Voglio farti conoscere un capolavoro senza tempo. Si tratta di un affresco che ha cambiato il mondo dell’arte moderna con le sue novità prospettiche e con il mistero che l’avvolge da secoli. L’autore di questa maestosa opera è Tommaso di ser Giovanni di Mone Cassai, meglio conosciuto come il Masaccio. Oggi voglio fartelo conoscere meglio parlandoti della Trinità.
Devo raccontarti un sacco di cose a proposito di questo affresco, e per non mandarti in confusione, ho deciso di scrivere questo semplice articolo. Quando avrai finito di leggerlo, ti assicuro che:
- Conoscerai l’intera storia della Trinita di Masaccio, cominciando dalla sua realizzazione per arrivare alla metà del ‘900
- Scoprirai chi sono i protagonisti di quest’opera e qual è il loro ruolo
- Capirai per quale motivo questo affresco è considerato un rivoluzionario capolavoro della prospettica
E molto altro ancora.
Sei pronto per conoscere per bene la trinità di Masaccio?
Cominciamo.
Data di realizzazione: 1425-1427
Dimensioni: 667 x 317 cm
Dove si trova: Basilica di Santa Maria Novella, Firenze
STORIA
La storia della Trinità del Masaccio si svolge tra 1425 ed il 1427.
Questa è una delle ultime opere di questo famoso artista.
Morirà l’anno successivo, nel 1428.
Sai quanti anni aveva?
Soltanto 26 (o al massimo 27).
È morto giovanissimo, ma ti assicuro che nella sua breve vita ha dimostrato di essere uno dei più grandi artisti dell’era moderna.
Questo affresco è stata una vera e propria sfida.
Ma il risultato è una riprova della sua impareggiabile abilità.
Voglio farti una domanda.
Sai dov’è la Trinita Masaccio?
Si trova a Firenze, nella basilica di Santa Maria Novella: per essere precisi, sta proprio al centro del corridoio sinistro dell’edificio.
Ma oggi sono cambiate molte cose.
Devi sapere che nel corso dei secoli qui ci sono stati un sacco di lavori.
In origine, quest’affresco era stato posizionato in modo tale da garantire una visione perfetta a chiunque entrasse nella stanza originale.
Che significa?
Mi spiego meglio.
Di fronte all’affresco c’era sicuramente un’antica entrata; in questo modo, quando l’osservatore entrava nella stanza, aveva la sensazione di trovarsi davanti ad un’opera in tre dimensioni.
Negli anni successivi, poi, è stato inserito anche un altare che divideva (come una mensola) la parte superiore dell’affresco da quella inferiore, smascherando quest’effetto di tridimensionalità.
Non ti preoccupare, dopo ti parlerò meglio di quest’altare e del motivo per cui è stato costruito.
È il momento che ti racconti la storia dell’affresco del Masaccio Trinità.
Devo essere sincero: non c’è molto da dire sulla possibile identità del committente.
Questo vuol dire che non si sa chi o perché sia stata richiesta un’opera così imponente.
Non c’è nemmeno un documento che ci dica a chi fosse dedicato tale affresco all’interno della chiesa.
Se avessimo avuto tra le mani almeno quest’ultimo dato, sarebbe stato possibile risalire ad un eventuale committente o magari al suo ceto sociale.
Ma niente da fare.
Hai dato un’occhiata alla coppia che sta in ginocchio nella parte più bassa della composizione?
Ecco. Loro sono sicuramente i donatori/committenti dell’opera.
Come faccio a saperlo?
Nel ‘400 era una cosa usuale che il committente si facesse ritrarre all’interno del lavoro che aveva commissionato.
In questo modo, il suo ritratto sarebbe passato alla storia e tutti lo avrebbero ricordato negli anni a venire.
Non c’è alcuna possibilità di conoscere la loro identità?
Sicuramente sono cittadini di Firenze e contemporanei di Masaccio.
