie mostra una notevole attenzione sulle ombre colorate.
Le ombre colorate?
Si.
Guarda con attenzione tela: i colori che prevalgono sono il blu ed il giallo, ovvero 2 colori complementari.
L’illuminante calore del sole è reso con l’utilizzo di un giallo molto freddo, e l’ombra riflessa sulla neve è bluastra, quasi viola.
Le “ombre colorate” che ho citato prima, non sono state “inventate” da Monet, né tantomeno sono presenti soltanto nelle sue opere; molti altri pittori impressionisti hanno tentato di padroneggiare questa tecnica al meglio, cercando di distaccarsi dalla tradizionale resa dell’ombra, caratterizzata unicamente da un tono scuro.
Ma allora chi ha parlato per la prima volta di queste ombre colorate?
Devi sapere che nel 19° secolo nasce la “teoria dei colori” (da cui si sviluppa anche questa teoria delle ombre colorate), ipotizzata dallo scienziato tedesco Johann Wolfgang von Goethe.
Si tratta di un lavoro molto interessante e che ha avuto innumerevoli giudizi positivi da artisti di tutta Europa: in Francia, come avrai capito, Monet è uno dei sostenitori più celebri, mentre in Inghilterra c’è l’artista William Turner,il quale ha realizzato appositamente una tela intitolata Luce e colore in onore degli studi del tedesco.
Ma il lavoro di Monet non è fatto soltanto dalle “ombre colorate”; guarda il resto della scena di Monet gazza: la neve è estremamente realistica e naturale, e dietro le fronde degli alberi innevati sulla destra, si intravede un piccolo gruppo di case in legno.
Il pittore utilizza il colore marrone per questi edifici: si tratta dell’unico tono “caldo” che risalta in tutta la composizione, dominato da tonalità invernali.