Voglio farti conoscere la storia di una tela che è diventata una vera e propria icona. Questa immagine è stata il frutto di un duro lavoro durato anni e che alla fine ha ottenuto il successo che merita. L’autore di questo capolavoro è Giuseppe Pellizza da Volpedo, un artista vissuto nell’800 e che ha avuto un notevole successo. Oggi voglio farti conoscere l’opera più celebre di tutta la sua carriera intitolata Il quarto Stato.
Ci sono un sacco di cose che devi sapere su questo lavoro, soprattutto per quanto riguarda la storia.
Per spiegarti tutto nel dettaglio ho deciso di scrivere questo articolo.
Una volta che avrai finito di leggerlo, ti assicuro che:
- Conoscerai la storia ed il processo creativo alla base de il Quarto Stato quadro
- Scoprirai l’identità dei protagonisti di questa composizione e capirai perché si stanno dirigendo verso di noi
- Scoprirai il significato del quadro di Pelizza da Volpedo Quarto Stato
E molto altro ancora.
Sei pronto per conoscere per bene questo capolavoro? Cominciamo.
Data di realizzazione:1901
Dimensioni: 293 x 545 cm
Dove si trova: Museo del Novecento, Milano
STORIA
Te lo dico fin da subito.
La vicenda del Quarto Stato dipinto è abbastanza complessa.
In che senso?
Mi spiego meglio.
Il pittore non ha inventato questo lavoro in un solo giorno.
Ci ha messo anni.
Ed il risultato è il frutto di tante modifiche stilistiche (e che riguardano anche il senso generale dell’opera).
Ma facciamo un passo indietro e cominciamo dall’inizio.
Ad esempio, sai che il titolo dell’opera in origine non era il 4 Stato?
Proprio così.
Ed ora ti spiego il perché.
È il 1891.
Giuseppe ha già cominciato la carriera di pittore e vuole realizzare una nuova opera.
In quest’anno comincia a lavorare ad una bozza, ma è davvero agli inizi.
Come si chiama questo nuovo progetto?
Gli ambasciatori della fame.
So cosa stai per chiedermi.
Perché il disegno ha questo strano titolo?
Tutto è iniziato dopo che l’artista ha assistito personalmente ad una protesta organizzata da alcuni operai stanchi.
Stanchi di cosa?
Non ce la fanno più.
Il lavoro che devono eseguire è troppo duro e vengono pagati una miseria.
Quell’evento lo ha colpito fin da subito.
La rabbia, il dinamismo ed i movimenti decisi dei personaggi lo colpiscono immediatamente.
Quell’istante sarebbe diventato il protagonista del suo prossimo capolavoro.
E non perde nemmeno un attimo del suo tempo.
Il pittore prende il suo diario ed annota tutti i dettagli di cui ha bisogno.
In questo modo l’immagine che gli serve è ben a fuoco nella sua mente.
Aspetta un attimo.
Cos’ha annotato di preciso nel suo diario?
Ecco cosa ha scritto:
La questione sociale s’impone; molti si son dedicati ad essa e studiano alacremente (con tutte le loro energie) per risolverla. Anche l’arte non deve essere estranea a questo movimento verso una meta che è ancora un’incognita ma che pure si intuisce dover essere migliore a petto (rispetto) delle condizioni presenti.”
Sai cosa significa?
L’opera che Giuseppe ha in mente non sarebbe stata una tela dipinta tanto per.
Il suo prossimo lavoro avrebbe avuto un significato politico ed avrebbe stimolato tutti coloro che subiscono ingiustizie a ribellarsi per migliorare le proprie condizioni sul posto di lavoro.
E poi cosa è successo?
Se te lo stai chiedendo, non è ancora il momento della nascita de il Quarto Stato Pellizza da Volpedo.
La strada è ancora lunga.
Nell’aprile 1891 Gli ambasciatori della fame viene completato.
E devi sapere qualcos’altro a proposito di questa piccola opera.
Cioè?
I protagonisti li riconosci subito.
