Voglio farti conoscere una leggendaria serie di quadri passata alla storia per i suoi straordinari colori. L’autore di questo sterminato gruppo di capolavori è Claude Monet, uno dei più celebri pittori impressionisti. Avrai già sentito parlare di questo pittore per via delle sue famose ninfee, ma credimi, anche le tele di cui ti parlerò oggi sono meravigliose. Oggi ti parlerò dei Covoni di grano.
Ma prima voglio fare una piccola precisazione.
La serie dei covoni è composta da più di 20 quadri sparsi in tutto il mondo.
Per non creare troppa confusione ho diviso questo articolo in sezioni.
In ognuna di esse ti racconterò la storia di ogni tela e te ne parlerò nei dettagli.
Quando avrai finito di leggere il mio articolo ti assicuro che conoscerai benissimo i covoni Monet.
E poi capirai anche:
- Il motivo per cui l’artista ha dipinto così tanti quadri sui covoni di fieno
- In quali musei si trovano questi capolavori e la loro storia
- Quali sono le tele più famose e le loro particolarità
E molto altro ancora.
Sei pronto per conoscere per bene questi capolavori?
Iniziamo.
LA STORIA DEI COVONI
Prima che inizia a parlarti di ciascun covone di grano ritratto da Monet, devo dirti un paio di cose.
Facciamo un passo indietro e torniamo al 1883.
In quell’anno Claude si trasferisce a Giverny.
Vivrà qui per 40 anni, fino alla fine dei suoi giorni.
E sai una cosa?
Le opere che realizza in questo periodo avranno per soggetto tutti gli elementi che si trovano nei pressi di casa sua.
Davvero?
Sì.
Lui non ha alcun bisogno di fare dei lunghi viaggi o di trasferirsi in città affollate per cercare l’ispirazione per le sue tele.
Tutto quello di cui ha bisogno si trova lì.
Sai perché ha scelto Giverny e non una città d’arte come Parigi?
Per via del paesaggio.
Secondo lui, Giverny ha tutte le carte in regola per diventare protagonista dei suoi capolavori.
Gli scorci del posto sono meravigliosi.
Poi lui apprezza soprattutto come cambia il volto del paese con lo scorrere delle stagioni.
Monet ama soprattutto l’inverno.
In quel periodo Giverny è caratterizzata soprattutto da colori morbidi.
Sono delle tonalità perfette per i suoi quadri.
E forse non lo sai.
Fuori casa sua ci sono un mucchio di covoni.
E lì gli viene l’idea.
Loro sono i soggetti perfetti per studiare come la luce (ed i colori) proiettata su un elemento cambi nel corso del tempo.
In molti hanno pensato che i covoni fossero dei soggetti scontati e dei quadri su di loro non avrebbero mai avuto successo.
Ma i pittori che conoscono Monet sanno anche che lui ha sempre scelto con attenzione i protagonisti dei suoi lavori.
Dopo averci pensato su, non ha più dubbi.
Così comincia a studiare i covoni di fieno.
Da dove inizia?
La prima cosa che fa è cercare di disegnarli mentre sono illuminati direttamente dalla luce.
E poi?
Poi li esamina e li disegna continuamente dallo stesso punto di vista (o ne cerca di migliori).
Ma nel corso dei suoi studi non cambia soltanto il punto da cui osserva i covoni.
E cos’altro?
Monet vuole studiare questi soggetti con ogni condizione atmosferica.
Vuole capire come cambia la luce d’inverno, d’estate, al tramonto, nei giorni nuvolosi e così via.
Da questo momento in poi i quadri seriali diventeranno un marchio di fabbrica di Monet.
In che senso?
Il grande gruppo di quadri dei covoni è soltanto il primo progetto di questo genere.
Negli anni seguenti realizzerà anche i quadri sulla cattedrale di Rouen.
Ma torniamo a parlare dei covoni.
Sai a cosa servono?
Di solito sono composti dal grano che poi viene utilizzato per fare il pane.
E la loro altezza varia dai 3 ai 6 metri.
Ma qual è la loro funzione?
I covoni vengono sistemati in questo modo per tenere asciutto il grano fino al momento in cui lo stelo potrà essere separato attraverso la trebbiatura.
Per tenere asciutto il grano? Ma se piove?
I contadini hanno pensato anche a questo.
Per evitare che tutto il grano si rovini a causa della pioggia, sopra alla pila viene posto una specie di tetto di paglia.
Nel 19° secolo i covoni sono utilizzatissimi in tutta Europa.
Ed hanno tutti questa forma?
In realtà no.
La struttura tende a cambiare in ogni regione.
In Normandia (nord-ovest della Francia), dove si trova Giverny sono di solito tondeggianti con sopra un tetto di paglia simile ad una casetta.
Ora voglio rispondere ad un’altra domanda.
Secondo te i covoni di Monet sono di sua proprietà o appartengono a qualche altro contadino?
Sono del suo vicino.
Il contadino Monsieur Quéruel.
Claude da casa sua ha visto come cambiano i colori sui covoni con il passare dei giorni ed è rimasto affascinato.
E sai cos’ha fatto?
Ha chiesto alla figlia del contadino, Blanche Hoshedé di fornirgli 2 tele.
Perché proprio lei?
Perché si è offerta di aiutare l’artista.
Monet ha chiesto soltanto 2 tele perché vuole ritrarre i covoni in 2 momenti diversi:
- In una giornata di sole
- In un giorno nuvoloso
Mentre è impegnato nel suo lavoro, il pittore si rende conto che 2 tele non sono sufficienti per rappresentare ogni singolo cambiamento della luce sugli oggetti.
Ha bisogno di altre superfici su cui dipingere.
Così Blanche carica sulla carriola quante più tele possibili.
E – giorno dopo giorno – i quadri cominciano ad accumularsi.
Ma lascia che ti dica una cosa.
Per realizzare questi lavori il pittore utilizza la tecnica impressionista en plein air (dipinge all’aria aperta gli elementi principali della scena) e poi aggiunge eventuali ritocchi nel suo studio.
Vuole che i colori nella sua serie di opere siano armonici.
Adesso voglio rispondere ad un’altra importante domanda.
Quanti sono i Monet covoni?
Sono più di 20.
Nel 1888 ha dipinto 5 tele con questo soggetto.
Ha realizzato qualche quadro simile prima?
In realtà i mucchi di fieno sono presenti nelle sue composizioni soltanto come oggetti secondari.
Ma per non fare confusione gli esperti hanno deciso una cosa molto importante.
Soltanto i quadri riguardanti i covoni (realizzati dai contadini) del 1890 fanno parte della serie ufficiale dei “Covoni”.
Tra poco di farò conoscere ogni lavoro.
Voglio dirti un’ultima cosa.
Quello dei covoni di Monet è un esperimento.
In che senso?
L’artista ripete continuamente lo stesso soggetto in modalità differenti per mettere in risalto le sfumature ed i cambi di colore che avvengono nel corso del giorno.
I covoni del 1888-1889
Voglio parlarti di 3 tele di Monet che hanno preceduto la serie ufficiale dei “Covoni” realizzata nel 1890.
I lavori che sto per farti conoscere sono stati dipinti nel 1888-1889.
Covoni di fieno, tramonto
La serie dei covoni di fieno Monet è davvero molto importante, ma anche questo lavoro è fondamentale.
Covoni di fieno, tramonto oggi si trova al Museum of Modern Art di Saitama, in Giappone.
Data di realizzazione: 1888
Dimensioni: 65 x 92 cm
Dove si trova: Museum of Modern Art, Saitama
Prima di parlarti del quadro di Monet devo dirti un’altra cosa.
Esiste un’opera intitolata Fuji Rosso realizzata dal giapponese Hokusai, il quale è vissuto tra il ‘700 e l’800.
Che c’entra ora questo lavoro?
Te ne parlo perché è strettamente legata ai covoni di grano Monet.
