Data di Realizzazione | 1952 |
Dimensioni (Larghezza x Altezza) | 212 x 488 cm |
Tecnica | Smalto e vernice su tela |
Dove si Trova | National Gallery of Australia, Canberra |
Caratteristiche Chiave
- È una delle tele che rappresenta al meglio l’Action Painting di Pollock
- Ha dipinto Blue Poles mettendo un’enrome tela a terra nel suo studio (era un fienile modificato a Long Island)
- Ha utilizzato diversi accessori per dipingere (bastoni, pennelli, siringhe, ecc.)
- Pollock ha mischiato della normale vernice per lavori domestici ad una più brillante arricchita con elementi di alluminio
- Il titolo Blue Poles potrebbe essere stato dato dall’artista in occasione di un’esposizione della sua opera a Sydney
Storia
Pollock ha iniziato a lavorare su quest’opera nel 1952 sul pavimento all’interno del suo studio (che non era altro che un fienile modificato a Long Island).
L’ha realizzata su una grande tela usando smalto e vernice con elementi di alluminio.
Pensa che pesa quasi 100 Kg ed è enorme.
C’è una storia curiosa sul titolo del lavoro.
Oggi tutti la conoscono come Blue Poles Pollock, ma quando Jackson l’ha completata non voleva dargli un titolo (come nel caso di Mural, un altro suo lavoro del 1943).
Non voleva perchè pensava che la gente avrebbe cercato di dare un’interpretazione al suo lavoro basandosi proprio sul titolo dato da lui.
E così l’ha chiamato Numero 11.
Poi qualche tempo dopo – in occasione dell’esposizione della tela alla Janis Gallery di Sydney – salta fuori il titolo Blue Poles (qualche volta in italiano viene tradotto anche con Pali Blu Pollock) e si diceva che fosse stato lo stesso Jackson a dargli questo nome, forse per quei “pali” scuri che spuntano qua e là nella composizione.
Da quel momento, questa enorme opera è sempre stata chiamata così.
Ed ecco com’è arrivata alla National Gallery of Australia:
- Quando Pollock ha completato il lavoro, la tela viene acquistata da Fred e Florence Olsen nel 1955 pagandola 8.000$
- Nel 1957 il collezionista (ed amico di Jackson) Ben Heller la compra per 32.000$, un anno dopo la morte di Pollock. Posiziona Blue Poles nel suo appartamento a New York, e per il periodo che ce l’ha tra le sue proprietà la mostra ad amici e la presta volentieri anche a musei per varie mostre
- Nel 1973 la famiglia Heller decide di vendere questo importante lavoro per 1,3 milioni di dollari alla National Gallery of Australia
Curiosità: Il direttore del museo del tempo non era autorizzato a fare offerte per opere che andassero oltre un milione di dollari. In questo caso è stata fatta un’eccezione, poiché l’offerta è stata sostenuta dal Primo Ministro Gough Whitiam, causando un sacco di critiche poiché non tutti erano d’accordo a spendere tutti questi soldi per acquistare un’opera d’arte.
Descrizione
Blue Poles è una delle opere più importanti e caratteristiche di Pollock.
Per realizzarlo ha gettato qua e là della “semplice” vernice di uso domestico (e non solo).
Ci sono diversi colori:
- Blu oltremare
- Giallo Cadmio
- Arancione che tende al rosso
- Macchie di bianco
- Macchie di nero
E poi ha aggiunto una pittura brillante tendente all’argento, una derivazione dalle particelle d’alluminio.
In alcuni casi Jackson ha lasciato asciugare dei colori prima di aggiungere altri strati, mentre in altre occasioni ci ha lavorato su ancora quando erano bagnati.
In questo modo si sono formati degli strati più spessi, creando un mix di effetti casuali, dando la sensazione che stiamo assistendo a piccoli esempi di “caos organizzato” sia in piccolo che su tutta la superficie.
Con l’andare avanti degli anni, l’artista si è orientato sempre di più verso una pittura astratta, lasciandosi guidare dal suo subconscio per realizzare le opere, ottenendo così dei lavori simbolici ancora oggi studiati ed analizzati.
Nel caso di Blue Poles, osservando lo “spessore” dei diversi colori sulla tela, possiamo capire che Jackson ha usato diversi movimenti delle mani per applicare la pittura sulla superficie.
Ha lavorato con la tela messa a terra, ricorrendo all’utilizzo di vari strumenti per dipingere (bastoni, pennelli, siringhe, ecc.) ottenendo effetti sempre diversi e casuali.
Curiosità: Dato che Pollock ha messo la tela a terra, la vernice non è sgocciolata creando delle piccole macchie caratteristiche, tranne nel caso del bianco che ha usato in un momento in cui la tela è stata appesa – per un breve periodo – al muro.
Nessuna zona della superficie è vuota e ciò ci costringe a muovere e girare la testa per ammirare ogni porzione del suo lavoro.
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