Sono un grande gruppo di operai che attraversano una piazza.
Quella è la piazza Malaspina che si trova nella città di Volpedo (luogo di nascita dell’artista), in provincia di Alessandria.
I 3 individui in primo piano sono quelli che saltano subito alla nostra attenzione.
Stanno guidando il grande corteo.
E non è tutto.
La prospettiva che Giuseppe utilizza in questa scena è molto interessante.
Cioè?
Perché non è allo stesso livello degli uomini, ma è leggermente rialzata.
Sai perché ha fatto ciò?
Perché in questo modo possiamo – contemporaneamente – vedere:
- Le persone in primo piano
- Il corteo alle spalle
E ti ricordo che si tratta soltanto di una bozza.
Per questo motivo i particolari dell’ambiente circostante sono molto elementari.
Ma sono sicuro che li hai già notati.
Che cosa?
Ci sono alcuni elementi ricorrenti che poi ritroveremo ne il Quarto Stato di Pellizza da Volpedo.
Mi riferisco soprattutto al trio di personaggi in primo piano ed al corteo che li segue.
Un elemento che invece scomparirà è quell’ombra netta che va in contrasto con tutto il resto.
Comunque questa è soltanto la prima fase che porterà alla nascita di un capolavoro.
Giuseppe continua a lavorare su questo soggetto.
È convinto che sarà un successo.
Così realizza una variante de Gli ambasciatori della fame aggiungendo vari colori.
E non è tutto.
Sempre nel 1891 ha realizzato anche un dettagliato disegno della Piazza Malaspina a Volpedo.
Per essere precisi, si tratta di una topografia.
Per realizzarla ha studiato dal vivo tutto il paesaggio ed ha riportato nel suo disegno tutti i particolari possibili.
Una volta archiviata la questione dell’ambiente, ecco arrivare una terza versione de Gli ambasciatori della fame.
Conclude questo lavoro nel 1895.
E devo dirtelo.
Con il passare da una versione all’altra appare anche un dettaglio molto interessante.
Quale sarebbe?
Alle spalle del trio di protagonisti in primo piano è spuntato un terzetto di donne.
Non si capisce se stanno cercando di sedare la rivolta oppure di incitarla.
C’è dell’altro.
Nel processo di creazione de il Quarto Stato dipinto, Giuseppe Pellizza da Volpedo in persona ha descritto così il suo lavoro:
Gli ambasciatori sono due si avanzon (avanzano) seri sulla piazzetta verso il palazzo del signor che proietta l’ombra ai loro piedi […] si avanza la fame coi i suoi atteggiamenti molteplici – Son uomini, donne, vecchi, bambini: affamati tutti che vengono a reclamare ciò che di diritto – sereni e calmi, del resto, come chi sa di domandare né più né meno di quel che gli spetta – essi hanno sofferto assai, è giunta l’ora del riscatto, così pensano e non vogliono ottenere colla (con la) forza, ma colla ragione – qualcuno potrà alzare il pugno in atto di minaccia ma la folla non è, con lui, essa fida (la folla si fida) nei suoi ambasciatori – gli uomini intelligenti […] Una donna accorso (vicino) mostra il macilento (magro) bambino, un’altra, una terza, è per terra che tenta invano di allattare il bambino sfinito colle mammelle sterili – un’altra chiama impreca […]”.
Ormai lo avrai capito.
Con la sua futura tela Giuseppe non vuole rappresentare unicamente il malcontento dei lavoratori di Volpedo, ma si tratta di un’opera molto più ampia.
Davvero?
Certo.
I protagonisti rappresentano i contadini in generale che sono stanchi di essere sfruttati.
Ora hanno deciso di ribellarsi e si stanno dirigendo verso chi detiene il potere.
Vogliono ciò che gli spetta di diritto.
Con questa importante modifica, il progetto del dipinto Quarto Stato diventa sempre più reale.
Nell’agosto del 1895 Pellizza da Volpedo dipinge un olio su tela che vale la pena analizzare.
Quale sarebbe?
Questa è Fiumana Pellizza da Volpedo.
