Oggi ti farò conoscere un quadro misterioso. È un autoritratto, o meglio, è uno degli autoritratti più importanti di tutta la storia dell’arte. E non lo dico soltanto per la sua bellezza, ma soprattutto per l’influenza che ha esercitato sui pittori di tutti i tempi. L’autore di questa tela è il pittore fiammingo Van Eyck, il quale è stato uno dei più grandi maestri del ‘400. Oggi voglio farti conoscere meglio il suo stile parlandoti del suo famoso Ritratto di uomo con turbante rosso.
Ci sono un sacco di informazioni a proposito di questo lavoro ed ho intenzione di spiegarti tutto per filo e per segno.
Così ho deciso di scrivere questo articolo.
Quando avrai finito di leggerlo, ti assicuro che:
- Conoscerai la storia di questo leggendario capolavoro di Jan Van Eyck
- Scoprirai l’identità dell’uomo protagonista di questo ritratto fiammingo
- Ti renderai conto che in questo caso la cornice dell’opera è importante tanto quanto il quadro
E molto altro ancora, te lo garantisco.
Ma prima di andare avanti, devo chiarire una cosa.
Nel corso del tempo sono stati attribuiti diversi titoli a quest’opera, ed ecco quali sono:
- Ritratto d’uomo con turbante rosso
- Ritratto d’uomo (autoritratto?)
- Ritratto d’uomo con turbante
Ma non temere.
Si tratta sempre dello stesso quadro.
Sei pronto per conoscere per bene questo lavoro? Cominciamo!
Data di realizzazione: 1433
Dimensioni: 25,5 x 19 cm
Dove si trova: National Gallery, Londra
STORIA
Non c’è molto da dire in realtà.
Quel che è certo è che questo mezzo busto uomo è uno dei migliori lavori mai realizzati da Jan Van Eyck nella sua carriera da pittore.
E quando l’avrebbe realizzato?
Nel 1433.
E molto probabilmente va in coppia con un altro lavoro del 1439: il Ritratto di Margaret van Eyck.
Non stupirti.
Non è la prima volta che due quadri vanno in coppia nella storia dell’arte.
Pensa al Doppio ritratto dei duchi di Urbino di Piero della Francesca.
Ma perché Van Eyck ha dipinto due ritratti?
Per dimostrare la sua abilità.
Cioè?
Si tratta di 2 lavori che sicuramente si trovavano nello studio di Van Eyck e servivano a dimostrare ai potenziali clienti la sua bravura.
Ma non è soltanto questo.
C’entra anche la vanità.
Se guardi sia il ritratto dell’uomo con il turbante e quello di Margaret, avrai sicuramente notato lo sfarzo ed il lussuoso abbigliamento dei protagonisti (ed in particolare della donna).
E perché ha fatto tutto ciò?
Per dare prova a tutti che Jan era molto ricco.
Ma a dirla tutta, il pittore Van Eyck non aveva bisogno di questi mezzucci per provare la propria abilità o il suo status.
Ah no?
Assolutamente.
Devi sapere che Jan non ha avuto la stessa “sfortuna” dei suoi colleghi che sono diventati famosi soltanto dopo la loro morte (come i quadri di Van Gogh e le tele di Caravaggio).
Al contrario di molti altri, Van Eyck nel 1433 era già famosissimo e riceveva continuamente richieste per molte opere.
Ma questo lavoro è diverso.
Trattandosi di una tela da esporre nel suo studio, non c’è nessun committente.
Jan ha dato vita a quest’opera di sua spontanea volontà.
E forse l’uomo nel ritratto che indossa questo turbante alto potrebbe essere proprio Van Eyck Jan.
Cosa? Si tratta di un autoritratto?
Calmo.
Tra poco ti spiegherò tutto.
Ora ci interessa sapere soltanto come questa tela sia arrivata dai Paesi Bassi a Londra.
In realtà è molto semplice.
Nel 1644, ben 2 secoli dopo essere stata completata, questa tela è stata acquistata da Thomas Howard, l’Earl di Arundel.
Earl? Che sarebbe?
Si tratta di un titolo nobiliare tipico dell’Europa del Nord, una specie di capitano che governa un territorio per conto del sovrano.
