Data di Realizzazione | 1897 |
Dimensioni | 139,1 x 374,6 cm |
Tecnica | Olio su Tela |
Dove si Trova | Museum of Fine Arts, Boston |
Caratteristiche Chiave
- Gauguin realizza questa tela in un momento difficile della sua vita, dopo aver tentato il suicidio ed aver saputo della morte di sua figlia Aline
- Realizza questa tela gigante come una sorta di “testamento” in cui vuole includere tutte le sue riflessioni sull’arte e sulla vita
- Spedisce l’opera a Parigi ma i critici non l’apprezzano
- La scena va letta da destra a sinistra, al contrario, partendo dal neonato e finendo con la donna anziana rannicchiata
- L’opera simboleggia le varie fasi della vita, partendo dalla spensieratezza della nascita alla forza della gioventù, passando per la preoccupazione per il futuro fino al terrore della morte negli ultimi anni della vita
- Non c’è né chiaroscuro né prospettiva. Per l’ambiente Gauguin usa dei toni freddi in contrasto con i colori caldi per la pelle dei protagonisti
Storia
Gauguin dipinge quest’opera a Tahiti.
È uno dei momenti più duri della sua vita:
- Ha tentato il suicidio ma non c’è riuscito
- Non è in buona salute (problemi al cuore e sifilide)
- Ha problemi con le autorità a Tahiti
- È lontanissimo dalla Francia e si sente tagliato fuori dal mondo
E poi arriva la parte peggiore.
Gli arriva la notizia che sua figlia Aline è morta.
Paul decide di riversare tutto il suo dolore nell’opera più grande di sempre.
Così si mette all’opera su Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?
Il suo obiettivo è uno soltanto: realizzare una tela che riassuma tutto ciò che lui pensa dell’arte.
Comincia con il disegnare alcuni schizzi preparatori, lavorando per un mese giorno e notte.
Poi crolla.
Non ce la fa, è troppo difficile e ritenta il suicidio.
Beve dell’arsenico, ma ne prende troppo e lo vomita.
Ancora una volta è salvo.
Si rimette all’opera e riesce a completare la gigantesca tela.
Poi l’arrotola e la spedisce a Parigi al mercante d’arte Ambroise Vollard (gli manda anche altri lavori dal tema simile).
L’opera viene esposta a Parigi, ma nessuno la capisce e peggio, nessuno l’apprezza.
Tranne per Charles Morice.
Lui è un amico di Gauguin e gli piace un sacco la tela.
Secondo lui deve stare in un museo e ci prova in tutti i modi.
Purtroppo i critici non riescono proprio a capirla e così niente museo.
Ambroise Vollard in seguito riesce a venderla per 2.500 franchi a Gabriel Frizeau.
Nel 1936 finisce alla Marie Harriman Gallery di New York; lo stesso anno viene acquistata dal Museum of Fine Arts di Boston, dove si trova oggi.
Descrizione
Quest’opera è gigantesca e va letta da destra a sinistra, al contrario.
Cominciamo dagli angoli gialli in alto: a sinistra c’è il titolo dell’opera, mentre a destra c’è la firma di Gauguin.
Partendo dal basso a destra c’è un neonato che dorme e 3 donne sedute.
Dietro di loro c’è una coppia di donne vestite di porpora che parlano tra loro in modo preoccupato mentre passeggiano.
Alla loro sinistra si vede un uomo di spalle (più grande del normale a causa della prospettiva non reale) che alza il braccio e guarda perplesso le donne che parlano tra loro.
Poi c’è lui in primo piano, quel ragazzo che coglie i frutti in primo piano.
Alla sua sinistra un ragazzino che mangia in compagnia di un paio di gatti ed una capra bianca.
Più dietro, sulla sinistra c’è una statua tahitiana con le braccia alzate; alla sua destra c’è una ragazza di spalle che sembra dare ascolto alla divinità.
E poi arriviamo al lato più sinistro della tela, dove c’è una donna anziana chiusa su sé stessa con un’espressione persa. Accanto a lei c’è una ragazza che la guarda preoccupata.
Davanti a loro c’è un uccello bianco che stringe una lucertola tra gli artigli e che dovrebbe simboleggiare l’inutilità delle parole.
Tutta la scena è ambientata nella natura di Tahiti, vicino ad un ruscello.
In lontananza si vede il mare e delle montagne.
Significato
Come abbiamo già detto, l’opera va letta da destra a sinistra, ed il titolo dell’opera è utile per interpretarla.
La prima domanda è: Da dove veniamo?
Il bebè in primo piano sulla destra sull’erba sembra essere appena nato.
Questo momento della vita è un mix tra illusioni e la spensieratezza della gioventù, uno dei periodi migliori dell’esistenza.
La 2° domanda è Chi siamo?
E così arriviamo alla parte centrale dell’opera.
Lì ci sono le 3 donne vicino al bambino.
Guardano verso di noi con sensualità, tranne quella più a destra che è dispalle.
Poi c’è il ragazzo in primo piano che coglie i frutti.
Il suo gesto di raccogliere i frutti potrebbe alludere alla procreazione, come un genitore che vede i suoi figli come dei “frutti”; ma è anche vero che lui potrebbe rappresentare la gioventù, un altro periodo spensierato della vita.
Secondo altri critici invece questo ragazzo potrebbe alludere al peccato originale quando Eva ha preso il frutto proibito infrangendo le regole imposte da Dio.
Ma non è tutto rose e fiori.
Durante la gioventù ci si comincia a porre anche delle domande sul senso della vita e sul futuro, proprio come stanno facendo le donne vestite di porpora.
Andando verso sinistra le fasi della vita si susseguono, passando dalle speranze della gioventù alle angosce della vecchiaia.
L’ultima domanda del titolo è Dove andiamo?
Per rispondere c’è la donna anziana rannicchiata.
I suoi ricordi, i rimpianti ed i rimorsi la stanno distruggendo; manca poco alla sua morte ed ha paura perché non sa cosa l’aspetta quando arriverà il suo momento.
Stile
Quest’opera segue un andamento orizzontale, come gli antichi fregi greci.
Gauguin vorrebbe rappresentare la natura in modo realistico, come si vede dal realismo dei gattini accanto al bambino, ma poi finisce con l’usare dei colori impossibili come il blu, il verde ed il marrone con cui dà vita ad una scena surreale.
Non c’è chiaroscuro e le forme dei protagonisti sono evidenziate dalle linee di contorno.
Tutta la scena è giocata sul contrasto dei toni freddi dell’ambiente con i colori caldi della pelle dei protagonisti.
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