Devi sapere che la composizione della scena di Hokusai è molto semplice.
Ci sono soltanto 3 scale di colore nel quadro.
- Rosso ruggine
- Verde per le zone inferiori
- Blu per il cielo
La divisione è resa ancora più evidente dalle nuvole bianche che attraversano l’opera e dalla neve depositata sulla cima della montagna.
Non ci crederai, ma anche nel quadro di Monet conservato in Giappone c’è una struttura molto simile.
Davvero?
Certo.
Confrontiamo per un momento il lavoro di Claude con quello di Hokusai.
Il primo elemento che salta all’occhio sono i 2 covoni: uno più vicino (quello di destra) e l’altro più lontano (quello di sinistra).
E poi?
I colori di quest’opera sono straordinari.
C’è quel blu chiaro utilizzato giusto per dare un po’ di consistenza alla catena montuosa che si vede sullo sfondo.
E poi ci sono anche l’arancione ed il rosa posti sulla tela sia per mettere in risalto i colori del tramonto che per dare dei tocchi di colore al manto erboso.
Ma c’è spazio anche per altri colori in questo lavoro.
Ad esempio?
C’è una variazione di verde in primo piano.
Utilizza queste sfumature di colori per differenziare il prato in primo piano rispetto a quello che si vede più in lontananza illuminato dagli ultimi raggi del sole.
Hokusai ha utilizzato gli stessi colori per il suo Fuji Rosso?
In realtà no.
Il colore verde che l’artista giapponese ha utilizzato per i gruppi di pini presenti ai piedi della montagna è completamente diverso da quello di cui si è servito Monet per l’erba in primo piano.
Ma il rosso ruggine/arancione scuro usato per gran parte della montagna è molto simile a quello dei covoni del pittore impressionista.
Però c’è una differenza.
Monet ha usato delle pennellate incrociate sulla tela ed ha anche alternato delle pressioni più leggere di colore alternate ad altre più pesanti.
E poi, oltre ai colori, c’è anche un’altra somiglianza con l’opera di Hokusai.
Quale sarebbe?
Il Fuji Rosso è contornato da alcune linee lunghe.
Queste stesse linee le ritroviamo tracciate con il colore arancione nei “tetti” dei covoni di fieno al tramonto, che in questo momento della giornata sembrano come avere una sorta di alone luminoso tutt’intorno.
Covoni di fieno, effetto della neve ghiacciata
Qui puoi leggere tutto quello che devi sapere a proposito della tela dei covoni di fieno che si trova all’Hill-Stead Museum di Farmington, negli Stati Uniti.
Data di realizzazione: 1889
Dimensioni: 64 x 91,3 cm
Dove si trova: Hill-Stead Museum, Farmington
STORIA
Voglio raccontarti come questa tela – da Parigi – sia arrivata negli Stati Uniti d’America.
Devi sapere che quest’opera è stata presentata al pubblico ad una mostra di Monet e Rodin alla Georges Petit Gallery, a Parigi.
Quando si è tenuta questa mostra?
È cominciata il 21 giugno 1889.
Nello stesso anno in cui Monet ha completato questa tela, ha deciso di farla conoscere a tutti.
E com’è andata?
È stato grandioso.
Pensa che Claude ha venduto il suo lavoro ad un collezionista ancor prima che questo venisse mostrato al pubblico.
Incredibile.
E sai chi l’ha comprato?
Boussod, Valadon & Cie.
Quanto l’hanno pagato?
2500 franchi (oggi equivalgono a circa 500 dollari).
Ma questo è soltanto l’inizio della storia di questa tela.
Cosa è successo in seguito?
Boussod, Valadon & Cie. l’hanno venduto ad Oppenheim a quasi il doppio.
4500 franchi.
Ma poi i precedenti proprietari si sono resi conto del vero valore dei covoni e l’hanno riacquistata da Stany Oppenheim pagandola 6500 franchi.
Sapendo che il quadro avrebbe fruttato molto di più, Boussod, Valadon & Cie. hanno ceduto l’opera ad A.A. Pope per 10350 franchi (circa 2000 dollari).
A proposito di Pope, c’è dell’altro che devo dirti.
Cioè?
È stato un accanito collezionista dei quadri di Monet.
Nel 1899 stava attraversando l’Europa con la sua famiglia.
Un viaggio durato 10 mesi.
A Parigi ha incontrato Monet ed è rimasto ipnotizzato dall’opera ritraente le Marine di Antibes.
Nell’agosto 1899 Pope giunge a Parigi per la 4° volta e compra altre 2 tele del pittore impressionista.
Una di queste è Covoni di fieno, effetto della neve ghiacciata.
E qual è l’altro quadro che ha comprato?
Uno realizzato nel 1886 intitolato Rocce alla Belle Ile.
Pope porta con sé i nuovi acquisti.
Poco tempo dopo queste opere diventano protagoniste di diverse mostre.
Nel 1891 il quadro dei covoni viene esposto allo Union League Club di New York.
Tre anni dopo si trova ad una mostra in Cleveland.
Nel 1899, infine, viene esposta nuovamente a New York.
E come è arrivata allo Hill-Stead Museum?
È stata una decisione di Theodate Pope Riddle.
Muore nel 1946 ed ha deciso di lasciare il quadro in eredità allo Hill-Stead Museum.
DESCRIZIONE
Guarda questa tela.
Pensa che quando questa versione di Monet i covoni è stata completata, gli Impressionisti avevano fatto la loro ultima esposizione di gruppo.
L’ultima?
Sì.
Devi sapere che loro non si sono mai considerati un “gruppo”.
Terminato questo impegno, i vari membri hanno intrapreso strade diverse.
Gli impressionisti hanno fatto il loro tempo.
È il momento di lasciare spazio a nuovi artisti.
Questo è il momento del Puntinismo e del Neo-Impressionismo.
Ed infatti è proprio questo il periodo in cui la Domenica pomeriggio sull’isola della Grande Jatte di Seurat sta spopolando.
E Monet che fine ha fatto?
Il pubblico lo considera un artista esperto.
Ha da poco sorpassato i 40 anni.
È stanco di viaggiare continuamente per andare alla ricerca di nuovi soggetti per le sue opere.
Così sceglie una sola destinazione.
Giverny.
Gli scorci offerti da questo piccolo paese sono perfetti.
Ed è qui che trova i covoni di fieno.
In questa tela (così come nelle successive) Monet ha un solo obiettivo.
Vuole “catturare” sulla tela l’istante e gli effetti che l’atmosfera e la luce producono sugli oggetti presenti in scena.
Per fare ciò ha diviso la composizione in 3 sezioni differenti:
- Terreno
- Colline
- Cielo
Ma sia ben chiaro.
Non sto parlando di divisioni nette, con delle linee molto marcate.
Ah no?
No, assolutamente.
Monet separa delicatamente le varie parti di questo lavoro servendosi di colori sfumati.
Ma adesso dà un’occhiata ai covoni ritratti in questo lavoro.
La loro particolare forma li fa risaltare rispetto a tutto il resto.
I colori luminosi e chiari utilizzati per il paesaggio non bastano per sminuire la loro importanza.
E sai perché sono così evidenti?
Perché il pittore li ha “dotati” di una sorta di alone retroilluminato.
E diciamocelo.
In questa situazione è stato davvero difficile farlo.
Per quale motivo?
I colori utilizzati per la neve sono molto chiari ed il rischio di coprire i covoni è proprio dietro l’angolo.
Ma non per Monet.
Calcando un po’ la mano con il pennello Claude è riuscito a metterli tranquillamente in risalto.
Covoni di fieno a Giverny
Qui voglio parlarti del quadro dei covoni che oggi si trova al Tel Aviv Museum of Art in Israele.
Data di realizzazione: 1889
Dimensioni: 65 x 81,5 cm
Dove si trova: Tel Aviv Museum of Art, Israele
Come ha fatto quest’opera ad arrivare in Israele?
È una bella domanda.