Ma c’è dell’altro: alcuni studiosi hanno sviluppato delle teorie riguardo i 2 misteriosi protagonisti della Trinità Santa Maria Novella.
Secondo loro, potrebbero appartenere alla famiglia Lenzi oppure – uno di loro – alla famiglia Berti.
Berti? Lenzi? E chi sono?
Ora ti spiego tutto.
I Berti erano una famiglia appartenente alla classe operaia e viveva nel quartiere di Santa Maria Novella.
E che c’entra con le opere di Masaccio?
Semplice.
Nel 2012 sono venuti alla luce diversi documenti anagrafici di questa famiglia.
In uno di questo c’era scritto che nel ‘400 tale famiglia aveva un sepolcro ai piedi dell’affresco della Trinità.
Data la vicinanza, molti hanno pensato che ci fosse un legame tra la famiglia Berti e l’opera del Masaccio (ed inoltre è una grande testimonianza della loro devozione alla Santa Trinità).
E la famiglia Lenzi cosa c’entra?
Dei documenti testimoniano che anche i Lenzi (esattamente come i Berti) avevano un sepolcro nei pressi dell’altare vicino all’affresco.
Su questa tomba c’era scritto “Domenico di Lenzo, et Suorum 1426”.
Ma aspetta un momento.
L’opera di Masaccio la Trinità è stata completata nel 1426, quindi Domenico di Lenzo era già morto.
E se non era più vivo, come ha fatto a ritrarlo l’artista?
Un modo c’è.
Ipotizziamo che l’uomo in ginocchio a sinistra sia Domenico di Lenzo.
Molto probabilmente si tratta di un ritratto postumo (ovvero un dipinto realizzato dopo la sua morte).
E Masaccio come ha fatto a ritrarre i lineamenti ed il suo corpo senza vederlo?
Il pittore sicuramente si è servito di vecchi modelli di profilo che aveva già utilizzato in passato per altre sue opere e li ha adattati per questa scena.
Ma la questione della morte di Domenico di Lenzo non finisce qui.
Al momento della realizzazione di questo affresco, c’era ancora in vigore il calendario Gregoriano (noi oggi usiamo quello Giuliano).
Che c’entra?
Secondo il calendario Gregoriano, il nuovo anno iniziava il 25 marzo; facendo un paio di operazioni matematiche, salta fuori che Domenico in realtà sarebbe morto il 19 gennaio 1427 (e non nel 1426 come scritto sulla tomba).
Quindi?
Pensaci un momento.
Se la morte di Domenico fosse avvenuta nel 1427, significa che Masaccio potrebbe aver avuto la possibilità di ritrarlo dal vivo e quindi si spiegherebbe il perché questo protagonista in ginocchio sia così realistico e dettagliato in ogni sua parte.
Ma ora basta.
Non voglio confonderti ancora di più con questa storia, quindi andiamo avanti.
Voglio dirti una cosa.
Sai che forse Masaccio si è fatto aiutare per realizzare questo affresco?
Potrebbe sembrarti una cosa scontata: un sacco di artisti avevano degli assistenti per completare le proprie opere (guarda la storia della Trasfigurazione di Raffaello, per esempio).
Cosa c’è di strano se Masaccio ha scelto di farsi aiutare in quest’incarico?
Una cosa in realtà c’è.
Quest’affresco è estremamente complesso e per far attenzione ad ogni singolo dettaglio, sicuramente l’artista ha chiesto il parere di altri colleghi.
L’aspetto interessante sono i nomi dei 2 possibili colleghi: Fra’ Alessio Strozzi e Filippo Brunelleschi.
Non è chiaro se i 2 nomi che ti ho appena detto abbiano avuto un ruolo fondamentale per la conclusione di questo lavoro di Masaccio Santa Maria Novella oppure gli abbiano fornito soltanto dei consigli.
E perché l’artista ha scelto proprio loro 2 e non altri pittori?
Semplice.
Devi sapere che Brunelleschi è stato uno dei più grandi architetti di tutti i tempi.