E te ne sarai accorto fin da subito.
Le opere precedenti erano tutte legate da un filo conduttore.
Qui c’è stato un cambiamento radicale.
Il primo elemento che salta all’occhio in questa Fiumana Volpedo è la presenza del grande gruppo di lavoratori che segue i protagonisti.
E sono proprio loro a dare il titolo a questo lavoro.
Ma c’è dell’altro.
Le tonalità che conferiscono luminosità a questo lavoro di Pellizza da Volpedo Fiumana sono totalmente diversi da quelli presenti in Gli ambasciatori della fame.
Qui c’è il giallo ed il rosso che sono in contrasto.
E c’è anche il blu del cielo ed il verde delle piante.
Manca un importante dettaglio.
Quale?
Mi riferisco alla gigantesca ombra che nei precedenti lavori caratterizzava lo spazio in primissimo piano.
E man mano che la realizzazione de il Quarto Stato di Giuseppe Pellizza da Volpedo si avvicina, anche la prospettiva cambia.
Che significa?
Il punto di vista adottato dall’artista non è più alto come in passato.
E c’è un motivo per questo cambiamento.
Sarebbe?
Sfruttando questo artificio la nostra attenzione ricade solo e soltanto sulla folla.
E quasi dimenticavo.
Giuseppe ha aggiunto una nuova figura in primo piano.
È una donna con un bambino in braccio.
La sua attenzione è rivolta verso gli altri 2 uomini che marciano davanti la folla.
Per alcuni studiosi lei sarebbe l’allegoria dell’umanità.
Non c’è che dire.
I progressi effettuati dall’artista sono stati eccezionali.
E per celebrare questo traguardo Giuseppe ha scritto un poema che ha inserito sul margine della tela:
S’ode…passa la Fiumana dell’umanità
genti correte ad ingrossarla. Il restarsi (non fare nulla) è delitto
filosofo lascia i libri tuoi a (per) metterti alla sua
testa, la guida (guidala) coi tuoi studi.
Artista con essa ti reca ad alleviarle i dolori colla
bellezza che saprai presentarle
operaio lascia la bottega in cui per lungo lavoro ti
consumi
e con essa ti reca
e tu che fai? La moglie il pargoletto (il bambino) teco (con te) conduci
ad ingrossare
la fiumana dell’Umanità assetata di
giustizia – di quella giustizia conculcata (calpestata) fin qui
e che ora miraggio lontano splende.”
Ora è tutto chiaro.
Con questo lavoro Pellizza da Volpedo ha uno scopo ben preciso.
Vuole realizzare una tela che ha per protagonista l’intera collettività sfruttata e che lotta per la giustizia.
Detto ciò, è il momento di scoprire la fase finale della storia del quadro il Quarto Stato.
Come avrai capito, Giuseppe è un vero perfezionista.
Non gli basta il risultato ottenuto con la Fiumana.
Vuole ancora di più.
E si rimette al lavoro.
Ma poi succede qualcosa.
Cioè?
Tra il 6 ed il 9 maggio 1898 Milano diventa un campo di battaglia.
Gli eventi di quel giorno passeranno alla storia con il nome di Moti di Milano.
Moti di Milano?
Te lo spiego rapidamente.
Il popolo decide di ribellarsi contro il governo.
Il motivo della loro rabbia è semplice.
I lavoratori non ce la fanno più.
Nei mesi precedenti il prezzo del pane ha raggiunto picchi assurdi.
E le condizioni in cui devono lavorare sono insostenibili.
Il governo non sa come gestire la folla di rivoltosi.
E così decide di affidare – temporaneamente – i poteri al generale Fiorenzo Bava Beccaris.
Quest’ultimo non si fa alcuno scrupolo ed utilizza tutte le armi a disposizione per sedare la rivolta.
Passa delle semplici armi da fuoco alle devastanti cannonate all’interno della città.
I morti sono tantissimi.
E la notizia non tarda a fare il giro del Paese.
Una volta venuto a sapere di questo massacro, Giuseppe è deciso più che mai a completare il suo lavoro.
