Data di Realizzazione | 1424-1425 |
Dimensioni (Larghezza x Altezza) | 255 x 598 cm |
Tecnica | Affresco |
Dove si Trova | Chiesa di Santa Maria del Carmine, Firenze |
Caratteristiche Chiave
- L’affresco è stato realizzato da Masaccio con l’aiuto di Masolino e si trova nella Cappella Brancacci a Firenze; l’opera rappresenta un episodio del Vangelo di Matteo dove un gabelliere chiede a Gesù ed agli Apostoli del denaro per entrare nel tempio. Gesù accetta e dice a San Pietro che troverà i soldi necessari nella bocca di un pesce nel lago vicino. Pietro esegue la richiesta di Gesù e trova i soldi come indicato, così possono pagare ed entrare nel tempio
- Il committente dell’opera è Felice Brancacci, ricco mercante fiorentino proprietario della cappella di famiglia nella chiesa di Santa Maria del Carmine a Firenze; ha fatto realizzare questo affresco forse in vista dell’imminente catasto fiorentino con cui si sarebbero conteggiate le tasse e nel cui sistema organizzativo rientrava anche lo stesso Felice
- È un’opera molto interessante perché nell’affresco sono riassunti tre momenti diversi del racconto (resi possibili attraverso la ripetizione della figura di San Pietro e del gabelliere): la richiesta del tributo, il ritrovamento del denaro da parte di Pietro nella bocca del pesce ed infine il pagamento del tributo. I colori sono luminosi ed i personaggi sono massicci, quasi delle statue. I loro gesti e le espressioni riassumono alla perfezione la vicenda
Storia
La storia degli affreschi della Cappella Brancacci sono un mistero perché non ci sono documenti ufficiali che ci diano informazioni sufficienti.
Quindi restano soltanto le ipotesi.
Il committente del lavoro è Felice Brancacci, un ricco commerciante di Firenze, il quale vuol far decorare la cappella di famiglia nella chiesa di Santa Maria del Carmine.
Così contatta Masolino, che accetta l’incarico e si fa aiutare dal giovane Masaccio (i due hanno già collaborato in passato dando vita ad incredibili capolavori, come la Sant’Anna Metterza).
I lavori iniziano (forse) nel 1424-1425, ma poi, poco più tardi Masolino parte per l’Ungheria e con molta probabilità è Masaccio a completare la decorazione.
Ed ecco com’è stato (il possibile) svolgersi dei lavori:
- Registro superiore con la realizzazione delle vele degli Evangelisti (questo particolare è andato distrutto nel 18° secolo)
- Due lunette fatte da Masolino
- Due semilunette (una fatta da Masaccio e l’altra da Masolino)
- Decorazione del registro mediano
- Decorazione del registro inferiore
I lavori proseguono, ma la storia non finisce qui.
Felice Brancacci, il committente dell’opera, viene cacciato dalla città nel 1436. Ed in quell’occasione gli affreschi vengono danneggiati e vengono rimossi i ritratti presenti della famiglia Brancacci.
Poi nel 1480 ci pensa Filippino Lippi a completare tutto, cercando di replicare lo stile degli artisti originali.
Nel 1771 c’è un incendio nella basilica e l’affresco di Masaccio il Tributo viene annerito dalle fiamme, rovinando la sua qualità.
I colori diventano più scuri e spenti ed a lungo gli studiosi pensano che fosse proprio una caratteristica dello stile di Masaccio.
Per fortuna viene eseguito un importante restauro dal 1983 al 1990 che riporta l’opera allo splendore originale, riscattando il nome dell’artista.
Curiosità: L’affresco del tributo di Masaccio ha colpito tantissimi artisti nel corso degli anni. Anche Michelangelo Buonarroti l’ha analizzato e l’ha studiando, facendo in particolare un disegno di San Pietro che paga il tributo, oggi conservato alla Kupferstichkabinett di Berlino.