Non ci sono molte informazioni sulla storia di questa tela.
Tutto ciò che so è che il quadro è stato donato al museo da un anonimo nel 1973.
Prima di allora non si sa nulla.
Ma riguardo la sua descrizione il discorso è completamente diverso.
Protagonisti indiscussi di questa composizione sono i caratteristici covoni di Giverny.
Caratteristici? Perché?
Prima ti ho detto che ogni paese ha “personalizzato” la struttura dei suoi covoni di fieno.
E quelli di Giverny hanno una tipica forma circolare con sopra un tetto a cono.
Come se fossero delle piccole case di paglia.
Ma andiamo avanti.
Il giorno in cui Monet ha dipinto quest’opera il cielo era limpido.
Si distingue molto chiaramente ogni dettaglio della scena.
Per esempio?
Alle spalle della struttura di fieno c’è una sorta di “muro” formato da alte piante d’orzo.
Andando ancora più dietro si vede perfettamente anche il contorno della catena montuosa che si staglia contro il cielo azzurro.
Adesso guarda a terra in primo piano.
Vedi quella parte di colore giallo/marrone?
È di un colore diverso rispetto al prato che si vede ai lati.
Questo in primo piano infatti è il fieno caduto a terra.
Hai notato com’è decisa la pennellata?
Il verso del pennello è molto evidente in tutto il quadro.
Combinando questo approccio con dei colori densi è riuscito a rendere nitida tutta la scena.
Serie del 1890-1891
Ora ti presenterò tutti i quadri che fanno parte della serie “ufficiale” dei covoni di fieno realizzata da Monet nel 1890-1891.
Covoni alla luce del sole, effetto mattutino
Qui puoi leggere tutte le informazioni riguardo un quadro (del gruppo) che oggi si trova in una collezione privata.
Data di realizzazione: 1890-1891
Dimensioni: 65 x 100 cm
Dove si trova: Collezione privata
Oggi questa tela è proprietà di un collezionista.
E non ci sono informazioni che permettano di capire a chi appartenesse il quadro in precedenza.
Possiamo soltanto azzardare delle ipotesi.
Per esempio?
Può darsi che un cliente abbia acquistato questo lavoro nel corso della mostra dello stesso Monet, e che poi l’abbia custodita gelosamente (tramandandola di generazione in generazione) fino ad oggi.
Ma ora basta parlare della storia.
Lascia che ti mostri i particolari di questo lavoro.
I colori che ha utilizzato sono molto luminosi e chiari.
Perché ha utilizzato delle tonalità del genere?
Per rappresentare sulla tela la grande forza luminosa del sole.
Mi spiego meglio.
Questa scena è ambientata in un giorno sereno.
Ci sono 2 covoni.
Quello più grande si trova a destra, mentre un altro in secondo piano a sinistra.
Entrambi sono illuminati dal sole.
Ma ora voglio farti notare un’altra cosa.
Dà un’occhiata alle ombre di questi 2 oggetti.
Entrambe sono rivolte verso destra.
Ciò significa che il sole deve essere in alto a sinistra.
E poi c’è un’altra cosa che devo dirti a proposito dei colori.
Cioè?
Per la catena montuosa ed il cielo Monet ha usato delle tonalità molto simili.
Si assomigliano talmente tanto al punto che sembra quasi che si confondano.
Adesso sposta il tuo sguardo un po’ più in basso.
Sono probabilmente degli alberi.
Spiccano rispetto a tutto ciò che c’è intorno per via del verde ed il marrone che fanno da contrasto.
Ma non è solo questo.
Le fiorenti chiome degli alberi le ha realizzate dipingendo dei piccoli cerchi uno accanto all’altro.
Monet ha riutilizzato il marrone più scuro ed un verde chiaro per rendere il terreno in primo piano sotto i covoni.
Covoni di grano (fine dell’estate)
Voglio farti conoscere una delle tele ritraenti i covoni di fieno di Monet conservata all’Art Institute of Chicago.
Data di realizzazione: 1890-1891
Dimensioni: 60 x 100 cm
Dove si trova: Art Institute of Chicago
STORIA
Sai come è arrivato questo quadro a Chicago?
Te lo dico io.
Il 9 maggio 1981 Monet ha venduto questa tela a Durand-Ruel.
E chi è?
Lui è un grande amico degli impressionisti ed è soprattutto un mercante d’arte.
Ha esposto diverse volte i quadri di Monet (anche i covoni) nella sua galleria di Parigi.
Quando ha visto questo paesaggio con i 2 covoni in un pomeriggio di fine estate, gli è piaciuta immediatamente.
E l’ha comprata.
Sai quanto l’ha pagata?
3000 franchi.
In seguito Durand-Ruel l’ha venduta ad un collezionista di Boston.
Un certo Charles Fairchild.
Era il 26 giugno 1891.
Il gallerista francese ha fatto un vero affare dato che ha venduto il quadro a 5000 franchi, quasi il doppio di quanto l’ha pagato in origine.
È per merito di Fairchild che la tela di Monet è arrivata a Chicago?
Non proprio.
Devi sapere che il 4 agosto dello stesso anno tra Durand-Ruel ed il collezionista americano c’è stato un nuovo accordo.
Di che genere?
In poche parole Fairchild ha voluto scambiare il quadro con i 2 covoni con un altro quadro di Monet (sempre di Durand-Ruel) intitolato Sulla scogliera a Pourville del 1882.
Ed è così che l’opera ritorna a Parigi.
E poi cosa è successo?
Durand-Ruel rivende la tela ad un altro collezionista, questa volta di Chicago.
Un certo Potter Palmer.
Tutto ciò è accaduto sempre il 4 agosto 1891.
Da quel momento in poi il quadro di Monet rimane nelle mani della famiglia Palmer per generazioni.
Infine, dopo innumerevoli eredi, i covoni di Monet finiscono tra le mani di Pauline Palmer Wood.
Muore nel 1985 ed in quell’anno il marito decide di donare l’opera all’Art Institute of Chicago.
DESCRIZIONE
Guarda con attenzione questo lavoro.
Il 1890 e l’anno successivo sono stati degli anni di intenso lavoro per Monet.
Ha riversato tutte le sue energie in questa serie di covoni di fieno.
Ha lavorato prima sulle tele messe sui cavalletti all’aria aperta, e poi ha aggiunto delle piccole correzioni nel suo studio.
Il suo obiettivo è sempre lo stesso.
L’armonia pittorica.
Monet è ossessionato dalla luce.
Vuole sapere come agisce sugli oggetti che fanno da protagonisti nei suoi lavori.
Così ha deciso di realizzare questa scena ambientata al tramonto di un giorno di fine estate.
Come faccio a saperlo?
Merito dei colori utilizzati dall’artista e – soprattutto – delle ombre proiettate sul terreno.
Guardale da più vicino ed anche tu capirai di cosa sto parlando.
Sono molto allungate.
Esattamente come accade nella realtà, le ombre si allungano in modo evidente durante le ultime ore del giorno.
Oltre a questo piccolo particolare, prima ti ho citato anche i colori utilizzati.
Qui sopra puoi vedere che Monet ha dipinto la parte posteriore (quella non illuminata dal sole) dei covoni usando un colore rosso mescolato al marrone.
La parte rivolta invece verso il sole è di un rosso molto più chiaro.
Ma finora non ti sei chiesto perché Monet ritrae sempre e soltanto covoni di fieno? Non poteva ritrarre aratri o altri oggetti agricoli?
C’è un motivo per cui ha dipinto costantemente questi oggetti.
Per lui i covoni sono il simbolo di sostentamento e sopravvivenza per i contadini.
E c’è un’altra cosa che devi sapere a proposito di questo lavoro.
Mentre in altre tele le 3 fasce della scena (cielo, montagna e terra) sono divise tra loro in modo delicato, in questo caso la storia è diversa.
La separazione tra le varie zone dell’opera è netta.
