Voglio farti conoscere uno splendido dipinto del ‘400. Questa è una tavola che ha scritto la storia: al suo interno ci sono tantissimi simboli, particolari e giochi prospettici che rendono la scena un vero e proprio gioiello. L’autore di questo capolavoro è Antonello da Messina, il quale è passato alla storia per tele come il alla storia per tele estremamente moderne come il San Sebastiano e molte altre. Oggi voglio parlarti del quadro intitolato San Girolamo nello studio.
Questo lavoro è stracolmo di dettagli importantissimi ed io ho intenzione di mostrarteli (e farti capire qual è il loro ruolo) in questo articolo.
Quando avrai finito di leggere questo testo, ti assicuro che:
- Conoscerai l’intera storia del San Girolamo nello studio Antonello da Messina
- Scoprirai il motivo per cui questa tela è così complessa e piena di simboli
- Capirai qual è il legame tra Antonello da Messina ed i pittori fiamminghi
E molto altro ancora, te lo garantisco.
Sei pronto per conoscere per bene quest’opera? Cominciamo!
Data di realizzazione: 1474-1475
Dimensioni: 45,7 x 36,2 cm
Dove si trova: National Gallery, Londra
STORIA
Quando comincia la storia di questo lavoro?
Nel 1529.
Ma com’è possibile? Non è stato realizzato nel 1474-1475?
Hai ragione, ma gli studiosi sono venuti a conoscenza di questa tela soltanto 54 anni dopo la sua realizzazione.
E dobbiamo tutto a Marcantonio Michiel.
Chi sarebbe?
È uno studioso ed un collezionista d’opere d’arte, vissuto a cavallo tra ‘400 ed il ‘500.
Nella sua vita ha avuto la possibilità di conoscere un sacco di ricchi committenti e, di conseguenza, ha potuto ammirare ed avere tra le mani molti capolavori.
Per darti un’idea, pensa che Marcantonio Michiel non è legato soltanto a quest’opera di Antonello da Messina, ma ha avuto un ruolo fondamentale nella storia della Venere dormiente di Giorgione.
Ma ora ci interessa soltanto il San Gerolamo nello studio.
Cosa c’entra Marcantonio con quest’opera?
In pratica ha realizzato un importantissimo documento in cui ha descritto con molta attenzione il capolavoro di Antonello da Messina.
E come faceva a conoscerlo?
In quel periodo quest’opera si trova nella collezione del veneziano Antonio Pasqualino.
A Venezia? E come ha fatto ad arrivare lì?
È un mistero.
Prima del 1474 non ci sono notizie a proposito di questa tavola.
Non sappiamo con certezza chi fosse il committente e nemmeno quale fosse l’occasione (un matrimonio, una nascita, una commemorazione, eccetera) per cui potrebbe essere stato ordinato tale lavoro.
Ma sai qual è la cosa più strana?
Devi sapere che Antonello ha sempre firmato e datato tutte le sue opere.
Ma non questa volta.
Cosa è successo?
Non lo sappiamo.
Ma gli studiosi sono divisi in 2 grandi correnti in proposito:
- Lauts, Baottari, Davies, Little e Bologna hanno analizzato soprattutto i particolari tipicamente fiamminghi presenti in quest’opera che dimostrano l’influsso del pittore fiammingo Jan Van Eyck. Su questa base, ritengono che l’opera di Antonello possa essere stata realizzata tra il 1455 ed il 1460.
- Lionello Venturi, Roberto Longhi e Causa hanno preferito concentrarsi sulla tecnica, sulla prospettiva e sull’illuminazione dell’opera, 3 caratteristiche che Jan Van Eyck avrebbe incluso nelle proprie opere soltanto nel 1470.
C’è dell’altro.
C’è un altro lavoro di Antonello da Messina, intitolato Annunciazione.
Oggi si trova alla Galleria Regionale di Palazzo Bellomo.
Perché ti mostro quest’opera?