I suoi studi e progetti sulla prospettiva lineare sicuramente hanno avuto un ruolo fondamentale per la realizzazione di questo affresco (tra poco ti spiegherò tutto nel dettaglio).
E Fra’ Alessio invece? Cosa c’entra?
Lui invece ha aiutato Masaccio in un ambito più teorico.
Cioè?
Ha aiutato il pittore a decidere la migliore rappresentazione della Trinità nella Santa Maria Novella Masaccio, in conformità alle regole e la tradizione dell’ordine domenicano.
Bada bene però: il coinvolgimento di Fra’ Alessio e di Brunelleschi è soltanto un’ipotesi.
Non ci sono prove o documenti che possano dimostrare la collaborazione, o quantomeno la presenza di questi 2 colleghi nel procedimento di realizzazione del lavoro di Masaccio.
Per quanto ne sappiamo, questo affresco potrebbe essere merito esclusivamente di Masaccio.
Ha tutte le carte in regola per realizzare un capolavoro senza precedenti.
Ma la storia di questo affresco non finisce qui.
C’è dell’altro.
Facciamo un passo in avanti e spostiamoci ad un secolo dopo rispetto la conclusione dell’affresco.
Siamo nel 1568: in quest’anno, Cosimo I de’ Medici ordina a Giorgio Vasari di iniziare dei lavori di restauro all’interno di Santa Maria Novella per adattarla alle mode politiche e religiose di quel periodo.
E questo cosa c’entra con Masaccio e la sua opera?
In realtà questi restauri e l’affresco hanno un legame molto importante.
L’incarico del Vasari consiste anche nel ridecorare e modificare la zona in cui si c’è la Trinità di Masaccio.
Ma perché Cosimo I sceglie Giorgio Vasari?
Perché è un grande esperto d’arte e conosce molti pittori di persona.
Possiamo considerarlo il primo storico dell’arte in assoluto.
Devi sapere che quest’uomo ha scritto un’importante opera, intitolata Le Vite.
In questo leggendario testo, Vasari ha riportato la biografia, i capolavori e l’importanza dei più grandi artisti nel corso dei secoli, partendo dall’antichità e concludendo la storia raccontando dei propri contemporanei.
Nelle Vite c’è spazio anche per Masaccio e il Vasari parla proprio di questo leggendario affresco. Ecco cosa dice:
In Santa Maria Novella ancora dipinse a fresco sotto il tramezzo della chiesa una Trinità che è posta sopra l’altar di S. Ignazio, e la Nostra Donna e S. Giovanni Evangelista, che la mettono in mezzo contemplando Cristo crucifisso. Dalle bande sono ginocchioni due figure, che per quanto si può giudicare, sono ritratti di coloro che la feciono dipignere; ma si scorgono poco, essendo ricoperti da un ornamento messo d’oro. Ma quello che vi è bellissimo oltre alle figure, è una volta a mezza botte tirata in prospettiva, e spartita in quadri pieni di rosoni, che diminuiscono e scortano così bene, che pare che sia bucato quel muro.”
Lo studioso ci fornisce una descrizione perfetta di questo misterioso capolavoro.
Comunque, nel 1570 i lavori di restauro hanno inizio e Vasari decide di lasciare l’affresco così com’è.
In compenso fa costruire un nuovo altare e lo posiziona davanti alla Trinità del giovane pittore.
Il suo obiettivo è preservare questo capolavoro e vuole evitare danni accidentali: per questo fa posizionare l’altare a distanza dall’affresco.
E quest’altare a cosa serve?
Per rinnovare l’ambiente: Giorgio, infatti, lo decora dipingendo (sopra di lui) una Madonna del Rosario.
Ed ora dov’è quest’opera?
È intatta, ma è stata spostata sul fondo della Cappella Bardi, un altro ambiente all’interno di Santa Maria Novella.
La vicenda dei restauri del Vasari si conclude qui, ma la storia del capolavoro di Masaccio Holy Trinity (questo è il suo nome in inglese) continua.