- Il cielo (dall’alto verso il basso) è reso con l’azzurro che scala fino all’arancione chiaro
- La montagna è composta dall’alternarsi del verde, marrone e qualche macchia blu
- La terra presenta di nuovo lo stesso arancione usato per il sole al tramonto ed il blu per le ombre (mescolato con il verde dell’erba)
Ah, voglio rivelarti una curiosità.
Sapevi che l’Art Institute of Chicago conserva la maggior parte dei quadri sui covoni di Monet?
Covoni di grano (fine della giornata, autunno)
Qui puoi leggere tutto quello che devi sapere a proposito del quadro sui covoni di grano ritratti in autunno conservato all’Art Institute of Chicago.
Data di realizzazione: 1891
Dimensioni: 65,8 x 101 cm
Dove si trova: Art Institute of Chicago
STORIA
Devo dirti la verità.
La storia di questa tela è molto simile a quella che ti ho raccontato poco fa.
Ma ci sono dei piccoli cambiamenti.
Cioè?
Ora vedrai.
Il 2 luglio 1891 Durand-Ruel acquista la tela direttamente da Monet per 3200 franchi.
Poi il quadro viene venduto al collezionista Potter Palmer per 6000 franchi (più o meno 1200 dollari).
Passano pochi mesi e Durand-Ruel decide di riacquistare il quadro da Potter Palmer.
Adesso fa bene attenzione perché la loro trattativa è appena all’inizio.
Il 7 marzo 1891 Potter Palmer riacquista la tela da Durand-Ruel pagandola 1500 dollari.
Un mese dopo – il 19 aprile 1892 – la rivende ancora una volta.
E sempre a Durand-Ruel.
Ma questa è l’ultima trattativa tra i 2.
Quello stesso giorno il gallerista francese cede il quadro a Sir William Van Horne, un uomo d’affari di Montreal.
Ed il prezzo è stracciato.
A quanto l’ha venduto?
A circa 1250 dollari di oggi.
I covoni rimangono per qualche mese nelle mani di Van Horne, fino a che Durand-Ruel se la riprende per rivenderla – ancora una volta – a Potter Palmer per 1200 dollari.
Ancora?
Sì.
Ma il passaggio di proprietà si conclude nel 1932.
Ritroviamo questo capolavoro prima tra le mani di Howard Young il quale poi lo cede a Mrs. Lewis Lamed di Chicago.
È lei che alla fine lascia in eredità l’opera all’Art Institute of Chicago.
DESCRIZIONE
Guarda attentamente questa tela.
Devo dirtelo.
Io trovo che i colori siano molto diversi dalla scena che ti ho mostrato poco fa con i covoni ritratti alla fine dell’estate.
Ed il motivo di questa differenza è molto semplice.
I covoni protagonisti delle 2 tele sono molto simili tra loro.
Cambia soltanto il periodo dell’anno.
Il quadro precedente era ambientato alla fine dell’estate, mentre qui siamo in pieno autunno.
In questa scena i colori sono tenui ed il sole non emette luce sufficiente da poter illuminare i covoni ed il panorama circostante.
La notte sta arrivando.
Dà un’occhiata al cielo.
Monet l’ha realizzato sfumando il colore passando dal blu fino all’arancione che spicca dietro le montagne.
E sicuramente questo cielo è composto da tonalità più scure e pesanti rispetto a quelle che ti ho mostrato prima nella scena estiva.
E poi per via della scarsa luminosità presente è difficile distinguere chiaramente la struttura ed il “tetto” dei 2 covoni di fieno.
Le 2 tonalità di marrone utilizzate da Monet in questo caso sono molto simili tra loro.
E non credere che abbia fatto questo per risparmiare colore.
Assolutamente no.
Ha utilizzato questa tecnica coloristica per conferire alla sua scena una sorta di sfocatura che si ha quando si osserva un panorama con poca luce presente.
La sera arriverà da un momento all’altro e distinguere chiaramente gli elementi della scena diventa difficile.
Covoni di grano, effetto di neve, mattino
Qui puoi leggere tutto ciò che devi sapere a proposito del Monet Grainstack che si trova al Paul Getty Museum di Los Angeles.
Data di realizzazione: 1891
Dimensioni: 64,8 x 100, 3 cm
Dove si trova: J. Paul Getty Museum, Los Angeles
STORIA
Vuoi sapere come questo lavoro è arrivato a Los Angeles?
Te lo dico subito.
Ricordi il quadro con i covoni conservato all’Hill-Stead Museum di cui ti ho parlato prima?
Il motivo per cui te lo chiedo è semplice.
Questa tela del Paul Getty Museum è stata acquistata nel 1891 da Boussod, Valadon & Cie., gli stessi che hanno comprato anche il quadro dell’Hill-Stead Museum.
Ed hanno comprato entrambe le opere direttamente da Monet.
Poi cosa è successo?
Il quadro che oggi si trova a Los Angeles è rimasto per qualche anno a Parigi.
Sempre nel 1891 – poi – hanno venduto l’opera a Lonquety che l’ha conservata fino al 1968.
Dopo tutti questi anni poi Lonquety l’ha venduta a Marbeau.
Il lavoro circola ancora a Parigi poiché poi è Durand-Ruel ad accaparrarsi i covoni di Monet.
In seguito l’ha venduta all’Acquavella Galleries, Inc.
Tale società ha ottenuto il quadro nel 1969 e – nello stesso anno – l’ha venduto a John Thomson Dorrance Jr.
Passano altri 20 anni ed arriva il 1989.
L’opera viene messa all’asta e se l’aggiudica Henryk de Kwiatwoski.
Soltanto nel 1995 l’uomo vende i covoni al J. Paul Getty Museum di Los Angeles.
DESCRIZIONE
Guarda questa tela.
Da buon impressionista Monet ha sempre dipinto servendosi della tecnica chiamata en plein air.
Che vuol dire?
Te lo spiego brevemente.
In poche parole porta la tela all’esterno per dipingere (in questo caso vicino ai covoni) e comincia a disegnare tutto ciò che vede.
Passa il tempo ma il suo obiettivo non cambia.
Vuole creare una serie di opere accomunata dall’armonia di colori.
Sai cosa ha fatto questa volta?
Ha dipinto i covoni di fieno in pieno inverno.
Come puoi vedere la neve è filtrata attraverso il “tetto” delle 2 strutture, mescolandosi con il fieno presente.
Ora guarda il cielo che sovrasta tutta l’immagine.
È il rosa a fare da padrone a tutta la scena.
Il cielo è rosa, le montagne sono rosa ed anche il terreno lo è (anche se quest’ultimo mostra qualche traccia di un blu chiaro).
Ma anche le ombre dei covoni sono diverse da quelle che ti ho mostrato finora.
In altre tele Monet ha reso le ombre servendosi di tonalità scure, ma in questo caso ha utilizzato un blu più scuro e leggermente diverso da quello che si vede sul terreno.
I colori sono stati alterati dalla luce del sole in inverno.
Ed è proprio questa luce che ci permette di vedere abbastanza chiaramente gli oggetti disposti in lontananza.
Tipo?
No, non parlo delle montagne e dei soliti alberi che si vedono anche in altre scene.
In questo lavoro si distingue chiaramente il profilo di alcune case ricoperte dalla neve in secondo piano.
È un aggiunta molto interessante.
Ma devo dirti un’altra cosa.
Il pittore ha immortalato le macchie di luce ed ha realizzato un’elaborata struttura di colori.
Per fartela breve, ha usato tante tonalità diverse ma ha mantenuto comunque un ordine preciso grazie ad uno schema geometrico posto alla base di tutta la scena.
Questo piccolo accorgimento gli ha permesso di creare un capolavoro.
Covoni, fine dell’estate
Qui puoi leggere la storia e tutte le informazioni di cui hai bisogno sul quadro dei covoni di Monet conservato al Musée d’Orsay di Parigi.