Perché ci sono alcuni particolari che devo mostrarti, come:
- La pianta nel vaso che si trova sotto la scrivania della Vergine
- Il panorama che si intravede dalla finestra alle spalle della coppia di protagonisti
- Il gioco di luci incredibilmente simile a quello che si vede nell’altro lavoro di Antonello da Messina San Girolamo
Dato che si tratta di piccoli dettagli che si ripetono in entrambe le opere, gli studiosi hanno ipotizzato che potesse trattarsi di 2 lavori realizzati nello stesso periodo.
Ma adesso facciamo un passo indietro.
Il quadro l’Annunciazione è stato commissionato ad Antonello da Messina nel 1474 per essere collocata nella chiesa dell’Annunziata a Palazzolo Acreide, nei pressi di Siracusa.
È un’opera importante, dato che è uno degli ultimi lavori che il pittore realizza prima di partire per Venezia.
Ma anche in questo caso, non tutti sono d’accordo.
Alcuni studiosi ritengono che Antonello abbia dipinto questa scena quando già si era trasferito in nord Italia.
E lo hanno dedotto per via dell’utilizzo di un particolare pennello e di un legno che si trova esclusivamente nell’Italia settentrionale, mentre al sud no.
Qualunque sia la verità, una cosa è certa.
A metà ‘500 la tavola con San Girolamo si trova a Venezia.
Ma aspetta un attimo.
Se non c’è né firma né data su questo lavoro, siamo certi che sia Antonello da Messina l’autore?
Bella domanda.
Non ci sono prove concrete.
Ed infatti c’è stata un’accesa discussione in proposito.
Ci sono troppi elementi che non quadrano e questo ha portato molti esperti a suggerire il nome di altri artisti.
Quali ad esempio?
Mettendo da parte Antonello da Messina, è stato suggerito il nome dei fiamminghi Jan Van Eyck (autore del ritratto dei coniugi Arnolfini) e di Hans Memling.
E alla fine come si è giunti ad attribuire il lavoro ad Antonello?
Il merito è di Giovan Battista Cavalcaselle, un famosissimo storico dell’arte italiano vissuto nell’800.
I suoi studi si sono concentrati soprattutto sulle varie generazioni dei pittori fiamminghi che si sono avvicendati nel corso dei secoli.
Confrontando – con attenzione – il loro stile con quello di Antonello da Messina, ha notato che molti particolari presenti in questa tavola ricordano più lo stile del pittore italico piuttosto che quello dei suoi colleghi fiamminghi.
Chiaro.
Accettiamo l’ipotesi che sia stato Antonello a realizzare questa tela.
Quando l’avrebbe realizzata?
Molto probabilmente negli ultimi 30 anni del ‘400, mentre si trovava a Venezia.
Cosa c’entrano allora i pittori fiamminghi con questa storia?
Te lo dico subito.
Jan Van Eyck ha dipinto un San Girolamo nello studio tutto suo.
Ha realizzato questo lavoro nel 1442 e sicuramente Antonello l’ha visto con i suoi occhi mentre era a Napoli.
Ci sono alcune somiglianze tra le 2 opere ed infatti i critici hanno pensato che il lavoro del messinese in realtà fosse una seconda versione della scena del fiammingo, ma poi è stato più plausibile attribuire questo lavoro ad Antonello.
E dopo questo casino sull’autore, cosa è successo?
Niente.
C’è un lungo periodo privo di informazioni.
Poi nel 1835 il San Girolamo Antonello da Messina salta fuori di nuovo.
Pensa che in quell’anno nessuno immagina – neanche lontanamente – che questa tavola potesse essere dell’artista messinese.
Anzi, tutti sono convinti che sia l’ennesimo capolavoro di Albercht Dürer.
In questi anni, poi, si trova a centinaia e centinaia di chilometri dall’Italia.
Perché? Dov’è?
Si trova a Stratton, nell’Hampshire.
Per la precisione, fa parte della collezione di Sir Thomas Baring.
Come la tavola sia arrivata lì è un vero e proprio mistero.
Ma dopo la storia si fa più semplice:
- Nel 1848 viene venduta a William Coningham
- Nel 1850 diventa di proprietà del conte di Northbrook, il nipote di Thomas Baring
- Nel 1894 l’opera viene ceduta alla National Gallery di Londra, dove si trova tutt’ora
DESCRIZIONE
Dà un’occhiata a questa tavola.