Spostiamoci nel 1860.
Questo è l’anno in cui cominciano altri lavori all’interno di Santa Maria Novella, e in tale occasione, l’altare del Vasari viene smantellato.
Così facendo, l’affresco del Masaccio torna alla luce.
Cosa si può fare per conservare questo magnifico affresco?
Ecco la soluzione che hanno adottato.
La sezione superiore dell’affresco (quello ritraente la Crocifissione) viene trasferito su tela e viene portata in un’altra zona della chiesa.
E quella inferiore?
Molto probabilmente, nel corso dei lavori è stata ricoperta con dell’intonaco.
Poi cosa è successo?
La parte superiore è stata restaurata e tutti i lavoratori si sono adoperati per cercare di sistemare tutte le parti dell’affresco che il tempo ha danneggiato.
Stiamo parlando soprattutto di dettagli architettonici nella parte più esterna dell’affresco.
È stata un’ottima iniziativa, ma durante il processo ci sono stati diversi problemi.
Devi sapere che per trasferire la scena della Crocifissione sulla tela è necessaria molta cautela ed attenzione.
Durante questo processo, è quasi certo che il capolavoro di Masaccio abbia subito ulteriori danni.
Per concludere la lunga storia della Trinità, devi sapere che nel 1952, l’altare che nascondeva alla vista lo scheletro ed il sarcofago presenti nella parte inferiore della composizione, è stato rimosso.
L’affresco poi è stato riportato nella sua collocazione originale.
DESCRIZIONE
Guarda con attenzione questo affresco.
Voglio fartelo conoscere nei minimi dettagli.
Hai mai sentito parlare del Trono di Grazia?
È un modello iconografico appartenente al mondo cristiano.
Per fartela semplice, si tratta di uno schema ricorrente nell’arte.
In cosa consiste questo Trono di Grazia?
L’elemento più importante è la presenza di Dio Padre che sorregge la croce del Figlio.
Masaccio ha seguito la moda del tempo, dato che il modello del Trono di Grazia ha avuto il massimo successo nell’arte fiorentina alla fine del 14° secolo.
Ah si? Qual è la fonte di questa tradizione artistica?
La Lettera agli Ebrei del profeta Isaia.
E la rappresentazione di Masaccio è come quella di tutti gli altri artisti oppure ha qualcosa di particolare?
In effetti, questo affresco è totalmente diverso dal medesimo soggetto dipinto dai colleghi del Masaccio.
Per prima cosa, le dimensioni.
L’affresco è davvero gigantesco; poi è estremamente realistico e la prospettiva ha un ruolo del tutto innovativo.
Ma Masaccio vuol fare di più.
L’audacia fa parte del suo carattere e gli piace sperimentare dei nuovi approcci audace e gli piace sperimentare (un po’ come farà da lì a poco Andrea Mantegna con il suo Cristo morto).
E cosa inventa?
In poche parole, Masaccio fonde il modello del Trono di Grazia con elementi appartenenti ad altre tradizioni; in questo caso, aggiunge al gruppo dell’affresco Maria, san Giovanni ed il sepolcro nella parte inferiore.
Poi, il modello del Trono di Grazia tradizionale include la presenza di Dio Padre seduto su un trono (si richiama al Giudizio Universale che segue la Resurrezione).
Qui l’artista invece sceglie di rappresentare Dio in piedi e che sorregge il figlio crocifisso.
C’è un motivo per questa scelta?
Alcuni studiosi hanno evidenziato una certa somiglianza tra Dio in piedi ed il sacerdote – nel corso della messa – solleva l’eucarestia (questo è il tradizionale simbolo del sacrificio).
Ora voglio chiederti una cosa.
Non hai la sensazione che la figura di Dio Padre sia molto più grande di quella del Figlio?
In realtà non è così, te lo garantisco.
È soltanto un’illusione ottica dovuta alla prospettiva che il Massaccio ha utilizzato nell’affresco.
Le 2 figure sono della stessa dimensione.