Adesso vuole che la sua prossima opera diventi un vero e proprio manifesto dei lavoratori.
Cosa succede poi?
Effettua delle ulteriori modifiche al suo progetto, trasformando la fiumana di protagonisti in una gigantesca folla piena di rabbia pronta a combattere per la giustizia.
Il Quarto Stato Volpedo è prossimo alla realizzazione.
Ma prima c’è un’altra “tappa” che devi conoscere.
Quale?
Nel 1898 Giuseppe crea Il cammino dei lavoratori.
Nella vicenda che ti sto raccontando questo lavoro è molto importante perché, in questa versione, il pittore mette in risalto la gestualità dei protagonisti.
Li vuole rendere il più reale possibile.
E non è tutto.
Modifica anche i colori, mettendo in campo delle tonalità più calde e sostituendo la pennellata tradizionale con uno stile composto da linee e punti.
In questo modo ottiene un risultato molto simile a quello della Domenica pomeriggio sull’isola della Grande-Jatte di Seurat.
C’è un’altra cosa.
Ora per Pellizza da Volpedo il suo lavoro non rappresenta più una grande fiumana di uomini e donne.
I suoi protagonisti adesso sono dei lavoratori che partecipano ad una lotta di classe.
Ma c’è una differenza rispetto ai lavori del passato.
Qual è?
Non si stanno dirigendo verso di noi con rabbia.
Ora sono tranquilli.
Hanno capito che insieme sono invincibili.
Nel 1909 il Cammino dei lavoratori è concluso.
Giuseppe aggiunge gli ultimi ritocchi.
E decide di cambiare anche il titolo, chiamandolo il Quarto Stato.
DESCRIZIONE
Guarda con attenzione questo lavoro.
Dopo averti raccontato l’avvincente storia della sua realizzazione, è il momento che ti faccia conoscere il Quarto Stato descrizione.
Ormai l’hai capito.
Questa tela rappresenta un gruppo di lavoratori che partecipano ad una protesta.
Il luogo in cui è ambientato il dipinto il Quarto Stato è una piazza.
Probabilmente – come ricorderai dalla storia che ti ho raccontato prima – è Piazza Malaspina della città di Volpedo.
Ma devo dirtelo.
Nella loro “manifestazione” c’è qualcosa che non va.
In che senso?
Non è una rivolta aggressiva.
I protagonisti camminano al centro della sena con grande sicurezza.
È come se avessero la certezza della vittoria.
Ed è proprio questo l’obiettivo di Giuseppe con l’immagine Quarto Stato.
Gli uomini e le donne che popolano la sua composizione sono dei semplici operai.
Ma hanno un atteggiamento così fiero che ricordano gli antichi eroi greci.
Sono forti, vigorosi e soprattutto uniti.
Insieme possono abbattere qualsiasi ostacolo.
Oltre a ciò, qual è il Quarto Stato significato?
Durante l’elaborazione della tela, ci sono stati alcuni importanti cambiamenti.
All’inizio (con Gli Ambasciatori della fame e Fiumana) Giuseppe voleva immortalare una rappresentazione di strada.
Andando avanti nel tempo la storia è cambiata.
L’opera di Pellizza da Volpedo il Quarto Stato serve a celebrare la vittoria della classe operaia.
Adesso si è imposta con fermezza accanto alla borghesia.
Ma adesso scopriamo i dettagli della composizione ed andiamo avanti con il Quarto Stato analisi.
Per prima cosa, avanti a tutto ci sono 3 personaggi.
Sono 2 uomini ed una donna con un bambino in braccio.
Partiamo da quest’ultima.
Hai notato che è scalza?
Ed ha anche un braccio teso verso il basso.
Che significa questo gesto?
È molto semplice.
Sta incitando la folla dietro sé a seguirla.
Ed il suo movimento si ripercuote sulla gonna che indossa.
Hai notato come è spiegazzata?