È una tela piccolissima.
Parliamo di 45,7 x 36,2 cm.
Questo non vuol dire che sia di bassa qualità.
È lo stesso discorso della Ragazza con il turbante di Vermeer.
Anche lì la tela è veramente piccola (44,5 x 39 cm), ma è un capolavoro rifinito nei minimi dettagli.
Sono proprio i dettagli a rendere il lavoro di Vermeer ed il quadro di Antonello da Messina San Gerolamo nello studio due bellissimi capolavori.
Ma adesso basta.
Concentriamoci sul san San Girolamo.
Sono sicuro che uno dei primissimi elementi che avrai notato è la presenza di questa “cornice nella cornice”.
Poi al centro si staglia il protagonista in prospettiva (sottolineata dal gradino presente in primo piano). Ed è proprio quel gradino a far ricadere la nostra attenzione sull’uomo.
Ma non finisce qui.
C’è quell’enorme struttura di legno: una specie di leggio/scrivania/libreria che occupa gran parte della stanza.
Più tardi ti svelerò qual è la sua funzione e perché ha una forma così strana.
Ora guarda nella parte alta dell’opera.
Le hai viste le 3 finestre bifore?
Con il termine bifore si intendono delle “finestre” caratterizzate da 2 archi e divise al centro da una colonna.
Parte della luce che illumina la scena proviene da lì.
Ho detto “parte della luce” perché ci sono altri punti d’accesso da cui penetra l’illuminazione.
Guarda ai lati del protagonista: ci sono 2 finestre.
Per ora ti basta sapere che il paesaggio che si intravede da queste finestre è molto importante.
Più tardi ti spiegherò tutto nel dettaglio.
Adesso guarda nuovamente il gradino nella parte bassa dell’opera.
È tutto in marmo e l’arco che si vede nella parte alta rimanda all’architettura catalana.
La strana forma della stanza però, non permette di capire se si tratta di uno studiolo o di una vera e propria cattedrale.
Cosa ci fanno degli animali sul gradino?
Quella a sinistra è una pernice, poi c’è un pavone e più a destra c’è un catino in rame pieno d’acqua.
E poi c’è questo stranissimo studio.
L’ambiente del San Gerolamo Antonello da Messina merita un discorso approfondito.
Per prima cosa, il pavimento è costituito da piastrelle grigie e bianche in ceramica, dove si alternano rettangoli e rombi verdi.
Poi c’è la prospettiva.
Hai notato che il pavimento è disposto “in salita”?
In questo modo la profondità dell’opera è accentuata notevolmente.
Il punto di fuga (ovvero il punto in cui convergono tutte le linee parallele) si trova poco più in alto delle mani del protagonista intento a leggere.
Ed ora devo parlarti del legno.
È lui il protagonista assoluto dell’ambiente.
Questa complessa struttura è lo studiolo di san Girolamo e lo possiamo dividere in 3 parti.
Ma prima, una piccola curiosità.
Per rendere estremamente realistico questa specie di soppalco, Antonello ha riprodotto con attenzione anche le venature del legno ed ha colorato alcune delle tavole con dei toni più scuri.
Ecco le parti principali dello studiolo.
La prima parte è costituita dai 3 piccoli gradini della scala (dove ci sono anche un paio di calzature).
Alla sinistra dei gradini ci sono 2 vasi fatti in maiolica (una sorta di ceramica) con dei fiori dentro; inoltre c’è una coppa a forma di sfera sorretta da un piede e all’interno c’è un arbusto spuntato a forma di palla.
Più a sinistra ci sono dei garofani e alla fine si vede anche un gatto ritratto di profilo e che guarda a sinistra.
La seconda sezione dello studiolo è tutta la struttura sul lato sinistro, accanto all’arco.
Qui ci sono diversi scaffali da cui sporgono alcuni libri; più a destra c’è il leggio con san Girolamo.
Poco più in alto degli scaffali appeso al muro c’è un crocifisso.
Poi nella parte esterna della struttura, più in basso c’è una luce spenta ed un asciugamano leggermente malmesso.