Ma c’è dell’altro di cui devo parlarti.
Dà un’occhiata all’ambiente alle spalle di Gesù e del Padre.
È una grande volta dipinta e decorata, ma qualcosa non va.
Di solito l’ambiente che fa da sfondo alla Trinità è un cielo con le nuvole oppure è tutto decorato con dell’oro.
Ma non questa volta.
Masaccio cambia direzione rispetto ai suoi colleghi: lui sceglie di posizionare la propria Trinità sotto un arco in pietra.
Questo è un luogo frutto della mano dell’uomo e non della natura.
Non c’è bisogno che ti racconti dello stupore che questa scelta ha suscitato nei contemporanei di Masaccio ed anche nei secoli successivi.
Poi la prospettiva è qualcosa di inspiegabile.
Basta mettersi a 4 metri dall’affresco e si ha l’illusione della profondità dell’ambiente alle spalle del gruppo e sembra che ci sia una cappella all’interno della navata dipinta.
Ora guarda nella parte più alta della scena.
Quelle che vedi sono 2 paraste.
Si tratta di pilastri che sporgono dal muro all’interno del quale sono collocati; alla loro sommità ci sono dei capitelli corinzi che sorreggono una trabeazione (una sezione orizzontale).
Al di sotto di quest’ultima, invece, ci sono 2 medaglioni ornamentali.
Quest’ambiente è stato studiato nei minimi dettagli e seguendo rigorosamente le regole della prospettiva.
Il risultato?
L’illusione ottica della presenza di una profondità alle spalle di Gesù e del Padre.
Il centro della complessa composizione è il Crocifisso ed è anche il simbolo principale dell’opera.
Ma voglio farti notare una cosa.
Il punto di fuga (l’esatto punto in cui convergono tutte le linee prospettiche) qui è molto basso.
Nelle opere tradizionali, questo punto di solito si trova un po’ più in alto rispetto ai protagonisti della scena.
Non questa volta.
Masaccio preferisce mettere questo punto di fuga in un punto estremamente basso: in questo modo il piano “illusorio” della scena sembra congiungersi con il piano reale con l’osservatore.
Poi ha voluto accentuare il senso di coinvolgimento servendosi dei movimenti dei protagonisti.
Vuoi un esempio?
Guarda Maria.
Il suo sguardo è rivolto verso di noi ed ha la mano alzata con cui sta indicando suo figlio.
In questo modo, è un perfetto punto di congiunzione tra la scena affrescata ed il mondo reale.
Ora voglio mostrarti un’altra cosa.
Hai notato che tutti i protagonisti sono disposti in modo tale da formare una piramide alla cui punta c’è Dio Padre?
Ora guarda proprio il Padre.
Masaccio lo rappresenta con addosso una tunica rossa ed un mantello blu; ha una barba lunga ed un’espressione severa.
Le sue braccia sono distese per sorreggere la croce del figlio e sulla sua testa puoi vedere l’aureola leggermente inclinata.
Quest’ultimo dettaglio contribuisce a rendere ancora più monumentale la sua figura rispetto alle altre qui presenti.
Appena sotto di lui c’è Gesù, e sono certo che lui è stato il primissimo personaggio su cui hai posato gli occhi appena hai visto l’affresco.
Sai perché?
Semplice.
Ha una pelle estremamente chiara e contrasta in modo evidente con i toni scuri che dominano tutta la scena.
Hai dato un’occhiata alla sua posizione?
Le sue gambe sono arcuate ed ha un panno sul ventre che si sorregge a malapena.
Ecco, voglio farti notare un piccolo dettaglio.
Questo panno di cui ti ho appena parlato è stato già utilizzato da Masaccio in un’altra sua opera: la Crocifissione conservata a Napoli.
Ma c’è un motivo per cui il Padre e Gesù sono totalmente differenti dal resto dell’opera, e lo si nota soprattutto dalla prospettiva.