Descrizione
La scena dipinta da Masaccio risale ad un episodio presente nel Vangelo di Matteo dove viene richiesto a Gesù ed agli Apostoli di pagare una tassa per entrare nel tempio:
“24 Venuti a Cafarnao, si avvicinarono a Pietro gli esattori della tassa per il tempio e gli dissero: «Il vostro maestro non paga la tassa per il tempio?». 25 Rispose: «Sì». Mentre entrava in casa, Gesù lo prevenne dicendo: «Che cosa ti pare, Simone? I re di questa terra da chi riscuotono le tasse e i tributi? Dai propri figli o dagli altri?». 26 Rispose: «Dagli estranei». E Gesù: «Quindi i figli sono esenti. 27 Ma perché non si scandalizzino, va’ al mare, getta l’amo e il primo pesce che viene prendilo, aprigli la bocca e vi troverai una moneta d’argento. Prendila e consegnala a loro per me e per te”.
Matteo 17,24-27
Ci sono 3 episodi in contemporanea in questo lavoro:
- La richiesta del tributo a Gesù ed agli Apostoli (al centro)
- Pietro che pesca il denaro necessario all’interno della bocca del pesce (sinistra)
- Pietro che usa i soldi per pagare il tributo richiesto (destra)
Nella scena centrale c’è Gesù con gli apostoli, tutti con l’aureola.
Davanti a loro c’è un gabelliere (è la persona che in antichità riscuoteva i soldi per le tasse oppure per l’accesso in luoghi importanti, come in questo caso il tempio) che chiede il tributo per entrare nel tempio, come si nota dalla mano sinistra aperta in attesa del denaro e con la mano destra che indica l’accesso.
Anche se segue il racconto biblico, Masaccio ha “modificato” qualche particolare, come ad esempio l’abito del ‘400 indossato dal gabelliere.
Inoltre è di spalle e non si vede bene in faccia (è un dettaglio importante che caratterizza figure cattive nell’arte antica, come la figura di Giuda Iscariota o del diavolo).
Davanti alla richiesta del denaro Gesù non si stupisce e dice a Pietro, vestito con una stoffa azzurra ed un mantello giallo di andare in riva al lago lì vicino e, dentro la bocca di un pesce, troverà i soldi richiesti dal gabelliere.
Pietro è stupefatto dalla richiesta di Gesù (come si vede dalla sua espressione) ed indica anche a lui verso sinistra, come per chiedergli se ha capito bene l’ordine del Maestro.
Ed è proprio il gesto di Pietro che ci porta ad osservare la seconda scena.
Qui c’è Pietro che è arrivato vicino al lago e si è tolto il mantello per non bagnarlo. Lì trova il pesce nominato da Gesù e, nella sua bocca, c’è la moneta del tributo.
Curiosità: La posizione assunta da Pietro con le gambe piegate è molto realistica. Questo fa intuire che forse Masaccio ha fatto uno studio dal vero per ottenere questo risultato.
E così arriviamo alla terza ed ultima scena.
Pietro consegna i soldi al gabelliere, il quale è soddisfatto di essere pagato e non gliene importa nulla del miracolo appena avvenuto.
Adesso osserviamo un attimo l’ambiente che decora tutte e tre le scene.
Anche se un po’ generico, è realistico: a destra ci sono le mura della città.
Poi si vedono tettoie, loggette ed altri particolari che riassumono l’aspetto della città.
Dall’altra parte ci sono dei particolari naturali come tronchi e montagne con erba che sfumano verso l’orizzonte, così come le nuvole.
La luce nella scena arriva da destra – nella realtà infatti la luce arrivava da destra, dove c’era la finestra della cappella – dando l’illusione che la luce reale abbia “invaso” l’affresco, condizionando la direzione delle ombre.
Il punto di fuga (ovvero il punto in cui confluiscono tutte le linee prospettiche) del dipinto è dietro la testa di Gesù, il centro di tutta la rappresentazione, sia geometrico che spirituale.
La stessa luce che illumina la scena definisce anche le figure, rendendole importanti e voluminose come delle sculture.
Inoltre il gruppo centrale a semicerchio di Gesù e gli Apostoli è ispirato ai Quattro Santi Coronati di Nanni di Banco. Masaccio riprende un’opera antica e la “rende moderna” con un panneggio incredibile.