E poi ci sono tantissimi libri, senza contare il calamaio con una piuma all’interno che si vede sulla scrivania del protagonista.
Ora voglio parlarti proprio di san Girolamo.
Come puoi vedere, qui è ritratto mentre è impegnato a sfogliare un libro: con la mano sinistra trattiene una pagina, mentre con l’altra la sta sfogliando per passare a quella successiva.
Hai visto com’è strana la sedia su cui è seduto?
È fatta completamente in legno ed ha la forma di un cilindro tagliato.
Ma non c’è solo questo.
Dà un’occhiata all’espressione di San Girolamo.
È completamente concentrato nella lettura.
Anche il suo abbigliamento è importante.
Indossa il tipico abito rosso dei cardinali con sopra un berretto ed un cappotto sempre dello stesso colore.
Quest’ultimo, poi, è talmente lungo da ripiegarsi più e più volte sul pavimento.
Ma i dettagli non si fermano qui.
Si vedono persino le maniche bianche che spuntano fuori dalla camicia bianca ed anche una specie di pelliccia marrone chiaro che copre il petto del protagonista.
Incredibile.
Ti ricordo che il quadro è davvero molto piccolo e dipingere questi particolari non è per niente facile.
Adesso guarda alla destra della sedia.
La vedi la cassapanca?
Anche questa è fatta completamente in legno e su di essa c’è appoggiato il grande cappello rosso di san Girolamo.
L’ambiente in legno avvolge completamente l’uomo.
Quei ripiani alle sue spalle, ad esempio, sono stracolmi di documenti, caraffe, scatole e vasi.
Non manca proprio niente in questa scena.
E non finisce qui.
Dietro questi enormi ripiani, si intravedono due grandi pilastri quadrilobati (divisi in 4 lobi), i quali hanno il compito di sostenere l’arco architettonico alle loro spalle.
Ora è il momento che ti parli delle 3 finestre bifore.
In quella centrale si vedono 2 uccelli appoggiati (nella zona sinistra) ed altri 2 che stanno spiccando il volo (lato destro).
Anche nella finestra di destra c’è una scenetta simile, mentre quella a sinistra si intravede a malapena e comunque non c’è nessun uccello.
Ma le sezioni laterali di questa scena sono importanti tanto quanto quella centrale, te lo garantisco.
Sotto la finestra di sinistra ce ne è un’altra molto più grande in cui si vede un paesaggio molto dettagliato.
C’è una grande campagna ed un fiume che scorre in primo piano ed alcuni alberi; su una riva ci sono 2 personaggi vestiti di nero e con un berretto bianco che camminano in compagnia di un cane (probabilmente sono dei cacciatori).
Sul fiume ci sono altri 2 uomini vestiti di bianco su una barca impegnati a remare, e si vede persino il riflesso dell’imbarcazione nell’acqua!
Sull’altra sponda del fiume c’è un uomo vestito di rosso: probabilmente è un pescatore.
Alle sue spalle si scorge un incrocio dove ci sono 2 cavalieri che si muovono.
Sul lato sinistro c’è una grande città caratterizzata da un campanile e delle enormi mura, e dal lato opposto c’è un altro recinto murato che racchiude un giardino.
Dipingere questa piccola scenetta deve essere stato difficilissimo, non credi?
Ci sono altre 2 grandi aperture anche sul lato destro della scena, ma non è la stessa cosa.
Da queste si vede soltanto un panorama naturale e nient’altro.
Ma il dettaglio più interessante in questa sezione non ha a che fare con le finestre.
Se guardi un po’ più in basso noterai una sagoma nell’ombra.
Si tratta di un leone.
Cosa ci fa lì un leone?
Come vedi è molto docile e sta camminando con tranquillità verso san Girolamo.
Ha intenzione di attaccarlo?
Assolutamente no.
Questo animale ha un ruolo simbolico e tra poco ti svelerò qual è.
SIGNIFICATO
È giunto il momento di capire cosa sta succedendo in questa complessa opera.
Cominciamo da San Girolamo.