Diversamente dagli altri protagonisti, loro sembrano delle vere e proprie statue. Il motivo della loro “diversità” è legato alla loro natura divina, e di conseguenza, non “rispettano” le leggi umane della fisica.
Voglio farti notare un particolare che – scommetto – non hai notato.
Guarda da più vicino Dio Padre.
Vedi quello spazio bianco sotto il suo collo?
Potresti pensare che si tratti di un vestito.
Non è così.
È una colomba, il simbolo dello Spirito Santo.
È un elemento ricorrente nelle scene della Trinità.
Nemmeno io l’avevo notata la prima volta che ho visto l’affresco, ma con un po’ di attenzione puoi vedere che con le sue ali sembra quasi “abbracciare” il collo del Padre.
Guarda più in basso.
Qui ci sono 2 figure: la donna a sinistra è la Vergine Maria mentre l’uomo a destra è San Giovanni.
Masaccio sceglie di ritrarre il santo con addosso un mantello rosso, le mani giunte e lo sguardo rivolto alla croce, esattamente come suggerisce la tradizione.
Come puoi vedere il suo volto è segnato dal dolore a causa della morte di Cristo.
Per quanto riguarda Maria, invece, la storia è completamente diversa.
Dà un’occhiata al suo volto: non prova alcuna emozione alla vista del figlio crocifisso.
Il suo sguardo è rivolto verso di noi ed addosso ha un vestito blu.Sta guardando dritto verso di noi, ed ha un vestito blu scuro.
La sua mano destra è alzata ed indica Gesù.
Perché Masaccio ha rappresentato Maria in questo modo?
Forse l’ha fatto per evidenziare la sua rassegnazione al destino segnato di Cristo, facendo scivolare in secondo piano il suo dolore materno.
Ora è il momento che ti parli degli altri 2 personaggi alla base della piramide compositiva, nella parte inferiore dell’affresco.
Pensaci un attimo.
Prima – quando ti stavo raccontando la storia di questo affresco – ti ho detto che questa coppia in ginocchio potrebbero essere i donatori/committenti dell’opera e che appartengono alla famiglia Lenzi o Berti.
E Masaccio, in linea con la tradizione pittorica del tempo, decide di ritrarli di profilo.
Loro sono rivolti in preghiera verso la Trinità.
Ma c’è qualcosa di straordinario.
Dà un’occhiata al volto di questi misteriosi personaggi.
Sono di un realismo eccezionale.
Questa è una grande prova che attesta lo straordinario talento di ritrattista del Masaccio.
Tirando le somme, avrai capito che Masaccio è un po’ come Caravaggio: entrambi rispettano la tradizione pittorica ma amano sperimentare ed osare nuovi approcci.
Ah si? E cosa fa Masaccio?
Il pittore ritrae i 2 mortali tanto grandi quanto i protagonisti divini presenti nella scena.
Cosa c’è di strano?
Devi sapere che fino al ‘400 i personaggi divini si distinguevano dai protagonisti umani attraverso le dimensioni: i primi erano molto più grandi dei secondi.
Ora rimane un’ultima cosa di cui devo parlarti: il sarcofago.
Questo monumento funebre sta nella parte più bassa della composizione all’interno di una nicchia e con attorno 4 piccole colonne.
Sopra il sarcofago c’è sdraiato uno scheletro e poco più in alto c’è un’iscrizione:
IO FÙ GIÀ QUEL CHE VOI SETE, E QUEL CH’I SON VOI ANCO SARETE”.
Che vuol dire?
Questo è un Memento Mori (“ricordati che devi morire”), ovvero un monito che ha la funzione di ricordare la fugacità della vita terrena.
La presenza di quest’iscrizione all’interno di questa scena è inspiegabile, senza contare che non ci sono iscrizioni o stemmi che permettano di dare un’identità ai 2 personaggi inginocchiati.
Voglio farti notare un’altra cosa.
Questo affresco può essere tranquillamente diviso in 2 parti, come puoi vedere qui sotto.