Thomas ha acquistato questo lavoro durante il suo periodo d’esilio trascorso ad Anversa.
Poi passano un altro paio di secoli ed il quadro viene acquistato dalla National Gallery di Londra, dove lo puoi ammirare tutt’oggi.
DESCRIZIONE
Guarda con attenzione questo ritratto.
È uno dei ritratti fiamminghi più famosi di tutta la storia dell’arte.
Ed io ho intenzione di farti capire il perché.
Cominciamo dagli elementi più importanti.
Il turbante.
Come no?
Quello che vedi in testa al protagonista non è un turbante.
È un capperone.
E cosa sarebbe?
È una sorta di cappello molto di moda tra gli uomini del 15° secolo, in particolare tra i nobili francesi, quelli italiani e dell’Europa centrale.
Qual è la differenza con il turbante?
Il capperone è una “fusione” tra un turbante ed un cappuccio.
Se hai guardato con attenzione, ti sarai reso conto che il protagonista di questo portrait Van Eyck indossa questo copricapo facendo attenzione che le sue estremità siano legate saldamente.
In questo modo, durante la realizzazione del ritratto non ci sarebbe stato il rischio della sua caduta, diventando un ostacolo nel corso della realizzazione.
C’è un’altra cosa.
Non è l’unica volta che Van Eyck inserisce il capperone nei suoi lavori.
Proprio così.
Se guardi l’uomo riflesso nello specchio presente nel ritratto dei coniugi Arnolfini oppure l’uomo sullo sfondo nella Madonna del cancelliere Rolin puoi rendertene conto tu stesso.
Questo copricapo è sempre presente.
Ma perché gli dà così tanta importanza?
Perché era un accessorio molto popolare e poi Jan era un tipo a cui piaceva misurarsi con delle sfide sempre più difficili.
E dipingere tutte le linee, le pieghe ed i dettagli di un copricapo del genere non è per niente semplice.
Prima ti ho detto che il protagonista ha fatto molta attenzione ad arrotolare il capperone in modo tale che non cascasse in avanti.
Questa è un’accortezza da non sottovalutare.
E perché?
Perché è un importante indizio sulla possibile identità del protagonista.
Potrebbe trattarsi proprio di Jan Van Eyck ed ora ti spiego il perché.
Se indossava questo copricapo anche mentre dipingeva, era necessario che non si srotolasse o che un lembo di tessuto cascasse in avanti, perché – data la sua lunghezza – sarebbe potuto cadere direttamente sulla tela o sulla tavolozza di colori.
Ma si tratta soltanto di un’ipotesi.
Non ci sono delle prove schiaccianti che dimostrino che si tratti di un autoritratto.
E com’è saltata fuori quest’ipotesi?
Guardando l’abbigliamento.
È un vestito appartenente ad un uomo molto ricco e poi il lavoro assomiglia troppo a quello di Margaret, sua moglie.
Come se non bastasse, c’è anche quella scritta sulla parte superiore della cornice.
Sembra una specie di motto.
Ma non preoccuparti.
Tra poco ti svelerò il significato di questa iscrizione.
Cos’altro fa pensare che si tratti di un autoritratto?
Il fatto che non c’è un committente e che la tela fosse esposta nel suo studio.
In pratica questo lavoro è come un biglietto da visita per i clienti, i quali dopo aver visto di cosa era capace Jan, gli avrebbero affidato sicuramente degli incarichi.
Ma cos’ha di tanto speciale questo lavoro?
Guarda attentamente.
Ogni cosa è dettagliata fino all’inverosimile.
Il protagonista è girato di tre quarti ed ogni linea è al posto giusto.
Sono super dettagliate e realistiche anche le rughe sul suo volto!
Probabilmente si tratta di un uomo di mezza età.
Oltre alle rughe, è fenomenale anche lo sguardo.
I suoi occhi sono spalancati e rendono il suo sguardo freddo ed impassibile.
Se guardi attentamente, puoi notare che il protagonista non sta guardando direttamente verso di noi, ma tende leggermente verso l’esterno.
Ma c’è dell’altro.