Data di realizzazione: 1890-1891
Dimensioni: 60,5 x 100,8 cm
Dove si trova: Musée d’Orsay, Parigi
STORIA
Questa volta non ti aspettare un continuo spostamento della tela tra un collezionista ed un altro.
Ah no?
No.
Devi sapere che questa tela non è mai uscita dalla Francia.
Ma facciamo un passo indietro.
Dal 5 al 20 maggio 1891 c’è stata la mostra di Monet alla galleria Paul Durand-Ruel.
In quell’occasione il pittore impressionista ha esposto ben 15 quadri.
È stato un vero successo, tant’è che Claude ne ha vendute un sacco a diversi collezionisti.
Alcuni dei suoi lavori oggi si trovano in collezioni private mentre altre sono esposte al pubblico in prestigiosi musei.
Qual è la storia di questa versione?
Non ci sono molte informazioni in merito.
Quel che è certo è che nel 1952 la tela fa parte della collezione della contessa de Brecey.
Passano 20 anni ed il quadro viene donato ai Musei Nazionali da un anonimo benefattore canadese.
In seguito il quadro è stato esposto per un periodo di tempo al Louvre e poi – nel 1986 – è stato trasferito definitivamente al Musée d’Orsay.
DESCRIZIONE
Guarda questa tela.
C’è una coppia di covoni di fieno pienamente illuminata dal sole.
Non c’è dubbio, siamo in estate.
A me sembra quasi di respirare l’aria calda di quel giorno immortalato da Monet.
Il covone a destra è più grande ed è in primo piano, mentre l’altro è leggermente più piccolo e distante.
Poco più dietro si vede una fila di alberi con delle chiome verdi che fungono da “muro” tra il campo arato dei covoni e le montagne alle spalle.
Sul lato destro della composizione si intravedono i tetti di una coppia di case di campagna.
Sullo sfondo le montagne ed il cielo sembrano quasi confondersi.
Monet non demorde.
Attraverso i suoi lavori vuole studiare dettagliatamente come cambia la luce sui covoni con lo scorrere del tempo.
E per fare ciò, elabora delle tecniche di pittura sempre più raffinate.
In che senso?
Ti spiego.
Si serve di pennellate cariche di colore su tutto l’ambiente circostante, ma non per i covoni.
Per i “protagonisti” fa un lavoro più preciso ed usa tonalità differenti in modo tale che non risultino troppo vistosi o non armoniosi rispetto a tutta la scena.
Ma non preoccuparti.
Non ha dimenticato le basi del suo stile.
Ed infatti adopera sempre una pennellata veloce ed essenziale come vuole la tradizione impressionista.
Le tonalità che usa in questa scena rendono perfettamente l’aria calda che si respira in estate.
Voglio dirti un’ultima cosa.
Anche se il covone di destra è decisamente più grande rispetto a quello sinistro, i colori sono leggermente più intensi su quest’ultimo.
Si tratta di un errore?
No.
È uno stratagemma attuato per donare equilibrio all’opera.
Covoni in una mattina nebbiosa
Ora ti parlerò di una tela appartenente alla serie dei covoni di Monet oggi conservata in una collezione privata.
Data di realizzazione: 1891
Dimensioni: ?
Dove si trova: Collezione privata
STORIA
Anche se oggi il quadro fa parte di una collezione privata, ho alcune informazioni che possono aiutarci a ricostruire il passato della tela.
Davvero?
Sì.
Sappiamo che nel 1891 quest’opera è di proprietà di Harris Whittemore.
Molto probabilmente ha comprato il quadro mentre la mostra di Monet (che si è tenuta quell’anno) era ancora in corso.
Per molti anni l’opera è rimasta proprietà della famiglia Whittemore.
Poi nel 1985 la tela è stata messa in vendita dalla casa d’aste Christie’s.
Ed il prezzo di vendita è stato incredibilmente più alto rispetto a quando lo ha comprato Harris.
Cioè?
Questo dipinto dei covoni è stato acquistato al costo di 2,2 milioni di dollari.
1600 volte tanto quanto lo ha pagato in origine Whittemore.
E chi l’ha comprato?
Un anonimo acquirente europeo.
Da quel momento il quadro fa parte di una collezione privata.
DESCRIZIONE
Guarda questa tela.
Sì, è molto diversa dalle altre versioni che ti ho mostrato finora.
In che senso?
Ora ti spiego tutto.
Per prima cosa, il protagonista di questa scena è soltanto un covone e non 2 come in molte altre occasioni.
Leggendo il titolo del quadro si capisce che il momento in cui è stata immortalata questa struttura in fieno è al mattino.
Non noti nulla di strano?
I colori sono molto forti.
C’è quell’arancione che Monet ha utilizzato per rappresentare i raggi del sole e che avvolge tutta la composizione, dando un tono unico a tutto l’ambiente fino a toccare la parte posteriore del covone.
E poi sai che c’è anche la nebbia?
Potrebbe sembrarti il contrario, ma ti assicuro che è così.
Guarda il cielo.
Non è limpido.
Sembra una gigantesca massa informe in cui non si distinguono le nuvole dalla fila delle colline sottostante.
E questo è un tipico effetto causato dalla nebbia al mattino.
Ma nonostante ciò, alle spalle del covone si riesce comunque ad intravedere il profilo di una casetta distante.
La zona più dettagliata di tutta la composizione resta sicuramente il prato in primo piano, caratterizzato dalla resa realistica dei fili d’erba tramite delle pennellate controllate.
Ma perché Monet ha dato così tanta importanza all’erba?
Per avvicinare la sua scena quanto più possibile alla realtà.
Pensaci un momento.
La nebbia si trova soltanto in lontananza.
Questo vuol dire che l’artista ha potuto ritrarre con facilità tutti gli elementi vicino a sé.
Covone di grano, effetto di neve, mattino (versione di Boston)
Qui puoi leggere tutto quello che devi sapere sul quadro di Monet ritraenti i covoni di fieno conservato al Museum of Fine Arts di Boston.
Data di realizzazione: 1891
Dimensioni: 65,4 x 92,4 cm
Dove si trova: Museum of Fine Arts, Boston
STORIA
Ora ti spiegherò il viaggio di questa tela da Parigi a Boston.
Il 9 maggio 1891 Monet ha venduto quest’opera al collezionista Durand-Ruel.
Quest’uomo è un grande appassionato dei lavori degli impressionisti.
Dopo essere entrato in possesso di questa versione, l’ha ceduta ad un uomo di boston.
Horatio Appleton Lamb.
Il quadro poi è giunto in eredità alle figlie dell’uomo: Aimée e Rosamondo Lamb.
Sono state loro – nel 1970 – a decidere di dare al Museum of Fine Arts di Boston il dono del padre.
DESCRIZIONE
Guarda la tela qui sotto.
Io penso che assomigli davvero un sacco ad un altro quadro dei covoni.
Quale?
Quello di Los Angeles.
In entrambi i casi i protagonisti sono dei covoni di fieno ritratti in una mattina d’inverno.
La neve ricopre gran parte del campo agricolo.
Ma fa attenzione.
I 2 quadri non sono tali e quali.
Che cosa c’è di differente?
I colori utilizzati sono completamente diversi.
In questo lavoro di Boston è il blu (e le sue sfumature) che fa da padrone in tutta la composizione.
La neve caduta durante le ore precedenti ora è a terra ed ha ricoperto quasi tutta la scena.
Tutto è imbiancato.
Cominciando dall’erba fino a giungere alle montagne che sono sullo sfondo in secondo piano.
Quel sole che spesso fa capolino in altre scene dei covoni qui sembra quasi del tutto assente
Sai cosa voglio dire?
La fonte di luce in questa composizione si trova in alto a destra.
E questo si capisce dalla direzione dell’ombra del covone, che tende verso di noi.
Ma è una luce sufficiente soltanto per dare una forma all’ombra e niente più.
L’arancione ed i colori caldi del sole hanno lasciato spazio al blu tipico del freddo inverno.
