Data di Realizzazione | 1896 |
Dimensioni | 98 x 126 cm |
Tecnica | Olio su Tela |
Dove si Trova | Neue Pinakothek, Monaco |
Caratteristiche chiave
- Il titolo è in thaitiano e tradotto significa “Figli di Dio”. Gauguin ha usato il plurale per sbaglio
- La scena è una rappresentazione della Natività cristiana con elementi della tradizione di Tahiti
- Non c’è né chiaroscuro e le figure non hanno alcun volume
- La trave centrale divide la scena in 3 parti diverse e senza alcun collegamento tra loro
Storia
Gauguin ha cercato per molti anni un luogo primitivo – lontano dalla Francia – dove poter sperimentare la sua arte.
E così, nel 1891, fa un 1° viaggio in Polinesia, dove ci rimane per un paio di anni.
Nel 1895 ritorna qui per rimanere.
Ed è proprio mentre è in Polinesia per la 2° volta che dipinge Te Tamari no atua.
Curiosità: Tradotto in italiano, il titolo dell’opera significa “Figli di Dio” ma è un errore. Nello scrivere in tahitiano Gauguin usa il plurale invece del singolare.
Anche se ha raggiunto il suo “paradiso”, in questo periodo il pittore non sta vivendo un bel momento.
Pahura, la sua ragazza a Tahiti ha partorito un figlio morto.
Gauguin (forse) ha rappresentato questa scena dolorosa, arrivando a sostituire l’infermiera con Tupapaù, lo spirito tahitiano dei morti.
Oggi questo quadro si trova nella Neue Pinkakothek di Monaco perché prima l’aveva comprato il collezionista (e direttore dello Staatliche Antikensammlungen di Monaco di Baviera) Hugo Tschudi, il quale alla sua morte nel 1909 l’ha lasciato al museo.
Descrizione
Quest’opera rappresenta una natività “cristiana”.
Ho messo l’ultima parola tra virgolette perché non è come tutte le altre rappresentazioni fatte di questa scena da altri artisti.
Ora ti spiego meglio.
In primo piano c’è una ragazza che riposa sfiancata dal parto.
Tenendo conto della scena, potrebbe essere la Vergine Maria, ma qui è ben diversa: è una donna tahitiana ed indossa un pareo blu.
Guardando da più vicino la sua testa si vede un’aureola chiara.
Il letto su cui dorme è molto semplice e coperto da un lenzuolo.
Accanto a lei c’è una donna che regge tra le braccia un bambino (anche lui con l’aureola), che potrebbe essere il piccolo Gesù.
Come ti ho anticipato prima, questa non è un’infermiera, ma è Tupapaù, lo spirito dei morti.
Più in alto c’è una donna in piedi.
Ecco, lei è l’infermiera che si sta prendendo cura della donna che riposa.
Ma c’è qualcosa di strano.
Ha un’espressione triste e poi, alle sue spalle sembra che abbia delle ali verdi.
Tenendo a mente che si tratta di una Natività, allora lei potrebbe essere identificata anche come un angelo.
Sul lato destro della tela – per rimanere in tema con gli elementi dell’opera – Gauguin dipinge una mangiatoia con animali.
Questi sono gli elementi principali della tela.
Adesso parliamo un momento di stile e composizione.
Prima di tutto non c’è chiaroscuro e nessun volume per le figure.
Il pittore carica molto sui contorni per mettere in risalto i personaggi, mentre i colori sono spenti.
Tra questi risalta soprattutto il giallo del lenzuolo ed il rosso/marrone della trave.
La scena può essere suddivisa in 3 parti:
- Maria sul letto
- Tupapaù con il Bambino e l’infermiera-angelo
- Stalla con gli animali
Curiosità: la trave di legno sembra dividere la scena in 3 parti in modo così evidente al punto da dare l’impressione che Maria sia in un piano della realtà, Tupapaù, l’infermiera e Gesù Bambino in un altro e gli animali in un altro ancora.
La divisione è ancora più chiara osservando i colori:
- La sezione dove si trova Maria è caratterizzata dal giallo del lenzuolo
- La zona di Tupapaù, del Bambino e dell’infermiera è dipinta con colori freddi (come il blu ed il grigio)
- La parte con gli animali è marrone e grigia
Significato
Gauguin ha realizzato più volte delle opere con significato religioso, come Il Cristo Giallo e La visione dopo il sermone.
In questo caso ha unito una scena cristiana (la Natività) alla cultura polinesiana.
Tutto qui.
Si tratta di una semplice fusione, ma attenzione: lo scopo di Gauguin non è di convertire i Tahitiani al cristianesimo, anzi.
Lui è sempre stato contrario all’azione dei missionari.
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