C’è una combinazione di dettagli che rende eccezionale questo ritratto:
- Il naso accentuato
- La bocca distesa
- Il volto racchiuso dal capperone
Pensa che lo scrittore James Hall ha descritto Jan Van Eyck come un uomo che “vede le cose – compreso sé stesso – in modo ravvicinato, ma senza perdere traccia del quadro generale”.
È vero, il suo volto occupa gran parte della composizione ideata da Van Jan Eyck, ma c’è qualcosa di insolito.
La testa è troppo larga rispetto al busto.
Che sia un errore?
Può darsi.
Oppure il pittore l’ha fatto apposta per riprodurre con più cura ed attenzione tutti i particolari del volto.
In questo modo tutto il resto scivola in secondo piano.
E sono proprio i particolari a rendere eccezionale quest’opera.
Guarda da più vicino gli occhi.
Non ci crederai, ma tra iride e tutto il resto c’è una geniale combinazione di colori.
Analizziamo l’occhio sinistro, per esempio.
C’è del bianco che si amalgama alla perfezione con piccole quantità di rosso e di blu.
Il rosso? E dov’è?
In pratica l’ha utilizzato come tono sottostante in 4 parti differenti dell’occhio così da avere – alla fine – un effetto illuminante fantastico.
Si vede perfino la carnucola lacrimale, qui rappresentata con un colore vermiglio molto delicato.
Per colorare l’iride il pittore si è servito invece di un blu ultramarino (ed ha usato lo stesso colore anche per tracciare la sua circonferenza).
Per rendere tutto più reale ha mescolato il blu con il bianco ed il nero e così ha messo in risalto la pupilla.
Se guardi da molto vicino, noterai delle piccole macchie di nero attorno alla circonferenza dell’iride.
Infine, per dare un tocco scintillante all’occhio, ha riutilizzato il bianco disegnando 4 piccole macchie sull’iride.
Non lo trovi straordinario?
Io penso che Van Eyck fosse un vero e proprio talento.
E la sua bravura non si ferma soltanto alla tela.
Anche la cornice è molto importante.
Sai che si tratta della cornice originale dell’opera?
Proprio così.
A distanza di secoli si è conservata in ottimo stato.
Le hai notate le iscrizioni sopra e sotto la cornice, vero?
Parliamo di una cosa alla volta.
Nella parte bassa della cornice c’è l’iscrizione che vedi qui sotto.
Che significa?
È un’iscrizione che riporta la firma dell’artista e la data di realizzazione dell’opera.
C’è scritto “Jan Van Eyck mi ha dipinto il 21 Ottobre 1433”.
Nella parte superiore della cornice c’è un’altra iscrizione, tracciata con delle lettere greche che compongono un gioco di parole che assomigliano molto al nome del pittore.
Traducendo l’iscrizione si legge “Faccio del mio meglio”.
Jan era solito imprimere delle iscrizioni del genere nei suoi lavori.
Qual è il senso di queste iscrizioni?
In effetti sono abbastanza strane.
Nel 15° secolo era abbastanza strano che i pittori firmassero e datassero opere del genere.
Al massimo riportavano soltanto l’anno di realizzazione, ma qui Van Eyck è stato estremamente fiscale ed ha indicato addirittura il giorno ed il mese di realizzazione.
Perché ha fatto una cosa del genere?
La ragione è sempre la stessa.
Vuole stupire i suoi clienti.
Ha dipinto ogni singolo particolare di quest’opera con grande attenzione.
Per portare a termine un’impresa del genere deve aver impiegato molto tempo.
Altri pittori ci avrebbero messo degli anni, mentre a lui sono bastati pochi mesi.
Il motto “Faccio del mio meglio” ricorre molto spesso tra le opere di Jan.
Sicuramente era una frase provocatoria verso altri artisti.
Li sfidava a fare di meglio.
Ma questa iscrizione è diversa.
È scritta con dei caratteri greci, ma la frase è in lingua fiamminga.
E questo che significa?
Il greco è una lingua antica, mentre il fiammingo è l’idioma dei suoi contemporanei.
Van Eyck era talmente sicuro della sua abilità che lanciava la sfida sia ai suoi contemporanei che ai pittori del passato.
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