Devi sapere che lui è uno dei più importanti Padri della Chiesa ed è vissuto tra il 4° ed il 5° secolo dopo Cristo.
Una domanda.
Come facciamo a sapere che si tratta proprio di San Girolamo e non di qualche altro personaggio cristiano?
Ci sono alcuni dettagli inconfondibili, come la veste rossa da cardinale (che si vede anche nei quadri di san Girolamo fatti da Caravaggio), un attributo tipico di questo santo poiché è stato il consigliere personale di Papa Damaso I.
Nella Legenda Aurea (un testo in cui sono riportate le biografie dei santi) di Jacopo da Varazze, c’è un aneddoto a proposito di San Girolamo che ha eroicamente estratto una spina dalla zampa di un leone, addomesticandolo.
In effetti, questo spiegherebbe la presenza e la tranquillità del leone nel quadro di Antonello.
Forse non sai che San Girolamo nel Rinascimento è stata una tra le figure più apprezzate e studiate, soprattutto perché era un grande conoscitore del greco e dell’ebraico.
In pratica era un volto che rispecchiava alla perfezione i valori di questo periodo storico.
È stato uno studioso molto diligente.
Davanti a lui Antonello da Messina aggiunge un calamaio ed un sacco di libri: sono 2 simboli che alludono alla sua attività di commentatore della Bibbia ed al suo impegno nella filologia.
Poi c’è quel crocifisso appeso di cui ti ho già parlato prima.
Questo è un simbolo di Cristo che veglia sull’attività di San Girolamo.
Ma perché inserire tutti questi simboli? Perché è stata realizzata un’opera del genere?
È un discorso che abbiamo già affrontato prima.
Le ipotesi sono molte: potrebbe trattarsi di un quadretto che doveva decorare uno studiolo di qualche aristocratico.
Non sarebbe un’idea così strana.
La decorazione degli studioli andava molto di moda nella seconda metà del ‘400.
Uno degli esempi più celebri è lo studiolo di Isabella d’Este, in cui c’era anche il bellissimo Parnaso di Andrea Mantegna a decorarlo.
Ma uno degli aspetti migliori della tela di Antonello da Messina è il fatto che sia riuscito a realizzare una composizione estremamente rigorosa, con il punto di fuga che si trova nella parte centrale dell’opera.
Ma la bellezza di questo lavoro non è costituita soltanto dalla geometria e dalla cura dei dettagli.
Anche la luce è molto importante.
Devi sapere che la scena è illuminata da 2 punti differenti:
- La prima fonte di luce giunge frontalmente dall’esterno
- La seconda proviene dalle finestre in secondo piano
Ma qualcosa non va.
Cioè?
Il comportamento della luce è anomalo ed infatti sembra che ci sia più di un sole nel cielo.
E non è l’unica stranezza.
Tutto questo ambiente è frutto di molteplici incastri di forme diverse.
Non ci sono assolutamente delle forme semplici ed i nostri occhi fanno fatica a focalizzare tutta la scena.
Quali sarebbero queste forme complesse?
Ce ne sono davvero molte, come ad esempio la finta cornice di cui parlavamo all’inizio di questo articolo, poi c’è la struttura di legno costituita da tanti pezzi diversi e non è un blocco unico (come si potrebbe pensare).
Inoltre le gallerie ai lati non sono uguali: in quella a sinistra c’è soltanto una finestra, mentre nell’altra ci sono 2 aperture, una serie di colonne ed addirittura un leone.
Insomma, questa composizione in realtà è un “quadro nel quadro” e la cornice è costituito dalla mattonata esterna che ci separa dallo studiolo del santo.
I dettagli poi, sono fondamentali.
Hai visto il foglietto che sporge sul lato sinistro della scrivania del protagonista?
Ti starai sicuramente chiedendo ci fa lì.
In effetti si trova in un posto un po’ strano, ma il motivo è semplice.
Sono sicuro che starai sgranando gli occhi nel tentativo di capire cosa c’è scritto su quel foglio.
Ma anche da molto vicino, sarebbe impossibile capirlo.
Sicuramente ti aspettavi di leggere la firma di Antonello da Messina, ed invece c’è soltanto uno scarabocchio.