E poi c’è anche un’altra cosa che differenzia questo lavoro di Boston da quello di Los Angeles.
E sarebbe?
Qui l’aria che si respira sembra più pesante, come se la nebbia mattutina non si fosse ancora dissolta rendendo il paesaggio più cupo.
È proprio per questa sorta di nebbia che è molto difficile distinguere i dettagli che si vedono in secondo piano.
Si vede il tetto di qualche casa che pare diventare un tutt’uno con gli alberi lì vicino.
Il marrone che utilizza per questi particolari sono molto simili tra loro e non aiuta a fare una distinzione chiara di ogni elemento.
Covoni, effetto di neve
Ora ti dirò tutto quello che devi sapere riguardo il quadro dei covoni di Monet che oggi si trova alle National Gallery of Scotland di Edimburgo.
Data di realizzazione: 1891
Dimensioni: 65 x 92 cm
Dove si trova: National Gallery of Scotland, Edimburgo
Devo essere sincero.
Non ho trovato molte informazioni sulla storia di questa tela o di come sia arrivata in Scozia.
So soltanto una cosa.
Prima di giungere alle National Gallery of Scotland, il quadro di Monet era un importante elemento della collezione di Sir Alex Maitland.
Dopo la sua morte – avvenuta nel 1965 – ha lasciato la tela in eredità al museo.
Ma adesso lascia che ti parli dei particolari di questo lavoro.
I veri protagonisti della composizione sono senza dubbio i colori.
Che significa?
Ciò che salta all’occhio guardando per la prima volta la tela sono proprio le tonalità complementari.
L’arancione ed il blu.
L’arancione (con le relative sfumature) è stato utilizzato per la resa della zona superiore del cielo.
Questo è il colore che Monet usa ripetutamente per evidenziare il calore trasmesso dal sole nelle sue scene con i covoni.
Il blu invece?
L’artista si serve di questa tonalità soprattutto per rappresentare il “tetto” dei due covoni di fieno, ma anche per le loro ombre ed il profilo di alcuni elementi in secondo piano.
Guardando tutte queste tele invernali, mi è venuta in mente una domanda a cui voglio rispondere.
Per quale motivo questi covoni di fieno sono rimasti “attivi” anche in periodi non necessari come l’autunno e l’inverno?
In effetti il periodo in cui sono più efficaci è sicuramente quando fa più caldo.
E cosa è successo allora?
È merito di Monet.
Il pittore ha chiesto al contadino (proprietario dei covoni che gli interessano) di lasciarli intatti ed a disposizione anche nei mesi autunnali/invernali del 1890.
Potendoli osservare tutti i giorni dell’anno può studiare nel dettaglio come la luce agisce sulla loro superficie nel tempo.
Anche in questo lavoro è la neve la protagonista assoluta.
Ed i colori che Monet utilizza servono per esaltare ancora di più la sua presenza.
Guarda un attimo alle spalle dei covoni.
È praticamente impossibile riconoscere quali siano i dettagli in secondo piano.
E perché?
Lo fa per rappresentare la scena in modo realistico al 100%.
Pensaci un momento.
Quando nevica è molto difficile distinguere i vari elementi del paesaggio, e qui accade la stessa cosa.
Poi c’è una differenza rispetto agli altri lavori che abbiamo visto finora.
Quale?
Di solito Monet ha collocato i covoni di fieno sui lati della tela, permettendoci di osservare il resto dell’ambiente.
Ma non stavolta.
Il covone di fieno più grande sta proprio al centro del quadro mentre quello più piccolo si trova sul lato sinistro proprio alle sue spalle.
Covoni (crepuscolo, effetto di neve)
Qui puoi leggere tutte le informazioni riguardanti una scena invernale dei covoni di fieno di Monet conservato all’Art Institute of Chicago.
Data di realizzazione: 1891
Dimensioni: 65,3 x 100,4 cm
Dove si trova: Art Institute of Chicago
STORIA
Devo dirtelo.
La storia di questa versione dei covoni è molto simile a quella di un altro quadro dei covoni sempre conservato all’Art Institute of Chicago.
Ci sono soltanto delle piccole differenze.
Ma cominciamo dall’inizio.
Il 20 luglio 1891 Monet vende il quadro al gallerista Durand-Ruel per 3200 franchi.
Il 29 febbraio dell’anno successivo Durand-Ruel fa un accordo con il collezionista di Chicago Potter Palmer.
Vende questi covoni al crepuscolo a 13000 dollari.
Poi arriva il 1902.
In quell’anno Potter Palmer muore e l’opera va in eredità al resto della famiglia.
E sono proprio loro a decidere di dare (più volte) il quadro in prestito all’Art Institute of Chicago a partire dal 1921.
Nel 1922 poi l’opera viene donata in modo definitivo al museo.
DESCRIZIONE
Guarda questo quadro invernale.
C’è qualcosa di diverso dagli altri lavori ambientati nello stesso periodo.
Cioè?
È il crepuscolo.
Il sole sta emanando gli ultimi raggi prima di tramontare – in alto a destra – e lasciare spazio alla notte.
È proprio questa fonte di luce che ci permette di distinguere abbastanza chiaramente ogni elemento della composizione.
Come la coppia di covoni di fieno in primo piano.
Il loro contorno risalta nitido rispetto a tutto ciò che c’è intorno.
Quali sono i colori principali?
L’arancione ed il blu.
Gli stessi 2 colori che Monet ha utilizzato in molti altri lavori invernali.
Sono due tonalità complementari.
L’arancione ed il rosso si trovano soprattutto nella parte destra del cielo.
Andando verso sinistra la sera sta avanzando sempre più velocemente.
Per rendere il passaggio dal giorno alla notte il pittore si serve di una sfumatura delicata, passando dall’arancione al rosso ed infine al blu.
Ed è sempre il blu ad essere presente in tutti i dettagli dell’ambiente imbiancato dalla neve.
Ma si riconosce qualche dettaglio in secondo piano.
Quella casa si trova alle spalle (a destra) del covone che sta al centro della composizione.
Il resto dell’ambiente è sfocato ed impossibile da decifrare.
La sera è ormai arrivata e presto si vedranno a malapena i contorni dei covoni di fieno.
Covoni (effetto di neve, tempo coperto)
Qui puoi leggere le informazioni principali di un quadro sui covoni di fieno di Monet che si trova all’Art Institute of Chicago.
Data di realizzazione: 1890-1891
Dimensioni: 66 x 93 cm
Dove si trova: Art Institute of Chicago
STORIA
La vicenda è molto breve.
Il 9 maggio 1891 Monet vende questo lavoro al gallerista Durand-Ruel per 2500 franchi.
Per un paio di anni non ci sono spostamenti.
Poi il 31 marzo 1893 Martin A. Ryerson compra la tela da Durand-Ruel pagandola 1500 dollari.
Ryerson tiene per sé il quadro fino alla sua morte nel 1932.
Poi lo lascia in eredità all’Art Institute of Chicago, dove si trova tutt’ora.
DESCRIZIONE
Guarda questa tela.
In apparenza potrebbe sembrarti l’ennesima tela con i covoni ritratti in pieno inverno.
Ma non è così.
C’è qualcosa di strano, non trovi?
Ci sono alcuni dettagli su cui voglio farti riflettere.
Per prima cosa, il protagonista del quadro è soltanto un covone di fieno (e non 2 come accade molto spesso).
E poi basta leggere il titolo.
Covoni (effetto di neve, tempo coperto).
Questo significa che il quadro è ambientato in un giorno nuvoloso.
Il sole non c’è.
E non è un dettaglio da sottovalutare.
Questo significa che la luce ha un ruolo differente.
Nelle altre versioni abbiamo visto il sole in posizioni sempre diverse.
Una volta stava alto nel cielo a rendere la giornata limpida, in un’altra occasione era al crepuscolo ed altre volte era leggermente oscurato da una nebbia mattutina.
Ma qui la storia è completamente diversa.