Più tardi ti dirò qualcosa in proposito dei modelli che hanno posato per il ruolo di protagonisti de il Quarto Stato Giuseppe Pellizza da Volpedo.
Ora voglio dirti qualcosa a proposito degli personaggi in primo piano.
Parliamo dell’uomo al centro.
Lo stesso Giuseppe lo ha definito un uomo fiero, intelligente e che ha circa 35 anni.
Cammina in grande tranquillità alla testa del corteo.
Con una mano regge la cinta dei pantaloni e con l’altra mantiene la giacca sulla spalla.
E l’uomo a sinistra?
Lui è un altro protagonista della composizione di Giuseppe Pellizza il Quarto Stato.
Anche lui ha la giacca sulla spalla.
A differenza dell’uomo al centro però, lui ha la camicia sbottonata.
E non è tutto.
Dà un’occhiata alla sua espressione.
Perché ha questa faccia?
Difficile dirlo.
Ma è chiaro che ha un’espressione pensierosa.
Adesso sposta la tua attenzione sul grande gruppo in secondo piano.
Occupano tutto lo spazio dell’opera.
Voglio farti notare una cosa.
Stanno guardando in tutte le direzioni.
E no, non si sono persi.
Questo guardarsi attorno simboleggia che hanno tutto sotto controllo.
E poi hanno anche un atteggiamento molto naturale.
C’è chi ha un bambino in braccio, chi si copre gli occhi con la mano per via del sole ed altri che invece guardano dritto verso di noi.
E c’è un’altra cosa che devo dirti sulla tela di Pellizza da Volpedo Quarto Stato.
Cioè?
I personaggi sono disposti tutti in orizzontale.
E c’è un motivo (anzi, due):
- Ricorda il fregio decorativo degli antichi templi greci
- In effetti si disporrebbero in questo modo i partecipanti ad una vera rivolta, occupando tutto lo spazio a disposizione
E diciamocelo.
Ci sono altri artisti nei secoli passati che hanno sfruttato una soluzione simile, come si vede nella Scuola di Atene di Raffaello.
Ed ora, come promesso, voglio parlarti delle persone che hanno posato come modelli per il quadro Quarto Stato.
Molti di loro sono amici del pittore e sono nati a Volpedo.
Esattamente come lui.
Nello schema qui sotto troverai dei numeretti ad indicare i modelli (di cui conosciamo l’identità) che hanno posato per quest’opera.
- Giovanni Zarri detto “Gioanon” nato il 3 dicembre 1854 a Volpedo. Era un falegname ed ha sposato Luigina Belloni con cui ha avuto 8 figli. Una piccola curiosità: per questo personaggio Giuseppe si è ispirato anche all’ amico Giovanni Gatti, il cui era un farmacista di Volpedo
- Teresa Bidone, nata a Volpedo nel 1875. Nel 1892 ha sposato Giuseppe Pellizza da Volpedo, l’autore dell’opera. Hanno avuto 3 figli: Maria, Nerina e Pietro. Teresa è morta nel 1907, dopo la nascita di Pietro
- Giacomo Bidone, nato a Volpedo il 16 ottobre 1884. Era un falegname; nel 1891, dopo essere rimasto vedovo si è trasferito prima a Viguzzolo e poi in America
- Luigi Dolcini, nato a Volpedo il 23 febbraio 1881
- Giuseppe Tedesi, nato il 18 luglio 1883 a Volpedo
- Anche per questo personaggio il modello è sempre Giuseppe Tedesi
- Lorenzo Roveretti, nato a Volpedo il 17 gennaio 1874
- Costantino Gatti, nato a Volpedo l’1 ottobre 1849. Era un cestaio ed ha sposato Giuditta Bernini
- Maria Albina Bidone, sorella della moglie del pittore, nata a Volpedo nel 1879
Come avrai notato, la maggior parte dei personaggi presenti nell’opera di Giuseppe Pellizza da Volpedo il Quarto Stato erano suoi amici e concittadini.
L'articolo Il quarto stato di Giuseppe Pellizza da Volpedo: lo storico manifesto dei lavoratori proviene da .