Nella zona superiore ci sono Dio Padre, Gesù, la Vergine e San Giovanni. Sono circondati da un ambiente innovativo, un’architettura monumentale ed una prospettiva rivoluzionaria.
La zona inferiore è popolata dai committenti e lo scheletro sul sarcofago. I toni scuri ricordano il periodo gotico che si è concluso un paio di secoli prima dell’avvento del Masaccio.
STILE
Pensa che questo affresco per essere ammirato in tutta la sua bellezza, deve essere osservato dal lato opposto della navata.
Se ti metti esattamente di fronte all’affresco, concentrati esclusivamente sul corpo di Cristo al centro.
Noterai che sul suo petto si intersecheranno delle rette che – se prolungate – finiscono sulla testa delle 2 coppie sottostanti (il donatore e Maria a sinistra e San Giovanni e la donatrice a destra).
Voglio chiederti una cosa.
Hai notato che i colori utilizzati in quest’opera sono veramente pochi?
Proviamo ad individuarli: c’è il rosso, il blu, il bianco, il grigio ed alcune sfumature delle stesse tonalità.
Devi sapere che il rosso ed il blu sono le 2 tonalità in continua contrapposizione tra loro nell’opera.
INTERPRETAZIONE
Ora voglio farti capire il significato di quest’opera.
Non voglio mentirti: è un’impresa ardua.
Tantissimi studiosi ed esperti hanno indagato e discusso nel tentativo di dare un senso a questa misteriosa composizione, ma la soluzione è ancora lontana.
In compenso ci sono alcuni elementi di cui voglio parlarti.
Hai visto la volta a botte che sta dietro Cristo ed il Padre? Sai cosa rappresenta?
Ci sono diverse possibilità. Potrebbe essere:
- Una cappella qualsiasi
- Una tomba
- La cappella mortuaria del Monte Golgota (dove venne seppellito Cristo)
- L’anticamera che conduce al Paradiso
Ma non c’è solo questo.
Hai notato che il Padre è scalzo ed ha i piedi su uno strano sostegno?
Per molti questa struttura è una rappresentazione dell’Arca dell’Alleanza.
Ne hai mai sentito parlare?
Si tratta di una leggendaria cassa di legno e d’oro, decorata in ogni sua parte.
È citata all’interno della Bibbia e secondo la tradizione è stato Mosè ad ordinare la costruzione di tale oggetto, simbolo della presenza di Dio tra il popolo.
Secondo altri studiosi, invece, è una normale struttura sopraelevata.
Ma dando un’occhiata all’affresco nella sua interezza, secondo te potrebbe esserci una relazione tra il sarcofago in basso e la Trinità in alto?
Alcune ipotesi indicano una possibile lettura verticale dell’opera (dal basso verso l’alto).
In questo modo, l’opera rappresenterebbe il percorso ascensionale verso la salvezza eterna.
Ora ti spiego meglio.
Possiamo dividere l’opera in 4 parti:
- La parte più bassa con lo scheletro rappresenta la vita terrena che scorre.
- I 2 committenti che pregano sono i simboli dell’uomo.
- La Vergine e San Giovanni sono i santi che intercedono per gli esseri umani.
- La Passione di Cristo che ha permesso il perdono dei peccati degli uomini e rappresenta la promessa della salvezza.
- Dio Padre rappresenta la gloria.
Ma ci sono anche delle altre possibili spiegazioni.
Ad esempio, l’affresco del Masaccio potrebbe anche alludere al seguente messaggio: ricordare – ai visitatori della chiesa – i defunti (simboleggiati dai 2 committenti) e meditare sulla salvezza eterna.
Una cosa, però, è certa.
Quest’opera è stata realizzata per una chiesa legata all’ordine di San Domenico.
Stando alla loro tradizione, la Resurrezione è l’unica risposta alla morte.
Non è un dettaglio da sottovalutare, poiché, Cristo è morto in croce e successivamente è risorto; allo stesso modo, dopo la morte dell’uomo seguirà la resurrezione.
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