Nel cielo questa volta c’è spazio soltanto per delle nuvole grigie.
Ma se guardi da più vicino si intravedono delle pennellate arancioni qua e là.
Quelli sono i raggi del sole che stanno al di là delle nuvole.
Ma adesso basta parlare del cielo.
Dà un’occhiata al covone di fieno.
Data l’assenza del sole, la luce si comporta in modo diverso sulle superfici.
Ed infatti questo covone è completamente in ombra.
Monet per rappresentare tale effetto si serve di un marrone molto scuro.
Ed anche l’ambiente circostante è molto importante.
E si vede perfettamente.
Come quel piccolo gruppo di case in lontananza sul lato destro della tela.
Oppure quegli alberi che si vedono in secondo piano a sinistra.
Pensa che si riconoscono perfettamente anche le rocce che compongono le montagne in lontananza.
Ma è anche vero che non essendoci il sole le ombre sono molto più chiare, quasi inesistenti.
Guarda quella del covone, per esempio.
È giusto un cerchio poco più grande della circonferenza della struttura di paglia.
Voglio dirti un’ultima cosa a proposito dei colori.
Le tonalità dominanti in questa composizione sono 3:
- Il marrone (usato per il covone, la terra sul lato sinistro e parte delle case)
- Il blu (usato per la neve, per parte del cielo e per le montagne in lontananza)
- L’arancione (usato per il sole celato dalle nuvole)
Sono i principali colori che Monet usa per le sue scene invernali.
Covone
Ora voglio parlarti di un quadro avente per protagonista un singolo covone in inverno ritratto da Monet e conservato all’Art Institute of Chicago.
Data di realizzazione: 1890-1891
Dimensioni: 65,8 x 92,3 cm
Dove si trova: Art Institute of Chicago
STORIA
Siamo a maggio del 1899.
Durante la mostra di Monet – molto probabilmente – l’artista vende ad Isidore Montaignac quest’opera.
Il nuovo acquirente poi rivende la tela ad una certa Bertha Honoré.
E chi è?
Sicuramente il suo nome non ti dirà nulla, ma forse il cognome che acquisirà dopo il suo matrimonio sì.
Ed è Potter Palmer.
Non ti ricorda nulla?
Potter Palmer è un collezionista e che ha stretto diversi accordi con Durand-Ruel per l’acquisizione di altri quadri con i covoni.
Comunque Mrs. Potter Palmer compra questa tela.
Alla sua morte – nel 1918 – il capolavoro finisce ai suoi eredi.
Tra un passaggio e l’altro alla fine il quadro giunge a Pauline Palmer nel 1951.
Lei lo vende alle Gallerie Acquavella di New York nel 1982 e l’anno successivo viene rivenduta all’Art Institute of Chicago.
DESCRIZIONE
Guarda questo lavoro.
Il protagonista indiscusso della composizione è il grande covone in primo piano, spostato leggermente a sinistra.
Una cosa è certa.
Quando Monet ha realizzato questa tela il cielo era nuvoloso.
Da cosa lo si intuisce?
Dai colori.
In molte altre tele Claude ha utilizzato l’arancione per riprodurre i raggi del sole.
Ma qui questa tonalità è quasi del tutto assente.
Al suo posto c’è soltanto il blu (e le sue sfumature) ad occupare tutta la tela.
E lo si vede soprattutto nel cielo.
Ma anche il terreno è molto interessante.
L’artista alterna piccole pennellate di blu al marrone.
Con il primo colore rappresenta la neve, mentre con il secondo alcuni punti in cui si è già sciolta e si vede parte del terreno sottostante.
Ma siamo in pieno inverno, non c’è dubbio.
Oltre al terreno c’è anche quella sterminata fila di alberi spogli in secondo piano sulla sinistra.
Sul lato destro – anche se molto semplificate – si riconosce il profilo di un paio di casupole in lontananza.
Nonostante la giornata nuvolosa, c’è comunque un’ottima visibilità.
E lo sai da cosa si intuisce?
Dal fatto che è perfettamente delineato il profilo delle catene montuose sullo sfondo, che verso la cima sono di un blu molto intenso, mentre la parte inferiore – ricoperta dalla neve – è caratterizzata da delle piccole macchie grigie/marroni.
Covone, disgelo, crepuscolo
Voglio parlarti di un quadro riguardo i covoni di fieno di Monet conservato all’Art Institute of Chicago.
Data di realizzazione: 1890-1891
Dimensioni: 64,4, x 92,5 cm
Dove si trova: Art Institute of Chicago
STORIA
È il 1891.
Monet vende questo lavoro ad un certo Hamman.
Lui è un agente che acquista le tele per conto di Knoedler and Company, una società di New York.
Poi arriva l’11 aprile 1893.
In quel giorno viene organizzata una vendita da questa società.
E chi compra il lavoro di Monet?
Due persone.
Durand-Ruel e Boussod, Valadon & Cie.
Loro diventano comproprietari dell’opera.
E la pagano 6000 franchi.
Ma il loro accordo non dura molto a lungo.
Tra settembre e novembre del 1899 Durand-Ruel avanza un’offerta per acquistare tutti i diritti sulla tela.
Così ne diventa l’unico proprietario.
Passa qualche mese e dopo un nuovo accordo, cede – ancora una volta – il 50% della proprietà del dipinto a Boussod, Valadon e Cie.
Soltanto nel 1903 i covoni trovano un nuovo proprietario.
Un certo Rosenberg di Parigi.
Cinque anni dopo – l’11 gennaio 1908 – è Durand-Ruel a riacquistare il quadro.
E se lo porta a New York nel 1915.
Il 9 gennaio 1948 poi è André Weil il nuovo proprietario del quadro di Monet.
Ma i passaggi non sono ancora finiti.
Nel 1982 ritroviamo il quadro tra le mani di Wildenstein.
Poi lo rivende a Mercedes Eraso de Rodriguez Landaeta, una coppia del Venezuela.
Tra un passaggio e l’altro la tela arriva a New York.
Alla fine è la coppia Daniel C. Searle a donarla all’Art Institute of Chicago nel 1983.
DESCRIZIONE
Guarda questa tela.
È il tramonto.
Gli ultimi raggi del sole colorano la zona inferiore del cielo, mentre la sera sopraggiunge e sta rendendo tutto l’ambiente gradualmente più scuro.
Per questo guardare con chiarezza ogni particolare della scena diventa sempre più difficile, come se ci fosse un velo di nebbia a sfocare il tutto.
A dirla tutta, anche il contorno del covone principale non è molto nitido.
A terra ci sono pennellate blu mescolate al marrone.
Il gelo invernale è ormai terminato, e le ultime chiazze di neve stanno sparendo lasciando di nuovo spazio al tradizionale color marrone della terra.
Guarda a sinistra dietro al covone.
Si distinguono a malapena i profili di alcuni alberi spogli realizzati con un marrone scuro.
Sul lato destro invece?
C’è una massa informe composta dal marrone scuro ed una tonalità leggermente più chiara.
Probabilmente si tratta di un gruppetto di case.
Sullo sfondo ci sono le montagne color blu/verde scuro che si differenziano dal cielo per via di una linea verde abbastanza spessa.
Covone (sole nella nebbia)
Ora voglio parlarti del quadro dei covoni di Monet conservato al Minneapolis Institute of Art.
Data di realizzazione: 1891
Dimensioni: 60 x 100,3 cm
Dove si trova: Minneapolis Institute of Art, Minneapolis
Non c’è molto da dire sulla storia di questa tela.
È arrivata al museo di Minneapolis come regalo da parte di Ruth e Bruce Dayton attraverso vari fondi.
La nebbia è la padrona assoluta di questa scena.
In che periodo dell’anno siamo?
In pieno autunno.
Sono i tipici colori di questa stagione a comporre tutto il quadro.
C’è l’arancione, il marrone e tracce di rosso.
Ed il blu?