Il semicerchio si espande vero l’esterno guidando il nostro occhio accompagnando i gesti dei protagonisti.
Curiosità: Tra gli apostoli c’è una figura con lineamenti definiti, con barbetta ed abiti color vinaccia. Non sappiamo se si tratta di un autoritratto di Masaccio o di Felice Brancacci, il committente dell’opera.
Significato
Ci sono varie ipotesi sul significato di questo affresco.
Le principali sono due:
- L’affresco è legato alla storia di Firenze. Nel 1427 il catasto sarebbe stato istituito ufficialmente e Felice Brancacci ha un ruolo fondamentale nell’amministrare le finanze della città. Così come Gesù accetta la logica degli uomini di dover pagare un tributo, così i cittadini fiorentini devono accettare il dovere di pagare le tasse.
- L’affresco è legato alla alla storia della Chiesa simboleggiando che quest’ultima non deve prendere denaro per pagare i tributi dalle sue proprietà, ma deve farlo da beni accettati da altri.
Tra le altre possibili interpretazioni c’è quella legata al fatto che il programma delle decorazioni nella Cappella Brancacci serva per esaltare il ruolo guida della Chiesa per la salvezza dell’uomo, soprattutto dopo il Concilio di Costanza del 1418 che ha messo fine allo Scisma d’Occidente.
Nota: Il vero miracolo nell’opera “non” è il fatto che Pietro abbia trovato i soldi nel pesce indicato da Gesù, ma il fatto che il primo abbia ubbidito al suo ordine di andare sulle sponde del lago, agendo con fede.
Domande Frequenti sul Tributo di Masaccio
Il significato del Tributo di Masaccio è legato all’imposizione del catasto a Firenze, un sistema per conteggiare le tasse di cui si occupa anche Felice Brancacci, il committente dell’opera.
Il tributo di Masaccio rappresenta un episodio narrato nel Vangelo di Matteo, in cui viene richiesto da un gabelliere a Gesù ed agli apostoli di pagare tassa per entrare nel tempio. Gesù indica a Pietro (che simboleggia la chiesa) di andare nel lago vicino e troverà i soldi nella bocca di un pesce. Quindi Gesù si avvale dell’aiuto della chiesa per questa tappa dell’umanità.
La scena del tributo dipinta da Masaccio rappresenta un episodio del Vangelo di Matteo in cui Gesù e gli Apostoli per entrare nel tempio devono pagare una tassa. La prima scena è quella centrale, dove c’è il gabelliere che chiede la tassa per entrare. La seconda scena è quella a sinistra, dove Pietro, su ordine di Gesù, va a prendere i soldi per il tributo nella bocca di un pesce. L’ultima scena è quella di destra, con Pietro che paga la tassa.
Le innovazioni nell’affresco Il Tributo di Masaccio sono la successione cronologica di più eventi nella stessa opera, con personaggi ripetuti più volte (come nel caso di San Pietro), poi c’è la rappresentazione delicata e dettagliata di Cristo e l’espressività e la gestualità dinamica ed innovativa dei protagonisti.
La figura umana nel Tributo di Masaccio viene rappresentata in modo plastico, robusto e forte, come se i protagonisti fossero tante statue.
Il tributo di Masaccio è stato commissionato da Felice Brancacci, un mercante fiorentino.
Il pagamento del tributo di Masaccio si trova Cappella Brancacci nella chiesa di Santa Maria del Carmine a Firenze.
Nel vangelo di Matteo.
Ci sono 3 scene nel tributo di Masaccio: la richiesta del tributo da parte del gabelliere a Gesù ed agli Apostoli, poi c’è la scena con Pietro che trova i soldi nella bocca del pesce indicato da Gesù ed infine c’è la scena di Pietro che paga il gabelliere.
Masaccio inserisce più volte in un’unica scena Il Tributo il personaggio di San Pietro o del Gabelliere per dimostrare il susseguirsi degli eventi cronologici nella storia, legando i vari episodi tra loro.
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