Data di Realizzazione | 1917 |
Dimensioni | 90 x 62 cm |
Tecnica | Olio su Tela |
Dove si Trova | Pinacoteca di Brera, Milano |
Caratteristiche Chiave
- Il manichino in primo piano è uno di quelli che si usa in sartoria e qui indossa gli abiti di una giocatrice di tennis
- L’artista per la scena usa colori tenui come nero, grigio e ocra, mentre aggiunge il rosso ed il verde per il prisma in secondo piano e per il plastico a terra davanti a tutto
- La prospettiva è lineare ed il punto di fuga è la croce sul muro in secondo piano
- Carrà aggiunge diversi “inganni ottici” nella scena: il bersaglio del plastico non è obliquo ma è dipinto frontale ed il pannello sulla destra con gli edifici dipinti sembra in 3 dimensioni e segue un andamento diverso dalla composizione principale
- L’artista usa diversi elementi che risalgono alla pittura del Rinascimento: prospettiva lineare, colori puliti, chiaroscuro, ecc. per indicare la sua opposizione alle avanguardie pittoriche ed all’astrattismo
Nota: Purtroppo non ho trovato informazioni sulla storia di quest’opera. Se hai dei suggerimenti o se troverò notizie utili, aggiornerò l’articolo.
Descrizione
Nella Musa metafisica protagonista è un enorme manichino in primo piano, appoggiato su una base quadrata.
Ed è vestito come una giocatrice di tennis. Si capisce da:
- Racchetta da tennis nella mano destra
- Palla nella mano sinistra
- Indossa un golfino
- Indossa una cintura che stringe una gonna con le pieghe
Gli abiti sono da donna, ma la testa è quella di un classico manichino da sartoria.
A terra sulla destra c’è un plastico con raffigurato una costa con il mare, ed in basso a sinistra si vede un bersaglio.
Andando più dietro ci sono altri oggetti.
Un prisma colorato con una punta verso l’alto ed un pannello messo in obliquo con disegnati alcuni edifici.
Sul muro in fondo – tra due aperture che danno sull’oscurità – si vede una croce.
I colori che Carrà usa sono puliti ed intensi:
- Grigio per muri e soffitto
- Nero per le aperture in secondo piano
- Ocra per pavimento, base del manichino ed altri dettagli dei pannelli
- Bianco per il manichino (con i chiaroscuri grigi)
Ma in mezzo a queste tonalità spiccano subito il rosso ed il verde del prisma e della mappa.
I colori sono distribuiti sulla tela in modo chiaro e pulito, e questa distribuzione “precisa” è accentuata ancora di più dall’illuminazione perfetta della scena.
La luce – a proposito – arriva dalla destra, fuori dalla tela e si capisce dalla direzione delle ombre del manichino e degli oggetti.
Carrà usa una prospettiva classica e lineare: il suo andamento è suggerito dalle linee del pavimento ed il punto di fuga della scena è il centro della croce sul muro in fondo.
Ma non è tutto perfetto.
Nel plastico c’è qualcosa che non va.
Dato che è messo in obliquo, anche il bersaglio in basso sulla sinistra dovrebbe essere di sbieco; ed invece è dipinto di fronte.
È un inganno ottico.
E non è l’unico.
Il pannello di destra al suo interno un ulteriore pannello dipinto che dà la sensazione che questa scena sia in 3 dimensioni, così come il pavimento dipinto nel rettangolo segue una direzione diversa dal pavimento della stanza.
Nonostante questi inganni ottici, tutta la scena mostra una cura per i dettagli ed una “pulizia” incredibile, addirittura l’equilibrio è perfetto: se sulla sinistra c’è soltanto il “peso” dell’enorme manichino, sul lato destro ci sono tutti gli altri oggetti.
Tutto in equilibrio.
Significato
La musa metafisica di Carrà è un’opera che riprende tutti gli elementi della pittura classica.
Prospettiva lineare, colori puliti, equilibrio nella scena, chiaroscuro, ecc.
Con questa tela si oppone all’astrattismo ed all’avanguardia pittorica del suo tempo.
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