C’è anche lui, ma in percentuale decisamente minore rispetto a quello presente nelle scene invernali.
Comunque è l’alba.
Il sole si sta alzando dritto al centro della tela e cerca di filtrare attraverso la nebbia.
Il covone sta al centro del quadro.
Il sole lo colpisce direttamente e quindi la parte rivolta verso di lui è illuminata pienamente, mentre quella che vediamo noi è del tutto in ombra.
Hai notato che c’è come una specie di alone attorno al covone?
È quel contorno “illusorio” che si forma quando il sole illumina un oggetto con forza.
Tutta la scena, a partire dal campo fino agli elementi più distanti, è resa con delle pennellate contrastanti.
Che significa?
Che non seguono tutte lo stesso verso.
In questo modo si vedono dei piccoli riflessi di luce che verso lo sfondo si concretizzano in una mescolanza di colori poco chiara.
Nonostante ciò, si riesce a scorgere il profilo di una casa in lontananza.
Covoni (effetto di neve: luce del sole)
Qui puoi trovare tutte le informazioni riguardo il secondo quadro dei covoni di fieno conservato ad Edimburgo.
Data di realizzazione: 1890-1891
Dimensioni: ?
Dove si trova: National Gallery of Scotland, Edimburgo
Devo dirtelo.
Penso che questo lavoro assomigli davvero un sacco all’altro quadro di Monet che si trova in questo museo di Edimburgo.
C’è qualche differenza?
Sì.
È il momento della giornata in cui è ambientata la scena che cambia.
Se da una parte c’è una luce solare un po’ più tenue che irradia l’ambiente, dall’altra la sua presenza è sicuramente molto più evidente, al punto che il tono dominante è il rosso (mentre il blu è usato soltanto per le ombre).
Il cielo è completamente rosso.
Il sole splende con forza.
Sullo sfondo si vedono i profili di alcuni alberi e di una casa.
Mentre la coppia di covoni in primo piano – resi con dei colori molto scuri – fanno da contrasto con un profilo molto preciso alla scena poco nitida.
Covone al sole
Qui puoi leggere le informazioni principali sul quadro con il covone al sole di Monet conservato alla Kunsthaus di Zurigo.
Data di realizzazione: 1891
Dimensioni: 60 x 100
Dove si trova: Kunsthaus, Zurigo
I colori fondamentali di questa composizione sono 2.
L’arancione ed il giallo.
Te ne puoi rendere conto anche tu dando un’occhiata al cielo che fa da sfondo dietro il covone.
Sai in che momento della giornata siamo?
Molto probabilmente nel bel mezzo del pomeriggio.
È in quelle ore in cui il sole emette una luce molto forte che arriva ad irradiare qualsiasi superficie ed oggetto.
Ma la vera particolarità di questa tela è lui.
Il covone.
In tutte le altre tele Monet lo ha dipinto a debita distanza.
In questo modo ha avuto tutto lo spazio necessario per riprodurlo sulla tela insieme all’ambiente circostante.
Ma questa volta no.
L’ha dipinto talmente da vicino che sembra gigantesco al punto che non entra in tutta la tela.
E di conseguenza anche l’ombra che proietta a terra è sterminata.
Il fatto che il covone sia così vicino significa anche un’altra cosa.
L’attenzione dei nostri occhi è completamente incentrata su di lui.
Quindi?
Tutto ciò che c’è attorno diventa sfocato, permettendoci di osservare soltanto alcuni profili, come quello della casa sulla destra.
A parte quella piccola abitazione, si vede a malapena il contorno della catena montuosa più dietro.
Il resto è impossibile da riconoscere.
Covone, crepuscolo
Qui puoi leggere tutte le informazioni sul quadro del covone di fieno conservato al Museum of Fine Arts di Boston.
Data di realizzazione: 1891
Dimensioni: 73,3 x 92,7 cm
Dove si trova: Museum of Fine Arts, Boston
STORIA
È il settembre del 1891.
In quel mese Monet vende questo lavoro ad Hamman, un agente che acquista opere per conto di Knoedler and Co., una società di New York.
Nel 1905 ritroviamo il lavoro tra le mani di James F. Sutton, il quale l’ha ereditato da sua moglie Florence May Sutton.
James, il 17 gennaio 1917 decide di far mettere all’asta il quadro di Monet all’American Art Association di New York.
Indovina un po’ chi l’ha comprata?
Durand-Ruel.
Ma la tela non è rimasta a lungo nelle sue mani.
Nel 1925 ha deciso di venderla a Robert J. Edwards, un uomo di Boston.
È stato lui a cederla al Museum of Fine Arts di Boston.
DESCRIZIONE
Guarda quest’opera.
Il giorno sta per finire e la notte sta per arrivare.
Il sole sta emanando gli ultimi raggi prima di tramontare definitivamente sulla destra dietro le montagne.
Ma c’è qualcosa di diverso.
Cioè?
Il covone è ritratto vicinissimo sulla parte destra della composizione.
Questo non ci permette di capire con certezza dove si trovi il sole.
Il covone “assorbe” completamente la luce emanata dal sole, mentre la parte che vediamo noi è completamente in ombra.
Per mettere in evidenza la zona in ombra della struttura in paglia utilizza delle pennellate blu, unite al marrone ed ad un rosso scuro.
Ma il calore del sole ha anche un altro effetto sul covone.
Quale?
Se guardi da vicino il “tetto” in paglia vedrai che c’è una sorta di alone sul suo contorno.
Questo è merito dell’illuminazione solare.
Ma c’è anche dell’altro in questa scena.
Purtroppo è quasi impossibile capire con certezza quali siano gli elementi che compongono il paesaggio.
È tutto sfocato, ma si riconoscono i tetti di alcune case resi con un marrone diverso rispetto a quello usato per il terreno.
La catena montuosa alle spalle è a malapena delineata e sembra diventare un tutt’uno con il cielo.
Sai quali sono i colori che Monet usa maggiormente in questa scena?
L’arancione e le sue sfumature.
Non c’è più spazio per il blu utilizzato ripetutamente per molti paesaggi invernali.
Qui la luce solare è la protagonista indiscussa e si riversa su tutti gli elementi del quadro.
Covone al sole
Qui puoi leggere tutte le informazioni sul covone al sole di Monet che oggi si trova in una collezione privata.
Data di realizzazione: 1891
Dimensioni: 72,7 x 92,1 cm
Dove si trova: Collezione privata
STORIA
Settembre 1891.
Probabilmente è la società Knoedler & Co. A comprare il quadro direttamente da Monet.
L’anno dopo viene rivenduto al collezionista Potter Palmer.
Nel 1894 invece si trova nella galleria Durand-Ruel di New York.
Soltanto il 3 aprile 1948 la tela farà ritorno a Parigi, quando verrà acquistata da Pierre Colle.
Da questo momento passa da una collezione all’altra fino a che – nel 2002 – viene acquistata all’asta da un nuovo proprietario, dove si trova tutt’ora.
DESCRIZIONE
Guarda questa tela.
Probabilmente è la rappresentazione dei covoni più colorata in assoluto.
E c’è dell’altro.
Cioè?
È una delle 3 tele (di tutta la serie) che è alta 7,6 cm in più rispetto a tutte le altre.
Anche qui in primo piano c’è un enorme covone di fieno che occupa parte della scena.
All’orizzonte si vedono delle montagne color porpora.
Il tramonto ha alterato i normali colori dell’ambiente.
Ma il protagonista è lui.
Il gigantesco covone di destra.
Tutto il resto perde gradualmente importanza, diventando sfocato.
Il rosso, colore che caratterizza tutta la tela si vede sul cielo, su parte del covone ed anche sul terreno.
Nella parte superiore del cielo sfuma verso l’arancione fino ad arrivare ad un giallo nella zona più alta.
Il blu utilizzato per il contorno superiore del covone e per la sua parte in ombra rivolta verso di noi va in netto contrasto con i toni accesi dell’opera.
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