E perché ha fatto una cosa del genere?
Per spingerti a guardare con attenzione ogni dettaglio dell’opera.
A proposito dei dettagli, c’è una curiosa interpretazione di cui vorrei parlarti.
Si tratta di una complessa ipotesi avanzata dalla professoressa Penny Howell Jolly, docente di storia dell’arte allo Skidmore College.
Non voglio tirartela troppo per le lunghe, quindi ti riassumo la parte più importante della sua spiegazione.
Nella Lettera a Eustachio che San Giorlamo ha scritto a Roma nel 384 d.C vengono trattati 3 temi principali:
- L’ascetismo e l’isolamento sono delle pratiche perfetto per accedere al Paradiso
- La verginità è lo stato umano che si avvicina più a quello divino
- Le immagini e le allegorie erotiche del Vecchio Testamento alludono al fatto che la Vergine, oltre ad essere la Madre di Cristo è anche la sua sposa
Sulla base di questi 3 elementi, tutti i particolari presenti nel quadro di Antonello da Messina acquisiscono dei significati completamente nuovi.
Se letti in verticale, hanno delle caratteristiche negative; al contrario, se vengono letti in orizzontale, diventano positivi.
Sembra complesso vero?
Non preoccuparti, ora ti spiego tutto.
Cominciamo con la lettura in verticale:
- La pernice è in realtà un uccello malvagio che ruba le uova di altri uccelli (figura 1)
- Il gatto simboleggia il diavolo; inoltre ha delle valenze sessuali (figura 2)
- La lampada spenta sulla struttura di legno ricorda la Parabola delle 10 vergini narrata da Gesù nel Vangelo di Matteo, facendo particolare riferimento alle 5 donne stolte che finito l’olio per la lampada e sono andate ad acquistarlo, non giungendo in tempo per il matrimonio con lo sposo (figura 3)
- L’asciugamano malandato è un simbolo contrario della verginità di Maria (figura 4)
- Il paesaggio che si intravede dalla finestra a sinistra è la rappresentazione di una vita caratterizzata dalla corruzione e dalla tentazione (al contrario dell’isolamento) (figura 5)
Guarda come cambia il quadro se interpretiamo i particolari orizzontalmente:
- La pernice è simile al pavone (un uccello che viene spesso associato al Paradiso). La pernice, poi, è l’unico uccello in grado di riconoscere la voce della propria madre (figura 1)
- Il pavone è il simbolo dell’immortalità e dell’incorruttibilità, dato che la sua carne non si rovina e non ammuffisce (figura 2)
- Il bacino di rame accanto agli uccelli è il simbolo della purificazione (figura 3)
- Le patena (un piatto di metallo largo che viene usato per coprire il calice che contiene l’ostia) simboleggia il corpo di Maria che ha dato alla luce Cristo (figura 4)
- La caraffa di vetro è un’altra metafora della Vergine, poiché lei è stata attraversata dalla luce senza essere corrotta (figura 5)
- I barattoli delle spezie ricordano il ruolo di Cristo salvatore (figura 6)
- L’arbusto presente nel piccolo vaso è una rappresentazione dell’Hortus conclusus ovvero il giardino recintato di Maria, e quindi un altro simbolo della verginità (figura 7)
- Il garofano sulla sinistra rappresenta il fidanzamento tra la Vergine e Cristo e poi è anche simbolo dell’Incarnazione e della Passione (figura 8)
- Il crocifisso in alto simboleggia la Passione di Cristo e la sua onnipresenza (figura 9)
- Lo stesso San Girolamo illuminato rappresenta la sua entrata nella Città di Dio per mezzo della luce. Lettura e meditazione sono due requisiti fondamentali per ottenere la salvezza. (figura 10)
- Il leone ed il paesaggio naturale alle sue spalle alludono al periodo da eremita che San Girolamo ha trascorso nel deserto (figura 11)
- Gli uccelli che si vedono nelle bifore simboleggiano le anime dei cristiani che vanno in cielo (figura 12)
Tu cosa ne pensi? Qual è il vero significato di questo capolavoro?
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